corriere veneto seconda parte

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corriere veneto seconda parte
Primo Piano
Corriere del Veneto Martedì 1 Luglio 2014
Ai domiciliari
comprare «con uno sforzo
di fantasia», come dice Mazzacurati nelle intercettazioni. Un sforzo per il Cvn.
I finanzieri mettono in fila
anche i benefici economici
che grazie al concessionario
sono andati alle figlie di
Mazzacurati Cristina, Elena
e Giovannella, ai figli Giuseppe e a Carlo, talentuoso
regista scomparso lo scorso
tutelare chi investe in mezzi e attrezzature
sofisticate». Il presidente di Confartigianato Venezia Marco Semenzato ha scritto
la prefetto Domenico Cuttaia chiedendo
un incontro per studiare strategie di collaborazione e protezione che spingano le
aziende minacciate ad uscire allo scoperto
e a denunciare. «Riteniamo che le imprese
colpite da questi fenomeni criminosi possano essere le migliori alleate delle Forze
dell’Ordine - scrive Semenzato - La recente denuncia ci spinge a chiedere di poterla
incontrare per una proficua collaborazione». Intanto la ditta veneziana del settore
calcestruzzi sta seriamente valutando se ci
siano ancora le condizioni per continuare
a lavorare nel cantiere dell’Expo. «Il nostro
committente è molto comprensivo - dicono dall’impresa - Ma i lavori sono in ritardo e bisognerà capire se ci sono novità sul
fonte delle indagini e se ci sono le condizioni di sicurezza per i nostri cinque operai e per le nostre attrezzature».
Mo. Zi.
Gli artigiani
Hanno chiesto
tutela per le
aziende sotto
pressione
I cantieri
Alle inchieste
hanno fatto
seguito episodi
poco chiari
I giudici: «Prendeva decisioni chiave»
gennaio alla cui società Argonauti sarebbe andato oltre un milione di euro; a Marina Elettra Snow, figlia della Taddei e a suo marito Pietro Nascimbeni e a
Konstantin Skachinskiy, ex
marito di Cristina Mazzacurati. Il capostipite Giovanni
nel 2009 si assegnò un emolumento extra di un milione
di euro e lo scorso anno, poco prima dell’arresto, una liquidazione di sette milioni
di euro. Ma voleva portarla a
dieci milioni, come ha riferito agli inquirenti Pio Savioli: «Diceva che non sette
milioni e mezzo campava
tre o quattro anni: noi restammo un po’ così».
Raggiunta dal Corriere
della Sera a San Diego, la signora Taddei chiede che il
marito sia lasciato in pace:
«Sta male». E lei pure non è
in salute: «Ho dolore al
braccio e non riesco neanche a muoverlo». Non la
sfiora l’idea della possibile
ironia.
Monica Zicchiero
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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VI
Per il Riesame era il tramite per le mazzette al Magistrato alle acque
Brotto, la donna forte
che sosteneva il doge
La Jolla
A sinistra
la villa
di San Diego,
in California,
dove
attualmente
risiedono
l’ingegner
Giovanni
Mazzacurati
(foto sopra)
e la moglie
Rosangela
Taddei
(nella foto
a lato)
3
VENEZIA – «Vuole fare la capa». Il suo ruolo di primo piano all’interno del Cvn era riconosciuto da tutti gli uomini di
Mazzacurati. Per le mani di
Maria Teresa Brotto, responsabile del servizio progettazione
del sistema Mose del Consorzio Venezia Nuova, secondo i
giudici del tribunale del Riesame di Venezia, erano passati
tutti i «trasferimenti di denaro
e utilità effettuati al magistrato
delle acque», riconoscendole
anche quindi un «ruolo fondamentale nelle decisioni assunte da Mazzacurati». Motivo per
cui la corte presieduta dal giudice Angelo Risi ha deciso di
mantenere la misura cautelare
a suo carico, modificando però
il provvedimento dalla custodia in carcere agli arresti domiciliari.
Secondo i magistrati, infatti,
visti i numerosi episodi in cui
sarebbe stata coinvolta, non
sarebbe possibile escludere a
priori la possibilità di reiterazione del reato. Allo stesso
tempo, però, non ci sarebbero i
presupposti per pensare che
possa in qualche modo provare a inquinare le prove, poiché
gli unici tentativi risalirebbero
al 2010. Gli indizi a suo carico,
in ogni caso, sarebbero concreti. Lei, infatti, era in grado
di «esercitare un’indiscussa
autorità all’interno del Cvn» ,
tanto che in alcune intercettazioni sarebbe emerso che era la
stessa responsabile del servizio progettazione a dire a Mazzacurati cosa fare e come sarebbe stato meglio farlo. Non a
caso Pio Savioli in una telefo-
nata con Rismondo si lascia
sfuggire un «...perché vuole
fare la capa...». Secondo i giudici, Maria Teresa Brotto sapeva tutto. Sapeva dei finanziamenti «Al suo partito», il Pdl di
Renato Chisso, ma sapeva soprattutto degli agi e delle mazzette per i magistrati alle acque, Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva. In particolare Cuccioletta, a cui nel 2009
pagò tramite il consorzio la festa di compleanno per la moglie all’Harry’s Bar di Venezia.
Allo stesso magistrato alle acque, tramite la segretaria di
Mazzacurati, il Cvn aveva prenotato e pagato una camera

Dicevano di lei
Perché alla fine
vuole sempre
fare
la capa
L’uomo di Condotte
Tomarelli scarcerato
dopo la confessione
VENEZIA – Stefano Tomarelli, l’uomo di Condotte nel
comitato direttivo del Consorzio Venezia Nuova, esce
dal carcere e ottiene gli arresti domiciliari. Un cambio
di misura, con ogni probabilità, legato alle oltre tre ore
di interrogatorio in cui ha rilasciato ai pm titolari
dell’inchiesta una lunga confessione.
Assistito dagli avvocati Angelo Andreatta e Nicola
Pisani, Tomarelli aveva spiegato come funzionava
l’intero sistema del Consorzio, a partire dal «fondo
nero» gestito dall’ingegner Luciano Neri, braccio destro
dell’ex presidente Giovanni Mazzacurati, e alimentato
dalle false fatture, in primis per quelle «prestazioni
tecniche» in realtà inesistenti. «Quei soldi – aveva
confermato ai magistrati - servivano per le tangenti».
D. Tam
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matrimoniale al Grand Hotel
di Cortina. In un’altra occasione, Brotto avrebbe convinto
Mazzacurati a pagare 4 mila
euro in più(21 mila invece che
17 mila) per fornire a Cuccioletta un aereo privato da Ibiza
(dove si trovava in vacanza) a
Venezia evitandogli uno scalo
di mezzora e permettendogli
di arrivare in tempo a un convegno del Consorzio. Convegno poi annullato così come il
volo, ma le intenzioni per i
giudici sono sufficienti a spiegare il ruolo operativo della
donna. Il tribunale del riesame
ha depositato le motivazioni
sui ricorsi presentati dai due
architetti Danilo Turato e Dario
Lugato, entrambi rimessi in libertà. Per il primo, secondo la
corte, nonostante gli indizi di
colpevolezza non c’erano le
esigenze cautelari. Per il secondo, invece, il tribunale ha
ritenuto che non vi fosse un
quadro indiziario abbastanza
grave da poter giustificare il
provvedimento. Il Tribunale
dei Riesame di Venezia nei
prossimi giorni sarà chiamato
a vagliare gli ultimi ricorsi degli indagati, tra cui Cuccioletta
e l’imprenditore romano Alessandro Mazzi.
Intanto sono arrivati in Procura a Milano gli atti relativi
alla posizione di Roberto Meneguzzo, ex Ad della vicentina
finanziaria Palladio accusato di
aver versato denaro, per conto
dell’ex presidente del Cvn,
Giovanni Mazzacurati, al fine
di corrompere l’ex generale
della Finanza Emilio Spaziante
e l’ex braccio destro del ministro Giulio Tremonti Marco
Milanese. Nei prossimi giorni
inoltre, al momento della scadenza ufficiale del mandato a
parlamentare europeo per Forza Italia, dovrebbe essere notificato ad Amalia Sartori, il
provvedimento emesso dal gip
Alberto Scaramuzza. Per lei le
accuse mosse sono le stesse del
sindaco Giorgio Orsoni: finanziamenti illeciti ai partiti.
Davide Tamiello
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Il caso Giacino Lo scontro nato dalla registrazione delle conversazioni tra il vicesindaco di Tosi, la moglie e gli avvocati. Saltano le udienze, è il caos
Intercettazioni vietate, a Verona è guerra tra pm e avvocati
I penalisti si astengono per sei
giorni dalle udienze, i magistrati
sbarrano le porte ai difensori
VERONA — L’iniziativa, che a memoria di magistrati e avvocati non ha precedenti nella storia giudiziaria di Verona,
ha fatto capolino ieri mattina, sotto forma di comunicato affisso alle porte delle
stanze dei pubblici ministeri.
«Per tutta la settimana sono sospesi i
colloqui con i difensori - recita il foglio
stampato -. Si intende così rispondere al
pervicace atteggiamento della camera
penale veronese che, nonostante i chiarimenti ricevuti, non ha esitato a ledere
l’immagine e il prestigio di questo Ufficio. In questa settimana verranno esaminate solo istanze scritte. Verona, 30-062014».
E la data in fondo a tale comunicato,
quella di ieri, coincideva - ovviamente
non a caso - con il primo dei sei giorni di
astensione dalle udienze indetto dai penalisti scaligeri «per protestare contro
l’uso delle intercettazioni riguardo ai
colloqui tra difensore e assistito». È clamoroso, dunque, l’ultimo atto del sempre più bollente «affaire» delle registrazioni «indebite» sulle telefonate tra l’ex
vicesindaco Vito Giacino, la moglie Alessandra Lodi (entrambi agli arresti per la
doppia accusa di concussione e corruzione semplice) e i rispettivi difensori Filip-
po Vicentini e Apollinare Nicodemo. Fino a sabato 5 luglio, per denunciare «la
violazione da parte della procura di Verona del divieto di intercettazione delle comunicazioni tra difensore e il suo assistito sancito all’articolo 103 del codice di
procedura penale», i penalisti di Verona
sono di fatto in sciopero. E così ieri a palazzo di giustizia, mentre la quasi totalità
(si sono svolti solo i processi che vedevano coinvolte persone sottoposte a misura
restrittive) delle udienze sono «saltate»
per l’adesione dei relativi legali alla settimana di astensione, al secondo piano
della procura è andata in scena una lunga
e animata riunione tra i pubblici ministeri presenti e lo stesso procuratore Mario Giulio Schinaia. Proprio quest’ultimo, nei giorni scorsi, non ha risparmiato
parole di fuoco all’indirizzo dei penalisti
nonostante il tentativo di mediazione in
extremis attuato sia dalla sezione veronese dell’Anm (presidente il giudice
Massimo Vaccari, segretaria la pm Maria
Federica Ormanni) sia dal presidente del
Tribunale di Verona Gianfranco Gilardi
che dal numero uno dell’Ordine degli avvocati Bruno Piazzola. Ma tant’è: ogni
bozza di accordo, perfino l’ultima che era
già stata formalizzata in un documento
Gli avvocati
Il rappresentante
degli avvocati di Verona, Lugoboni
redatto a quattro mani dai «super partes» Piazzola e Gilardi e che la stessa Camera penale (presidente Federico Lugoboni) era disposta a sottoscrivere, alla fine è andata in fumo. E la tensione che il
caso Giacino aveva innescato riguardo
alle intercettazioni tra magistrati e avvocati, nelle ultime ore ha assunto i contorni di una tempesta in piena regola. Vano
anche l’estremo tentativo di riappacificazione posto in atto venerdì, primo giorno
dell’udienza preliminare Giacino-Lodi,
dall’Anm che ha affisso ai corridoi dell’ex
Mastino il proprio comunicato in cui «si
auspica che l’astensione venga revoca-
Fronti opposti
Sopra, l’ex vicesindaco di Verona, Vito Giacino e
la moglie, l’avvocato Alessandra
Lodi, entrambi
arrestati nell’ambito dell’inchiesta per presunte tangenti. A
destra, il procuratore capo di
Verona, Mario
Giulio Schinaia
ta». Niente da fare: nessuna fumata
bianca e così ieri, primo giorno
di sciopero, le porte dei pm
non si sono aperte di fronte agli avvocati che avevano appuntamento per
un colloquio.
Intanto, i penalisti
non sono certo rimasto
a guardare e hanno ufficializzato il programma del convegno organizzato per venerdì mattina, dalle 10.30 alle 13.30 in
via San Cosimo nella sala convegni della del Banca popolare, sui
temi della «riservatezza dei colloqui tra
difensore e assistito quale concreta attuazione del giusto processo», del «divieto di intercettazione delle conversazioni dei difensori con i propri assistiti»,
sui «rimedi processuali e procedimentali», sulle «ipotesi di riforma normativa»,
sulla «giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo». Interverrà,
per la Camera penale, il presidente Lugoboni e, oltre a lui, il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Verona Piazzola; Valerio Spigarelli, Presidente Unione delle
Camere Penali Italiane; Fausto Taras, Presidente Unione delle Camere Penali del
Veneto; Carmela Parziale, Componente
Giunta Unione delle Camere Penali Italiane. Tra gli invitati, oltre a Gilardi e alla
pm Ormanni, spicca il nome di Schinaia.
Ci sarà?
Laura Tedesco
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