Web 2.0 – Modulo B Web 2.0 e Semantic Web

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Web 2.0 – Modulo B Web 2.0 e Semantic Web
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= ?
+
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Semantic Web
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Indice
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Introduzione
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Web 2.0
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Semantic Web
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Semantic Web e Web 2.0
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Introduzione
Web 2.0
Semantic Web
Semantic Web e Web 2.0
Web 2.0 e Semantic Web I
Per quanto le applicazioni del Web 2.0 garantiscano agli utenti
finali un ruolo di primo piano, fornendo gli strumenti per la
pubblicazione e condivisione di contenuti e impiegando il Web
come uno spazio “sociale”, abbiamo visto che molti problemi
rimangono aperti
Uno di questi – quello che probabilmente ha maggiori
implicazioni – riguarda il fatto che gli ambienti attuali del Web
2.0 sono sostanzialmente “chiusi”: cioè, i contenuti prodotti
dagli utenti finali, le loro reti di conoscenze, etc., sono
accessibili solo attraverso uno specifico servizio, ma non
dall’esterno
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Semantic Web e Web 2.0
Web 2.0 e Semantic Web II
Una delle conseguenze è la difficoltà di garantire
interoperabilità tra servizi del Web 2.0: ciò significa che non è
possibile avere una vista complessiva delle informazioni
pubbliche relative a un utente
Un’altra importante conseguenza è l’impossibilità di garantire
agli utenti finali un’identità che persista indipendentemente dal
servizio impiegato
Non si tratta solo di semplificare agli utenti le procedure di
autenticazione: analogamente all’interoperabilità, un’identità
persistente garantisce l’accesso a tutte le informazioni
pubbliche relative a un utente, e la loro accountability
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Web 2.0 e Semantic Web III
In aggiunta, attraverso di essa è possibile valutare in modo più
accurato l’affidabilità di un utente, sia dal punto di vista
globale (reputazione) che locale (trust)
Come si è visto, questo aspetto è fondamentale per poter
determinare quanto siano affidabili le informazioni generate e
condivise attraverso la piattaforma del Web 2.0, identificando
più facilmente comportamenti scorretti
Finora queste problematiche sono state affrontate attraverso
soluzioni ad hoc, che riguardano principalmente la
pubblicazione di interfacce standard per l’accesso ai servizi,
oppure strumenti per esportare/importare le informazioni
archiviate da un servizio in un altro
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Web 2.0 e Semantic Web IV
Ciò che servirebbe è invece un framework standard di
interscambio, che permetta l’aggregazione delle informazioni
disponibili sui diversi servizi e per garantire l’identità
persistente di un utente
A tal scopo, il Semantic Web può essere uno dei candidati più
adatti: non solo garantisce un formato standard per
l’interscambio e la manipolazione dei dati (la famiglia XML),
ma anche strumenti per il collegamento e l’aggregazione di
sorgenti dati distribuite (RDF) e la loro analisi attraverso il
ragionamento automatico (OWL)
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Web 2.0 e Semantic Web V
In aggiunta, l’architettura a layer del Semantic Web prevede
anche meccanismi standardizzati per il calcolo del trust e
strumenti crittografici che possono essere impiegati
efficacemente per risolvere le problematiche di affidabilità e
protezione delle informazioni nel Web 2.0
Infine il Semantic Web permette di supportare funzionalità,
attualmente non disponibili nel Web 2.0, attraverso l’impiego
di regole
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Web 2.0 e Semantic Web VI
Si è detto frequentemente che è necessario permettere agli
utenti finali di esprimere politiche di protezione dei dati
personali e delle risorse che vengono pubblicate e condivise
Un’altra funzionalità fondamentale è però la possibilità di
specificare preferenze, che possono essere impiegate per
denotare quali informazioni sono affidabili secondo me (ad es.,
assegnando loro un peso diverso dipendentemente all’identità
e/o alle caratteristiche degli autori di tali informazioni)
La piattaforma del Web 2.0 fornisce, potenzialmente, tutte le
informazioni necessarie per poter applicare politiche e
preferenze, a patto, ovviamente, che queste siano accessibili
attraverso un formato standard
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Web 2.0 e Semantic Web VII
Le regole, grazie alla loro flessibilità, sono esattamente la
tecnologia che permette la specifica sia di politiche di
protezione dei dati che preferenze
Il RIF, quindi, fornendo un formato di interscambio per i
linguaggi a regole esistenti, permetterebbe una codifica
standard di regole che potrebbero essere facilmente utilizzate e
applicate indipendentemente dal specifico servizio Web 2.0
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Semantic Web
Semantic Web e Web 2.0
È possibile integrare Web 2.0 e Semantic Web?
Ci sono due ordini di problemi:
Il primo problema è che, attualmente, sono stati definiti
linguaggi e protocolli solo per alcuni dei layer del Semantic
Web
Ad es., le specifiche del RIF sono ancora in stato di Working
Draft, e ci vorrà del tempo prima che vengano adottate
Il secondo problema è che, perché il Semantic Web possa
funzionare, è necessario l’acquisizione di una quantità
sufficientemente grande di dati
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Semantic Web
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Il Web 2.0 come base di conoscenza I
In realtà, il Web 2.0 offre una piattaforma ideale per
l’acquisizione di informazioni
Il fatto che sono gli utenti finali a creare e condividere
informazioni attraverso le applicazione del Web 2.0 ha diversi
vantaggi:
Dato il numero elevato di utenti finali, le informazioni acquisite
saranno quantitativamente proporzionali
Saranno disponibili più informazioni sulle stesse risorse,
espressione dei diversi punti di vista degli utenti finali – un
aspetto che riflette la open world assumption adottata da RDF
e dai layer che si basano su esso
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Il Web 2.0 come base di conoscenza II
Sarà possibile avere informazioni aggiornate sulle risorse: ciò
garantisce l’allineamento tra risorse e metadati, in un contesto
in cui il contenuto e/o le caratteristiche delle risorse variano
frequentemente – e questo è un problema che ha finora
limitato l’utilità e la diffusione dei metadati
Il problema non è quindi come acquisire informazioni, ma come
poterle rappresentare con le tecnologie del Semantic Web
Da questo punto di vista possiamo classificare le informazioni
disponibili attraverso la piattaforma Web 2.0 in due gruppi:
1
2
Dati strutturati, archiviati e gestiti da servizi centralizzati (ad
es., dati personali e relazioni nelle reti sociali)
Dati non strutturati pubblicati dai servizi del Web 2.0 (ad es.,
blog, immagini, testi, presentazioni, video, etc.)
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Il Web 2.0 come base di conoscenza III
I dati strutturati sono facilmente trasformabili nei formati di
interscambio forniti dalle tecnologie del Semantic Web
Per quanto riguarda i dati non strutturati, è invece difficile
poterli rappresentare in modo da classificarli efficacemente
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“Come il Semantic Web è usato” I
Attualmente le tecnologie del Semantic Web sono utilizzate
abbastanza ampiamente
In particolare, l’XML è un linguaggio utilizzato per le
applicazioni più svariate, e molti DBMS permettono di
archiviare dati e/o esportarli in tale formato
Anche l’RDF ha riscosso un buon successo, sebbene non sia
paragonabile a quello dell’XML
Attualmente esistono diverse applicazioni in grado i manipolare
dai RDF, e ci sono anche esempi di DBMS basati su RDF
(come Sesame: http://www.openrdf.org/)
L’OWL ha invece una diffusione per ora piuttosto limitata
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Semantic Web
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“Come il Semantic Web è usato” II
È tuttavia significativo che abbiano riscosso un notevole
successo proprio quelle tecnologie del Semantic Web che
hanno un legame diretto con il Web 2.0
In particolare, possiamo citare FOAF, RDFa e i Microformat
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FOAF (Friend of a Friend) I
FOAF [Brickley and Miller, 2007] è, semplicemente, una
ontologia OWL grazie alla quale è possible descrivere il profilo
di un agente (una persona, un gruppo di persone,
un’organizzazione)
Dal momento in cui è stato pubblicata la sua prima versione,
ha riscosso un sempre maggiore successo tra gli utenti finali,
determinando la crescita esponenziale di profili FOAF
disponibili sul Web [Ding et al., 2005]
Ci sono due caratteristiche di FOAF che hanno contribuito a
renderlo popolare
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FOAF (Friend of a Friend) II
In FOAF, la proprietà owl:seeAlso è utilizzata per collegare
tra loro profili FOAF dello stesso utente: grazie a ciò, un
crawler è in grado di ricostruire il profilo completo dell’utente,
integrando tra loro profili distribuiti
FOAF inoltre definisce una proprietà (che abbiamo spesso
citato) foaf:knows, che si utilizza per denotare una relazione
esistente tra utenti: ciò significa che è possibile costruire il
grafo di una rete sociale basandosi esclusivamente su
informazioni disponibili nei profili FOAF degli utenti
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FOAF (Friend of a Friend) III
Il successo di FOAF ha determinato la nascita di ulteriori
iniziative per rendere tale tecnologia più flessibile
Ad es., si è studiata la possibilità di applicare firme digitali a
profili FOAF, sono state definite estensioni all’ontologia1 , e un
numero sempre maggiore di applicazioni usa FOAF per
rappresentare dati degli utenti (vd. D-FOAF), o come formato
per importarli ed esportarli
1
Si veda, ad es., il vocabolario RELATIONSHIP [Davis and Jr., 2005] che definisce un insieme di
sottoproprietà di foaf:knows per denotare il tipo di relazione esistente tra utenti.
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Un esempio di profilo FOAF
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Semantic Web
Semantic Web e Web 2.0
RDFa, Microformat e GRDDL I
Con FOAF siamo però ancora nell’ambito di dati strutturati,
che adottano un formato non facile da usare a chi non conosca
RDF
RDFa (RDF - in - attributes) [Adida and Birbeck, 2008] e i
Microformat (http://microformats.org/) sono tecnologie che
permettono di annotare il codice (X)HTML, includendo
enunciati RDF in una pagina Web attraverso l’uso di specifici
attributi
Tali enunciati possono essere estratti dalla pagina utilizzando
GRDDL (Gleaning Resource Descriptions from Dialects of
Languages) [Connolly, 2007], una tecnologia che,
analogamente a XSLT, applica regole di trasformazione su un
documento XML, ma con lo scopo di ottenere un grafo RDF
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Web 2.0
Semantic Web
Semantic Web e Web 2.0
RDFa, Microformat e GRDDL II
Il vantaggio di GRDDL è che non è necessario esplicitare quali
regole di trasformazione applicare su un documento XML: tali
regole sono invece associate al namespace che denota gli
elementi/attributi usati per annotare un documento XML, e
vengono applicate automaticamente
Ciò significa anche che l’autore di un documento XML non
deve occuparsi di specificare le regole di trasformazione, ma
riutilizza quelle già associate a un dato namespace
Ora, poiché la maggior parte dei dati non strutturati del Web
2.0 sono codificati in (X)HTML, queste tecnologie, se
impiegate in modo appropriato dagli utenti finali,
permetterebbero di classificare efficacemente anche tali
informazioni
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Web 2.0
Semantic Web
Semantic Web e Web 2.0
RDFa: un esempio
Una annotazione RDFa:
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. . . e il grafo RDF (serializzato in XML) che si ottiene applicando la
trasformata GRDDL:
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Corso Web 2.0 – Modulo B
Introduzione
Web 2.0
Semantic Web
Semantic Web e Web 2.0
Conclusioni I
L’integrazione tra Web 2.0 e Semantic Web offre indiscutibili
vantaggi
Il Semantic Web permetterebbe di garantire nel Web 2.0
l’interoperabilità dei dati, e gli strumenti necessari per poterne
valutare l’affidabilità
D’altro canto, il Web 2.0 fornisce al Semantic Web la
soluzione all’acquisizione dei dati, coinvolgendo direttamente
in questo sforzo gli utenti finali
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Introduzione
Web 2.0
Semantic Web
Semantic Web e Web 2.0
Conclusioni II
Un ulteriore beneficio che il Web 2.0 potrebbe apportare al
Semantic Web è l’incentivo a completare e/o estendere il
framework a fronte di bisogni concreti
In sostanza, l’integrazione tra Web 2.0 e Semantic Web
costituirebbe il primo, effettivo passo verso quella dimensione
sociale e partecipativa che, sin dagli inizi, è stata associata al
Web
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Introduzione
Web 2.0
Semantic Web
Semantic Web e Web 2.0
Riferimenti bibliografici I
Adida, B. and Birbeck, M. (2008).
RDFa primer: Bridging the human and data webs.
W3C Working Group Note, W3C.
http://www.w3.org/TR/xhtml-rdfa-primer/.
Brickley, D. and Miller, L. (2007).
FOAF vocabulary specification 0.91.
Namespace Document.
http://xmlns.com/foaf/spec/.
Connolly, D. (2007).
Gleaning resource descriptions from dialects of languages (GRDDL).
W3C Recommendation, W3C.
http://www.w3.org/TR/grddl/.
Davis, I. and Jr., E. V. (2005).
RELATIONSHIP: A vocabulary for describing relationships between people.
Namespace Document.
http://vocab.org/relationship/.
Ding, L., Zhou, L., Finin, T. W., and Joshi, A. (2005).
How the Semantic Web is being used: An analysis of FOAF documents.
In HICSS-38 2005, page 113c.
http://dx.doi.org/10.1109/HICSS.2005.299 .
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