Analisi del testo: L`animale erotico
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Analisi del testo: L`animale erotico
Analisi del testo: L’animale erotico di Romano Gasparotti Platone, Kant, Hölderlin, Hegel: sono solo alcuni dei grandi pensatori che Gasparotti cita nel suo saggio. La tesi è del tutto innovativa nel campo filosofico: l’uomo non è solo l’animale politico aristotelico ma anche un animale erotico. Cominciando la sua dimostrazione con il mito degli esseri androgeni di Platone, il filosofo contemporaneo asserisce che anche la sua disciplina, la filosofia, ha le sue fondamenta nell’Eros. Prima della drastica decisione del re dell’Olimpo, gli androgeni, esseri potentissimi, non mancavano di nulla, erano completi in tutte le loro parti: in poche parole, erano perfetti; dopo, invece, diventarono impotenti, imperfetti. È proprio da questa incompiutezza che l’uomo è costretto a riflettere sulle sue incapacità e sulla sua tracotanza. “Il filosofo è un uomo che ha paura” (Gasparotti, Filosofia dell’Eros), un uomo che comincia a guardarsi intorno e a chiedersi perché. L’uomo deve definire la sua imperfezione e tutte le scienze altro non sono che il tentativo di adempiere a questo proposito: la filosofia che si interroga sul significato dell’uomo e cerca di trovare soluzioni ai drammi della vita (che prima non esistevano); la fisica, che cerca di capire come si muovono gli elementi naturali; la medicina, che esplora i “limiti” della conformazione umana. Ma, allora, l’Uomo può prescindere da Eros? Otto Weininger dice di sì , anzi sarebbe necessario sopprimere qualsiasi desiderio, brama e lussuria così da ritornare allo stato di perfezione che era l’androgino, così da poter vivere una vita “eticamente corretta”. Lo stesso studioso afferma che l’unione sessuale non deve essere perpetuata perché la figura femminile si trasforma in “missionaria dell’idea del coito”, cioè mero strumento riproduttivo. Gasparotti, invece, è irremovibile nella sua risposta: assolutamente no. “Un uomo senza sessualità è altrettanto inconcepibile che un uomo senza pensiero”, con questa citazione di Merlean-Ponty, veniamo a conoscenza di come l’uomo sia sinergia tra Eros e Psychè. Eros esplora i meandri che Psychè non aspira ad ispezionare: l’Amore fa paura tanto ai filosofi quanto agli scienziati proprio perché è irraggiungibile da qualsiasi speculazione filosoficorazionale. Infatti, Weininger non era riuscito a distinguere l’Eros dal sesso, riducendo questa forza divina al semplice coito (il sessuologo viennese, non a caso, in preda a turbe mentali, si suicidò nella stessa casa dove morì Beethoven). Il sentimento amoroso spinge uomo e donna all’unione, ma questa non è mai, in alcuna situazione, realizzabile. Infatti, il piacere che l’atto sessuale comporta, che in tutte le epoche storiche fu etichettato come peccaminoso e lesivo della dignità umana, è una sorta di carezza, un assaggio di quello che era l’antica unione androgina. L’uomo aspira molto egoisticamente alla perfezione, alla ri-unione delle due metà, forse per recuperare quell’antica forza che minacciò gli dei. Ci rendiamo conto della natura divina dell’Amore, proprio perché si serve del sesso e del sentimento per controllare gli uomini. L’Amore non è un sentimento scadente e non è emozione statica: Eros è dinamismo, forza di gravità fra gli uomini. “Eros è l’apertura di un’avventura continua, l’avventura continua dell’incontrarsi”: Gasparotti diventa proverbiale nella sua definizione. Mai è stato possibile leggere un’analisi filosofica così chiara, lineare, si potrebbe dire plastica e a tuttotondo del Eros. Mezzasoma Gregorio, Zanon Enrico