Balla con gli

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Balla con gli
CORRIERE DELLA SERA
24 OTTOBRE 2014 — NUMERO 43
I
Dakota Goyo,
protagonista del film
Il mio amico NanuK
insieme al cucciolo
di orso bianco nella
zona artica del Canada.
mm
;..-.
SION ARIO DI HÒNCKONG. Lo
chiamano, "il soldato di Dio" e anche
"il mediatore". Dà la linea ai ragazzi
della protesta. Ed è un cardinale
di Guido Santevecchl
. SETTEGREEN La salute della Terra si
' controlla dallo spazio con telecamere e
radar che raggiungono zone off-limits.
( E mostrano quanto siamo fragili
} di Sara Gandolfi
Balla con gli
JSui ghiacci del Polo Nord con Nanuk, il cucciolo protagonista del fìlrr
^ di Brando Quilici. Per capire come la sua storia influisce sui nubifrag
Storia di copertina Il film di Brando Quilici, li mio amico Nanuk
Il grido d'aiuto
dell'orso bianco
parte dai ghiacci
sciolti dell'Artico
e arriva fino a noi
sotto forma di
nubifragio o siccità
di Marzio G. Mian / Foto di Alien Fraser
T
utto si tiene, dicono. L'Artico chiama, 0 Mediterraneo risponde. C'è una relazione tra le buriane che
martellano soprattutto il Tirreno settentrionale, la
Liguria, Genova, e i ghiacci che vengono a mancare sotto le zampe degli orsi. Senza entrare troppo nei particolari, la questione è che l'innalzamento della temperatura
delle acque artiche, a causa del riscaldamento globale, altera
gli effetti della mitica corrente del Golfo - quella che determinava e regolava la circolazione dei flussi oceanici come im
bravo vigile urbano - provocando manifestazioni climatiche
devastanti quaggiù al Sud. Ecco perché il bramito disperato
dell'orso polare che vaga magro e affamato sulla banchisa della
baia di Hudson, in Groenlandia o alle isole Svalbard in cerca
di foche che non riesce più a cacciare, se sappiamo ascoltare
si sente anche in Italia, più forte dei tuoni durante i nubifragi.
Difatti le conseguenze del global worming sono più negative
e spaventose alle nostre latitudini, nell'Europa meridionale o
negli Stati Uniti, dove questo scombussolamento genera solo
danni, siccità e cicloni; mentre nella regione artica e subartica
il cambiamento ha anche aspetti positivi per chi ci vive, lassù il
bicchiere è per molti mezzo pieno: per esempio, la possibilità
di coltivare, la pesca sempre più abbondante anche per l'arrivo da Sud di nuove specie in cerca d'acque più fredde, inverni
meno rigidi, turisti in crociera da spennare a tonnellate.
La conquista delle terre estreme. Soprattutto, quella parte
del mondo, praticamente esclusa per millenni dalla grande
Storia, è improvvisamente centrale e cruciale ora che, con lo
scioglimento progressivo dei ghiacci, i forzieri delle materie
prime diventano accessibili e si aprono nuove vie marittime. Le grandi potenze, lontano dai riflettori della cronaca,
si contendono un posto al pallido sole polare, anche con dispiegamento di armamenti e spie: gli esperti di geopolitica
lo chiamano il Grande Gioco del Ventunesimo secolo. Solo
che l'Artico non è il deserto mesopotamico. Sembra potente e indistruttibile, ma è fragile. Proprio come l'orso, il più
grande mammifero carnivoro, predatore implacabile, montagna di muscoli, artigli simili a scimitarre, canini da creatura preistorica, e invece è la più vulnerabile delle creature,
totem di un mondo che può andare in frantumi, scassato
dalla nostra hybris.
In viaggio verso il nulla. E ci voleva il marchio Quilici per
comunicarci questa identità di destini, trasformare due fragilità in una forza comunicativa dirompente: Brando Quilici, cresciuto dal grande Folco a cinepresa e avventura, con II
Lassù, dove tutto
ha lo stesso colore
Qui a lato,
i protagonisti del
film: Dakota Goyo
e il cucciolo di orso
quando aveva circa
quattro mesi. Il mio
amico Nanukè stato
girato nella zona
artica del Canada,
nell'isola di Buffin
e nell'arcipelago
delle isole Svalbard.
I RIFLESSI DEL RISCALDAMENTO GLOBALE
Il Un habitat che siriducedi anno in anno
25.000
700
8 milioni
È la popolazione totale
degli orsi polari. Oltre
il 6 0 % vive nella zona
artica del Canada.
Sono i kg che arriva
a pesare un orso adulto
maschio, per un'altezza
di circa tre metri.
I km quadrati dell'Artico
nel settembre 1981.
Nello stesso mese del
2012 erano meno di A
mio amico Namik (nelle sale dal 13 novembre), ci abbandona senza pietà nel freddo estremo, sul pack che scricchiola
minaccioso, ci stordisce con la brutale bellezza dell'Artico, ci
costringe a perderci nella metafisica di quei paesaggi bianchi che sembrano monotoni eppure sono complessi quanto
le foreste pluviali, e riesce a farlo seducendoci come bambini
dall'irresistibile tenerezza d'un cucciolo d'orso, Nanuk appunto: un'impresa senza precedenti, perché una cosa è avere
l'idea di fare un film con un orsetto vero, e chissà quanti ci
hanno provato, e un'altra è riuscirlo a fare. E in modo awin-
i
cente. La vicenda (narrata anche in un libro appena uscito per
Sperling&Kupfer con lo stesso titolo del film) è quella d'un
ragazzino, Luke, interpretato da Dakota Goyo (il giovane Russell Crowe in Noah e Real Steel), che sfida le ostili banchise
dell'Artico canadese per riportare Nanuk alla madre; lo aiuta
una guida Inuit, ma nel viaggio verso l'estremo Nord una violenta tempesta li separa e a questo punto Luke e il cucciolo
se la giocano soli, diventano parte stessa dell'Artico, e per lo
spettatore è un'esperienza straniante quanto appassionante
assistere allo stesso tempo a un crudo documentario e a una
storia incalzante e commovente. Ma poi, passata l'emozione
per questa anabasi boreale, ciò che resta è la nostalgia per
l'Artico, quasi ultima Thule dell'umanità.
«Ingaggiare Nanuk è stato più difficile che ottenere una superstar di Hollywood» confessa Brando, che ha prodotto e
COSI AGEE HA IMPARATO A RECITARE
L'uomo che balla con gli orsi
Mark Dumas fa una cosa che non
riesce a nessun altro umano: entra, spesso, in una piscina insieme
ad Agee, un'orsa polare, ed esce
vivo. Nella sua casa in California ci
sono anche un greezly, diversi lupi
e alcuni puma. Abitano l'i perché
Mark di professione fa l'adde-
34 1 SETTE | 43—24.10.2014
stratore di animali e Agee, che nel
film di Quilici "recita" nella parte
della madre di Nanuk, è con lui da
quando era un cucciolo. «Gli orsi
bianchi non sono mai addestrabili fino in fondo», precisa Mark.
«Credo che mangerebbe chiunque
altro entrasse in piscina con noi».
diretto oltre 100 speciali per reti televisive di tutto il mondo
tra cui National Geographic e Discovery Channel. «Ma era il
mio sogno, volevo mettere a frutto la mia esperienza di documentarista nell'Artico per fare un film che stimolasse la sensibilità del pubblico verso una parte del pianeta oggi in grande
sofferenza e D cui destino ha dirette conseguenze sul nostro;
e non ho mollato finché non si è realizzato, anche se è stato
determinante il sostegno che ho avuto da Medusa Film, che
ha creduto e investito nel progetto sin dal primo momento e
che ora si occupa della distribuzione italiana». Brando racconta come è andata. La sceneggiatura era pronta nell'agosto
del 20U, scritta da Hugh Hudson (Oscar con Momenti di gloria) e Burt Gavigan; bisognava quindi trovare il protagonista.
Brando contatta runico trainer d'orsi al mondo, Mark Dumas,
che vive in un ranch a mezz'ora da Vancouver: la sua orsa Agee
interpreterà la madre di Nanuk, ma per trovare il cucciolo comincia un'avventura che vale quasi un altro film. Le ricerche
partono in Norvegia e in Canada, quindi gli zoo in giro per il
mondo: oltre all'obbligo di offrire tutte le garanzie per una
specie che giustamente è soggetta a restrizioni molto severe,
la difficoltà è quella di rintracciare una coppia d'orsi in cattivi-
Incontri ravvicinati
Nella pagina a fianco, due
momenti del film con Dakota
Goyo e Nanuk ancora cucciolo
(nella foto in basso, beve il
latte dal biberon come un
bambino). Al centro, ancora
una scena in cui c'è l'incontro
con un gruppo di orsi selvaggi
alle isole Svalbard. E, qui sotto,
piccolo appena nato; i suoi
genitori erano in un parco
marino cinese.
tà che partorirà nel momento giusto per rispettare i tempi del
film, che è "stagionale", cioè ha dei tempi obbligati: bisogna
girare in primavera nel Nord del Canada, da qualunque posto
provenga, il cucciolo dovrà passare la quarantena ed essere
addestrato da Mark; poi ci saranno le quattro settimane di riprese e lui non potrà superare i sei mesi, età in cui comincia
a diventare adulto e pericoloso... Brando, regista per la patte
artica (il coregista fiction è Roger Spottiswoode) ma anche
produttore, rischia di sforare i tempi dell'impegno preso con
i finanziatori americani e canadesi, come la Hyde Park Entertainment, la Manitoba Film Commission e atri, finché, in
modo rocambolesco, scopre che l'accoppiamento perfetto è
avvenuto in un parco marino cinese, il Dalian Laohutan Ocean
Park. «Quando l'ho visto per la prima volta pesava appena un
paio di chili, era incredibile pensare che sarebbe diventato un
adulto di almeno cinquecento chili» dice Brando.
Da cucciolo a predatore. Quindi nell'aprile dello scorso anno
il cucciolo viene trasportato - sempre seguito da una "tata"
cinese soprannominata Mamma Lee, che gli prepara degli
speciali beveroni - con aerei privati prima in Germania e
poi in Canada. «Una corsa contro il tempo» ricorda Brando
«sia perché all'inizio di giugno i ghiacci iniziano a rompersi, sia perché l'orsetto nel giro di poche settimane avrebbe
cambiato aspetto e comportamento». «Lavorando con Nanuk ho imparato quanto un cucciolo sia attivo: di mattina
era incontenibile, mentre si calmava nel pomeriggio dopo
aver mangiato. Per questo abbiamo filmato le scene d'azione nella prima parte della giornata. Mark, l'addestratore, mi
diceva che gli orsi sembrano dipendere da due cervelli, quello di un giocherellone e quello di un predatore. Lui riusciva
a prevedere quando entravano in azione l'uno o l'altro. Noi
filmavamo e nel frattempo Nanuk cresceva a vista d'occhio,
aumentava di peso, s'ingrandivano denti e artigli. Alla fine
delle riprese pesava trentasette chili. Da cucciolo diventava
un predatore sotto i nostri occhi».
Molte scene, tra cui quelle dell'incontro del cucciolo con la
madre sono state filmate con orsi selvaggi alle isole Svalbard,
nell'Artico norvegese, dal cameraman più esperto di ghiacci al
mondo, lo scozzese Doug Allan, documentarista Bbc e storico
compagno d'avventure di Brando. Se c'è un testimone di prima
mano di ciò che sta davvero avvenendo lassù questo è Doug:
«Oggi ci sono circa 25mila orsi polari» dice «entro trent'anni,
se il processo di scongelamento continua con l'attuale ritmo,
saranno ridotti a non più di seimila. Perché, anche se l'orso polare è catalogato come mammifero marino, in realtà è
un predatore che vive sopra l'acqua, la sua vita dipende dal
ghiaccio dove può catturare le foche, suo unico nutrimento,
che altrimenti in mare la fanno sempre franca, buon per loro.
Se continuiamo a causare la scomparsa del ghiaccio è come
lasciare i gorilla senza la foresta. Non so se gli orsi scompariranno definitivamente, certo le aree di sopravvivenza diventeranno sempre più ridotte». Doug è tra quelli che prevedono
nel migliore dei casi la totale scomparsa del ghiaccio polare
nel periodo estivo entro questo secolo: «Quando ho iniziato
a frequentare l'Artico, e fino a circa 15 anni fa, il tempo era
perfettamente prevedibile, potevamo calcolare giorni buoni e
cattivi con estrema precisione, il ghiaccio era solido fino alla
fine di maggio, poi cominciava a sciogliersi tino a rompersi
in luglio; ora inizia a creparsi già in giugno e il sole ha più
tempo per scaldare l'acqua. Accade come in un parcheggio
d'estate» spiega Doug «dove le auto scure scottano di più di
quelle bianche: il sole colpisce l'acqua, che è scura e scalda
meno sul ghiaccio, quindi oltre al riscaldamento dell'oceano
causato dall'effetto serra e quindi dall'uomo, s'innesca quello
naturale, che rende il processo di scioglimento difficilmente
reversibile, così come gli effetti catastrofici sul clima soprattutto nel Mediterraneo». Tutto si tiene, appunto. È il senso di
Nanuk per il ghiaccio.
Marzio G. Mian
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