sg revolution - vol. ii (2007)

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SG REVOLUTION - VOL. II (2007)
genere: compilation
Administrator, Friday 31 May 2013 - 13:54:22
II metal oggi è poliglotta dal punto di vista musicale e grazie all'intervento di
compilation tematiche, come per l'appunto il vol.III della SG REVOLUTION,
possiamo renderci conto delle vistose variazioni che il genere ha subito e
stà subendo negli ultimi anni. Aprono le danze i Tecnophobia e il moniker
non induce in errore, in quanto il sound proposto da questo folle progetto è
un mix di basi industrial/elettro/techno mischiate con un death molto
screammeggiato (andrebbero daccordo con i nostrani Virtual Cage),seguono
poi gli Agabus, col loro deathcore con elementi crossover, di cui apprezzo la
capienza ritmica veramente massiccia ma non tanto lo scream che in alcuni
tratti risulta tanto eccessivamente sgraziato quanto grottesco. E' la volta
degli Antagonism e del loro death zanzaroso, chiuso e cattivo. Decisamente
vecchia scuola ad eccezione di alcuni microriffs di chiusura sterzanti verso il
moderno. Con i Revenant ci troviamo in un crossover thrashcore, dotato di
un groove, che, anche se strausato, ha una presa decisa e ben articolata.
Intro straspezzato per Delirium X Tremens e la cattiveria diviene più tosta.
Elementi stoner e tecno/death si fondono creando un cumulo di piombo
decisamente poderoso, inframezzato da accordi liberi dal gusto un pò
neoclassico e solos d'impatto, lineari ma giustapposti. Seguono a ruota gli
Innercold, cattivi, violenti,veloci e dannatamente serrati e cadenzati al tempo
stesso. Molto ispirati ai Deicide. Soffusi, variegati, pesanti e dotati di una
buona melodia gli Hellriders sfoderano un deathcore post thrash veramente
notevole per idee e tecnica. Il pezzo scelto per questa compilation presenta
delle sezioni ritmiche e melodiche veramente degne di nota. Ritorniamo su i
campi elisi del death/black con i Necroshine, i quali non brillano per
originalità ma ci fanno ritornare con qualche lacrima di nostalgia ai Morbid
di Dead e alle loro primitive registrazioni analogiche. Sempre nel fittobosco
dei nostalgici tanto del vecchio stile quando dell'analogico troviamo i Loculo,
che col loro thrash/death a metà fra lo stars and stripes e il teutonico ci
fanno fare un bel viaggio nel passato, quando il metal era più essenziale e
meno propenso a troppi artifici tecnici. Un inno di violenza si sprigiona dagli
Os.Cu.Re e dal loro rap metal/crossover, incazzato e spietato, breve ma
coinciso. Un'ira repressa sfogata con sboccata trivialità alla Body Count. I
When Love Finished non si scostano tanto dalle coordinate del
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death/thrashcore, con inserti crossover e parlati vari, mentre con i Marplots
ci trasferiamo su lidi esplicitamente melodici molto vicini ai Nickelback. Con i
Final Thrash torniamo ad un thrash pestato duramente ma in cui non
mancano riferimenti melodici, riff molto più elastici e spediti e un pregevole
senso per la ritmica. La tecnica, il prog, le tastierine alla Derek Sherinian e
voci a metà fra growl e scream, sono i caratteri predominanti dei Nacom,
che tra pieces pianistici e gutturali raschiati ci regalano un death metal
particolarmente sinuoso ed elastico, tecnicamente e stilisticamente forse un
pò troppo dispersivo per orecchie non abituate. Un vortice di hardcore
melodico con un cantato a volte ricco di reminiscenze Ferrettiane e altre
urlato a squarciagola rappresenta il sound degli Anarcotici, una band
definibile come hypno-core, in quanto la ripetitività del brano e il ritmo
cadenzato porta la mente verso un totale abbandono nell' antiterra. Non per
essere razzisti, ma da una band che si chiama Coprofagia, non ci si poteva
aspettare che un concentrato di porno-gore-brutaldeath violento e ferino,
con i soliti intro a base di snuff movie. E' un piacere poi reincontrare gli
Exhuman dopo ben quattro anni, da quando nel 2003 ebbi il piacere di
recensire l'autoprodotto "Partition of disorder" e devo dire che il death
proposto dal combo messinese ha subito dei vistosi passi in avanti
soprattutto per quanto riguarda il versante dell'originalità. Avviandoci quasi
alla fine del primo cd della compilation, incontriamo in penultima posizione i
Corroosion, una band veramente granitica, non troppo votata alla velocità
ma anzi decisamente incline ai tempi cadensati del deathcore più oscuro e
monolitico. Degno di nota il growl profondo e gorgogliante del singer, il
miglior condimento a tutto il brano. Concludiamo la prima cavalcata con
l'hardcore/death melodico degli Eclipse, una vera centrifuga di riff veloci e
melodici, dinamici e molto sfuggenti.
Il secondo cd si apre con un'orgia di swedish death metal a firma Eldritch.
Decisamente un sound molto ispirato alla new way del death metal, tanto da
far ricordare in alcuni frangenti, gli Arch Enemy di "Anthems of Rebellion",
eccezion fatta per i cantati puliti che ammorbidiscono di molto il risultato
finale. Al cambio traccia facciamo un salto di quasi vent'anni con l'heavy
degli Anguish Force: un concentrato di heavy/thrash speed a'là Anthrax con
i ritornelli aperti dei Dio. Sicuramente un lieto ascolto per i defenders fissati
di guitar heroism, vocalizzi trita-attributi e quant'altro. Con gli Odd Dimension
ci si diletta con un prog-metal molto early'90, di chiara matrice Dream
Theater, senza infamia e senza lode, con lucide prospettive manieristiche.
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Comunque godibili. Andiamo avanti col power/speed metal condito con forti
richiami epic dei Perpetual Fire. Che dire: abbastanza scontati nelle ritmiche
e nelle melodie. Un classico power vecchia scuola. Seguono i Bloody Slave,
esecutori di un death metal, ritmato e melodico, articolato con un buon
growl, ma con una risoluzione a voce pulita decisamente scontata e poco
d'impatto; gustosa per la melodia ma poco utile all'economia del pezzo.
Cambiamo decisamente ambientazione con gli Shivan: un concetrato di
emo, gothic e melodie sussurate con graziosa potenza ed articolate con un
variegato senso del prog, non troppo tecnico. Vi sono dei buoni spunti anche
se la parte più veloce del pezzo poco lega con il cantato. Un pò un pugno
in un occhio. Andando avanti troviamo i Melpein, fautori di un "metal" molto
ibrido e contaminato. Infatti all'inizio molto suadente, seguono riffs arpeggiati
in stoppato e ritmiche che ricordano un pò i Van Halen e il caro David Lee
Roth, mentre il cantato in italiano sfiora in alcuni punti lo stile della bella Doro
Pesch, ma in alcuni frangenti è pura voce melodica da musica italiana. Una
proposta curiosa ed interessante. Ritorniamo ai vecchi sani costumi di una
volta con i Jackal, esponenti di un sound hard'n'heavy formatosi sulle
rimembranze della early NWOBHM. Un piece per ricordare. Continuiamo
sull'onda degli '80 con gli Stealth e il loro streetpunk, hard rock molto
influenzato dal glam e in alcuni punti condito con qualche riff proto
thasheggiante. Molto simpatici. Sempre rimanendo sul metal più "potabile"
incontriamo gli Inertia, esponenti di un death/thrash melodico ed
moderatamente orecchiabile, con un cantato preso in prestito al caro Tom
Araya. Simpatico e pestato a dovere. Ritorniamo al neoclassic-power con i
Mercuria: uno incrocio veloce tra gli Helloween e i primi Stratovarius.
Melodie cantabili unitamente a riff molto scattanti, per la serie niente di
nuovo sotto il sole, ma di buona ascoltabilità. E' poi la volta degli Open
Grave; questa band m'ha veramente colpito, non tanto per, la direi risibile
equalizzazione delle voci, quanto per un inusuale accostamento di una voce
fanciullesca arditamente sforzata con un growl appiccicato più che con
gusto, direi con disgusto. Francamente non ho capito dove volevano arrivare
o cosa volevano dire ma...andiamo avanti. Nelle ultime posizioni troviamo gli
hard rockers Nahui, molto standard, orecchiabili e melodiosi fin ai confini
dello scontato, i non meno scontati Shining Fear, heavy/power con fosche
tinte dark ma decisamente migliori sotto il profilo tecnico specialmente per la
performance della vocalist. Chiude questo allegro carrozzone, l'heavy/thrash
dei Loudstar, molto riffmeisters, moderatamente pesanti godibili, veloci
quando serve e decisamente stunt guitar. Fra alti e bassi direi che questa
doppia compilation offre un'interessante e variegata mappatura della scena
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metal attualmente in attività anche se, personalmente avrei tenuto fuori
alcuni situazioni ancora poco mature per figurare in una vetrina di un certo
livello.
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