NATURA MORTA CON PROSCIUTTO

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NATURA MORTA CON PROSCIUTTO
NATURA MORTA
CON PROSCIUTTO
Paul Gauguin, olio su tela, 1889 Washington, The Phillips Collection.
L’OPERA
L’opera è stata dipinta in un momento cruciale della vita dell’artista. Paul Gauguin (Parigi 1848
– Hiva Oa 1903) era appena tornato a Parigi da Arles dopo una breve e infelice collaborazione
con Van Gogh ma voleva allontanarsi dalla Francia, dalla quale poco sperava.
Il critico Fénéon scrisse in quell’anno: “.. che Gauguin era influenzato da Anquetin .. un'influenza
puramente formale, perché nelle sue opere abili e di gusto decorativo, non sembra circolare la
minima emozione” - mentre Albert Aurier rilevò in Gauguin, Bernard e Anquetin “ .. una netta
tendenza al sintetismo del disegno, della composizione e del colore, così come alla ricerca dei
mezzi di semplificazione di espressione”.
Al pittore simbolista Odilon Redon, che gli ha fatto un ritratto e cerca di dissuaderlo a partire,
scrive: “ .. ho deciso di andare a Tahiti per finire là la mia esistenza. Credo che la mia arte, che
voi ammirate tanto, non sia che un germoglio, e spero di poterla coltivare laggiù per me stesso
allo stato primitivo e selvaggio. Per far questo mi occorre la calma: che me ne importa della
gloria di fronte agli altri! Per questo mondo Gauguin sarà finito, non si vedrà più niente di lui”.
IL PROSCIUTTO SAN DANIELE
Il prosciutto di San Daniele è un prodotto c he vanta una storia e una tradizione molto antica.
La conservazione di cosce di maiale, o porco domestico, è una tecnica che fu per prima
sperimentata
dai
Celti.
Questa
popolazione
per raggiungere
tale
scopo,
utilizzava
erbe
aromatiche, aceto e l’affumicatura. In seguito svilupparono anche la tecnica del sale. I Celti
vissero in tutto l’alto e medio Friuli dal 400 a.C. fino alla fondazione della romana Aquileia, nel
181 a.C., quando cominciò un progressivo arretramento.
Si radicarono quindi nel territorio tutte queste tecniche di conservazione dei cibi, che i romani in
seguito fecero proprie. Infatti i romani conoscevano bene il prosciutto. A testimonianza il cippo
funerario
di
un
macellaio,
rinvenuto
a
Portogruaro,
ove
compare
un
prosciutto
che,
dall’inconfondibile zampino, possiamo proprio dire… di San Daniele.
Il Carducci, durante il suo soggiorno friulano del 1880, ebbe modo di apprezzare questa
specialità. In questo periodo alcuni produttori sandanielesi si fregiavano delle diciture di
“fornitore della Real Casa” e di “fornitore dei Sacri Palazzi Apostolici”.
Negli anni Venti del Novecento nacquero i primi prosciuttifici, cioè unicamente destinati a questo
prodotto. In quest’epoca si comincia ad abbandonare la razza “nera friulana” autoctona, per
altre razze più diffuse. All’inizio delle cosce di suino provenivano dalla Lombardia e veniva no
fatte arrivare di notte, per la paura che questo nuocesse alla fama del prodotto.
Contemporaneamente cominciarono ad inscatolarlo. Veniva posto in una carta oleata e poi in
stagnola e quindi posto in una scatola di legno leggero. Negli anni Trenta si co minciarono ad
utilizzare delle scatole di latta, in cui il prosciutto era sotto vuoto. Gabriele D’Annunzio tramite
un suo amico bresciano, se ne procurava per il suo Vittoriale.
Nel secondo dopoguerra furono alcuni imprenditori veneti che svilupparono, la produzione a
livelli veramente industriali, con complessi per la stagionatura di ragguardevoli dimensioni. Nel
1961 venne fondato il Consorzio del Prosciutto di San Daniele, per la tutela del nome, che
nel 1970 portò ad un’apposita legge di tutela. Nel 1996 acquisì la certificazione DOP.
FONTI IMMAGINI
Malaguzzi, Silvia Il cibo e la tavola. Electa, 2006.
BIBLIOGRAFIA
http://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Gauguin
http://it.wikipedia.org/wiki/Prosciutto_di_San_Daniele