UNIVERSITA` DEGLI STUDI DI PISA Anno

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UNIVERSITA` DEGLI STUDI DI PISA Anno
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA
Facoltà di Lettere e Filosofia
Corso di Laurea in Storia
“DALLO SPAZIO ANTROPOLOGICO AI LUOGHI
VIRTUALI.
ITINERARI CORSI DEL RICONOSCIMENTO.”
Relatore:
Candidato:
Prof. Paolo De Simonis
Giovanni Mancini
Anno accademico 2004-2005
1
INDICE:
INTRODUZIONE…………………………p. 7
CAPITOLO 1: Lineamenti di storia còrsa
1.1 La Resistance……. …………………...p. 16
1.2 La dominazione genovese………….…..p. 18
1.3 L’indipendenza e Pasquale Paoli……....p. 21
1.4 Un problema francese………………….p.24
1.5 Il 1975………………………………….p. 31
1.6 Delle Giustificazioni…………………...p. 37
CAPITOLO 2: Siti internet e luoghi antropologici
2.1 Presentazione dei siti internet………….p.44
2.2 Colori e musica …in riflessione……….p. 63
2.3 Epistemologia dei siti e dei luoghi……..p. 65
2.4 Non-luoghi… ……………………..…...p. 75
2
CAPITOLO 3: Le comunità virtuali
3.1 Reale e virtuale: una premessa………....p. 84
3.2 Comunità: concetto equivoco…………..p. 94
3.3 Comunità di…scelte…………………....p. 98
3.4 Comunità e identità……………………..p. 99
3.5 Identità nella rete……………………….p. 103
CAPITOLO 4: Etnografia del virtuale
4.1 I dati etnografici………………………...p. 112
4.2 Identità in rete………………………......p. 118
4.3 Le comunità virtuali, oggi……………....p. 127
4.4 Psicologia ed antropologia……………...p. 130
CONCLUSIONI: Cosa fare?…….…….p. 143
APPENDICE:…………………….……....p. 151
BIBLIOGRAFIA:…………………….….p. 225
3
…dobbiamo ricordarci che ciò che osserviamo
non è la natura stessa, bensì la natura sottoposta
al nostro modo di porre le domande.
Heisenberg W.
PREFAZIONE
La Corsica non è solo un’isola. Qualcosa di speciale le appartiene: lo si
percepisce in ogni stagione si presti per una visita, oppure anche solo parlando
di Lei: non può lasciare indifferenti.
Il suo popolo, con la sua storia fatta di resistenza, possiede la stessa aura, lo
stesso fascino: la stessa sottile e quasi perversa forza d’attrazione; per
avvicinarvisi può essere utile rileggere alcune pagine di Mérimée1, che così
bene ne ha descritto lo spirito e l’ambiente.
Conoscere la Corsica significa amarla fino al punto di volerne essere parte.
Ma cos’è che la rende speciale, sinceramente non lo so.
Per quanto mi riguarda, può trattarsi di un’empatia naturale con il carattere
ostico ma generoso degli isolani.
1
Mérimée, 1966: “Colomba” , oltre ad offrire descrizioni geografiche estremamente chiare, decifra ad
uso e consumo del lettore la tradizione còrsa della vendetta. “Matteo Falcone”, racchiude in poche
struggenti, pagine, tutta la considerazione che essi provano per i francesi del continente: “…Quel
briccone si è difeso come un orso…Mi ha ucciso un volteggiatore e, non contento di ciò, ha fracassato
un braccio al caporale Chardon; ma, poco male, non è che un Francese.” [op.cit. p. 12] e il forte senso
dell’onore e del rispetto nel quale si riconoscono tutti i còrsi: Matteo Falcone ucciderà infatti il figlio, di
dieci anni, perché vendutosi per tradire un brigante.
4
La mia volontà è trovare questo unicum: il problema è che non saprei cosa
cercare. La speranza è di riuscirci, magari per vie non volute, come un novello
Principe di Serendip, scoprendo qualcosa che solo gli occhi di un sognatore
possono ri-trovare, chissà, fra le castagne delle Sue foreste… e della Sua
birra…
5
6
INTRODUZIONE:
L’antropologia ha avuto modo, e lo avrà ancora in futuro, di confrontarsi
spesso con il concetto assolutamente umano di “luogo”.
Il significato fondante, credo di poter mettere tutti d’accordo, riguarda quegli
spazi che, per svariati motivi, sono riconducibili a delle coordinate storiche,
emotive, e non ultime, geografiche (l’incrocio è un classico luogo di
riconoscimento).
Potremmo
chiamarli
gli
spazi
della
comunicabilità,
considerando elemento distintivo dell’essere umano la capacità di relazionare
la propria persona anche al di fuori del proprio contesto d’origine, generando
spesso, per questa via, situazioni che Umberto Galimberti definisce così:
“…allo stesso modo il luogo che lo straniero si trova ad abitare è per
lui estraneo, e perciò carico di solitudine…se poi impara a conoscerlo
troppo bene, allora dimentica di essere straniero e si perde in un senso
più radicale perché soccombendo alla familiarità di quel mondo non
suo diventa estraneo alla propria origine”
[Galimberti, in Navarra, 2002].
Questa perdita della presenza, dal sapore demartiniano, può essere il risultato
non solo dell’allontanamento geografico del o dei soggetti in questione: il
riferimento palese è l’immigrato, ma anche l’allontanamento metaforico dalle
proprie origini.
A questo punto il riferimento al caso Corsica è d’obbligo. Come si potrà, spero,
7
ben vedere dalle varie citazioni riportate, lo smarrimento identitario degli
isolani è ben rappresentato da quella che loro chiamano “francesizzazione”
dell’isola: una sorta di occupazione sentita come coloniale, che implica la
perdita di posti di lavoro a vantaggio di francesi del continente, ed un
progressivo oblio linguistico nel quale sembra ormai caduto l’idioma isolano.
Ecco che la ricerca identitaria
coinvolge anche spazi particolari, ma pur
sempre relazionali, come i luoghi virtuali,
dove le liste di discussione
assurgono a ruolo di tribuno del popolo post-litteram, o come i siti internet,
capaci di risolvere in suoni ed immagini concetti politici assai complicati.
Dopo una rapida incursione nella storia dell’isola, che ritengo sufficiente per
inquadrare lo “spirito” della resistenza a sua volta molto indicativa di una
“essenza” còrsa,
passerò all’analisi dei siti internet che si occupano del
nazionalismo Còrso. Questa mia è stata una ricerca in progress; ad un certo
punto dello studio ho avuto l’opportunità di accedere alla lista di discussione
politica “unita-naziunale”. Da quel momento ho deciso di valutare di persona,
dal punto di vista della comunicazione sociale, quali potrebbero essere i limiti
ed i vantaggi dell’utilizzo di una risorsa globale come internet. La mia
intenzione, con il presente lavoro, è quella di dimostrare la possibilità di
utilizzo delle moderne tecnologie per i fini delle politiche identitarie.
Il processo mi ha costretto ad un tentativo di rivalutazione epistemologica degli
spazi virtuali, alla loro successiva riabilitazione come luoghi antropologici, e
all’analisi etnografica degli stessi.
8
Questo obiettivo non è certamente nuovo nell’ambito delle scienze sociali.
La discussione, molto aperta in proposito, vede dispiegati due schieramenti:
da un lato chi ritiene “…che queste tecnologie siano in grado, in sé e per sé, di
aprire la strada a una versione diretta2, ossia partecipativa di democrazia” 3
[Maldonado, 1997, p.11], dall’altro i tecno-scettici, o forse, e la mia non è una
scelta di parte, chi probabilmente osserva con più distacco la realtà
telematica4.
E’ ancora Maldonado ad offrirmi lo spunto, quando osserva che pochi, (se pure
siano in costante crescita gli utenti di internet ) si possono permettere il costo
“…dell’impresa e avere a disposizione il tempo libero richiesto per
affrontarla”[p. 18]. Se la speranza, continua Maldonado, è quella di vedere
ripristinata l’agorà ateniese, il salto in avanti sarebbe costituito dal fatto che i
cittadini sarebbero gli artefici di una “… democrazia senza delega…”
[ibidem]. Ma non solo. Facendo parte di una piazza senza confini geografici,
D’un colpo, le soffocanti gabbie della nazionalità, della razza, del
genere e della religione perderebbero vigenza. In questo modo si
creerebbero le condizioni per l’avvento di una cultura che enfatizza i
fattori di convergenza e non di divergenza tra gli umani [ibidem, p.19]
2
Corsivo nell’originale
nella bibliografia citata in calce a questa affermazione, Maldonado non riporta Levy, 1994, opera che
ritengo centrale per l’argomento in questione.
4
Lungi dall’assumere una posizione assoluta, riesco a valutare effettivi aspetti positivi e negativi
nell’uso della rete: ritengo pertanto più giusto introdurre una nota di scetticismo anziché di totale
negatività. Oltre allo stesso Maldonado, riferimento utile può essere Formenti, 2000, che già in sede di
introduzione chiarisce la posizione di quanti vorrebbero demistificare lo spazio di internet: “Come
suggerisce il titolo, - Incantati dalla Rete- il nuovo libro prende avvio proprio da questo ultimo aspetto:
l’incapacità di analizzare la realtà della rete senza demonizzarla o beatificarla dimostra come la fulminea
diffusione di internet abbia mostruosamente dilatato e potenziato il ruolo escatologico…che le nuove
tecnologie svolgono nell’immaginario collettivo della tarda modernità” [op. cit. p. 14] .
Interessante anche il taglio critico di Augè, che in La Guerra dei sogni denuncia le colpe che le
tecnologie moderne, soprattutto quelle legate all’informazione digitale, hanno nella formazione di un :
“…nuovo regime di finzione”, che entrando a far parte della realtà sociale, la contamina e la penetra
“…al punto da farci dubitare di essa, della sua realtà, del suo senso e delle categorie (l’identità,
l’alterità) che la costituiscono e la definiscono” [Augé, 1997a, p. 9]
3
9
E’ forse questo quello a cui stiamo assistendo?
O forse il sorgere delle comunità virtuali, come vedremo, si presta a nuove
forme di chiusura verso l’esterno?
Non è forse vero che nelle comunità cerchiamo i nostri simili, siano esse
comunità fisiche o virtuali?
Come negare, infatti, l’affermazione secondo cui “…le comunità virtuali si
configurano come punti di ritrovo (o di rifugio?) in cui si coltivano soprattutto
le affinità elettive.”[ibidem, p. 20]?
Internet si ridurrebbe così ad un immenso crogiuolo, un melting pot della
comunicazione, ma solo in potenza, giacché nessuno ri-cerca ciò che non lo
attira.
E’ possibile risolvere questa contraddizione? Non lo so. La risposta
probabilmente la potranno sapere i nostri figli in un futuro quanto mai
prossimo, ricco di promesse tecnologiche.
Per il momento, questi sono i dubbi con i quali confrontarci.
Queste le sfide di un’antropologia del virtuale.
Una cosa ancora.
La stesura del testo mi ha spesso coinvolto oltre quanto pensavo possibile.
Credo che in parte questo fatto si debba all’argomento trattato, data la
vicinanza, in termini di investimenti emotivi, che ho con l’Isola.
Del resto, non riesco ad immaginarmi scrivere di qualsiasi cosa senza vedermi
coinvolto personalmente. Non sono in grado di valutare se questo fatto possa
10
inficiare la correttezza di un lavoro di ricerca. Certamente, l’idea del
ricercatore avulso dal contesto in cui si applica, non fa parte del mio modo di
vedere.
Resta il fatto che, per una forma di correttezza usata nei miei e soprattutto nei
riguardi del possibile lettore, ho ritenuto necessario inserire, laddove
maggiormente sentite, delle note, “riflessioni” capaci, se non altro, di chiarire
la mia personale ed intima visione delle cose.
Credo e spero che possano dimostrarsi utili.
11
12
Le speranze di Unità-naziunale…
1. Stabilire nuove relazioni con lo stato Francese, sulla base dell’uguaglianza e del
riconoscimento del popolo còrso
2. Esercitare i poteri legislativo, esecutivo, giudiziario
3. Concepire e organizzare un proprio modello di amministrazione, determinare l’uso e
l’ordinamento del proprio territorio ed esercitare il controllo sulle acque territoriali
4. Avere il controllo della propria fiscalità e delle risorse finanziarie, in particolare
nell’ambito di rapporti nuovi con l’Europa
5. Definire la politica economica, sociale e culturale nonché l’ambito di attività degli agenti
economici e finanziari stabiliti sul proprio territorio
6. Assicurare il controllo dei trasporti, quello della produzione e della distribuzione
dell’energia
7. Assicurare la protezione e la restaurazione del proprio patrimonio e del proprio ambiente
nell’ambito di un progetto di sviluppo sostenibile e durevole
8. Rendere la lingua còrsa ufficiale nell’Isola, nella prospettiva di un plurilinguismo
necessario
9. Favorire un’economia identitaria diversificata e geograficamente equilibrata, fondata sullo
sviluppo del settore produttivo e sulla cura della giustizia sociale
10. Determinare il proprio sistema educativo, garante della propria storia e della propria
cultura, aperto sul mondo, sviluppando una politica di ricerca scientifica e tecnologica
rispondente ai propri bisogni
11. Dotarsi di nuovi modelli di comunicazione per affermare la propria identità culturale e
garantire la pluralità dell’informazione
12. Attuare una politica di corsizzazione degli impieghi, favorendo il ritorno dei còrsi dispersi
nel mondo e definire la politica d’immigrazione in funzione dei propri interessi economici
e culturali, nel rispetto dei Diritti dell’Uomo
13. Gestire la politica di cooperazione e delle relazioni internazionali, contribuendo in
particolare a fare del Mediterraneo uno spazio di pace e libertà
13
14. Ottenere l’amnistia di tutti i patrioti còrsi incarcerati, ricercati e perseguiti
15. Integrare un cammino per tappe che includa l’esercizio del diritto all’autodeterminazione,
affinché la Corsica acceda ad una reale sovranità nazionale
[rivistaindipendenza, n° 8, nuova serie, gennaio/marzo 2000]5
5
On-line sul sito www.rivistaindipendenza.org
14
CAPITOLO 1: lineamenti di storia còrsa6
6
Le informazioni storiche delle prossime pagine, se non diversamente indicato, sono tratte da internet,
specificamente dai siti cronologia.it e curagiu.com, sito, questo, dedicato dal nazionalismo còrso alla
storia del proprio paese.
15
1.1 La Resistance
Si chiede un piano di governo adatto alla Corsica.
E’ chiedere più di quanto non si creda.
J.J.Rousseau, Progetto di costituzione per la Corsica,
Ginevra, 1765, (1861)
La volontà di procedere alla costituzione di una nazione Còrsa ha origini
antiche. Le suggestioni, di natura filosofica e politica, che la accompagnano,
hanno subito il lento fluire del tempo, ammantandosi di un’aura leggendaria che
ne accresce l’importanza. Queste suggestioni nascono dalla storia stessa
dell’isola, che annovera fra i suoi figli personaggi che, presi singolarmente,
potrebbero bastare per l’epopea di un paese ben più grande.
La forza di questi personaggi e di coloro che nell’anonimato li hanno
accompagnati, sta nella loro capacità di resistere, in senso fisico e soprattutto
politico, a tutti quelli che nel corso dei secoli hanno cercato di governare il loro
paese.
In un recente volume, Jean-Guy Talamoni
fornisce una sua definizione
dell’atteggiamento vitale Còrso, parlando di “culture de resistance” :
16
« En manteinant cette culture de resistance …ils n’entendent pas faire
survivre un archaisme, mais au contraire relever les défis du nouveu
millenaire. » [Talamoni, 2001, p.84]
Ed in effetti è vera resistenza quella che ha accompagnato la crescita dell’isola
dagli inizi della sua storia.
Dapprima i Romani, che se pur in veste di conquistatori, la subirono
praticamente per tutta la durata della loro dominazione. L’intervento militare
iniziò nel 259 a.C. e si protrasse fino al 111 a.C.
Il popolo autoctono, che da ora in poi chiamerò còrso, combatteva conducendo
un’aspra guerriglia, tema militare ricorrente per far fronte all’endemica scarsa
risorsa di vite umane, nascondendosi nelle sue macchie impenetrabili :
“le Sénat la déclara province romaine; en réalité elle conserva cette
liberté qu’aucun ennemi n’osait aller dompter au fond de ses
impénétrables maquis.”
[Duruy, in Talamoni, op.cit., p.61-62]
Dopo il 111 a.C., seguirono circa cinque secoli di “pax romana”, che videro la
fondazione di Mariana e soprattutto di Aleria.
Nei secoli successivi, si alternano invasioni barbariche e Impero Romano
d’Oriente. Nel 725 è la volta dei Longobardi e quando Pipino il Breve segna la
fine del regno di Liutprando nel 755, dona l’isola alla Santa Sede.
Le razzie Saracene sono invece la costante successiva, costante che si ripeterà
fin verso il XVII secolo.
Nel 1077 Papa Gregorio VII delega i poteri sull’isola al vescovo di Pisa
Landolfo; la città Toscana può così mantenere il controllo, per lo meno
17
nominale, delle coste còrse, e questa presenza si protrae fino al 6 agosto 1284,
giorno della battaglia della Meloria, dove è sconfitta dalle forze di Genova.
Questa sarà presente con il suo governo, nonostante brevi interruzioni, fino al
1768, anno in cui si compie la “cessione” dell’isola al Re di Francia Luigi XV.
1.2 La dominazione genovese
Nel 1295, Papa Bonifacio VIII, compie un’operazione che si può prestare ad
una duplice lettura.
Nel tentativo di fermare la grave crisi che stava distruggendo il sud Italia, a
causa della disputa fra Angiò e Aragonesi per il controllo della Sicilia,
stabilisce, con il trattato di Anagni, che il nuovo Re d’Aragona Giacomo II
assuma il controllo del Regno di Sardegna e Corsica, che erano ancora soggette
al controllo rispettivamente di Pisa e Genova.7
Secondo invece gli storici còrsi, (qui potrebbe aprirsi un capitolo molto vasto
sulla voglia di protagonismo di questo piccolo grande popolo) la donazione
farebbe invece parte di un progetto teso a sminuire l’influenza genovese
sull’isola.8
7
8
Vedi Vitolo,1995, p. 558
si veda il sito www.curagiu.com alla voce storia
18
Ma anche se il controllo, perlomeno sulla carta, era in mano agli Aragonesi,
segue comunque un lungo periodo durante il quale sarà proprio la città italiana a
lasciare il segno, nonostante numerose rivolte popolari dovute alle richieste
troppo pretenziose dei funzionari genovesi, rivolte che, fra l’altro, trovavano
nei sovrani Spagnoli fomentatori interessati.
Del 1383 è la nascita di Bastia come città, essendo stata fino allora solo un
presidio militare.
Dal 1408, anno in cui Genova cede i diritti sull’isola alla Banca di S.Giorgio,
i lavori di ammodernamento si susseguono ininterrotti: ponti, strade, castelli,
le torri litoranee volte a prevenire le incursioni barbaresche. Nascono le città di
Saint Florent, (1440) Ajaccio (1492) Porto Vecchio (1539). Ma tutto questo non
serve a placare il risentimento della società còrsa, che stanca dei continui
soprusi economici, spesso si ribella alla dominazione ligure.
Dalla metà del 1500 la Francia comincia ad interessarsi seriamente all’isola.
Sampiero di Bastelica, detto Sampiero Còrso9, soldato di fortuna nell’esercito di
Francesco I, si vota al progetto di battere i genovesi a favore dei francesi. Nel
1553, Sampiero, che diverrà eroe sfruttabile anche dalla “matrigna” Francia,
(usato nel tentativo di mostrarne l’attaccamento alla futura ed attuale patria)10
libera Bastia Corte ed Ajaccio, chiedendo il congiungimento dell’isola al regno
9
Nella mitologia popolare còrsa e nello spirito del nazionalismo stesso, Sampiero Còrso rappresenta
uno dei grandi eroi che offrirono i propri servigi e la propria stessa vita per la causa della libertà contro
l’invasore. Per una biografia si veda il già citato Talamoni, 2001, p. 66-69
10
“Eroi presunti come Sampiero Corso, milite del XVI sec. che –“reso cieco da un’ambizione
divorante”- fu strumento in mano francese per dominare la Corsica, diventando però incredibilmente un
eroe cui si ispirano direttamente molti dei più irriducibili nazionalisti. Eppure la storia è fatta anche di
questi uomini, l’importante, - ricorda Donati – è saperli tenere al guinzaglio, utilizzarli per la giusta
causa” [Pesenti, 2000]
19
del nuovo sovrano Enrico II. Questa prima parentesi francese durerà fino al
1559, anno del trattato di Cateau-Cambrésis, con il quale tornerà nelle mani di
Genova. Al periodo genovese risalgono numerosi “ligurismi” tuttora presenti
nella lingua còrsa; si sviluppa inoltre una fiorente letteratura, soprattutto
annalistica storica. L’agricoltura conosce una crescita importante, attraverso lo
sviluppo della coltivazione di olivi e castagni. Nonostante tutto, le forti
pressioni di natura fiscale mantengono vivo un sentimento di insofferenza, che
nel 1729 darà corpo a un generalizzato movimento di ribellione contro la tutela
genovese.
20
1.3 L’indipendenza e Pasquale Paoli11
Nel 1735 la Corsica reclama la propria indipendenza: si stabilisce una
Costituzione, che per la sua modernità molti studiosi vedono come precorritrice
della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, si crea una moneta e, fatto che come
vedremo assumerà rilievo molto importante in sede iconografica, la bandiera
con testa di moro in campo d’argento diviene il simbolo della nuova Nazione12.
Del 1736 è l’incoronazione di un Re, il Barone Theodor von Neuhoff, che non
ebbe, come monarca, la fortuna di reggere il regno molto a lungo, mentre invece
conobbe migliore sorte scenica divenendo personaggio del Candido, di Voltaire,
ed ispirando il Re Teodoro in Venezia, libretto di Giambattista Casti, musicato
da Giovanni Paisiello, nel 1784.13
Come già ricordato, il regno ebbe vita breve e tumultuosa; anzitutto non era
stato riconosciuto da nessuna potenza europea, inoltre Genova non si era mai
11
se non diversamente indicato, gli avvenimenti riportati sono tratti dal sito www.cronologia.it/storia
specificamente “la Corsica e Genova, 1729-1769”
12
“Diverse le teorie riguardanti la scelta di questo simbolo. Attualmente la più accreditata tende ad
evidenziare, oltre all’origine, il mutamento semantico di tale bandiera. Ideata dagli Aragonesi ai tempi
della Reconquista della penisola iberica, la testa di moro era intesa come il macabro trofeo del moro
decapitato, bendato perché condannato a morte. Sulla bandiera attuale, invece, la benda non copre più
gli occhi, ma la fronte, intendendosi oggi la testa dello schiavo affrancato e libero.” [Durand, 2003, p.
40]
13
dal Dizionario dell’opera, al sito www.delteatro.it/
21
allontanata dall’isola, conservando, nonostante numerose sconfitte dovute al
carattere di guerriglia della resistenza, molti bastioni e fortezze.
Purtroppo per gli isolani, la disponibilità di mezzi economici era completamente
a vantaggio della città genovese, che dal 1737 stipulò una convenzione con i
francesi, tramite la quale, Luigi XV, assicurando di rispettare la sovranità della
Repubblica sull’isola, si obbligava a mandarvi, dietro un compenso di
settecentomila genovine, prima tremila soldati ed in caso di bisogno altri
cinquemila, posti sotto il comando del conte di Boissieux.14
I ribelli còrsi, a fronte di uno sforzo così grande, si trovarono presto a mal
partito, ed il conte di Boissieux ed il suo successore Maresciallo Maillebois
ottennero la loro sottomissione.
Allo scoppio della guerra di successione austriaca, (1740-1748) i francesi
richiamarono le proprie truppe, credendo l’isola ormai pacificata.
In realtà, gli isolani non aspettavano altro per insorgere nuovamente, e vista
l’impossibilità di successo che aveva riscosso il tentativo di una monarchia
nazionale, si appellarono alla Casa Savoia, al Re Carlo Emanuele III (1745).15
Neanche questa volta l’isola riuscì a rimuovere il giogo dei genovesi: la
concomitanza della fine della guerra di successione austriaca ed il successivo
trattato di pace di Aquisgrana, (1748) distolsero l’attenzione dei reggenti dalla
voglia di libertà dei còrsi, più che mai in balia di Genova.
Ancora una volta non ci fu rassegnazione né si accettò lo stato delle cose.
14
15
dal sito www.cronologia.it/storia/aa1729a.htm
ibidem
22
Essi ripresero le armi sotto la guida del patriota Giampiero Gaffori, che riuscì in
un primo tempo a tenere in scacco le forze congiunte di Genovesi e Francesi,
fino alla sua morte, per assassinio, il 3 ottobre 1753.
Lo stato di guerra proseguiva comunque, e la resistenza ottenne nuova linfa con
l’arrivo di colui che doveva diventare l’eroe più grande dell’indipendenza e di
tutta la storia còrsa, Pasquale Paoli.
Questi, il 29 aprile 175516, tornò sull’isola dall’Italia, dove si era trasferito
giovanissimo nel 1739, seguendo l’esilio del padre Giacinto, e di altri esuli
costretti alla fuga dopo il fallimento dei moti del 1735 ed il conseguente regno
di Theodor von Neuhoff.
Notevoli furono gli sforzi del Paoli, che si preoccupò inizialmente di unificare
gli animi dei suoi compaesani, sconfiggendo il partito dei feudatari.
Il passo successivo riguardò la rigenerazione e l’organizzazione del paese,
soprattutto per ciò che riguardava finanze, amministrazione, agricoltura ed
istruzione: oltre ad una costituzione, che metteva finalmente ordine nell’inquieta
isola, è del 1761 l’apertura dell’Università di Corte, nella quale potevano
insegnare solo professori còrsi.
Purtroppo i notevoli successi interni non intaccavano la ferma intenzione
genovese di riprendere il controllo totale dell’isola, (non bisogna infatti
dimenticare che i genovesi non l’avevano mai abbandonata e mantenevano il
controllo di importanti zone e roccaforti).
16
ibidem
23
Fu così che il 7 agosto 176417, di fronte alle continue difficoltà, Genova stipulò
una nuova convenzione con il regno di Francia, tramite la quale si assicurava la
presenza sull’isola truppe transalpine, fermo restante il fatto che, alla scadenza
della convenzione, fissata per il 1768, i francesi avrebbero dovuto abbandonare
l’isola. Ma il 15 Maggio 1768,18 il plenipotenziario della repubblica di Genova,
stipulava a Versailles la cessione definitiva dell’isola, ponendo fine a secoli di
continue lotte che avevano causato non pochi danni alle casse dell’erario della
città ligure.
1.4 Un problema Francese.19
Se il passaggio alla Francia risolveva un problema annoso per Genova, non
lasciava certamente felici gli abitanti dell’isola, che si ritrovavano costretti a
combattere un nuovo e più potente nemico.
Dopo circa un anno di aspri combattimenti, il 9 maggio 1769, ottomila còrsi si
batterono contro trentamila francesi, nella battaglia di Pontenuovo, finendo
definitivamente sconfitti: Pontenuovo è tuttora considerata la tomba della libertà
còrsa.
Pasquale Paoli, costretto alla fuga, trovò asilo nella lontana Inghilterra. Dal
punto di vista politico, il riconoscimento francese della Corsica come parte
17
ibidem
ibidem
19
Fonte del par. : www.cronologia.it, “la Corsica e la Francia, 1730-1796
18
24
integrante del regno di Francia, e non come territorio conquistato, fu successivo
al 1789, quando l’assemblea costituente estendeva all’isola i diritti e le leggi
francesi e richiamava i fuorusciti còrsi, vietando la loro persecuzione.
Fra questi ovviamente era il Paoli, che fece il suo trionfale ritorno sull’isola il
16 luglio 1790.
In forza della sua saggezza ed esperienza politica ottenne che fosse eletto
presidente dell’assemblea degli elettori, generalissimo delle guardie nazionali
còrse nonché amministratore di tutta l’isola.
Il suo amore per la libertà, che tanto lo aveva guidato nelle lotte per il suo paese,
non poté però impedirgli di risentirsi dell’atteggiamento violento e liberticida
che stava a poco a poco assumendo l’esito della rivoluzione francese. La sua
disapprovazione per la politica del Terrore, così come per la volontà del
Direttorio di portare la guerra contro altri popoli con il pretesto di consegnare
loro la libertà, lo mise presto sotto cattiva luce presso la Convenzione.
Accusato di tradimento, il 2 aprile 1793 fu decretato il suo arresto.
Gli isolani si schierarono compatti dalla sua parte, provocando una completa
rottura tra Francia e Corsica, tanto che il Paoli, a capo delle milizie isolane,
tentò a più riprese di scacciare i francesi.
Nell’impossibilità di farlo da soli, per l’esiguità delle loro forze, fecero appello
all’Inghilterra, da sempre amica del Paoli. Le operazioni militari si protrassero
dal 7 febbraio 1794, giorno dell’arrivo delle forze inglesi, al 10 agosto 1794,
data della capitolazione di Calvi, ultima roccaforte Francese.
25
Durante questo periodo, il Paoli conduceva i colloqui per l’annessione della
Corsica al regno di Re Giorgio III.
Il 10 di giugno 1794, la Consulta còrsa, dichiarò ufficialmente la separazione
dell’isola dalla Francia, e dopo soli nove giorni presentò una propria
costituzione di modello monarchico parlamentare. Sovrano dell’isola era
Giorgio III, viceré e suo rappresentante Sir Gilbert Elliot, presidente del
parlamento Pasquale Paoli.
Da questo momento storico nasce una lunga controversia su quale fosse il reale
carattere del Paoli; i suoi denigratori asseriscono che deluso nella sua aspettativa
di essere eletto viceré, rifiutasse il ruolo di presidente del parlamento: altri, più
benevolenti, insistono invece sul fatto che la stanchezza fisica e ormai anche
mentale lo costringessero a declinare l’invito.
Purtroppo per la Corsica, il momento delle discordie non era ancora finito.
Da una parte la Francia si stava preparando per un contrattacco in grande stile,
dall’altra, i dissidi interni avrebbero presto portato il Paoli ad abbandonare
l’isola su suggerimento dello stesso re d’Inghilterra, che prestava orecchio alle
continue calunnie di chi vedeva il vecchio eroe come fomentatore del
malcontento còrso.
Partito per l’ultimo esilio il 13 ottobre 1795, Pasquale Paoli morì a Londra nel
1807 senza poter fare ritorno nella sua terra, se non per esservi definitivamente
tumulato nel 1889.
26
Durante i primi anni del suo esilio le armate rivoluzionarie francesi andavano
mietendo successi in tutta Europa.
L’Inghilterra, rimasta da sola a combattere nel Mediterraneo, per ovvi motivi
logistici non era in grado di aiutare il viceré Elliott, alle prese con i tumulti degli
isolani, né tanto meno di vettovagliare la sua flotta.
Così il governo inglese si trovò costretto ad abbandonare l’isola. Era l’ottobre
del 1796: dopo poco più di due anni, durante i quali ben pochi erano stati i
giorni di pace, la Corsica tornava in mano francese. Praticamente da questo
momento, eccettuato per il breve periodo relativo all’occupazione italo-tedesca
(11 novembre 1942 – 8 settembre 1943) la storia Còrsa è storia di Francia.
Con l’occupazione definitiva non terminarono certo i problemi.
Credo sia importante sottolineare, per gli sviluppi successivi della storia còrsa,
che già dal 1792, in piena epoca rivoluzionaria, la Convenzione inizia a varare
proposte di legge tese all’abbattimento dell’alloglossia; il francese deve essere
la lingua ufficiale a tutti i livelli. Il problema del riconoscimento linguistico è
tuttora facente parte delle rivendicazioni dei nazionalisti: si è creata, per questo,
una sorta di ambivalenza nei rapporti affettivi con la madrepatria.
Ho personalmente constatato a più riprese come, per esempio, i francesi del
continente siano chiamati tutti, in tono canzonatorio, parigini, senza distinzioni,
e dico canzonatorio per addolcire ciò che in realtà è spesso un vero e proprio
tentativo di offendere. Eppure, come nel passo successivo ben chiarisce il
Durand:
27
“Eppure la realtà affettiva della maggioranza dei còrsi è tutt’altra:
mettere in dubbio la francesità di un còrso significa nel più dei casi
ferirlo profondamente…Alla vigilia del secondo conflitto mondiale, il 4
dicembre 1938, migliaia di reduci del 1914-18 non giurarono
solennemente a Bastia… face au mond, de toute notre ame, sur nos
gloires, sur nos tombes, sur nos berceaux […] de vivre et de mourir
Francais...20 ? Certo il còrso sa bene di non essere francese “per
natura”: egli vive la sua francesità come un titolo pienamente
guadagnato e meritato”
[Durand, 2003, p. 47-48].
Resta comunque un problema: vorrei parlare a questo proposito del saggio di
Ernest Renan, Che cos’è una nazione?. In sede introduttiva,21 Silvio Lanaro
sottolinea come, in un periodo storico di intensa immigrazione, la “Commission
du code de la nationalité”, insediata da Jacques Chirac il 22 giugno 1987, al
momento di dover sciogliere una delle questioni più controverse, (è necessaria,
a uno straniero nato in Francia, una procedura di opzione volontaria per la
nazionalità francese?) invochi sovente il saggio di Renan, tanto che la frase che
ne è simbolo l’esistenza di una nazione è un plebiscito di tutti i giorni,
“…campeggia in epigrafe al preambolo dei due tomi-intitolati Etre francais
aujourd’hui et demain, in cui è contenuto il rapporto finale della Commissione”
[Lanaro, in Renan, 1998, p. XXIX].
Qual è allora il problema a cui accennavo precedentemente?
Renan afferma:
“l’oblio, e dirò persino l’errore storico, costituiscono un fattore
essenziale nella creazione di una nazione…la ricerca storica, infatti,
riporta alla luce i fatti di violenza che hanno accompagnato l’origine di
20
il corsivo è mio.
Trovo questa citazione obbligata per suffragare la modernità e l’attualità che rivestono il saggio di
Renan, dal punto di vista politico e sociale, nella Francia di oggi.
21
28
tutte le formazioni politiche…l’unità si realizza sempre in modo
brutale”.
[Renan, 1998, p. 6]
La Corsica, il suo popolo, non scorda, non hanno scordato i soprusi subiti, non
scordano ciò che attualmente si dice di loro in continente.22
Renan continua, ed elenca ciò che non necessariamente offre una base
sufficiente per “fare” una nazione: non la razza, non la lingua, neanche la
religione né la comunanza di interessi. Cos’altro, allora?
“la nazione è dunque una grande solidarietà, costituita dal sentimento
dei sacrifici compiuti e da quelli che si è ancora disposti a compiere
insieme.
Presuppone un passato, ma si riassume nel presente attraverso un fatto
tangibile: il consenso…l’esistenza di una nazione è…un plebiscito di
tutti i giorni.”[p. 16]
In realtà, il metodo compiuto dalla Francia per “includere” l’isola nei propri
confini geografici, è chiaramente di stampo colonialistico. Esporrò di seguito
tutte le circostanze che rafforzano quanto sostengo e che non mettono certo in
buona luce la patria dell’Illuminismo.
Il modo migliore di vincere un avversario che sul piano militare costerebbe
troppo combattere, consiste nel tentare di metterlo dalla propria parte: in un
territorio nel quale, dal punto di vista economico, sono presenti scarse
prospettive occupazionali, si può cercare di “corrompere” anche lo spirito più
battagliero, se questo ha una famiglia a cui provvedere, offrendogli opportunità
lavorative in ambito statale: nel caso còrso, migliaia di individui sono stati
costretti ad emigrare sulla terraferma per lavorare in Francia o nelle colonie, in
22
“tra le varie manifestazioni di questo anticorsismo è spiccata ultimamente una vignetta…raffigurante
un incappucciato armato e sovrastato da una dicitura: vous avez une gueule de con? Devenez corse (hai
una faccia da stronzo? Diventa còrso). [Durand, 2003, p. 58]
29
qualità di impiegati, sottufficiali dell’esercito, polizia e quant’altro fosse loro
offerto. Si è così arrivati a parlare di una diaspora còrsa, che ha tuttora gravi
conseguenze sulla presenza di indigeni còrsi nell’isola.
Ma l’amministrazione centrale francese non si è fermata certo qui: al fine di
diluire il confine di sapore etnico, fra còrsi e francesi, provvedeva e provvede a
mandare sull’isola, dal continente, i cosiddetti “parigini”, ottenendo in questo
modo anche lo scopo di annientare l’esistenza della lingua còrsa, ultimo fra i
baluardi del nazionalismo.
Ed è proprio sul versante linguistico che l’operazione di rottura, compiuta
dall’amministrazione francese, raggiunge i risultati più alti. Durand, nell’opera
citata, afferma che:
“…l’antica ostilità francese per patois23 e lingue regionali si è nel
frattempo trasformata in un pregiudizio non lontano dalla fobia nei
confronti del bilinguismo infantile, paventato come presunta fonte di
confusione…” [Durand, 2003, p.53]
Considerato che questi pregiudizi sulle difficoltà di apprendimento di una
seconda lingua o dialetto, facevano parte della cultura statale così come questa
si presentava intorno agli anni Cinquanta del XX. Sec., le stesse famiglie còrse
si trovarono nella condizione di rinnegare la loro stessa lingua, tanto che:
“…per i figli degli anni Sessanta il còrso non sarà più una
madrelingua, tranne rare eccezioni, bensì una nonnalingua, appresa
passivamente e cui mai ricorrono tra di loro…” [p. 54]
Se questo non bastasse per far capire il tipo di “occupazione” intrapresa dallo
stato francese, basti aggiungere questa nota: polizia, vigili del fuoco e chiunque
23
patois: dialetto, lingua locale.
30
presti servizi di questo genere, viene pagato con lo stipendio doppio rispetto ad
un pari grado che operi sul continente! Praticamente lo stesso trattamento
offerto a chi lavora nei territori ex coloniali fuori dai confini dell’Europa.
Pensate come dovrebbe sentirsi un còrso!
Ma probabilmente, i problemi legati alla violenza politica nascono alla fine del
vero periodo coloniale francese, nel 1962; durante questo e gli anni successivi,
molti dei coloni rimpatriati dall’Algeria (pieds-noirs) si stabiliscono sui terreni
della costa orientale còrsa, lasciati incolti a causa dell’emigrazione autoctona.
Questi coloni portano con sé, dall’Algeria, la propria mano d’opera: per i còrsi
non rimane nemmeno la possibilità di lavorare come contadini a servizio. La
disoccupazione, la conseguente povertà, troveranno possibilità di sfogo di lì
breve.
1.6. Il 1975
31
Il 21 agosto 1975 rappresenta, nell’immaginario collettivo còrso, un giorno, per
la sua importanza, in assoluto da non scordare. In quella data, presso Aleria,
cittadina situata a metà della costa orientale dell’isola, un commando
dell’ARC24 composto di sette uomini armati di fucili da caccia, penetra nella
fattoria di un pied-noir, accusato di adulterare con prodotti chimici il vino in
produzione; ciò che in realtà egli rappresenta agli occhi del commando, è la
volontà francese di annientare lo spirito dell’isola, con un ultimo sussulto di
volontà colonialistica.
Ed in effetti la reazione di Parigi all’assalto suona alquanto fuori luogo, quasi
confermando l’atteggiamento che gli viene rimproverato.
Probabilmente per dimostrare che nei confini del Paese non possono essere
tollerate azioni di protesta, sono inviati 1200 (milleduecento !)25 uomini in
assetto di guerra, con tanto di carri armati ed elicotteri! Nella sparatoria che
segue, il 22 agosto, muoiono due gendarmi, colpiti ancora non si sa da chi.
Vorrei aggiungere un’ulteriore nota riguardo l’esperienza provata e vissuta
dall’opinione pubblica francese:
L’opinion publique est partagée entre la stupeur et la crainte : rien ne
lassait prévoir une telle explosion de violence, et le parallèle avec
l’Algérie s’impose à tous. [Pellegrinetti, Rovere, 2004, p. 96]
Quello che poteva essere affrontato come un avvenimento grave, ma facilmente
risolvibile con i mezzi della politica
24
e della discussione, trovò talmente
ARC, Action Régionaliste Corse, fondata nel 1967 dai fratelli Simeoni, diventa nel 1973 Azzione per
a Rinascita di a Corsica, con un programma di rivendicazione autonomistica.[Durand, op.cit. p. 54]
25
op.cit. p. 55
32
impreparata la Repubblica d’Oltralpe da arrivare ad une quasi-opération de
guerre.26 Come ha fatto notare E. Bulzi,
“secondo il Rapporto LeRoux, tale operazione di “commando” [sic] si
pone chiaramente come “l’atto fondatore della violenza politica in
Corsica” apparendo cronologicamente successivo all’approvazione
della legge del 15 maggio 1975 nella quale vengono ristabiliti i due
dipartimenti27, istituiti nel 1793 e soppressi nel 1811.
Quindi per il suddetto Rapporto non alla menzionata legge, ma
piuttosto agli avvenimenti d’Aleria va, invero, imputato il clima di
violenza sull’isola.”
[Bulzi, 2002]
Effettivamente, anche se già negli anni venti del secolo scorso esistevano
tendenze autonomistiche, che trovavano nella rivista A Muvra (lo stambecco
come simbolo di libertà) la propria propagazione culturale e nel Partitu Corsu
Autonomistu, del 192628, la prima opzione politica riconosciuta, si può far
procedere dal 1975 la proliferazione di partiti e movimenti, che inizialmente
fecero del puro terrore, con ripetuti attacchi a vari bersagli sull’isola e sulla
terraferma, il proprio biglietto da visita. Dopo la messa al bando dell’ARC e
l’incarcerazione di Edmond Simeoni, capo riconosciuto dell’azione di Aleria,
cominciano a nascere: nel 197629, il Fronte di Liberazione Naziunale di a
Corsica (FLNC), dichiarato fuorilegge nel 1983.
Successore dell’ARC, nel 1977 nasce Unione di u Populu Corsu (UPC),
movimento autonomista guidato da E. Simeoni.
26
Andreani J. Comprendre la Corse, 1999, citato in Durand, op.cit.
Ajaccio, 2A. Bastia, 2B.
28
si veda Pellegrinetti, Rovere, 2004, pp. 242-250
29
per le seguenti notizie, Durand, op.cit. pp. 56-57
27
33
Nel 1987, ciò che resta del FLNC si ricostituisce in A Cuncolta Nazionalista, di
tendenze indipendentiste. La Cuncolta (raggruppamento), sarà poi l’origine di
due gruppi, Accolta Naziunale Còrsa (ANC, 1989) che disporrà di una frangia
armata, chiamata Resistenza,ed il Movimentu Per l’Autodeterminazione (MPA,
1990).
Sempre originati dal movimento Fronte, bisogna segnalare: FLNC Canal
Historique, di ispirazione indipendentista e formalmente braccio armato di A
Cuncolta, e FLNC Canal Habituel, che il Durand specifica essere aperto alle
pratiche malavitose.
Infine, una menzione particolare necessita la nascita, nel 1992, di Corsica
Nazione, proveniente dalla fusione di A Cuncolta e UPC.
A tutt’oggi, Corsica Nazione rappresenta una delle principali forze politiche
dell’isola. I suoi due più importanti rappresentanti, Edmond Simeoni e JeanGuy Talamoni sono il punto di riferimento per circa il 18% degli aventi diritto
al voto, ed il dato è quanto mai attuale, essendo stato ripreso dalle ultime
elezioni regionali, svoltesi in doppia tornata il 21 ed 28 marzo 2004. A ben
vedere il futuro dell’isola è ancora completamente in ballo. Sotto il governo
socialista di Jospin era cominciato un dialogo, noto come Processo di
Matignon30, preparatorio per la ratifica, nel 2004, di uno statuto che le avrebbe
consentito di esercitare il potere di applicare certe leggi e certe politiche,
offrendo in pratica un decentramento fino ad allora inimmaginabile. Alcune di
queste leggi, come il controllo dei porti e degli aeroporti, assumevano un
30
Matignon è il nome del Palazzo che ospita il Governo ed il Primo Ministro Francese.
34
significato particolare, trattandosi di un’isola, perché avrebbero permesso
all’amministrazione còrsa di commercializzare trasporto e pesca ed in genere di
controllare le “porte di entrata”31.
In realtà, il vero bersaglio dei politici còrsi era la possibilità di poter
regolarizzare la politica sociale dell’isola: in Corsica, l’agricoltura, le acque, e
tutto ciò che vi ruota attorno, è controllato da compagnie straniere, e la speranza
era di cambiare.
Purtroppo, la situazione non era, e non è, così fluida.
Sia presso il Governo Francese che fra la popolazione còrsa, la mancanza di
uniformità di vedute ha costretto al fallimento il Processo di Matignon: la
Destra d’opposizione e gran parte della Sinistra al Governo, vedevano nella
concessione di forti autonomie la possibilità di una disgregazione della
République, une et indivisibile, dal momento che anche altre regioni
dell’Hexagone, Bretagna ed Alsazia in primis, cominciavano a farsi sotto con
richieste analoghe.
Invece, dall’altra parte della barricata, c’era chi riteneva la rottura del Processo
causata unilateralmente dalla principale organizzazione armata còrsa (FLNC).
Questa era considerata responsabile della ripresa degli attentati contro obiettivi
della speculazione immobiliare, da sempre nel bersaglio dei gruppi armati del
nazionalismo. In realtà il FLNC dichiarava che l’intenzione non era quella di
rimettere in discussione il cessate-il-fuoco, ma di compiere atti di resistenza e di
31
Si veda rivistaindipendenza.org, sett.dicembre 2001
35
avvertimento verso chi intendeva approfittare della tregua per rilanciare la
speculazione nell’isola.32
A questo proposito mi preme sottolineare un dato di fatto: nonostante che il
Còrso « medio » disapprovi gli attentati e gli attentatori stessi, nondimeno ne ha
sempre apprezzato il risvolto, se mi è permesso il termine, dato il contesto,
ecologista, tanto da far dire a Talamoni :
Pendant des décennies, les nationalistes ont évité à la terre de Corse
d’etre défigurée. Les clandestins ont, à cet égard, joué un role
déterminant. ...De fait, nul ne saurait nier – sauf à etre de la plus
parfaite mauvaise foi – que ce sont les bombes qui ont jusqu’à présent
permis la préservation de notre littoral.
[Talamoni, 2001, p. 207-208]
Nel capitolo successivo vedremo gli ulteriori sviluppi del Processo,
sottolineando ancora una volta la situazione paradossale che si è venuta a creare:
in pratica, per dire No al governo, opporsi ancora una volta a decisioni prese
fuori dall’isola, molti indipendentisti hanno fatto leva sulle paure della
popolazione spingendola a votare contro la proposta d’autonomia.
32
Vedi rivistaindipendenza cit.
36
1.7. Delle giustificazioni
Ho iniziato questa introduzione di carattere eminentemente storico-politico
riprendendo il concetto di Culture de résistance espresso da Talamoni.
Il mio scopo era quello di descrivere ciò che il Còrso ritiene possa essergli
somigliante. Per lo meno, fornire i prodromi di un concetto chiaro di quella che
è l’auto-rappresentazione còrsa, fulcro dei capitoli successivi.
(Ottimo soggetto d’analisi potrebbe essere lo studio invece del perché io ritenga
che il Còrso “medio” si veda in questo modo. Dopo tutto, le persone che ho
interpellato personalmente sulla questione, vuoi per timidezza o per assoluta
convinzione, hanno sempre espresso la propria lontananza dall’immagine
stereotipata dell’isolano violento e al tempo stesso tutto di un pezzo).
Ciò che invece adesso mi preme, è collegare questo piccolo pezzo di Umanità
all’ambiente che gli appartiene, l’ambiente mondo.
Per farlo non ho bisogno di andare lontano: è sufficiente che mi sieda alla
scrivania, (che strano, chiamarla ancora così quando quasi più nessuno scrive e
tutti “digitano” su una tastiera. O forse è ancora giusto lasciarle tanta
importanza, in fondo, ciò che “digitiamo”è scrittura…) accenda il computer, e
mi colleghi in rete. Fra le svariate milioni di pagine che potrei scegliere, lo
sguardo cade su quelle che parlano di Corsica, problemi Còrsi, nazionalismo
Còrso.
37
Non credo di avere esagerato nel dire che in questo modo collego qualcuno a
qualcosa. Il fatto stesso di aver preso coscienza della questione Còrsa e di
parlarne, facendo riferimento ai siti internet che presenterò successivamente, mi
pone nelle condizioni di usare un linguaggio specifico, significati trasmissibili
di senso proprio solo se, appunto, possono godere di condivisione, uscendo
dallo stato embrionale pertinente al pensiero non scritto. E’ in questo senso che
la cultura Còrsa è un bene universale: non perché Còrsa, ma in quanto cultura.
Perché parlarne? Corriamo il rischio di assistere alla sua definitiva scomparsa, e
per evitare ciò, dobbiamo e devo farla conoscere. Ma come può morire una
cultura,
nell’Europa
della
Libertà,
della
Fratellanza,
delle
supposte
Uguaglianze?
Mike Featherstone, nell’introduzione di La cultura dislocata cita una frase di
una poesia di W.B.Yeats: “Tutto crolla, il centro non può reggere” per
”…mettere in risalto il significato della frammentazione e della dislocazione
culturale” [Featherstone 1995, p. 11].
Ebbene, il centro non regge quasi più. Se per centro intendiamo, come ritengo
faccia anche Featherstone, la possibilità di gestire una memoria culturale, una
lingua, un patrimonio fatto di usi e gesti consuetudinari, il centro Còrso non
regge quasi più, tanto che, per salvare il salvabile, si ricorre anche ai più
sofisticati sistemi comunicativi, come internet, con i rischi che questo comporta.
Se appartengo ad una determinata cultura, faccio parte di un determinato
38
gruppo, sono in qualche modo obbligato ad usare sistemi comunicativi
pertinenti a quel gruppo o a quella cultura.
Questi sistemi comunicativi non sempre possono essere tradotti ed interpretati
correttamente: si richiede almeno un notevole approfondimento nello studio di
una Lingua, prima di poter dire di saperla parlare. Pertanto, nel momento in cui
si decide di affrontare una cultura altra da noi, dobbiamo rilevare che
l’approccio etnografico dovrà essere del genere thick description33 .
Parlando di altre culture, ciò che ci impedisce di capire cosa fanno gli uomini,
è “…la mancanza di familiarità con l’universo immaginativo entro il quale i loro
atti diventano segni” [Geertz 1973, p. 21]. Mancando di questa familiarità,
qualsiasi tentativo di comprensione potrebbe difficilmente andare oltre la soglia
della traduzione alla lettera. Ma il linguaggio scevro dei suoi contenuti
simbolici può spiegare ben poco: ecco perché internet e le comunicazioni
virtuali offrono il fianco a così tante e differenti interpretazioni da rendere
fallace quasi ogni genere di comunicazione.
Ecco altresì perché, un web master che si rispetti, disegna, volontariamente o
meno, le proprie pagine, con una ricchezza di rimandi densi di significato
altrimenti inspiegabili. Nel capitolo successivo, si potranno notare quali e di
quale specie siano questi rimandi.
Dovremo infine annotare che i siti nazionalisti, o quelli che tengono alla
sopravvivenza della Cultura còrsa, sono gestiti in lingua Francese, Inglese,
molto raramente in lingua Còrsa.
33
si veda Geertz, 1973
39
La domanda che ci dobbiamo porre allora è: per chi sono creati e gestiti i siti
web?
Chi è l’utente tipo che può trarre un vantaggio dal suo utilizzo?
Questa
uniformazione linguistica, seppure dettata dal bisogno di far conoscere ad un
numero sempre più grande di persone il dramma collettivo di una cultura
moribonda, perlomeno questa è la giustificazione addotta dal web master del
sito libertà.come.to personalmente contattato nel forum del sito, non rappresenta
forse essa stessa l’ammissione di un cambiamento in atto verso una definitiva
contaminazione culturale? Oppure è la comprensione che comunicare solo in
còrso limiterebbe enormemente la cassa di risonanza del messaggio?
Infine, e lo dico con una certa malizia, il non scrivere in còrso, non può
rappresentare il bisogno, profondamente umano, di dimostrare che non siamo
legati alle cose vecchie, ma che anzi, guardiamo avanti, cercando sempre di
migliorare? Avverto la sensazione che il problema culturale còrso, da me
intimamente vissuto, non abbia un corrispettivo proprio laddove ce lo si
aspetterebbe.
Ripeto: essi ritengono di meritarsi un miglioramento delle loro condizioni
economiche, la possibilità di controllare ciò che loro appartiene, ma il connubio
denaro-nazionalismo è stato sfruttato fin dagli albori della storia contemporanea,
e cercare del romanticismo in certi frangenti è certamente un’impresa ardua.
Ho provato spesso, in questi mesi, la sensazione di essermi ingannato sui reali
bisogni di questo popolo. Una certa forma di diffidenza, legata forse ad una non
40
completamente rinnegabile formazione materialista, mi ha quasi portato sul
punto di mollare il mio lavoro. Spero di avere superato questa impasse, grazie
anche alla possibilità che ho avuto di comunicare in un Còrso certamente da
migliorare, con altri membri di un gruppo34. Ho precedentemente chiesto per chi
sono preparate le pagine web, chi può essere l’utente finale.
Io, è già una risposta.
Globalizzare le comunicazioni, le conoscenze, e non volere approfondire il loro
intimo significato, è come pretendere di buttarsi in mare e pensare di uscirne
asciutti. La rappresentazione del mondo, del mio mondo, prevede una
connessione sempre più ampia di sapere, e questo concerne la possibilità,
sempre attuale, di commettere degli errori, di provare dei dubbi.
Quello che cerco nelle pagine web sul nazionalismo còrso, è probabilmente una
risposta alla mia totale assenza di nazionalità: mi pongo come cittadino del
mondo, con tutti i miei difetti, la consapevolezza di molti di questi, al servizio di
chi può utilizzare queste note per la propria crescita, o per il loro rifiuto.
Chiedersi del perché di un lavoro, è come chiedersi perché si vive: cos’è che mi
fa scegliere la Corsica, anziché l’Albania o il Marocco? Forse una comodità
personale, rapporti preesistenti, facilità di studi? A chi giova la risposta?
Proverò a fornire la mia. Scrivere rappresenta una forma di autoanalisi
accessibile a tutti: si scrive per descrivere il nostro modo di vedere le cose, di
34
il riferimento è al gruppo cursichella, dove si cerca di comunicare in lingua còrsa, nel tentativo di
farla conoscere ad un pubblico sempre più vasto
41
conseguenza passiamo al vaglio il nostro modo di pensare: non c’è modo di
ingannare.
Se vogliamo provarci, semplicemente mostriamo la scrittura di un inganno; noi
lo sappiamo, potremmo anche non essere scoperti: resta il fatto che saremo pur
sempre ciò che avremo scritto. Scrivere comporta seguire dei pensieri, che
hanno la possibilità di essere tradotti in una lingua più comprensibile della muta
elucubrazione.
Pensando, e scrivendo dei miei pensieri, mi sono ricordato del mio primo
viaggio in Corsica; viaggio di piacere, di turista attratto dalla selvaggia bellezza,
tanto decantata ed altrettanto vera, delle coste e delle montagne isolane.
Era il 1997, ed ancora la volontà di iscrivermi all’università non si era fatta viva.
Del resto, il lavoro in fabbrica, la palestra, e soprattutto la mia famiglia mi
sembravano argomenti (e che argomenti!) più che sufficienti a riempirmi le
giornate.
Poi, proprio durante quel primo viaggio, ho conosciuto due ragazzi, fratello e
sorella, che durante l’estate lavoravano presso i locali del padre, trascorrendo il
resto dell’anno all’Università.
Non voglio adesso discutere del fatto che abbiano raggiunto o meno i loro
obbiettivi: in quel momento mi sono sentito toccato nell’orgoglio.
Non potevo essere da meno. Scrivere di Corsica, alla luce di queste
considerazioni, assume ora il senso del ringraziamento dovuto, del
42
riconoscimento della vita di sacrificio, che mi è stata insegnata da due giovani
Còrsi.
Per me, dunque, ma soprattutto per loro, ho il diritto-dovere di de-scrivere il
loro approccio al mondo: di avvicinarmi agli schemi delle loro autorappresentazioni. Voglio farlo attraverso una nuova via dell’antropologia,
cercando di dimostrare che, nel vituperato agorà delle comunicazioni virtuali,
sia possibile ritrovare quegli schemi che fanno degli abitanti dell’Isola, nelle
nuove comunità, un mondo altro da analizzare.
43
CAPITOLO 2: Siti internet e luoghi antropologici
2.1. Presentazione dei siti internet
44
In questo capitolo presenterò dei siti di cose Còrse che mi hanno
particolarmente impressionato, seguendo una metodologia legata alla percezione
che io ho avuto del tipo di messaggio ricevuto. Il coinvolgimento personale
deve essere considerato, in questo contesto, parte fondamentale per stabilire le
linee guida di una analisi antropologica di tipo riflessivo.35
L’intenzione è quella di introdurre e descrivere alcuni36 dei siti internet relativi
al nazionalismo còrso, o che trattano di cultura còrsa.
L’ordine con il quale li presenterò è puramente casuale, non essendo stato
adottato nessun criterio di preferenza.
Il primo della lista è cursichella.free.fr/storiaccia.htm
Il sito presenta un’immediata caratteristica che lo rende inconfondibile: sotto il
titolo RESITENZA CÒRSA E REPRESIONE FRANCESE, di per sé già
abbastanza chiaro riguardo al tono delle informazioni, c’è una lunga serie di
date, che una volta cliccate, consentono la lettura di notizie legate alla causa
indipendentistica, relativamente all’anno specificato. (n.b. ho inviato una mail al
web master per avere lumi riguardo il fatto che la prima data sia 1970 e non
un’altra. La risposta non è stata molto precisa né, credo, esauriente. Secondo
35
Resta il fatto che, la ricerca in ambito semiologico sta affrontando, già da alcuni anni, la critica
relativa ai siti web, soprattutto, credo, per l’alto impatto che internet ha sugli introiti pubblicitari.
Pertanto ritengo opportuno segnalare, per chi fosse intenzionato ad un approfondimento in questo senso,
il volume Semiotica dei nuovi media. [Cosenza, 2004, p. 130-139]. Invece, per un approfondimento in
ambito accademico, relativamente ai siti internet di contenuto storico, il riferimento è Randy Bass,
Culture and History as Electronic Text: A Lexicon of Critical Questions, reperibile presso il sito
georgetown.edu/faculty/bassr/511/lexicon.
36
Mi è risultato praticamente impossibile seguire lo schema di presentare tutti i siti che trattavano di
nazionalismo còrso. La delicatezza del problema, che ha non poche gravi ripercussioni sulla vita politica
francese, ha fatto si che gli organi di governo transalpini preposti al controllo di internet, abbiano
provveduto in più di un’occasione a chiudere i siti ritenuti “pericolosi”, per i loro messaggi e il loro
incitare alla resistenza. Pertanto l’elenco si è ristretto a quei siti che, nel periodo considerato, hanno
mantenuto una certa attività.
45
quanto ho ricevuto, la data rappresenta l’inizio della resistenza attiva nei
confronti dello stato, con il riferimento, esplicito nella pagina web, ad un
attentato compiuto all’Hotel A Marana. Ciò che mi lascia perplesso è il fatto che
comunemente si ritiene il 1975 come l’anno dell’incipit, e volendo, dopo una
ricerca più accurata, al massimo si potrebbe risalire al 1973, con lo scandalo dei
fanghi rossi, quando la Montedison scaricò al largo di Capo Còrso residui
tossici che scatenarono la protesta contro il silenzio assenso dello stato
francese.).
La struttura del sito mi ricorda vagamente gli annunci mortuari.
Tale è stata la mia prima impressione, e queste, come ho già rilevato, sono state
fondamentali per osservare e scegliere fra la marea montante dei siti. In fondo
credo che si compia tutti sempre una selezione che si basa sulle impressioni, che
in questo caso possono essere solo visive, o, al più, anche auditive.
Probabilmente proprio questo è l’intento del web master, che vivendo in prima
persona le vicissitudini del suo paese, si vede “costretto” a riprodurre le
emozioni del suo stato d’animo nel modo più consono ed immediato.
Lo spirito fortemente drammatico della cultura di questo popolo, credo non
potesse avere migliore descrizione.
L’uso di un simbolismo di questo genere sarà ripreso e presentato anche durante
l’introduzione dei siti successivi, quasi come se esso costituisse un marchio di
fabbrica. Con questo non voglio affermare che Cultura Còrsa e drammaticità
rappresentativa debbano essere considerate indivisibili.
46
Né si tratta in questo caso di un tentativo di ipostatizzazione della cultura còrsa
in quanto tale né, tanto meno, di una sua stereotipazione.
Sto parlando di un aspetto di quella cultura nella quale si riconoscono migliaia
di isolani, anche se politicamente le divisioni sembrerebbero affermare il
contrario.37
Credo che prestarsi all’ascolto delle canzoni, dolci e struggenti, o guardare le
immagini in questione, sia quanto di più necessario per afferrare con chiarezza
il concetto espresso. Questa è la mia necessità, che è un po’ anche un tentativo
di facilitarmi il compito, mentre di tutt’altro parere sembrerebbe il pensiero di
Stephen A.Tyler:
“nelle nostre monografie etnografiche confermiamo la consapevolezza
della natura frammentaria del mondo post-moderno, perché nulla
definisce il nostro mondo meglio dell’assenza di un’allegoria
riassuntiva”,
[Tyler, 1986, p. 187]
anche se una parziale marcia indietro attribuisce a
“un senso di nausea, suscitato dalla nostra consapevolezza
dell’inesauribilità di tali allegorie, che ci tiene alla larga dal momento
della totalizzazione estetica, dalla storia delle storie…”[ibidem].
Nel caso in questione non trovo niente di frammentario, anzi.
Il bisogno che abbiamo di ricondurre il mondo delle nostre sensazioni a
qualcosa di codificabile e di facilmente comprensibile, in pratica di tradurre,
37
Il fatto che esistano svariati siti relativi al progetto di lotta nazionale la dovrebbe dire lunga sulle
differenze di natura politico-economica che dividono l’opinione pubblica còrsa; oppure basterebbe
scorrere l’elenco dei partiti che cercano di guidare la campagna contro lo stato francese. Gli appelli alla
formazione di una Union des Nationalistes si sprecano e sembrano cadere nel vuoto.
47
fa parte della nostra esigenza di non perdere il controllo, e questo io intendo
quando mi riferisco a certe caratteristiche di rappresentazioni che possono farsi
risalire alle peculiarità di un popolo. Io ho bisogno di un’allegoria riassuntiva
che mi permetta di essere nella storia di questa o quella gente. De Martino
definisce l’angoscia come il “rischio radicale della perdita della presenza”[De
Martino, 2000, p. 30] e più avanti:
“l’angoscia sottolinea il rischio di perdere la distinzione fra soggetto ed
oggetto, fra pensiero ed azione, tra forma e materia: e poiché nella sua
crisi radicale la presenza non riesce più a farsi presente al divenire
storico…l’angoscia può essere interpretata come angoscia della storia, o
meglio come angoscia di non poter esserci in una storia umana.”
[p. 31] .
L’applicabilità al nostro caso è palese: basta sostituire al soggetto, al pensiero
agente, il còrso, e all’oggetto la sua intima matrice culturale, o la sua lingua. Il
fatto che questa sua cultura stia perdendosi nei meandri di una storia ricostruita
dalla politica accentratrice francese, (pertanto non riconosciuta da chi còrso si
sente per davvero) fa sì che risulti impossibile una netta distinzione fra pensiero
ed azione come altrettanto impossibile sia applicare le formule del
riconoscimento; ne segue quel problema di identità al quale alludevo in apertura
del primo capitolo. Per tornare a De Martino ed all’applicabilità della sua
filosofia al nostro caso, pensiero ed azione finiscono definitivamente per
sovrapporsi, e lo iato invece necessario, frutto di consapevolezza storica, risulta
assente.
Ora, chiunque abbia sentito canzoni caratteristiche còrse potrà capire a cosa
faccio riferimento: ogni brano è un’allegoria riassuntiva di uno stato d’animo
48
che definitivamente ricostruisce una cultura; senza tema di essere smentito
posso affermare che le canzoni popolari còrse, il modo stesso in cui sono
cantate, sono frutto di quel popolo e basta. Estremamente e facilmente
riconoscibili, lasciano un profondo senso di vuoto e d’angoscia, nonostante la
loro dolcezza. Sembra di assistere, o meglio ascoltare, il funerale di una cultura.
Del resto è sufficiente visitare il prossimo sito che intendo presentare per avere
una chiara percezione della tristezza che pervade questi cuori: ritengo che l’uso
dell’allegoria e, o forse meglio ancora, della rappresentazione allegorica, come
nel caso delle immagini sul web e della musica che a volte vi è associata, possa
servire a dominare e superare il flusso che porta verso l’assenza dalla storia. È
come se, attraverso una pratica freudiana, affrontare il problema, renderlo
(musicalmente) vivo possa servire ad esorcizzare la paura di perdersi.
Il sito al quale faccio riferimento è: corsica-nazione.com/accoltacòrsacad
Chiaramente, in questo caso, il compito di tradurre quello che ritengo un
tentativo di esserci nella storia, di distinguere fra soggetto ed oggetto, è affidato
appunto alla musica, che nella sua universale comprensibilità offre possibili
scorciatoie intellettuali, capaci di essere recepite da tutti, verso il comune
obiettivo di unione politica, perseguita ma ancora non raggiunta. (cfr. nota n°3)
L’altro elemento che si ripete è la bandiera al vento con la testa del moro, della
cui importanza simbolica ho già trattato nel corso del primo capitolo.
La musica accompagna anche i vari sotto-menu della pagina centrale:
49
è da sottolineare l’uso di menu sia in lingua francese che inglese, al fine di
rendere il più possibile “internazionale” il messaggio che si vuole presentare.
La presentazione, con gli slogan comunque in lingua còrsa, risulta di grande
effetto, e denota una certa abilità professionale dell’uso della realtà virtuale.
Da questo sito, alla voce ligami, -traduzione còrsa per links,- si può accedere a
molte delle più importanti e conosciute pagine web relative al nazionalismo
còrso (ovviamente ho sfruttato anche io questo appoggio): resta il fatto che,
come spesso accade sul web, alcuni accessi sono resi difficoltosi dalla presenza
di pubblicità di natura molto “particolare” che appare improvvisamente senza
permettere di raggiungere il sito richiesto. Non che questo sia un problema
grave: ha però rappresentato un freno finché ho deciso di non usare più il sito in
questione.
Caso a parte è il terzo sito analizzato, webzinemaker.com/avivavoce/ .
Esso rappresenta la versione on-line di una rivista in italiano che tratta di cose
còrse. In questo caso il legame con l’indipendentismo è strettamente connesso
ad una continua analisi culturale tendente a evidenziare la vicinanza linguistica
con l’Italia a scapito della mal digerita onnipresenza francese.
Non voglio entrare nel merito delle discussioni specialistiche relative alla
classificazione del Còrso come lingua di origine italiana, neo latina o come
semplice dialetto: la mia competenza in merito risulterebbe alquanto esigua.
50
Posso permettermi di segnalare la recentissima opera di Olivier Durand38, già
citata precedentemente per la sua esauriente analisi storica, estremamente
interessante e straordinariamente ricca dal punto di vista bibliografico
sull’argomento in questione.
Il sito e le informazioni ivi raccolte sono organizzate dal Professor Paolo
Colombani, direttore del dipartimento di italianistica all’Università di Nantes,
fra i responsabili curatori anche della rivista letteraria a viva voce. Il tono degli
articoli, quasi sempre distaccato, mi sembra denotare un differente approccio al
problema dell’indipendenza o di un’eventuale autonomia amministrativa
dell’isola.
Durante un colloquio personale avuto con il professore, ho saputo che il loro
interesse principale è quello di non far morire il dialetto, che è considerato un
chiaro frutto della lingua e della cultura italiana.
Un articolo pubblicato a nome Pascal Marchetti riferisce in merito:
“…i lungimiranti(?!) [sic] ideatori di questa politica, in francese detta de
Gribouille39, non avvertono che, sceverato dall’italiano, il còrso muore e
l’isola rimane monolingue, con la padronanza del solo francese,
cancellando così storia e cultura propria…per chi invece auspica la
permanenza del nostro retaggio linguistica e culturale, non sussiste altra
scelta se non ritemprarlo in un bagno di autenticità, riallacciando legami
malauguratamente allentati.” [Marchetti, 2003]
Di tutt’altro tenore il quarto sito in programma, ribombu.com.
Anzitutto, si tratta della versione on-line di una rivista ad uscita settimanale,
fonte specifica dell’indipendentismo più vivo. Il tono è logicamente politico e di
38
39
Durand, 2003
Si intende così una politica da sempliciotti, balordi.
51
parte. Fra le varie voci riportate, premendo attualità si ha un’informazione delle
principali notizie politiche della settimana.
Più insolita ancora risulta essere i patrioti: qui sono presentati i nomi di molti
prigionieri politici còrsi, (al momento della consultazione, aggiornata all’aprile
2004, i detenuti risultano essere 46 (una sola donna), distribuiti nelle carceri del
territorio francese continentale; di questi prigionieri sono riportati nome,
cognome, carcere di detenzione, e numero di cella, con la preghiera di scrivere
almeno una cartolina…)
Come dicevo, la parte del leone è svolta in questo caso dall’informazione
politica, e il tema ricorrente nei siti precedenti, relativo al recupero della cultura
d’appartenenza, è in un certo senso superato dalle problematiche relative ai
problemi socio-economici quotidiani. Resta però il fatto, credo di per sé
estremamente indicativo, che le notizie riportate cronologicamente, sono
racchiuse in un riquadro titolato dal giorno di pubblicazione: tutto è scritto in
francese, tranne i nomi dei giorni, che sono in còrso. Sembra come un tentativo
di mostrare un’appartenenza altrimenti non così evidente, se non dopo aver letto
attentamente gli articoli.
La critica che mi sento di muovere, in qualità di navigatore, è che più richiami
alla propria cultura potevano e possono fare un gioco più produttivo per il sito
in questione. In fondo, il nostro sguardo, quando cerca qualcosa, si sofferma con
più facilità su ciò che offre una vista, un suono familiare.
52
INTERMEZZO
Durante la visita del sito avvenuta in data 23 gennaio ’04, mi è capitato ancora
l’inconveniente dei pop-up, questa volta tanto noiosi da costringermi ad
interrompere il collegamento.
Il fatto mi ha però indotto ad alcune considerazioni di carattere riflessivo,
dapprima legate al particolare uso di internet e poi più generali.
In effetti, mi sono detto che organizzare un sito web di questo genere comporta
delle spese: il personale addetto e la lotta politica prevedono delle uscite.
Si possono recuperare le perdite utilizzando lo stesso sito per informazioni
pubblicitarie.
Fin qui niente di male; il problema sorge quando vediamo meglio la questione
legata al nazionalismo: è come mischiare il sacro con il profano.
Possiamo associare l’idea di Nazione a concetti e simboli che fanno venire i
brividi: (non a me; mi ritengo più che altro figlio del mondo) la Patria, la
Famiglia, la Lingua dei nostri avi.( Per molti dei miei conoscenti i brividi
vengono solo per la Nazionale di calcio, ma questa è un’altra cosa). Si combatte
per la Nazione, per la propria Nazione, mettendo a repentaglio la nostra stessa
vita.
Le si può dedicare il nostro primo pensiero e il nostro ultimo.
Se ne parla con un linguaggio fatto di simboli e di rimandi interni, per lo più
incomprensibili a chi ne sta al di fuori; assume nella pratica un senso sacrale.
53
Ma da tutto questo ad arrivare a vedere mischiati annunci di vario tipo in una
rete di comunicazione globale (internet), il passo mi sembra troppo lungo.
Avverto come un forte distacco temporale
e concettuale, allorché
problematiche di questo genere sono disposte sullo schermo di un computer, ad
uso e consumo di moltitudini che hanno ben altri interessi.
Temporale perché provo la sensazione di navigare nel tempo, con idee e
concetti fuori-luogo, sganciati dal loro habitat naturale e perciò a disagio.
Concettuale perché mi chiedo chi possa capire un’esigenza del genere, se non
chi la vive personalmente.
L’unico vantaggio che mi sembra possa nascere in una situazione come questa è
la possibilità di smuovere coscienze. E forse questo è l’obiettivo.
--Il quinto sito della relazione è carcorsica.com
Anche in questo l’intento ideologico è ben evidente.
La grande scritta comité anti repression corse introduce il menu della pagina
web: anch’essa presenta la sua lista di prigionieri politici, e, senza peli sulla
lingua, uno spazio riservato alla vendita di oggetti, tee-shirts e quanto altro
possa essere utile allo scopo di finanziare il progetto.
Vorrei poter fugare ipotesi dubbie riguardo i proventi delle vendite.
I siti, con le loro pubblicità, sono costruiti anche per ragioni umanitarie.
54
Lo stato francese, nell’intento di delegittimare ed ammorbidire i toni della
contesa, allontana i prigionieri politici dall’isola, sottoponendoli a rigidi regimi
carcerari nelle svariate regioni del territorio continentale.
Tolte le spese, i proventi delle vendite on-line vanno a quelle famiglie che
devono sobbarcarsi di viaggi in aereo e lunghi soggiorni per visitare i propri
cari, reclusi a centinaia di chilometri di distanza.
Non che con questo io voglia giustificare la politica violenta delle azioni
terroristiche; semplicemente provo a vedere con l’occhio di un genitore, o di
una moglie, una situazione francamente poco sostenibile.
Il trattamento riservato ai prigionieri còrsi rasenta spesso la tortura: vivono
racchiusi in celle di isolamento, i loro processi sono rinviati per anni, ed hanno
scarse possibilità di visite familiari. Le loro cause sono sovente finite presso la
Corte internazionale di Strasburgo.
Cito in merito un articolo pubblicato su u Ribombu40 del 7 agosto 2003:
A la prison de la Santé a Paris on donne aux familles qui visitent les
prisonniers une carte magnétique avec un code barre permettant à la
personne en passant la carte dans la fente d’un appareil de s’inscrire
pour la prochaine visite, ce qui évite les formalités souvent longues et
pénibles pour chaque visite. Quel ne fut pas la surprise du parent d’un
prisonnier politique corse de voir que la carte qu’on lui avait remis à
son nom, ne fonctionnait pas. Renseignement pris auprés de la direction
de la prison, il lui a été répondu que les cartes ne fonctionnait pas pour
les prisonniers corses et les prisonniers basques. On vous dira que ce
n’est pas du racisme. Quel nom la République francaise, pays des droits
de
l’homme,
donne-t-elle
à
cette
discrimination
caractérisée ?Dérogations aux droits de l’homme ? Accordée à la
France par l’Europe ?
40
cfr. supra
55
Ma niente sembra smuovere la ferma condanna che il centralistico governo
francese esprime contro i moti autonomisti e separatisti còrsi.
A forte connotazione politica anche il prossimo sito, tazzu.net, che è in realtà
l’indirizzo web del giornale còrso virtuale battifocu.com.
In bella vista la scritta in còrso (che scorre anche in francese) u nutiziale di a
resistenza còrsa.
Siamo poi accolti dall’elenco in rosso dei caduti per cause politiche, (la scelta
del colore è sintomo del forte legame che unisce i nazionalisti con coloro che
hanno offerto la propria vita o la propria libertà per la causa) e anche in questo
caso scopro che il sito possiede versioni plurilingue.
Nella pagina in italiano si rileva quanto sia importante mantenere l’anonimato,
al fine di preservare le proprie vite (sic).
L’accento è posto su di un caso di ingiusta carcerazione preventiva, a cui è
sottoposto il redattore capo della rivista, Francois Turchi, detenuto senza
giudizio dal gennaio 2001. Si presenta poi Presenza nazionale, cerchio di
riflessione fondato nel 1980 da Jean-Michel Rossi e sostenuto da battifocu.com.
I principali argomenti delle discussioni sono il riconoscimento giuridico del
popolo còrso, come combattere il crimine e la corruzione, particolarmente in
materia politica, e come ottenere un’evoluzione della vita sociale ed economica
tale da promuovere l’emancipazione dell’isola.
Il problema della corruzione politica è sempre presente in seno alle discussioni
(forum) dei siti còrsi.
56
Questo perché fin dall’inizio della lotta organizzata (considerando il 1926, anno
di formazione del Partito autonomista còrso, come una specie di spartiacque fra
il malumore che portava a azioni isolate e una vera e propria campagna politica
di riconoscimento)41 le differenze e le divisioni in seno ai sempre più numerosi
organi politici còrsi compromettevano l’unitarietà d’azione. Ciò che può lasciare
perplessi è il fatto che 260.000 abitanti possano dar luogo a così tante differenze
quando l’obiettivo da raggiungere sembra il solito.
Valga per tutti l’esempio del referendum indetto dal governo il 6 luglio 2003.
Il progetto, noto in Francia come “Processo di Matignon”, era partito,come
precedentemente affermato, sotto il Governo del socialista Lionel Jospin.
In seguito alla vittoria elettorale del 2002, ed all’allontanamento del Primo
Ministro Socialista, il Governo Chirac ha cercato di reimpostare gli accordi, che
si trovavano in dirittura d’arrivo, seguendo il nuovo progetto, presentato questa
volta dal Primo Ministro Raffarin e dal Ministro degli Interni Nicholas Sarkozy.
Esso42 si basava su una forte devolution per l’isola, devolution concentrata su
quattro articoli: A):creazione di un’unica amministrazione con conseguente
cancellazione dei due dipartimenti (Ajaccio e Bastia), fatto che, nei piani di
Chirac, avrebbe dovuto rilanciare l’economia locale e delegittimare le
aspirazioni secessionistiche dei nazionalisti còrsi. B):creazione di una nuova
assemblea legislativa locale con 91 seggi rispetto gli attuali 51 e di un nuovo
Consiglio esecutivo. C): Rivisitazione del significato politico di Ajaccio e
41
42
vedi Pellegrinetti, Rovere, p. 245
dalla pagina degli esteri di www.unita.it del 6 luglio 2003
57
Bastia, con il trasferimento nelle due città di due nuovi consigli territoriali e due
nuove prefetture, progetto, questo, che avrebbe permesso il riassorbimento di
parte dei dipendenti pubblici precedentemente occupati nei Départements. D): Il
punto nodale della devolution, che prevedeva nuovi e maggiori poteri per la
collettività Còrsa, sia riguardo al prelievo fiscale che l’assunzione di nuovi
funzionari pubblici.
Ebbene, nonostante il fatto che il principale partito nazionalista appoggiasse il
voto per l’accettazione del progetto, (che in effetti rappresentava un passo in
avanti eccezionale rispetto al passato), il 50,92% dei votanti si è espresso
contro.
Questo scelta ha rappresentato una sconfitta e per il Governo Francese, che
sperava di ridurre le forti pressioni secessionistiche, e per i còrsi stessi, rimasti
in balia della Francia. Ciò che più mi ha sorpreso, allorché ho cominciato a
girare per i locali dell’isola chiedendo delle votazioni, è stato che la maggior
parte di coloro che hanno votato No lo hanno fatto non per convinzione politica,
ma perché temevano di perdere il lavoro (molti dipendono dallo Stato) o il
diritto alle pensioni maturate lavorando! Questo dovrebbe dirla lunga sulla
posizione dei Còrsi e sul loro reale bisogno di indipendenza.
Che
sia
questo
il
vero
risultato
del
lavorio
interno
condotto
dall’amministrazione francese, nei modi e nei tempi di cui sopra? O forse, e
questo aspetto mi intriga più di altri, passato il tempo dei grandi ideali, il
sacrificio personale non è più contemplato?
58
Il settimo sito, republica-còrsa.org, presenta anch’esso la sua bandiera in bella
mostra, al vento.
La sua caratteristica principale è dovuta al fatto che è gestito da un particulier
ami de la Corse, e da un gruppo di abitanti di Parigi, di origine còrsa.43
Il sito è molto ben costruito, intuitivo e di facile consultazione.
Molte delle notizie di carattere storico contenute in questa tesi sono tratte dalle
voci che sono presentate qui.
Ancora, in sede di descrizione, tengo a rimarcare l’uso dei colori, nello specifico
il rosso ed il nero.
Un’osservazione di carattere tecnico potrebbe farci pensare che tale uso è
dovuto alla ricerca di una migliore leggibilità dello scritto, anche se, in effetti, il
risultato non è granché, sotto questo punto di vista. Alla fine della presentazione
dei siti, svilupperò quella che ritengo invece la ragione d’essere dei colori, dei
suoni e delle frasi usate.
Ulteriore caratteristica degna di nota di repubblica-còrsa.org è il suo
aggiornamento quotidiano, fatto questo non comune a tutti i siti.
“Voglio cuntà sta storia sta zitta, quella ch’ ùn hè amparata a scola, ghjè a
storia d’ un populu fieru chi mai un s’ hè lasciu fà è chi ùn si lascerà fa. Pè dì
che simu micca una rughjone di francia44 ma una nazione vinta ma sempre fiera.
I nostri antichi ùn so i gaulois.”
43
la nota può risultare spiritosa. Non ho scritto parigini, ma abitanti di Parigi, perché per un Còrso sono
“parigini”, in tono canzonatorio, tutti i francesi che abitano sul continente, e che si comportano come se
avessero la puzza sotto il naso.
44
Minuscolo nel testo originale
59
Questa è l’introduzione della parte riservata alla storia dell’ottavo sito,
culturacòrsa.tk .
La pagina di ingresso mostra la scritta “entrata”, non virgolettata, sotto lo
stemma araldico còrso.
La pagina successiva, oltre alle varie voci relative agli approfondimenti, mette
la musica come argomento principale, così come già ricordato per
corsica-nazione.com, riportando un elenco di musicisti còrsi e lasciando la
possibilità di scegliere fra i tantissimi brani in elenco. Nei mesi successivi al
gennaio 2005, questa parte è stata sostituita con un piccolo questionario
concernente lo studio della lingua còrsa, con la presentazione di varie
prospettive che includono, come opzione, l’insegnamento obbligatorio fin dalle
classi scolastiche più basse, oppure, come estremo opposto, la creazione di corsi
gratuiti fuori dell’orario scolastico.
Come già ricordato, l’offerta dei testi scritti di canzoni tipiche còrse è
estremamente ricca.
Dalla loro lettura si evidenzia il carattere autorappresentativo e celebrativo delle
stesse.
In pratica, i testi di queste canzoni offrono uno spaccato di quello che si
potrebbe definire spirito còrso, secondo una terminologia in uso in vecchie
antropologie.
La loro lettura può senz’altro aiutare per comprendere comunque quale sia lo
stato d’animo dei Còrsi, e sebbene, come ho già sottolineato, il riferimento ad
60
uno spirito comune possa far sobbalzare più di uno studioso, credo di poter
insistere nell’affermare il bisogno delle allegorie riassuntive45.
Ho per certo trascorso, a questo proposito, parecchie ore di fronte allo schermo,
leggendo e rileggendo i testi di queste canzoni.
L’aspetto relativo alla ricerca sul campo, soggetto di ogni seria antropologia, mi
si è posto innanzi, impostato come una lunga serie di interviste: ovviamente i
miei interlocutori non erano persone. Erano, ed è, quanto trapela dalle parole di
quei testi. Più avanti cercherò di dimostrare l’importanza epistemologica di
questo sforzo.
Ritengo inoltre importante sottolineare l’attività sempre aggiornata del sito, fatto
non comune fra quelli visitati, e la preponderanza, questa sì assai frequente, dei
temi di natura culturale.
Il nono sito che ho voluto mettere nell’elenco è libertà.come.to.
La pagina d’inizio è certamente molto impressiva. Vi sono rappresentate, su un
funereo sfondo nero, la scritta libertà, che campeggia ovunque, e una foto
raffigurante una persona, anonima, ripresa mentre incolla manifesti dei
prigionieri politici còrsi. Questo dovrebbe dirla lunga sulle reali intenzioni del
web-master ed infatti, entrando nel sito, si è accolti dall’invito a partecipare ad
un forum di natura eminentemente politica, unità[email protected].
Scorrendo verso il basso si trovano (ancora su sfondo bianco) caselle nere di
collegamento ai vari argomenti trattati. Il livello estremamente attivo di
45
cfr. supra
61
partecipazione del sito alla lotta nazionalistica è chiaramente documentato: è
sufficiente entrare nelle pagine aperte dai collegamenti per rendersene conto.
Ma prima ancora, al momento dell’ingresso nel sito, un’attivazione automatica
provvede ad inviare la richiesta di partecipazione al forum, attuale ed
impegnativo anche per chi conosce bene sia la situazione interna còrsa che la
politica francese. In questo senso vorrei far notare il livello di internazionalità
raggiunto dal forum, che risulta collegato a tutte le problematiche relative ai
nazionalismi europei e alle lotte contro le ingiustizie sociali di gruppi legati ai
paesi ex colonie di stati europei. Partecipandovi io stesso, ho ricevuto
informazioni dall’Algeria e dal Marocco, dai Paesi Baschi e dall’Irlanda del
Nord, dalla Bretagna alle altre regioni Francesi che vogliono compiere passi in
avanti verso una maggiore autonomia dallo stato centrale.
Dopo una breve ricerca, grazie soprattutto all’aiuto del moderatore del forum46,
ho scoperto che attualmente sono attive sei liste tematiche sulla lingua ed il
nazionalismo còrso: “Corsica in Core”, “Squadra Corsa”, “Associu u Levante”,
“Vocitirreniche”, “Unità-Nazionale” che sarebbe poi quella di cui stiamo
parlando ed alla quale partecipo personalmente, e “Cursichella”, l’ultima nata e
caso particolare, gestita da un italiano. Su invito, ho fatto parte del Forum di
questa lista, che però, dopo un breve periodo ha cessato di funzionare.
46
si intende per moderatore colui che nella lista decide quali messaggi far “…rimbalzare” dal list server
a tutti gli iscritti. Un moderatore è necessario nel caso di liste con tematiche controverse, ad esempio
politiche, per evitare che la lista sia soffocata da messaggi polemici o da insulti.” (Aa.Vv, 2004, cap. 1,
par. 2°)
62
Ho fatto però in tempo a rendermi conto di quanto, il mio còrso scadente, fosse
comprensibile ai còrsi ed inintelligibile ai francesi, che pure partecipavano.
2.2 Colori e musica…in riflessione
Vorrei tentare di stabilire quali sono i presupposti sui quali si basa questo
paragrafo.
La mia intenzione è definire, come insieme allegorico, il ripetersi del segnale
musica-colore così come visto e descritto
Comunicare, nell’accezione che qui uso, vuol dire trasmettere significati
condivisi e correttamente interpretabili. E’ ovvio che se non c’è comprensione
reciproca, la trasmissione del messaggio è mutila.
Nella nostra cultura, nel nostro sistema di significati condivisi, i colori hanno
un senso.
Altre culture compongono differenti sinfonie per gli occhi, caricando di
differenti significati gli oggetti della percezione.
Per Noi, il nero, richiama facilmente alla memoria il lutto, la tristezza, la fine
delle speranze. Non c’è bisogno di scomodare concetti semiologici complicati
per venire a capo di questa verità.
Il rosso, d’altro canto, è simbolo di vita, richiama l’idea del sangue, della
battaglia per la vita stessa. Si richiama l’attenzione con il rosso. Attenzione per
pericoli da venire, per lotte da fare.
63
La lotta per il sangue còrso, quasi sconfitto, quasi cancellato…rientra in questo
consesso. Assistiamo alla messa in atto della volontà di sopravvivere di un
popolo che da secoli lotta contro tutto e contro tutti. Un popolo che combatte e
che resiste. Questa è l’allegoria riassuntiva che loro stessi hanno imparato a
conoscere e che nella quale si riconoscono.
Ecco che allora diviene comprensibile che se devono tentare di rappresentare sé
stessi, la propria storia, questi lo facciano servendosi di simboli facilmente
riconoscibili.
Il ricorrere continuo alla testa di moro, è parte integrante di questa storia
continuamente rivissuta. In pratica è come se i siti descritti, ovviamente con
maggior enfasi quelli con alto contenuto politico-culturale, stessero dicendo,
con un sottofondo di canzone triste…”eccoci, noi còrsi mai sottomessi. Noi che
abbiamo sconfitto il Moro. Che nelle lotte di sangue riconosciamo la nostra vita.
Che nella vendetta duratura e nell’onore sappiamo essere maestri. Noi che ci
svegliamo dai nostri torpori come il toro nell’arena, se e quando, con le spalle al
muro, non abbiamo altro da spendere che le nostre vite…”
E credo sia certamente un piacere, per il còrso, riconoscersi in un archetipo
siffatto.
64
2.3 Epistemologia dei siti e dei luoghi
Di seguito cercherò di analizzare quello che formalmente rappresenta l’aspetto
più rilevante: il significato intrinseco dei siti catalogati.
La questione che mi sono posto è la seguente: da sempre esiste, fra le altre, una
notevole impasse epistemologica propria della disciplina antropologica: quale
senso dare alle informazioni ricevute sul campo, quelle che non possono far
parte del contributo personale ed interpretativo dello studioso e che sono
pertanto dovute all’informatore? Possono avere un significato definitivo oppure,
come la letteratura sull’argomento sembra sufficientemente dimostrare, esse
stesse sono un’interpretazione tradotta ad uso e consumo dell’antropologo?47
In che senso assume notevole importanza antropologica analizzare formalmente
un sito internet? Meglio ancora, in un caso come quello in questione, dal
momento che i siti da analizzare sono molteplici, quale valenza assume
l’informazione che ne ricaviamo? Possono, queste, possedere un elevato peso
specifico?
Credo di poter affermare che quanto più sia possibile trovare spunti
antropologicamente rilevanti comuni ai vari siti, tanto più l’aspetto
epistemologico assumerà connotati che un singolo o pochi informatori non
potrebbero mai eguagliare. Ovvero, seguendo la legge dei grandi numeri,
analizzare svariati contesti, sia pure in ambiti “freddi” come lo schermo di un
47
Si vedano al riguardo le discussioni sorte dopo la pubblicazione di Dio d’Acqua (Griaule, 1975) e in
particolare Clifford, 1988, pp. 73-114
65
computer, corrisponde all’aver intervistato, o preso in esame, un campione
“caldo” e rilevante di persone. Se compito primario di un antropologo è quello
di andare oltre le apparenze e leggere fra le righe secondo il procedimento già
citato noto come thick description, allora sarà dovere di una antropologia legata
ad internet contestualizzare il sito da un punto di vista storico, analizzarlo da un
punto di vista semiologico e soprattutto, per non perdere la voce di chi opera
tramite il sito in questione, riportare, se possibile, le comunicazioni dirette
provenienti da liste di discussione o comunicazioni del web master.
Devo tuttavia riconoscere che una comunicazione di questo tipo potrebbe
risultare mutila dell’aspetto emotivo e significante, dato dalle posture e dai gesti
di colui che
comunica; al momento attuale la tecnologia ci impedisce un
utilizzo della realtà virtuale per una completa comunicabilità.
Resta il fatto, come già anticipato, che trovare ripetutamente messaggi di
struttura complessa, recanti il medesimo significato, è di per sé sufficiente per
garantire una corretta analisi antropologica; se comunicare è trasferire cultura,
per lo meno ritengo che, in queste condizioni, esistano sufficienti garanzie per
completare l’analisi.
Vorrei perciò cominciare a studiare e definire il territorio nel quale ho scelto di
muovermi.
Cosa significa sito?
Riportiamo dal Devoto Oli, ed. 1981:”1) arc. Posizione, ubicazione, situazione,
disposizione, configurazione. 2) lett. Luogo, località.” Vista la data di
66
pubblicazione, era impossibile trovare un’accezione con una pertinenza
specifica al lavoro in corso, relativamente ad internet. Apprendiamo, dunque,
qualora ce ne fosse stato bisogno, che sito significa posizione, luogo.
Nell’Enciclopedia Generale Garzanti, ed. 2003, troviamo, invece, la seguente
definizione: “insieme di pagine web tra loro correlate, registrate su un server e
richiamabili a un determinato indirizzo da qualsiasi punto della rete internet.”
Dopo un rapido controllo sulla versione on line del Dizionario Garzanti della
Lingua Italiana, si nota che il significato riportato con data 1981 sul Devoto Oli,
pur con la specifica di un uso letterario o regionale, rimane, e si aggiunge a
quello specifico della terminologia informatica.
Ciò che particolarmente colpisce nella definizione più aggiornata è l’uso del
termine indirizzo relativamente alla rete internet.
Luogo, ubicazione, insieme di pagine web richiamabili ad un determinato
indirizzo: pagine virtualmente situate.
Un sito internet risulterebbe dunque un luogo virtuale. Vediamo se lo possiamo
dimostrare.
Ancora, cominciamo con il fissare il significato di queste due parole.
Marc Augè, nel volume Nonluoghi, dedica un intero capitolo alla definizione
del concetto di luogo antropologico.
Anzitutto, un luogo ha un senso solo se riferito ad una collettività: del resto
niente potrebbe avere un nome di riferimento se non per un comune accordo fra
membri appartenenti ad una comunità.
67
Dice Augè:
“le collettività (o coloro che le dirigono)…hanno bisogno di pensare
nello stesso tempo all’identità ed alla relazione…Il modo di trattare lo
spazio è uno dei mezzi di questa operazione e non deve sorprendere se
l’etnologo è tentato di effettuare il percorso in senso inverso, dallo
spazio al sociale, come se il primo avesse prodotto il secondo una volta
per tutte. Questo percorso è essenzialmente culturale poiché, passando
attraverso i segni più visibili…esso ne disegna simultaneamente il luogo,
definito contemporaneamente
come luogo comune. Riserveremo
l’espressione luogo antropologico a questa costruzione concreta e
simbolica dello spazio… alla quale si riferiscono tutti coloro ai quali
essa assegna un posto…” [Augé, 1992, p. 50-51]
Nelle righe successive, la frase che più ritengo possa definire il concetto in un
modo definitivo, è che “…il luogo antropologico è principio di senso per coloro
che lo abitano.” Il senso in questione credo sia quel fattore non meglio
identificabile che ci fa dire io esisto: esisto perché posso fare riferimento ad un
“qui”, ad un passato che appartiene a questo “qui”, ed alle speranze di futuro
che vi si possono collegare. Ed in effetti, come Augè poi afferma, “Questi
luoghi hanno almeno tre caratteri comuni. Essi si vogliono (li si vuole)
identitari, relazionali e storici.”[p. 53].
In che modo queste tre definizioni trovano una loro unicità?
“Storico, …il luogo lo è necessariamente dal momento in cui,
coniugando identità e relazione, esso si definisce a partire da una
stabilità minima. Lo è nella misura in cui coloro che vi vivono possono
riconoscervi dei riferimenti che non devono essere oggetti di
conoscenza.”(ibidem).
Ecco che posso chiarire perché il procedimento è anche di natura culturale: questa
storicità non è frutto di ricerca scientifica, bensì della somma dei valori investiti
emotivamente ed economicamente dalla comunità, sia che la si consideri ristretta,
come un nucleo familiare, sia più ampia, come nel caso specifico della comunità
68
còrsa. Questo investimento fa sì che, secondo un’interpretazione della cultura come
testo48, la sua totale intelligibilità sia proprietà esclusiva di coloro che si riconoscono
nel senso di quei valori.
Vorrei proporre un esempio: una foto che mi ritrae sorridente seduto sotto un
albero rappresenta per me la somma dei valori che io le affido: ricordi
particolari, un luogo carico di emozioni. Per un estraneo a quei valori, questa
foto è solo una rappresentazione di un uomo come gli altri, del quale si può
parlare con certezza del colore degli occhi, della forma del viso, cioè di quello
che appare, ma del quale non possiamo conoscere quella storia che gli è propria.
Ma questo spazio, anche lo spazio nel quale io sono ritratto, possiede uno status
intellettuale ambiguo.
Questo perché la definizione che io fornisco in merito non è assoluta.
Come dice Augè:
“Esso è solo l’idea, parzialmente materializzata, che coloro che lo
abitano si fanno del loro rapporto con il territorio…Questa idea può
essere parziale o mitizzata”[Augè,1992, p. 54]
Un ulteriore punto da sottolineare è la constatazione che un luogo antropologico
è “…prima di tutto geometrico”(p.55).
Lo scopriamo seguendo l’impostazione che ci fornisce Augè: gli incontri, le
socialità, si sviluppano in particolari ambiti, presso un indirizzo, una strada,
(assimilabile ad una linea) un incrocio, (il punto di intersezione di linee).
L’uomo diviene parte integrante del territorio allorché può ricondurre a costrutti
mentali, i punti di riferimento, particolari spazialità del suo territorio.
48
per approfondimenti si veda ancora Geertz,1973, pp. 9-42 e Bruner , 1990, pp. 99-132
69
Niente può farci sentire soli, sperduti e impossibilitati a controllare la natura,
quanto il trovarci immersi nella natura stessa, senza punti di riferimento
familiari. L’uomo in questo caso è solito intervenire, tanto che il passaggio da
natura a cultura si rende evidente dopo che la modifichiamo per il nostro
benessere.
Michel Izard, in un contesto particolare come i Regni del Moogo nel bacino del
Volta Bianco afferma:
“andare dal centro verso la periferia, è andare dallo spazio della misura
verso quello della dismisura, dallo spazio della ragione verso quello
della mancanza di ragione…”(Izard, 1993).
Di ben altro tenore, certamente più poetica, ma comunque meritevole di
citazione per l’ammirazione che nutro per il testo, è l’analisi degli spazi abitativi
di Bachelard.49
I punti di incontro, i luoghi della socialità, sono facilmente riconoscibili: essi
rappresentano, solitamente, il centro, sia esso geografico, fisico, che
concettuale: il mercato, un monumento, un luogo di raduno per una setta
religiosa presso un particolare albero.
Sono quelli che possiamo definire luoghi della memoria, prendendo in prestito
una citazione tratta da un altro saggio di Augè,50 della memoria condivisa e
49
Gaston Bachelard, 1957. In questo saggio, lo spazio è analizzato alla ricerca della sorgente
dell’immaginazione, della calda poesia che solo un luogo vissuto, o uno che permette di costruire sogni,
possono concedere all’incauto insonne, al filosofo sperduto, al sognatore che vuole tornare bambino. E
questi spazi, che forse non possono essere catalogati come luoghi antropologici per la loro incidenza
peculiare sulle esigenze del singolo, sono però luoghi così come li intende Augè, perché, come si vedrà
successivamente, non hanno bisogno di essere riconosciuti tramite segni, ma, inscritti
nell’immaginazione di chi li usa, permettono di costruire strutture che sono antropologiche, in quanto di
universale applicazione.
50
Il riferimento è a Pierre Nora, Les Lieux de mémoire, a cura di, cit. in Augè, 1994, p. 41
70
condivisibile, fermo restando il fatto che ciò avviene soprattutto a livello di
piccole comunità.
Non che siano mancati i tentativi, né tuttora mancano, di creare luoghi che
abbiano valenze che vadano ben oltre i limiti della piccola comunità: gli studi di
George L. Mosse51 al riguardo sono molto chiari in proposito.
Si potrebbe obiettare che questi luoghi oggi assumono significati diversi rispetto
a quelli che avevano al loro tempo.
Per fare un esempio vicino al nostro Paese, l’Altare della Patria a Roma, pur
mantenendo una certa sacralità, rivive agli occhi della comunità nazionale solo
in concomitanza di eventi televisivi che lo pongono in primo piano, come nel
caso della festa delle Forze Armate.
La maggior parte delle persone, intervistate a proposito del monumento, non
saprebbe cosa dire, a meno di non aver visto tale evento di recente. Resta il
tentativo, più o meno fruttuoso, di avere provato, in momenti più congrui, di
nazionalizzare le masse.
Quali “spazi” restano oggi?
Questa domanda può aprire particolari riflessioni in ambito sia storico che
antropologico.
Un’antropologia contemporanea, da molti, non addetti ai lavori, vista e vissuta
come disciplina superflua52, trova il suo motivo di essere proprio per la sua
51
Si vedano Mosse 1974 e 1990
il problema di fondo è determinato dal successo goduto, in ambito non specialistico, da molte
monografie, lette come avventure pseudo-scientifiche. L’attuale facilità con cui si possono raggiungere e
filmare posti sperduti in ogni angolo del mondo, semplificando il lavoro del ricercatore, ne sminuisce i
52
71
ricerca costante di luoghi ai quali ricondurre l’esistenza e l’appartenenza di una
società sempre più distratta.
Gli spazi di cui stiamo parlando, quelli vicini all’esistenza quotidiana, hanno
un’altra dimensione di cui bisogna tener conto: la temporalità.
Una chiesa, la piazza del mercato, o il luogo preposto ad una funzione
istituzionale qualsiasi, assumono la loro valenza solitamente ad intervalli
regolari di tempo.
In questo modo concorrono a generare quella memoria, substrato fondamentale
del riconoscimento, che sembra però contagiata anch’essa dal malessere diffuso
della condizione sociale attuale. Se il nostro cervello, sede ed origine dei
pensieri, è subissato di informazioni, può capitare, ed invero capita spesso, di
perdere il controllo delle nostre stesse memorie storiche. Nella nostra società
assistiamo per esempio ad una progressiva americanizzazione: ci godiamo il
week-end, facciamo il brunch, il coffee-break, facciamo gli spuntini presso i
mac-donalds, beviamo sempre più coca-cola…, per non parlare della
spettacolarizzazione delle informazioni televisive, degli stessi spettacoli
d’intrattenimento che ci hanno obbligati a cercare un nuovo modo di ridere. E se
nella vecchia e sorniona Europa tutto questo è in atto ormai dalla fine della
seconda Guerra Mondiale, nei Paesi in via di sviluppo tale contaminazione
(culturale) sta vivendo ora la sua fase più accelerata.
meriti; il passo successivo della banalizzazione è la visione del filmato documentario visionato il più
delle volte bevendo una birra e mangiando un panino…
Comunque il dibattito riguardo l’attualità della disciplina è aperto anche in sede accademica. Si veda a
tal proposito Geertz, 2000, pp. 107-164 e Clifford, 2003
72
Il problema, legato alla globalizzazione di comunicazioni ed economie, consiste
nel “…prendere atto della fine della grande separazione…”[Augè, 1994 p. 155]
che si riteneva dovesse esistere fra le società esotiche, altre da Noi, e la
cosiddetta
civiltà
occidentale.
Dal
momento
che
soggetto
d’analisi
antropologica non può più essere un gruppo sociale distinto dagli altri, perché di
fatto questa distinzione non esiste, nel senso che ormai trovare gruppi umani
vergini da contaminazioni esterne è praticamente impossibile, bisogna allora
proporre analisi che prevedano dinamicità e contemporaneità, sia storica che
geografica, un’antropologia che nella sua “dimensione della contemporaneità è
un correlato della globalizzazione” [Fabietti, 2001, p. 240]
Questa straordinaria messe di informazioni, il continuo susseguirsi di
accadimenti storici, ed il riconoscimento del fallimento delle grandi teorie
socio-goniche (capitalismo e comunismo in primis) sembra che partecipino
della fine della società moderna, che credeva nella possibilità di successo della
scienza sul male di vivere. Purtroppo, ed è sotto gli occhi di tutti, non è andata
così.
Anzi, forse a causa dello sviluppo, impensabile prima, della scienza stessa,
abbiamo toccato e visto cose che hanno solo fatto franare le nostre certezze.53
Pensiamo un momento allo sviluppo straordinario delle comunicazioni, fra le
quali internet rappresenta l’aspetto tecnologicamente più avanzato, dal momento
53
il riferimento corre spontaneo a Heisenberg ed al Principio di indeterminazione: per ulteriori
informazioni si veda un qualsiasi manuale di filosofia contemporanea.
73
che è parte integrante dell’economia politica e di tutti gli altri aspetti del vivere
sociale.
L’aspetto sociologicamente più rilevante di internet è la sua potenza dialogica
ed interattiva: gli altri, gli esclusi del mondo “altro”, se prima erano
“beneficiari” della comunicazione a senso unico proveniente dal mondo
occidentale, ora possono dire la loro. Abbiamo assistito all’abbattimento di
molte delle frontiere del vecchio sistema-mondo, grazie anche alla disponibilità
economica dei nuovi Paesi e della loro capacità di produrre armamenti (e di
acquistarne con la complicità dei gruppi Occidentali).
Se principio ultimo della Modernità era la proiezione di un sistema
“occidentale” sul mondo nella sua globalità, il fallimento di questa prospettiva,
testimoniato dal crescente senso di multipolarismo e l’emergere di centri in
competizione quali il Giappone e l’Asia dell’Est non può che generare quel
senso di smarrimento che oggi compromette la stabilità della cosiddetta “cultura
occidentale”.
Alla luce di queste considerazioni, “Non è più possibile concepire i processi
globali in termini di dominio di un singolo centro sulle periferie.” [Featherstone
1995, p. 24-25]. L’emergere di culture differenti, frutto del processo di
globalizzazione, ci sta rendendo sempre più consapevoli di nuovi livelli di
diversità: ed in questo senso, l’apporto divulgativo dell’antropologia culturale
ha avuto ed ha il suo peso: “se vi è una cultura globale, sarebbe meglio
concepirla non come una cultura comune, ma come un campo in cui si svolgono
74
le differenze”[p. 27] . Se la natura stessa degli eventi assume ora portata
globale, (sarebbe inutile ripeterne i motivi) lo sguardo dell’uomo sembra, anzi,
ne sono convinto, si sposta dal macro al micro.
Il già citato insuccesso del neo-positivismo mette in luce, fra l’altro,
l’arbitrarietà con cui si sono “costruiti” Paesi, creati confini, sono nate nuove
Nazioni.
Ecco allora il risorgere dei nazionalismi: sempre più piccoli nelle loro
determinazioni geografiche, ma sempre più pericolosi.
2.4. Non-luoghi…
Per tornare dunque alla questione in corso, posso affermare che i luoghi sono
antropologici allorché possono essere utili per i processi di riconoscimento:
come afferma Pierre Lévy, “gli spazi vissuti sono relativistici, si curvano e si
deformano intorno agli oggetti che contengono e che li organizzano” [Lévy,
1994, p. 147]
Poco fa mi chiedevo quali spazi restano, ora.
E’ possibile poter affermare che quanto connesso alle comunità virtuali, allo
spazio di internet, (spazio virtuale) si possa considerare come un nuovo luogo
antropologico, degno di essere studiato per ciò che rappresenta?
75
Cosa non è un luogo antropologico?
“Se un luogo può definirsi come identitario, relazionale, storico, uno
spazio che non può definirsi né identitario né relazionale né storico
definirà un nonluogo” [Augè, 1992, p. 73].
Qual è l’ulteriore qualità (riduttiva) del non-luogo?: “…se i luoghi antropologici
creano un sociale organico, i nonluoghi creano una contrattualità solitaria.”[p.
87]. Appare ovvio il fatto che da sfondo per questo tipo di analisi antropologica
si debba intendere la concezione dei fatti sociali che è propria di Durkheim:
“un ordine di fatti che presentano caratteri molto specifici: essi
consistono di modi di agire di pensare e di sentire esterni all’individuo e
dotati di un potere di coercizione in virtù del quale si impongono ad
esso” [Durkheim, 1895, p. 26].
In sostanza è evidenziato quanto i fatti sociali siano oltre le coscienze
individuali, pur rimanendo, nello stesso tempo, loro immanenti.
Questo tipo di conclusione sembrerebbe precludere ai non-luoghi ogni tipo di
antropologia, rendendone in pratica lo studio assimilabile all’analisi psicologica
individuale.54
54
Non sono particolarmente d’accordo con la conclusione che si potrebbe appunto dedurre da queste
basi di partenza. Fortunatamente, secondo il mio punto di vista, è lo stesso Autore a mitigare la sua
posizione, affermando successivamente “Ciò che è un luogo per alcuni può essere un non-luogo per
altri…Un aeroporto…non ha lo stesso statuto agli occhi del passeggero che lo attraversa e a quelli di
colui che vi lavora tutti i giorni” [Augè 1994, p. 138]
Pensate quanto possa essere attuale in questo contesto il film “The Terminal” di S.Spielberg, basato
sulla storia vera del rifugiato politico iraniano Merhan Nasseri, che dal 1988 vive confinato nei locali
dell’aeroporto Charles de Gaulle, a Parigi, oppure la situazione di molti homeless britannici, che hanno
scelto di vivere, con le dovute precauzioni, (lavarsi spesso nei bagni pubblici per non dare nell’occhio ai
servizi di sicurezza, cambiare le sale di aspetto, ove dormire, con regolarità…) nel terminal
dell’aeroporto Heathrow, di Londra. (notizia tratta da www.Vita.it del 2 ottobre ’04)
76
Augè continua definendo come altra particolarità dei non-luoghi il fatto che
l’individuo si debba servire delle parole, cioè dei testi, per stabilire un legame
fra il suo ambiente e gli spazi del non-luogo:
“Sappiamo che ci sono parole che fanno immagine55 …certi luoghi non
esistono che attraverso le parole che li evocano… e si definiscono” a
loro volta “attraverso le parole o i testi che ci propongono”
[Augè 1992, p. 87-88]
Nel capitolo precedente mi sono sforzato di descrivere i siti internet relativi
all’auto-rappresentazione còrsa, attraverso la descrizione di colori, frasi, musica,
cioè di segni, o testi.
In sede introduttiva di questo capitolo, mi proponevo invece di trovare un senso
( ed un nesso) fra i vari segni adottati.
Vorrei parlare adesso di questo senso, non analizzando singolarmente gli
strumenti adoperati dai web-master, ma inserendo questo bisogno di ricorrere ai
colori ed ai messaggi nella problematica elaborata da Augè.
Il bisogno attuale di ricorrere appunto ad una pratica segnica, al fine di
concettualizzare e relativizzare uno spazio come i siti internet, sembrerebbe
accomunare questi ultimi ai non-luoghi, così come descritti dall’antropologo
francese.
Bisogna però in ogni caso affermare, che questo potrebbe essere solo un limite
tecnologico, determinato dall’attuale incapacità di gestire lo spazio virtuale in
modo meno estraneo alle comuni pratiche sociali.
Allo stato attuale delle cose, Fabietti afferma che:
55
fra virgolette nell’originale
77
”lo spazio di internet è tuttavia un non-luogo…uno spazio in cui ciò che
vi compare non è riconducibile a delle coordinate temporali
determinabili…Internet non raccoglie memorie ad esso esterne, ma
ingloba solo quelle che più si adattano al suo tipo di memoria…”.
[Fabietti, 1999 p. 54]
Ora, caratteristica peculiare dell’uomo è la sua capacità di intervenire nel e sul
mondo, al fine di plasmarlo secondo i propri bisogni. siano essi pratici,
pensiamo alle coltivazioni agricole, che religiosi, o culturali. Questo aspetto è
quello che vorrei sottolineare: l’Incrocio, la Piazza, il Monumento,
rappresentano, in un crescendo di rilevanze architetturali, l’intervento umano
sullo spazio (che così diventa luogo).
Di tale intervento non si perdono tracce fintanto che se ne può perpetrare il
ricordo, o che rimangano le vestigia in questione.
Da notare che questa manipolazione assume un’importanza sua propria, tanto
quasi da divenire essa stessa auto-rigenerantesi: cioè, la sacralità del luogo
sembra pre-esistere all’attimo fondativo, ovviamente umano.
Un sito internet non subisce forse la stessa procedura?
Assistiamo infatti alla sua costruzione, alla sua importanza sempre più rilevante,
avvalorata dalla quantità dei contatti. Come si può poi negare l’influenza che
può avere sulle scelte di una persona o di un gruppo di persone?
È ovvio che quello che un sito rappresenta per alcuni può non significare niente
per altri.
L’antropologo Marcello Archetti, afferma che:
“Per Paul Lévy e Segaud, si può parlare di antropologia dello spazio in
quanto lo spazio e il territorio rilevano una semantica che rivela il
78
sociale. La cultura di una determinata società esiste e viene espressa
tramite lo spazio” [Archetti, 2003, p. 74]
Cosa voglio dimostrare? Che al centro di tutto sta sempre l’uomo.
Luoghi o non-luoghi hanno senso solo se l’uomo fornisce loro senso.
Se questo accade, se cioè siamo di fronte ad un intervento dell’uomo, allora ha
senso parlare di analisi antropologica: ancora Archetti mi viene in aiuto:
“lo spazio, come aspetto indispensabile e costante di qualsiasi esperienza
sia reale che mentale, è anche la caratteristica della realtà che si conosce
meglio. Strutturare lo spazio significa determinare ed imporre
atteggiamenti, comportamenti, movimenti, conoscenze, valori, simboli.
Le pratiche del corpo danno senso agli spazi56. L’individuo sociale
traccia e delinea culturalmente i segni nello spazio. I gesti e le azioni
danno la forma a questa spazialità.
E lo spazio diviene luogo” [p. 83]
Ecco perché trovo necessario un ripensamento, una pausa di riflessione, ai limiti
posti in precedenza. Da Augè, prima, quando afferma: “Come immaginare
l’analisi Durkheimiana di una sala d’attesa di Roissy?”, [Augè, 1992, p. 87] così
come da Fabietti, [Fabietti 1999] poi, a proposito dei siti internet: l’equazione
non regge.
E che qualcosa non torni lo conferma lo stesso Fabietti:
“…in una situazione di diaspora e di deterritorializzazione gli
individui… elaborino un immaginario potente di ritorno ad una
patria…la cui rappresentazione costituisce un elemento virtuale di forte
aggregazione. Questa aggregazione…la si può ritrovare sui siti internet
che molte di tali comunità della diaspora aprono in vista del
mantenimento di un dialogo fondativo di identità del tutto reali…La
comunità virtuale, che si fonda su una doppia finzione (una di fatto, in
quanto comunità, e una di nome, in quanto virtuale) non è poi qualcosa
di radicalmente diverso dalle altre forme di comunità…anch’essa
corrisponde a una forma specifica di produzione e rappresentazione
56
L’Autore fa precedentemente riferimento alle esperienze sia reali, equivalenti alle pratiche del corpo
in questione, che mentali, senza però approfondire queste ultime: ecco, l’occupazione di spazi virtuali
può, secondo me, essere equiparata all’esperienza mentale di cui sopra. (n.d.a.)
79
tanto della memoria quanto dell’identità. Da questo punto di vista, una
comunità virtuale è…una versione deterritorializzata della comunità
immaginata…”
[Fabietti,1999, p. 58]
Un’ultima annotazione personale per concettualizzare, spero in maniera
definitiva, la mia visione dello spazio virtuale.
Se lo spazio fisico necessita di tre dimensioni per potere essere situato, più una
quarta, temporale, per fornire tutti i dati necessari ad un’analisi antropologica,
sociale, o anche storica, lo spazio virtuale può fare a meno di tutte tranne della
relazione storica (monodimensionale, in quanto presente continuo): fare
riferimento ad esso, in quanto parte di una comunità virtuale, significa caricarlo
di investimenti (in senso freudiano) che esulano dalla necessità della
tridimensionalità classica. In pratica, non è necessario che una comunità
virtuale, che occupa uno spazio virtuale, esista anche nella realtà fisica: ho
chiesto specificamente al moderatore di Unita-Naziunale,57 se esistessero
contatti o punti di ritrovo fra i membri della comunità. La risposta, secca e
precisa è stata la seguente: “unità naziunale hè un purtone virtuale, un esiste
micca nella realtà”
Però, e mi ripeto, i suoi effetti esistono. Eccome.
L’obiettivo che mi sono posto dovrebbe dunque ora risultare con chiarezza:
fornire ai non-luoghi uno status antropologico di pari rilevanza rispetto agli
spazi normalmente presi in considerazione dalla disciplina; non-luoghi che, in
57
Unita-Naziunale è la comunità virtuale di cui mi occuperò nei prossimi capitoli.
80
definitiva, avendo uno statuto basato sulla relatività dei soggetti che lo
frequentano, si può dire che non esistano.
La squadra degli addetti alla manutenzione dello svincolo autostradale, (a
questo punto gli altri tipi di non-luoghi citati da Augé non hanno, secondo me,
bisogno alcuno di confutazione) ha un suo linguaggio, la sua cultura.
Nella nostra società, spesso è solo l’appartenenza ad un gruppo lavorativo che ci
può fornire un’identità: identità che i suoi portatori troveranno relazionata ai
colleghi ed al luogo di lavoro, che diviene come una seconda casa.58
Quanto poi al fatto che uno svincolo possa portare storia, nel senso di un segno
di filiazione, è ovvio che la cultura che sviluppo all’interno di quello spazio,
sarà un fondamento su cui costruire accadimenti reali e sogni. Fatti cioè che
posso ri-narrare, cercando di spiegarne il contenuto a chi ne può risultare
estraneo, e forse non capace di capire.
Pur sempre fatti, però, che nel mio gruppo permettono un riconoscimento, “…ti
ricordi quando…” e che dunque forniscono Storie.
Il percorso intrapreso mi porta adesso ad affrontare la parte principale del mio
lavoro, che riguarda l’analisi delle comunità virtuali e di una in particolare, che
fa riferimento al bisogno di rafforzamento identitario dei Còrsi.
Credo di poterlo fare in conformità ad una nuova visione dello spazio che essa
occupa.
58
Non credo di scandalizzare nessuno se affermo ciò che anche a me, in fabbrica, mi è spesso capitato di
sentire riguardo la frequentazione dei colleghi: “…passi più tempo con me che con tua moglie…”.
81
O forse nuova non è, e quanto sopra è solo il tentativo di giustificare il mio
operato. Quello che resta, è che adesso mi sento autorizzato a poter trarre
conclusioni sull’identità còrsa, forte della ricostruzione appena fornita.
La novità sta nel farlo seduto davanti al computer.
Se pure è vero che “malgrado la finzione della pagina bianca, scriviamo sempre
su pagine già scritte” [De Certau, 1990, p. 83]59 il campo delle comunicazioni
virtuali potrebbe fornire nuovi spunti e, mio malgrado, nuovi grossolani
fraintendimenti…
59
Fra parentesi nell’originale
82
CAPITOLO 3: Le comunità virtuali
83
3.1. Reale e virtuale: una premessa.
Credo che il primo problema da affrontare riguardi la definizione dei termini in
oggetto. E’ probabile che facciano parte di quel gruppo di parole, soprattutto il
termine virtuale, di cui tutti sembrano conoscere il significato, e delle quali,
invece, sappiamo dire poco, o niente.
A questo riguardo ho provato a consultare l’enciclopedia generale Garzanti ed
ho potuto così confermare la distanza, effettiva, che intercorre fra i due termini:
“virtuale: si dice di fenomeno, grandezza o ente non reale.” [AA.VV. 2003]
Un’apparentemente leggera, ma fondamentale distinzione è invece fornita dal
vocabolario: “virtuale: genericamente ciò che è in potenza e non in atto.”
[Devoto, Oli, 1981].
In un testo ormai divenuto un classico della “filosofia del virtuale”, Pierre Levy
traccia quelle che sono le linee da seguire per una corretta interpretazione del
problema: “La parola virtuale deriva dal latino medievale virtualis, derivato, a
sua volta, da virtus, forza, potenza”. [Levy, 1995, p. 5] In sostanza, un essere in
potenza e non in atto.60 La distinzione che si propone non è dunque fra essere e
virtualità, ma con una differenza di livello ontologico dell’essere, fra attualità e
virtualità:
“Contrariamente al possibile, statico e già costituito, il virtuale è come
il complesso problematico, il nodo di tendenze e di forze che
accompagna una situazione, un evento, un oggetto o un’entità qualsiasi,
e che richiede un processo di trasformazione: l’attualizzazione.” [p. 6]
60
Cfr. supra
84
Se “da un lato, l’entità ha in sé e produce le proprie virtualità” [ibidem], posso
pensare al seme che contiene la possibilità di diventare albero, o ad una scelta
operativa, che mi preclude nuovi spazi, soluzioni diverse, “dall’altro, il virtuale
costituisce l’entità”[ibidem]; il poter diventare albero, le diverse soluzioni
applicabili
alla
scelta
operativa,
costituiscono
parte
essenziale
della
determinazione dell’ente.
Ecco allora che attualizzare significa chiudere un ciclo riproduttivo delle realtà
possibili.
In questo contesto, cosa significa allora virtualizzazione?
“la virtualizzazione può essere definita come il movimento contrario
all’attualizzazione…L’attualizzazione procedeva da un problema alla
sua soluzione. La virtualizzazione passa da una soluzione data ad un
(altro) problema.” [p. 7-8]
E’ come se si aprissero continuamente porte per cercare vie d’uscita.
Posta in questi termini la questione sembra senza fine. Ci si occupa di uno
spazio che apre, per sua natura, sempre nuovi universi, senza attualizzare.
(l’atto del rendere concreto).
Può avere una fine, allora, una problematica virtuale? Può, in altre parole,
passare dall’essere virtuale all’essere reale, una volta definito il suo campo
d’azione? Proviamo a valutare il caso seguente: una comunità operante tramite
computer, opta per l’occupazione di uno spazio digitale, che, come già
sottolineato, non possiede requisiti fisici, ma anzi, sembra appartenere alle
85
coordinate dello spazio onirico, laddove tutto è possibile (virtuale): ma da un
punto di vista dei risultati, la virtualità resta legata solo allo strumento, e non
all’atto pratico della digitazione e quindi della presa in essere di una
conoscenza: altrimenti, tutte le comunicazioni dovrebbero essere definite come
virtuali.
O non è forse sempre così?
C’è ancora un aspetto che dobbiamo prendere in considerazione.
Effettivamente la virtualità è legata solo allo strumento digitale, ma perché?
Bisogna notare, e la questione non è marginale, ma strettamente connessa alla
vita stessa del cyberspazio, che la cultura (digitale) sfrutta non un insieme
comunicativo solito, ma spazi contenutivi collegati e collegabili all’infinito.
In pratica è come possedere una biblioteca che comprende tutto il sapere umano,
o meglio tutto quello che simbolicamente si può intendere come cultura: a mano
a mano che sfoglio posso decidere di saltare da un capitolo all’altro, da un
argomento all’altro, senza mai perdere di vista lo spunto iniziale. Come
suggerisce Carlo Formenti:
“Grazie alla rete di link che costituisce la trama dell’ipertesto61
elettronico, il lettore può scegliere autonomamente fra differenti
percorsi di lettura…” [Formenti, 2000, p. 165].
61
”Un ipertesto si basa su un’organizzazione reticolare dell’informazione, ed è costituito da un insieme
di unità informative (i nodi) e da in insieme di collegamenti (…link) che da un nodo permettono di
passare ad uno o più altri nodi. Se le informazioni che sono collegate tra loro nella rete non sono solo
documenti testuali, ma in generale informazioni veicolate da media differenti (testi, immagini, suoni,
video), l’ipertesto diventa multimediale, e viene definito ipermedia.” [AA.VV., 2004, cap.4°, par.3°]
86
Quello che viene meno è il senso di sudditanza nei confronti dell’autore, visto
che, tramite l’uso dei rimandi e delle note, oltre al fatto che ogni volume nasce
per un processo di filiazione e così ha un collegamento con altri,62 si formano
“ipertesti”.
La vera novità sta dunque nel fatto che il lettore può scegliere cosa e come
leggere, partecipando alla creazione di un nuovo testo:
“…nel senso che basta un clic sul mouse per saltare da un testo
all’altro, da un autore all’altro…l’ipertesto fornisce un sistema
infinitamente ricentrabile…” [p. 166].
Questo è il senso che ritengo possa ora chiarirci il concetto di virtualità, così
come espresso da Lévy.
Ma fuori degli spazi definiti ma incommensurabili di internet?
Ogni volta che comunico con mia figlia, offro un campo aperto a interpretazioni
e scelte operative, che hanno poi una ripercussione sul resto della sua giornata.
Le scelte proponibili aprono moltissimi mondi possibili, ma Lei ne compie una,
e costruisce il suo mondo di conseguenza. Si, allora, al virtuale in questo senso.
No ad una de-costruzione della realtà. Sempre di realtà possibili si tratta e,
compito dell’antropologo sarà analizzare come si riempiono queste realtà, e
come ci si pone di fronte ai quesiti che esse propongono.
A questo punto ritengo opportuno esprimere il perché di questo mio insistere
sulla spiegazione dei concetti legati al virtuale: secondo me stiamo assistendo ad
un abuso del termine: lo ritroviamo ovunque, e spesso citato fuori luogo. Il
62
si veda il riferimento a De Certau alla nota n°25, cap. 2°: credo che questo sia il caso più lampante
dello scrivere su pagine già scritte, almeno in senso metaforico!
87
problema credo sia dovuto ad una ovviamente non corretta comprensione.
Avendo fatta mia la definizione fornita da Lévy, voglio rifuggire da un uso
inconsapevole del linguaggio parlato e scritto, e fare riferimento solo al
collegamento ipertestuale di cui sopra.
Inoltre, poiché ritengo tutte le comunità, per loro stessa natura, non definitive
perché soggette a cambiamenti e pertanto virtuali, da questo momento parlerò
indistintamente di comunità.
Secondo Alessandro Simonicca, il concetto di comunità è applicabile solo a
minuscoli gruppi di persone63.
Dirò di più, questi piccoli gruppi di persone, considerazione che faccio anche
mia, fanno parte di altri piccoli gruppi, e quasi mai i partecipanti dell’uno
collimano con l’altro. Cosa voglio dimostrare? Tutte le comunità, anche quelle
dello spazio fisico, sono virtuali nel senso che i loro appartenenti possono,
contemporaneamente, far parte di altre comunità. Si può essere cattolici, tifosi,
studenti, operai, membri di una mailing list, ed ogni volta dover partecipare di
spazi differenti, con differenti metodi di riconoscimento, e tuttavia essere
consapevoli o meno di questa variabilità di appartenenza.
L’unica differenza che voglio ascrivere a quelle che prima conoscevo come
comunità virtuali è il mezzo usato come medium. Questo si, apre le porte alla
virtualità, ma non trasforma, a guisa di bacchetta magica, ciò che contiene.
63
concetto espresso durante l’intervento d’apertura del convegno “delle Erbe e della Magia” Grosseto,
17-10-2004
88
Le comunità, se esistenti, restano tali, a prescindere da ciò che usano per
comunicare: vediamo chi mi può aiutare in merito.
Manuel Castells, nel suo imponente saggio “La nascita della società in rete”,
parlando del momento culturale in cui si trova lo studio delle comunità
virtuali,64 sottolinea quanto segue:
Il punto fondamentale dell’analisi di Wellman65 è che le “comunità
virtuali” non devono essere contrapposte alle “comunità fisiche”: sono
comunità diverse, con regole e dinamiche proprie, che interagiscono
con altre forme di comunità.
[Castells, 2000, p. 413]
poi, continuando la sua analisi, Castells sottolinea come gli scienziati sociali
abbiano troppo spesso cercato una comunità idilliaca “scomparsa dai paesi
industrializzati e avanzati” [ibidem] arrivando infine a citare un nuovo lavoro di
Wellman, che dimostra l’esistenza di comunità personali:
Una rete sociale di individui con legami interpersonali informali, che
varia da una mezza dozzina di intimi a centinaia di legami più deboli
[…] Sia le comunità di gruppo sia le comunità personali funzionano
online e offline
[Wellman e Gulia, 1999, in Castells, ibidem]
Ecco che per me assume un senso parlare degli spazi antropologici legati alle
comunità virtuali.
Perché esse occupano il cyberspazio, lo spazio del virtuale, quando altre
comunità occupano i gradoni di una piazza, ma non per questo si chiamano
comunità gradonali…
64
ci tengo a sottolineare l’anno di pubblicazione, 2000, perché la novità relativa del campo di studio
permette ovvie e numerose evoluzioni interpretative.
65
Barry Wellman è presentato come il principale ricercatore sulla sociologia di internet
89
Nonostante tutto, frequentare spazi differenti può creare svantaggi o
facilitazioni.
L’ampia diffusione dello strumento internet aumenta a livello esponenziale il
grado di visibilità delle comunità che ivi giostrano le proprie chances. Come
riporta Augé:
“Negli Stati Uniti, alcuni esponenti religiosi molto diversi…hanno
aperto dei siti su internet. Hanno trovato incoraggianti i primi
risultati…Per esempio oltre trecentomila persone si sono connesse con
il sito riservato al Vaticano nei due giorni successivi alla sua apertura (a
Natale 1995)” [Augé, 1997a, p. 119]
E’ notizia di questi giorni che la Chiesa Italiana, nelle persone di alcuni
sacerdoti, abbia sentito il bisogno di “mettersi” in rete: per il bisogno di
ammodernamento è la giustificazione ufficiale: probabilmente si tratta di un
tentativo nato dallo studio delle nuove forme di socialità. Chissà se in futuro
non potremo assistere ed usufruire delle funzioni cattoliche tramite la Rete…
Quanto possa servire e come funzioni il sistema internet può essere visto
semplicemente leggendo i risultati pratici che, per rimanere nell’ambito delle
comunità còrse, raggiunge il fronte indipendentistico di Unità Naziunale,
relativamente alle elezioni regionali dello scorso
marzo 2004. Il 18% dei
votanti è un risultato abbastanza netto, che può essere ascritto, senza tema di
smentite, anche alla continua presenza in rete di tentativi di convincere gli
elettori al voto, come si evince dagli esempi riportati. E’ logico che se pure in
pochi avessero letto il messaggio, pur quei pochi avrebbero potuto parlarne in
casa, con gli amici, ampliando l’effetto della notizia alle loro reti di socialità:
90
Message : 1
Date : Wed, 10 Mar 2004 13:09:50 +0100
De : "AnTo_FpcL" …
Objet : PER L'UNITA NAZIUNALE DI U POPULU CORSU
Eccu !
La Campagne est lancée sur internet... Les trois listes sont sur la toile et sur le Portail
Politique Corse de la Lutte de Libération Nationale.
Voici le mail que vous pouvez transmettre, publier, insérer dans votre site etc...
modifier, personnaliser...
PER L'UNITA NAZIUNALE DI U POPULU CORSU
VUTEMU NAZIUNALISTU CORSU!
http://www.unita-naziunale.org/
Message : 2
Date : Wed, 10 Mar 2004 13:18:12 +0100
De : "AnTo_FpcL" …
Objet : PER L'UNITA NAZIUNALE DI U POPULU CORSU
PER L'UNITA NAZIUNALE DI U POPULU CORSU
VUTEMU NAZIUNALISTU CORSU!
http://www.unita-naziunale.org/
[Ce message contenait initialement des pièces jointes]
Message : 4
Date : Tue, 16 Mar 2004 13:25:46 +0100
De : Informations de la liste Unità Naziunale ...
Objet : UNIONE NAZIUNALE : RAPPEL
le 17/03/2004
PORTI VECCHJU Meeting
le 18/03/2004
BASTIA Meeting
le 23/03/2004
PORTI VECCHJU Réunion au Cinéma
le 23/03/2004
AIACCIU Meeting
le 24/03/200
BASTIA Meeting
Message : 2
Date : Sat, 20 Mar 2004 01:06:03 +0100
De : "CaPiMaChjA" ...
Objet : INF MANCA NAZIUNALE / UNITA PUPULARE
INF MANCA NAZIUNALE / UNITA PUPULARE INF MANCA NAZIUNALE /
UNITA PUPULARE
Une vidéo du meeting d'Aiacciu du 15 mars dernier est en ligne ( format WMV ) ici
http://www.unita-pupulare.org/meeting.html
U 21 è u 28 di Marzu VUTEMU PA A LISTA UNITA PUPULARE66.
66
ovviamente potrei aggiungere altri messaggi, ma non cambierei il risultato.
Si vedano comunque le pagine dell’appendice, sufficientemente esaurienti, anche se contengono solo
circa il 25% dei messaggi totali.
91
Per avere un’idea del livello di visibilità che il sito e la sua comunità hanno, è
sufficiente leggere il report qui sotto, tenendo conto che l’Isola intera, come già
ricordato, ha solo 260.000 abitanti, e che i còrsi autoctoni sono circa 160.00067.
(Sembrerebbe scontato affermare che forse solo i còrsi autoctoni sono interessati
a questo genere di proposte…)
Message : 2
Date : Fri, 12 Mar 2004 17:22:37 +0100
De : Webumaestru Unità Naziunale ...
Objet : Petit bilan....
Le site unità naziunale génère par semaine, un millier ou plus de visiteurs et entre 5000
pages et 7000 pages visitées.
Les forums d'Unità Naziunale les plus visités sont :
Forum Pasqaule Paoli
Forum Battifocu
Forum ANC
Forum A Techja
Forum Indipendenza
Forum Manca
Forum Libertà
6982
5956
5171
4849
3995
2803
1729
Merci à tous de votre aide, de votre présence.
Unità Naziunale
L'équipe de modération (liste Pulitica, A Nazione, Unità Naziunale)
Non voglio certamente ricavare da un caso specifico una regola generale, ma
ritengo quasi superfluo ammettere che ciò che si propone in una comunità (di
questo tipo, cioè prettamente politica) di un medium virtuale, ha poi un senso
specifico nella vita intima di chi vi appartiene. Che tale senso poi si manifesti
con comportamenti correlati a quanto appreso, è l’altra conseguenza logica; del
resto è possibile paragonare newsgroup, chats, e quanto altro pertinente, al ruolo
67
Fonte: Istituto Geografico DeAgostini, 2003, Corsica, p. 23
92
svolto dai quotidiani e dalla televisione: strumenti d’informazione e plagio della
nostra società.68
Nelle pagine seguenti, tenterò una descrizione delle comunità (che per facilità di
comprensione indicherò come virtuali, evitando così lunghi giri di parole),
cercando di evidenziare la letteratura che vede nel virtuale e nelle sue congenite
manifestazioni lo sviluppo dell’informazione e della cultura, date nell’attuale
congiuntura politica: se per globalizzazione si intende la perdita del centro,
(cfr.supra) bisogna anche considerare che le informazioni adesso non sono più
unidirezionali, ma ricevo ed invio, (curiosa l’allusione che fa pensare alla voce
byte inviati e ricevuti, consultabile durante la connessione ad internet) in fin dei
conti partecipo della produzione dell’informazione. A questo scambio, che vede
gli interlocutori agire quasi da pari a pari, non può più corrispondere un mezzo
informativo statico come la tv, o come la carta stampata, che prevedono un
fornitore di servizi ed un fruitore che deve solo leggere, o meglio saper leggere
fra le righe della (dis)informazione.
È senz’altro più congeniale un mezzo che preveda la possibilità di esser-ci nella
storia narrata: un mezzo che possa fornire le capacità di intervenire sulla realtà
e, stante la capacità di tradurre informazioni, modificarla laddove necessario, o
per lo meno, fruirne nel modo più democratico possibile69
68
Si vedano a proposito Castells, 2000, p. 379-434 , il sempre attuale MacLuhan, 1964, e Sartori, 1997,
che parlando a proposito della possibilità di allargare gli orizzonti dello scambio politico afferma : “…Il
cittadino globale, il cittadino del mondo, si “sente” dappertutto, e quindi è disposto a sposare cause di
qualsiasi natura da ovunque.” (ivi p. 88)
69
Sulla presunta democraticità del media Internet, e sulla possibilità di formare nuove agorà
elettroniche cfr. Levy, 1994. Nella stessa direzione si muove Rehingold, nel più datato The virtual
93
Non più dunque una politica fornita da media reali ma, anzi, da mezzi virtuali:
perciò una politica in progress.
3.2. Comunità: concetto equivoco
Non è mio interesse affrontare in maniera approfondita la questione comunità,
per lo meno non in questa sede. Ritengo però opportuno, per il tipo di percorso
fin qui svolto, tentare di tracciare le linee guida relative alla sua definizione.
Il concetto di comunità classico afferma che per comunità si deve intende un
insieme di soggetti, legati da uno o più fattori di varia natura, portati ad
interagire più con i membri stessi della comunità di appartenenza, che con chi
ne è al di fuori.
Per proseguire nella disamina mi sono servito del saggio di P. Ferri “Comunità e
comunità virtuale: due concetti a confronto .” [Ferri, 1999, p. 79-101]
Con altri intendimenti, però. Se volontà di Ferri è:
”…capire se davvero le comunità virtuali configurino una nuova
tipologia di interazione tra soggetti, che tende a trasformare il quadro
delle nostre relazioni comunicative.” [p. 85]
qui cercherò invece di dimostrare la validità di quello che invece rappresenta un
limite per Ferri:
“…non è ovviamente possibile…delineare …o prevedere quali
caratteristiche potrà avere questa supposta ristrutturazione dei nostri
riferimenti di appartenenza comunitaria. Il problema che ci troviamo di
fronte è più limitato ed è quello di capire se davvero le comunità
community, la cui ed. originale risale al 1993, ma del quale è possibile consultare una versione riveduta
edita nel 2000.
94
virtuali configurino una nuova tipologia di interazione tra soggetti…”
[ibidem]
Ferri parte dalla definizione classica, dalla distinzione fra società e comunità
proposta da Ferdinand Tonnies:
“Tutto ciò che è fiducioso, intimo, vivente esclusivamente insieme è
compreso come vita in comunità: la società è ciò che è pubblico, è il
mondo. Al contrario ci si trova in comunità con i propri cari sin dalla
nascita…Nella società si entra in una terra estranea.”
[Tonnies, in Ferri, op. cit. p. 86].
Tonnies identifica così una comunità di sentimenti, la Gemeinschaft, la
comunità della volontà organica, distinta dalla società, ove prevale la volontà
razionale, la Gesellschaft, appropriatamente descritta tramite la metafora del
mercato.
Seguendo il percorso indicato da Ferri, è importante segnalare come, nella
filosofia e nella sociologia del tardo ‘800, così come nei primi decenni del
secolo XX°, la comunità rappresenti la formazione sociale utopica, “…che si
contrappone alla freddezza della società delle merci.” [p. 87], e sia, pertanto,
soggetto di molti studi.
Il concetto di comunità rimane fondamentale negli studi sociologici anche negli
anni seguenti. Il motivo principale è costituito dalla volontà di trovare risposte
ai molti quesiti sulla reale natura umana, anche e soprattutto in seguito alle
aberranti azioni che hanno contraddistinto la Seconda Guerra Mondiale.
Per tornare al nostro obiettivo, l’intenzione del lavoro di Ferri è quello di fornire
un esempio filosofico contemporaneo della discussione.
La scelta cade su La comunità inoperosa di Jean-Luc Nancy :
95
“…Nancy sostiene come sia un errore di tipo prospettico contrapporre
un’originaria e felice comunità a un’infelice e mercantile società…”
[p. 87].
Il rimpianto sarebbe dovuto al lascito filosofico delle tesi di Rousseau relative
allo stato di natura.
Seguendo il suo ragionamento, Nancy vuole dimostrare come prima dell’attuale
società esistesse un qualcosa:
“caratterizzato nello stesso tempo da una comunicazione più ampia di
quella che contraddistingue il legame sociale…e da una struttura molto
più rigida e più povera di quella propria della società nella quale
viviamo. Gli effetti di questa configurazione sociale sulle relazioni tra
gli individui erano spesso molto più duri, in termini di mancata
solidarietà, di solitudine, di violenza, e disperazione”[p. 88]
Il peso dovuto alle pastoie burocratiche che ci avvolgono nel cammino
quotidiano, le gravi ripercussioni che, guerre, politica, e un mercato economico
per sua natura disumanizzante, fanno ricadere sulle nostre vite, fanno sì che la
cultura occidentale agogni ad uno stile di vita diverso, con meno problemi: da
“paradiso terrestre”.
Quali le soluzioni? Fra le proposte, la ricerca appunto di quei paradisi di
socialità. (purtroppo anche artificiali, laddove alla crisi dell’identità si
aggiungano debolezze costitutive che rendono, consapevolmente o meno,
schiavi delle droghe).
Oppure, adattare risposte e stili di vita a quanto ci viene proposto come
modello70 da culture dominatrici; da politiche, in questo senso, “totalizzanti”.
70
Si veda in proposito il già citato saggio di Michel de Certau “L’Invenzione del Quotidiano”, che
dimostra come l’uomo comune, anche quello che vive nella maniera più disagiata, sia in grado di fornire
interpretazioni personali dello status vigente, interpretazioni che de Certau definisce “…forme di
bracconaggio”. Per un utile approfondimento si veda la già esauriente introduzione generale, ivi p. 5–22
96
Nel paragrafo precedente facevo riferimento al fatto che si può essere
inconsapevoli di appartenere ad una comunità.
Mi spingo oltre. Siamo sempre inconsapevoli di ciò, tranne quando ci viene
ricordato il contrario; ci riconosciamo cioè per negazione dell’altro, perché
siamo differenti.
In rari casi, secondo me, agiamo da membri effettivi, da facenti parte, ed è
quando digitiamo l’accesso alla nostra comunità virtuale, oppure quando
forniamo la parola d’ordine, access code, (intesa anche in senso lato, quindi
come forma d’abbigliamento, o come rituale da seguire e così via) per entrare
nel gruppo degli iniziati.
Questo tipo di considerazione mi riporta ad Augé71, ed al fatto che dobbiamo
presentare un documento per accedere ai non-luoghi, fornire le generalità che
permettano il nostro riconoscimento come membri di una comunità e quindi
poter usufruire dei vantaggi del caso.
Questo insieme di considerazioni sugli spazi occupati dalle comunità virtuali,
passibili di essere considerati come non-luoghi, e cioè la loro contrattualità
solitaria e la loro atemporalità antropologica, mi portano però ad una differente
conclusione.
Io non posso considerare le comunità virtuali differenti dalle altre comunità.
Ma devo sottolinearne un livello di appartenenza più definitivo. Esse sono frutto
di una scelta consapevole e condivisa: sono una droga allucinatoria che permette
di fuggire dalle pseudo-comunità reali; in tal senso trovo coerente citare
71
si veda Augé, 1992, p. 93-94
97
l’introduzione (della quale non è segnalato l’autore) al romanzo di Gibson
“Neuromante”72 :
“…sono molto interessanti le osservazioni di carattere antropologico di
Norman Spinrad. Questi fa notare come il negromante sia, in realtà, un
mago contemporaneo (o comunque appartenente ad un futuro non
troppo lontano) la cui magia consiste nell’interfacciare direttamente il
proprio sistema nervoso con il sistema nervoso elettronico della sfera
dei computer, manipolandolo (e venendone manipolato) in modo molto
simile a quello in cui gli sciamani tradizionali interagivano con regni
mitici più classici attraverso droghe o stati di trance.”
[Gibson, 2003, p. XI]
3.3 Comunità di…scelte
Secondo il mio punto di vista, viviamo in determinate società non certo per
scelta: se proviamo un secondo a riflettere su quando possiamo intervenire
deliberatamente su gli spazi da occupare, il riferimento è valido per ogni
contesto, scopriamo che le nostre scelte possono raramente assumere un livello
superiore al grado futilità.
Non credo che molti potrebbero fornire risposte, per così dire, felici…non
possiamo scegliere le società, si può solamente optare a quali comunità, ad esse
interne ma per molti versi estranee, dedicare il nostro tempo libero.
72
dell’importanza di questo libro è testimone l’amplissima bibliografia che lo riguarda: se ne veda un
estratto in Gibson, 1984, p. XI-XIII, così come il fatto che venga spesso citato in opere di cultura cyber,
se non altro per sottolineare come il termine cyberspazio, appaia per la prima volta proprio in questo
testo.
98
Per quanto riguarda l’identità, possiamo dire che nasciamo nel gruppo che poi
ri-conosciamo come nostro?
Che dire di tutti quei movimenti, ecologisti, di medicina alternativa, no-global,
di religioni messianiche, e via dicendo: se da un lato sono i benvenuti giacché
nella società moderna rappresentano la libertà di pensiero, una parvenza di
democrazia, dall’altro essi sono segno di profondi turbamenti, di scarsa
adeguatezza, infine di mancati ri-conoscimenti. Questo genere di problema
sorge quando, dopo aver appreso culturalmente qual è lo spazio comunitario o
societario che occupiamo, scopriamo di avere altri interessi, altre prospettive.
3.4. Comunità e identità
Fabio Dei sembra riassumere alcune fra le più rilevanti tesi sul riconoscimento
identitario, in un confronto che, da un lato, vede la riflessione antropologica più
recente giudicare i concetti di identità culturale ed etnica “…come coperture
mistificanti di reali rapporti di interresse e di potere tra gruppi umani”
[Dei, 2002, p. 38].
Il testo che Dei rileva essere l’espressione più chiara di questo punto di vista è
“L’Identità etnica” di Ugo Fabietti:
…Ma anziché corrispondere a delle realtà “eterne”, queste etnie, queste
identità, sono…il risultato di processi di etnicizzazione voluti o favoriti
dall’esterno oppure dagli stessi gruppi che competono, in determinate
99
circostanze sempre circoscrivibili sul piano storico, per l’accesso a
determinate risorse materiali e simboliche.
[Fabietti, 1998, p. 22]
L’altro aspetto del confronto vede un’antropologia, se mi è permesso, più
umana. Se le differenti culture sono da considerarsi costitutive del concetto
stesso di umanità, queste differenti identità non possono ridursi al ruolo di
coperture ideologiche per la lotta al potere. L’autore che Dei, in questo caso,
chiama in causa per definire questa differente concezione è Clifford Geertz:
“ I legami di appartenenza…non vanno in una sola direzione, né si
raccolgono...in una lotta uniforme per qualche fine condiviso”73
[Geertz, 1999, p. 84]
Si prendono in esame, così, varie opzioni:
La prima consiste nel considerare l’identità culturale non in modo
sostantivo, ma come un campo di differenze, in cui “la funzione della
solidarietà si manifesta nell’elusione di divisioni interne gravide di
conflitti, e la funzione della divisione nel rifiuto di solidarietà troppo
esclusive” [Dei, 2002, p. 53]
La seconda fa riferimento alla capacità dell’uomo di sentire le profonde affinità
che lo legano ad uno specifico gruppo, riesumando aspetti che molta
antropologia cercava di insabbiare, come il sangue, la lingua, il costume, la
fede, la storia. Una sorta di analisi delle lealtà emiche, che Geertz definisce
lealtà primordiali:
…un attaccamento derivante dal senso di “datità” dell’esistenza sociale
che prova il soggetto e non l’osservatore - come parlare un determinato
linguaggio, professare una certa religione, essere nato in una specifica
famiglia, provenire da una data storia, vivere in un determinato posto; i
fatti basilari. [Geertz, 1999, p. 86]
Ho cominciato questo lavoro parlando di “culture de resistance”.
73
Corsivo mio, fra virgolette nell’originale.
100
La resistenza a cui voglio fare riferimento è strettamente connessa alle lealtà
“primordiali” che il popolo còrso nutre. E’ parte costitutiva della loro identità
come potremo poi facilmente evidenziare nell’analisi dei messaggi della
comunità.
Nazionalismo ed etnicità rappresentano oggi uno dei campi di studio più
“caldi”, per la grave ripercussione prodotta dalle guerre generate in nome
dell’etnia.
In un saggio ormai famoso, Anderson prova a fornire la sua giustificazione, che
per certi versi, risulta compatibile con la questione in corso.
Presentando il collegamento fra etnicità e nazionalismo critica le due
spiegazioni correnti:
“Una è che nazionalismo ed etnicità sono effetti dello scontento
economico e della povertà…ma lo stesso scontento ha suscitato un
ampio spettro di altri movimenti sociali, spesso in competizione con il
nazionalismo: socialisti, comunisti, religiosi e così via…L’altra
spiegazione, propagandata dai leader politici dei movimenti nazionalisti
ed etnici è che essi rappresentano la memoria storica e la comunità
tradizionale. Invece questi movimenti sono immaginari propriamente
moderni, e nessuno di loro può risalire più indietro della fine del
‘700”74
[Anderson, 1991, p. 239-240]
Anderson provvede poi a fornire la sua spiegazione in merito, indicando quanto
segue:
“I due fattori significativi che hanno generato nazionalismo ed etnicità
sono strettamente connessi al sorgere del capitalismo: sommariamente,
comunicazione di massa e migrazioni di massa.” [p. 240]
74
Si veda in proposito Hobsbawm e Ranger, a cura di, 1983
101
Nello sviluppare queste tesi, arriva a quella che dovrebbe essere la
giustificazione più volte cercata, e trovata, confacente al caso còrso:
“Dal lato opposto, la comparsa, nelle comunità residenti, di migliaia di
immigrati, non mancò e non mancherà di produrre un’etnicizzazione
simmetrica. In Francia, il movimento neofascista di Le Pen trova la sua
base più forte tra due gruppi che una volta erano visibilmente
antagonisti tra loro: i lavoratori un tempo fedeli militanti del PCF, ma i
cui quartieri diroccati sono esattamente quelli in cui i poveri immigranti
sono spinti ad ammucchiarsi; e gli ex pied-noirs…”
[p. 243]75
Il cerchio sembra chiudersi: l’arrivo dei pied-noirs è coinciso, in Corsica, con
l’acuirsi della lotta di rivendicazione nazionalista.76 Si comincia a parlare con
insistenza di ”corsizzazione” dei posti di lavoro, occupati soprattutto da francesi
continentali; l’etnicizzazione simmetrica di cui parla Anderson è così facilmente
riconducibile alla tesi di Fabietti.
Nella realtà còrsa, così come in mille realtà differenti, niente è riconducibile ad
un’unica causa: elementi scatenanti sono anche quelle lealtà primordiali di cui
sopra; il problema della lingua più volte sollevato, il bisogno di sentirsi
riconosciute peculiarità che sembrano risalire indietro nel tempo…ritengo arduo
decidere per l’una o per l’altra, almeno in questo caso.
75
Queste citazioni del testo di Anderson fanno parte di un’ aggiunta in appendice all’edizione italiana
del 1996.
Esse compaiono in realtà nel numero 193 della New Left review, Maggio/Giugno 1992, pp. 3-13.
76
il riferimento è ai fatti di Aleria, dell’Agosto 1975. (cfr. supra)
102
3.5. Identità nella rete
Le identità di cui discuterò più avanti devono essere prese in considerazione da
un duplice punto di vista: sia perché si usano identità singolari, proprie, che
spesso non trovano rispondenza nella realtà fisica, sia perché chi partecipa della
comunità, soprattutto nei casi politicizzati come il nostro, entra a far parte di
un’identità collettiva che è, invece, significativa su di un doppio piano
ontologico: virtuale e fisico.
È il caso, palese, di chi, accettando le regole della realtà virtuale, vi combatte
una battaglia legata al riconoscimento dell’identità collettiva: sia per
rivitalizzare una lingua, o per ri-studiare una storia comune pregnante di
significati condivisibili, che hanno stretta rispondenza nell’effettiva realtà della
vita quotidiana.
Il problema dell’identità, delle identità multiple e della difficoltà di ri-conoscersi
in un archetipo identitario, sembrano ricondursi all’attuale congiuntura
culturale.
Il concetto al quale vorrei fare riferimento, per le sue evidenti implicazioni, è
riassumibile con il termine post-modernità.
Si è detto da più parti e l’ho fatto anche io, che caratteristica del nostro periodo
sia una grave mancanza di punti di “centro”: culturali, economici ed ovviamente
identitari. Secondo gli amanti delle tassonomie, (lo dico senza vis polemica)
103
questi sono segni del crollo delle certezze che caratterizzavano gli anni dalla
metà del XIX alla metà del XX sec..
Ma cosa hanno a che vedere queste deficienze con gli ospiti, o meglio, gli
ospitanti le comunità virtuali?
Torno ancora alla definizione di virtuale come fornita da Lévy, introducendo
un’ulteriore considerazione: se vogliamo parlare con Featherstone di
dislocamento culturale, è giocoforza fare riferimento al dislocamento delle
personalità, che di queste culture sono promotrici. Più personalità, o meglio
personalità virtuali, offrono maggiori possibilità di comunicazione, togliendoci
dall’agone solitario del coerente a tutti costi.
Si può essere attratti da questa liminalità, dalla terra di confine rappresentata
dalla realtà virtuale, perché in questi sentieri abbiamo più possibilità di scelta,
possiamo varcare più porte senza dare niente per scontato.
Compito dell’antropologo è stato per anni, capire e descrivere le culture
differenti e lontane. Da questo procedimento ed il susseguente confronto,
risaltava, secondo me, il bisogno recondito di capire chi era l’antropologo
stesso, e a chi apparteneva nel momento in cui metteva in risalto le differenze
fra la sua cultura e quella che, lontano dalla sicurezza delle proprie conoscenze,
egli andava a visitare sul campo.
È tempo di riconsiderare tutto questo: l’invito fatto da Augè77 di analizzare e
studiare, con lo stesso sguardo, la realtà che ci circonda, sia attraverso pratiche
77
il riferimento è Augé, 1994, ma mi pare utile, per un approfondimento, citare anche Disneyland e altri
nonluoghi, (1997b) e Finzioni di fine secolo, 2000, dove dal viaggio antropologico, ritenuto ormai
104
riflessive che analisi sociologiche ed etnografiche di quartiere, va adesso esteso
nuovamente al mondo intero, come campo di studio.
È impossibile caratterizzare l’uomo: troppe le variabili in gioco e troppo poco il
tempo a disposizione.
Si può tentare di fornire indicazioni utili. Per farlo, è necessario ricorrere a tutti i
mezzi possibili, non ultima, se non perché ultima ad arrivare, la CMC, la
computer-mediated communication.
Dedicarsi all’analisi delle identità fornite dai fruitori della CMC potrebbe e
dovrebbe comportare una riconsiderazione della psicoanalisi come strumento di
ricerca. In fondo, se propendo per uno studio delle considerazioni emiche,
relativamente al dispiegamento degli sforzi utili a fornire soluzioni nel caos del
riconoscimento identitario, niente dovrebbe funzionare meglio di ricerche
individualmente approfondite volte alla scoperta dei tratti comuni, dei tratti
costitutivi: i fatti basilari.
Vorrei pertanto dichiarare che non mi sento particolarmente d’accordo con lo
sviluppo successivo dell’ opera di Nancy, cui facevo riferimento in precedenza,
nuovamente presa in considerazione, questa volta da Michele Willson, che vede
“…somiglianze tra la cultura delle comunità virtuali e i rilievi teoretici di
Nancy” [Willson, 1997, p. 147]
impossibile, alla scoperta di nuovi mondi e nuove culture, si passa ad un’analisi approfondita, o meglio
all’accenno della possibile esistenza di viaggi profondi di scoperta proprio dietro l’angolo di casa. Da
segnalare anche Hannerz, 1992, pagg. 225-346 e 1996, soprattutto pagg. 129-146. Anche la ricerca
italiana ha espresso analisi approfondite sullo sguardo dal di dentro, soprattutto dal punto di vista del
valore epistemologico. Mi sento in dovere di segnalare, a tale riguardo, l’opera di Remotti, 1990, anche
e soprattutto per il fatto che sia uscita così “presto” rispetto ai lavori di Augé
105
L’aspetto che si evidenzia è il rifiuto operato da Nancy nei confronti della
comunità “…intesa come un raggruppamento o una coalescenza attorno ad
un’essenza e un’identità definite” [p. 148].
Più avanti, si chiarisce ulteriormente il senso della comparazione fra la tesi di
Nancy e le attuali teorie relative alle comunità degli spazi virtuali:
“l’argomentazione di Nancy pone l’accento sulla fluidità e la
particolarità dell’essere e sull’importanza delle relazioni tra esseri.
L’accento sull’assenza di vincoli o legami tra questi esseri permette una
forma non prescrittiva di relazioni. Allo stesso modo i sostenitori della
comunità virtuale presentano argomentazioni a favore della
molteplicità, della diversità e della fluidità dell’esperienza, sebbene essi
collochino questi argomenti all’interno del concetto di Sé/identità
multiple…”
[ibidem]
Il problema legato al concetto Sé/identità multiple apre la critica di chi si chiede
chi sono i partecipanti di una comunità virtuale. L’opzione relativa alla
molteplicità dell’essere singolo preclude risposte troppo semplici.
Su quali basi sia possibile giudicare la realtà della partecipazione e delle loro
affermazioni in rete e come si possa così equiparare una comunità che occupa
spazi fisici inesistenti con altre “attuali”, è lo scoglio successivo e conseguente.
Ciò che senz’altro rimane, è un qualcuno che parla di sé, non importa se
dicendo il vero o meno. Ciò che dice è vero dal punto di vista ontologico, in
quanto detto, pensato, sublimato attraverso l’uso quasi inconscio della tastiera.
106
RIFLESSIONI
Mi è tornato alla mente il saggio di Stephen Tyler che criticavo, nel secondo
capitolo, riguardo l’incapacità, o la mancanza di volontà, dell’etnografia postmoderna, di trovare un’allegoria riassuntiva. Nello stesso saggio Tyler
affermava anche che:
“Un’etnografia post-moderna è un testo che si evolve
cooperativamente, costruito con frammenti di discorso che hanno lo
scopo di evocare in chi legge e scrive la fantasia di un mondo possibile
(reale in accordo al senso comune) e così di provocare un’integrazione
estetica dagli effetti terapeutici. In una parola è poesia…che, attraverso
la rottura performativa con la parola quotidiana, evocava memorie
dell’ethos della comunità sollecitando così gli ascoltatori ad agire
eticamente.”
[Tyler, 1986, p. 179]
L’operazione che vorrei eseguire è proprio questa: servirmi dei testi dei
messaggi per ricostruire quello spirito che ritengo esistere, spirito che sarebbe
poi opportuno far agire in una forma eticamente irreprensibile.
L’opzione offerta è quella di poter far parlare di sé l’oggetto dell’analisi,
privilegiando quindi l’aspetto emico, e confrontare le mie personali intuizioni
con lo schema etnografico della raccolta degli scritti ricevuti. Mi viene da
pensare che mai ricerca etnografica potrebbe essere più completa di quelle in
cui, al centro dell’attenzione, si trova una comunità virtuale.
Attraverso il testo scritto, questi personaggi della commedia umana, spesso una
tragedia, si espongono, si denudano, offrono il fianco all’analista, che si trova il
piatto servito su cui scegliere.
107
E su cui magari cercare quell’allegoria che sola, potrebbe risolvere il problema
delle lealtà primordiali, dei bisogni nati con l’uomo e che con l’uomo sono
destinati a finire.
Un pensiero ancora, questa volta a proposito dell’irreprensibilità dello spirito
còrso, probabilmente ancora alla ricerca di un’etica archetipica:
Message : 4
Date : Sun, 15 Feb 2004 14:03:16 +0100
De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale …
Objet : Inscriptions à PEZZA CARDO (Porto Vecchio)
Avà Basta a été saisi le 27 janvier 2004 de menaces racistes concernant une famille de
Pezza Cardo. Elle, est Française, lui, Marocain.
Messages téléphonés ( dont une demande de versement d'une somme d'argent .) et
écrits sont très clairs : « Arabi Fori . » et tutti quanti.
Que vaut une démarche de Racket sur une famille qui a du mal à joindre les deux
bouts, la mère étant chômeuse et le père ayant un salaire modeste, avec trois enfants à
nourrir ?!.Ajoutons que cela n'empêche pas cette femme responsable de militer à dans
une association de solidarité « AIUTU CORSU ».
Cette famille loge dans une maison appartenant à monsieur CANU cité dans le
rubrique local de votre quotidien, comme la victime des inscriptions extérieures.
Nous avons été discrets sur cette affaire, l'essentiel étant ,d'une part, qu'une enquête
soit sérieusement menée et d'autre part, que cette famille soit réconfortée et soutenue
ostensiblement. Ce qui a été fait par les militants d'Avà Basta sur Porto Vecchio.
Pour Avà Basta,
La Présidente,
Noëlle …
Message : 5
Date : Sun, 15 Feb 2004 14:03:24 +0100
De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale …
Objet : EXPLOSION D'INSCRIPTIONS RACISTES
Elles ont visé aussi des commerces particuliers et l'association ATLAS dont tout le
monde apprécie les activités positives ouvertes à toute la population de la ville. Nous
leur exprimons notre fraternelle solidarité.
Une explosion d'inscriptions racistes anti-maghrébines vient de salir les murs
d'Ajaccio.
AVA BASTA et l'opinion publique se posent des questions.
En effet, le dimanche 8 février à 6 heures 30 du matin, le jeune BALIL était assassiné
de façon barbare dans son lit, devant sa famille. Les informations ont laissé filtrer qu'il
était « connu des services de police pour trafic de cannabis ».
C'est ce même jour, dans la nuit du dimanche 8 février au lundi 9 que les tags ont
108
barbouillé la ville.
Quelle relation entre les deux évènements ? Les racistes de combat se sont tout de
même manifestés très très vite pour masquer leur haine sous le couvert de la lutte antidrogue.
Nous demandons aux autorités compétentes d'une part de faire effacer les inscriptions
infâmes et, d'autre part, de faire la lumière sur ces exactions.
Pour Avà Basta,
La Présidente,
Noëlle …
Message : 6
Date : Sun, 15 Feb 2004 14:03:30 +0100
De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale …
Objet : L'affaire du terrain Mattei ,à Toga.(BASTIA)
Ce terrain est propriété de la mairie de Bastia. Alerté le 30 septembre 2003 par « Les
Amies des Chats » qui se soucient autant des humains que des animaux, Avà Basta a
fait stopper par la mairie les travaux de démolition d'habitations datant de l'exploitation
MATTEI, qui logent des maghrébins.
En effet l'entreprise VANDASI avait commencé de casser des escaliers, des toilettes,
sans complexe, comme s'ils avaient eu affaire à des cafards, sans avis ou procédures
préalables et, avec, en sus, injures racistes du conducteur d'engin.
Travaux stoppés, et habitants des lieux montant au premier étage par les gravas de
l'escalier rompu, la mairie a promis que les travaux cessaient tant que les personnes ne
seraient pas relogées.
Avà Basta a fait confiance tout en suivant les dossiers individuels des personnes
concernées.
Or les travaux viennent de reprendre, et Avà Basta a interpellé la mairie qui affirme ne
pas être au courant, l'entreprise VANDASI aurait repris les travaux de démolition sans
prévenir.
Avà Basta, dans une première démarche habituelle de médiation et soucieuse des
résultats sur le terrain n'avait jamais médiatisé cette affaire, l'important étant qu'une
solution soit trouvée. Trois personnes sur sept ont été relogées. Mais les autres. se
trouvent maintenant dans la situation menaçante d'une vieille maison sans toit, car, il
semblerait que la récupération des lauzes (pour être utilisées ailleurs.) ait motivé la
reprise des travaux.
Les personnes non relogées ne le seraient qu'en mars, selon la mairie. Qui va prendre
la responsabilité de laisser courir cette situation dangereuse ?.
Avà Basta, interpelle les pouvoirs publics, et, l'opinion, sur cette affaire.
Pour Avà Basta,
La Présidente,
Noëlle ...
109
I 3 messaggi che ho ripreso dovrebbero fornire chiarimenti su quello che voglio
dire: i còrsi sanno essere, e sono spesso, violenti; hanno scarsa coscienza78
ecologica, nonostante Talamoni nel suo libro sembri dire il contrario79 e spesso,
inutile negarlo, sono anche razzisti. Credo lo siano tanto quanto si sforzano di
negarlo; ho potuto notarlo nell’atteggiamento e nel modo di proporsi nei
confronti dei maghrebini, come anche verso i Francesi continentali, i famosi
“parigini”, per non parlare del loro atteggiamento nei confronti dei “lucchesi”,
gli italiani in generale80, o “ritals”
All’inizio del lavoro mi ero proposto di dar voce alle sensazioni che
istintivamente si affacciavano alla tastiera.
Con questo non volevo né voglio ridurre questo studio ad uno sfogo personale.
Semplicemente voglio essere corretto con me, con i miei soggetti e soprattutto
con chi eventualmente vorrà leggere queste righe. Vorrei che fosse chiaro che
queste “riflessioni”non possono inficiare la correttezza del lavoro, perché
sarebbero presenti sia che le trascrivessi sia che, preso da un impeto di
pudicizia, decidessi di eliminarle dal contesto. Scrivo perché partecipo della loro
incongruenza, che è la stessa di ogni essere umano. Delle loro paure, che sono
forse meno poetiche della lotta per la nazione. Del loro coraggio, perché
78
Ho avuto l’opportunità, più volte, di vedere cacciatori all’opera, e, mio malgrado, sono uscito anche
sulle barche da pesca, e posso parlare sapendo di cosa tratto; resta però il fatto che come si vedrà più
avanti leggendo i messaggi riguardanti la loi littoral, potrebbe anche sembrare plausibile sostenere il
contrario. La mia idea al riguardo è la seguente: l’accanimento riservato alle costruzioni in essere o
virtuali lungo la costa, è tale perché i proprietari sono per lo più stranieri. C’è un altro aspetto ancora che
mina le bellezze naturali dell’isola: gli incendi, che sempre numerosi, ogni estate distruggono ettari ed
ettari di bosco mediterraneo. Molte tristi canzoni sono nate su questo argomento, ma, ancora mi chiedo:
è possibile, come sostengono i còrsi, che siano solo terroristi francesi, o speculatori edilizi di ogni
origine: italiani, francesi continentali, tedeschi, ad appiccare questi fuochi?
79
Si veda Talamoni, 2001, p. 207-208
80
si veda al riguardo Arrigoni, 2002
110
coraggio ci vuole anche per essere razzisti. E forse perché in fondo non siamo
mai così diversi come si potrebbe pensare.
Alla base resta una certa forma di ammirazione per questa gente; forse per lo
spirito, la sua voglia di libertà, il forte sentimento di indipendenza, l’orgoglio di
chi si ritiene unico; e tutto questo nonostante la nuda realtà possa indurmi a
pensare il contrario.
Del resto, credo di avere un illustre predecessore in Malinowski81, quando nel
suo diario scriveva quello che pensava veramente dei Trobriandesi.
Quello che in ogni modo metto in ballo, non è tanto la mia presunta capacità di
essere imparziale, (quando mai lo si potrebbe essere trattando di cose umane),
quanto invece, il saper scrivere, in maniera riflessiva, di un quasi nuovo
argomento come le comunità virtuali: la novità credo debba permettere nuovi
approcci.
O,
forse, si tratta solo di incapacità…e di un passo indietro per la mia
antropologia.
CAPITOLO 4: etnografia del virtuale
81
Si veda Malinowski, 1967
111
4.1. I dati etnografici
Nelle pagine precedenti, ho avvicinato concetti come identità e comunità nella
loro accezione comune. Come già rilevato, la mia intenzione era di fornire
112
un’introduzione, certamente non esauriente dei temi in oggetto, al fine di
rendere in un certo senso più semplice l’analisi che invece vorrei approfondire
ora.
L’intenzione sarebbe quella di evidenziare l’utilizzo dell’identità ed il senso di
identità collettiva che si evince dall’analisi etnografica della comunità di Unita
Naziunale, cercando al tempo stesso di dimostrare che, in una comunità politica,
quasi mai c’è spazio per il trucco, per il gioco, in riferimento alle finte identità
spesso presenti nelle comunità virtuali.
Non voglio, con questo, suscitare le ire di chi ritiene che si stia così scegliendo
figli e figliastri fra gli adepti della virtualità.
Il punto è che, come per ogni cosa nella vita, esistono aspetti più o meno seri o
seriosi.
E’ evidente che la discussione politica, anche sulla rete, distolga il buontempone
dalla volontà di giocare. La lista “Unita Naziunale”, è una lista di discussione
con un moderatore. E’ stata fondata in data 11 Dicembre 2002, con l’intento di
“promouvoir la Lutte de Libération National de la Corse et de son PEUPLE”82.
La sua vita è stata movimentata fin dall’inizio: nei primi ventuno giorni sono
stati inviati 191 messaggi, con una media giornaliera di circa 9. La notorietà
sempre più crescente ha permesso, nei mesi successivi, di mantenere cifre
ragguardevoli: nell’intero anno 2003 sono stati inviati, e condivisi, 3102
messaggi, con una media mensile di circa 258, pari a 8.6 messaggi al giorno.
82
Così come nella pagina introduttiva della lista, alla quale si può accedere solo se iscritti.
113
Le punte massime si sono registrate nei mesi di Gennaio: 372, Luglio: 469,
Settembre: 326 e Ottobre, che con 472 messaggi è stato in assoluto il mese più
“attivo”, toccando una media di 15.2 contatti quotidiani.
Per quello che riguarda l’anno 2004, cioè il periodo da me preso in esame e, se
vogliamo, il primo banco di prova dell’utilità pratica della lista in riferimento
alle elezioni regionali del 21 e 28 Marzo, devo presentare i seguenti dati: nei tre
mesi che vanno dal 1 Gennaio al 31 Marzo, sono stati inviati 653 messaggi,
(273 in Febbraio, quinto risultato nella storia della lista) con una media
giornaliera pari a 7.2: da Aprile in poi, ho assistito ad un lento ma costante
rallentamento delle presenze, con punte negative nei mesi di Luglio ed Agosto,
con rispettivamente 75 e 95 contatti.
Dal 25 Ottobre il moderatore della lista si è sentito in dovere di:
Message : 14
Date : Mon, 25 Oct 2004 19:02:39 -0000
De : "antofpcl"
Objet : NEWSLETTER NE PAS REPONDRE A CE MESSAGE
Salut à tutti,
Après lecture et re-lecture des derniers messages sur les Deux derniers mois, nous
allons travailler sur une re-structuration de la liste pour une meilleure gestion des
modérateurs sur les messages et sur la liste en elle même. Recadrer un peu plus la
charte de la liste.
La liste comme certaine fois dans l'année passe en mode Liste de diffusion et ne
diffusera que les communiqués officiels. Aucun message personnel ne sera validé.
Nous allons donc proposer via un sondage sur le site Yahoo / Liste unità naziunale sur
un certain nombre de point notamment sur liste de diffusion ou de discussion. La
fusion ou non des trois listes 'pulitica' 'Unità Naziunale' et 'Cursichella' (la dernière ne
fonctionnant plus, son initiateur ayant disparu de la circulation) sondage proposé aux
trois listes. Dans l'optique d'une fusion, la liste resterait donc de diffusion et de
discussion.
Dans l'optique d'aucune fusion : La question du sondage qui suivra sera : Liste de
diffusion/discussion ou Newsletter uniquement.
En attendant la mise en place de cette réflexion, la liste est donc en mode Liste de
diffusion et plus aucun message ne sera diffusé sauf urgence... :p
Anto
114
Di conseguenza l’afflusso dei messaggi è sempre più calato, fino a raggiungere
una media di un solo contatto al giorno. Questo è il motivo che mi ha costretto a
scegliere il 30 Novembre come giorno di chiusura della raccolta dati. A questo
punto mi sono rimasti 1345 messaggi utili per la mia analisi, visto e considerato
il fatto che la ripresa dell’attività della lista non è prevedibile prima di alcuni
mesi. Al momento risultano iscritti 708 membri.
La partecipazione alla lista non è, ovviamente, sottoposta ad alcun vincolo.
L’importante è non uscire dai confini della correttezza nel rapporto
interpersonale.
Non tutti gli iscritti si sentono in dovere di partecipare alla discussione.
Questo è uno degli aspetti a cui ho fatto riferimento citando Maldonado in sede
d’introduzione83.
Anche se può risultare ovvio, o quanto meno superfluo, parlare dell’universalità
di internet, può essere certamente argomento più interessante discutere
dell’accesso a questa universalità.
Nel periodo che ho preso in esame, solo 150 membri hanno partecipato alla
lista, e fra questi, ben 58 con un solo messaggio e 47 con due, massimo tre
interventi. Ne segue che in 10 mesi, 550 membri non hanno mai inviato
messaggi e 105, i due terzi del totale degli attivi, hanno avuto un contatto più
che limitato con la comunità. La maggior parte degli interventi è stata eseguita
83
Cfr. supra, p. IX: ci si chiede se è vero che internet sia veramente globale: dal punto di vista tecnico
potrebbe esserlo. La componente umana ne discrimina la partecipazione.
115
dalle liste interne al newsgroup, che sono sei84: le notizie da queste diffuse,
quasi esclusivamente di carattere propositivo e di critica politica, hanno
impegnato ben 246 messaggi, pari a circa il 18,3% del totale. Se inoltre
consideriamo che il moderatore è comparso ben 120 volte, ricaviamo un totale
di 366 interventi, il 27,2% di tutti i messaggi.
Il fatto che dovrebbe far riflettere è il seguente: 22 nominativi hanno inviato più
di dieci interventi a testa nel periodo considerato e fra questi, considerando la
lista di unita-naziunale ed il moderatore, anto@fpcl, come due soggetti, solo 11
hanno dimostrato una continua ed assidua partecipazione: a loro dobbiamo 788
interventi, pari al 58,6% del totale: 11 iscritti su 700 circa, l’1,6%!
Cosa si potrebbe pensare al riguardo?
La mia impressione va nella direzione di confermare quanto detto a proposito
delle comunità virtuali politiche. In queste “piazze”, così come nelle più
riconosciute “piazze reali” esistono molte categorie di persone, che fanno
riferimento a due gruppi ben definiti: chi parla, promuove, critica, offrendosi
spesso come bersaglio, e chi invece preferisce ascoltare, vivere nell’ombra,
partecipare delle conoscenze senza, forse, essere in grado di fornire del suo.
Ovviamente, secondo le leggi dei numeri, al primo gruppo appartengono molte
meno persone, che si distinguono per tradizione culturale, disponibilità
economiche e tempo libero.
84
Ho deciso, per comodità, di fare riferimento alle liste interne di unita-naziunale come se queste
fossero un unico soggetto: pertanto, da questo momento, infurmazione@ , pulitica@ , webumaestru@ ,
mailing-list@, cumunicatu@, liberta@ saranno semplicemente liste di unita-naziunale.
116
Si può ampliare questo ragionamento includendovi il rapporto che si viene a
creare con il concetto di identità: pensate davvero che tutti si sia in grado di
fornire elementi utili per stabilire un’identità comune, oppure non è più vero che
questi elementi ci siano forniti in modo da trovarli belli e pronti da potersene
servire al momento opportuno? E chi riesce a fornire queste tracce e renderne
partecipi, anche imponendole, se non chi detiene potere politico, mediatico e/o
economico?
In altre parole, se in comunità ristrette, o se vogliamo, arcaiche, è pur sempre
facile distinguere l’in-group dall’ out-group, ed allo stesso tempo si è in grado
di collocar-ci, dal punto di vista identitario personale, all’interno di esse, grazie
alla suddivisione del lavoro o alle proprie capacità specifiche, nella moderna
comunità-mondo il concetto di identità gravita su altre e ben meno facilmente
classificabili variabili. Verrebbe da dire, per ciò che riguarda l’identità
collettiva, che sia possibile da perseguire solo seguendo le tracce che quei
personaggi più dotati, di cui sopra, lasciano secondo le proprie necessità, siano
esse di natura palesemente o strumentalmente economiche.
117
4.2. Identità in rete
Rimanendo in tema di CMC, gli studi sociali relativi, fin dai loro esordi85, hanno
avuto quale tema principale la trasformazione delle identità, così come queste
erano usate per partecipare alle comunità virtuali. E così si è continuato, fino ad
anni più recenti.86
Judith Donath in Identity and Deception in the Virtual Community centra il
problema secondo la seguente impostazione:
“Identity plays a key role in virtual communities...Yet in the
disembodied world of the virtual community, identity is also
ambiguous” [Donath, 1999, p.29]
.
Ed effettivamente, benché si sia spesso ripetuto della necessità di fornire i propri
estremi, previa l’esclusione dall’accesso in rete, questi sono spesso non veri.
L’intero saggio della Donath è dedicato all’analisi di questo problema. L’autrice
sembra concludere che non si possa raggiungere una soluzione:
“Yet these identity cues are not always reliable. The account name in
the header can be faked, identity claims can be false, social cues can be
deliberately misleading.” [p.44]
Mantovani, in Comunicazione e Identità, afferma:
“D’altro canto, e qui nasce il paradosso di VR come medium, essa87 non
garantisce nulla sul piano dell’identità” [Mantovani, 1995, p. 195].
85
Si vedano Turkle, 1995, e Rheingold, 1993, autentiche pietre miliari nello studio dell’identità in rete.
In effetti, almeno nel campo di studio relativo al virtuale e alle CMC, anche solo cinque anni fanno
una notevole differenza, vuoi per l’avanzamento tecnologico, vuoi per la contemporanea crescita degli
studi attinenti.
87
Il riferimento dell’Autore è alla telepresenza, che si intende “…surrogato più che accettabile della
presenza fisica.” [Mantovani, 1995, p. 194]
86
118
Fra le categorie analizzate dalla Donath, risalta la gender deception,88 l’inganno
relativo all’appartenenza sessuale. Forse che questo inganno non fa parte della
vita di tutti i giorni? Si può obbiettare che certe cose possono risultare più
palesi, quasi grossolane, (pertanto facilmente smascherabili) nella vita reale, e
passare quasi inosservate in un forum virtuale. La maggior parte di questi
inganni, comunque, è destinata ad uscire allo scoperto.
In qualsiasi comunità è molto probabile trovare persone che fingono. È ovvio
che nella realtà fattuale non si può arrivare ai due casi, sorprendentemente
simili, ma che si prestano anche a differenti considerazioni, che seguono: il
primo, citato dallo stesso Mantovani, che riprende uno studio di Stone,
relativamente ad una donna anziana e disabile in grado di scrivere sulla tastiera
solo tramite un’asta fissata alla testa e che poi si scoprì essere uno psichiatra di
mezza età89. Il secondo, ripreso da Mark Poster:
A man named Alex presented himself on a bulletin board as a disabled
woman, “Joan”, in order to experience the “intimacy” he admired in
women’s conversation. Van Gelder reports that when his “ruse” was
unveiled, many of the women “Joan” interacted with were deeply
hurt....The women who suffered his ploy regretted the “death” of the
virtual friend “Joan”.These are unique uses of virtual communities not
easily found in “reality”...If one is to be masculine, one must choose to
be so. Further, one must enact one’s gender choice in language, and in
language alone, without any marks and gestures of the body, without
clothing...90 [Poster, 1997, p. 212]
88
Si veda Donath, 1999, p. 49-52
Mantovani, ibidem, p. 195
90
In realtà, Poster usa questo esempio in un differente contesto, per evidenziare che anche nella CMC,
“…the mere fact of communicating under the conditions of the new technologies does not cancel the
marks of power relations constituted under the conditions of face-to-face ...”[ibidem].Tuttavia si
evidenzia un problema laddove forse esso non esiste, visto che preferisco la soluzione offerta dalla
Turkle. (vedi succes.)
89
119
Shelley Turkle dedica alla questione un intero capitolo, [Turkle, 1995, p. 255268], e sollecitata al riguardo, ecco come si esprime in un’intervista rilasciata a
mediamente:
Noi utilizziamo la tecnologia del nostro tempo per dare forma a
un’immagine di noi stessi…il fatto che sul computer ci sono tante
finestre e che ci si è abituati all’idea di spostarsi fra le diverse finestre
sullo schermo, può essere interpretato come una metafora della visione
del sé in quanto molteplice, senza un centro…Quando scegliamo un
determinato nome, compiamo il primo passo verso la creazione di
un’identità grazie alla quale potremo esplorare diversi aspetti di noi
stessi. Non è vero, dunque, che in Rete si sviluppino identità molteplici
o disturbi della personalità; piuttosto ci si accorge che dentro a
ognuno di noi c’è una molteplicità di componenti…Oggi si guarda
all’identità come a una realtà molto più fluida…91
[Turkle, in mediamente.rai.it, 1999]
Questo evidenziato dalla Turkle, sembra essere l’aspetto da prendere in
considerazione. Forse ci si preoccupa troppo delle false (o presunte tali) identità
che scorrono nel cyberspazio. Il nostro problema è quello di preferire che le
cose siano bianche o nere, per comodità. Resta il fatto che le truffe, più o meno
bene organizzate, fanno parte del gioco. Ma, rischiando forse un po’, si potrebbe
affermare che analogamente alla crescita globale in termini di conoscenze e
possibilità mediatiche, anche la psyche dell’uomo comune si vede sollecitata ad
accrescere le proprie prospettive, i propri punti di riferimento. Ed ecco allora
che un concetto monolitico del sé cessa di avere la sua ragione di essere, sia
storica che relazionale. Oppure, per dirla come Shawn P. Wilbur:
I suspect that there is some truth to the suggestion that the experience
of dislocation in time and space – an effect of immersion in Internet
culture-, can help individuals to see their own identities in a different
perspective.
91
corsivo mio
120
[Wilbur, 1997, p. 11]
RIFLESSIONI
Sento l’argomento così seriamente da provare un profondo senso di
smarrimento.
Parlare, o meglio scrivere di identità altrui, presuppone una profonda
conoscenza della propria.
Come si può altrimenti? Si tratterebbe di uno scrivere vacuo, scevro di
profondità, figlio di evidenze allucinatorie, che ben poco devono avere a che
fare con un’analisi di carattere scientifico. Ma forse il punto è proprio questo.
Se soggetto di analisi è l’Uomo, non si può rinunciare a cogliere gli aspetti
volatili, ma perduranti, vacui ma essenziali, che rendono ogni essere umano un
mondo a sé stante: ecco che allora fornire una giustificazione scientifica diventa
superfluo.
Scrivere, come già rilevato, può essere definita una forma di psicoanalisi:
se compito dell’analista è aiutare il paziente a ritrovare il giusto equilibrio,
affrontando e rivivendo il trauma o i traumi che hanno generato la malattia, il
suo strumento è fondamentalmente il linguaggio. Attraverso lo studio che
l’analista fa delle parole del narratore (il paziente) ed insieme a lui, è possibile
ricostruire l’universo simbolico che ha arrecato il danno, tradurlo in un nuovo
linguaggio coerente con quello accettato dalla società, o dalla comunità; infine
121
restituire il figlio perduto, con una nuova e possibilmente duratura trama
esistenziale. La scrittura assume lo stesso compito; è un fai-da-te psicanalitico,
che può essere usato a vari livelli.
Voglio citarne due: la scrittura automatica, che prevede la stesura di tutti i
pensieri così come questi si presentano alla mente (una sorta di stream of
consciousness di Joicyana memoria ) che sembra essere stata una delle
principali motivazioni per lo studio delle libere associazioni, da parte di Freud92,
e la scrittura a soggetto.
Le parole, che anche in questo caso possono fluire senza interruzione, hanno il
tempo di essere digerite, masticate, consegnate alla rilettura che, assurta al ruolo
di analista, aiuta a ritrovare sé stessi. Dicevo che scrivere di identità presuppone
conoscere la propria. Cosa so, della mia? Se devo farvi riferimento
assecondando l’idea corrente nella cultura Occidentale, secondo la quale si è ciò
che si produce, ovviamente in senso lavorativo, aver fatto 7 (sette!) differenti
lavori negli ultimi quattordici anni depone per un’identità spuria. Può esistere
un’identità spuria? Non credo: sono quello che sono, con i miei limiti, le mie
aspettative, con le mie voglie di fare per il futuro, mentre, mio malgrado, il
presente scorre veloce. Quali rifugi cercare?
Cosa posso dare per certo? Che sono attratto e per certi versi respinto dall’idea
che mi sono fatto di un fantomatico spirito còrso? Quale giustificazione può
essere, questa, per farmi scrivere di identità, spazi, comunità ancora da venire?
E, per questo preciso motivo, virtuali? Il mio stesso Io, virtuale e mai attuale, è
92
si veda Jones, 1953-55-57, p. 223
122
la giustificazione di tanto sforzo: ha provato empatia per il soggetto, si è
interrogato al riguardo, e adesso può permettermi di andare avanti.
---A questo punto, ritengo opportuno operare un distinguo fra i vari tipi di
comunità, così come queste nascono nella rete.
Derek Foster, a questo proposito afferma:
“…Kumiko Aoki divided the studies of virtual communities into three
separate groupings: 1) those which totally overlap with physical
communities; 2) those that overlap with these “real-life” communities
to some degree; and 3) ones that are totally separated from physical
communities.” [Foster, 1997, p. 24]
Nel nostro caso si può parlare di comunità del 1° tipo. Per ciò che riguarda i
membri della lista di discussione presa in esame, bisogna per prima cosa notare
che alcuni fra i partecipanti, usano un nick-name che ne impedisce il
riconoscimento. Probabilmente, in un tipo di comunità come questa, sarà
estremamente raro trovare casi di persone che si descrivono per quello che non
sono; o, meglio ancora, persone che si cimentano in ruoli non pertinenti: il
motivo dovrebbe essere semplice da capire: non si discute di persone, di modi
personali di essere, di fiori rari, ma di un evento politico totalizzante ma di la da
venire.
Si combatte perché vengano riconosciuti i diritti basilari alla differenza.
123
Si propaganda la speranza di una Corsica libera. E probabilmente, tutto questo
non necessita di false informazioni personali93.
Molti dei personaggi ritrovati nella messaggeria, usano nomi veri, o che per lo
meno sembrano tali, senza il bisogno di ricorrere ai nick-names, riportando
anche indirizzi civici e numeri di telefono, che ovviamente non posso riportare:
Message : 2
Date : Wed, 11 Feb 2004 00:14:48 +0100
De : Gilles Sereni ...
Objet : Encore un site corsophobe ...
Message : 1
Date : Sun, 15 Feb 2004 12:28:17 +0100
De : "Yvan Rey" ...
Yvan.CH
----- Original Message ----From: "Gilles Sereni"...
Le 13/02/04 9:44, « Christophe GRISONI » ... a
écrit :..
Ho provato ad analizzare un periodo scelto a caso, (per comodità dal primo
gruppo di messaggi ricevuti in poi) dal 4 al 20 febbraio 2004: su 119 messaggi
ricevuti, 40 erano firmati con nome e cognome rispondente al nome usato come
indirizzo di posta elettronica, circa 30 provenivano dal webmaster, 7 erano di
associazioni che fornivano n° di telefono ed indirizzo, fatto, questo, comune a
molti di quelli che si firmavano con nome e cognome. Solo il resto riguardava
93
Non vorrei, con questa affermazione, apparire un po’ naif. Le persone a cui faccio riferimento sono, in
effetti, quelle che partecipano attivamente della discussione, con vigore e intelligenza propositiva. Degli
altri, posso riportare quanto lo stesso moderatore mi ha scritto in una recente comunicazione personale,
(2 aprile ’05): “… Annant'à lista ci so di tuttu, ancu italiani Irredenti.. Giandarmi (carabinieri
corsi).. etc... Ma in verità, un m'interesse micca, e un aghju micca a paura.”
124
nomi fittizi. Fra questi “chupacabra”, “machja”, “maga92” e “xarlo”, un attivo
indipendentista basco, autori di più del 50% dei rimanenti 42.
Quello che comunque più mi preme sottolineare, è che il contenuto dei
messaggi è quasi sempre di natura propositiva; è ben raro trovare qualcuno che
usa il sito per parlare di sé o delle proprie presunte capacità.
Credo che sia importante rilevare pure il tipo di linguaggio utilizzato.
Come evidenziato anche da Buccieri, nelle conversazioni politiche in rete
“il linguaggio è concitato e partecipativo, i contenuti esortativi, polemici,
interrogativi, oltre che divulgativi” [Buccieri, 2003, p. 25].
Vediamo come :
Message : 1
Date : Wed, 18 Aug 2004 18:13:20 +0200
De : "alain\.vidalsabatte" ...
Objet : Re:Rapprochement de prisonnier
Je trouve cela vraiment très choquant !!!!
Parce que ce "monsieur", assassin, a de l'argent. Il demande d'être incarcéré dans sa
région d'origine, on l'accepte.
Les Corses se battent depuis longtemps pour le même droit, et il est refusé
systématiquement (Ce qui est pareil pour les Basques, les Bretons, côté français, et
pour les Basques, les Catalans et les Galiciens, côté espagnol).
C'est un véritable mépris contre nos Patriotes incarcérés !
Signé : ....
D'ailleurs, j'ai prévu de développer le sujet, avec d'autres sujets (Que j'ai déjà préparé
et que j'ai mis en brouillon) ce Dimanche.
> LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA
> ----------> > mardi 17 août 2004
> > Bertrand Cantat va prochainement purger sa peine de prison en France.
> Le ministère lituanien de la Justice vient de confirmer
> officiellement, dans un courrier adressé vendredi aux autorités
> françaises, ce qu'il laissait entendre depuis le début de l'été :
> d'accord pour le transfert du chanteur de Noir Désir dans un délai de
> deux à trois mois, le temps de remplir d'ultimes formalités...
>
125
... La perspective d'un retour en France n'est pas pour rien dans la
> décision de Bertrand Cantat de renoncer à l'appel de sa condamnation
> à huit ans de prison pour le meurtre de Marie Trintignant...> (Journal "Liberation")
> ---------> Denari è amizicia torcenu u nasu à a ghjustizia !
LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA – LIBERTA.
Message : 5
Date : Tue, 11 May 2004 20:05:26 +0200
De : "chantal-dan lodi" ...
Objet : Fw: SERATA DI SUSTEGNU
Subject: SERATA DI SUSTEGNU
SOUTIEN AUX PRISONNIERS POLITIQUES
CORSES ET A LEURS FAMILLES
ISULA BELLA ORGANISE LE
SAMEDI 15 MAI 2004
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Message : 3
Date : Mon, 10 May 2004 14:17:27 +0200
De : "Liste Pulitica" ...
Objet : Revue de presse du dossier corse
Des jeunes interpellées dans des conditions inadmissibles dimanche !
Une mère de famille matraquée par les Force des Répressions Lundi !
Une Grand mère jetée à terre par les forces répressives lors du procès !
AVA BASTA A RIPRESSIONE !!
LIBERTA !
Tornando al testo della Buccieri, confermo anche quanto segue:
126
“L’uso piuttosto frequente di punti esclamativi e maiuscole è
riconducibile alla stessa origine emotiva. In questi casi internet diventa
strumento di impegno sociale, civico…” [ibidem] 94.
Per quello che riguarda la lista presa in esame, ho avuto la possibilità di
osservare che, il grido di sdegno, direi quasi il grido d’aiuto, che sembra
fuoriuscire dalla concitazione di alcuni dei messaggi, è espresso sovente in
lingua còrsa.
Questa osservazione ci conduce ad un successivo approfondimento del
materiale riportato in appendice.
4.3. Le comunità virtuali, oggi
Dalla lettura del saggio di Castells, Galassia Internet,95 si ricava che:
“Mentre per i primi utenti di Internet Chat room, Newsgroup e
conferenze multi-purpose avevano un grande significato, con la
diffusione di internet la loro importanza quantitativa e qualitativa è
andata via via a scemare”.[Castells, 2001, p. 118]
Questo è un aspetto della ricerca che dovrebbe farci riflettere.
94
Nel sistema complessivo comprendente segni e significati proprio di Internet, o meglio della
comunicazione via e-mail, l’uso delle maiuscole e dei punti esclamativi ha un senso specifico: secondo
le regole del web, usare le maiuscole significa gridare, e pertanto contravvenire alla netiquette. Nel caso
in questione, l’uso del maiuscolo è accettato, perché si vuole gridare lo sdegno di un popolo, presentarlo
a tutti nella sua gravità. In una comunità di diverso tenore, un membro che usa dei simboli comunicativi
in questo modo sarebbe presto allontanato. Per un approfondimento sulla netiquette si veda Guigoni,
2001, p. 22-24, McLaughlin, Osborne, Smith,, 1995, p. 222-228,
ed infine il sito: efluxa.it/netiquette/ , a cura di Arlene Rinaldi
Per un chiarimento testuale si vedano le pagine dell’appendice.
95
Questo volume offre una delle bibliografie più esaurienti fra tutte quelle che ho potuto osservare,
abbracciando praticamente tutte le categorie di studio relative allo spazio Internet. Rilevanti anche gli
elenchi di siti pubblicati alla fine di ogni capitolo.
127
Quello che Castells sembra dirci, è che forse la letteratura sul caso Internet non
è stata sufficientemente decantata, le speranze che vi sono state riposte ancora
risentono dei toni (troppo euforici) degli inizi della realtà virtuale.
Dice Castells:
“I primi passi dell’uso di Internet, negli anni ottanta, vennero salutati
come l’avvento di una nuova età della libera comunicazione….
L’influente libro di Howard Rheingold, The Virtual Community, ha
fissato il tono del dibattito, argomentando con efficacia la nascita di una
nuova forma di comunità…Una socialità senza vincoli era la
promessa.”[p. 119-120]
Invece, cosa sembra essere successo?
Cosa dovrebbe essere stato di queste promesse?
Gli studi attinenti sembrano dimostrare che le ipotesi che valutavano Internet sia
come una fonte di nuovi modi di essere in comunità, sia come causa
dell’allontanamento dal mondo reale, di un’alienazione dell’identità, devono
essere seriamente riconsiderate alla luce degli sviluppi successivi alle origini:
L’interazione sociale offerta da questo mezzo non pare avere un effetto
diretto sulla costruzione di modelli della vita quotidiana, genericamente
parlando, se non per il fatto che aggiunge l’interazione on-line ai
rapporti sociali esistenti. [ ibidem]
Le pagine seguenti del saggio di Castells sono un susseguirsi di studi che
tendono a dimostrare l’inesistenza di forme di socialità sostitutive, e, anzi, un
aumento della densità delle interazioni sociali stesse, frutto della somma delle
relazioni on-line e off-line.
Per questo mi sento confortato nell’affermare l’importanza delle comunità
virtuali come luoghi di riconoscimento. Sembra che esse non sostituiscano,
128
fornendo così nuovi termini di paragone, ma anzi, confortino l’esistente,
ampliandolo.
La discussione fra i sostenitori della comunità classica, basata sul concetto di
spazio fisico, ed i fautori delle nuove comunità virtuali, sembra perdere così la
sua importanza. Ancora Castells:
Certo, non si vuole sostenere che non esiste più una socialità basata sul
luogo. Ma le società non si evolvono verso un modello uniforme di
relazioni.…la questione chiave per noi è il passaggio dalla comunità al
network come forma centrale d’interazione organizzativa…i network
sono costruiti attraverso scelte e strategie degli attori sociali… la
principale trasformazione nelle società complesse si è verificata
attraverso la sostituzione delle comunità spaziali con i network come
forme prime di socialità.
[p. 126]96
Ed effettivamente, di comunità per scelta si tratta. Per lo meno nel nostro caso.
96
Corsivo mio
129
4.4. Psicologia ed antropologia
Quàu ten sa lengo
Tèn la clàu
Que di cateno lou
delieuro…
Frédéric Mistral
L’idea che intendo sviluppare è la seguente: partiamo dal presupposto che la
cultura sia l’insieme dei significati condivisi da un gruppo particolare.
In questo senso, possiamo inglobare molte delle definizioni della cultura stessa,
che, volenti o meno, sembrano apporre paletti e limitazioni ad un concetto così
vago ed al tempo stesso così attinente alla vita pratica.
Primo su tutti, il fatto che in questo modo il concetto stesso è storicizzato, mai
diacronicamente, ma sempre con la possibilità di intervento diretto: possiamo
ben dire che una qualsiasi opera relativa allo studio di una cultura, di un popolo,
abbia il suo valore, fornito da varie voci quali l’autorità dell’autore, la
profondità dello studio stesso, la durata del soggiorno necessaria allo studio, ma
tutto ciò può perdere importanza se, con il passare degli anni, nuove evidenze
scientifiche mettono in risalto aspetti diversamente non considerati. Un insieme
130
di simboli, invece, per essere intelligibile, non richiede particolari doti, se non
la possibilità di nascere con la capacità di decifrarli. E, si badi bene, queste
decifrazioni saranno sempre sincroniche:
Dunque io sostengo che la questione di come noi “entriamo nel
linguaggio”, debba tener conto di un insieme selettivo di “attitudini al
significato” di tipo prelinguistico. Vale a dire che esistono certe classi
di significato nei confronti delle quali gli esseri umani si trovano
“sintonizzati” in modo innato…In una parola, l’essere umano dispone
inizialmente, se non di una “teoria” della mente, sicuramente di un
bagaglio di predisposizioni a costruire il mondo sociale…
[Bruner, 1990, pp. 77-78]
Da questa teoria, che mi sento di condividere, al concetto ripreso da Geertz,
della lealtà primordiale, intesa come “attaccamento derivante dal senso di
datità dell’esistenza sociale che prova il soggetto e non l’osservatore”97 il passo
è breve e neanche forzato, e questo nonostante il significato effettivo di queste
lealtà, che non sono, ma “sembrano sorgere da un’affinità essenziale”98. Cosa
dobbiamo pertanto considerare come insieme di significati? Secondo me
soprattutto la capacità di tradurre, quindi di comprendere, sentimenti e pensieri
che esulino dal procedimento naturale e naturalizzato della richiesta di cibo o di
altre affini.
Essere al di fuori di questo piano contestualizzato, significa non partecipare
della storia del gruppo. Essere fuori dal gruppo significa a sua volta perdersi.
La perdita può essere volontaria, o imposta.
Nel caso di perdita volontaria, assistiamo, da parte del soggetto, alla
riformulazione di un nuovo linguaggio costitutivo che, nella storia
97
98
cfr. supra, cap. 3 pag. 86
Geertz, 1999, p. 86
131
dell’antropologia, è stato osservato come mezzo usato dallo sciamano per
imporsi al gruppo, dallo stregone per giustificare le sue conoscenze, o presunte
tali, superiori.99
E nella nostra società o nelle società contemporanee?
Freud ebbe modo di dire:
“…sono le parole che permettono che qualcosa diventi cosciente…la
rimozione, nelle nevrosi transferenziali consiste…nella scissione delle
idee degli oggetti dalle parole”100
e De Martino, in Morte e pianto rituale:
“Senza dubbio la presenza malata è, - dal punto di vista della storia
culturale dell’umanità – un’astrazione, poiché la cultura è il frutto della
lotta vittoriosa della sanità contro l’insidia della malattia, cioè contro
la tentazione di abdicare alla stessa possibilità di essere una presenza
inserita nella società e nella storia. Ma proprio questa astrazione è la
minaccia mortale per eccellenza: onde l’analisi della malattia trionfante
presenta il vantaggio metodologico di collocarci davanti al rischio
quando esso, diventato egemonico, si sottrae a quella potenza dialettica
per cui, nella presenza sana, sta soltanto come momento negato e
variamente redento nell’opera attuata e nel valore conseguito”101
[De Martino, 2000, p. 25]
Ancora, che valore vogliamo dare alle preghiere, dette nei momenti di paura, di
tristezza e di angoscia, se non quello di ricondurci nel torrente dei significati
sociali condivisi, costituenti il linguaggio, così che sia poi possibile riprendere il
controllo della situazione?102
Durante l’esorcismo, sia esso effettuato nella nostra società o in uno sperduto
angolo del mondo, l’uso ripetuto e cantilenante delle formule non ha forse il
merito di ricondurre l’indemoniato nel suo vero mondo d’appartenenza?
99
si veda Hubert, H. e Mauss, M., 1991
Jones, 1953-55-57 p. 439
101
corsivo mio
102
con questo non voglio dire che la preghiera non sia un atto di fede; semplicemente chiamo con un
altro nome la speranza che queste persone ripongono nelle formule magiche.
100
132
Non si dice forse che la presunta conoscenza di lingue strane, perché straniere,
cioè estranee, sia uno dei sintomi dell’essere impossessati? Perché, poi, non se
ne ha più un ricordo?
Spingendomi ancora oltre, vorrei citare, fa proprio al mio caso, un racconto di
fantascienza degli anni ’50, L’uomo disintegrato 103: il protagonista, colpevole
d’omicidio, cerca di resistere all’analisi telepatica che poi lo porterà alla
distruzione, servendosi di una filastrocca che, secondo me, e secondo la volontà
dell’assassino, ha il merito di mantenerlo saldamente concentrato e vicino alla
sua essenza. L’uso ripetitivo delle parole lo tiene collegato con l’universo
culturale che egli stesso ha contribuito sia a creare che a distruggere per mezzo
del suo misfatto. Esse servono a guisa di preghiera o formula magica per
rientrare nel flusso dell’umanità interrotta.
Un omicidio, del resto, è l’abominio culturale per eccellenza.
Il problema della conoscenza profonda del discorso riguarda, in primo piano, il
metodo stesso della moderna antropologia: al distanziamento, allo sguardo da
lontano, si è venuta sostituendo una differente posizione.
Chiarisce la posizione, con un riferimento quanto mai puntuale alla magia, il
seguente passo di Kilani:
Jeanne Favret-Saada, nel suo studio sulla stregoneria nel Bocage
normanno,lo ha mostrato in maniera lampante…Il passaggio
dall’esperienza personale alla conoscenza, vale a dire il fatto che si sia
lasciata coinvolgere dalla stregoneria per poi poterne parlare, si è
realizzato grazie al fatto che l’antropologa è stata “costretta a produrre
un certo numero di enunciati” alla stessa maniera dei contadini del
luogo, ed a “uscire così dai limiti del corpus[…]
103
Bester, 1953
133
[Kilani,1994, p. 45]
Si potrebbe poi tornare al significato antropologico dello spazio, così come già
studiato: uno spazio assume rilevanza antropologica nella misura in cui si carica
di significati condivisi dal gruppo.
Tutto questo, significati, parole, senso dell’essere, dipendono, ci ripetiamo, da
un linguaggio, un linguaggio condiviso, se possibile, fin dalla primissima
infanzia.
“L’arbitrarietà del segno”, afferma Remotti discutendo di ragione e cultura,
“richiede l’accordo sociale”[Remotti, 1990, p. 153] e prosegue:
e così la condivisione da parte dei fruitori si configura come condizione
essenziale non solo della sopravvivenza del simbolo, ma persino della
sua natura o costituzione. Si può pure rovesciare il discorso e sostenere
che la socialità a sua volta esige l’intervento del simbolismo, cioè di
accordi su associazioni e distinzioni mentali…visto che le
norme…della socialità non sono inscritte nell’organismo e quindi
ereditati geneticamente, se non in minima parte. [ibidem]
La mia posizione è la seguente: ritengo che le situazioni relative l’utilizzo di
segni e simboli estranei,104 sia indicativa di un momento di transizione nella
storia singola o del gruppo. Momento che può sfociare in un’evoluzione
positiva o nella perdita di sé. In pratica, è come se il senso di datità fornito dalla
lingua epica, perché appartenente a tutte le storie del gruppo, non sia più
riconosciuto o riconoscibile come tale, e pertanto si renda necessario l’utilizzo
di mezzi estranei, simboli e strumenti del significare, capaci di far passare il
104
cfr. supra
134
soggetto storico verso un differente grado, rispetto ad una contemporaneità non
più intelligibile.
Ci possiamo ora chiedere del perché di questa digressione, che ho definito
psicanalitica: il còrso vive, suo malgrado, una situazione linguistica non facile
né definitiva.
Come si può chiaramente evincere dai testi in appendice, la parola scritta ( e
parlata) vive di quella dualità, di pensiero e pratica, che porta Jacques Thiers ad
affermare: “se una conversazione inizia in còrso, non sei sicuro finirà in còrso;
lo stesso vale per il francese.”105
Thiers, che studia il problema dell’identità còrsa proprio in base alla sua
esperienza socio-linguistica afferma:
Dans nos enquetes sur la situation corse, j’avais remarqué à plusieures
reprises que sous l’influence de l’idéologie diglossique, les gens qui
parlent d’identité individuelle et/ou collective se croient sommés de
choisir entre langue corse/identité corse et langue francaise/identité
francaise.
[Thiers, 1989, p.150]
RIFLESSIONI
L’evidenza dei testi riportati in appendice sembra portare notevole sostegno a
questa tesi. Il fatto poi che si usi più spesso il francese è, come già sottolineato,
105
da: Nel laboratorio dei nuovi linguaggi, intervista a J.Thiers, disponibile su infoline.it/cidilamezia/
Jacques Thiers, docente di lingua e cultura còrsa presso l’Università di Corte, è uno dei massimi studiosi
della lingua e dell’identità còrsa.
135
dovuto al fatto che lo si ritiene, giustamente, di più facile accesso a livello
europeo.
Una controprova ci è offerta dal tentativo da me effettuato di comunicare
personalmente con i membri della comunità, ovviamente dopo averne chiesto il
permesso al moderatore.
Mi ero preoccupato di informare, in sede di inoltro del questionario, che le
risposte potevano e dovevano essere anonime, e, coadiuvato da Antofcpl106, che
si era prodigato di invitare tutti a rispondere, speravo di ottenere un buon
numero di mail di ritorno.
Ebbene, le righe sotto riportate riguardano l’unica risposta degna di nota,
ricevuta e pubblicata, da parte di Anto.107
1)combien de temps tu passes, par jour, avec l'ordinateur?
Pratiquement plus de 5 heures, entre la consultation, les mises à jours, la revue de
presse, etc...
2)la participation à la communauté influet sur la vie de famille et
des amis?
Evidement, dans mon cas personnel, ca prend une grande partie de ma vie privée
et cela est un choix politique. J'ai choisi de prendre une part active pour la lutte
de libération nationale corse, donc de pouvoir etre rapidement a jour sur internet.
Et de prendre fait et cause pour la corse implique d'etre interactif sur internet.
3)les membres parlent de la communauté, de la politique, de la
identité culturelle Corse aussi avec la famille, les amis?
Les personnes inscrites sur cette liste sont avant tout là pour se tenir informé de
la lutte en Corse et d'y apporter soit des informations, soit d'exprimer leur
avis. En ce qui me concerne, je parle de ce que j'apprend sur ma liste en famille
ou avec les amis. Internet est un support de communication comme un journal ou
un journal télévisé.
4)Qu'éprouvent ils a etre membres de la communauté virtuelle? cette
expérience enrichet leur vie, du point de vue humain?
106
come si ricorderà è il nick-name del moderatore
in realtà ho ricevuto una seconda mail in risposta al sondaggio, che dire concisa è forse un po’
troppo: riportava le seguenti laconiche risposte: 2 heures – no – oui – no – no.
107
136
pas de réponse
5)ont, les membres, trouvé un aide pour définir une identité Corse?
Si oui, en quelle facon?
j'avais déjà mon identité corse avant de faire unita naziunale
Cosa poter dire al riguardo ?
Probabilmente ho fallito nel formulare le domande, anche se penso che con un
poco di gentilezza si poteva, grazie anche all’anonimato, provare qualcosa in
più.
Trovo invero molto indicativo che i membri si siano sentiti come toccati sul
vivo della loro condizione, che direi quasi di liminalità.108
Forse, hanno vissuto la mia intromissione come una pretesa di usufruire di una
posizione che non mi competeva, sia perchè italiano, sia per avere rivolto le
domande nella lingua della Matrigna per parlare della propria Mamma: ma
queste restano supposizioni.
Ciò che mi rimane, è l’impotenza di non aver potuto usufruire delle scorciatoie
fornite dalla rete: di fronte ad un pubblico di circa 700 uditori, solo due hanno
pensato di degnarmi di un cenno…
---
Proviamo a fornire alcuni chiarimenti: Thiers introduce il termine diglossia109
allorché fa riferimento allo stato di fatto linguistico del popolo còrso110. In sede
108
Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma in fondo è un’evidenza antropologica che colui che si trova
in una posizione liminale usufruisca di una posizione sociale praticamente estranea a chi non ne fa parte.
137
di introduzione alla sua teoria afferma che l’ideologia diglossica, comporta un
funzionamento sociale ed una sua percezione retti dal principio dell’esclusione:
…Le sujet corse ne peut penser, etre, parler que corse: il ne peut penser,
etre, parler que francais. C’est l’un ou l’autre...Cela veut dire que le
présent et l’avenir de la société où l’on vit ne peuvent etre appréhendes
qu’en termes de conservations ou de perte de l’un ou de
l’autre...l’identité du sujet diglossique est une identité close...Lorsque
le sujet pense à son existence et à son condition personelle, il se
représente lui-meme comme le centre du conflit et habité – j’allais
dire : possédé ! – par le conflit des langues et des cultures.
[Thiers, op.cit. p.149]
Nella realtà, come si può evincere dall’analisi dell’inchiesta pubblicata,111
risulta una compenetrazione fra le due lingue principali, che almeno sulla carta
non sembra dare adito a problemi, ma che personalmente ritengo responsabile
sul piano del rimosso e dei sintomi ad esso collegati. Lo stesso Thiers sembra
affermarlo quando dice che questa è una situazione difficile da vivere e
sopportare, tanto che può segnalare nei comportamenti e nei discorsi dei
soggetti diglossici:
“…des stratégies qui tendent à éliminer ou à contourner le conflit, mais
cela n’est possible qu’en parole et sans grand effet sur la
réalité.”[ibidem]
Nella conclusione poi del suo studio, Thiers afferma che:
…existe un divorce flagrant entre ce que l’on pense des langues en
Corse (leur statut symbolique) et la fonction qu’elles remplissent dans
la réalité langagiére. J’en attribue l’origine à l’action de l’idéologie
diglossique.
109
[...]Ce terme implique une inégalité des valeurs symboliques de ces langues. Un ensemble de
phénomènes psycho-sociologiques complexes se mettent alors en place pour compenser le prestige de la
langue dominante. C’est alors que s’instaure une répartition des fonctions entre les deux langues dont
l’une devient «langue de l’esprit », « de l’Etat », de l’officialité, et l’autre « langue du coeur », « des
racines », de la famille et de l’intimité [Thiers, 1989, p. 52]
110
N.b. siamo intorno alla fine degli anni ottanta.
111
op.cit., pp. 151-169
138
Entretenue par un cadre institutionnel peu favorable à l’atténuation des
problémes linguistiques, cette idéologie fait perdurer dans les esprits
l’idée qu’il ne peut y avoir d’avenir sans maintien total du patrimoine
linguistique de l’identité culturelle.
…On peut y lire des perspectives où il est posible de dépasser cette
action de la diglossie, par une position pluraliste du probléme de
l’identité corse.
[p.166]
con una nota finale legata, questa volta, alla lingua italiana112 che sembra
complicare ulteriormente lo stato dei fatti.
E che di complicazione si tratti risulta dall’evoluzione dello studio compiuto da
Thiers,113 soprattutto se confrontato con il lavoro svolto da Durand:
…concordo pienamente con quanti sostengono che l’azione
glottoecologica in Corsica sarà vana finchè si insisterà a tenerne fuori
l’italiano. I militanti temono che l’apprendimento dell’italiano possa
costituire un pericolo…di diluizione della lingua còrsa nella lingua
italiana;…succederebbe esattamente il contrario: l’ufficializzazione di
due insegnamenti paralleli, ufficialmente diversi, non potrebbe alla
lunga che andare nel senso della tanto auspicata separazione…delle due
lingue. Perché noi còrsi dovremmo essere trilingui? Perché questo
vuole la nostra storia. Perché questa è la nostra identità.114
[Durand, 2003, p. 119]
Thiers, riprendendo il suo saggio Papier d’identité(s) apporta alcune modifiche,
giustificandole con il cambiamento avvenuto nei rapporti fra Italia e Corsica
lungo gli ultimi quindici anni circa: cambiamento dovuto ad una differente
percezione degli italiani, sia per il crescente sviluppo delle loro migrazioni
turistiche, che ha fatto sì che i perduranti preconcetti sui Lucchesi svanissero
forse definitivamente, sia all’aumento dei rapporti economici fra i due Paesi,
112
« …les témoins interrogés semblent globalement considérer l’italien et le corse comme deux langues
distinctes, mais avec un air de parenté qui les rassures et les inquiéte à la fois. » [op.cit. p. 169]
113
il riferimento è ad un testo in corso di pubblicazione per il programma europeo INTERREG,
L’Italien et la figure du tiers dans le discours d’identité corse, d’ora in poi Thiers 2005.
114
Corsivo mio
139
così come per la presenza di produzioni mediatiche come “Mediterradio”,
prodotta da Radio Corsica Frequenza Mora, (RCFM) in collaborazione con due
stazioni italiane, una toscana ed una sarda, ed infine per le sempre più attive
collaborazioni fra l’Università i Corte e gli Atenei italiani. Appunto alla luce di
questi fatti, Thiers afferma che:
Nous estimons en effet que pour les corses d’aujourd’hui, l’italien est
devenu une figure de l’altérité particulièrement féconde parce que’elle
est disponible dans le patrimoine culturel...Sans perdre sa valeur de
référent géographique et culturel, elle introduit ainsi dans l’identité
corse actuelle la figure positive d’un tiers115 gratifiant pour l’identité
dominée, sans rupture avec son historicité...nous proposons d’y voir
une médiation d’ordre symbolique entre le Meme et l’Autre, la figure
d’un tiers susceptible de réaliser des opérations du plus grand profit
dans l’ordre de l’affirmation identitaire [Thiers, 2005]
Se tutto questo ha pertinenza per il presente delle relazioni italo-corse,
dobbiamo considerare che il retaggio del recente passato non è certamente
dimenticato, seppure adombrato dalle gesta infami operate dal VII° corpo
d’armata durante l’occupazione fascista116; non si dovrebbe, infatti, mancare di
rilevare che, sebbene storicamente fosse valida l’idea già citata che:
…depuis 1789,…l’image de l’Italien s’en trouve d’autant
dévalorisée...Le Lucchese...est celui qui, depuis XVII siècle, vient
comme travailleur saisonnier vendre sa force de travail....Le
« lucquois » est non seulement le « pauvre », le déshérité, mais aussi
celui qu’on ne reconnait pas commeson égal et qui est maintenu en
marge. [Pellegrinetti, Rovere, 2004, p. 318]
e che nell’immaginario popolare tutto questo rispondesse ad una verità che trova
riscontro anche nelle storie e negli aneddoti:
115
corsivo mio
“ …Nonobstant, les Italiens obtiennent aussitot de pouvoir participer auxdites opérations [di polizia]...
ils commencent à arreter eux-memes sous les prétextes les plus vagues... »[Pellegrinetti, J.P., Rovere A,
2004, p. 313]
116
140
In i tempi andati, i lucchesi, veri cittadini di Lucca è Pistoia, sbarcaiani
par fà a staghjoni. Certi, commè u Portivichjacciu Pitrareddu, i piddaia
à calcia, in modu di paga. Alora un paisanu, videndu pienghja certi
lucchesi, dissi:
- O Pitrarè, chi t’aviani i to lucchesi à pienghja?
Tandu iddu,
- Hè l’affizioni !
[Marcellesi, L.,2000, pp. 37-38]
i rappresentanti della cultura còrsa, non più tardi degli anni Venti, potevano far
dire a Camillo Bellieni, in una lettera a Giovanni Ansaldo:
…Un consiglio. Gli scriva in francese. Questi còrsi italianizzanti hanno
una terribile vergogna della loro completa ignoranza dell’italiano. Se
Lei scrive in italiano, vogliono per forza scrivere in italiano, ma
accorgendosi delle difficoltà e dell’enorme sforzo che debbono
compiere, finiscono per interrompere la corrispondenza117
[Ansaldo, G., 1999, p. 15]
Ovviamente la mia intenzione non è quella di approfondire ancora l’aspetto
socio-linguistico. Ciò che mi premeva invece, era utilizzare quest’aspetto della
questione per evidenziare ulteriormente la difficoltà in cui si trova il
rappresentante còrso, e, nel nostro caso, l’utente della nostra comunità virtuale.
Ritengo probabile e giustificato che il grado di difficoltà del riconoscimento
identitario in atto sia ascrivibile a questa strana situazione: sembra quasi che il
Còrso sia al centro di un triangolo, isoscele nel nostro caso, con i due lati uguali
rappresentanti le lingue Francese e Còrsa, ed il lato opposto l’Italiano.
Ho giudicato uguali due lati perché essi intervengono in egual misura
nell’imprinting culturale.
117
Introduzione del volume Corsica. L’isola persa, a cura di Marcenaro, G., Le due righe successive,
descrivono la paradossale situazione còrsa: …Un “sintomo” di un popolo che si sentiva forse italiano,
scoprendo di pensare in francese. [ibidem.]
141
Riprendendo la tesi di Fabietti118 diremo che la lingua Francese permette
l’ingresso nel mondo del lavoro e la soddisfazione dei bisogni materiali, la
Còrsa, concilia il riconoscimento delle Lealtà Primordiali, care a Geertz119;
l’Italiano è la figura del terzo incomodo, che sembra uscire dal guscio della
dimenticanza, ma che nella realtà della comunità virtuale non si presume avere
futuro e che anzi credo responsabile del fallimento del mio sondaggio: non una
parola, non una citazione ho trovato che suggerisse una differente posizione.
Questo il rimosso più difficile da sopportare e quello che impedisce la scelta
definitiva di una chiara posizione identitaria.
Il mio timore è che presto dovranno fare i conti con la figure d’un tiers…
118
119
Fabietti, U., 1998
Geertz, C., 1999
142
Si deve incominciare a perdere la memoria,
anche solo brandelli di ricordi, per capire
che in essa consiste la nostra vita. Senza
memoria la vita non è vita…La nostra
memoria è la nostra coerenza, la nostra
ragione, il nostro sentimento, persino il
nostro agire.
Senza di essa non siamo nulla…
Luis Bunuel
Conclusioni: Cosa fare?
Siamo partiti in questo che è un viaggio, per me, alla ricerca di una possibile
soluzione per la vexata quaestio legata all’identità còrsa.
Non vorrei tornare ulteriormente sulle cause che mi hanno portato alla scelta di
questo soggetto; in altre pagine ho discusso abbastanza al riguardo.
Parafrasando Paul Ricoeur, dirò che anch’io mai riuscirò a giustificare
completamente la decisione di questo lavoro di ricerca, così come è altresì vero
che nessuno, tanto meno il sottoscritto, è tenuto ad esibire le proprie
motivazioni né a smarrirsi in una confessione120.
Ma, in parte per giustificare quelle riflessioni, in parte per evitare possibili
rimproveri, vorrei fare un’ultima annotazione.
Non sono sicuro se commetterò un peccato, se di peccato si tratta, d’ingenuità,
affermando che ben altre intenzioni mi avevano motivato all’inizio.
120
Si veda Ricoeur, P., 1965, p. 15
143
Cercavo e cerco punti di contatto con chi, come me, è alla continua ricerca della
propria identità.
Ho pensato e cercato di farlo per vie traverse, quasi nuove, nel panorama degli
studi sociali: il campo riguardante le comunicazioni virtuali, per ovvi processi
costitutivi legati alla giovane età, si offre a numerose teorie interpretative. In
fondo, possiamo dire che quindici anni di storia non siano poi molti se
confrontati con il resto delle produzioni delle scienze umane.
Cosa ho trovato, scrivendo? A cosa a portato la recherche in atto?
Questo vagabondare fra le parole e le lingue citate mi ha reso forse consapevole
di qualcosa in più rispetto a prima?
O forse la simbologia in atto era tale da precludermi la comprensione,
nell’accezione completa del termine, delle forze in gioco?
Per cercare di risolvere il problema, dal punto di vista epistemologico, ho
provato, forse in maniera incompleta, a riaffermare il bisogno di un senso della
storia in grado di fornire allegorie riassuntive.
Ho iniziato pertanto una presuntuosa critica a molta etnografia post-moderna,
critica, per suo conto, suscettibile di ampliamenti.
Forse è servita al mio caso, per facilitare il mio compito.
Qualsiasi testo scritto da Còrsi sulla Corsica mi offriva solo quadri allegorici e
non potevo fare a meno di prenderli in considerazione. Perché in fondo, quei
simboli di cui sopra, ritengo abbiano senso e valore solo se inseriti nel loro
specifico contesto, fissati da specifiche coordinate storico-culturali.
144
Ecco che allora, per me, il simbolo diventa la chiave per tradurre il mito che la
Corsica detiene e che tanta parte ha nella configurazione identitaria dei suoi
abitanti.
A quali simboli devo fare riferimento? Anzitutto la lingua, che abbiamo visto
essere l’elemento forse principale delle discussioni nel forum, con il gravoso
problema, che ho definito il rimosso, costituito dall’impossibilità attuale di una
scelta definitiva fra le due a disposizione.
Cos’altro attiene a questa ricerca? Quali altri simboli, simbologie, o elementi
comuni posso annoverare per la decrittazione necessaria? Vediamo chi può
darci una mano:
Un rapido percorso della “storia còrsa” ci ha permesso di rilevare delle
costanti, una nostalgia, dei valori eterni che sembrano corrispondere
all’essenza del popolo còrso, ciò che una volta un (sic) Fichte chiamava
Volkgeist; abbiamo potuto definire un tipo còrso, le cui qualità di
guerriero sono ovvie (fedeltà al capo, al principio di autorità, coraggio);
ciò non significa che tutti i còrsi siano coraggiosi, fedeli, legati per
istinto al potere, spirituale o terreno che sia; però le eccezioni non
contano in questo caso, quel che conta è la permanenza, in ogni epoca
del tipo, della nostalgia, l’eterno ritorno del Mito Còrso negli atti e
nelle coscienze. Così dobbiamo logicamente concludere che nostra
storia non è (solo) l’epopea sanguinosa di Ponte Novu121 ma piuttosto
la Storia della Roma Antica,…i cui valori fondamentali di gravitas,
sancta auctoritas, potestas, fides, imperium, sono in perfetta
concordanza con la nostra nostalgia, col nostro Mito, colla nostra
verità, al livello individuale e comunitario.122 [Donati, C., 2000, pp. 8889]
121
cfr. supra, p.19
è caratteristico di molti studi etnologici avere a che fare con affermazioni che riguardano storie con
radici molto “passate”: in questo contesto si inserisce la citazione di Donati, che ritrova nelle accezioni
più significative e direi positive della Roma Antica quelle caratteristiche che renderebbero il còrso un
popolo eletto; stessa operazione che anche Talamoni compie. [Talamoni, 2001]: Ma qual è la realtà, se
di realtà oggettiva si può parlare? Sono i “Padri” che generano i “Figli”, oppure, questi figli, con
un’operazione spesso ardimentosa, attuano cesure e scelte al fine di meglio rappresentare e
rappresentarsi agli occhi del mondo? Ma allora, cos’è una tradizione, su cosa possiamo mettere gli occhi
per assecondare le nostre ricerche d’identità? Dice Lenclud: “…Non è un prodotto del passato, un’opera
di un altro tempo che i contemporanei riceverebbero passivamente, quanto, secondo i termini di
Pouillon, un “punto di vista” che gli uomini del presente sviluppano su ciò che li ha preceduti, una
interpretazione del passato condotta in funzione di criteri rigorosamente contemporanei.…In tutte le
122
145
Si può o meno essere d’accordo sull’uso, direi cumulativo, dell’esempio storico.
Ciò che invece ritenevo importante era una volta ancora sottolineare dal punto
di vista emico, la natura del presunto, o archetipico, spirito còrso.
Jean-Guy Talamoni, nel suo volume Ce que nous sommes,123 mi ha fornito lo
stimolo per la concettualizzazione di un ulteriore aspetto, quella resistance che
sembra vedere gruppi di persone lottare, attualmente, a guisa di epigoni di storie
passate, per una storia presente ancora da costruire.
Ho avuto bisogno anche di un pretesto, con sincerità trovato per caso, per il
proseguimento dello studio.
Ho sfruttato l’occasione fornita dalla vasta presenza in rete di siti concernenti la
lotta per l’autonomia o l’indipendenza dell’isola Bella, Ile de Beauté, per i
francofoni, Kalliste, fin dall’antichità.
Che dire dunque della mia di relazioni, oramai intrecciata, embedded, per usare
un termine caro agli studiosi della rete, allo scorrere di quelle còrse?
Il senso a-storico da loro vissuto fa sì che il continuo confronto con società che
hanno passato e che vivono l’età definita come post-moderna, con il suo
retaggio culturale di fine della storia e delle grandi narrazioni, provochi un
corto-circuito simbolico che si aggiunge ai precedenti. L’offerta culturale che
queste società possono offrire amplia la frattura, anziché risanarla.
società, le nostre comprese, la tradizione è una “retroproiezione”, formula che Pouillon esplicita in
questi termini: “Noi selezioniamo ciò da cui ci dichiariamo determinati, noi ci presentiamo come i
continuatori di coloro che abbiamo reso nostri predecessori” [Lenclud, 2001, p. 131]
123
Talamoni, 2001
146
In questa situazione, l’ancora di salvataggio sembra essere la riscoperta e la
continua fruizione delle tradizioni popolari. Il problema è quanto mai attuale
nell’Isola, dal momento che i bisogni di apertura verso l’esterno sono
continuamente in contrasto con questi tentativi di riscoperta.
Riporto di seguito un messaggio tratto dall’appendice124:
Message : 8
Date : Sat, 25 Sep 2004 10:34:09 +0200
De : "Yvan Rey" <yvan.rey...>
Objet : Aiò
Le magazine Aiò suspend sa parution. Il a perdu le soutien de ses principaux
partenaires financiers : la SNCM, le conseil général de la Haute-Corse, la CCM....
C'est encore un coup bas en vue de la destruction et de la disparition de la société
corse.
Que le Conseil général de la Haute-Corse annule son soutien me fait penser qu'il y a
des Corses capables de se faire hara-kiri, pas sur le plan économique bien sûr, mais sur
le plan social, culturel, identitaire.
Ceux qui se sont livrés pieds et poings liés à l'occupant français ne sont, en effet, plus
dignes d'être considérés comme des Corses. Ce sont des gueux sans âme, sans coeur,
sans racines.
Yvan.CH
Yvan REY
Un’altra testimonianza ancora, ricevuta quando la lista era passata da un modo
di discussione ad uno di diffusione125:
Message : 1
Date : Wed, 13 Apr 2005 21:07:32 +0200 (CEST)
De : santoni … <voce_populare>
Objet : Lettara a i mo'studienti
LETTARA A I MO' STUDIENTI,
Avvenimenti gravi sò in traccia di passassi, ci vole à vede ch'elli sò gravi, cumè
v'aghju imparatu à capisce è à leghje un passu musicale, ci vole ch'è voi sapiate leghje
u passu di a vita.
124
125
cfr. Appendice
cfr. Appendice
147
Oghje l'Università lampa fora Prufessori di Corsu, perchè palesanu una manera di
imparà u corsu sfarente da quella di a maiò parte di l'insignante di i Studii Corsi.
CHI AVVENE PER I STUDII CORSI ?
U pusitivu di istu fattu hè d'avè messu à pianu u prublema maiò, quellu di a
trasmissione di una Civilisazione. In tantu ch'insegnante issa scelta ghjè una
rispunsabilità tremenda ; aghju cura di voi è tale hè u sensu di a mo
respunsabilità, ghjè a raggiò per a quale ùn possu micca stammi zitta !
Sò esigente per me stessa è per voi dinù, ùn accetteraghju mai ista mediucrità chì ùn hà
micca a so piazza in l'Università.
Sè ùn riescu micca à fà accettà a ricchezza di a varietà in l'insignamentu lasciaraghju à
d'altri a primura di fà alleanza à a mediucrità. Un' c'hè d'azzione vera chè quella
arradicata à a so terra è à a sapienza tradiziunale ; ghjè què a nostra forza è a nostra
fede !
Siate esigenti per voi stessi, a carica di i Studii Corsi hè essenzialamente un serviziu,
avemu bisognu di istu strumentu à u serviziu di u populu corsu. Vidite bè chì ùn aghju
micca paura d'esse ridicula è chì impiegu senza vergogna parulle ch'omu ùn hà più u
curaggiu di prununcià oghje.
Allora lasciate corre u fattu d'esse ridiculu è u scettiscismu, marchjate dritti ver di
l'avvene, ùn vi primurate d'esse seguitati, ghjè tandu ch'omu vi seguiterà, abbiate
curaggiu sempre !
Un' siate micca sudisfatti di ciò ch'omu vi prupone, l'azzione vera dumanda a
cunniscenza di e cose è sè voi site sudisfatti tandu sarrete scartati da a realità, di u
reale. Abbiate issa suprana esigenza afine di entre in a realità di l'omu.
Un' campate solu di parulle, di literatura, siate capaci di passà da e parulle à a realità di
ciò ch'elle rapresentanu, o sinnò camparete in u falsu, ùn sarrete più capaci di capisce a
realità a più semplice.
L'educazione è l'amparera di a vita hè tutt'altra, cunsiste à fà entre in u mondu a realità
di u nostru campà è dà à ognugnu a capacità di rigiru, è quessa qualesiasi a mediucrità
di istu mondu. Ista realità di i studii corsi hè cusì grande, chì di pettu à ella, tutti
l'eguisimi, tutte e ghjelusie è l'atti i più vilani duverianu sparisce.
Eccu cumè eiu vecu l'andatura di ista filiera di i Studii Corsi, un strumentu per
riacquistà a nostra memoria, i nostri modi di campà è di pensà.
Site voi chì avete cù a vostra ghjuventù a forza di scambià ogni cosa, di scuzzulà a
paralisia è l'amnesia di i cerbelli, tandu fede è speranza rinasceranu.
Saraghju sempre à fiancu à voi.
Sentimenti patriotti,
in Cortì stu 14 di Aprile di u 2005
M…
Strada diritta et core in fronte
148
Non che questa situazione sia una prerogativa esclusiva della Corsica. I sintomi
diffusi del malessere sono rintracciabili in quasi tutti i Paesi del mondo.
Nell’introduzione al volume Oltre il Folklore Fabio Mugnaini ha avuto modo di
affermare:
“…Sarebbe stato poi il turno del Leader della più potente nazione del
mondo a scuotere di nuovo il traballante edificio della cultura
tradizionale, ricordando…come i processi di frazionamento delle
costruzioni statuali in più limitate entità regionali, allora in atto, fossero
mossi, e persino legittimati, da una pulsione identitaria: “…non in
nome del separatismo ma nello spirito di un sano orgoglio delle
tradizioni” [Clemente, Mugnaini, 2001, p. 12]
Quanto poi la lingua, o il dialetto, o come si voglia chiamare lo strumento
comunicativo, siano componenti essenziali di questo travaglio identitario in atto
nel mondo, lo si può evincere anche da questo passo di Hannerz:
L’ecumene globale è, per un verso, il luogo di diffusione ubiquitaria di
videomusica e immagini di telegiornali. Lasciando da parte il fatto
importante del bilinguismo e multilinguismo (molta gente oggi oscilla,
saltuariamente o abitualmente, da una lingua nazionale a una o più
lingue universali, e ciò non può non avere implicazioni sulle comunità
che essa immagina) le varie modalità simboliche che vengono
mediatizzate probabilmente implicano ognuna una propria peculiare
“alfabetizzazione”… [Hannerz, 1996, p. 26]
Forse i giovani Còrsi, che tanto alacremente si stanno battendo in ogni sede
possibile,126 potranno farsi carico della trasformazione in atto. Forse no.
Quale che sia il futuro dell’Isola, il suo profumo, la sua mitezza, l’asprezza
selvaggia sinonimo di terra libera che mi hanno accompagnato in questo
viaggio, saranno in grado di fornire senso a quegli spazi che, la surmodernità
taccia di insensibile sterilità.
126
cfr. appendice. Il riferimento è alle varie organizzazioni studentesche e non che si battono
quotidianamente per il loro diritto di essere Còrsi: Associu di i Liceali Corsi – Ghjuventu Paolina –
Ghjuventu Indipendentista – Consulta di i Studienti Corsi.
149
U PULLONE RISULUTU127
Una castagna, battuta in bona terra da un cavone forse millenariu, dete vita a
un pullunucciu.
Quand’ellu si n’avvidde, u cavone ludò a Dio e pregò:
-O Signore, fatemi tene arrittu un altru pocu, tantu da pudemmi sgrunchiulì stu
figliulellu!
U pullone, ellu, imprecava:
-Oh, chi sciaùra, la mea! Sò qui inchiudatu a u pede di stu vecchiu scherzu di
natura, chi mi si manghia a luce di u sole e mi leva ancu u rispiru!
Or chi fu, chi nun fu, duie o tre stagioni dopu u cavone finì di siccassi. E i
sigantini u sbembronu tuttu, mandendune una parte a brusgià e l’altra a fà
tinta.
A termine di quella ruina, un capragghiolu s’accinse u locu pé a sò mandria.
Mancu s’accorse di u pullunucciu: in un batter d’occhiu, e capre u s’avianu
runzicatu da cima a fondu, foglie, gambunette e pedale.
A chi ùn stima i s’antichi, mancu pò capì sta murale
127
Filippini, A.F., 1996, p. 43
150
Appendice:
Testi originali tratti dalla lista di discussione unita-naziunale128
Questa appendice contiene una scelta dei messaggi ricevuti nell’arco temporale
preso in questione; dei 1350 circa ricevuti dal Gennaio al novembre 2004, si è
ritenuto importante riportare solo quei testi che offrono una specifica
connessione all’argomento trattato: i concetti di identità culturale e politica
sono, in effetti, alla base della scelta. Se si ritiene utile consultare tutti i
messaggi, essi sono disponibili su cd-rom.
Dal punto di vista antropologico, essi costituiscono e sostituiscono tout court
l’intervista personale, con il vantaggio di non essere preordinati, o rispondenti
ad uno statuto che potrebbe rinchiudere verità altrimenti facilmente eludibili.
Presentano altresì lo svantaggio di non offrire all’intervistatore quelle
rappresentazioni mimiche ed emozionali, anche loro capaci di disgelare le verità
a volte celate dalle parole.
In ogni caso, ritengo che il valore di questi testi, dal punto di vista
documentario, sia di assoluta rilevanza.
Dalla fine del mese di Ottobre 2004, il moderatore129 ha messo in rete un
sondaggio per cambiare il metodo d’utilizzo della lista. Di conseguenza, a fine
128
Gli indirizzi di posta elettronica sono stati cancellati, per ovvie ragioni di diritto alla privacy.
Ho invece mantenuto inalterati i nicknames, perché essi costituiscono materiale di studio.
151
Novembre essa è diventata Lista di Diffusione. Non ho voluto inserire messaggi
di questa variabile, tranne che per un caso, riportato alla fine dell’appendice, e
citato nelle conclusioni di questo lavoro.
129
Cfr.supra p. 100
152
Message : 2
Date : Sat, 31 Jan 2004 18:24:17 +0100
De : "Chupacabra"...
Objet : La première marche
SAlute,
Comme un virus, tu t'introduis dans un corps et tu le récupère !! Sauf que
là, le corps c'est Corsica !!!! et qu'il vous "appartient" !!!!
On n'est plus à l'époque de l'Algérie "Française" où les autochtones étaient
pas représentés !!
Là, le gouvernement colonial vous donne la possibilité (enfin...il met en
jeu une colonie) de prendre possession de l'Assemblée Corse par la voie
Démocratique, sans maquis ! du jamais vu dans la décolonisation !!!
De plus, l'Assemblée Corse, c'est aussi un entraînement à la confrontation
de plusieurs factions Nationalistes (Libérales ou Socialistes,...) comme un
entraînement à la future République Corse !
Car une Assemblée à 80 % Corse peut lancer un réferendum "local" et demander
l'Independenza. Si celui-ci est validé il sera déposé au Nations Unies et
fera appel au Droit des Peuples à disposer d'eux-même !
Imaginez, l'avancée Démocratique pour les territoires colonisés dans le
monde entier !! C'est avant-gardiste comme en 1755 !
@micalement
DAV
Message : 3
Date : Sun, 1 Feb 2004 02:17:21 EST
De :daltori...
Objet : (sans sujet)
Pour une fois je vais écrire en français pour être compris par tous.
Vu les évolutions de la liste d'union, qui est en fin de compte le diktat
d'un seul mouvement qui n'a cédé que sur la tête de liste bicéphale. J'avais
d'ailleurs signé la pétition union ou abstention en spécifiant union sans diktat.
Vu que le mouvement Indipindenza dont j'ai fait parti, et qu'ils vont être
majoritaire sur cette liste, est un mouvement qui dit militer contre le
colonialisme français, mais qui impose un colonialisme citadin.
Je reste toujours nationaliste, mais je ne me retrouve plus dans ce
mouvement, qui oublie ses racines, c'est pour cela étant tombé sur le programme de
Jean-Luc Chiappini, et ayant enfin trouvé quelqu'un qui défende les villages, la
zone rurale et le peuple je vais faire campagne pour cette liste.
M. DURAZZO GHJUVAN'FRANCESCU
Poghju ...Vechja
153
BICHISGIÀ
Message : 2
Date : Sat, 7 Feb 2004 09:30:44 +0100
De : "Chupacabra"...
Objet : CORSICA TV
Et bien voilà !!!
Fini le martyr !
CORSICA se construit avec son Peuple
Il est temps de soutenir CORSICA TV
http://www.corsicatv.net/
8 EUR, c'est 2 paquets de clopes en moins !
+
Observatoire Corse des Médias
http://www.webzinemaker.com/taravu/
Jean-Marc, tu peux insérer quelques choses sur Corsica-TV ?
@ prestu
DAV
----- Original Message ----From: Squadra Corsa...
To: unitanaziunale ; ...
Sent: Friday, February 06, 2004 10:32 AM
Subject: [Unità Naziunale] CORSICA TV
Tous les Corses en rêvaient, tous les amoureux de la Corse aussi. Une chaîne de
télévision corse dans le Paysage Audiovisuel Français.
Corsica TV démarre ...
Télévision mirroir, télévision mémoire, télévision de service et télévision d´ouverture,
Corsica TV diffusera, de 7h à 0h30, tous les types de programmes : magazines de
société et débats, documentaires, films, dessins animés, émissions pédagogiques (cours
de langue corse, histoire de la Corse), jeux et télé-achat, etc.
Une large place sera faite aux gens et aux traditions (portraits, traditions orales,
cuisine, contes et légendes, musique, manifestations
populaires), aux lieux (villages, paysages, patrimoine, tourisme) et à la langue corse.
Corsica TV sera en outre par sa présence une garantie de pluralisme de l´information
sur la Corse et sur les Corses.
La première phase de lancement de Corsica TV c´est vous...
Faites partie de l´aventure en manifestant votre intérêt et votre soutien. Avec Corsica
TV écrivez une nouvelle page de l´Histoire de la Corse.
Corsica TV sera proposée par abonnement sur le Cable, le Satellite et l´ADSL au tarif
154
de 8 euro par mois à compter du 31 décembre 2004.
Dès à présent participez à la création de la première chaîne de
télévision corse en renvoyant votre promesse d´abonnement (Il s´agit d´une promesse
d´abonnement et en aucun cas d´un abonnement ferme et définitif. N´envoyez pas
d´argent)
en cliquant ici :
http://www.corsicatv.net/_
Message : 8
Date : Tue, 16 Mar 2004 22:25:22 +0100
De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale ...
Objet : Appel à manifester ; « Lingua Corsa Naziunale ! »
Appel à manifester ; « Lingua Corsa Naziunale ! »
Comme cela fut annoncé dans sa conférence de presse, la tribune alternative VOCE
POPULARE appelle tous les Corses qui refusent de voir dans la disparition de leur
langue et l'acculturation de leur peuple une fatalité, à manifester samedi 20 mars, à 15
heures devant l'assemblée de Corse.
Dans une démarche démocratique, nous vous invitons à demander des comptes aux
élus sortants et à interpeller les listes en présence sur ces deux points fondamentaux :
- L'absence de plan de développement linguistique depuis la motion de 1992 adoptée
par l'assemblée de corse.
- L'ignorance de notre culture, de notre histoire et de notre mémoire, fondement de
notre nation, dans les projets de développement adoptés par cette assemblée.
Pour Voce Populare, le bureau provisoire.
Message : 1
Date : Sat, 20 Mar 2004 01:50:33 EST
De : daltori...
Objet : Trans. : (sans sujet)
Dans un e-mail daté du 19/03/04 09:43:16 Paris, Madrid, Daltori a écrit :
> unita-naziunale…
> Ci so sempri la ghjenti chi so stunatti chi un fussi micca à nant'una lista
naziunalista.
Si u primu tornu di sta illezioni ùn aghju micca sustinutu una lista
naziunalista, è chi mi socu missa à nant'a lista di " Paesu Vivu " è par via di sti
punti :
· Sta lista d'unioni hè stata unu " dictat ".
· Un si parla micca di i paesi, è un ci so guasgi nima comu paisani
· Un ci era cundanazzioni di la ghjenta chi si so sirvuti di a lotta publica
o clandestina per fa affari soi (a lista di u Rinovu, hè stata fatta dopu u me
ingaghjamentu incu Ghjuvan'Lucu Chiappini).
· Un ci era Cundanazzioni di i pirsona, chi faciani travadda ghjenta chi un
155
so micca Corsi, per pacalali pocu è micca, per tratali comu ghjacari è per
rinvighjali à casccii in culu si sti disgraziati ghjunghjani a suprana a paura
institiuata è à dumanda d'essa trattati comu cristiani nurmali. U tempu di a
scaviatura hè compiu, sopra tutti, quandu so bascheri chi parlani di
culonisazzioni di pupolamenti in un serviziu publicu chi cercani a imponala.
INNANZU D'ESSA NAZIUNALISTU, SOCU E SARAGHJU SEMPRI PAISANU.
UN VOGLIU NI CULUNIALISMU FRANCESU, NI CULUNIALISMU aiaccinu O
bastiacciu.
TANTI SALUTI A TUTTI, SARIA ORI D'UNA VERA RIFUNDAZIONA DI U
MUVIMENTU.
M. DURAZZO GHJUVAN'FRANCESCU
Message : 2
Date : Wed, 24 Mar 2004 21:43:28 +0100
De : "||PinZEradicatoR||" <pinzeradicator@
Objet : Vutate l'unione naziunale
Per l'avvene, pè a Pace e pè a Corsica
Un votu pè l'Unione
Un passu pè a Nazione
UNIONE NAZIUNALE
Message : 3
Date : Thu, 25 Mar 2004 09:36:49 EST
De : daltori@
Objet : Re: Vutate l'unione naziunale
Per a me parta un possu vuta una lista chi un mi vogliu da i so pruposta per i paesi, è
chi un vo cundana
· la ghjenta chi si so sirvuti di a lotta publica o clandestina per fa affari soi (a lista di u
Rinovu, hè stata fatta dopu u me ingaghjamentu incu Ghjuvan'Lucu Chiappini).
· i pirsona, chi faciani travadda ghjenta chi un so micca Corsi, per pacalali pocu è
micca, per tratali comu ghjacari è per rinvighjali à casccii in culu si sti disgraziati
ghjunghjani a suprana a paura institiuata è à dumanda d'essa trattati comu cristiani
nurmali. U tempu di a scaviatura hè compiu, sopra tutti, quandu so bascheri chi parlani
di culonisazzioni di pupolamenti in un serviziu publicu chi cercani a imponala.
TANTI SALUTI A TUTTI, SARIA ORI D'UNA VERA RIFUNDAZIONA DI U
MUVIMENTU.
PER U NOSCIU POPULU VUTETI BIANCU
O UN ANDETI MICA A VUTA
M. DURAZZO
Poghju
Message : 3
Date : Sun, 28 Mar 2004 23:38:10 +0200
156
De : "Resistenza-Corsa" <resistenza-corsa@
Objet : Enseignement de l'Histoire du peuple corse à l'école...
Salutu a tutte e à tutti,
Pour ceux qui ne le savent pas encore le site Resistenza a fait peau neuve :
http://perso.wanadoo.fr/resistenza
Et un forum : http://www.i-services.net/membres/...
Je vous invite donc à faire une petite visite.
Le site "Resistenza" propose de valoriser l'image du peuple corse aux yeux du monde
extérieur en présentant son histoire de façon objective. C'est à dire au-delà des clichés
et des caricatures véhiculés par le prisme déformant du colonialisme français.
Nous cherchons des partenaires afin de pouvoir traduire le site. Dans un premier temps
en langue anglaise. S'il y a des personnes sérieuses prêtes à s'investir dans ce projet
qu'elles hésitent pas à nous contacter.
Les gaiulois ne sont pas nos ancêtres, l'histoire de France n'est pas la celle du peuple
corse. Nous avons la notre !! Aussi nous souhaiterions lancer une idée et peut être un
débat sur l'enseignement de l'Histoire du peuple corse à l'école. Merci de donner votre
avis si vous pensez que ce débat peut être tout aussi important, ou intéressant, que
celui de l'enseignement de la langue corse.
A dopu,
Carl'Andria
Message : 4
Date : Mon, 29 Mar 2004 11:48:04 +0200
De : Informations de la liste Unità Naziunale <infurmazione@
Objet : Revue de Presse du Dossier Corse
Inscrits Votants Exprimés Participation
195 553 146 586 142 201 74,96 %
http://www.elections-corse.com/2004/Territoriales2.htm
Liste et Tête de Liste Nombre de voix Pourcentage Nombre de siège
RASSEMBLER POUR LA CORSE
DE ROCCA SERRA CAMILLE 35 627
25,05 %
15
POUR LA CORSE DANS LA REPUBLIQUE
ZUCCARELLI EMILE 26 435
18,59 %
9
UNIONE NAZIUNALE - TALAMONI-SIMEONI
SIMEONI EDMOND 24 652
17,34 % 8
LA CORSE EN MARCHE
GIACOBBI PAUL 21 562
157
15,16 % 7
RASSEMBLER A GAUCHE POUR UNE CORSE CITOYENNE
BUCCHINI DOMINIQUE 11 808
8,30
4
JOSE ROSSI - ANNE MARIE NATALI - L'UNION TERRITORIALE
ROSSI JOSE 11 092
7,80 %
4
LISTE SIMON RENUCCI - ENSEMBLE CHANGEONS D'EPOQUE
RENUCCI SIMON 11 025
7,75 %
4
Message : 5
Date : Wed, 31 Mar 2004 11:14:58 +0200
De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale <cumunicatu@
Objet : Sujet de débat ?
Salutu
Voici un message que j'ai reçu ce matin...
C'est une bonne idée de débat.
Pour information suite au message de soutien au peuple marocain, Trois abonnés ont
été exclus. Tous messages qui ne respecteraient pas les règles de la liste ne seront pas
publiés et les expéditeurs exlcus.
Anto fpcl
----- Original Message ----From: tit2a@
To: webumaestru@unita-naziunale; cumunicatu@unita-naziunale
Sent: Wednesday, March 31, 2004 9:39 AM
Bonjour,
Après plus dix années durant lesquelles je n'ai plus voté, je suis donc retournée aux
urnes en mars 2004, pour voter la liste d'unione.
Malheureusement des bruits courent selon lesquels les élus donneraient leur vote en
faveur de la droite. Je n'ai pas donné mon bulletin pour la droite ; ni pour la gauche
d'ailleurs ; alors je pense qu'il faut que vous fassiez attention à ce que vous faites, les
gens comme moi et il y en a beaucoup seraient plus que décus. Nous avons voté sans
envie mais alors là ce serait la cerise sur le gateau !!! Merci de prendre l'avis des
électeurs en compte, cela changerait un peu !!! sur ce bonne journée
Dominique
Message : 6
158
Date : Wed, 31 Mar 2004 11:33:21 +0200
De : Liste de diffusion Unità Naziunale <mailing-list@
Objet : La gauche prête à diriger la Corse, les nationalistes s'interposent
Les quatre listes de gauche, majoritaires aux élections territoriales, ont vaincu leurs
divisions mardi pour diriger l'assemblée de Corse et l'exécutif insulaire, mais les
nationalistes ont juré de s'y opposer, au besoin en joignant jeudi leurs voix à celles de
la droite.
Si tel était le cas, l'un des responsables de l'UMP a expliqué que sa liste pourrait
solliciter la dissolution d'une assemblée qui serait "ingouvernable".
"Frères-ennemis" du PRG, les députés Emile Zuccarelli et Paul Giacobbi ont enterré la
hache de guerre. M. Zuccarelli a annoncé que les quatre listes de gauche, qui ont
totalisé près de 50% des suffrages et 24 élus dimanche, s'étaient entendues pour former
une majorité relative à l'assemblée de Corse (51 sièges).
De ce fait, la gauche est en mesure de s'emparer jeudi des présidences de l'assemblée et
du conseil exécutif de la région la plus décentralisée de France, depuis toujours aux
mains de la droite.
Cette alternance historique conduirait M. Zuccarelli, député-maire de Bastia, à la
présidence de l'exécutif, véritable "gouvernement" de la Corse, et le sénateur PRG
Nicolas Alfonsi à celle de l'assemblée.
Aussitôt, les leaders de la liste des principaux mouvements indépendantistes et
autonomistes, Edmond Simeoni et Jean-Guy Talamoni, ont annoncé que leurs huit élus
à l'assemblée de Corse feraient tout pour faire capoter cette alliance "contre-nature".
"aucune compromission"
"Cette alliance qualifiée de gauche est en réalité une alliance anti-nationaliste et c'est
notre rôle (...) que de nous y opposer, y compris, si cela est le seul moyen, en votant
contre elle avec la droite", a précisé à l'AFP François Alfonsi, l'un des porte-parole de
la liste nationaliste, arrivée troisième dimanche avec 17,34% des voix.
"Les nationalistes sont les seuls comptables de leurs propos, nous les combattons
depuis toujours et n'acceptons aucune compromission", a rétorqué à l'AFP Ange
Santini, maire de Calvi (Haute-Corse) et numéro trois de la liste UMP de Camille de
Rocca Serra, arrivée en tête dimanche avec plus de 25% des suffrages.
Les deux listes de droite totalisent 19 élus, dont quatre de la liste du président sortant
de l'assemblée José Rossi, suspendu de l'UMP.
"Mais si nos candidats sont élus à la présidence et à l'exécutif jeudi grâce à l'appoint
des voix nationalistes, nous n'avons pas encore discuté de l'attitude à adopter. Nous
aviserons", a ajouté M. Santini, une position partagée par M. Rossi. Il a toutefois
évoqué les hypothèses d'une "démission", qui laisserait cependant l'assemblée
"ingouvernable", ou d'une "dissolution" parallèlement à une réforme du mode de
scrutin visant à introduire une prime majoritaire en Corse.
Message : 2
Date : Thu, 1 Apr 2004 23:01:38 +0200
De : Liste de diffusion Unità Naziunale <mailing-list@
Objet : L'élection jeudi à la présidence de l'Assemblée de Corse a dû être remise à
dimanche au terme d'un imbroglio
159
L'élection jeudi à la présidence de l'Assemblée de Corse a dû être remise à dimanche
au terme d'un imbroglio qui a vu le député UMP Camille de Rocca Serra démissionner
du perchoir parce qu'il y avait été élu grâce aux voix des huit conseillers nationalistes.
Les élus des quatres listes de gauche, qui disposent de la majorité relative mais dont le
candidat, le député PRG Emile Zuccarelli, a été battu par M. de Rocca Serra grâce aux
voix nationalistes, ont aussitôt quitté la séance.
Le quorum n'étant plus réuni, le doyen de l'Assemblée, le nationaliste Edmond
Simeoni, a dû reporter à dimanche 16h00 les élections à la présidence mais aussi au
Conseil exécutif, le "gouvernement" de la Collectivité Territoriale de Corse (CTC), la
région métropolitaine qui jouit des plus importantes compétences décentralisées. "Je
démissionne sur le champ de la présidence", a déclaré le député-maire de PortoVecchio après plus de deux heures de suspension de séance consacrées à d'intenses
échanges téléphoniques avec Paris.
Personne ne dispose de la majorité absolue à l'assemblée de Corse. Mais virtuellement,
les listes de gauche, qui ont totalisé dimanche près de 50% des suffrages, ont la plus
forte majorité relative avec 24 élus face à la droite qui n'en dispose que de 19 et les
nationalistes huit. La gauche serait ainsi en mesure de ravir la région qui est depuis
toujours aux mains de la droite.
Ses représentants ont cependant annoncé dans la soirée qu'ils n'avaient plus l'intention
de briguer de postes dimanche, laissant le champ libre à la droite qui pourra alors
mathématiquement se passer des voix nationalistes.
Depuis deux jours déjà, annonces péremptoires et revirements se multipliaient.
Les quatre listes de gauche avaient annoncé mardi qu'elles étaient en mesure
d'emporter la présidence de l'assemblée et de l'exécutif après avoir aplani les divisions
entre les "frères-ennemis" du PRG, Emile Zuccarelli et Paul Giacobbi, également
député.
Aussitôt, les nationalistes annoncaient qu'ils voteraient avec la droite pour contrer le
député-maire de Bastia, qu'ils considèrent comme leur "pire ennemi".
Coup de théâtre le lendemain, après la défection de quatre élus venus de la droite sur la
liste de Paul Giacobbi: la gauche renonçait à s'emparer de la région.
Nouveau rebondissement jeudi à la séance inaugurale quand M. Zuccarelli briguait la
présidence.
"Je constate, et je regrette vivement (...) que certains n'hésitent pas à destabiliser notre
institution au profit de jeux politiciens qui n'ont rien à voir avec le respect du suffrage
universel", a lancé M. de Rocca Serra en annonçant sa démission.
"Ce n'est pas nous qui nous livrons à des trocs et des alliances contre nature
incessantes mais vous, avec votre système politique assis sur le clientélisme, la
corruption, le népotisme et la fraude électorale généralisée", a rétorqué Edmond
Simeoni, en visant les élus "clanistes" dans un discours politique enflammé, applaudi
par une partie de la droite.
"Vous ne laissez aux jeunes générations que le choix entre la démission ou la
violence", a lancé le chef de file de la liste des autonomistes et indépendantistes pour
une fois unis, arrivée aux territoriales en troisième position, avec 17,34% des voix.
Message : 6
Date : Fri, 2 Apr 2004 00:48:05 +0200
160
De : Informations de la liste Unità Naziunale <infurmazione@
Objet : Elu jeudi président de l'Assemblée de Corse, le chef de file de l'UMP Camille
de Rocca Serra a aussitôt démissionné
Elu jeudi président de l'Assemblée de Corse, le chef de file de l'UMP Camille de
Rocca Serra a aussitôt démissionné, refusant de devoir son élection aux nationalistes.
"Tout au long de la campagne électorale, je n'ai cessé avec mes colistiers d'affirmer
que la Corse avait besoin de clarté, de cohérence et de stabilité", a déclaré Camille de
Rocca Serra, à la reprise de la séance à 19h30 après une suspension de trois heures.
"Je constate et je regrette amèrement que cette conception de la politique (...) n'est pas
partagée par certains, qui n'hésitent pas à déstabiliser notre institution au profit de jeux
politiciens qui n'ont rien à voir avec l'éthique et le respect du suffrage universel", a-t-il
ajouté. "Donc, en mon âme et conscience, je prends mes responsabilités: je
démissionne de mes fonctions de président de l'Assemblée de Corse".
La séance s'est ensuite achevée au terme d'une journée mouvementée à l'Assemblée de
Corse avait été ponctuée de suspensions interminables. La première demandée par les
nationalistes, dès l'annonce des candidats à la présidence de l'Assemblée territoriale, et
la deuxième par Camille de Rocca Serra après son élection.
Immédiatement après ce vote, Camille de Rocca Serra a demandé une suspension de
séance, n'acceptant pas que les voix des huit nationalistes lui aient permis d'accéder à
la présidence.
Camille de Rocca Serra venait d'être élu avec 27 voix, alors que la droite insulaire ne
dispose que de 19 élus. Le député-maire Emile Zuccarelli (PRG) qui s'était présenté
contre lui, avait recueilli 19 voix. Sur les 51 conseillers territoriaux, il y a eu trois
bulletins blancs et deux abstentions.
L'élection faisait suite aux nombreux rebondissements survenus dans le paysage
politique insulaire ces derniers jours.
Après avoir remporté la majorité avec près de 50% des suffrages à l'issue du second
tour de dimanche dernier, les quatre listes de gauche avaient tenté de s'unir en vue
d'une majorité stable, pour gagner la région.
Dès mardi, les deux frères ennemis radicaux de gauche, Emile Zuccarelli et Paul
Giacobbi, se retrouvaient à la villa Pietri à Ajaccio (Corse-du-Sud) avec le leader du
PC, Dominique Bucchini, et celui de Corse sociale-démocrate, Simon Renucci, pour
tenter de trouver un accord commun qui semblait en bonne voie.
Mais lors de la reprise des discussions mercredi matin, quatre colistiers de Paul
Giaccobi annonçaient leur intention de s'abstenir, voire de ne pas siéger, estimant que
la liste Zuccarelli bénéficiait de tous les avantages dans cette union.
Parallèlement, les nationalistes menaçaient de s'opposer à "cette alliance contre nature"
dont le seul but était de leur "barrer la route".
C'est à Corte que la liste Talamoni-Simeoni avait rassemblé ses militants mercredi soir,
pour décider de la marche à suivre. Jeudi, les nationalistes ont pris le parti de voter en
faveur de Camille de Rocca Serra, et ainsi d'éviter l'accession d'Emile Zuccarelli à la
présidence de l'Assemblée de Corse
Message : 4
Date : Fri, 2 Apr 2004 13:25:13 +0200
161
De : Informations de la liste Unità Naziunale <infurmazione@
Objet : Novu locu web
Salute a tutti,
annat'à l'appuntamentu, puverete scopre un novu situ chjamatu I Ritratti Corsi. Stu
locu propone di scopre lochi di a Corsica assai scunisciuti, luntani di tuttu cio che noi
pudemu truvà annnat'à a tela. Per esempiu, andate à scopre u paese di Fiuminale cu a
so ultima casa è u so fucone...
A prestu annant'à l'appuntamentu.
http://www.appuntamentu.com
Message : 2
Date : Sun, 4 Apr 2004 23:54:12 +0200
De : "CaPiMaChjA" <capimachja@
Objet : [C.A.R] Communiqué du C.A.R du 3 Avril 2004
Site unità naziunale
Portail politique Corse de la LLN (actu, communiqués, photos, vidéos, informations,
listes de diffusions, forums, sites politiques...) http://www.unita-naziunale.org/
----- Original Message ----From: Infurmazioni di u situ "Cumitatu Contru a Ripressioni" / CAR Corse
To: "Undisclosed-Recipient:;"@
Sent: Sunday, April 04, 2004 11:42 PM
Subject: [C.A.R] Communiqué du C.A.R du 3 Avril 2004
Le 3 04 04
Prière d’insérer SVP :
Les récentes et – lourdes – condamnations d’Edmond Minicucci, de Cédric Courbey et
de Dominique Tafani, condamnations disproportionnées par rapport aux faits
reprochés, rappellent la permanence d’une justice politique et répressive.
Le Comité Anti Répression réaffirme son total et inconditionnel soutien à ces patriotes
: l’oppression carcérale n’aura jamais raison de leur détermination, pas plus qu’elle
n’endiguera cet idéal voté par plus de 25 000 personnes lors des dernières échéances
territoriales.
La répression constitue l ‘aveu de faiblesse d’un gouvernement englué dans une
logique non résolutive de l’aspiration identitaire corse.
Cette répression, tout un chacun a pu de nouveau la constater lors des récents procès de
militants et sympathisants bretons, dont certains ont eu à subir une cruelle et abusive
détention provisoire pour leur engagement public au sein d’une organisation de gauche
indépendantiste.
Là aussi, le Comité Anti Répression rappelle son soutien à leur égard.
Enfin, le mercredi 7 avril, un de nos porte – paroles, Ulivieru Sauli, sera de nouveau
amené à comparaître devant la Cour d’Appel de Bastia, après une première relaxe au
tribunal d’Aiacciu. Un rassemblement sera organisé la même date à partir de 14
heures, devant le palais de justice pour dire non aux pressions judiciaires et autres
menées répressives.
162
Libertà per tutti i patriotti !!!
COMITE ANTI REPRESSION
Message : 2
Date : Sat, 10 Apr 2004 21:50:20 +0200
De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale <cumunicatu@
Objet : ASSOCIU DI I PARENTI CORSI
ASSOCIU DI I PARENTI CORSI
COMMUNIQUE DU 8 AVRIL 2004
LE PREFET ET LA LANGUE CORSE
Lors de son interview du 7 avil sur RCFM , le préfet de corse « sorti de sa réserve »
s´est livré à un exercice de désinformation, hostile en particulier à tout ce qui peut
ressembler à une défense sur le terrain de notre langue. Après avoir distillé savamment
quelques contre vérités telles que « l´enseignement du corse sert d´exemple pour
d´autres régions », « il n´y a plus de débat, car l´enseignement de la langue corse a fait
l´objet d´une convention entre l´état et la CTC », il s´est attaqué aux jeunes qui
défendent notre langue en manifestant dans la rue en insinuant que l´objet de leurs
manifestations est politique et qu´ils sont manipulés. Ces affirmations fausses du plus
haut représentant de l´état dans l´île démontrent la duplicité et le double discours dont
font preuve en matière de langue corse l´état français comme d´ailleurs ses complices
locaux de la CTC .  La France a institué seulement depuis 1991 la langue française
comme langue officielle, ajoutant un obstacle de fond à la prise en compte de notre
langue sur sa propre terre.  La convention pour l´enseignement de la langue corse (
6 pages) prévue au statut de 1991 a mis 12 ans à être rédigée et signée en juillet 2003.
Elle n´est toujours pas appliquée.  Les statistiques officielles sont notoirement
enjolivées et faussées pour masquer la réalité d´une politique qui vise à l´éradication
de notre langue et de notre identité.  La continuité de l´enseignement d´une année
sur l´autre n´est en aucun cas assurée ce qui serait considéré comme un scandale dans
toute autre matière.  Les conditions d´enseignement ne permettrent pas un
apprentissage conséquent et pérenne notamment dans le primaire.  Chacun peut le
constater, le système scolaire ne produit pas ou peu de corsophones.  Sans statut
officiel, le corse est considéré sur sa propre terre comme une langue étrangère, par un
état qui se distingue en Europe par son attitude rétrograde en refusant de ratifier la
charte des langues minoritaires déjà adoptée par la majorité des grands pays européens.
La Turquie dont on connaît le caractère arriéré est le seul pays à imiter dans ce
domaine le « modèle français ».
Si pour le préfet, tout est donc pour le mieux dans le meilleur des mondes, nous
voyons bien et il le sait d´ailleurs, qu´en réalité notre langue est aujourd´hui menacée
de disparition. En l´occurrence, c´est donc lui qui se livre en connaissance de cause à
une véritable entreprise de manipulation de l´opinion. Les lycéens et étudiants qui ont
manifesté ces dernières semaines ne sont donc pas manipulés. Ils se battent de façon
tout à fait justifiée contre le sort fait à notre langue.
163
Pour seule réponse à leurs légitimes revendications les autorités ont répondu par des
brutalités policières suivies de condamnation exorbitantes, sans commune mesure avec
les faits reprochés.
L´APC apporte son total soutien à la jeunesse corse en lutte pour la survie de sa langue
maternelle et de son identité.
L´APC appelle l´ensemble des partenaires, syndicats enseignants, représentants des
syndicats lycéens et étudiants, élus de la CTC, représentants de l´éducation nationale, à
des états généraux de la langue corse avec pour finalité la mise en oeuvre d´une réelle
politique d´enseignement et de développement de notre langue, fondée sur des actes
concrets et non sur la persistance de la politique des faux semblants qui conduit
inévitablement au conflit.
Message : 1
Date : Tue, 13 Apr 2004 12:45:32 +0200
De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale <cumunicatu@
Objet : [RAPPEL] CHJAMA A MANIFESTA PER A DIFESA DI A LINGUA
CORSA : Marcuri In corti a 2 ore Università di Corti. LINGUA CORSA,LINGUA
VIVA
TUTTI IN CORTI DUMANE !
CHJAMA À MANIFESTÀ
PER A DIFESA DI A
LINGUA CORSA
TUTTI IN CORTI
MERCURI U 14
D'APRILE
2 ore Università Di Corsica
LINGUA CORSA, LINGUA VIVA
Associu di i Liceani Corsi - Ghjuventù Indipendentista Ghjuventù Paolina - Cunsulta
di i studienti Corsi
Message : 6
Date : Tue, 13 Apr 2004 13:29:53 +0200
De : "||PinZEradicatoR||" <pinzeradicator@
Objet : Re: [RAPPEL] LINGUA CORSA,LINGUA VIVA
avé la liste...
Loin de moi l'idée de faire l'apologie du "peace and love", mais force est de constater
qu'une manifestation qui dégénère à chaque fois sur le même thème lasse tout le
monde. Cette "violence" nécessaire décrédibilise le thème porteur et de ceux qui le
portent. Une manifestation sur la défense de la langue corse se doit d'être Mobilisateur
164
et mobiliser au delà des simples nationalistes, la langue corse appartient à tous les
corses. Cette mobilisation est une condition sine qua non pour dynamiser la défense de
la langue Corse. Les provocations de l'Etat colonial lors des manifestations de jeunes
de 16 ans sur Aiacciu, Bastia è Corti, ne peuvent entraîner une réponse ferme de la
jeunesse corse et au delà du Peuple Corse dans son ensemble. Demain vous serez sur
Corti pour défendre une nouvelle fois notre langue qui depuis des années n'a de cesse
de reculer. Lorsque nous entendons le préfet symbole de l'Etat dominant en corse s'en
prendre à Edmond Simeoni pour son discours en langue Corse prononcé à la CTC, tout
est dit ! Rien n'est fait pour apaiser, rien n'est fait pour appliquer ne serait ce que les
décrets qui ont déjà été mis en place. Les Proviseurs ont aussi un rôle dans cette
manipulation en n'appliquant pas les décrets.. Alors demain, que faire .???
Force est de constater que les forces de l'ordre seront présentes et en masse, elles
seront sûrement disposées de manière provocante comme à son habitude.
Le bon sens devrait l'emporter, pas de forces de répression à corti !
Dumane saraghju anc'eiu in corti pè sustene a nostra ghjuventù è per difende a nostra
lingua.
Message : 8
Date : Tue, 13 Apr 2004 19:34:20 +0200
De : "sebastien.sorba" <sebastien.sorba@
Objet : RISPOSTA A UN PAISANU
EIU SO SARTINESU MA CAMPU IN AIX EN PROVENCE.RIENTRU IN PAESI
TUTTI I 2 MESI.AVEMU SEMPRI LI STESSI PRUBLIMI CHI 200 ANNI FA CU
LU STATU FRANCESE.NIGA SEMPRI A NOSCIA LINGUA E A NOSCIA
CULTURA.OGHJI PIU CHI MAI AVEMU BISOGNA DI TUTTE E FORZE DI
LOTTA PA PUDDE IMPARA A LINGUA DI I VECHJI.AVALI TUTTI GHJORNI
GHJUGHJINI I FRANCESI CHI CUMPRANI A NOSCIA TARRA PA MANCA
UNA BAIOCCA.I CORSI SO PIU DI PIU I N MINORITA.ECCU A VERITA A
NANT A NOSCIA TARRA
Message : 13
Date : Tue, 13 Apr 2004 16:30:06 EDT
De : daltori@
Objet : Re: email d'amerique
Socu passatu par u to paesi u luni di pasqua, o Paulu. Tandu piuvia.
Cummencia ghjunghji roba stranghjera, ma per ava po ancu anda. U matrali di
l'uspidali
hè pienu. Forza saremu tranquiddu per l'istatu.
A prestu
M. DURAZZO GHJUVAN'FRANCESCU
Message : 14
Date : Tue, 13 Apr 2004 22:55:33 +0200
De : "Ultimu mazzeru" <santumaio@
Objet : La culture corse reste souveraine sur sa terre.
165
VOCE POPULARE
« CUNVINCE PER VINCE ! »
Tel/Fax : 04.95.30.38.02 ou 06.76.45.69.87
Conférence de presse du mercredi 7 avril 2004 E.C
« La culture corse et ses exigences doivent rester souveraines sur la terre de Corse ! »
Après des élections qui ont laissé plus d'un nationaliste stupéfait, un constat lucide est
nécessaire !
Notre mémoire, notre langue, notre culture et notre patrimoine disparaissent sans que
rien ne les remplace, qui permette à notre jeunesse de vivre et de vivre bien sur cette
terre. La perte des gestes et des savoir-faire indispensables à vivre avec les autres et
non contre eux ou à coté d'eux se fait de plus en plus menaçante et, cela se traduit par
un rejet de la marginalité et de l'étranger.
Aucun repère nouveau, aucun savoir-faire novateur ne permet d'affronter les enjeux de
la modernité sans perdre ce qui fait la richesse de notre culture : ses savoir-faire et ses
exigences. La reproduction stérile et sécuritaire d'archaïsmes électoraux nous confine
au ridicule, là où l'importation massive de biens de consommation s'assimile à une
fuite en avant !
La souveraineté économique, sociale et culturelle sont les éternelles absentes d'une
lutte qui les subordonne à la souveraineté politique au nom d'une revendication
institutionnelle qui reproduit ce qu'elle conteste : le cadre républicain français !
Pour Voce Populare la culture comme la langue corse sont le ciment de notre nation et
ne sauraient en aucun cas se réduire à un paragraphe de programme scolaire ou à une
plage horaire savamment aménagée dans un paysage étranger. La culture corse
demeure vivante malgré les périls qui la menace ; elle n'a pas à être « préservée » dans
un ghetto élitiste ou dans le cadre d'un office pour des repentis cooptées. Véritable
produit anthropologique, synthèse des hommes de toutes origines et d'une terre, elle
demeure souveraine sur celle-ci et tient son droit imprescriptible et inaliénable de
l'habitat qu'elle rend possible par les lieux de vie qu'elle engendre.
La culture corse avec ses savoir-faire, son savoir-vivre et ses exigences demeure
souveraine sur la terre de corse !
A l'unisson avec le vécu populaire, nous devons l'exprimer dans tous les domaines de
la vie publique pour conduire la population acculturée à faire peuple aux cotés des
sentinelles déjà conscientes de cette perte irréversible. Etre patriote aujourd'hui c'est
avoir clairement conscience que le monde auquel nous commençons d'appartenir fait
peu de cas de ces exigences qui fondaient notre culture ; le travail, la rencontre, la
parole et la mémoire vivante deviennent la part maudite de la consommation, des
échanges, de la communication et du divertissement !
Notre culture doit nous guider dans nos choix, préciser le sens de nos projets et fonder
par ses exigences nos futurs institutions. Le peuple corse est l'expression publique et
singulière d'une communauté de culture, cette communauté de culture fonde notre
nation ; la culture corse est la définition de notre identité nationale.
La Corse est une nation qui ne fait plus peuple qu'à travers ses patriotes ! Parce que
nous sommes un peuple en état de légitime défense, nous avons le devoir de résister à
l'Etat français et à ses dispositifs de normalisation, comme nous avons le droit de lutter
166
contre les normes libérales du marché et contre les logiques carcérales des clans
ancestraux.
La langue comme les exigences de la culture corse doivent devenir notre cadre de
référence. Aussi, la mise à parité linguistique et culturelle dans tout l'espace publique
constitue la première étape indispensable à l'affirmation de notre souveraineté
culturelle.
Nous apportons notre soutien aux lycéens et étudiants en les invitants à se placer dans
leur légitimes affirmations en situation de souveraineté culturelle.
Nous appelons nos militants à venir affirmer notre souveraineté culturelle en
participant à la manifestation prévue mercredi prochain à corte.
Pour Voce Populare , le bureau exécutif.
Message : 6
Date : Wed, 14 Apr 2004 13:39:14 +0200
De : "Resistenza-corsa" <resistenza-corsa@
Objet : cultura corsa ??...
< VOCE POPULARE « CUNVINCE PER VINCE ! » Tel/Fax : 04.95.30.38.02 ou
06.76.45.69.87 Conférence de presse du mercredi 7 avril 2004 E. « La culture corse et
ses exigences doivent rester souveraines sur la terre de Corse ! » >
Suite au message de Voce Populare, je veux intervenir pour demander où en est à
l'heure actuelle le développement de la culture Corse ?
De la culture corse on en parle depuis 30 ans, si ça continue bientôt on en parlera
comme un lointain souvenir et même on en parlera plus du tout !!!
Où sont les manifestations publiques de la culture corse (spectacles, pièces de théâtre,
cinéma, littérature, animations, télévision, etc.) dont l'assemblée de corse se targue de
mettre en oeuvre depuis des décennies ?
Hormis quelques mesurettes pour faire plaisir à quelques "amis" responsables de
quelque association encaisse du pognon sous prétexte de culture corse (c'est
notamment le cas de la cinémathèque de Porti Vechjiu).
Moi tout de ce que je vois c'est que la culture française s'impose au quotidien en Corse.
Quand je vois ce qui se passe à ce niveau en France, où je note la décadence culturelle
(bientôt on parlera l'arabe en Corse, ce qui mettra tout le monde d'accord).
Et surtout n'y voyez aucun trait de racisme de ma part, ce n'est qu'une réalité à laquelle
nous n'échapperont pas.
Il serait plus que temps que les corses s'inquiètent de leur langue, de leur culture et de
leur avenir en général, en particulier au moment ou la Corse, comme d'autres minorités
européennes, courent de très gros risques de se faire engloutir par les poubelles du
"mondialisme" européen.
Je suis d'accord pour informer les corses à travers des conférences de presse etc., mais
est-ce suffisant pour renverser la situation dans laquelle se trouve notre culture ?
Il faut aller plus loin, passer à autre chose, s'organiser collectivement pour le riacquistu
de notre culture et basta !! On parle, on parle et personne ne fait rien, les décennies se
succèdent et c'est de pire en pire !!
167
Il serait peut être temps que les corses prennent enfin leur destin en main et qu'ils
arrêtent d'attendre de l'état français d'où rien ne viendra jamais hormis des coups de
bâtons.
Aucun "messie" ne viendra nous sauver, c'est à nous de leur faire nous-mêmes, si non
disons le clairement : les carottes sont cuites.
Message : 1
Date : Tue, 20 Apr 2004 09:11:04 +0200 (CEST)
De : ChjaruScura ChjaruScura...
Objet : Re: [Unità Naziunale] La culture corse reste souveraine sur sa terre. From:
"Resistenza-corsa"…
>Reply-To: unita-naziunale…
>To: <unita-naziunale…
>Subject: [Unità Naziunale] cultura corsa ??...
>Date: Wed, 14 Apr 2004 13:39:14 +0200
>
> < VOCE POPULARE « CUNVINCE PER VINCE ! » Tel/Fax : 04.95.30.38.02 ou
>06.76.45.69.87 Conférence de presse du mercredi 7 avril 2004 E.
>« La culture corse et ses exigences doivent rester souveraines sur la terre
>de Corse ! » >
>
>>Suite au message de Voce Populare, je veux intervenir pour demander où en
>est à l'heure actuelle le développement de la culture Corse ?
>
>De la culture corse on en parle depuis 30 ans, si ça continue bientôt on en
>parlera comme un lointain souvenir et même on en parlera plus du tout !!!
>
>Où sont les manifestations publiques de la culture corse (spectacles,
>pièces de théâtre, cinéma, littérature, animations, télévision, etc.) dont
>l'assemblée de corse se targue de mettre en oeuvre depuis des décennies ?
>Hormis quelques mesurettes pour faire plaisir à quelques "amis"
>responsables de quelque association encaisse du pognon sous prétexte de
>culture corse (c'est notamment le cas de la cinémathèque de Porti Vechjiu).
>
>Moi tout de ce que je vois c'est que la culture française s'impose au
>quotidien en Corse.
>
>Quand je vois ce qui se passe à ce niveau en France, où je note la
>décadence culturelle (bientôt on parlera l'arabe en Corse, ce qui mettra
>tout le monde d'accord).
>
>Et surtout n'y voyez aucun trait de racisme de ma part, ce n'est qu'une
>réalité à laquelle nous n'échapperont pas.
>
>Il serait plus que temps que les corses s'inquiètent de leur langue, de
>leur culture et de leur avenir en général, en particulier au moment ou la
>Corse, comme d'autres minorités européennes, courent de très gros risques
168
>de se faire engloutir par les poubelles du "mondialisme" européen.
>>Je suis d'accord pour informer les corses à travers des conférences de
>presse etc., mais est-ce suffisant pour renverser la situation dans
>laquelle se trouve notre culture ?
>>Il faut aller plus loin, passer à autre chose, s'organiser collectivement
>pour le riacquistu de notre culture et basta !!
>On parle, on parle et personne ne fait rien, les décennies se succèdent et
>c'est de pire en pire !!
>Il serait peut être temps que les corses prennent enfin leur destin en
>main et qu'ils arrêtent d'attendre de l'état français d'où rien ne viendra
>jamais hormis des coups de bâtons.
>Aucun "messie" ne viendra nous sauver, c'est à nous de leur faire
>nous-mêmes, si non disons le clairement : les carottes sont cuites.
L'idea sembra bella ma eu vuleria sapè perchè Voce populare chì difende a lingua
corsa, scrive sempre in francese...
Ultimu mazzeru wrote:VOCE POPULARE« CUNVINCE PER VINCE ! »Tel/Fax :
04.95.30.38.02 ou 06.76.45.69.87 Conférence de presse du mercredi 7 avril 2004 E.C
« La culture corse et ses exigences doivent rester souveraines sur la terre de Corse ! »
Après des élections qui ont laissé plus d'un nationaliste stupéfait, un constat lucide
est nécessaire !
Notre mémoire, notre langue, notre culture et notre patrimoine disparaissent sans que
rien ne les remplace, qui permette à notre jeunesse de vivre et de vivre bien sur cette
terre. La perte des gestes et des savoir-faire indispensables à vivre avec les autres et
non contre eux ou à coté d'eux se fait de plus en plus menaçante et, cela se traduit par
un rejet de la marginalité et de l'étranger.
Aucun repère nouveau, aucun savoir-faire novateur ne permet d'affronter les enjeux de
la modernité sans perdre ce qui fait la richesse de notre culture : ses savoir-faire et ses
exigences. La reproduction stérile et sécuritaire d'archaïsmes électoraux nous confine
au ridicule, là où l'importation massive de biens de consommation s'assimile à une
fuite en avant !
La souveraineté économique, sociale et culturelle sont les éternelles absentes d'une
lutte qui les subordonne à la souveraineté politique au nom d'une revendication
institutionnelle qui reproduit ce qu'elle conteste : le cadre républicain français !
Pour Voce Populare la culture comme la langue corse sont le ciment de notre nation et
ne sauraient en aucun cas se réduire à un paragraphe de programme scolaire ou à une
plage horaire savamment aménagée dans un paysage étranger. La culture corse
demeure vivante malgré les périls qui la menace ; elle n'a pas à être « préservée » dans
un ghetto élitiste ou dans le cadre d'un office pour des repentis cooptées. Véritable
produit anthropologique, synthèse des hommes de toutes origines et d'une terre, elle
demeure souveraine sur celle-ci et tient son droit imprescriptible et inaliénable de
l'habitat qu'elle rend possible par les lieux de vie qu'elle engendre.
La culture corse avec ses savoir-faire, son savoir-vivre et ses exigences demeure
souveraine sur la terre de corse !
A l'unisson avec le vécu populaire, nous devons l'exprimer dans tous les domaines de
la vie publique pour conduire la population acculturée à faire peuple aux cotés des
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sentinelles déjà conscientes de cette perte irréversible. Etre patriote aujourd'hui c'est
avoir clairement conscience que le monde auquel nous commençons d'appartenir fait
peu de cas de ces exigences qui fondaient notre culture ; le travail, la rencontre, la
parole et la mémoire vivante deviennent la part maudite de la consommation, des
échanges, de la communication et du divertissement Notre culture doit nous guider
dans nos choix, préciser le sens de nos projets et fonder par ses exigences nos futurs
institutions. Le peuple corse est l'expression publique et singulière d'une communauté
de culture, cette communauté de culture fonde notre nation ; la culture corse est la
définition de notre identité nationale.
La Corse est une nation qui ne fait plus peuple qu'à travers ses patriotes ! Parce que
nous sommes un peuple en état de légitime défense, nous avons le devoir de résister à
l'Etat français et à ses dispositifs de normalisation, comme nous avons le droit de lutter
contre les normes libérales du marché et contre les logiques carcérales des clans
ancestraux.
La langue comme les exigences de la culture corse doivent devenir notre cadre de
référence. Aussi, la mise à parité linguistique et culturelle dans tout l'espace publique
constitue la première étape indispensable à l'affirmation de notre souveraineté
culturelle.
Nous apportons notre soutien aux lycéens et étudiants en les invitants à se placer dans
leur légitimes affirmations en situation de souveraineté culturelle.
Nous appelons nos militants à venir affirmer notre souveraineté culturelle en
participant à la manifestation prévue mercredi prochain à corte.
Pour Voce Populare , le bureau exécutif.
Message : 4
Date : Sun, 25 Apr 2004 08:37:02 EDT
De : legateloise...
Objet : Re: Hommage à Cla udiu
salute
mon coeur pleure depuis que j'ai ouvert l'ordi est lu les mails stamane
claudiu est partis( bon viaghju) alors que je suis dans le sud ouest de cette
france , voila je voudrais s'avoir ci xarlo ou une autre personne sais comment
faire pour envoyer de l'argent a ca famille pour les aiders dans leurs peines ,
et comme je sais que certains sont mefiant et ils ont rèsont ! moi je me
souviens bien de cette endroit magigue q'etait U SAMPIERU vous vous rapeller de l'
affiche
les chomeurs donnes ce qu'il peuve les smicards tant et les autres un peu +
et c'est nous memes qui metions l'argent dans la caisse en sortant voila pour
les mefiants , donc ci quelqu'un connait l'adresse de ses proches pour leur
faire parvenir de l'argent ou bien autre choses , ca serais sympas de me
repondre rapidement
à mumènti
Message : 2
Date : Mon, 26 Apr 2004 15:54:08 +0200 (CEST)
170
De : Squadra Corsa …
Objet : a Corsica in Pariggi stu mese !
A CORSICA IN PARIGGI
SOIREES
a Squadra Corsa
Canta u Populu Corsu à Paris
La Corse à Levallois
INFORMATIONS
Radio Paese 93.1 Fm
CORSICA TV
ASSOCIATIONS CORSES
RESTAURANTS ET BARS CORSES A PARIS
TSUTONE
Lingua Corsa in Pariggi
I PATRIOTTI INCARCERATI
a Techja !
Sonneries Corses pour NOKIA
Cunsulta Naziunale
ACTUALITE
"Une île de crétins !"
Natale LUCIANI
Michel ROCARD et la CORSE
U FOCU BASTA !
La Carte d'Identité Corse
L'Unione face a Forza
Ho assistito alle serate còrse, musicisti che alternano alle canzoni tradizionali, brani di
tutto i mondo…
----- Message d'origine ----De : "antofpcl" ...
À : <unita-naziunale…
Envoyé : mardi 27 avril 2004 17:42
Objet : [Unità Naziunale] Mise en Garde à vue de Iviu bourdiec à Paris !!!!
BASTA À RIPRESSIONE !!!
Le site Unità Naziunale apporte son soutien fraternel à Iviu Bourdiec
qui a été mis en garde à vue à paris alors qu'il répondait à une
convocation du juge.
Unità Naziunale apporte également son soutien fraternel à tous les
jeunes qui ont été condamné récement lors des interpelations liés à
la manifestation de soutien à Jean Guy talamoni.
Hier encore, deux jeunes ont été condamné à 4 et 6 mois ferme. A ce
jour, 5 jeunes ont été condamnés par la justice dominante à des
171
peines très lourdes.
La répression est comme toujours la seule réponse de l'Etat dominant.
Pas une semaine ne passe sans son lot de condamnation ou
d'arrestation, il est plus que temps de trouver des solutions
politiques pour la Corse et les Corses.
LIBERTÀ PER TUTTI I PATRIOTTI
Message : 2
Date : Wed, 28 Apr 2004 13:25:09 +0200
De : Liste de diffusion Unità Naziunale <mailing-list...
Objet : Fw: Forulingua II
----- Original Message ----From: ADECEC
To: mailing-list
Sent: Wednesday, April 28, 2004 12:20 PM
Subject: Forulingua II
Le secrétariat de l'ADECEC a demandé à sa Commission Langue de se pencher sur
l'opportunité d'organiser une journée placée sous le signe de l'écriture de la langue
corse, en tenant compte des réflexions émises lors de la dernière manifestation
consacrée à l'orthographe : http://adecec.net/forulingua.html.
La commission ayant répondu favorablement, A Ghjurnata di a Lingua Corsa 2004 lui
sera consacrée :
L'ADECEC propose une fois de plus la tenue d'une journée (10h00/18h00) dédiée à
l'écriture de la langue corse et à sa normalisation.
Nous sommes de plus en plus confrontés à des propositions de créations de formules,
formulaires ou correcteurs électroniques.
D'ailleurs, différents modules sont déjà proposés dans le commerce et les choix de
l'écriture sont dictés par les habitudes et pratiques, au gré du concepteur ou du « chargé
de traduction ». Il faut bien faire un choix, de toute façon.
Sans qu'il soit primordial, car ce n'est sans doute pas l'endroit, de décider ou de définir
la forme que prendra l'écriture, cette journée doit lever les tabous et être un plaidoyer
pour la création d'un réel office de la langue corse.
Des propositions plus techniques et plus ciblées suivront sur l'élaboration de cette
journée.
Inscrivez vous sur la liste de diffusion du forum par simple Email à adecec@... ou
suivez le forum dédié.
Nous attendons de ceux qui désirent y participer un résumé écrit de leur intervention,
qui peut être envoyé par Email (adecec@...) ou par courrier postal à :
ADECEC. Forulingua II. Piazza Ghjuvanni Simonetti - 20221 - Cervioni.
L'intervention ne doit pas dépasser 15 mn pour chacun des intervenants et les
demandes de participation doivent parvenir à l'ADECEC avant le 1er juin 2004. Un
172
débat suivra ou pourra être intercalé entre chaque intervention..
Un forum est ouvert sur le site de l'ADECEC à http://adecec.net...
« La présentation du petit lexique de l'Internet (Les mots du savoir, collection pratique)
précise que la création de nouveaux espaces d'expression concerne toutes les langues y
compris les langues dites régionales. Elles aussi contribuent en effet à créer de
nouvelles solidarités qui traversent les frontières, gages de paix et d'enrichissement
culturel. Si elles sont laissées en chemin, elles disparaîtront définitivement et avec elles
le patrimoine culturel qu'elles représentent. Or, le rapport au Parlement sur l'emploi de
la langue française, de 2002, a inscrit comme une de ses priorités de "veiller à la
pérennité des langues régionales, qui constituent un élément important et vivant de
notre patrimoine national". Les domaines modernes de l'expression (internet, par
exemple) intéressent donc bien entendu nos langues puisqu'elles sont appelées à
désigner elles aussi les réalités contemporaines ».
Voilà un argument de plus, précise Jacques Fusina, pour justifier une journée de
réflexion sur ces questions de terminologie actualisée.
Le secrétaire général de l'ADECEC
Jacques Paoli
_________________
A prestu !
Message : 9
Date : Thu, 29 Apr 2004 09:17:55 +0200 (Paris, Madrid)
De : "hyper-com" <hyper-com…>
Objet : andria semu tutti par te
u me cuginu andria corda e in parigi pa u so processu
andria socu accantu a te
u tou cuginu david
Message : 2
Date : Tue, 04 May 2004 08:52:52 -0000
De : "arghjatalesa" <arghjatalesa…>
Objet : PONTENOVU 8 MAGHJU
SE TU PASSI PE ISSE SPONDE
PENSA A SALUTE LA CROCE
QUI SO CASCATI L ANTICHI
CANTENDU A ALTE VOCE
PE DIFENDE A LIBERTA
CONTR A U FRANCESE FEROCE
Message : 4
Date : Tue, 4 May 2004 10:31:36 EDT
De : Ribombu…
Objet : Re: PONTENOVU 8 MAGHJU
173
pe' u ricordu di ponte novu u 9 di maghju tutti in ponte Aiò Populu Corsu
Un ti fà più scarpighjià
In sia più cumossu
A to scelta hè libertà.
Message : 2
Date : Wed, 5 May 2004 16:59:37 +0200
De : Informations de la liste Unità Naziunale <infurmazione...>
Objet : Tutti in Ponte-Novu
Tutti in Ponte-Novu
Ce samedi 8 mai, L'ANC appelle ses militants et sympathisants à participer nombreux
aux cérémonies commémoratives de la bataille de Ponte-Novu, qui vit le 8 mai 1769,
les milices populaires de Pasquale Paoli tomber au champ d'honneur face aux armées
supérieures en nombre et en armements de l'absolutisme français; Ce jour-là marqua la
fin du rêve Paoliste et de la Corse souveraine. Les nationalistes et au-delà tous les
Corses doivent honorer la mémoire des Corses tombés ce jour-là pour la Nation Corse
Message : 1
Date : Tue, 11 May 2004 09:24:53 -0000
De : "arghjatalesa" <arghjatalesa...>
Objet : U nosciu babbu Pasquale Paoli,Nostradamus?
En 1790,Paoli revient de Londres et la Corse l'accueille comme un
père prodige mais les intrigues de partis le paralysent,il écrit:
"Le Corse ne fait preuve d'activité et de talent que pour assouvir
ses passions."
"Les affaires de notre patrie iront toujours mal parce que nos
compatriotes ne s'activent pas dans l'execution de leurs devoirs que
s'ils sont mus par une passion privée.Quand je vois tant de froideur
dans l'execution des affaires publiques,cent fois par jour je me
repens d'etre rentré dans ce pays ou l'on dirait que les hommes ne
savent que se plaindre des inconvenients et négligent les moyens
qu'ils ont d'y remedier".
En 2004 rien n'a changé les intrigues de partis nous paralysent
toujours,les affaires de notre patrie vont mal,alors Mr le President
de l'assemblée de Corse,Mr le President du conseil executif,plus de
25000 Corses vous tendent la main PRENEZ LES!
Andreani
Message : 7
Date : Tue, 11 May 2004 17:36:15 +0200
De : "fx.wanadoo" <fx.bartoli....>
Objet : Re: U nosciu babbu Pasquale Paoli,Nostradamus?
174
Eh oui...on en est toujours là, mais j'espère que les consciences vont se
réveiller et j'en appellerai pas seulement aux présidents de l'assemblée et
de l'exécutif, mais à tous les citoyens Corses, quels qu'ils soient et de
quelque parti que ce soit, car il ne faut pas s'aveugler, la plupart d'entre
nous "ne s'activent pas dans l'exécution de leurs devoirs que s'ils sont mus
par une passion privée."
et pas seulement les élus...ni seulement les membres des partis
clanistes....il faut savoir faire sa propre auto-critique pour pouvoir faire
celle des autres.
Alors remontons nous les manches et travaillons pour notre pays et pas
seulement pour notre profit personnel...
@ prestu
FX
Message : 5
Date : Thu, 13 May 2004 22:40:00 +0200
De : "FLPPC" <flppc...>
Objet : Basta a riprissioni !!!
Basta a riprissioni !!!
Nous, syndicats étudiants et organisation lycéenne, représentants de la jeunesse corse
en lutte, tenons à réagir unanimement face à la répression qui touche les jeunes
militants nationalistes ces dernières semaines, et plus particulièrement les récentes
interpellations et incarcérations.
Nous tenons à témoigner de notre entière solidarité et de notre entier soutien aux
quatre jeunes corses incarcérés à la suite des différentes manifestations qui se sont
déroulées depuis fin mars. Nous savons que ces jeunes ne sont ni des casseurs, ni des
voyous, et l'Etat français aussi le sait. Nous n'accepterons pas le discours officiel du
préfet relayé par nombre de médias nationaux, qui sous-entend que les récentes scènes
de «violences urbaines » sont le fruit de jeunes désouvrés qui reproduisent un
phénomène rencontré dans les banlieues françaises !!!
C'est trop facile ! Non, les jeunes Corses qui ont manifesté, qui ont affronté les forces
de répression ces dernières semaines, ne sont pas des jeunes manipulés. Ils ne sont pas
non plus des jeunes en quête de sensations fortes, de reconnaissance ou d'identité.
Les jeunes Corses qui ont manifesté ces dernières semaines savaient ce qu'ils faisaient.
Leur engagement est culturel, identitaire, politique et il est conforté par le sort qui est
fait à leur langue, et par l'injustice manifeste de la répression politique de l'Etat
français à l'encontre des forces vives de notre pays. Et si pour certains l'attitude
spontanée de la jeunesse Corse est apparue comme violente, elle ne l'était pas plus que
celle de l'Etat et de ses forces de répression.
Il faut une bonne fois que l'Etat français comprenne que les provocations et la
répression ne provoqueront en Corse que des drames et que la jeunesse corse ne pliera
pas. La seule solution est politique et l'Etat à tout intérêt à s'engager dans cette voie.
Nous ne tolèrerons plus que cet Etat réponde à des revendications légitimes telles que
l'officialisation de notre langue, par la matraque ou des rafles de jeunes militants
nationalistes.
175
Nous exigeons donc la libération immédiate de tous les jeunes militants incarcérés
pour avoir tenu tête aux forces répressives, et l'arrêt des poursuites à l'encontre de tous
les autres.
Nous appelons tous les jeunes Corses, et au delà tous les Corses épris de justice et de
liberté à manifester Samedi 15 Mai à partir de 16h30, à Bastia, départ au palais de
justice.
Les organisateurs de la manifestation Pà a lingua Corsa Ufficiali :
Associu di i Liceani Corsi
Cunsulta di i Studienti Corsi
Ghjuventù Indipendentista
Ghjuventù Paolina
Message : 4
Date : Mon, 17 May 2004 14:50:33 EDT
De : Xarlo...
Objet : Trans. : [dvasca-fra] Pétition pour les langues régionales en France
Dans un e-mail daté du 2004/05/17 16:58:19 Paris, Madrid,
claude.guillemain...a écrit :
> Sujet : [dvasca-fra] Pétition pour les langues régionales en France
> Date : 2004/05/17 16:58:19 Paris, Madrid
> De : claude.guillemain...>
> Envoyé via Internet
>
>
>
> Eurominority lance une pétiton pour demander au Gouvernement français un
> statut pour les langues de France au niveau européen, tel que le
> gouvernement espagnol vient de le faire. Cette demande est formulée pour
> le cas du basque, du breton, du catalan, du corse et de l'occitan en
> France.
> Car les langues de France sont un élément fondamental du patrimoine de
> notre pays, participent à la richesse et à la diversité culturelle,
> signez la pétition pour que :
> - l'Union Européenne reconnaissent officiellement les langues de France,
> - la future Consitution soit traduite officiellement dans ces langues,
> - les citoyens puissent s'adresser aux institutions européennes et
> recevoir de l'information dans ces langues.
> Rendez-vous sur : http://petitions.eurominority.org
> <http://petitions.eurominority.org/>
>
> Claude Guillemain
> Membre d´Eurominority
>
176
Message : 1
Date : Fri, 21 May 2004 10:41:48 +0200
De : "Infurmazioni di u situ \"Cumitatu Contru a Ripressioni\" / CAR Corse"
<infurmazione@...>
Objet : Communiqué du 20 Mai 2004
COMITE ANTI REPRESSION
Le 20 05 2004
Prière d'insérer S.V.P.
Les aspirations à la langue, à la culture, et les expressions d'une jeunesse en quête de
repères demeurent pour l'Etat Français, sujets à réprimer.
La multiplication des procédures judiciaires à l'encontre de personnes, quelquefois
mineures, met en évidence la réalité d'un fossé entre d'une part des revendications
portant sur la reconnaissance de droits identitaires, et d'autre part la rigidité autoritaire
d'un gouvernement empêtré dans ses lubies sécuritaires.
Cette situation porte en germe une dangereuse recrudescence d'une situation déjà
conflictuelle. Elle matérialise également le refus de la main tendue du mouvement
patriotique pour un processus citoyen associant toutes les énergies à dessiner pour la
Corse une alternative susceptible de répondre progressivement aux droits naturels et
universels d'une communauté à être maîtresse de son avenir.
Les dernières condamnations et mises sous mandat de dépôt de Ghjuvan Maria
PRESCELTI et Francescu LORENZONI traduisent le fonctionnement d'un appareil
judiciaire aux ordres. Tous deux auraient du bénéficier d'une juste remise en liberté :
tous deux rejoignent à leur tour la liste hélas déjà trop longue des prisonniers
politiques.
Par ailleurs les perquisitions se suivent et se ressemblent : La sour d'une personne
incarcérée et déportée a vu récemment à l'aube, son habitation envahie par plus de
trente gendarmes mitraillettes à la main, au prétexte qu'elle abriterait un recherché.
La corse continue à vivre sous le bruit des bottes et il n'est qu'un Camille de ROCCA SERRA et un Ange SANTINI pour protester contre un redéploiement organisationnel
des gardes - mobiles, eux qui se taisent si lâchement devant la multiplicité des atteintes
aux droits de l'homme sur l'île.
Enfin, un de nos porte - paroles, Ulivieru SAULI sera de nouveau jugé le mercredi 26
mai, à 14 heures, en Cours d'Appel de Bastia, après avoir pourtant été acquitté en
première instance à Aiacciu. Il lui est reproché d'avoir refusé un test dit « A.D.N. »
alors qu'il avait déjà été soumis dans le cadre d'une autre procédure judiciaire à cet
prélèvement abusif.
Le Comité Anti Répression appelle toutes les personnes éprises de justice, de dignité et
de liberté à se mobiliser, chaque instant, pour faire face à l'arrogance arbitraire.
COMITE ANTI REPRESSION
Site Officiel du Comité Anti Répression Corse
http://www.carcorsica.com/
Contactez le Comité anti Répression :
carcorsica... (Section Aiacciu)
caraiacciu...
Infurmazione...(Informations relatives aux C.A.R)
© Copyright Comité Anti Répression Corse 2001 – 2004
177
Message : 6
Date : Thu, 27 May 2004 18:45:37 +0200
De : "Ultimu mazzeru" <santumaio...>
Objet : Re: collectif Plc2 de l'IUFM de Corse
Ne serait-ce pas le décret de mise hors norme de l'académie de Corse que vous
demandez?
Celui-ci présuppose la reconnaissance de l'existence d'une culture, d'une langue et
d'une histoire de la corse !
Ce que l'Etat refuse depuis le S.C.I (Il y a déjà 20 ans!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
----- Original Message ----From: Cumunicatu di a lista Unità Naziunale
To: unita-naziunale...
Sent: Thursday, May 27, 2004 12:27 AM
Subject: [Unità Naziunale] collectif Plc2 de l'IUFM de Corse
NON A L'EXIL
CETTE ANNEE ENCORE PLUS D'UNE CINQUANTAINE DE JEUNES
PROFESSEURS DE L'ACADEMIE DE CORSE VONT ETRE CONTRAINTS DE
QUITTER LA CORSE
Le problème récurrent des affectations lors du mouvement inter-académique se pose
une fois de plus cette année. Encore une fois de jeunes enseignants corses se trouvent
en situation d'exil.
La proposition de barème pour le mouvement inter académique sur l'académie de
Corse, consensus trouvé lors d'une réunion intersyndicale en début d'année scolaire,
s'est transformée en un barème de nouveau injuste et inutile.
Encore une fois :
ð
La spécificité du barème s'est réduite à une bonification de points successifs
sur les voux uniques « académie de Corse » (sur quel fondement nous nous le
demandons bien ?). Une fois de plus le fondement d'une spécificité (faisant l'objet
d'une formation à l'IUFM de Corse lors de l'année de stage) s'ancrant autour de
spécificités liées à la culture, l'histoire, l'environnement et la langue corse a disparu.
ð
Seule a été retenue une bonification supplémentaire octroyée aux stagiaires en
situation sortant des CAPES internes et réservés rendant ainsi la situation injuste par
rapport aux stagiaires sortant des concours externes et encourageant la précarité en
poussant les futurs candidats aux concours à tenter d'obtenir un poste de vacataire ou
contractuel donnant accès aux concours internes et donc la possibilité de rester dans
l'académie.
Nous ne pouvons accepter qu'après des années de contestations du barème par de
jeunes professeurs, qu'après le maintien dans l'académie - par des solutions précaires et
faussant le système de mutation - des personnels enseignants stagiaires des années
précédentes, on nous impose cette année un départ forcé de l'Académie en invoquant
des raisons budgétaires et la mise en place d'un nouveau barème totalement inique.
Nous demandons par conséquent dans l'attente d'une révision du barème de mutation
inter académique pour l'Académie de Corse intégrant de façon significative des critères
de spécificité culturelle, de langue, d'histoire relatifs à la Corse, le maintien dans
l'académie de tous les enseignants mutés.
178
Nous tenons à souligner à ce propos que cette spécificité de recrutement réclamée ne
remet en aucun cas en cause la notion d'éducation nationale et d'équité nationale.
Preuve en est, les DOM TOM possèdent déjà un recrutement spécifique de leurs
personnels d'éducation et d'enseignement pour le même concours national. Les
mutations sur l'académie de Corse dérogent déjà aux barèmes traditionnels de mutation
inter académique par la bonification spécifique sur le vou unique « académie de Corse
».
Pourquoi alors ne pas fonder cette dérogation de bonification sur une véritable
spécificité réfléchie aux fondements explicites (ce qui n'est pas le cas de la bonification
actuelle !!) ?
Nous refusons par conséquent nos mutations et revendiquons notre maintien dans
l'académie de Corse.
Nous demandons à Monsieur le recteur de l'Académie de Corse de dégager les
moyens financiers nécessaires au maintien de tous les enseignants mutés hors de
l'Académie.
Nous sollicitons le soutien des associations de parents d'élèves afin que leurs enfants
puissent bénéficier d'un enseignement de qualité tout au long de l'année scolaire.
Ainsi que l'appui des organisations syndicales qui ont toujours soutenu les jeunes
enseignants refusant de quitter la Corse.
Nous demandons aux élus de l'assemblée de Corse d'intercéder auprès du ministre de
l'Education Nationale et du recteur afin que soient maintenus dans l'académie de Corse
des enseignants compétents, ayant reçu une formation leur permettant d'adapter les
programmes généraux à la réalité locale comme le réclame la circulaire de 1993.
ESILIU NO !
SIMU DI STU PAESE CI VULEMU CAMPA
Message : 3
Date : Fri, 28 May 2004 15:29:17 -0000
De : "arghjatalesa" <arghjatalesa...
Objet : Pasquale Paoli la bète noire des historiens francais
Pascal Paoli, sans aucun doute la plus grande figure de l'histoire de
la Corse " ; inconnu, parce que nous avons énormément de témoignages
sur sa vie et sur sa carrière politique, et que la plupart n'ont même
pas été compulsés. Songez seulement qu'il y a aux Archives
départementales de la Corse du sud une centaine, je dis bien une
centaine, de carton et de liasses de documents originaux relatifs au
gouvernement de la Corse institué par Paoli de 1755 à 1769, et que
ces documents n'ont été ni inventoriés en détail, ni, pour la
plupart, examinés. J'ai réussi à dépouiller un seul carton, pour
faire une analyse de la constitution corse de Paoli, dont le texte
original se trouve aussi aux Archives. Des historiens ont puisé ici
et là dans ce fonds véritablement vaste afin de rédiger des articles,
souvent intéressants, sur différents aspects du régime paolien ; mais
nous manquons toujours d'un ouvrage de base, solide et consistant,
sur l'ensemble de son &#339;uvre. Nous n'avons même pas une édition
complète de ses lettres, qui sont extrêmement nombreuses. Deux
179
éditions sont actuellement en cours, l'une en France et l'autre en
Italie, mais pour diverses raisons elles n'avancent que très
lentement.
L'explication de cette négligence n'est pas difficile à trouver :
Paoli a été victime d'une conjoncture politique. Pendant très
longtemps il a été la bête noire des historiens français. Par
conséquent, la plupart des livres à son sujet sont d'auteurs italiens
ou anglais qui, travaillant sans accès à la grande masse des
documents originaux, ont produit des ouvrages superficiels : de
simples récits. Beaucoup manquent de sens critique, et certains ne
sont que des panégyriques. En fait, un examen attentif des sources
originales laisse apparaître que Paoli était d'un caractère complexe
et contradictoire.
Il faudrait un travail collectif (l'examen des sources n'est guère à
la portée d'une seul personne), soutenu, et de longue haleine, pour
remédier à notre ignorance à propos de celui qui, selon Albert
Soboul, professeur de l'histoire de la Révolution française à la
Sorbonne, est une des figures les plus intéressantes du XVIIIe siècle
européen. A cet avis j'ajoute celui du grand savant américain,
Frederick Pottle, qui compare Paoli à Georges Washington, et estime
que s'il avait bénéficié de circonstances aussi favorables, sa
réputation brillerait aujourd'hui avec tout autant d'éclat.
Quant à moi, j'ai reculé devant la lourdeur de la tâche, et vous
offre, plus modestement, un exposé d'un seul épisode de la carrière
de Paoli : Sa rencontre, en 1765, avec l'écrivain britannique James
Boswell. L'événement a cependant une dimension historique. Avec le
livre que Boswell a tiré de son voyage, nous trouvons la description
la plus détaillée, la plus intime que nous connaissons de l'homme
d'Etat corse au faîte de son pouvoir, dirigeant les affaires de la
nation nouvellement créée.
Message : 5
Date : Fri, 4 Jun 2004 20:55:10 +0200
De : dominique rivière <dumenica...>
Objet : Re: Revue de Presse : On est bien en droit de se demander si un
«chromosome» de la lâcheté n'existe pas chez les terroristes corses et ceux qui les
soutiennent
Madame,
la langue francaise étant très complexe, je consulte un dictionnaire ;
Définition du mot CHROMOSOME = les chromosomes sont des éléments
filamenteux souvent en forme de V,(23 paires chez l'homme), ils transmettent les
caractères héréditaires)
Madame GARRAUD , (caractère héreditaire) , si je comprends bien vous traiter tous
180
nos ancêtres de lâches et oui puisque puisque héréditaire......
Définition:LACHETE = absence d'énergie morale de celui qui accepte passivement les
circonstances extérieures, manque de courage , bassese.
Vu le nombre de frères corses incarcérés , je ne pense pas que les corses soient
concernés par vos paroles, vous avez du vous tromper de site .
Dominique RIVIERE..
jeOriginal Message ----From: Liste Pulitica
To: unita-naziunale...
Cc: pulitica@...
Sent: Wednesday, June 02, 2004 1:27 PM
Subject: [Unità Naziunale] Revue de Presse : On est bien en droit de se demander si
un «chromosome» de la lâcheté n'existe pas chez les terroristes corses et ceux qui les
soutiennent
Lâchetés corses
On est bien en droit de se demander si un «chromosome» de la lâcheté n'existe
pas chez les terroristes corses et ceux qui les soutiennent
Dominique GARRAUD
Il s'en est fallu d'un rien pour que la roquette à «charge creuse» tirée dans la
nuit de jeudi à vendredi contre la brigade de gendarmerie de Cauro n'atteigne la
chambre où dormaient un gendarme, son épouse et leurs deux fils âgés de 11 mois et 3
ans. Les dégâts provoqués dans la cuisine attenante par cet engin habituellement
destiné à percer les blindages de chars d'assaut démontrent quelles «conséquences
humaines irréparables» , selon les mots de Dominique de Villlepin, auraient pu
provoquer cet attentat qu'il faut ranger dans la catégorie des actes terroristes aveugles
qu'aucune cause ne saurait justifier. Les ministres de l'Intérieur et de la Justice ont bien
sûr promis la plus grande «détermination pour retrouver les auteurs de cet acte
criminel» . Le président de l'Assemblée de Corse Camille de Rocca Serra a appelé les
habitants de l'ële de Beauté «à apporter leur soutien aux gendarmes durement éprouvés
par cet acte odieux» . Mais pas un seul mot de condamnation ni même de regret n'est
venu de la part des responsables de la «vitrine légale» des nationalistes pourtant si
prompts à dénoncer «l'acharnement» dont ferait preuve la justice française à leur
encontre. Peu avant les élections régionales où ils ont réalisé un médiocre 17%, les
nationalistes avait décrété une «trêve des attentats» qui officiellement n'a pas encore
été levée. Mais comment ne pas remarquer que la reprise d'actions violentes contre les
symboles et les représentants de l'Etat coïncide avec la fin de l'enquête déclenchée
pour malversations financières contre le leader nationaliste Charles Pieri? Comment ne
pas se souvenir aussi qu'à chaque fois que les nationalistes se sont trouvés dans une
impasse sur le plan de leur reconnaissance politique, les bombes et les attentats sont
revenus dans l'actualité corse? Le mois dernier, les nationalistes corses avaient crié au
scandale pour dénoncer les conditions très médiatisées de l'interpellation de leur portedrapeau Jean-Guy Talamoni. Aujourd'hui on attend de Talamoni et des nationalistes
181
autoproclamés respectables qu'ils condamnent sans ambiguïté l'attentat à la roquette de
Cauro et démontrent enfin que leur renonciation provisoire à la violence ne relève pas
d'un calcul mesquinement conjoncturel. Interrogé il y a peu comme témoin dans un
procès pour assassinat dans lequel son fils serait impliqué, le chef nationaliste corse
Charles Pieri s'est vu demander de confirmer qu'il y avait bien une «tradition de la
vendetta en Corse» . «Et pourquoi pas un chromosome du meurtre?» , avait-il alors
répondu avec morgue. Mais quand on est confronté à des actes comme l'attentat de
Cauro, on est bien en droit de se demander si un «chromosome» de la lâcheté n'existe
pas chez les terroristes corses et ceux qui les soutiennent.
Message : 1
Date : Fri, 11 Jun 2004 14:10:42 +0200
De : "Webmaster" <webmaster-rvh...>
Objet : Re: La Ghjuventù Indipendentista apporte son soutien aux jeunes enseignants
Bonghjornu Fratelu,
Tu l'as très bien compris : ce que veut le gouvernement français à terme, est de faire
disparaite u populu corsu pour pouvoir envoyer leurs esclaves se dorer la pillule sur
nostra terra ! :-o(
Et comme il n'ont PAS le courage suffisant pour nous éliminer par les armes, ils
profitent du SEUL avantage di u serviteli ( servi+viteli ! ) francesi : leur nombre !
n'oubliez pas que c'est l'EXACT scénario de 1789 !
VIGILANZA !
A prestu
Raphaël
----- Original Message ----From: Cumunicatu di a lista Unità Naziunale
To: UNITa-naziunale...
Sent: Thursday, June 10, 2004 9:54 PM
Subject: [Unità Naziunale] La Ghjuventù Indipendentista apporte son soutien aux
jeunes enseignants
La Ghjuventù Indipendentista apporte son soutien aux jeunes enseignants
Comment accepter que ces jeunes corses soient exilés loin de chez eux, non pas pour
un an ou deux, mais pour dix ans au minimum (le temps d'accumuler le nombre de
points de bonification nécessaires pour rentrer), alors que des dizaines, voir des
centaines de fonctionnaires français sont affectes en Corse chaque année ?
Aujourd'hui nous demandons à tous les corses d'ouvrir les yeux. Cela est l'application
concrète de la décorsisation des emplois officiellement préconisée par le rapport
Glavany depuis 1998. Le but de l'Etat français est de vider la Corse de ses forces vives
: sa jeunesse.
L'Etat français refuse de reconnaître une spécificité culturelle corse aux jeunes
enseignants corses ! Or rien ne l'en empêche, puisque cela se fait déjà dans les DOM
TOM où il existe un recrutement spécifique pour les concours nationaux.
Rien ne l'en empêche, mis à part une volonté politique de colonisation de peuplement,
c'est-à-dire de remplacement d'une population par une autre. Ce même procédé qui a
été appliqué entre autres en Irlande, d'une façon certes plus violente, mais qui, même
sans dimension religieuse, pourrait bien à court ou moyen terme provoquer le mêmes
182
effets d'affrontements entre communautés.
No a l'esiliu ! Vulemu campà in pace nant'à nostra terra !
Lotta Ghjuventù, l'Avvene si tù !
Message : 2
Date : Sun, 13 Jun 2004 19:12:26 +0200
De : "amg.lamac" <amg.lamac...
Objet : Corse : jamais soumise !
fernando rodriguez, votre résonnement et très juste ! c'est malheureux à dire mais, pour
que la corse puisse subsister, elle aura toujours besoin d'un pays plus grand et plus
puissant car c'est une ile bien trop petite et trop faible... mais notre peuple ne sera
jamais soumis ! nous, corses, sommes rebelles et ils est impossible de nous dominer
totalement !
Message : 3
Date : Sun, 13 Jun 2004 14:33:21 +0200
De : "Yvan Rey" <yvan.rey...>
Objet : Re: Per una scola corsa di a liberta
L'intervention est brillante et, malheureusement, peut s'appliquer aussi à d'autres
"sociétés". Elle colle en tous cas à une certaine réalité helvétique, hélas.
Le texte me renvoie à l'image de quelqu'un qui se regarde dans un miroir et qui se
demande qui il est, quelle est cette personne qui est dans le miroir ?
Yvan.CH
----- Original Message ----From: Ultimu mazzeru
To: unita-naziunale...
Sent: Sunday, June 13, 2004 1:11 AM
Subject: [Unità Naziunale] Per una scola corsa di a liberta
II/ Le problème de l'éducation en corse. (In lingua francese)
L'école française s'est imposée en Corse en même temps qu'une paupérisation de l'île
savamment concertée. Avec son idéologie républicaine mais anti-démocratique et, son
culte des lumières très peu humaniste, elle a induit une acculturation sans précédent,
contraignant à nouveau la jeunesse à s'exiler pour « s'en sortir » !
Aujourd'hui cette école de la discipline des corps, de la distinction par la
connaissance fragmentée, de l'autorité scientiste et de la fidélité au sacrifice national ;
cette école est morte.
Elle a laissé place à une massification qui a bouleversé ses institutions et ses repères.
Cette réforme de l'éducation n'a pourtant pas modifié le préjudice de son prédécesseur.
Privée de sa culture et privée de la mise à l'épreuve de celle-ci dans l'instruction, la
jeunesse corse doit affronter la modernité sans techniques identitaires et sans esprit
critique.
183
Le problème de l'enseignement se pose donc aujourd'hui en ces termes :
L'ignorance chronique des lieux de vie et d'habitat a conduit l'école républicaine
à mépriser les cultures sans lesquelles le savoir et les compétences ne peuvent
permettre de s'incarner dans une communauté. Comment les jeunes corses peuvent-ils
acquérir les techniques nécessaires à habiter un lieu, à se disposer aux rencontres, à
s'approprier un savoir ou à faire peuple par leur conduite ? Comment peut-on être soimême et faire un choix de vie, en ignorant d'où l'on vient et en étant indifférent aux
lieux de vie et de mémoire que l'on parcourt ? La jeunesse qui fréquente cette école ne
connaît, ni ne pratique son histoire, sa géographie, sa langue ni sa culture.
L'exigence d'instruction ayant disparue de l'école moderne au profit de la
régulation des flux vers le marché, comment les jeunes corses peuvent-ils acquérir un
sens critique à l'égard de la consommation, du commerce, de la communication et du
spectacle qui relève chez nous d'une forme pathologique ? La jeunesse qui fréquente
cette école est préservée soigneusement des épreuves qui permettent de se forger une
personnalité. Le système éducatif n'est pas un lieu habité où l'on s'incarne par ses
productions, ni un lieu de rencontre où l'on se distingue par sa générosité, ni un lieu de
dialogue où l'on apprend à écouter et à prendre la parole, encore moins un lieu de
témoignage où l'on s'inscrit dans une filiation fondée sur l'amitié !
Nous sommes ainsi passés d'une école fondée sur les logiques carcérales de la
discipline, de la distinction, de l'argument d'autorité et de culte du sacrifice à, une école
qui épouse les logiques libérales de consommation, d'uniformisation, d'actualité et
de divertissement !
La première méprisait notre terre, notre culture et notre langue, la seconde y est tout
simplement indifférente !
Qu'est-ce qui caractérise le mieux la pratique du système scolaire aujourd'hui ? Estce une exigence d'épreuves, de rencontre, de dialogue et de témoignage ou bien, un
besoin impérieux de spectacle, d'uniformisation, d'actualité et de divertissement ?
L'école convient aux élèves et aux parents, qui ne la contestent que très peu dans sa
structure, sa finalité et son fonctionnement, lorsqu'elle se médiatise dans le
spectaculaire, lorsqu'elle ne distingue plus, lorsqu'elle divertit à parité avec les médias
et bavarde de l'actualité, ou pire, fait l'actualité !
A ce rythme, les cours seront bientôt un spectacle pour un publique indifférencié qui
vient se divertir des actualités.
Ne nous leurrons pas et ne leurrons pas les parents, l'école n'est plus un lieu de
témoignage, d'instruction, de rencontre et d'épreuves !
L'école n'est ni le lieu de développement des facultés, ni le lieu qui permet d'ouvrer ce
qui nous a été légué !
En revanche, elle est devenue le lieu de décharge de toutes les institutions qui n'ont
plus les moyens de jouer leur rôle.
Le constat est facile : -L'école publique n'est plus nécessaire comme lieu d'épreuve,
de rencontre, d'instruction et de mémoire mais comme garderie d'enfant à socialiser !
-L'école publique n'a plus de finalité, sinon l'adaptation cynique aux impératifs de la
modernité
-L'école publique n'a plus de moyen face à l'éradication moderne du désir qui a laissé
place au besoin impérieux de consommation des enfants. Cela n'a jamais fait l'objet de
la moindre réflexion, sinon en termes syndicaux, c'est à dire financier !
184
Rassurons les parents qui ne voient jamais dans la culture et l'identité corse que des
symptômes de la fermeture, celles-ci n'ont toujours pas droit de cité dans ces camps
d'activités multiples mais insensées !
Pour l'enseignement primaire et secondaire, Voce Populare interpelle le recteur et
les partenaires du système éducatif:
-Qu'en est-il aujourd'hui de la transmission de notre culture et des techniques
indispensables à vivre ensemble sur notre terre : langue corse enseignante, contenu
d'enseignement, formation des maîtres et des personnels du secondaire ?
-Qu'en est-il aujourd'hui de l'exigence d'instruction dans le secondaire et le supérieur
?
-Qu'en est-il aujourd'hui des dispositifs qui permettent de soustraire l'enseignement au
règne de la consommation, des échanges, de la communication et du divertissement ?
Pour Voce Populare l'enseignement de l'histoire de la Corse, de la géographie de la
Corse et de la langue corse doivent s'insérer nécessairement dans un système éducatif
corse dont la finalité ne peut être à nos yeux que la formation d'adultes capables
d'habiter leur terre avec intelligence et générosité !
Il est donc urgent pour Voce Populare que se tiennent à la faculté de Corti des
assises de l'éducation et de la formation sur ces points précis
Pour l'enseignement supérieur, Voce Populare interpelle M Zuccarelli, les
responsables de la C.T.C et le président de la faculté :
-Est-il raisonnable de financer une école de l'aventure à Bastia, qui conçoit l'avenir de
notre jeunesse sur le modèle de l'exil, lorsque l'absence d'une école des arts et métiers
digne de ce nom nous conduit à accélérer le phénomène de l'immigration que nous ne
maîtrisons pas ?
-Est-il raisonnable que les Corses soient privés de l'intelligence de leur pratiques en
l'absence d'un département de sciences humaines pendant qu'on travaille à mettre en
place une 1ère année de médecine dispensée ailleurs ?
Aujourd'hui, parce que les conditions ne sont plus réunies pour qu'un enseignement
puisse avoir lieu et, parce que les conditions à la transmission de notre culture
disparaissent, nous exigeons la mise en place des assises de l'éducation et de la culture
corse à la faculté de Corti.
Nous sensibiliserons l'opinion publique dans les mois à venir par la distribution de
30000 tracts sur tout le territoire et interpellerons le recteur et les élus de la C.T.C sur
ce problème qui conduit nos enfants à être privés d'avenir chez eux, en Corse !
Message : 4
Date : Mon, 14 Jun 2004 10:32:56 +0200 (CEST)
De : delasalle francois <francoisdelasalle...
Objet : les mensonges de l'Histoire
Le fait est que la Corse est une colonie de l'Etat français, suite à un traité de négrier
passer entre celui-ci et Gênes. Et tous, partisans ou adversaires des idées nationalistes
corses doivent se rendre à cette évidence.Et, il faut être de très mauvaise foi pour
prétendre le contraire.
185
Mais qu'en est-il de la situation de la France vis-à-vis du reste de la planéte ?
Lisez attentivement l'article qui suit. Un peu de vérités dans un monde de
désinformations, cela ne peut être que salutaire.
Il apparaît que l'article que j'ai joint à mon dernier courrier n'est pas "passé" ; veuillez
m'en excuser. Pour me connecter à Internet, j'utilise les espaces multimédia d'Amiens
Métropole, impliquant les difficultés d'utilisation et d'accès à ces sites. Aussi, merci
pour votre indulgence si l'article de la pièce jointe n'a pa été scanné correctement ; je
n'y puis rien, restant au bon vouloir et à la capacité des animateurs de ces ateliers
multimédia.
Cordialement,
Message : 1
Date : Thu, 17 Jun 2004 10:41:51 +0200
De : "Webumaestru Pulitica" <webumaestru...>
Objet : Ils nous aiment....
Vos fichiers sont attachés et prêts à envoyer avec ce message.
Voici ce qu'on peut lire sur ce site : http://www.lire.fr/critique.asp/......
Merci de ne pas répondre sur la liste
La Corse, laboratoire ou branche pourrie?
par Philippe Alexandre
Lire, juin 2004
Un jour où il était en peine d'éclat de voix, Raymond Barre avait déclaré: «Si les
Corses veulent leur indépendance, eh bien! Qu'on la leur donne!» C'était un de ces
moments où l'île venait de connaître une série d'attentats.
Il n'y a en Corse qu'une infime minorité d'indépendantistes à tous crins. Les autres,
qu'ils soient nationalistes ou non, veulent conserver la liberté de maudire la République
tout en jouissant de ses bienfaits. Cette île, dite à juste titre «de Beauté», nous coûte
plus cher que leurs danseuses à nos ancêtres. Les emplois publics assurent 55% des
revenus de la population. Les journées d'arrêt maladie sont trois fois plus nombreuses
que dans la laborieuse Alsace. Les subventions, de l'Etat ou de l'Europe, donnent lieu à
un nauséabond trafic. Et les agriculteurs locaux se sont vu attribuer, en un quart de
siècle, douze plans d'aides publiques. En 1998, le socialiste Jean Glavany avait mené
une enquête parlementaire et découvert un «Himalaya de fraudes», un océan de
détournements de fonds. De plus, l'île constitue un parfait paradis fiscal, surtout depuis
que le gouvernement Juppé lui a donné le statut de zone franche. Mais si vous osez
accuser les Corses de piller la collectivité nationale, vous serez aussitôt soupçonné de
racisme anti-Corse.
Les deux universitaires qui viennent de publier une savante et minutieuse histoire de
La Corse et la République sont au-dessus de tout soupçon: ils s'appellent Jean-Paul
Pellegrinetti et Ange Rovère, sont Corses comme leurs noms l'indiquent et ne poussent
pas l'audace jusqu'à préconiser l'indépendance de la Corse, pas même son
européanisation. Tout au plus espèrent-ils que leur terre natale devienne enfin un jour
le «laboratoire» de la Région de demain.
186
En mars 1871, le député Georges Clemenceau proposait à l'Assemblée nationale de
restituer la Corse à l'Italie. La Commune de Paris, avec son bain de sang, a vite chassé
cette idée saugrenue et hérétique. Depuis, l'île a longtemps balancé entre un
bonapartisme autoritaire et un radicalisme éclairé, et toujours pratiqué sans vergogne
un clientélisme ostentatoire. Ses rapports avec la République mère n'ont été empreints
de piété héroïque qu'à l'occasion des deux conflits mondiaux, la guerre étant pour les
Corses une pure et simple affaire d'honneur.
Les journalistes Jacques Follorou et Vincent Nouzille, enquêteurs magistraux, ont eu
l'audace d'écrire une autre histoire de l'île, celle de ses mafias souveraines avec leurs
parrains et leurs protecteurs. Leur livre, tout aussi volumineux, est une effroyable saga
se déroulant sur sept décennies, avec ses bandits d'honneur en chaussures bicolores, ses
tueurs en borsalino et ses chimistes clandestins. Ici, la seule loi est celle du sang versé,
la seule morale, la criminalité, la seule religion, le culte de la famille étendue à tous les
Corses où qu'ils se trouvent, à Bastia, Marseille ou Chicago, ministres, juges ou
narcotrafiquants. A chaque page, on croise aussi une Excellence, Gaston Defferre,
Charles Pasqua ou Nicolas Sarkozy. Pour Follorou et Nouzille, pas de doute: la Corse
n'est pas un laboratoire mais une branche pourrie - pourrie jusqu'au cour -, dont
«l'existence [...] met profondément en cause les fondements mêmes de l'Etat et de la
démocratie». Carbonne et Spirito, Mémé Guerini et ses frères, la French Connection et
le gang de la Brise de mer, Jean-Jé Colonna: les vrais maîtres de la Corse ont toujours
su intimider la République. Aujourd'hui les nationalistes aussi se soumettent à leur
puissance.
Cette série noire en forme de superproduction plongera les continentaux dans la honte
et l'indignation. Ile de Beauté? Peut-être pour les touristes, plus nombreux d'été en été.
Mais surtout île de la criminalité. Comment l'aimer, autrement que dans ses couleurs et
ses parfums? Dans un émouvant récit de la mort de son père à Ajaccio, Jean-Noël
Pancrazi, qui est pied-noir, met en scène un autre peuple corse, fier, secret, fraternel,
des MM. Peretti et Cruciani, des Mme Tomasi, pauvres gens écrasés par la peur des
mafiosi, le chantage des nationalistes et les promesses de la République des Français?
D'abord, des Corses.
Mais, comme il s'agit d'une histoire sans cesse recommencée, on retrouvera la Corse de
nuit et de brouillard, de cendre et de violence, dans la Colomba de Mérimée, écrite il y
a cent soixante-quatre ans.
Message : 7
Date : Wed, 23 Jun 2004 18:10:39 +0200
De : "Yvan Rey" <yvan.rey...>
Objet : Re: justice et vengeance
La résistance de la Corse à la colonisation de la France est une insulte permanente faite
au gouvernement français. La résistance de la Corse remet en question le grand dogme
républicain (on a tué Dieu, il faut bien le remplacer) de la république une et indivisible.
Les dogmatiques ne jugent que par rapport aux dogmes qu'ils veulent appliquer. C'est
pour cette raison que la France coupe la tête à tout et tous ceux qui dépassent : Corses,
187
Bretons, Alsaciens, Basques, Occitans, Catalans, Savoisiens. La France s'est
terriblement appauvrie d'avoir voulu tant de disparition.
Elle s'acharne maintenant sur la Corse et tape à bras raccourcis sur tout ce qui a une
connotation nationaliste en Corse. Elle provoque ainsi l'émergence d'une guérilla :
frapper et disparaître. La France prend aussi le risque de se voir confrontée à une
désobéissance civile en Corse.
Si la France pense vaincre un jour toutes les résistances nationales en Corse, elle se
trompe.
Maintenant, que les Corses soucieux de la défense de leur terre essaient d'agir de façon
à se mettre à l'abri des coups de massue du gouvernement français. Comment le faire ?
Je ne sais pas trop que conseiller, mais je sais que l'intelligence très affûtée des Corses
leur donnera certainement une réponse.
Que Dieu vous garde tous debout
Yvan.CH
----- Original Message ----From: delasalle francois
To: unita-naziunale...
Sent: Wednesday, June 23, 2004 2:09 PM
Subject: [Unità Naziunale] justice et vengeance
justice ou vengeance ?
Lorsque des parties civiles se font entendre par leurs accusations et leurs témoignages
contre un prévenu, jugé à tort ou à raison, que cherchent-elles à obtenir ?
Dans plus de 90% des cas, elles ne cherchent qu'à se venger et à obtenir une
compensation et une satisfaction personnelle dans la condamnation du prétendu
coupable.
Il ne faut pas occulter le fait que, dans un procès, l'accusé est lui aussi une victime en
puissance (ce qu'on oublie bien trop souvent) et que, le préjudice et le mal que
l'administration judiciaire et pénale peuvent lui faire subir, sont bien souvent
supérieurs à tous ce que lui, accusé a pu occasionner, quand il est réellement coupable
des faits qu'on peux lui reprocher.
Dans l'affaire du préfet Erignac, comme dans bien d'autres, il n'y a pas une recherche
de justice mais bien une recherche de vengeance de la part des parties civiles
plaignantes.
Ceux qui commettent des actes condamnables, doivent être condamner en toute
justice mais, la justice ou la recherche de la justice ne doit pas être prétexte à
vengeance.
François.
Message : 1
Date : Sat, 26 Jun 2004 09:08:20 +0200
De : "chantal-dan lodi" <chantal-dan...>
Objet : FOOT
BRAVO
188
Les français sont allés se faire FOOT chez les grecs
Quelle belle soirée j'ai passé devant ma télé !!!!!!!!!!!!!!!!!
Dan
Message : 2
Date : Sat, 26 Jun 2004 13:54:48 +0200 (CEST)
De : Sylvie DORNON <tytou2...>
Objet : Re: FOOT
moi aussi
> Message du 26/06/04 11:38
> De : "chantal-dan lodi"
> A : "CORSICA LIBERA" , "CORSICA IN CORE" , "UNITA NAZIUNALE"
> Copie à :
> Objet : [Unità Naziunale] FOOT
>
BRAVO
Les français sont allés se faire FOOT chez les grecs
Quelle belle soirée j'ai passé devant ma télé !!!!!!!!!!!!!!!!!
Dan
___
Message : 3
Date : Sat, 26 Jun 2004 15:58:01 +0100
De : alain.vidal6...
Objet : Foutons une claque de plus aux français en finale de rugby !
Samedi 19 Juin 2004, Portugal 1 - Etat franquiste et jacobin espagnol 0
Elimination de cet état totalitaire.
Vendredi 25 Juin 2004, Grèce 1 - Etat jacobin français 0
Elimination de cet état totalitaire.
Confrontations Catalunya/France :
Coupe d'Europe entre le Barçà (FC Barcelona) et le psg. Les français éliminés
Coupe d'Europe entre le FC València et l'OM. Les français éliminés.
Finale du championnat de France de rugby entre l'USAP et le Stade français...
Et pourquoi ne ferions-nous pas un "3 à 0" ?
Suite du message demain.
J'espère que les Catalans de l'USAP gagneront les parisiens du Stade français.
De plus, chose qui fera plaisir aux Corses, "L'Hymne" de l'USAP, c'est
189
l'Estaca, de Lluis LLACH (Qui a été repris par les Corses, sous le titre de A
Catena).
Missatge citat per chantal-dan lodi <chantal-dan...>:
Message : 1
Date : Fri, 25 Jun 2004 15:14:37 +0200
De : "Yvan Rey" <yvan.rey...>
Objet : Re: Chirac:Le serment d'hypocrite
La France a un particularisme, c'est d'emprisonner les défenseurs de ses
"peuples premiers". C'est toujours la mortifère "exception française".
Yvan.CH
----- Original Message ----From: "arghjatalesa" <arghjatalesa...>
To: <unita-naziunale@...>
Sent: Thursday, June 24, 2004 2:49 PM
Subject: [Unità Naziunale] Chirac:Le serment d'hypocrite
mercredi 23 juin 2004, 20h45
Chirac veut lutter contre la "dissolution" des peuples premiers
PARIS (Reuters) - Jacques Chirac a déclaré mercredi que la France
refusait "la fatalité d'une dissolution progressive" des peuples
premiers et a appelé de ses voeux une "rupture" politique et
juridique afin de reconnaître leurs particularismes en droit
international.
Ardent défenseur des peuples autochtones, le chef de l'Etat a indiqué
que la France se proposait d'accueillir un rassemblement des peuples
premiers du monde en 2006, date prévue de l'ouverture du Musée du
Quai Branly consacré aux cultures autochtones.
"Nul ne peut rester insensible à la sourde tragédie qui se déroule
encore, sous nos yeux, sur tous les continents: la disparition lente
de cultures et de langues minoritaires laminées par les mouvements
dominants", a-t-il déclaré en recevant à l'Elysée des représentants
des peuples amérindiens.
Après une première rencontre en 1996, le sommet des peuples
amérindiens s'est réuni de nouveau cette année à Paris à l'initiative
du ministre délégué au Tourisme, le Guyanais Léon Bertrand. Michel
Barnier (Affaires étrangères), Brigitte Girardin (Outre-Mer) et
Xavier Darcos (Coopération) assistaient également à la réception de
l'Elysée.
"La France refuse la fatalité d'une dissolution progressive. Elle
refuse le faux-semblant de réserves où seraient reclus, tels des
peuples témoins, les derniers représentants des modes de vie les plus
anciens", a affirmé Jacques Chirac.
La France "croit qu'une autre voie doit être trouvée. Une voie par
laquelle ces tribus, ces clans, ces nations parcourront à leur rythme
190
le chemin vers la modernité qu'ils auront choisie, lorsqu'ils
pourront à la fois être fidèles à eux-mêmes et prendre part
pleinement aux enjeux de leur temps", a-t-il dit.
MIC MAC ET BLACKFOOT
Le président français a appelé à "une rupture" en ce sens, notamment
à travers l'adoption d'une Déclaration des droits des peuples
autochtones, à l'étude aux Nations unies.
"Il est temps que la particularité et la dignité de vos nations
soient affirmées et protégées en droit international", a dit Jacques
Chirac sous les applaudissements de l'assistance.
"Il y va du respect que l'humanité se doit à elle-même. Il y va de la
mondialisation, souvent perçue comme une occidentalisation imposée et
donc comme une menace pour les identités", a-t-il dit, affirmant que
la France se sentait "coresponsable (...) du destin des plus
vulnérables".
Déplorant des "temps de violence, d'arrogance, d'intolérance et de
fanatisme", Jacques Chirac a toutefois relevé des progrès "porteurs
d'espoir" en faveur de la cause des peuples premiers.
Il s'est notamment félicité que le peuple américain ait désormais
conscience "de ses devoirs et de ses responsabilités à l'égard des
peuples indiens" et a salué "l'attitude de plus en plus ouverte des
pays d'Amérique centrale et latine".
Des Indiens originaires d'Argentine, Bolivie, Brésil, Chili,
Colombie, Equateur, Guatemala, Mexique, Paraguay, Pérou, Guyane, pour
certains en costume traditionnel, ont écouté le discours du
président, ponctué en préambule et en conclusion d'une musique du
folkore amérindien.
Des Indiens des tribus américaines et canadiennes (Blackfoot, Mic
Mac, Hopi, Iroquois, Nez percé...) étaient également présents, avec
force plumes et maquillages.
Les participants ont offert à Jacques Chirac une longue série de
cadeaux: couvertures traditionnelles, poteries, vanneries, broches,
colliers, etc.
O Ghjacumu , la Corse aussi vous attend pour une longue serie de
cadeaux:figateddu,casgiu casanu,stuvigli di terra,madia in
castagnu,musica corsa,libri nantu Paoli,a corsica,a so storia,a so
lingua,a so cultura....
Message : 2
Date : Wed, 07 Jul 2004 08:38:40 -0000
De : "arghjatalesa" <arghjatalesa...>
Objet : Discours du ministre de l'interieur
PEUPLE DE CORSE JE NE VOUS AI PAS COMPRIS,LA FRANCISATION SUR
CE
191
TERRITOIRE SERA TOUJOURS PROPOSEE.
Tel sera le discours du ministre et de son gouvernement toujours
attaché aux idées gaullistes.GAULLISTES!!!Mr Sarkozy quand on subit
un echec lors d'un referendum on démissionne
Ce qu'il faut surtout pour la paix, c'est la compréhension des
peuples. Les régimes, nous savons ce que c'est : des choses qui
passent. Mais les peuples ne passent pas.
[Charles de Gaulle]
La politique, quand elle est un art et un service, non point une
exploitation, c'est une action pour un idéal à travers des réalités
[Charles de Gaulle]
Message : 3
Date : Wed, 7 Jul 2004 11:36:35 +0200
De : "Liste Pulitica" <pulitica@...>
Objet : Un gène terroriste en Corse ?
Une histoire
Un gène terroriste en Corse ?
Par Marc PIVOIS
mercredi 07 juillet 2004 (Liberation - 06:00)
e gouvernement américain a-t-il peur d'un complot ourdi par le FLNC, Front de
libération national de la Corse ? Elisabeth Lorenzoni, étudiante en quatrième année de
l'Ipag, école de commerce, avait décroché un stage de six mois à l'université de
Columbia (Missouri). Elle demande aussitôt un visa étudiant. Refus catégorique.
L'ambassade des Etats-Unis à Paris l'a convoquée pour lui signifier le motif de ce veto
: elle est la nièce de Marcel Lorenzoni, éleveur corse connu pour son activisme
indépendantiste. Bref, un «terroriste». Après l'assassinat du préfet Erignac, Lorenzoni
avait été emprisonné, les enquêteurs suivant alors une hypothétique «filière porcine».
Avant d'être libéré et blanchi. Il est finalement décédé en juin 2000 dans un drame
familial. Mais les Américains pensent probablement qu'il existe un gène terroriste.
Elisabeth, qui compte reformuler sa demande, a écrit au président Chirac.
Message : 7
Date : Sun, 11 Jul 2004 01:53:39 -0000
De : "domcournoyer" <domc...
Objet : Manifestation en marge de la fête du Canada
Le 14 juillet prochain, vous aussi les Corses pourriez faire la même
chose qu'on a fait au Québec. Évidemment, dans votre cas, ce serait
une manifestation contre les célébrations du 14 juillet sur votre
île, en agitant bien sûr vos drapeaux avec la tête de Maure (si
c'est bel et bien ce drapeau qui vous représente le plus?).
192
Une dernière chose, ça fait longtemps que je n'ai pas mis mon
répertoire de liens indépendantistes à jour, notamment pour les
Corses, s'il y a de nouveaux sites à mettre, vous pouvez m'en faire
mention, merci.
http://www.geocities.com/d...
A prestu
Dominic Cournoyer
http://groups.yahoo.com/group...
Québec
Manifestation en marge de la fête du Canada
Comme l'an dernier, une manifestation du Mouvement de Libération
Nationale du Québec a légèrement perturbé les festivités de la fête
du Canada à Québec.
Entre 150 et 200 manifestants souverainistes, entouré de forces
policières, ont scandé des slogans au passage des participants à la
fête du Canada sur la terrasse Dufferin.
Les deux groupes se sont échangé des insultes, mais sans plus.
Le groupe dirigé par l'ex-felquiste Raymond Villeneuve qualifie les
célébrations de la Confédération canadienne de «fête du colonialisme
et des commandites».
Le cinéaste Pierre Falardeau, qui vient de lancer son film Elvis
Gratton XXX: la vengeance d'Elvis Wong, était du nombre des
nationalistes.
http://lcn.canoe.com/lcn/infos/regional/
93737.html
Message : 9
Date : Sun, 11 Jul 2004 09:33:51 EDT
De : daltori... Objet : Re: =?Windows1252?Q?communiqu=E9_du_CAR_du_10_juillet_2004?=
pour qu'il n'y est plus de quiproquo il suffirait que comme le Rinovu tous
les mvts condamnent la pratique de se servir de la lutte pour ses propres
intérêts.
qui ne dit rien consent.
le fait de condamner une telle pratique renvoieraient le gouvernement dans
ces calomnies, feraient que la minorité de militants malhonnêtes envers son
propre peuple, s'éloigne de la scène politique. Ceci s'en faire de procés à l'un
ou à l'autre.
Si Pasquali Paoli era cui diti mia chi saria a so pulitica.
Il serait temps d'analyser les années passées et de faire un vrai code de
déontologie du militant.
L'intérêt collectif, celui du peuple, n'est pas celui de quelques personnes.
Vi saluti.
Fratellanza
193
M. DURAZZO GHJUVAN'FRANCESCU
Poghju ..Funtana Vechja
BICHISGIÀ
Message : 5
Date : Tue, 20 Jul 2004 03:03:36 +0200
De : Liste de diffusion Unità Naziunale <mailing-list@...>
Objet : Fw: Ghjurnata di a lingua, 2 d'aostu di u 2004
----- Original Message ----From: ADECEC
To: mailing-list
Sent: Monday, July 19, 2004 8:30 PM
Subject: Ghjurnata di a lingua, 2 d'aostu di u 2004
L'ADECEC hà u piacè d'invitavvi à a ghjurnata di riflessione sopra à l'ortografia chì si
tenerà u 2 d'aostu chì vene à u Cunventu San Francescu in Cervioni.
Si tratterà di a nurmalizazione di a scrittura.
Nurmalizazione, chì vole dì ?
A primura serebbe sempre di ghjunghje à una forma, quant'è pussibule, ch'ella fussi
unica di scrittura, per un dettu diterminassi in pettu à dui usi cuncurrenti : c'hè, ci hè.
Ùn si tratta micca di sceglie una di e varietà di u corsu piuttostu chè un' antra, ma di
raziunalizà u modu di scrittura.
Nurmalizazione, perchè ?
S'hè sviluppatu da parechji anni l'insignamentu : à a scola, in cullegiu, in liceu, à
l'università ; si sparghje pianu pianu u insignamentu bislinguu ; si multiplicheghjanu e
dumande di u publicu (cummerci, media, edizione) ; senza vene ufficiale, a prisenza di
a lingua scritta in la vita cuttidiana principia à vene custattata da tuttu ognunu, al di là
di i spezialisti è altri cunsapevuli. Tuccheria dunque avà à mette un pocu d'ordine è
d'assestu in le pruduzzione ancu à vene, di manera à aiutà a lingua nustrale à francà
un passu qualitativu per u so maiò prufittu è per quellu d'ogni so utilizadore.
A sessione di travagliu durerà dunque da 10 ore di mane à un' ora dopu meziornu. S'è
vo site d'accunsentu à affaccavvi quellu ghjornu è arricà un bellu pocu è tantu di sapè
fà è di bona vulintà, serete ricivutu cumu si deve, segondu l'usu stabbilitu da tanti anni.
S'è vo site in quella di prupone una intervenzione, fatecila sapè capu nanzu,
insignendune quant'è pussibule u tema è i cuntenuti. Sappiate chì a durata d'ogni
interventu ùn puderà avanzà u quartu di l'ora, per via di u pocu tempu cuncessuci.
Un ripastu essendu servutu sopra à piazza, serebbe una bona ch'è vo ci fessite sapè s'è
vo u sparterete cù tutta a squatra di l'associu (a so cultella persunale, à chì l'hà, ch'ellu a
porti puru). Per ciò vi tocca à scrivevi capu nanzu fenducila sapè cù un currieru
elettronicu à quessu l'addirrizzu : adecec…
o puru chjamendu à u...
194
Message : 10
Date : Sat, 7 Aug 2004 16:52:49 +0200
De : "CaPiMaChjA" <capimachja....>
Objet : INFO MANCA NAZIUNALE : Communiqué /Profanation visant Ghjuvanni
Nicoli
INFO MANCA NAZIUNALE : Communiqué / Profanation visant Ghjuvanni
NicoliSite unità naziunale
Portail politique Corse de la LLN (actu, communiqués, photos, vidéos, informations,
listes de diffusions, forums, sites politiques...)
http://www.unita-naziunale.org/
From: manca.naziunale
To: LISTE INFO
PROFANATION DE LA STELE DE GHJUVANNI NICOLI
Suite à la profanation post-mortem visant Ghjuvanni Nicoli, A Manca Naziunale
exprime son indignation la plus vive.
C'est un important symbole de notre mémoire collective qui a été attaqué, celui d'un
combattant contre la barbarie et d'un militant politique profondément ancré à gauche et
dans la lutte du peuple corse pour sa Liberté.
Les bêtes immondes qui ont fait cela sont au mieux des imbéciles totalement étrangers
à notre culture ou au pire les « avortons » des fascistes dont a été victime Ghjuvanni
Nicoli.
Il est insupportable de voir revenir des croix gammées, en Corse comme ailleurs. Face
à une dépolitisation croissante, les véritables progressistes doivent maintenir coûte que
coûte un repère issu d'une période sombre de notre histoire :
Face à la Peste Brune, aucune compromission n'est possible, seule la résistance doit
prévaloir.
MUVIMENTU DI A MANCA NAZIUNALE
Message : 4
Date : Sun, 8 Aug 2004 18:59:26 +0200
De : Liste de diffusion Unità Naziunale <mailing-list@...>
Objet : En direct des journées de Corti : INTERVENTION DE JEAN-GUY
TALAMONI
INTERVENTION DE JEAN-GUY TALAMONI
Ghjurnate internaziunale 2004
Au nom de Corsica Nazione et d'indipendenza, je voudrais tout d'abord remercier les
délégations des peuples amis qui ont répondu à notre invitation et qui ont apporté leurs
contributions à ces journées internationales.
Je remercie également les représentants des autres organisations du Mouvement
national, formations politiques, syndicales et associatives.
Je voudrais enfin adresser un salut fraternel à tous nos prisonniers. J'étais le semaine
dernière à la prison de la Santé et j'ai pu rencontrer un certain nombre de nos amis.
195
Leur message est un message d'amitié pour tous les peuples en lutte, d'amour pour leur
terre et pour leur peuple, mais aussi de détermination et de combat pour faire prévaloir
nos droits nationaux.
Libertà per i patriotti !
Nous voici arrivés à la fin d'un cycle. Après le dialogue, après la rupture, après la
répression débridée, voici venue l'heure de relever le défi. Aussi, nous le disons
clairement, tranquillement mais avec détermination aux dirigeants de la France et à
leurs relais locaux : les nationalistes sont devant vous, les nationalistes sont debout, les
nationalistes sont unis, et vous les trouverez bientôt sur votre chemin.
Nous avons, et nul ne peut le nier, épuisé toutes les voies transactionnelles. Personne
ne peut contester que nous avons participé avec la plus grande loyauté au processus dit
de Matignon, puis au dialogue proposé par Nicolas Sarkozy. Les clandestins ont
également apporté leur contribution à ces tentatives de construire la paix, en faisant
preuve de sens des responsabilité et de retenue, alors même que les agressions
parisiennes se poursuivaient et que les engagements des ministres français étaient
honteusement reniés.
Souvenez-vous d'un ministre français de l'intérieur annonçant à Aiacciu, devant la
presse, le rapprochement en Corse de nos frères condamnés.
Souvenez-vous du démenti apporté quelques heures plus tard par son gouvernement.
Souvenez-vous que l'année suivante, quatre ministres d'un gouvernement ayant une
autre couleur politique, venaient solennellement, à la préfecture d'Aiacciu, faire la
même promesse. Aujourd'hui, deux ans plus tard, pas un seul prisonnier n'a été
rapproché.
Souvenez-vous d'un référendum saboté par son promoteur et arraché par une fraude
électorale massive.
Souvenez-vous de l'engagement pris alors par le premier ministre de la France, aux
termes duquel la question institutionnelle serait à nouveau à l'ordre du jour après les
élections territoriales.
Aujourd'hui, on nous dit qu'il en est plus question.
Et à Paris, on s'offusque du boycott décidé par les élus nationalistes à l'occasion de la
visite de Monsieur de Villepin.
Au nom de quoi aurait-on l'obligation de s'asseoir bien sagement dans l'hémicycle pour
entendre et applaudir les sornettes du représentant d'un gouvernement qui a érigé le
reniement de la parole donnée en mode de gestion politique, d'un gouvernement - il
faut bien le dire - deux fois parjure ?
Mais où vous-croyez vous, Messieurs les ministres parisiens ?
Nous n'avons pas la prétention de représenter tous les Corses mais nous représentons
plusieurs dizaines de milliers d'entre-eux qui nous ont fait confiance. Et nous avons le
devoir de faire respecter la dignité de ces Corses.
Alors, vous pouvez nous menacer, comme vous le faites habituellement par la voix de
vos fonctionnaires de police et de vos préfets.
196
Vous pouvez même demander à certains de vos juges de nous mettre en prison.
Vous pouvez nous envoyer le RAID.
Vous pouvez nous jeter dans un jet et nous emmener à Paris sur le fondement d'un
dossier judiciaire farfelu et pitoyable.
Mais ce que vous ne pouvez pas faire, c'est nous obliger à venir assister à vos discours
et à vous applaudir comme le font la poignée de harkis que vous avez mis en place
avec vos investitures.
Ce que vous ne pouvez pas faire, c'est nous empêcher de parler et de dénoncer vos
responsabilités, vos turpitudes et vos reniements.
Vous ne pouvez pas le faire parce que nous ne vous devons rien.
Vous ne pouvez pas le faire car vous n'avez aucune autorité sur nous. Vous ne pouvez
pas le faire parce que nous ne reconnaissons aucunement votre légalité sur cette terre
qui est nôtre.
Vous ne pouvez pas le faire parce que, au cas où vous ne l'auriez pas compris, nous ne
sommes pas vos subordonnés mais vos adversaires, et que nous sommes prêts à
devenir vos ennemis si vous nous y contraignez par votre aveuglement.
Tous les Corses ont pu mesurer les terribles fautes de Paris ayant conduit à l'échec du
dialogue. Nous prenons notre peuple à témoin et déclinons par avance toute
responsabilité dans la dégradation prévisible de la situation.
S'agissant des relations internes à la communauté corse, nous le répétons
solennellement : nous respectons et reconnaissons tous les représentants du peuple
corse qui se comportent effectivement comme tels. Mais force est de constater que ce
n'est pas le cas de tous les élus insulaires. Les actuels dirigeants de la Collectivité
Territoriale de Corse nous font regretter l'équipe précédente qui, malgré ses lacunes, a
parfois su résister aux injonctions gouvernementales pour faire prévaloir les intérêts
corses qu'elle avait en charge. C'est la raison pour laquelle elle a été écartée par Paris
lors des manouvres qui ont précédé les élections territoriales. Les nouveaux sont, en
revanche, totalement serviles et inféodés au gouvernement français, ils sont devenus
les faire valoir du préfet, auquel ils ont remis les clés de l'Assemblée de Corse. Ils
prennent leurs ordres quotidiennement auprès de leurs maîtres. Ce faisant, ils trahissent
honteusement le mandat qu'ils ont reçu de leurs électeurs. Alors que la situation sociale
du pays dont ils ont la charge s'aggrave dangereusement, alors que l'économie
s'effondre, pendant que la répression frappe leurs compatriotes, pendant que leur
peuple s'enfonce dans la crise, ils se congratulent, applaudissent frénétiquement un
préfet de police sur le départ et se font remettre des médailles !
Chì vergogna !
Alors, parce qu'ils font, malgré tout, partie de la même communauté que nous, nous
leur demandons instamment, une fois encore, de rompre avec cette déshonorante
politique de démission, de collaboration et de soumission à Paris. Nous leur
demandons de se souvenir que ce sont bien les intérêts des Corses qu'ils sont censés
défendre et d'en tirer toutes les conséquences. S'ils reviennent à une attitude plus
conforme aux intérêts du peuple corse, nous resterons prêts au dialogue, parce que
nous ne sommes pas et n'avons jamais été pour la politique du pire. Mais s'ils
persistent dans la démarche qui est actuellement la leur, alors, qu'ils n'attendent pas
197
que nous nous en rendions complices, même par abstention, qu'ils n'attendent aucune
complaisance de notre part. Et que l'on ne nous parle pas de respect du fait
démocratique, alors cette démocratie est en Corse régulièrement ridiculisée par le
fraude électorale, y compris à l'occasion d'élections ou de référendums déterminants ;
que l'on ne nous dise plus que l'Assemblée de Corse est un sanctuaire tant qu'elle
restera une chambre d'enregistrement de décisions prises ailleurs. Alors, si nous y
sommes contraints, nous demanderons, dès la rentrée, à tous les Corses qui refusent la
situation qui leur est faite, de le signifier aux dirigeants de la Collectivité Territoriale
de Corse, dans la rue, sur le terrain, en manifestant, en occupant leurs bureaux, en
investissant et en bloquant leurs administrations. Nous demanderons aux Corses de
leur délivrer ainsi une motion de censure populaire qui ne leur permettra plus de
poursuivre l'exercice de leurs fonctions. Nous ne leur demandons pas de se soumettre
ou de se démettre, mais au contraire de refuser la soumission à des autorités étrangères
ou bien, s'ils n'en n'ont pas le courage politique, de se retirer purement et simplement.
Il nous faut dire quelques mots sur l'état du mouvement national, qui, de toute
évidence, sera conduit, dans la situation difficile qui s'annonce, à être très présent et à
offrir une alternative au peuple corse.
Après avoir réalisé et consolidé leur réconciliation grâce au Cumitatu di u Fiumorbu et
au protocole de 1999, les nationalistes ont commencé à construire l'union du
mouvement national. A travers tout d'abord la création d'Indipendenza, issue de
diverses formations nationalistes, puis celle d'Unione naziunale, réalisant notamment
la jonction entre le courant indépendantiste solidaire de la lutte armée et le courant
autonomiste. Mais Unione Naziunale compte aussi en sein d'autres partis, comme le
PSI et l'ANC qui sont venus enrichir la démarche par leurs réflexions propres. Les
clandestins du FLNC Union des Combattants ont également apporté une contribution
déterminante à la démarche de rapprochement.
Il nous faut cependant admettre qu'à ce jour l'union, bien avancée, n'est cependant pas
complète, et nous invitons solennellement tous nos frères nationalistes à la rejoindre.
Cum'è lu dice unu di i nostri canti : « Hè ghjunta l'ora di fà l'unione per a salvezza di a
Nazione. »
Corsica Nazione et indipendenza tiennent par ailleurs à réaffirmer leur engagement au
sein de A Cunsulta naziunale et appellent les formations qui n'en sont pas encore partie
prenante à l'intégrer, pour renforcer cet espace indispensable de reconstruction
nationale.
Mais l'union, qui est indiscutablement le maître mot, ne signifie pas uniformité. C'est
pourquoi notre courant devra, dès la rentrée prochaine, se structurer à travers la fusion
de Corsica Nazione et Indipendenza en un grand parti indépendantiste qui constituera
une composante majeure de l'union. Car en ce qui concerne nos deux formations,
l'indépendance demeure, sans la moindre ambiguïté, le seul objectif à terme permettant
à notre peuple de recouvrer ses droits nationaux, de prendre toute sa place dans
l'Europe en construction, et de le faire en toute liberté, en pleine souveraineté.
Oghje, più chè mai, indipendenza,sola speranza !
Mais ce redéploiement structurel du mouvement national ne serait rien s'il ne se
mettait pas au service d'un véritable projet de société. Ce dernier est en cours
198
d'élaboration. Les discussions ont déjà bien avancé au sein d'Unione Naziunale, mais
également au sein du mouvement syndical et associatif.
Il nous faut en préciser les orientations dans les semaines et les mois à venir. Pour leur
part, Corsica Nazione et Indipendenza ont poursuivi leur réflexion et en soumettront le
fruit à leurs partenaires d'Unione Naziunale et à l'ensemble du mouvement patriotique.
Pour nous, il est clair que les nationalistes se doivent d'être constamment auprès de
ceux qui, parmi les Corses, connaissent les plus grandes difficultés. Dans cette
perspective, il convient de renforcer notre présence sur le terrain social, aux côtés de
nos frères du Sindicatu di i Travagliadori Corsi. Il nous faut ici saluer la lutte du STC
pour la défense des intérêts des travailleurs corses et notamment l'action énergique et
efficace de ses marins pour la corsisation des emplois, face à l'intransigeance de la
SNCM qui joue systématiquement contre la Corse. Il nous faudra bien un jour, que
nous espérons proche, en tirer toutes les conséquences et nous assurer la maîtrise de
nos transports à travers le départ de la SNCM et son remplacement par une compagnie
maritime nationale corse.
S'agissant des travailleurs indépendants, Corsica Nazione et Indipendenza apportent
leur soutien au nouveau syndicat « Rinascita di l'ecunumia », qui a déjà arraché de
haute lutte la présidence du Comité Régional des pêches, le Centre de formation des
apprentis et la Chambre de métiers de la Haute-Corse. Cette institution, qui était dans
une situation financière catastrophique, a été redressée en deux ans seulement par les
nationalistes qui ont accédé à sa direction. Même le préfet français, pourtant peu
suspect de sympathie à notre égard, a été obligé de le reconnaître publiquement. Cette
simple constatation montre que les nationalistes n'ont pas vocation à demeurer dans
l'opposition et qu'ils doivent progressivement accéder aux responsabilités.
Sur cette lancée, les nationalistes seront présents aux élections des chambres de
commerce qui se dérouleront dans quelques semaines.
En ce qui concerne l'agriculture, secteur sinistré par l'action conjuguée de
l'administration française et du Crédit agricole, Corsica Nazione et Indipendenza
appellent les nationalistes à rassembler leurs forces et à s'unir solidement dans la
perspective des prochaines échéances. Le mouvement national continuera à répondre
présent chaque fois qu'un agriculteur se verra contester sa place sur sa terre. Nous
n'accepterons pas que des opérations à but spéculatif soient substituées à des activités
ancestrales qui font partie à la fois de notre économie et de notre culture nationale.
En ce qui concerne notre patrimoine naturel et environnemental, nous réaffirmons
solennellement, à l'adresse des spéculateurs de tout poil, que les nationalistes ne
permettront pas que la loi littoral soit remplacée par des mesures moins contraignantes.
Ils demeureront un rempart contre la bétonisation de nos côtes et la mise à l'encan de
notre terre et de nos maisons.
Comment ne pas évoquer la situation de notre langue nationale ? Celle-ci demeure
menacée de disparition alors qu'elle est une part de nous-mêmes. Nos jeunes, lycéens
et étudiants, se sont mobilisés pour sa survie. Nous saluons leur combat et nous serons
toujours à leurs côtés pour exiger que la langue corse retrouve la place qui est
naturellement la sienne sur la terre de corse. A titre d'exemple, la corsophonie dans le
monde du travail constitue un élément essentiel de la corsisation des emplois. Nous
ferons à cet égard des propositions précises dans les semaines à venir.
199
J'en viens à la question des prisonniers : Paris doit se convaincre qu'il n'y aura jamais
d'apaisement ni de solution politique sans la prise en compte de tous ceux qui ont payé
le prix fort pour la Nation. Leur rapprochement en Corse n'est bien évidemment qu'un
premier pas vers leur libération, car leur véritable place n'est pas à la prison de Borgu
mais avec leurs familles. Toutefois, une délibération unanime a été prise par
l'Assemblée de Corse en faveur de leur rapprochement et nous n'accepterons pas
qu'elle soit bafouée par Paris ou qu'elle ne soit pas défendue avec vigueur par ceux qui
l'ont voté avec nous et qui ont la charge de la faire appliquer. Il s'agit ici, que les
choses soient claires, d'un casus belli, et chacun sera amené à assumer toutes ses
responsabilités.
Eccu u missaghju di Corsica Nazione è d'Indipendenza,
Ghje un missaghju d'unione, di resistanza è di libertà.
E ramentemuci ciò ch'ellu dicia u babbu di a Patria, Pasquale Paoli :
« Se no simu d'accordu, stretti è uniti, tuttu otteneremu » !
Evviva a lotta,
Evviva u populu corsu,
Evviva a nazione !
Message : 3
Date : Wed, 11 Aug 2004 08:36:00 +0000
De : "fernando rodriguez" <ipparetarak…>
Objet : RE: CHJAMA à a SULIDARITA
bonjour anto
je n'arrive pas a comprendre pourquoi tant de mouvements nationalistes, ne
serait il pas mieux que tous ces partis se donnent la main et pouvoir ainsi
travailler ensemble afin que le peuple corse soit reconnu officielement,
c'est peut etre pour cela que vous avez du mal mais j'espère que vos idées
aboutiront
bien mes amiié et bonne lutte, je suis de tout coeur avec vous
fernando rodriguez
>From: "AnTo_FpcL" <anto_fpcl...>
>Reply-To: unita-naziunale@...
>To: <unita-naziunale@...
>Subject: [Unità Naziunale] CHJAMA à a SULIDARITA
>Date: Mon, 9 Aug 2004 22:19:09 +0200
>>----- Original Message ---->From: Esiliatu
>To: anto
>Sent: Monday, August 09, 2004 7:42 PM
>Subject: CHJAMA à a SULIDARITA
CHJAMA à a SULIDARITA
>
>>BONGHJORNU A TUTT(E)I,
>>Aujourd'hui, nous sommes au lendemain des journées internationales corses
200
>et les commentaires vont bon train : « l'union est terminée », « il n'y
>avait pas de monde », « de pire en pire, « on » recule », etc...
>Loin d'apporter leur idées s'ils en ont, en débattre collectivement pour
>les mettre en pratique si ces dernières sont retenues par l'ensemble, les «
>grands analystes », et nous les connaissons tous car ils sont toujours les
>mêmes, représentent ce que nous refusons depuis des décennies..
>L'IMMOBILISME, « activité » principale de tous les clans de ce monde !
>
>A ces notions sans aucun sens, sinon que celui d'alimenter les caisses de
>résonances de l'état français, NOUS PREFERONS LE COMBAT : celui de tous les
>terrains, avec tous les acteurs de la vie publique et sociale, avec et
>encore, ceux qui au détriment de leur liberté, voire de leur vie pour
>d'autres, n'ont pas hésité par leur propre sacrifice à nous interpeller à
>des époques où personne ne songeait que ce Peuple Corse, cette communauté
>historique dont nous sommes tous issus était en péril.
>
>Les choses ne sont pas claires disent certains...Quoi donc, la « perfection
>» d'un groupe humain ? Nous reprocherait-on de ne pas développer une «
>philosophie » que nos anciens ont combattu en d'autres temps et que nous
>réfutons nous-mêmes avec force ?
>On n'avance pas disent d'autres..Devrait-on ne pas être à l'écoute de
>toutes les composantes nationales, écraser ceux qui posent des questions et
>attendent des réponses ?
>Ne saurions-nous plutôt admettre que :
>
1. L'UNION des nationalistes se poursuivra dans le RESPECT de ses
>différentes composantes !
>2. LE CONSEIL NATIONAL se mettra en place afin qu'un CONSEIL DE SAGES,
>reconnu de tous, maintienne les grands axes de la lutte et procède au
>règlement d'éventuel conflit !
>
>3. LA SOLIDARITE se développera par la voie d'une véritable ASSOCIATION
>HUMANITAIRE qui prendra en compte TOUS LES PRISONNIERS POLITIQUES
(sans que
>les contre-pouvoirs des organisations renoncent à leur convictions propres)
>!
>4. LES PROCHAINES JOURNEES se prépareront dès à présent pour que ces
>SCONTRI aient l'écho international qu'ils méritent !
>>Les énergies demandées pour ces mises en place ne peuvent se perdre dans
>les méandres des discussions de salons où les terrasses de café dans
>lesquels nos « chjachjaroni » de service excellent pendant que d'autres, et
>là encore toujours les mêmes, ont la lourde tâche de résister et prendre
>tous les coups puisqu'ils sont les seuls à en prendre les risques....
>
Esiliatu
201
Message : 7
Date : Sat, 21 Aug 2004 18:15:15 +0200
De : "alain\.vidalsabatte" <alain.vidalsabatte...>
Objet : Re: Re:Mais, qui sont les terroristes ????
Monsieur Cantat n'est peut-être pas un terroriste, mais les détenus Corses non plus.
De plus, Anthony Olivier les insulte en les traitant de 'terroristes au pétards".
Ce doit être un jacobin !
Mais, qui sont les terroristes ?
Réponse A : Ceux qui refusent de reconnaître les Langues parlées dans l'état français, à
part le français, ignorant et jetant à la poubelle les Langues Alsacienne, Basque,
Bretonne, Catalane, Corse, Créole, Flamande et Occitane.
Ceux qui foutent le feu à nos forêts pour mieux les bétonner ?
Ceux qui, comme à Cambrils, interdisent que les messes soient faites en Catalan, du
fait qu'ils haïssent tous ceux qui ne se sentent pas espagnols. Ceux qui, comme il y a
une vingtaine d'années, avaient refusé à I Muvrini de se produire à Carghjese sous le
prétexte qu'ils chantaient en Corse (Quoi de plus naturel ?)
Ceux qui licencient à tour de bras, sans se soucier de l'avenir de milliers de familles
jetées dans la misère pour que leurs profits augmentent ? Ceux qui emprisonne les
syndicalistes ?
Réponse B : Ceux qui ne veulent pas que leur Langue meure ?
Ceux qui veulent une nature plus saine, avec des forêts et de bonnes odeurs ?
Ceux qui veulent entendre les messes et les concerts de musique dans leur propre
Langue ?
Ceux qui veulent travailler et consommer ?
C'est évident : Les terroristes sont dans les réponses A. Nous, on est dans les réponses
B.
C'est par des réactions comme celle du jacobin Anthony Olivier que des militants, se
sentant au pied du mur, passent à la lutte armée !
Indépendantistes Prolétaires de tous les Pays, unissez-vous !
> Ne mélangons pas une affaire médiatique internationale et le cas de terroristes au
pétards..
monsieur cantat n'est peut-être tout simplement pas un "terroriste" et donc peut
béneficier du rapprochement
> Les detenus corses sont d'une manière génerale emprisonnés pour assoc. de
malfaiteur ou autres... et sont donc des terroristes = ils ne béneficient pas du même
traitement..
>
> Attention aussi a ne pas confondre le rapprochement pour des causes hum..hum
"familiales" et l'extradition vers son pays d'origine... le problème est tout autre!
>
> De plus, quand on fait une connerie on l'assume..
----- Original Message ----From: alain.vidalsabatte
202
To: unita-naziunale
Sent: Wednesday, August 18, 2004 6:13 PM
Subject: Re:[Unità Naziunale] Rapprochement de prisonnie>
> Je trouve cela vraiment très choquant !!!!
> Parce que ce "monsieur", assassin, a de l'argent. Il demande d'être incarcéré dans sa
région d'origine, on l'accepte.
> Les Corses se battent depuis longtemps pour le même droit, et il est refusé
systématiquement (Ce qui est pareil pour les Basques, les Bretons, côté français, et
pour les Basques, les Catalans et les Galiciens, côté espagnol).
> C'est un véritable mépris contre nos Patriotes incarcérés !
>
> Signé : alain.vidalsabatte...
> D'ailleurs, j'ai prévu de développer le sujet, avec d'autres sujets (Que j'ai déjà préparé
et que j'ai mis en brouillon) ce Dimanche.
Message : 8
Date : Sat, 21 Aug 2004 14:02:03 -0500
De : "L' indipendentistu" <indipendentistu...>
Objet : Re: Breizh Dieub
L'indépendance interpelle notre peuple, les peuples de France, et la
société internationale toute entière, car elle s'inscrit dans une
volonté de sauvegarde et d'enrichisssement du patrimoine universel.
Elle se fonde sur la reconnaissance et l'épanouissement de tous les
peuples et de leurs cultures. Elle témoigne de solidarité et
d'encouragement aux démarches communes et convergentes. Les récentes
Ghjurnate Internaziunale ont permis à tous les indépendantistes de se
rapprocher et de mieux se connaître.
«Le renforcement de l'union entre les organisations indépendantistes
et autonomistes corses, ainsi que la critique de la politique du
gouvernement en Corse sont au cour des débats de la 23ème édition des
"Ghjurnate Internaziunale" (Journées Internationales) qui se
déroulent jusqu'à dimanche 8 août au soir à Corte (Haute-Corse).
[...]
Les orientations stratégiques de la dizaine d'organisations qui
composent la coalition "Unione Naziunale" seront rendues publiques
dimanche soir à l'occasion d'un meeting de clôture où l'on s'attend à
ce que soient tenus des propos très durs envers le gouvernement.
La journée de samedi, a été marquée par les interventions de plusieurs
délégations extérieures : écossais, occitans, sardes, catalans,
basques, siciliens, savoisiens et bretons. Toutes ont livré leurs
réflexions sur la question des "nations sans Etat" et appelé à la
construction d'une "Europe des peuples", en souhaitant que soit
rejeté l'actuel projet de constitution européenne, qui ne prévoit pas
de clause d'autodétermination.»
(AP 08/08/2004)
203
Toutefois, la convergence ne se décrète pas, c'est dans la lutte
quotidienne et par l'implication de chaque militant que des relations
privilègiées se nouent entre organisations. Le seul moyen de ne pas
passer à coté les uns des autres, c'est de marcher dans la même
direction, celle de la liberté.
«S'e noi tiremu tutt'inseme / Si nous tirons tous ensemble
Forse ch'un giornu sciappera / Peut-être qu'un jour ça éclatera
Da fanne un frombu frombu frombu / Jusqu'à produire un vrombrissement
Chi ribombi da mar'in dà / Qui retentira de l'autre côté de la mer
S'e noi tiremu tutt'inseme / Si nous tirons tous ensemble
Forse ch'un giornu sciappera / Peut-être qu'un jour ça éclatera
Da fanne un frombu frombu frombu / Jusqu'à produire un vrombrissement
Cum'un cantu di libertà / Tel un chant de liberté.»
CATENA (Chjami Aghjalesi) Extrait
_______________________________________________________
Salut fraternel à tous les peuples qui se battent pour leur
indépendance.
Evviva u populu corsu in lotta !
A PROPOSITO DELLA RESISTENZA:
Message : 1
Date : Mon, 6 Sep 2004 16:12:20 +0200 (CEST)
De : delasalle francois <francoisdelasalle...>
Objet : violence et résistance en corse
avec prière de diffusion sur le groupe de discussion - merci.
Les problèmes rencontrés par les peuples de France et d'ailleurs, ne pourront être
résolus que dans le respect des valeurs humaines qui sont : la tolérance, la nonviolence, le respect des autres et de soi-même, le respect de la vie.
La violence, na jamais résolu quoi que ce soit.
Regardez l'état dans lequel se trouve le monde : voyez-vous dans un pays en proie à la
violence, le respect des droits des individus, le respect de la souveraineté des peuples.
Et, permettez-moi de vous dire, qu'aucunes violences, qu' aucunes guerres de par le
passé, n'ont jamais permis, celles-ci une fois terminées, d'établir dans la totalité de
leurs droits les individus. Et, penser le contraire, c'est se méprendre.
Je n'annonce pas qu'il nous faut accepter l'asservissement car, l'asservissement est une
forme élevée de violence et de non-respect de l'individu.
Si vous désirez vous délivrer du joug de l'injustice, la résistance, est la solution. Ne
vous méprenez pas, résister signifie : ne pas céder à l'adversaire et, cela n'implique pas
l'usage de la violence.
La résistance est une force positive et constructive. Ce n'est pas exactement ce qu'on
entend par "solution politique" car, la solution politique suppose des compromis, des
négociations,... un marchandage.
204
Et, de tels compromis, de telles négociations, impliquent qu'une des parties sera lésées
et, léser des individus, c'est encore leur faire violence.
La résistance qui est l'objet de mon propos est celle mise en pratique au quotidien par
la grande majorité Corse ; je n'apporte donc là rien de fondamentalement nouveau. La
résistance est le refus strict à tout asservissement et, la détermination de se maintenir
dans nos droits les plus fondamentaux.
J'ai toute confiance pour un avenir serein de la Corse.
Cependant, et j'insiste : en Corse, les extrémistes de tous poils, qui au nom de quelques
idéaux que ce soit, usent de violence, ne servent favorablement en rien, ni la Corse, ni
les Corses.
francoisdelasalle…
Message : 4
Date : Tue, 21 Sep 2004 09:44:29 +0200 (CEST)
De : delasalle francois <francoisdelasalle...>
Objet : la langue corse
la langue corse
texte de M.B. in, la Corse votre hebdo, n°271, p16
"J'ai 90 ans et, que je sache, la langue corse n'a jamais existé. Il y avait en Corse une
multitude de dialectes dérivant tous plus ou moins du génois, toscan et autres
provinces italiennes. L'en-deçà des monts était incompréhensible par l'au-delà des
monts, celui d'Ajaccio étant encore à part. Au-delà des monts même la prononciation
variait d'une pieve à l'autre mais on se comprenait. Bonifacio encore, à part, accueillait
les "étrangers" en parlant français. Le Père de la Patrie, notre héros Pascal Paoli, luimême, n'a jamais écrit en "langue corse" mais en latin ou italien, car tous les gens aisés
de l'époque faisaient leurs études en italien.
Cette langue que l'on veut imposer pour des raisons politiques ne sera jamais un
véhicule pour le commerce international. La grande majorité des adultes ou
adolescents ne sait pas la lire et n'écoute plus les informations de FR3 Corse parce
qu'incompréhensibles. (...)"
Message : 4
Date : Wed, 22 Sep 2004 09:50:11 +0200
De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale <cumunicatu@...>
Objet : « La culture corse et l'humanisme chrétien sont les seules valeurs légitimes
sur notre île ! » VOCE POPULARE
« La culture corse et l'humanisme chrétien sont les seules valeurs légitimes sur notre
île ! »
Beaucoup de tribuns étaient réunis à Corti pour nous convaincre que l'heur de
l'alternative est arrivé ; Il nous faudrait renoncer à faire de notre culture le fondement
de notre lutte au profit d'un républicanisme libéral et éclairé. L'affirmation de notre
souveraineté culturelle serait source d'obscurantisme et de barbarie comme en
205
témoignerait « une recrudescence d'actes à caractère raciste »
Voce Populare tient donc à apporter une clarification qui mette un terme aux logiques
sacrificielles que ces ténors de l'humanisme désincarné reproduisent allégrement.
La culture corse existe et constitue le seul moyen d'habiter cette terre sans l'exploiter
comme un simple moyen. Reflet d'une géographie physique qui redessine les frontières
en permanence, le corps de l'habitant répond à une géographie mentale qui pondère sa
façon de vivre et de partager.
Si une culture se transforme au grès des rencontres, des ouvres qui naissent de cellesci, des savoirs et des utopies qu'elles génèrent, elle préserve une unité par la mémoire
qu'elle véhicule et l'habitat qu'elle rend possible.
Elle engage ses enfants dans un rapport quotidien au corps, à l'autre, à la parole et au
temps qui sont singuliers. Héritière, comme beaucoup d'autres de la radicalité du
message christique, la culture corse condamne la pratique du bouc-émissaire et la
sacralisation des hommes et des institutions. Elle partage ainsi le fondement du
processus de laïcisation qui trouve son origine dans le modèle christique et se réalise
dans l'humanisme chrétien. Le peuple corse n'est donc pas « une communauté de sang
» car le sang n'existe en Corse que pour signifier une exigence !
Le peuple corse n'est pas « une communauté de destin » car le destin n'existe que pour
ceux qui n'ont plus d'avenir ! Le peuple corse existe par tous les membres de notre
communauté de culture qui prenne corps dans l'espace public à travers leurs
productions.
Etre corse, cela signifiait autrefois une façon de vivre, aujourd'hui cela passe par un
choix de vie dans une communauté en partie acculturée. Notre nation est « une
communauté de culture » et elle fait peuple à travers ses patriotes sans lesquels l'espace
public disparaîtrait. A ce titre, notre communauté est ouverte à tous ceux qui veulent
s'intégrer à notre culture et aux exigences christiques dont elle recèle. En revanche,
nous interdisons le territoire à la mystique libérale incarné par l'empire américain, au
fondamentalisme des religions de la loi et au scientisme de l'idéologie des lumières
maçonniques qui ont toujours engendré le sacrifice des hommes et des peuples.
Nous ne sommes pas dupes de cette médiatisation outrancière du racisme en Corse et
savons que les acquis du S.T.C marin pose aujourd'hui un problème tel, qu'il faut
détourner l'attention des français et mettre au ban une culture qui reste le fondement de
cet acquis.
Le racisme est à nos yeux le résultat d'un rejet mutuel qui participe de cette
acculturation grandissante ; Rejet de notre culture que l'on ignore superbement, rejet
des étrangers à la mystique libérale à laquelle on participe fondamentalement :
L'étranger du sporting ou des villas de luxe n'est jamais rejeté !
Pour Voce Populare ce rejet mutuel et ces logique sacrificielles ne trouveront un terme
que lorsque la culture corse et les exigences christiques dont elle recèle accèderont à la
souveraineté. Semu corsi, semu christiani, innamurati di a liberta di l'omu. (Nous
sommes corses, nous sommes humains, épris de la liberté de l'homme !).
Pour Voce Populare, le secrétaire national.
Message : 5
Date : Tue, 21 Sep 2004 12:32:20 +0200
De : "Yvan Rey" <yvan.rey...>
Objet : Re: la langue corse
206
Salutu,
La Norvège a connu le même problème : il n'y avait pas de "langue norvégienne", mais
une multitude de "dialecte"norvégien" selon les régions du pays.
Les Norvégiens se sont réunis et, partant des dialectes régionaux, ont défini ce qui est,
maintenant, la langue norvégienne.
La Corse peut très bien faire de même.
Qu'est-ce qu'une langue commerciale ? Aux USA, dans le sud, il est souhaitable, voire
recommandé, de connaître la langue espagnole.
Dans notre pays où il y a 4 langues nationales, lorsqu'il y a des rencontres entre gens
qui ne parlent pas la même langue nationale, il est de plus en plus d'usage de parler
anglais... Ca n'enlève rien à nos langues nationales.
Yvan.CH
Message : 8
Date : Sat, 25 Sep 2004 10:34:09 +0200
De : "Yvan Rey" <yvan.rey...>
Objet : Aiò
Le magazine Aiò suspend sa parution. Il a perdu le soutien de ses principaux
partenaires financiers : la SNCM, le conseil général de la Haute-Corse, la CCM....
C'est encore un coup bas en vue de la destruction et de la disparition de la société
corse.
Que le Conseil général de la Haute-Corse annule son soutien me fait penser qu'il y a
des Corses capables de se faire hara-kiri, pas sur le plan économique bien sûr, mais sur
le plan social, culturel, identitaire.
Ceux qui se sont livrés pieds et poings liés à l'occupant français ne sont, en effet, plus
dignes d'être considérés comme des Corses. Ce sont des gueux sans âme, sans coeur,
sans racines.
Yvan.CH
Yvan REY
Delay 4
CH-1110 Morges
0041-21-801.72.45
yvan.rey...
De : Informations de la liste Unità Naziunale <infurmazione@...>
Date : Mardi 28, Septembre 2004 21:18
Objet : 35 % des Français souhaitent Corsica indépendante !! c'est bon çà !
Subject: 35 % des Français souhaitent Corsica indépendante !! c'est bon çà !
Questions trouvé sur le site expressionpublique
207
Question 4 : Vous-même, souhaitez-vous
que la Corse…
… reste française, avec le même statut
que les autres régions
… reste française, avec plus d'autonomie
que les autres régions
… ou qu'elle devienne indépendante
Sans opinion
Non réponse
51 %
11 %
35 %
3%
0%
Question 5 : Et pensez-vous que dans leur
majorité les Corses souhaitent…
… rester Français, avec le même
statut que les autres régions
… rester Français, avec plus
d'autonomie que les autres régions
… ou que la Corse devienne
indépendante
Sans opinion
Non réponse
38 %
49 %
7%
6%
0%
Question 6 : Le nationalisme corse est-il à
vos yeux...
… un mouvement d'émancipation qui
agit pour une meilleure
reconnaissance de l'identité corse
… ou un mouvement porteur d'une
idéologie xénophobe
Ni l'un, ni l'autre
Sans opinion
Non réponse
11 %
73 %
15 %
1%
0%
Message : 1
Date : Sat, 02 Oct 2004 12:52:38 +0200
De : Gunter Lauwers <gunter.lauwers...
Objet : Re: Re: [Unità Naziunale ] Fw: Norpad'calé ? Non ! Nous sommes les PAYSBAS français !
At 11:09 1/10/2004 +0200, Olivier Dinant wrote:
>Pour terminer, si je comprends la frustration des Flamands de France,
>personnellement j'agis chaque jour contre la flamandisation de
208
>la Wallonie et du Hainaut. Et les exemples de ce phénomène sont légion ;-)
>
>Oli
>>Olivier Dinant
j'aimerais bien avoir quelques exemples , parce que j'ai pas mal de doutes,
là!
Amicalement,
Gunter
Message : 2
Date : Sat, 02 Oct 2004 11:28:55 -0000
De : "Acquaviva" <petrusantuacquaviva...>
Objet : Re : la langue corse
Unification ou normalisation, la différence s'estompe si l'on
considère que la linguistique comme une science sociale : rien ne
peut êtrevalidité scientifiquement .Dès lors quand on impose une
langue (unifiée ou normalisée) à un peuple, on ne peut aire table
rase du passé; des mots français ont ainsi une origine ocienne,alors
que oil a été imposé.
D'autre part, ce que tu réponds au sujet du Sud-Ouest et du Comté de
Nice ne peut servir d'argument. Je citais avec ces régions la
Bretagne, qui , il me semble, ne fait pas partie de l'aire
linguistique ocienne mais d'une aire spécifique, comme...Bonifaziu.
A cela il est possible d'ajouter d'autre régions telles que le Nord
(parlé Chti), par exemple.Donc je peux confirmer ce que je disais
précédemment.
Enfin, mais je ne m'étendrais pas sur ce sujet car ce n'est pas le
but de ce forum, on ne peut considérer Oil et Oc comme des langues
totalement différentes.
--- Dans unita-naziunale@... "sintineddi"
<sintineddi@...> a écrit
> Salute
>
> >Une phase d'unification linguistique - qu'elle soit d'origine
politique ou
> >non - est nécessaire dans la génèse de toute langue. Le français
lui
> >même n'est-il pas issu "d'une multitude de dialectes" ? N'exista-t> >il pas un temps où, les français du Sud, attachés à leur langue
> >d'Oc, ne parvenaient à comprendre les français du Nord,
> >s'exprimant,eux, en langue d'Oil ?
>
> C'étaient 2 langues différentes !!! La langue d'oil a écrasé la
langue d'oc,
209
> tout simplement parce qu'elle était la langue du roi, la langue
imposée
> administrativement, commune à tous ceux qui savaient lire et
écrire au
> moment de la révolution, c'est à dire une majorité de notables et
de
> bourgeois.
> En quelque sorte, le roi a tendu le bâton pour le battre. Le
français tel
> qu'il est parlé aujourd'hui est issus d'une normalisation, pas
d'une
> unification.
>
> >En France aussi des régions ne sont-elles pas longtemps restées
> linguistiquement isolées >comme l'a pu être Bonifaziu ? La
Bretagne, Le
> Comté de Nice, le Sud Ouest ont> >ils vu leur langue évoluer de la même manière que la "France
profonde"?
>
> Les langues du Comté de Nice et du Sud Ouest, sont des dialectes
d'Oc.
>
----- Original Message ----> From: "Acquaviva" <petrusantuacquaviva@...>
> To: <unita-naziunale@...>
> Sent: Tuesday, September 28, 2004 7:57 PM
> Subject: Re : [Unità Naziunale] la langue corse
>
>
> Salute a tutti,
> Je suis tout à fait d'accord avec ce qu'a repondu Yvan.Une phase
> d'unification linguistique - qu'elle soit d'origine politique ou
> non - est nécessaire dans la génèse de toute langue. Le français
lui
> même n'est-il pas issu "d'une multitude de dialectes" ? N'exista-t> il pas un temps où, les français du Sud, attachés à leur langue
> d'Oc, ne parvenaient à comprendre les français du Nord,
> s'exprimant,eux, en langue d'Oil ? En France aussi des régions ne
> sont-elles pas longtemps restées linguistiquement isolées comme l'a
> pu être Bonifaziu ? La Bretagne, Le Comté de Nice, le Sud Ouest
ont> ils vu leur langue évoluer de la même manière que la "France
> profonde"?
> Pour ce qui est des écrits de Pasquale Paoli, le texte cité avance
> un argument totalement irréfléchi. Depuis quand le fait que les
> personnalités de l'Histoire d'un pays aient ou non utilisé la
langue
210
> nationale retire-t-il, à ladite langue , toute légitimité ? Que
dire
> des penseurs romains qui,jusqu'à la réforme de Cicéron, utilisaient
> le grec pour écrire? Le latin ne perdait pas son statut de langue
> pour autant. Que dire de personnalités telles que Saint Augustin,
de
> Descartes qui optèrent pour le latin à la place du français? Le
> français ne perdit pas son statut de langue pour autant. Ce qui est
> mis en évidence ici, et là est le véritable problème selon
moi,c'est
> que le corse n'est pas encore une langue à concepts, une langue à
> partir de laquelle il est pôssible de théoriser, de conceptualiser.
> Cela dit, et là réside mon espoir pour notre langue, tout reste
> encore possible : une refonte du corse-à la manière de Cicéron,
pour
> le latin-est toujours possible.
> Enfin, et pour bien montrer que tout argument quui tendrait à
> montrer l'inexistance du corse simplement parceque des motifs
> politiques tentent de le soutenir, j'invite cet homme de 90 ans à
se
> tourner une fois de plus sur l'histoire du français...François Ier
> avait fait limiter les publications de textes en une autre langue
> que le français et, plus receement, Jacques Toubon a proposé une
loi
> visant à protéger la langue de molière des anglicismes...Le
> politique impose le français...mais il continue d'être une
langue...
> excusez-moi d'avoir été un peu prolixe mais j'ai du mal à tolérer
> les inepties émanant de certaines personnes aigries par les années.
> > Petru-Santu
>
> --- Dans unita-naziunale@..., "Yvan Rey"
<yvan.rey@...>
> a écrit
> > Salutu,
>>
> > La Norvège a connu le même problème : il n'y avait pas de "langue
> norvégienne", mais une multitude de "dialecte"norvégien" selon les
> régions du pays.
> > Les Norvégiens se sont réunis et, partant des dialectes
> régionaux, ont défini ce qui est, maintenant, la langue
norvégienne.
> > La Corse peut très bien faire de même.
>>
> > Qu'est-ce qu'une langue commerciale ? Aux USA, dans le sud, il
est
> souhaitable, voire recommandé, de connaître la langue espagnole.
> > Dans notre pays où il y a 4 langues nationales, lorsqu'il y a des
211
> rencontres entre gens qui ne parlent pas la même langue nationale,
> il est de plus en plus d'usage de parler anglais... Ca n'enlève
rien
> à nos langues nationales.
>>
> > Yvan.CH
>>
> > .----- Original Message ----> > From: delasalle francois
> > To: unita-naziunale@...
> > Sent: Tuesday, September 21, 2004 9:44 AM
> > Subject: [Unità Naziunale] la langue corse
> >> > la langue corse
texte de M.B. in, la Corse votre hebdo, n°271, > >
"J'ai 90 ans et, que je sache, la langue corse n'a jamais
> existé. Il y avait en Corse une multitude de dialectes dérivant
tous
> plus ou moins du génois, toscan et autres provinces italiennes.
L'en> deçà des monts était incompréhensible par l'au-delà des monts,
celui
> d'Ajaccio étant encore à part. Au-delà des monts même la
> prononciation variait d'une pieve à l'autre mais on se comprenait.
> Bonifacio encore, à part, accueillait les "étrangers" en parlant
> français. Le Père de la Patrie, notre héros Pascal Paoli, lui-même,
> n'a jamais écrit en "langue corse" mais en latin ou italien, car
> tous les gens aisés de l'époque faisaient leurs études en italien.
> > Cette langue que l'on veut imposer pour des raisons politiques
> ne sera jamais un véhicule pour le commerce international. La
grande
> majorité des adultes ou adolescents ne sait pas la lire et n'écoute
> plus les informations de FR3 Corse parce qu'incompréhensibles.
(...)"
Message : 1
Date : Mon, 4 Oct 2004 02:27:01 EDT
De : Webtools2... Objet : Re: un nouveau sondage
Dans un e-mail daté du 03/10/2004 19:29:32 Paris, Madrid (heure d'été),
ribelu... a écrit :
> Sujet :RE: [Unità Naziunale] un nouveau sondage
> Date :03/10/2004 19:29:32 Paris, Madrid (heure d'été)
> De :[email protected]
> Répondre à :[email protected]
> A :[email protected]
> Envoyé via Internet
212
>> salute a te
> > si proteger sont emploie contre une arriver massiver d'etrenger sur notre
> ile( alors oui je suit raciste )
>
> si aprendre la langue des miens a mes enfants et qu'ont me disent que celle
> ci n'en n'ai pas une
> alors oui je suit raciste
>
> si proteger mon peuple des affamie provulguer sur les continents au sujet
> des compatriottes incarcerer pour une noble cause
> alors oui je suit raciste
> je cpense qu'ont pourait y passer la nuit mais pour finir il faut savoir que
> le peuple corse ne demende que la paix
> PS si ont dit que les corses sont racistes allez voir ailleurs et vous
> comprendre trez vite que les coupable ne se trouvents pas chez nous
> sur ceux (a vedecci )
>
je confirme que je vous soutiens
votre combat est propre
Message : 7
Date : Wed, 6 Oct 2004 11:36:16 +0200
De : "Infurmazioni di u situ \"Cumitatu Contru a Ripressioni\" / CAR Corse"
<carcorsica…
Objet : BASTA L'INGHJUSTIZIA
BASTA L'INGHJUSTIZIA
NON A LA DEPORTATION POLITIQUE
Jugé coupable d'homicide involontaire et condamné à huit années d'emprisonnement
en Lituanie, Bertrand CANTAT a été rapproché des siens et on lui a même donné la
possibilité de choisir son lieu d'incarcération au plus prêt de sa famille et C'EST
NORMAL !
Pendant plusieurs années Emille LOUIS, a pu bénéficier des conditions optimum de
détention qu'offre le pénitencier de Casabianda, véritable club Med, pour les plus
grands délinquants sexuels. Pendant plusieurs mois ce sinistre personnage a même eu
l'occasion de se promener en toute liberté entre la plaine Orientale et Bastia, où il
assurait sans aucune surveillance particulière le rapatriement du linge de cet
établissement.ET C'EST TRES DANGEREUX !
Depuis plus de quatre années à aujourd'hui plus de 50 prisonniers Politiques Corses et
leurs familles vivent un douloureux exil carcéral, ponctué de mise à
l'isolement systématisée et de mauvaises conditions de détention caractérisant ainsi,
la volonté de l'Etat de ne pas respecter la loi dés lors qu'elle peut permettre à de jeunes
corses d'être de véritables êtres humains, emprisonnés pour une lutte éminemment
politique certes mais des êtres humains quand même et surtout. ET C'EST INJUSTE!
O corsi un li lasciemu fà, femu inseme rispetà i dritti umani , chè l'omu corsu ellu dinù
213
hé impastatu di carre e di u nostru sangue.
Un lasciemu inghjulià cusi i dritti di e famiglie corse, ùn li lasciemi torna una volta
culpiscie e figlioli di u nostru populu di tanta inghjustizia .
O corsi , tutti à la mossa , à la riscossa chi n'he ghjunta l'ora d'impone ghjustizia pà u
nostru populu .
TUTTI IN AIACCIU
U 9 UTTROVI PIAZZA DI A GARA
A 5 ORE DOPU MEZIORNU.
LIBERTA PER TUTTI I PATRIOTTI
Message : 1
Date : Fri, 08 Oct 2004 09:47:09 +0100
De : stellalac <stellalac…>
Objet : Re: BASTA L'INGHJUSTIZIA
le 6/10/04 15:36, daltori…à daltori… a écrit :
quandu vennara u ghjornu chi u CAR a da diclara publicamentu, chi u car
cundanedgja u principiu chi un ci volli a servasi di u muvimentu per fa
affari soii.
u pruverbiu francesu dici: qui ne dit rien consent
M. DURAZZO GHJUVAN'FRANCESCU
Poghju …Vechja
BICHISGIÀ
La critique est aisée mais l'art est difficile
La critique est aisée quand elle permet de prendre prétexte que le CAR ne
dénonce pas telle ou telle chose pour se laver les mains de tout.
La critique est aisée quand elle permet de rester tranquillement chez soi.
La critique est aisée quand elle permet de faire semblant d'ignorer que le
CAR n'est pas un mouvement politique et qu'il n'a pas à prendre position sur
tout et n'importe quoi.
Mais l'art est au combien difficile quand il s'agit d'être présent aux côtés
de ceux qui souffrent au quotidien, depuis de trop longues années, quand il
s'agit surtout de ne pas prendre les prisonniers politiques comme alibi pour
régler ses comptes personnels.
Car il ne faut pas oublier que les prisonniers politiques sont les otages de
l'Etat français. C'est l'Etat français qui se sert d'eux comme moyen de
pression sur le mouvement national.
Alors arrêtons de les prendre pour alibi à tout propos, car alors on utilise
les mêmes arguments que l'Etat... et on fait son jeu.
Un proverbe français dit : comme on fait son lit, on se couche. Stella Castela
214
Message : 6
Date : Fri, 8 Oct 2004 11:27:38 +0200
De : "ODARC - M LUCIANI" <mluciani…>
Objet : RE : BASTA L'INGHJUSTIZIA
Et un corse dit : Un ti riddi di lu moi dollu, chi quand'ellu sera
vecchju, u toiu sera novu !
-----Message d'origine----De : stellalac [mailto:[email protected]]
Envoyé : vendredi 8 octobre 2004 09:47
À : unita-naziunale@y...
Objet : Re: [Unità Naziunale] BASTA L'INGHJUSTIZIA
le 6/10/04 15:36, daltori… à daltori… a écrit :
Message : 1
Date : Fri, 8 Oct 2004 15:58:21 +0200
De : "Esiliatu" <yves.loviconi…>
Objet : Re: BASTA L'INGHJUSTIZIA
Re: [Unità Naziunale] BASTA L'INGHJUSTIZIAA un certu Durazzo
Quandu venerà u ghjornu chi i "Durazzo è consort" dichjaranu publicamente (à u
circondu nostru) ch'avemu tutti a missione di difende a Nostra Terra è aiutà tutti i
Patriotti senza fà u ghjocu di u statu francese in parlendu sempre troppu pè nunda dì ?
Quandu venerà u ghjornu di ghjudicà publicamente u statu francese è no i Patriotti
Nostri ?
Quandu venerà u ghjornu d'esse à fianca noi è no pè esistà à traversa u web ?
Di sicuru, se avete capitu ciò ch'ella rispostu a nosta amica Stella, sarete tutti à fianca
noi in aiacciu stu sabatu 9 d'uttobre ........
Sintimenti Corsi
l'Esiliatu
Message : 5
Date : Fri, 8 Oct 2004 17:40:20 EDT
De : daltori… Objet : Re: BASTA L'INGHJUSTIZIA
non tout n'a pas était dit.
je ne serais pas en Aiacciu demain
u me nimicu hè u statu francesu, mais qui ne dit rien consent
hè per quessa chi apraraghju sempri à me bocca è ancu di piu si riceva i
minacci.
hè meghju ha essa mortu è drittu, chi di campa tortu
215
Si no vulemu salva qualcosi, ci voli à essa pulitu.
Si un di nosciu hè pédophilu l'emu da sustenu????
M. DURAZZO GHJUVAN'FRANCESCU
Poghju …Vechja
BICHISGIÀ
Message : 6
Date : Sun, 10 Oct 2004 04:27:56 EDT
De : daltori… Objet : (sans sujet)
Anto un ha micca vulsutu passa à me prima risposta alori ha vi mandu à tutti
di manera particulara sopra tuttu à unu certu yves.loviconi… .
Vi saluti guasgi tutti
Incu i vosci risunamenti a francia hè sigura di pudè sta annati è ancu seculi
indè no.
U Populu Corsu, un hè piu darreti à no, parchi????
Parchi un vulemu micca fa à noscia analisa di sta perza di u sustegnu
popularu, indu so la ghjenta chi fallaghjani in carrughji 20 anni fa, indu so
passati l'illetori di i primi illezzioni righjunali?
Comu si facci chi u rinovu senza nima, partirtu tardu in campagna, a riiscutu
a fa stu risultatu??
Parchi tutti sta ghjenta si ni so andati???
Parchi certi un volani micca d'una vera rifundazziona di u muvimentu????
In u muvimentu naziunalistu, ava ci volli a suvita comu peghjuri, sino comu
m'hè statu dittu "un ha da micca puda veda crescia à to zitedda", ma ancu mortu
appraraghju à me bocca.
Message : 7
Date : Sun, 10 Oct 2004 11:41:17 +0200
De : "Esiliatu" <yves.loviconi...>
Objet : Risposta è basta sti scritturi
Salut à toi,
Je te réponds en français pour te dire :
1°) Je maintiens que tes propos sont critiquables dans la mesure où t'exprimant ainsi
sur le Web tu fais le jeu de l'état et des médias qui ne font que nous ensevelir un peu
plus tous les jours en utilisant l'image et les propos des uns et des autres !
2°) Je maintiens que toutes les idées des différentes organisations doivent s'exprimer
en réunions internes et non en prêtant le flan !
3°) Je maintiens que toutes les personnes déportées à paris dans le cadre des lois
scélérates de l'état français doivent être défendues et soutenues, ce qui n'oblige
personne à entretenir des liens qu'il ne désire pas !
4°) Je maintiens que c'est ainsi que des erreurs seront évitées !
Enfin, je ne pense pas que mes propos aient pû être menaçants envers qui que ce soit,
ceux qui me connaissent le savent bien. Que ce soit en détention où ailleurs, j'ai
toujours prôné le "fédéralisme corse" (si on peut le présenter ainsi) sans entrer dans
l'angélisme mais surtout sans se perdre dans les méandres que nous avons connues.
Sentimenti Fraterni
Esiliatu
216
Message : 8
Date : Sun, 10 Oct 2004 11:48:46 -0700 (PDT)
De : paul giudicelli <pcorsica2003...>
Objet : reponse a mes compatriotes sur l'affaire corse
cher compatriotes un petit mot a propos de l'affaire corse:je n'ai pas encore eu le plaisir
de le voir car je vis aux usa mais je suis de zonza pour preciser.critiquer ce film serait
faire plaisir aux elus que les corses n'aiment pas ou du moins ne respectent pas les
corses ont toujours eu la reputation d'etre une race intelligente et avec un code de
l'honneur irreprochable critiquer ce film est nous mettre aux niveau des gens que nous
ne respectons pas l'homme intelligent est celui qui ignore ce genre d'insulte et d'autre
part je trouve que si on fait un film sur nous c'est qu'on a de l'interet pour notre pays
dans mon cas je suis flatte qu'on fasse un film sur mon pays meme si c'est
humouritisque ca ne fait de mal a personne ca fait connaitre notre pays de plus en plus
c'est de la pub gratuite et la pub ca coute cher donc y'a pas raison de s'enerver plus
vous denigres la france et plus vous nous rabaisses aux yeux des francais et nous faites
connaitre comme gens sans education
j'ai ete eleve par ma grand mere celon les valeurs et le code de l'honneur de la corse
d'il y'a 800ans en arriere ma famille est la bas depuis 841 nous sommes une des trois
plus vieilles familles de corse et quand je vois comment certains se comportent sur le
net ils nous font plus de tort qu'autre chose et le plus commique c'est que certrains
n'ont meme pas un nom corse et se permettent de parler en notre nom comme des
natifs de la bas ca me fait rire sournoisement et ce sont cela qui ouvrent leurs bouchent
le plus,je tiens a lancer un message a mes freres corses a propos de la liberation de la
corse on ne sera jamais detaches de la france c'est techniquement impossible je voudrai
qu'on m'explique qui va nous founir l'electricite les denrees et le reste,comment je l'a
vois l'histoire si on est autonomes demain n'importe quelle grande puissance
debarquera chez nous et va nous dire comment vivre et la corse restera un pays
misereux car elle devra avoir recours aux explosifs donc aux
terrorisme et rappelez vous c'est pas la pauvrete qui ammene a la terreur mais la
terreur qui ammene a la pauvrete si on ne s'adapte pas au systeme le systeme nous
ecrase et c'est ce qui ce passe en corse on ne veux pas s'adapter on est dans la misere et
j'ai cru comprendre que la drogue est un fleau chez nous maintenant de mon temps
c'etait interdit voir meme punit severement par le code d'honneur et moral de la corse
comment ca se fait que c'est tolere maintenant c'est peut etre par la qu'il faudrait
commencer!nettoyer chez nous la bande de petit loufiats qui distribue ca dans les rues
la france n'a rien a voir avec ca j'ai comme l'impression qu'elle est une excuse a notre
manque d'organisation interne les corses n'ont jamais eu besoin de personne pour
regler leurs problemes comment ca se fait qu'on est tombe aussi bas jusqu'ici aux etats
unis j'entend parler du probleme corse et ce que j'entend ne me fait pas plaisir je
comprend qu'on commence a nous comparer aux petits bedouins
de la banlieu parisienne et ca c'est innacceptable pour moi d'ou mon email aujourd'hui
et j'espere qu'il sera interprete dans le bon sens et reveillera l'honneur qui a toujours
precede la race corse et nous aidera a nous remettre dans le chemin de la paix et de la
justice si je peux aider qui que se soit a propos des valeurs ancestrales de la corse je
serai ravi de le faire je pense que mon email apparaitra sur l'ecran.sur ce mes freres je
vous laisse et j'espere que notre pays trouvera sa voie bientot.pace y salute a
tutti,paulu.
217
Message : 3
Date : Sun, 17 Oct 2004 22:35:31 +0200
De : Informations de la liste Unità Naziunale <infurmazione@...>
Objet : Dédicace de P.Poggioli
Le dernier ouvrage de Pierre Poggioli
"Derrière les cagoules "
Le FLNC des années 80
Paru aux éditions DCL est désormais disponible dans les grandes librairies de
l'Hexagone.
Après avoir participé au Festival du livre de Mouans-Sartoux les 9 et 10 octobre,
Pierre Poggioli présentera son ouvrage le samedi 23 octobre à Paris, Espace Cyrnéa,
38 allée Vivaldi Paris XIIème, à partir de 18h.
Derière les cagoules
4ème de couverture
Du " Fronte Paesanu Corsu di Libérazione ", (FPCL), apparu en octobre 1973 au
FLNC créé le 5 mai 1976 en passant par " Ghjustizia Paolina ", la clandestinité corse
s'est enracinée depuis les années soixante-dix dans la vie politique de l'île.
Marginale à ses débuts, puis tentaculaire et omniprésente, elle s'est imposée comme la
partenaire-clé dans les diverses " négociations " menées depuis par les gouvernements
successifs avec les nationalistes. Mythifiée ou vilipendée, elle est devenue un élément
majeur du paysage politique insulaire.
Nationaliste de la première heure et ancien dirigeant du FLNC, Pierre Poggioli retrace,
bulletins internes inédits de l'organisation à l'appui, l'itinéraire méconnu de cette
clandestinité corse dans les années quatre-vingts, du temps ou le nationalisme corse en
phase ascendante était lié au FLNC alors uni..
Derrière les faux-semblants et les clichés d'un néo-folklore, l'auteur entrouvre la porte
de certaines coulisses où s'est écrite l'histoire moderne corse, une histoire, étroitement
liée à celle du FLNC et de cette clandestinité qui a profondément marqué les trois
dernières décennies.
Pierre Poggioli, membre de la Direction du FLNC de 1977 à 1989, élu à l'Assemblée
de Corse de 1984 à 1998 est l'auteur de " Journal de bord d'un nationaliste corse ", juin
1996, de " Chroniques d'une île déchirée ", juin 1999, " De l'Affaire Bonnet à
Matignon ", juin 2001, de " Le nationalisme en question(s) ", juillet 2004.
Message : 1
Date : Thu, 21 Oct 2004 16:11:25 +0200
De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale <cumunicatu@...>
Objet : L'ANC et la manifestation du 23 octobre 2004
L'ANC et la manifestation du 23 octobre 2004
Le racisme anti-maghrébin dans l'île est dans la continuité de tous les racismes visant
depuis toujours les différentes populations immigrées, donc les plus démunies, qui se
sont succédées en Corse. Ce racisme vise les couches sociales les plus défavorisées
218
parmi lesquelles y compris des Corses. Ce racisme « social » est à combattre avec
force par une politique volontariste en matière de logement ( en s'attaquant aux «
marchands de sommeil »), par l'application rigoureuse du droit du travail ( contre le
patronat exploiteur), par un meilleur accès à l'école (droit à l'instruction ) au monde du
travail (formation et emploi) et dans la vie de tous les jours par une réelle politique
d'intégration à la société corse à moyen et long terme.
A côté se développe aujourd'hui un racisme empruntant la phraséologie et les slogans
lepénistes en s'alimentant des peurs engendrées par une situation internationale
inquiétante, avec la montée en puissance périlleuse d'un islamisme intégriste, mais
aussi par une situation intérieure française, dont le modèle d'intégration des
populations du Maghreb, loin d'être une réussite, ne peut servir de référence en Corse.
Profitant de cette situation, une véritable campagne d'intoxication et de manipulation
de l'opinion, ne reculant devant aucune calomnie et aucun mensonge, est orchestrée
aujourd'hui par les représentants de l'Etat et tous ceux dont le seul objectif est de nier
la réalité d'une revendication nationale corse en discréditant par tous les moyens le
combat mené par les nationalistes corses depuis trente ans.
Face à cette campagne raciste contre la Corse et les Corses, l'ANC réaffirme la
nécessité pour les nationalistes corses de dire non au racisme anti-maghrébin et de
combattre les slogans lepénistes, tout en réaffirmant les droits du Peuple corse sur sa
terre.
Le peuple corse aujourd'hui plus qu'hier doit lutter pour arracher à l'Etat français les
compétences qui lui sont indispensables pour promouvoir son propre développement.
Ces compétences doivent lui permettre la mise en place de relations économiques avec
les pays du Maghreb dans le cadre d'échanges et de partenariats impliquant une
véritable politique réciproque de contrôle des flux migratoires allant de pair avec une
réelle politique d'intégration au sein du peuple corse des populations maghrébines
présentes dans l'île, avec tous les droits et les devoirs qui en découlent.
Pour tout cela le 23 octobre, les nationalistes, dont il est regrettable qu'ils n'aient pas
présenté une position commune quant à un problème de société aussi important, même
si cette manifestation comprendra aussi des anti-nationalistes corses, doivent par leur
présence rappeler le sens de leur combat pour la reconnaissance du peuple corse,
communauté des Corses d'origine et des Corses d'adoption, et ce quelle que soit leur
origine géographique, ethnique ou religieuse. Les Nationalistes doivent réaffirmer leur
volonté de lutter pour une société corse plus juste, plus solidaire et plus fraternelle, en
se référant aux idéaux de ceux et celles qui ont initié le combat il y a trente ans et pour
lesquels le Nationalisme corse ne peut pas et ne doit pas être la haine de l'autre
Message : 7
Date : Mon, 25 Oct 2004 10:35:43 +0200 (CEST)
De : delasalle francois <francoisdelasalle...>
Objet : racime en Corse
Salute a tutti !
219
IL est possible que ce rapport qui indique que le tiers des actes racistes en France ont
été commis en Corse est fidèle à la réalité, s'il prend en considération les actes racistes
dont sont victimes les Corse sur l'île : propos racistes du show business, des animateurs
de télévision, propagande anti-corse irresponsable et systématique de la Presse dans sa
grande majorité, discrimination à l'embauche à la défaveur des Corses ("les
employeurs préférent les Non-Corses, car plus "maléables"" !)
Message : 8
Date : Mon, 25 Oct 2004 10:24:06 +0200 (CEST)
De : delasalle francois <francoisdelasalle...
Objet : à propos du rapport sur le racisme en France et en Corse
On nous informe par la Presse interposée que, selon un récent rapport remis au
gouvernement, en 2003, un tiers des actes racistes en France, ont été commis en Corse.
Au journal de 20 heures, ce samedi 23 octobre, sur France2, un journaliste commentant
la manifestation du jour à Ajaccio contre le racisme, déclara que c'est la moitié des
actes racistes en France qui sont commis sur l'île.
Quant à Dominique de Villepin, se serait plus de la moitié des violences racistes qui
serait commis sur l'île.
D'ici à peu, on nous "informera" que c'est la totalité des actes racistes qui sont commis
en Corse !!!
Dans une étude, dans un rapport, on peut mettre ce qu'on veut bien y mettre et, omettre
d'y faire figurer ce que l'on ne désire pas y voir figurer !
Dans ce fameux rapport sur les actes racistes en 2003, en France et plus
spécifiquement en Corse, sur quels critères les auteurs ce sont-ils basés ?
Personnellement, je ne croies pas à la fiabilité et à la viabilité d'un tel rapport, dans
lequel on peut mettre ce qu'on veut et ne pas mettre ce qui gênerait... Je ne partage pas
cette idée (car ce n'est qu'une idée, un rapport hautement politique qui n'a rien à voir
avec la réalité objective des faits sur le racisme) selon laquelle un tiers des actes
racistes serait commis en Corse.
En prenant des sources de travail différentes, en utilisant une toute autre méthodologie
que celle utilisée pour établir ce fameux rapport, on pourrait s'apercevoir que c'est plus
de la moitié des actes racistes en France qui ont été perpétrés par les Services de l'Etat
français ! ( actes racistes des forces de l'ordre dites bavures policières ;
raccompagnement manu-militari des ressortissants étrangers qui étaient venus
demander l'asile politique - les ressortissants étrangers sauvagement entravés et
humiliés, violentés ; loi raciste (eh oui !) sur la loi sur le voile et, j'en passe et des
meilleurs...
Alors que l'Etat et ses agents ne jettent pas la première pierre car il n'est pas le mieux
placé pour parler en faveur de la lutte contre le racisme !!!
Non, la Corse n'est pas une île raciste. Oui, la Corse reste une terre d'accueil et de
fraternité !
220
Il faut savoir que la Corse est la deuxième région de France en terme d'immigration et,
qu'au deuxième tour des Régionales, le FN était absent des listes. Cela est assez parlant
pour reconnaître et admettre que le racisme n'est pas l'apanage de la Corse.
francoisdelasalle...
Message : 13
Date : Mon, 25 Oct 2004 20:59:36 +0200
De : "AnTo_FpcL" <anto_fpcl...>
Objet : Important : A lire.Salut à tutti,Salut à tutti,
Salut'à tutti,
Après lecture et re-lecture des derniers messages sur les deux derniers mois, nous
allons travailler sur une re-structuration de la liste pour une meilleure gestion des
modérateurs sur les messages et sur la liste en elle même. Recadrer un peu plus la
charte de la liste.
La liste comme certaine fois dans l'année passe en mode Liste de diffusion et ne
diffusera que les communiqués officiels. Aucun message personnel ne sera validé.
Nous allons donc proposer via un sondage sur le site Yahoo / Liste unità naziunale sur
un certain nombre de point notamment sur liste de diffusion ou de discussion.
a.. La fusion ou non des trois listes 'pulitica' 'Unità Naziunale' et 'Cursichella' (la
dernière ne fonctionnant plus, son initiateur ayant disparu de la circulation) sondage
proposé aux trois listes.
b.. Dans l'optique d'une fusion, la liste resterait donc de diffusion et de discussion
selon la nouvelle charte.
c.. Dans l'optique d'aucune fusion : La question du sondage qui suivra sera : Liste de
diffusion/discussion ou Newsletter uniquement.
En attendant la mise en place de cette réflexion, la liste est donc en mode Liste de
diffusion et plus aucun message ne sera diffusé sauf urgence... :p
Anto
----- Original Message ----From: ||PinZEradicatoR||
To: unita-naziunale@...
Sent: Monday, October 25, 2004 6:09 PM
Subject: [Unità Naziunale] Est ce réellement constructif ?
Cher modérateur et membres de la liste,
y aurait t il moyen de retrouver l'âme de cette liste d'antan ? Loin des
attaques personnelles à chaque message. L'intérêt collectif passe par
d'autres sujets politiques que ceux liés à l'événementiel (les faits divers)
et plus à la mise en place d'une stratégie politique sur le long terme. Si
nous avons du temps et de l'argent a perdre, c'est au profit de l'intérêt
collectif et contre l'etat colonial. Pas entre nous, et encore moins a
perdre notre temps à nous regarder le nombril ou a nous chamailler. Pour ce
221
que je me souviens, le but de la liste n'est t il pas de faire partie du
contre pouvoir de la LLN. Et non pas l'antre des discussions de salon de thé
ou de discussion de comptoir... ?
Cette cunsulta, avez vous un instant pris le temps de lire le site de la
pétition ou le site de la cunsulta naziunale... ???
----- Original Message ----From: paul giudicelli
To: unita-naziunale... Sent: Saturday, October 23, 2004 10:57 PM
Subject: [Unità Naziunale] Re: [Unità Naziunale] l'Enquête corse - suite
mon cher monsieur delasalle un petit mot d'amerique pour vous poser juste
une questionest ceque vous etes corse pour parler en notres nom toutes les
cinq minutes a chaque fois que j'allume ma becane je vois votre nom et vous
parlez de tout ce qui ce passe ne corse et contre les corses je voudrais
juste savoir de quelle famille vous etes et de quel village vous etes,les
corses regles leurs problemes entre eux et n'ont surtout pas besoin
d'interpretes qui n'ont pas un nom corse et sans vous en rendre compte vous
commencez a nous faire du tord a toujours parler de tout et de rien
l'affaire colona est entre les mains de la justice et il n'y'a rien que vous
puissiez faire vous pouvez aboyer tant que vous voulez ca ne changera rien
le fait que vous lui apportiez votre soutient je suis pas contre mais
arretez de parler en son nom toutes les cinq minutes on a chez nous un code
qui s'appelle omerta et vous faillissez a ce code en vous mettant en avant
pour nous je vous serai gres de mesurer vos propos quand vous parlez de mon
pays et a propos de l'enquete corse ca prouve au moins que le cinema nous
porte de l'interet et cest la plus grande industrie de cette planete dans
mon cas je suis flatte je ne vois pas ou est le probleme avec ce film et
vous vous demandez pourquoi la corse n'est pas riche comme elee le devrait
c'est parcequ'a force de tout faire sauter les gros investisseurs ont foutus
le camp il y'a compaq qui est pret a investir chez nous et il ont peur qu'on
leur fasse tout sauter resultat on est dans la misere rapellez dans mon
dernier email je vous ai explique comment c'est arrive:ce n'est la pauvrete
qui amene a la terreur mais la terreur a la pauvrete on a fait les malins a
tout faire sauter,qui est dans la merde mantenant nous ou les investisseurs
je suis d'accord de preserver le littoral et c'est pour ca que je me battais
quand j'etais jeune mais il faudra ceder du terrain un jour ou l'autre ou le
systeme nous ecrasera etsi vous vous demandez pourquoi je m'avance tant
c'est parceque de la violence j'en ai vu plus que vous tous reunis j'etais
garde du corps de partout sur cette planete et j'en ai tire une lecon:le
crime ne paie pas regardez les palestiniens ils sont dans la merde
pourquoi?si ils arretaient leurs bombages intensifs les juifs leur
foutraient la paix mais non ils s'entetent resultat ils crevent de faim et
il nous arrivent la meme chose et en plus on a le probleme avec l'heroine
maintenant le pire fleau que la planete est connu de mon temps ca n'existait
pas et c'etait severement punit d'y toucher ou est donc l'honneur corse dans
tout ca on devrait faire le menage nous meme comment ca ce fait que personne
ne bouge?c'est parcequ'il y'a des gens que ca derange que la corse evolue
dans le droit chemin et j'ai l'impression que ce n'est pas les francais que
222
ca derangent il faudrait faire un peu de menage chez nous aussi le code de
l'honneur corse n'est plus respecte et ca,ca me derange surtout quand
j'entend jusqu'ici en amerique qu'on nous prend pour des bedouins par nos
actions injustes et ca,ca me revolte.mon cher francois je vous laisse et a
l'avenir prechez en notre faveur et ne comairez pas toutes les deux minutes
je suis ouvert a toute discution si vous avez des questions je vous donne
mon adresse prive ci dessous,amicallement paulu giudicelli
paulo...
delasalle francois <francoisdelasalle...> wrote:
Le FIGARO Entreprise a publié des indications sur les contrats de Christian
Clavier et de Jean Réno, interprètes du film l'Enquête corse. L'Enquête
corse est l'une des plus importantes productions française de l'année. Le
budget du film s'élève à 15 millions d'euros. Sur ce montant, le cachet de
Jean Réno est de 1,3 million d'euros et, cela pour seulement... 12 semaines
de tournage !
Quant à Christian Clavier, sa prestation d'acteur est évalué à 960 000
euros. Son travail de scénariste lui à rapporté 686 000 euros, soit un
cachet total évalué à 1,646 million d'euros !
Pour couronner le tout, les deux acteurs ont été logé gratis dans des hôtels
de luxe et dans des suites, lorsque les établissements en comportaient.
Ah, j'allais oublier ! Nos deux comédiens, au regard de leur grande
précarité, se sont vu octroyé, en plus de tous leurs avantages, 180 euros
d'argent de poche par journée de tournage : il faut ce qu'il faut, quand on
connaît la cherté de la vie en corse !
Quant aux corses, qu'auront-ils reçu de ce film, à part quelques miettes
lancées deci-delà ?
J'espère, qu'ils auront au moins obtenu le reconnaissance de l'industrie
cinématographique française !
Je laisse à chacun d'entre vous apprécier ces quelques éléments
d'information...
francoisdelasalle...
Message : 1
Date : Wed, 13 Apr 2005 21:07:32 +0200 (CEST)
De : santoni .. <voce_populare…>
Objet : Lettara a i mo'studienti
LETTARA A I MO' STUDIENTI,
Avvenimenti gravi sò in traccia di passassi, ci vole à vede ch'elli sò gravi, cumè
v'aghju imparatu à capisce è à leghje un passu musicale, ci vole ch'è voi sapiate leghje
u passu di a vita.
Oghje l'Università lampa fora Prufessori di Corsu, perchè palesanu una manera di
imparà u corsu sfarente da quella di a maiò parte di l'insignante di i Studii Corsi.
CHI AVVENE PER I STUDII CORSI ?
U pusitivu di istu fattu hè d'avè messu à pianu u prublema maiò, quellu di a
223
trasmissione di una Civilisazione. In tantu ch'insegnante issa scelta ghjè una
rispunsabilità tremenda ; aghju cura di voi è tale hè u sensu di a mo
respunsabilità, ghjè a raggiò per a quale ùn possu micca stammi zitta !
Sò esigente per me stessa è per voi dinù, ùn accetteraghju mai ista mediucrità chì ùn hà
micca a so piazza in l'Università.
Sè ùn riescu micca à fà accettà a ricchezza di a varietà in l'insignamentu lasciaraghju à
d'altri a primura di fà alleanza à a mediucrità. Un' c'hè d'azzione vera chè quella
arradicata à a so terra è à a sapienza tradiziunale ; ghjè què a nostra forza è a nostra
fede !
Siate esigenti per voi stessi, a carica di i Studii Corsi hè essenzialamente un serviziu,
avemu bisognu di istu strumentu à u serviziu di u populu corsu. Vidite bè chì ùn aghju
micca paura d'esse ridicula è chì impiegu senza vergogna parulle ch'omu ùn hà più u
curaggiu di prununcià oghje.
Allora lasciate corre u fattu d'esse ridiculu è u scettiscismu, marchjate dritti ver di
l'avvene, ùn vi primurate d'esse seguitati, ghjè tandu ch'omu vi seguiterà, abbiate
curaggiu sempre !
Un' siate micca sudisfatti di ciò ch'omu vi prupone, l'azzione vera dumanda a
cunniscenza di e cose è sè voi site sudisfatti tandu sarrete scartati da a realità, di u
reale. Abbiate issa suprana esigenza afine di entre in a realità di l'omu.
Un' campate solu di parulle, di literatura, siate capaci di passà da e parulle à a realità di
ciò ch'elle rapresentanu, o sinnò camparete in u falsu, ùn sarrete più capaci di capisce a
realità a più semplice.
L'educazione è l'amparera di a vita hè tutt'altra, cunsiste à fà entre in u mondu a realità
di u nostru campà è dà à ognugnu a capacità di rigiru, è quessa qualesiasi a mediucrità
di istu mondu. Ista realità di i studii corsi hè cusì grande, chì di pettu à ella, tutti
l'eguisimi, tutte e ghjelusie è l'atti i più vilani duverianu sparisce.
Eccu cumè eiu vecu l'andatura di ista filiera di i Studii Corsi, un strumentu per
riacquistà a nostra memoria, i nostri modi di campà è di pensà.
Site voi chì avete cù a vostra ghjuventù a forza di scambià ogni cosa, di scuzzulà a
paralisia è l'amnesia di i cerbelli, tandu fede è speranza rinasceranu.
Saraghju sempre à fiancu à voi.
Sentimenti patriotti,
in Cortì stu 14 di Aprile di u 2005
M...
Strada diritta et core in fronte
224
Bibliografia
Nel testo, l’anno che accompagna i rinvii bibliografici secondo il sistema autore-data, è
sempre quello dell’edizione in lingua originale, mentre i rimandi ai numeri di pagina si
riferiscono sempre alla traduzione italiana, qualora negli estremi bibliografici qui sotto
riportati vi si faccia esplicito riferimento. La parte finale della bibliografia sarà
dedicata all’elenco degli indirizzi Internet utilizzati durante il lavoro.
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culturacorsa.tk
curagiu.com: sito dedicato alla storia còrsa
cursichella.free.fr/storiaccia
jdcorse.com: Ebdomadario in linea sull’attualità politico-culturale-còrsa
liberta.come.to
membres.lycos.fr/culturacorsa: altro sito dedicato alla cultura ed alla storia
còrse, che al momento della segnalazione,
(Maggio 2004) possedeva un link con centinaia
di canzoni in Còrso. Attualmente il link non
esiste più
perso.wanadoo.fr/gbatti-alinguacorsa/ : interessante sito che si propone
l’insegnamento della lingua còrsa.
populu-corsu.com: qui è possibile trovare, oltre a pagine di storia, un immenso
serbatoio di canzoni in lingua còrsa
repubblica-corsa.org
ribombu.com
tazzu.net
webzinemaker.com/avivavoce
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Elenco siti di particolare interesse per l’Antropologia culturale, la Storia,
l’uso di internet per l’insegnamento e le ricerche.
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umane e sociali
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