i concerti 2015|2016 - Fondazione Musica Insieme

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i concerti 2015|2016 - Fondazione Musica Insieme
I CONCERTI 2015|2016
MUSICA INSIEME
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I CONCERTI 2015|2016
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AZIENDA CERTIFICATA
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Elaborazione grafica di Elena Gaiani
I CONCERTI 2015 | 2016
Musica Viva
La Musica è viva, viva la Musica… La presenza, in un
cartellone di quindici concerti, di almeno sette nuove
proposte fra debutti in città e formazioni inedite, par
proprio rovesciare – nel caso ve ne fosse bisogno – il
dogma secondo cui la classica è un reperto museale e
inerte. Il repertorio, gli interpreti e il pubblico crescono,
e nel caso di Musica Insieme sono spesso cresciuti
proprio insieme a noi, e questa nostra XXIX edizione
dei Concerti ne vuole portare testimonianza. Fin
dall’inaugurazione, che segna una novità assoluta: il primo
allestimento a Bologna del King Arthur di Purcell, la parte
musicale affidata a Sezione Aurea, nella lettura visionaria
di Motus, compagnia teatrale in grado di realizzare
un binomio raro come quello di sperimentazione e
successo. D’altronde la prossima Stagione dei nostri
Concerti attraverserà il tempo e lo spazio, coniugando
grande repertorio e nuove scoperte: i quattro
appuntamenti dedicati al pianoforte affiancheranno
infatti interpreti ben noti al nostro pubblico, come Arcadi
Volodos e il duo Labèque, al debutto in città di artisti,
come Denis Matsuev e Beatrice Rana, già insigniti dei
principali riconoscimenti ed acclamati in tutto il mondo.
La varietà degli organici si dipanerà dal duo di violino e
pianoforte, con la prima parte dell’integrale brahmsiana
che abbiamo affidato a Julian Rachlin e Itamar Golan, a
quello di violoncello e tastiera, con un’altra illustre novità
in cartellone: Sol Gabetta. A tre solisti di vaglia come
Corina Belcea, Antoine Lederlin e Michail Lifits spetterà
lo sguardo sul trio con pianoforte, mentre a combinare
con originalità clarinetto, viola e piano ci penseranno
uno straordinario maestro come Vladimir Ashkenazy,
il figlio Dimitri e Ada Meinich. Crescendo di numero,
due Quartetti storici come lo Janáček e l’Artemis si
confronteranno con la storia come con le ultimissime
creazioni per una compagine fra le più stimolanti di tutti
i tempi, mentre Festival Strings Lucerne e Akademie
für Alte Musik (alla loro prima apparizione in città),
Ottetto d’archi dei Berliner Philharmoniker e Russian
Chamber Philharmonic St. Petersburg espanderanno lo
sguardo e il respiro anche grazie all’archetto di Arabella
Steinbacher e alla tromba di Sergej Nakariakov.
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Per le vie dei suoni
La musica non è solo un’arte che si dispiega nel
tempo. La musica ha bisogno di spazio. Anzi, lo spazio
è condizione decisamente più necessaria che non
il tempo per il dispiegarsi efficace della musica, per
il suo propagarsi e quindi raggiungere chi l’ascolta.
Il luogo dell’ascolto nella maggior parte dei casi è
importante al pari, se non a volte di più, del tempo
dell’ascolto. Se pensiamo, poi, alla musica europea,
possiamo dire che negli ultimi cinque secoli le città
hanno giocato un ruolo fondamentale nell’influenzare,
determinare, dirigere in una direzione piuttosto che
in un’altra lo sviluppo della storia della musica, e di
conseguenza il modo di ascoltarla, creando ciascuna
un suo spazio dell’ascolto. Un fenomeno questo che
ha coinvolto anche il pubblico e che tutt’ora – pur con
le inevitabili modificazioni – è possibile riconoscere
e studiare. Da qui l’idea di sollecitare attraverso
brevi testi suggestioni e curiosità connesse appunto
con tali città. Abbiamo così aggiunto un tassello a
quel mosaico di presentazioni della nuova stagione
costruito per richiami e per indicazioni spesso oblique,
piuttosto che per descrizioni didascaliche. Per queste
e per gli approfondimenti c’è il nostro magazine “MI”.
Abbiamo scelto una città per ciascun programma,
immaginando, ricostruendo, narrando in modi diversi
appunto le città e in qualche caso raccontando
dei cittadini, delle loro storie e, a volte, della Storia
attraverso lettere tratte da carteggi inventati (ma
non del tutto), lacerti diaristici, fogli di quaderno. Al
lettore intenzionalmente abbiamo lasciato il compito,
se gli aggrada, di ricostruire ciò che quelle paginette
lasciano solo intravedere. Una mappa, insomma, in cui
non tutto è segnato, ma grazie alla quale sarà possibile
unire in una molteplicità di dimensioni il tempo della
Storia, i tempi delle storie, e gli spazi, quelli delle città,
vissuti da quegli uomini che vollero essere artisti.
Fabrizio Festa
Compositore, docente di Conservatorio e saggista
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I protagonisti
19 ottobre
MOTUS / King Arthur
DANIELA NICOLÒ,
ENRICO CASAGRANDE regia
ENSEMBLE SEZIONE AUREA
LUCA GIARDINI direzione e violino
26 ottobre ARCADI VOLODOS pianoforte
16 novembreJANÁČEK STRING QUARTET
ANG LI pianoforte
30 novembre FESTIVAL STRINGS LUCERNE
ARABELLA STEINBACHER violino
DANIEL DODDS maestro concertatore
14 dicembre AKADEMIE FÜR ALTE MUSIK BERLIN
11 gennaio KATIA E MARIELLE LABÈQUE pianoforti
25 gennaio CORINA BELCEA violino
ANTOINE LEDERLIN violoncello
MICHAIL LIFITS pianoforte
8 febbraio ARTEMIS QUARTETT
22 febbraio DENIS MATSUEV pianoforte
7 marzo SOL GABETTA violoncello
BERTRAND CHAMAYOU pianoforte
14 marzo VLADIMIR ASHKENAZY pianoforte
DIMITRI ASHKENAZY clarinetto
ADA MEINICH viola
4 aprile BEATRICE RANA pianoforte
18 aprile BERLINER PHILHARMONIKER
STREICHOKTETT
2 maggio JULIAN RACHLIN violino e viola
ITAMAR GOLAN pianoforte
9 maggioRUSSIAN CHAMBER
PHILHARMONIC ST. PETERSBURG
SERGEJ NAKARIAKOV tromba
JURI GILBO direttore
TUTTI I CONCERTI AVRANNO LUOGO PRESSO
L’AUDITORIUM MANZONI, CON INIZIO ALLE ORE 20.30
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Londra
All’inizio pensavamo che prima o poi sarebbe finito. Il
nostro pallido sole invernale avrebbe illuminato con
la sua luce rada il Tamigi, le nostre case e le nostre
strade. Almeno quelle abbastanza larghe da far filtrare
anche uno solo dei suoi raggi. Ma non fu così. Passò
una settimana. Poi un’altra. Neve, che si fece ghiaccio e
sulla quale cadde altra neve, che gelò. Passarono altre
settimane. Il Natale – quello del 1683 – era ormai solo
un ricordo, mentre il Tamigi era ancora una lastra di
ghiaccio, che solo quando le nubi si diradavano un poco
brillava di un mesto splendore. Quando finalmente la
neve cominciò a sciogliersi, di giorni ne erano passati
quasi cento. Eravamo a Primavera. Leggendo il terzo atto
ho capito che Dryden non lo aveva certo dimenticato
quell’inverno. Cupido evoca il Genio del Gelo, e questi
emerge dalle coltri di neve, sotto le quali dormiva. Tutti
sanno di cosa Dryden parla. Quel freddo lo abbiamo
ancora nelle ossa. Avremmo dovuto chiedere al grande
Wren di erigere un Monumento, come quello che ha
realizzato per ricordare a tutti il Grande Incendio del
’66. Del resto, ora le case sono di mattoni. Legno solo
per porte e finestre. E della peste speriamo di non
sentir parlare più. Wren, instancabile, sta costruendo la
sua Saint Paul. A tanti non piace. Dicono che somigli
troppo a San Pietro, e qui i “papisti” non sono certo
amati. Eppure Wren è un uomo del Rinascimento. È un
architetto fatto e finito. Avrebbe voluto Londra diversa,
con strade grandi e diritte. Non è andata proprio così.
Il Duca di York è diventato re. Si chiama Giacomo II. Si
è risposato con Maria la Modenese, una Este. E le ha
dedicato il mio teatro: ora si chiama Teatro della Regina.
La città è cambiata quel tanto che poteva. Anche l’aria
che respiriamo: sempre più fumi, sempre più pesante,
un bel guaio per chi soffre d’asma. Non sono però
cambiate le anime di chi ci vive. Shakespeare conosceva
bene il suo pubblico. Dryden ha imparato la lezione e
ha letto il Tasso. Maghi, spiriti dell’aria e della terra, re
che si battono per una nobile fanciulla: il nostro Arthur,
un britannico di pregio, e il sassone Oswald. Chi vuole ci
legge solo la favola. Chi sa, ci legge ben altro.
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King Arthur
MOTUS
Daniela Nicolò, Enrico Casagrande regia
Luca Scarlini drammaturgia e traduzioni
Glen Çaçi, Silvia Calderoni attori
Enrico Casagrande, Damiano Bagli,
Ian Çaçi, Era Çaçi attori in video
Ensemble Sezione Aurea
Yuliya Poleshchuk soprano
Carlo Vistoli controtenore
Luca Giardini direzione e violino
Alessandro Taverna consulenza al progetto
LUNEDÌ 19 OTTOBRE 2015 ORE 20.30
John Dryden / Henry Purcell King Arthur
Premio Ubu Speciale nel 1999 «per la coerenza testarda
e creativa di una ricerca visionaria nel ridisegnare spazi
e filtrare miti»: ecco il biglietto da visita di Motus,
la compagnia teatrale fondata nel 1991 da Enrico
Casagrande e Daniela Nicolò, che di premi da allora
ne ha ricevuti molti, grazie alla sua speciale facoltà di
contaminare parole e visioni, spazi e suoni, approdando
nel 2014 al King Arthur di Purcell e Dryden: una semiopera
dalla modernità sconvolgente, complice soprattutto il
genio di quello che è il ‘padre’ riconosciuto della musica
inglese. E una sfida stimolante, che Motus raccoglie
insieme a Sezione Aurea per regalare alla partitura
l’incanto di un universo di immagini illusorie e miraggi.
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Vienna
Caro Franz,
sono tornato ieri e già mi manca la tua compagnia. Otto
mesi insieme! Non posso fare a meno di te, ma non
posso stare troppo lontano dalla mia città. D’altronde,
sono l’unico compositore viennese che a Vienna è nato.
Gli altri – Mozart, Haydn, Beethoven – venivano tutti
da fuori. Per non dire degli italiani. Salieri, ad esempio.
Ottimo insegnante, per carità. Ma con Holzer mi trovavo
meglio. Forse perché continuava a ripetere a mio padre:
«Quando voglio insegnargli qualcosa, lui la sa già». E
non ho mai capito perché mio padre facesse finta di
non capire. Holzer, certo, era un maestro di parrocchia.
La musica però la conosceva bene. Mi piaceva vivere a
Lichtental, così come ora mi piace vivere in centro. Mi
piacciono le strade, mi piacciono questi tetti spioventi.
Qui nella Säulengasse ogni casa, poi, ha il suo piccolo
cortile. Magari con un albero. Certo non i tigli, quelli che
tanto amano i nostri poeti. Eppure questi piccoli cortili
fanno della nostra Vienna una città unica, fatta di giardini
nascosti. Ecco perché è facile a Vienna divenire poeta,
o musicista, o pittore. Vedi ma non vedi, pur sapendo
che c’è qualcosa da vedere, e magari da ascoltare,
dietro quei grandi portoni di legno, che conducono
sotto ampie volte a piccoli giardini, la cui luce poi filtra
nelle nostre stanze. Sai che “camera” vuol dire “luogo
coperto da una volta”? Potresti anche immaginare che
si tratti della volta celeste. Comprendi allora, caro Franz,
com’è facile viaggiare, pur restando chiusi (ma è davvero
la parola giusta?) nelle nostre camere. Basta lo stormire
delle foglie, su uno dei rami di quell’unico albero che
impreziosisce il cortile su cui si affaccia la mia finestra,
ed eccomi già nei panni del viandante. Lo so cosa stai
pensando: un viandante che comincia a camminare in un
inverno freddo come il suo cuore innamorato e deluso.
Lo so e lo sai tu: qui a Vienna si diventa poeti e musicisti
proprio perché la società – quella che conta – non ci
ama davvero. Del resto, i migliori di noi non sono stati dei
cortigiani. Anzi…non ci piaceva neppure Napoleone!
La nostalgia è il colore principale della nostra musica. Ed
è per questo che sono dovuto tornare…
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Arcadi Volodos
pianoforte
LUNEDÌ 26 OTTOBRE 2015 ORE 20.30
Johannes Brahms
Tema e Variazioni in re minore op. 18b
Otto Klavierstücke op. 76
Franz Schubert
Sonata in si bemolle maggiore D 960
La carriera di Arcadi Volodos è ormai assimilabile a
quella dei maggiori interpreti del nostro tempo: per
constatarlo, basta scorrere l’elenco delle sale in cui è
apparso nel solo inizio d’anno 2015 – Musikverein di
Vienna, Théâtre des Champs-Elysées, Philharmonie di
Berlino, Teatro Colon di Buenos Aires… – aggiungendo
la Residenza al Konzerthaus di Berlino e l’apparizione
al Festival di Pasqua di Salisburgo con la Staatskapelle
di Dresda diretta da Daniele Gatti. Tanto più atteso
è quindi il suo recital per Musica Insieme, ormai un
appuntamento regolare con il nostro pubblico, e con
le scelte di un interprete, che da anni ha messo la
propria tecnica prodigiosa al servizio di pagine di grande
profondità espressiva, eleggendo Brahms e Schubert fra
i suoi numi tutelari. È il caso di due rarità come l’opera
18b, trascrizione del secondo tempo del giovanile
Sestetto per archi, o dei Capricci e Intermezzi op. 76
dell’Amburghese, nel mentre il cimento con l’ultima
sonata di Schubert, suo estremo e radicale frutto
creativo, rientra nelle sfide tra le più stimolanti per il
pianismo di tutti i tempi.
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Praga
Anima Mia,
oggi ho incontrato nuovamente il presidente Masaryk,
che mi onora della sua amicizia, come sai. Abbiamo
passeggiato assieme lungo la Moldava. Mi ha parlato di
Brno, dell’Università, che del resto lui stesso ha voluto.
Son ormai quasi dieci anni che esiste. Chi lo avrebbe
mai potuto immaginare! Quando ho lasciato Brno ero
troppo povero e troppo entusiasta per pensare ad un
futuro che andasse al di là del presente. E ora che ho
un presente così ingombrante, penso a te che sei tanto
giovane e guardi al tuo futuro come io non ho mai
guardato al mio. Ecco perché sei l’amatissimo enigma
della vita mia. Un indovinello che io spero di sciogliere
inviandoti mazzi di rose e componendo per te opere che
probabilmente non ascolteresti altrimenti. D’altronde,
proprio mentre camminavo lungo il fiume a fianco
del presidente, dell’uomo che ha costruito con la sua
volontà indomita, ed oserei dire, con le sue proprie mani!,
la nostra nazione, osservando lo scorrere dell’acqua – un
fiume patriottico il nostro, non ti pare? – ho percepito
con chiarezza il fluire della storia: di quella di tutti e della
nostra, di noi due assieme e da soli. Hai mai notato che
tutte le capitali della musica sono attraversate da un
fiume o bagnate dal mare, o entrambe le cose? È un
fatto curioso, nevvero? A Vienna, il Danubio; a Roma, il
Tevere; a Londra, il Tamigi; Praga ha la sua Moldava. E
poi Napoli col suo golfo, Venezia è un arcipelago… e
New York: anche Manhattan è un’isola! Dunque, acqua,
musica, tempo… tempo che va e che viene, che scorre,
come in musica appunto. Certo io sono per te l’acqua
che ormai è quasi giunta al mare, mentre tu sei appena
sgorgata dalla fonte. Eppure siamo il medesimo fiume.
Alla fine ci ritroveremo nello stesso mare. Per questo
in ogni mia nota c’è un frammento di quei tuoi occhi
neri, nerissimi. Neri al punto che la luce vi si perde. Ma
non ho paura: anime unite le nostre, come l’acqua di un
fiume…
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Janáček String Quartet
Milos Vacek violino Richard Kružík violino
Jan Reznicek viola Bretislav Vybiral violoncello
Ang Li
pianoforte
LUNEDÌ 16 NOVEMBRE 2015 ORE 20.30
Ludwig van Beethoven
Leoš Janáček
Johannes Brahms
Quartetto in mi bemolle maggiore
op. 74 – delle Arpe
Quartetto n. 1 – Sonata a Kreutzer
Quintetto in fa minore op. 34
per pianoforte e archi
Nel programma di un Quartetto che, fondato nel 1947,
si è guadagnato ben presto l’autorizzazione ad esibirsi
ufficialmente nel nome di Janáček per la perfezione
delle sue interpretazioni, non può mancare Sonata a
Kreutzer, capolavoro condensato in diciotto minuti di
tensioni lancinanti, slanci lirici, sussurri e grida improntati
alla drammaticità del racconto di Tolstoj cui s’ispira.
Doveroso è poi l’omaggio alla tradizione tedesca, con il
Beethoven del Quartetto delle arpe, così soprannominato
per il pizzicato che colora il primo tempo. E con il
Brahms dell’unico Quintetto con pianoforte, straripante
di idee e di passione, che vedrà alla tastiera la pianista
cinese Ang Li, una novità assoluta per Bologna, ma non
per sale quali il Kennedy Center di Washington, o la
Hong Kong City Hall.
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Salisburgo
«Eppure l’han cacciato a pedate».
«Che t’aspettavi? Era un servo. E probabilmente
anche uno degli ultimi. E in più, un servo cui non era
richiesto servire, bensì suonare una di quelle tastiere
sferraglianti e magari comporre un paio di minuetti
e una gavotta. Certo, anche qualche messa, ma avrei
voluto vedere te al loro posto. Se tu fossi stato a
servizio da quell’Arcivescovo – che pare non brillasse
per simpatia – e un ragazzetto piuttosto rumoroso, non
troppo intelligente, ma sicuramente rompiscatole, si
fosse aggirato per il palazzo pretendendo di essere un
genio, non facendo nulla… tu invece uscivi dalla stalla…
oppure ti eri appena spaccato la schiena su un’immensa
catasta di legna… oppure…»
«Di’ pure quel che ti pare. Ma senza di lui, che peraltro è
stato sempre lontano da qui, questa sarebbe solo una delle
tante belle cittadine austriache: ordinata, linda, con tanti
fiori ai balconi, tutti belli, senza neppure una foglia ingiallita.
Sempre in fiore. Una gradevole cittadina austriaca, troppo
austriaca, in cui non fai fatica ad immaginarti una bella
parata di ragazzi in divisa, che finisce in birreria, dove tutti
cantano e sbatton bicchieri, e poi giù a far dell’acqua sulla
riva del fiume».
«Tutta invidia la tua! Invece dei ragazzi in parata, qui ci
sono frotte di turisti che vengono a ascoltare le sue
opere, e quelle di Strauss, ed anche le nostre: Puccini,
Mascagni, Verdi. Anche Pagliacci c’è in cartellone. E li
vedi in smoking, in jeans, in abito da sera, con gioielli veri
o bigiotteria, freak o borghesi. Questa è la verità! Inutile
persino fare paragoni».
Festival Strings Lucerne
Arabella Steinbacher violino
Daniel Dodds maestro concertatore
LUNEDÌ 30 NOVEMBRE 2015 ORE 20.30
Edvard Grieg
Holberg Suite op. 40
Wolfgang Amadeus Mozart Concerto n. 4 in re maggiore KV 218
per violino e orchestra
Concerto n. 5 in la maggiore KV 219
per violino e orchestra
Sinfonia n. 29 in la maggiore KV 201
Il debutto sul palco di Musica Insieme di una compagine
dalla storia gloriosa come il Festival Strings Lucerne, che
si appresta a celebrare sessant’anni di attività e oltre
100 prime esecuzioni assolute, coincide con un felice
ritorno: quello della violinista Arabella Steinbacher, che
del Festival Strings è ora Artista ospite principale, e con
il quale ha inciso nel 2014 proprio i Concerti mozartiani
che presenterà a Bologna. Aperto dall’omaggio che
Edvard Grieg rende allo stile settecentesco nella Holberg
Suite, il programma vedrà la Steinbacher protagonista del
Quarto e Quinto Concerto per violino, dove il “genio
spugnoso” di Mozart fa levitare la semplicità melodica
dello stile galante, creando oasi liriche nei tempi lenti,
e chiudendo con scoppiettanti pot-pourri di melodie
popolari. Il sipario calerà su una delle più note sinfonie
mozartiane, nata nel 1774, proprio un anno prima dei
cinque concerti per violino.
«Sarà come dici tu. Eppure l’han cacciato a pedate: e
questo è un fatto!».
«Hai mangiato troppa cioccolata col marzapane: eccesso
di glucosio, troppa adrenalina, serotonina ai massimi,
ragionamento addio. Palle di Mozart! Pensaci! Palle di
Mozart! Ovvero, come fare d’un servo preso a pedate
la più redditizia di tutte le industrie. È bastato mettere la
sua faccia sulla cartina di un cioccolatino troppo dolce.
Il resto è venuto da sé».
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15
Roma
Akademie für
Alte Musik Berlin
LUNEDÌ 14 DICEMBRE 2015 ORE 20.30
Signore, Signori,
sono felice di essere stato invitato a questo incontro
sul barocco a Roma. Non che l’argomento si possa
esaurire nello spazio che mi è stato concesso. Quindi
mi concentrerò su quello che secondo me è il massimo
esempio di quanto ha espresso il barocco romano: la
Transverberazione di Santa Teresa d’Avila, scultura (oggi la
chiameremmo: installazione) che il Bernini realizzò tra il
1647 e il 1652 nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria.
La chiesa è già un esempio straordinario del gioco di luci
ed ombre, che è segno distintivo del barocco romano, e
che ci dice quanto la lezione caravaggesca, incluse le sue
derivazioni fiamminghe (non possiamo qui dimenticare
Gherardo delle Notti) da un lato, e l’esperienza della luce
maturata in quel di Napoli e della Sicilia (i fondi scuri
di Antonello da Messina ci dicono già di questa nuova
idea della luminosità e della lucentezza), fosse divenuta
patrimonio comune e trovasse eco nella musica, ad
esempio, del Carissimi. Lui pure a Roma e coevo del
Bernini. La luce nel Bernini maturo è una luce che acquista
la consapevolezza dell’essere informazione e non teme di
fare i conti con l’infinito. Luce sacra, affronta l’oscurità non
illuminandola, bensì trafiggendola. Questo è il significato
della parola “transverberazione”: un angelo trafigge Santa
Teresa nel momento dell’estasi che precede l’ascesa.
Dell’essere fuori di sé, di un’esperienza ultra-corporea che
rimanda al significato primigenio della visione nascosto in
quella dimensione sonora, che è l’altra faccia della luce. Sto
parlando del “teatro”, quel “teatro” che Bernini allestisce
per Santa Teresa, ben sapendo che il teatro è il luogo
dove il divino si manifesta. Certo, un’epifania ex-machina!
Ma come potrebbe essere altrimenti: di cose umane
stiamo parlando anche quando parliamo dell’uomo che
cerca il suo Dio o la sua scienza. D’altronde, teatro e
teoria sono la stessa parola: sono visioni dell’invisibile,
immerse in quel luogo dei suoni che è la memoria, e
che è la voce a ridestare. Sono sicuro che Bernini nel
metter mano alla sua transverberazione sentisse il suono
di quegli affetti, che nella musica dei suoi contemporanei
trovavano appunto la massima espressione…
16
Heinrich Biber
Mysteriensonate n. 3 in si minore
La Natività di Gesù Cristo
Georg Philipp Telemann Ouverture in fa maggiore
À la pastourelle
Johann Pachelbel
Canone e Giga in re maggiore
Johann Christoph Pez Concerto Pastorale
Michel-Richard Delalande Sinfonia di Natale
Pietro Antonio Locatelli Concerto grosso in fa minore op. 1 n. 8
Antonio Vivaldi
Concerto per due flauti
in do maggiore RV 533
Arcangelo Corelli
Concerto grosso in sol minore
op. 6 n. 8 – Fatto per la notte di Natale
Oggi universalmente riconosciuta come una delle più
importanti orchestre da camera in attività, l’Akademie
für Alte Musik di Berlino, o Akamus, fondata nel 1982,
vanta oltre un milione di dischi venduti, con solisti come
René Jacobs, Andreas Scholl, Sandrine Piau. Per la prima
volta a Bologna, l’Akamus sarà ospite di Musica Insieme
per un “concerto di Natale” che riunisce un’antologia di
capolavori fra Sei e Settecento, attraversando l’Europa
sulle note del celebre Canone di Pachelbel come del
Concerto pastorale di Locatelli, e con i colori arcaici
dell’organo e dei flauti dolci, oltre al consueto organico
barocco di archi e basso continuo. Un repertorio del
quale l’Akamus porta alto il vessillo, dalla Konzerthaus
di Berlino al mondo.
17
New York
Ci sono almeno tre New York. Quella che conosciamo
meglio: Manhattan. Quella che ci hanno fatto credere
che sarebbe meglio non conoscere: il Bronx. Poi,
attraversando uno dei ponti più famosi del mondo,
si arriva a Brooklyn. Il turista distratto difficilmente
deciderà di attraversare quel ponte. Quel che resta
di Little Italy e qualche stradina finto cinese sul lato di
Manhattan sono più che sufficienti per ancorarlo su
quella sponda dell’Hudson. Ma il turista curioso, quello
che non si fa scoraggiare dal tassista che lo abbandona
sulla Washington Ave invitandolo a non farsi una
passeggiata per quei paraggi, sente che attraversare l’East
River potrebbe rivelarsi più interessante di una semplice
visita in quella che fu, prima di essere un quartiere di
NY, una città autonoma, tra le più popolose degli interi
Stati Uniti. Potrà scoprire un luogo favoloso nel senso
proprio del termine: il Giardino Botanico che l’Università
di Brooklyn fece costruire nel 1910 a Downtown, poco
più in là del celebre ponte. Un mosaico affascinante di
tasselli diversissimi tra loro, e però armoniosamente
composti; un giardino ricco di angoli di struggente
bellezza, ove convivono felicemente e in pace le più
diverse culture. Culture in forma di piante e culture in
quanto espressione dell’umana passione per l’arte e la
conoscenza. Così ecco il Giardino shakespeariano, al
termine del quale comincia il Percorso delle Celebrità.
Oltre cento tra scrittori, musicisti (di ogni tipo), attori
e registi, incluso ovviamente il progettista del celebre
ponte, John Augustus Roebling, tutti nati o vissuti, o
che vivono ancora, come Paul Auster, a Brooklyn. I loro
nomi sono iscritti dentro foglie disegnate su mattonelle
di granito disposte lungo tutto il cammino, un cammino
che si dipana tra i pini. I cognomi – Whitman, Buscemi,
Guthrie, Hayworth, Miller, Turturro, Mailer, Gershwin,
Streisand, Allen, Houdini, Asimov, Rooney, Brooks –
raccontano di un luogo che crogiuolo di culture lo è
stato per davvero. Così al turista che sa di non essere
solo un turista si svela un giardino incantato, la cui
poesia silenziosa e quieta è più penetrante del rumore
di fondo di una città che troppo spesso si dimentica che
per sognare bisogna dormire.
18
Katia Labèque
Marielle Labèque
pianoforti
LUNEDÌ 11 GENNAIO 2016 ORE 20.30
Igor’ Stravinskij
Pëtr Il’ic C ajkovskij
Johannes Brahms
Antonín Dvor ák
George Gershwin
Witold Lutosławski
La sagra della primavera
Tre danze da Il lago dei cigni op. 20
(trascrizione di Claude Debussy)
Danze Ungheresi n. 1 – n. 5 – n. 20
Due Danze slave: Dumka op. 72 n. 2
Furiant op. 46 n. 8
Tre Preludi
Variazioni su un tema di Paganini
Sisters. Questo il titolo del cd che le sorelle Labèque
hanno regalato al pubblico e a se stesse nel 2014, riunendo
in una sorta di album di famiglia le musiche che hanno
accompagnato la loro vita. Il Duo Labèque d’altronde è
uno di quei sodalizi artistici forti dell’energia che scorre
soltanto tra consanguinei. Così se la Sagra di Stravinskij
è un loro ‘classico’ e dirompente cavallo di battaglia, le
danze popolari di Brahms e di Dvořák rappresentano
un caro ricordo del padre, che amava molto ascoltarle.
Gershwin segna invece il debutto delle Labèque negli
Stati Uniti, agli albori di una carriera stellare, che le vede
protagoniste proprio nel maggio 2015, alla Walt Disney
Hall di Los Angeles, della prima mondiale del Concerto
che Philip Glass ha dedicato loro.
19
Monaco
Glockenspiel. Glockenspiel, pretzel, e birra naturalmente.
Essere nipote di un produttore di birra nella città
della birra, capitale del regno della birra, dove persino
l’ornamentazione delle nostre chiese è spumeggiante e
luminescente come se fosse sgorgata da un boccale di
birra, è un segno inequivocabile: sai qual è la sorgente
che nutre le tue radici. Vai col glockenspiel, allora:
danzino i bottai! E chi altri avrebbe potuto ballare sulla
torre del Nuovo Municipio? Un Municipio in puro stile
neogotico per una città che è barocca (tracimante nel
rococò) fin dalla scelta degli intonaci. Le nostre case
sono verdi, rosa, persino azzurre. Tutte tinte pastello
che sembrano gareggiare con le nubi del nostro cielo,
a loro volta trionfanti negli oli e negli affreschi: basta
alzare gli occhi. Al cielo, magari verso le montagne;
oppure per ammirare i soffitti e gli altari delle nostre
chiese. Solo gli edifici pubblici tendono a un compassato
grigiore. Poi, però attacca a girare il glockenspiel… Chi
non ha percorso queste strade – non le principali,
intendo quelle laterali, perdendosi nei quartieri che
son cresciuti intorno a Marienplatz – non può capire.
Qui la birra non è una bevanda mediamente alcolica,
cui abbandonarsi per disperazione il sabato sera. Qui
al contrario la birra è come la lava per chi vive sotto
l’Etna o vicino al Vesuvio. È chiarezza e oscurità; è un
fluido vitale.Talmente vitale da spingerci al di là della vita
stessa. Volontà di vivere e cupio dissolvi si sciolgono l’una
nell’altro. Aschenbach va all’Oktoberfest prima di partire
per Venezia, così come la mia Marescialla si consola col
giovane Quinquin, pur sapendo che prima o poi arriverà
una giovane fanciulla. Quanto tempo è passato da allora.
È ormai sera. Gira il glockenspiel, e il bambino, reso
stanco dalla lunga giornata, accoglie con gioia la notte
stellata: desidera solo abbandonarsi al sonno. L’anima
sua, ora che finalmente nessuno più la sorveglia, vuole
dispiegare le ali libera: nel cerchio magico della notte
sprofonda nella vita e per mille e mille volte…
20
Corina Belcea violino
Antoine Lederlin violoncello
Michail Lifits pianoforte
LUNEDÌ 25 GENNAIO 2016 ORE 20.30
Zoltán Kodály
Richard Strauss
Duo op. 7 per violino e violoncello
Sonata in mi bemolle maggiore op. 18
per violino e pianoforte
Ludwig van Beethoven Trio in si bemolle maggiore op. 97
L’Arciduca
Esordisce a Bologna per Musica Insieme un trio, ma
forse sarebbe più corretto dire che esordiscono tre
solisti insieme, ciascuno con una personalità spiccata
e con un palmarés di premi di tutto rispetto: Corina
Belcea, fondatrice del quartetto d’archi che porta
il suo nome (e che abbiamo ascoltato a Bologna nel
2014), ora ensemble in residenza al Konzerthaus di
Vienna, sarà al fianco di Antoine Lederlin, a sua volta
violoncellista del Belcea Quartet oltre che prima parte
della Sinfonieorchester di Basilea. Michail Lifits, dal canto
suo, è risultato vincitore nientemeno che del Concorso
pianistico internazionale “Busoni” 2009. I tre hanno
unito le proprie radici (rumena, francese e uzbeka) e
la passione per la cameristica in un programma che ne
esplora anche tre diverse declinazioni: il duo d’archi, con
l’opera 7 di Kodály, riecheggiante la musica popolare
magiara, il più ‘classico’ violino e pianoforte, ma con un
unicum come la Sonata di Strauss, e una pietra miliare
per trio, come l’Arciduca.
21
Bergen
«Calma di mare e felice viaggio».
«Già, altro che Vascello fantasma, olandesi volanti, ed altre
fantasticherie marine. Quando parti?»
«Dopodomani. Germania prima, poi Russia. Un bel tour. Lo
sai che amo suonare. Il pianoforte è sempre stato per me
uno specchio dotato di un singolare senso critico. Grazie
al pianoforte ho capito che cosa avrei potuto comporre
dando il meglio di me».
«Non sei nato per l’opera, e neppure per le grandi sinfonie.
Ti ricordi a Lipsia, in quella pomposa scuola di musica?
Davvero inadatta a far crescere quei talenti che, come il
tuo, si riconoscono nelle piccole cose».
«Hai perfettamente ragione. Quando osservo questa nostra
città, i suoi fiordi, la natura che ci circonda, vengo colpito
dai particolari piuttosto che dall’insieme. Un’increspatura
sull’acqua, specie quando il vento appiana il mare dopo
che ha piovuto. Oppure, le fronde di un albero. Una roccia
che sporge dalla terra, magari coperta di muschio. E la
luce! Quando scava nei nostri canali e si fa solida grazie
all’arancio, al giallo, al bianco e al rosso delle nostre case».
«Ora che la capitale è Oslo, qui siamo rimasti radicati
nella vita che ci circonda. Siamo come il muschio: viviamo
tra rocce e alberi, sulla riva del mare lungo i fiordi e le
montagne che vi si specchiano. Viviamo tutto questo senza
alcun timore. Altro che i tedeschi col loro Sturm und
Drang e tutto quel risuonare di sinfonie alpine, di filosofi,
poeti e musicisti, che salgono e scendono per i monti, non
avendo niente di meglio da fare».
«Non posso darti torto. L’ho capito subito quando
studiavo a Lipsia. Per me la natura è il mondo in cui vivo,
inclusa la nostra città. La natura nella quale sono nato e
che mi accoglie proprio perché sono nato in lei. Per loro
è Wissenschaft, un oggetto di studio da trasformare in
altro, meglio se lucroso, anche quando si tratta di musica.
C’è più poesia in un piccolo Lied di Schubert o nell’intera
Tetralogia? Un dubbio che non ho mai avuto. Basta che mi
guardi intorno: nuvole alte nel cielo, di un bel bianco nitido,
che si specchiano nel mare. Io passeggio e non mi sento
certo un Wanderer inquieto. Sono solo quel che la natura
qui intorno m’invita ad essere: un tassello del suo mosaico».
22
Artemis Quartett
Vineta Sareika violino Gregor Sigl violino
Friedemann Weigle viola Eckart Runge violoncello
LUNEDÌ 8 FEBBRAIO 2016 ORE 20.30
Franz Schubert
Quartetto in mi bemolle maggiore D 87
NUOVA COMPOSIZIONE – Premio “Artemis Quartett” 2015
Edvard Grieg
Quartetto in sol minore op. 27
Formatosi con mentori quali Walter Levin, i Quartetti
Emerson, Juilliard e Alban Berg, il Quartetto Artemis
si è aggiudicato in rapida successione il Primo Premio
al Concorso ARD di Monaco di Baviera 1996 e il
Premio Borciani. Oggi è uno dei massimi quartetti in
attività, ospite della Philharmonie di Berlino come del
Konzerthaus di Vienna o della Salle Pleyel di Parigi. La
scelta delle collaborazioni è importante per l’Artemis
almeno quanto quella del repertorio: Sabine Meyer,
Juliane Banse, Jörg Widmann sono stati al suo fianco in
acclamate tournée mondiali, nel mentre l’attenzione per
la contemporanea ha fatto sì che il Quartetto indicesse
dal 2014 un proprio concorso di composizione;
iniziativa originale e meritoria, volta ad incentivare
la nuova musica e arricchire il repertorio per questo
organico. Così, accanto all’esuberanza giovanile del
Quartetto D 87 di Schubert ed all’ubertosità sonora
quasi orchestrale dell’unico Quartetto firmato da Grieg,
a Bologna ascolteremo il brano premiato nell’ultima
edizione del “Concorso Artemis”, il cui esito sarà
annunciato a ottobre 2015.
23
Leningrado
Denis Matsuev
pianoforte
LUNEDÌ 22 FEBBRAIO 2016 ORE 20.30
Leningrado, 10 Agosto 1942
Sono tutti sfollati negli Urali, a Kubišcev. Qui dal Luglio
del ’41 nulla è cambiato. Me lo ricordo alla radio
Dmitrij Dmitrevič: «Vi parlo dal fronte… Un’ora fa ho
terminato la seconda parte di una mia nuova grande
composizione musicale… Nonostante la guerra,
nonostante il pericolo che minaccia Leningrado…
sia chiaro a tutti che la vita nella nostra città procede
normalmente, nonostante il fardello di lotta che tutti
noi ci stiamo portando sulle spalle… Io che sono
nato a Leningrado e non ho mai lasciato la mia città
natale… qui sono tutta la mia vita e il mio lavoro…
la mia casa… un sentimento d’infinito amore per le
sue ampie strade, per le sue piazze, per i suoi splendidi
edifici… quando cammino per Leningrado mi sento
al sicuro, perché so che Leningrado si ergerà sempre
possente sulla Neva…». Ed ora sono tutti negli Urali. Ce
li hanno mandati a forza. La Sinfonia Dmitrij Dmitrevič
l’ha finita. Ieri l’abbiamo ascoltata, nonostante tutto…
«Leningrado costituirà nei secoli un possente sostegno
per la mia Patria… nei secoli moltiplicherà le conquiste
della cultura…». Fare una rivoluzione significa tornare al
punto di partenza. Non c’è nulla di più rivoluzionario di
un pianeta che ruota intorno al proprio sole e torna sui
suoi stessi passi. Dmitrij Dmitrevič parlava come Pietro
il Grande: «San Pietroburgo nei secoli dei secoli… sulla
Neva… si ergerà maestosa… imperiale…». Certo se
in Russia volevi fare l’artista, a San Pietroburgo dovevi
venire. Partono da qui e, prima o poi, vi tornano, da
vivi o da morti. Li seppelliamo a Tichvin, nel cimitero
alle spalle del Monastero di Aleksandr Nevskij nella
Necropoli dei Maestri d’Arte. Se è una vera rivoluzione,
torna sempre al suo punto di partenza. Così Čajkovskij
e Dostoevskij riposano uno accanto all’altro, assieme ai
due Rubinstein, a Balakirev, Cui, Glinka e Dargomižkij,
Rimskij-Korsakov. Ci sono pure Rossi e Vorochinin, che
San Pietroburgo l’han disegnata, prima che si chiamasse
Pietroburgo, prima che si chiamasse Leningrado. Se
questa è una vera rivoluzione prima o poi anche i nomi
torneranno al loro punto di partenza…
24
Pëtr Il’ic C ajkovskij
Modest Musorgskij
Sergej Rachmaninov
Dumka op. 59
Quadri di un’esposizione
Étude-tableaux op. 39 n. 2 – n. 6
Preludio in sol minore op. 23. n. 5
Preludio in sol diesis minore op. 32 n. 12
Sonata in si bemolle minore op. 36
(seconda versione)
Personaggio fondamentale, come artista ma anche
come divulgatore ed ambasciatore culturale del proprio
Paese nel mondo, Denis Matsuev è presidente fra l’altro
dell’organizzazione benefica “New Names”, che ad oggi
ha permesso a più di 10.000 bambini di ogni regione della
Russia di dedicarsi allo studio della musica (ed egli stesso,
nella natia Irkutsk, in Siberia, ne superò quindicenne le
selezioni). La prima apparizione sulle scene bolognesi di
questo straordinario pianista, Premio “C ajkovskij” 1998
ed esibitosi con i massimi direttori del nostro tempo
(da Gergiev a Temirkanov, Mehta, Pappano, Chung,
Dutoit), non poteva che offrire al pubblico di Musica
Insieme un saggio della grande tradizione russa vista
per così dire ‘dall’interno’: a cominciare dalla Dumka
op. 59 di C ajkovskij, “scena rustica” che prende il titolo
dall’omonima ballata del folklore slavo, per concludere
con la seconda e ultima sonata del compositorepianista per antonomasia, Rachmaninov; nel mezzo, gli
sbalorditivi Quadri di Musorgskij, nati per un pianoforte
che ha i colori di un’orchestra.
25
Varsavia
Sol Gabetta violoncello
Bertrand Chamayou
Cara Clara,
mi obblighi a tornare a molti anni fa, mi chiedi cioè di
ricordare quando io stesso ero un giovane di belle
speranze e lui, la prima volta che l’ho incontrato, era
ancora un bambino. O poco più. Non rammento in quale
salotto di quale nobildonna polacca fossimo. Ero appena
arrivato da Berlino e stavo proseguendo per la Russia. Lui
era un enfant prodige. Nulla del giovine esangue di cui poi
si favoleggiò in tutta Parigi. Un bambino bravissimo sulla
tastiera, così come se ne incontravano un po’ ovunque nei
salotti di mezza Europa. Con un’unica differenza: l’estrema
capacità di trovare sfumature, le più delicate, le più tenui,
le più sottili. Magari in una volatina, in una manciata di note
che poi, immancabilmente, tornavano alla melodia da cui,
per un breve intensissimo attimo, si erano distaccate.
Qualcuno mi disse allora che era un riflesso del cielo. In
Polonia, come a Berlino, il cielo appare lontano: sembra
non ci sia neppure. Vuoi perché la Vistola ha creato una
pianura profonda; vuoi perché il mare è distante, un mare
comunque bianco, lattescente. Non saprei dirti. Quando
nevica sembra che il cielo sia in terra, e viceversa. Una
confusione di ruoli che genera una speciale sensibilità per
ciò che sta nel mezzo. Un po’ come quelle popolazioni
che, abitando tra i ghiacci e le nevi perenni, imparano a
distinguere un tipo di neve dall’altro, dando loro nomi
diversi. Noi restiamo stupiti di fronte a tale sconosciuta
varietà. Così era lui. Scavava negli interstizi di una
melodia, traendone come la coda di una cometa: una
brillantezza caduca, momentanea, ma folgorante. Spesso
più importante della melodia stessa. Spesso riverberata
nell’oscurità di un basso, o nell’incalzare orgoglioso di certi
ritmi. Ecco una polacca; o una mazurka… o un valzer. Che
poi però si stemperano, come le nuvole che si specchiano
nella Vistola, che in fondo è un fiume tranquillo. Quando
c’incontrammo a Karlsbad – rammenti?… era ancora vivo
Robert… – del bambino che avevo ascoltato suonare a
Varsavia non restava più nulla. Eppure, quella sua dote
infantile era il dono che la sua terra gli aveva lasciato. Una
terra che sta fra gli estremi e che per questo ha pagato un
prezzo, che la storia, prima o poi, dovrà risarcirle.
26
pianoforte
LUNEDÌ 7 MARZO 2016 ORE 20.30
Ludwig van Beethoven Sette Variazioni in mi bemolle maggiore
Felix Mendelssohn Fryderyk Chopin sopra il tema «Bei Männern, welche Liebe
fühlen» WoO 46
Sonata in re maggiore op. 58
Sonata in sol minore op. 65
Grand duo de concert su temi di
Robert le Diable di Meyerbeer
in mi-la maggiore
(in collaborazione con A. Franchomme)
Nei dieci anni dal suo debutto con i Wiener
Philharmoniker diretti da Gergiev, la violoncellista
argentina Sol Gabetta – un’altra grande solista che
Musica Insieme presenterà per la prima volta a Bologna
– si è esibita con compagini quali i Berliner diretti da
Sir Simon Rattle o la London Philharmonic guidata
da Jurowski, invitata dal Festival di Verbier come alla
Wigmore Hall. Una carriera fulminante, che vede
nelle sue collaborazioni cameristiche un momento
di particolare spicco, sia per l’originalità delle scelte
interpretative – la Gabetta ha fondato anche un proprio
festival cameristico in Svizzera, il Solsberg – che per i
riconoscimenti ricevuti: del febbraio 2015 è il suo cd
The Chopin Album, realizzato con Bertrand Chamayou
al pianoforte. Un’antologia di quell’album costituirà il
cuore del suo concerto, che esplora l’Ottocento fra
rielaborazioni operistiche (Il flauto magico in apertura,
Robert le Diable nel finale) e grandi sonate.
27
Copenhagen
«Wonderful, wonderful Copenhagen» cantava Danny
Kaye in un biopic, che in realtà era un fantasy. D’altronde,
Charles Vidor, che lo girò nel ’52, sapeva che a nessuno
interessava la verità su Andersen. Il titolo, Hans Christian
Andersen, era solo un pretesto per portare su pellicola
l’ennesimo musical con una star per protagonista. Danny
Kaye ballava, cantava, era perfetto: un comico intriso
di melanconia. Per il ballo della sirenetta ingaggiarono
persino Zizi Jeanmaire e il marito, Roland Petit. Insomma:
ridevi, ma con qualche lacrimuccia. Ridevi con garbo,
imparando pure qualcosa. Peraltro, i valzerotti – tale è
Wonderful, wonderful Copenhagen – piacevano molto. Di
lì a poco sarebbe arrivato My favorite things (Rodgers
e Hammerstein II 1959, The Sound of Music, tradotto,
chissà perché, Tutti insieme appassionatamente). Maria, la
protagonista, canta proprio all’inizio un addio ai monti
di manzoniana memoria, magari a Broadway leggevano
I promessi sposi. Tutte le cose che piacciono a me avrebbe
spopolato. Soprattutto su pellicola (Julie Andrews),
e poi venne John Coltrane. Tutto questo, però, con
Copenhagen ha poco a che vedere. In italiano, con un
ammiccamento che rimandava tanto al mestiere del
protagonista quanto al contenuto del film, divenne Il
favoloso Andersen. Io lo ricordo così: cantato dai Savona,
Lucia e Virgilio, ovvero dalla metà di quei Cetra che
da bambino mi apparivano loro sì favolosi nelle loro
parodie televisive. Invece Andersen no: non mi appariva
favoloso. “Once upon a time”, certo, va bene, e così
comincia anche il film. Ma le favole di Andersen sono
spesso tetre, oscure, persino macabre. Poi ho capito.
Andersen in realtà aveva scritto romanzi romantici:
quelli dove il protagonista muore, dopo aver rincorso il
suo sogno per tutta la vita, averlo finalmente raggiunto
e quindi muore prima di goderne i frutti. Mi verrebbe
da dire: c’è del marcio in Danimarca. L’ho scoperto
attraversando un ponte in una nevosa giornata di
gennaio. Dietro di me: la sirenetta, le belle case colorate,
le belle strade e i bei canali. Davanti a me: esempi
monolitici di grigio costruttivismo socialdemocratico.
Appartamenti minuscoli, tetti bassi e piccole finestre.
Aringhe affumicate fredde su volovants gelidi consegnati
in grossi cartoni umidicci.
28
Vladimir Ashkenazy pianoforte
Dimitri Ashkenazy clarinetto
Ada Meinich viola
LUNEDÌ 14 MARZO 2016 ORE 20.30
Robert Schumann
Rebecca Clarke
Niels Gade
Dmitrij Šostakovic
Tre Romanze op. 94
per clarinetto e pianoforte
Preludio, Allegro e Pastorale
per clarinetto e viola
Fantasiestücke op. 43
per clarinetto e pianoforte
Sonata op. 147 per viola e pianoforte
Un grande maestro e la sua discendenza: Vladimir
Ashkenazy, da oltre venticinque anni alla guida di
compagini come la NHK Symphony Orchestra di Tokyo
o la London Philharmonic, ma anche pianista fra i più
acclamati degli ultimi cinquant’anni (vinse giovanissimo
il Concorso “Reine Elisabeth”, nel 1956), riunisce una
parte della sua famiglia di talentuosi musicisti per
un incontro cameristico. Il figlio Dimitri, clarinettista,
apparso all’Hollywood Bowl di Los Angeles come alla
Salle Pleyel di Parigi, e la di lui moglie Ada Meinich, viola
dell’eccellente Quartetto Faust, saranno al suo fianco
per un programma che a sua volta stabilisce alcune
costellazioni familiari: come quella che lega le Romanze
di Schumann ai Fantasiestücke di Gade, che alla scuola
schumanniana si ispirano esplicitamente, o gli originali
pezzi che Rebecca Clarke dedicò nel 1941 all’esecuzione
da parte del cognato e della sorella. Hausmusik, insomma,
nel senso più vero e più ispirato del termine.
29
Parigi
«Buongiorno signor Commissario»
«Buongiorno Fumé. Allora? Ci sono novità?»
«È stata una nottata calma. Solo la ragazza che ha visto di là»
«Chi è?»
«Non lo sappiamo. L’abbiamo trovata in Place Stravinskij
questa mattina presto. Nessun documento, né un cellulare,
o altro. Niente di niente. Fradicia. Probabilmente è entrata
nell’acqua.Avrà fatto il bagno… Un cameriere, finito il turno
intorno all’una, ieri notte, dice di averla incontrata. Pare che
gli abbia chiesto un’informazione, qualcosa come: “Dove
mi trovo?”. Poi si sia avviata verso la fontana. Il cameriere ci
ha riferito di averla osservata qualche minuto. Era strana,
ha detto. Non fuori di testa, tipo drogata o giù di lì. No.
Piuttosto: assente. Come se fosse cascata sulla terra da
chissà dove. Magari si crede un’aliena. Il Centre Pompidou
ne attrae di pazzi. Si ricorda quello che dovemmo portare
via in camicia di forza? “Sono un Vulcaniano, chiamate il
capitano Kirk, ve lo confermerà lui!”…»
«Già. Questa però mi sembra tranquilla»
«Le abbiamo dato qualcosa di asciutto da mettersi. Poi
ha bevuto un po’ di tè caldo ed è rimasta seduta. Mai
una parola. Uno spazzino ci ha riferito di aver visto la
ragazza abbracciare le statue, quelle della fontana intendo.
Sembra le chiamasse per nome una ad una. Anche questa
non sarebbe una novità. C’era quel barbone convinto
che Dumbo ci si fosse trasferito, nella fontana…. Poi da
quando han dipinto quel murales… Non ho mai capito
se è un uomo o una donna. “Zitti tutti”. In effetti, Place
Stravinskij è un luogo silenzioso. Di notte con quelle statue
non è che mi faccia una bella impressione…»
«Ma se ai bambini piacciono tanto. Via, Fumé! Sono solo
statue colorate che ballano… e son più di trent’anni che
ballano. Ha provato a parlare con lei?»
«Sì, certo. Tutto inutile. Scuote la testa. Sgrana gli occhi, ma
con dolcezza. Non è una di quelli che troviamo di solito
per strada all’alba! Non riesco neppure a dire che età abbia.
Ogni tanto però mormora qualcosa, tra sé e sé. Non che si
capisca. Sembra un nome. Qualcosa tipo: valse. E lo ripete:
valse, valse, valse… Il nostro sovietico di là mi ha detto che
secondo lui è russo. Non ha capito bene neppure lui. Però
potrebbe essere un nome. Qualcosa come: Vaslav…»
30
Beatrice Rana
pianoforte
LUNEDÌ 4 APRILE 2016 ORE 20.30
Johann Sebastian Bach Partita n. 2 in do minore BWV 826
Claude Debussy
Pour le Piano
Fryderyk Chopin
Sonata in si bemolle minore op. 35
Maurice Ravel
La Valse
Aver inciso a ventidue anni i concerti di C ajkovskij e
Prokof ’ev con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
diretta da Pappano è un bel traguardo: ma di traguardi
Beatrice Rana ne ha già raggiunti molti altri, non da ultimo
il Premio del pubblico al Concorso “Van Cliburn” 2013,
che ha tributato tre minuti di standing ovation a questa
giovane italiana il cui talento si era rivelato sbalorditivo
sin dagli anni di studio. Anni trascorsi al Conservatorio
di Monopoli sotto la guida di Benedetto Lupo, ed oggi
forti dei consigli di Arie Vardi ad Hannover. Perché a
quest’età è ancora giusto parlare di maestri, di passioni, di
modelli, e Beatrice pare proprio cresciuta a pane e piano:
famiglia di musicisti, primi concerti a nove anni, insomma
un prodigio maturato – cosa non semplice né scontata –
con attenzione e misura, che Musica Insieme ha il piacere
di ospitare per la prima volta sulle scene del Manzoni
con un programma di capolavori: proprio quelli capaci
di fungere da modello e di risvegliare alla sua età una
passione che duri tutta la vita.
31
Lipsia
Lipsia, 2 aprile 21..
Sono arrivato ieri. In Germania pare che esista solo
un albero: il tiglio. Slavo lipsk: il posto dei tigli. Come a
Berlin Mitte: una mania per i tigli. Unter den Linden nella
terra dove però si vorrebbe che gli “Zitronen blühn”,
con buona pace di tutte le altre piante, sempreverdi e
querce incluse, che fanno del resto tanto druido e poco
Lohengrin. Insomma, anche in Sassonia, checché se ne
dica, non regna l’ordine, che pure tanto piacerebbe ai
Prussiani. Non riescono a mettersi d’accordo neppure
da queste parti. Nasci qui, e poi, magari, muori a Venezia.
O viceversa. Ti fai il giro delle piccole corti tedesche,
quelle che contano meno del due di coppe quando la
briscola è a bastoni, e poi concludi in bellezza: Kantor alla
Thomaskirche. Requiescat in pace: i suoi resti mortali in
eterno tra quelle stesse mura (solo dal 1950, però).
Lipsia, 6 aprile 21..
Spazieren? Me l’ha chiesto come se passeggiare fosse
un delitto, un crimine. Va bene che questa era DDR, che
qui facevano le ricerche per l’atomica, ma Spazieren in
vacanza è sacrosanto. Certo, magari sono abituati all’idea
che anche la vacanza è utile. D’altronde, l’automobile si
chiama Volkswagen, il carro del popolo. In Italia, anche
volendo, non saremmo mai riusciti a pensare ad una
macchina uguale per tutti. La Ford modello T, il Maggiolino,
la Trabant. Siamo al di là del mito, e la costruivano mica
tanto lontano da qui: a Zwickau, la città di Schumann
(tanto per restare in tema di celebri resti). Ci abbiamo
provato, è vero. Ma già i nomi: Topolino! Seicento!
Cinquecento! e poi: 127, 128, 124…Vuoi mettere con
Trabant!? Persino Giulietta, che fa tanto Shakespeare…
Berliner Philharmoniker
Streichoktett
LUNEDÌ 18 APRILE 2016 ORE 20.30
Louis Spohr
Doppio Quartetto per archi
in re minore op. 65
Doppio Quartetto per archi
in sol minore op. 136
Felix Mendelssohn Ottetto in mi bemolle maggiore op. 20
Da un ensemble formatosi nel 1994 in seno ad una
delle più prestigiose orchestre al mondo, e ben presto
divenuto un riferimento per l’originalità delle scelte
di repertorio e la maestria nell’interpretarle, non ci
si poteva che attendere un programma come quello
proposto per Musica Insieme: nella prima parte, un
compositore-violinista (lasciò ben 17 concerti per il
suo strumento) rilegge l’ottetto nell’inedita forma di un
doppio quartetto, chiamato a generare ora suggestivi
effetti di eco, ora dialoghi stereofonici a mo’ di ‘doppio
coro’, per riunire invece le forze nei momenti di maggiore
pathos. Ben quattro i lavori che Spohr lasciò per questa
formazione strumentale, i Berliner ce ne offriranno
il primo e l’ultimo. Con opposta quanto altrettanto
geniale metamorfosi delle parti, un giovanissimo
Mendelssohn firma nel 1825 il suo Ottetto op. 20, dove
al contrario gli archi si comportano come un’orchestra
sinfonica: un programma, insomma, che esalterà proprio
quella commistione di intimismo cameristico e suono
generosamente orchestrale che ha reso celebre il
Berliner Streichoktett.
Lipsia, 15 aprile 21..
Domani riparto. Niente più Kantor, Altes Rathaus, questa
o quella Kirche, con santi che non sai se vengono da
Bari o se a Bari ci sono andati il giorno di Natale per la
felicità di grandi e piccini in un imprevedibile abbraccio
italo-tedesco. Alla mia piazza preferita hanno cambiato
nome. Karl-Marx-Platz non c’è più. Io troppo vecchio, la
ragazza troppo giovane: per lei la Neues Gewandhaus
sta in Augustusplatz…
32
33
Amburgo
«E di Amburgo, una città con una grande storia
musicale… Brahms, la Steinway… cosa ricorda della
sua città?»
«Lei mi chiede qualche ricordo della mia Amburgo.
Magari si aspetta che le racconti che da bambino ho
passeggiato più volte sotto la casa natale di Brahms, o
che da ragazzo sono stato nel club sulla Reeperbahn,
a St. Pauli, dove suonarono i Beatles, prima di essere i
Beatles. Invece, io rammento solo macerie: 43 milioni
di metri cubi per l’esattezza, che corrispondono più o
meno a 50.000 morti. Anche la casa natale di Brahms
hanno distrutto. La chiamarono “tempesta di fuoco”,
effetto voluto dell’“Operazione Gomorrah”. Bombe
incendiarie. Nell’epicentro – pensi, allora erano tutte
case di legno, quell’estate era stata calda e secca –
raggiunse circa i 1000 gradi il calore. Lo spostamento
d’aria viaggiava a 250 chilometri l’ora. Non riesco
ancora oggi ad immaginare cosa abbia provato chi
morì carbonizzato nei rifugi; o coloro che sopravvissero
per essere poi pietosamente uccisi dai nostri soldati
mentre ancora bruciavano. Lo rifecero a Dresda, e
poi a Tokyo. Poi decisero che era venuto il momento
dell’atomica. Non li hanno mai processati. Questo è il
vantaggio dei vinti: la colpa si annulla nella sconfitta di
chi ha perso. Come si fa a dimenticarlo tutto ciò? Certo
oggi Amburgo sembra essersi lasciata quel passato alle
spalle. La città dei ponti: nessun’altra ne ha altrettanti.
È una città ricca. È rimasta una città-stato: siamo uno
stato nello stato, il che ci proietta nel futuro portando
con noi un pezzo di medioevo. Con il nostro porto, il
nostro fiume, l’Elba. La fabbrica della Steinway e Sons, la
seconda dopo quella di New York. E ora stiamo anche
costruendo la Elbphilharmonie. Gli hanno già dato un
soprannome, di quelli che piacciono a noi tedeschi:
Elphi, la chiamano. Quanto più sono grandi i nostri
palazzi, tanto più sono infantili i nomignoli che gli diamo.
Stanno dando nuova vita a tutto quel quartiere. Vede:
stiamo ancora ricostruendo. 43 milioni di metri cubi di
macerie sono tanti da smaltire, anche se ormai hanno
solo la consistenza della materia impalpabile di cui sono
fatti i ricordi».
34
Julian Rachlin violino e viola
Itamar Golan pianoforte
LUNEDÌ 2 MAGGIO 2016 ORE 20.30
Johannes Brahms
Sonata in sol maggiore op. 78
per violino e pianoforte – Regensonate
Sonata in fa minore-maggiore op. 120 n. 1
per viola e pianoforte
Sonata in la maggiore op. 100
per violino e pianoforte – Thunersonate
Scherzo in do minore-maggiore
per la Sonata F.A.E. per violino
e pianoforte
Versatilità del genio: Julian Rachlin è violinista, violista
e direttore d’orchestra, ma il suo impegno si esprime
anche in un’instancabile attività didattica e di promozione
della musica, una missione per la quale Rachlin è stato
prescelto quale “Goodwill Ambassador” dell’UNICEF sin
dal 2010. Al suo fianco un pianista come Itamar Golan,
che della versatilità ha fatto una dote impareggiabile,
divenendo non soltanto il partner più importante di
Rachlin («un amico con cui suono in tutto il mondo
dal lontano 1996»), ma anche il brillante collaboratore
di colleghi quali Maisky, Mintz, Repin, Vengerov. Tutto
dedicato a un nume tutelare come Brahms il loro
recital, prima puntata di un’integrale sonatistica che si
concluderà nella successiva Stagione 2016/17 di Musica
Insieme: dalla Prima Sonata per violino e pianoforte,
ispirata al Lied Canto della pioggia che ne pervade tutti
i movimenti, a uno degli estremi frutti compositivi di
Brahms, come la prima Sonata per viola e pianoforte,
intima ed elegiaca.
35
Napoli
È l’unica città il cui nome appare in un accordo specifico:
quello di sopratonica abbassato preso in primo rivolto. In
tonalità minore, che in maggiore suona strano. La Sesta
Napoletana, appunto. Il genovese Piston (si chiamava
Pistone, ma il padre preferì togliere quell’ingombrante
italica “e” una volta sbarcato in America), docente
di composizione in quel di Harvard, rinverdendo
antichi contrasti tra città marinare finge di non sapere
perché si chiama proprio così quell’accordo. Esistono
accordi nazionali (le seste svizzere, tedesche, francesi
e ovviamente italiane), ma nessuno porta il nome di
una città, se non quello. Napoli è l’unica città citata
nei trattati di armonia. La ragione è semplice. Qui la
melodia accompagnata ha germogliato nel modo più
stupefacente: creando, cioè, una tale varietà di forme e
specie, da dover essere catalogata come “napoletana”,
e includendo in tale floridissima fioritura tutta la forza
di un ritmo fluido e potente. La Scuola Napoletana
non è una scuola: è un modo di pensare, di sentire e di
comporre musica. È una preziosa miscela di alto e basso.
Nobili e cafoni hanno vissuto per secoli negli stessi
palazzi e vicoli, respirando i medesimi profumi e miasmi.
Solo su piani diversi: nei bassi stavano i poveri. Quegli
stessi che il Borbone scatenò contro i rivoluzionari del
1799, distruggendo nel sangue la repubblica partenopea
e le speranze di un avvenire che non si voleva fosse solo
sorte e magari vana. Poi vennero i Savoia. A Garibaldi
fu dedicata una piazza con statua. La matrice musicale
partenopea, però, non perse vigore. D’altronde, nella
Sesta Napoletana è contenuto il segreto di questa
città. È un accordo minore, che diventa maggiore, in
primo rivolto, e al canto posso eseguire un intervallo
proibito, con un nome quasi alchemico: terza diminuita.
Par proprio di camminare per i vicoli che da San Pietro
a Majella scendono fino a Corso Umberto. Chi non li
conosce potrebbe aver paura di perdersi, ma in realtà
sta tornando a casa.
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Russian Chamber
Philharmonic St. Petersburg
Sergej Nakariakov tromba
Juri Gilbo direttore
LUNEDÌ 9 MAGGIO 2016 ORE 20.30
Georg Friedrich Händel Dall’oratorio Solomon:
Sinfonia II – L’arrivo della regina di Saba
KV 495 per corno e orchestra
Sinfonia in sol minore Hob. I: 39
Les chemins de l’amour
per tromba e orchestra
Tarantella La Napolitana op. 25
per tromba e orchestra
Wolfgang Amadeus Mozart Concerto in mi bemolle maggiore
Franz Joseph Haydn
Francis Poulenc
Oskar Böhme
Il Paganini della tromba. È solo una delle definizioni che
Sergej Nakariakov si è guadagnato grazie alla sua tecnica
prodigiosa, unita ad una musicalità raffinata, che il nostro
pubblico ha avuto peraltro modo di apprezzare quando il
trombettista russo si è esibito per Musica Insieme alla testa
dei Musici, nel maggio 2012. La carriera di Nakariakov vanta
collaborazioni illustri, al fianco di Evgeny Kissin come di
Martha Argerich, interprete dei principali capolavori per il
suo strumento, ma anche autore di trascrizioni per tromba
e flicorno tratte da vari generi musicali. È il caso dei brani
prescelti per il concerto finale della Stagione, che accanto
alle sinfonie di Händel e Haydn, affidate a un’orchestra dalla
storia autorevole come la Russian Chamber Philharmonic,
comprendono il magnifico Quarto Concerto per corno di
Mozart, eseguito al flicorno, le melodie sensuali di Poulenc
e la tarantella di un collega virtuoso come Oskar Böhme.
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Il repertorio
Bach, Johann Sebastian
Partita n. 2 in do minore BWV 826
04/04
Beethoven, Ludwig van
Quartetto in mi bemolle maggiore op. 74 – delle Arpe
16/11
Sette Variazioni in mi bemolle maggiore WoO 46
07/03
Trio in si bemolle maggiore op. 97 – L’Arciduca25/01
Biber, Heinrich
Mysteriensonate n. 3 in si minore 14/12
Böhme, Oskar
Tarantella La Napolitana op. 25 09/05
Brahms, Johannes
Danze Ungheresi n. 1, n. 5 e n. 20
11/01
Otto Klavierstücke op. 76
26/10
Quintetto in fa minore op. 34 16/11
Scherzo in do minore-maggiore per la Sonata F.A.E.02/05
Sonata in fa minore-maggiore op. 120 n. 1
02/05
Sonata in la maggiore op. 100 – Thunersonate02/05
Sonata in sol maggiore op. 78 – Regensonate02/05
Tema e Variazioni in re minore op. 18b
26/10
C ajkovskij, Pëtr Il'ic
Tre danze da Il lago dei cigni op. 20
Dumka op. 59
11/01
22/02
Chopin, Fryderyk
Grand duo de concert su temi di Robert le Diable07/03
Sonata in si bemolle minore op. 35
04/04
Sonata in sol minore op. 65
07/03
Clarke, Rebecca
Preludio, Allegro e Pastorale per clarinetto e viola
14/03
Corelli, Arcangelo
Concerto grosso in sol minore op. 6 n. 8 14/12
Delalande, Michel-Richard
Sinfonia di Natale14/12
Debussy, Claude
Pour le Piano04/04
Dvořák, Antonín
Dumka op. 72 n. 2 Furiant op. 46 n. 8
11/01
11/01
Gade, Niels
Fantasiestücke op. 43
14/03
Gershwin, George
Tre Preludi
11/01
Grieg, Edvard
Holberg Suite op. 40
Quartetto in sol minore op. 27
30/11
08/02
Händel, Georg Friedrich
Sinfonia L’arrivo della regina di Saba09/05
Haydn, Franz Joseph
Sinfonia in sol minore Hob. I: 39
09/05
Janácek, Leoš
Quartetto n. 1 – Sonata a Kreutzer16/11
Kodály, Zoltán
Duo op. 7 per violino e violoncello
38
25/01
Locatelli, Pietro Antonio
Concerto grosso in fa minore op. 1 n. 8
14/12
Lutosławski, Witold
Variazioni su un tema di Paganini
11/01
Mendelssohn, Felix
Ottetto in mi bemolle maggiore op. 20
Sonata in re maggiore op. 58
18/04
07/03
Mozart, Wolfgang Amadeus
Concerto per violino n. 4 in re maggiore KV 218
Concerto per violino n. 5 in la maggiore KV 219
Sinfonia n. 29 in la maggiore KV 201
Concerto per corno n. 4 in mi bemolle maggiore KV 495
30/11
30/11
30/11
09/05
Musorgskij, Modest
Quadri di un’esposizione22/02
Pachelbel, Johann
Canone e Giga in re maggiore 14/12
Pez, Johann Christoph
Concerto Pastorale14/12
Poulenc, Francis
Les chemins de l’amour09/05
Purcell, Henry
King Arthur19/10
Rachmaninov, Sergej
Étude-tableaux op. 39 n. 2 e n. 6
22/02
Preludio in sol diesis minore op. 32 n. 12
22/02
Preludio in sol minore op. 23. n. 5
22/02
Sonata in si bemolle minore op. 36 (seconda versione)22/02
Ravel, Maurice
La Valse04/04
Schubert, Franz
Quartetto in mi bemolle maggiore D 87
Sonata in si bemolle maggiore D 960
08/02
26/10
Schumann, Robert
Tre Romanze op. 94 14/03
Šostakovic , Dmitrij
Sonata op. 147 14/03
Spohr, Louis
Doppio Quartetto in re minore op. 65
Doppio Quartetto in sol minore op. 136
18/04
18/04
Strauss, Richard
Sonata in mi bemolle maggiore op. 18 25/01
Stravinskij, Igor’
La sagra della primavera
11/01
Telemann, Georg Philipp
Ouverture in fa maggiore
14/12
Vivaldi, Antonio
Concerto in do maggiore RV 533 14/12
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Informazioni per l’abbonamento
alla Stagione 2015/2016
• Vendita abbonamenti
Biglietteria del Teatro Manzoni
via de’ Monari 1/2, Bologna
orario: dal lunedì al sabato, ore 15–18.30
• Prelazioni per il rinnovo dell’abbonamento:
da giovedì 21 maggio a mercoledì 10 giugno 2015.
È richiesto un documento d’identità dell’intestatario
dell’abbonamento alla stagione 2014/2015.
• Nuovi abbonamenti per i posti ancora disponibili:
da mercoledì 17 giugno a venerdì 3 luglio 2015
• Possibilità di rateizzazione
L’abbonato potrà versare un acconto
(non rimborsabile, indicato tra parentesi
di fianco all’importo totale), regolando poi il saldo
dal 19 ottobre al 16 novembre 2015.
• Giorni di chiusura della biglietteria:
Lunedì 1 giugno e martedì 2 giugno 2015
Musica Insieme si riserva il diritto di apportare variazioni
– dovute a motivi tecnici o di forza maggiore – ai programmi
della Stagione, agli orari e alle date degli spettacoli.
L’eventuale rinuncia all’abbonamento nel corso della
Stagione, per qualsiasi motivo, non comporta alcuna
restituzione, anche parziale, di denaro.
Non è possibile rilasciare duplicati della tessera di
abbonamento. In caso di smarrimento o furto, per
accedere in teatro sarà necessario esibire in biglietteria
un documento di autocertificazione del furto o
smarrimento dell’abbonamento, corredato da una
fotocopia della carta d’identità dell’intestatario.
Non è consentito l’ingresso in sala a concerto iniziato.
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Prezzi abbonamenti
Platea I settore Platea II settore Galleria I settore Galleria II settore Galleria II settore
Under 30 e Over 65 € 390,00
€ 318,00
€ 290,00
€ 225,00
(1 rata € 195,00)
(1 rata € 159,00)
(1 rata € 145,00)
(1 rata € 113,00)
€ 160,00 (1 rata € 80,00)
Prezzi biglietti singoli concerti*
Platea I settore
Platea II settore
Galleria I settore
Galleria II settore
Balconata
€ 55,00
€ 45,00
€ 40,00
€ 35,00
€ 10,00
*Per tutti i settori ad esclusione della balconata,
riduzione del 10% sul prezzo del biglietto per
Under 30 e Over 65, e per:
soci Coop
titolari abbonamento annuale Tper
soci Touring Club
abbonati Arena del Sole
titolari Carta Doc
A concerto con mamma e papà
Una nuova formula di abbonamento permetterà ai
genitori di avvicinare i propri figli al mondo della
musica classica: acquistando due abbonamenti in
qualsiasi settore del Teatro, per ciascun concerto della Stagione 2015/16 i genitori potranno
richiedere un biglietto gratuito per i propri figli,
assegnato secondo disponibilità.
L’offerta è rivolta ai bambini di età compresa fra i
5 e i 14 anni.
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I protagonisti
Venerdì 10 luglio 2015 ore 20
MARIO BRUNELLO violoncello
ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforte
Musiche di Lekeu, Rachmaninov
Sabato 11 luglio 2015 ore 20
QUARTETTO DI CREMONA
MARIO BRUNELLO violoncello
Musiche di Bach, Schubert
Sarà di scena dal 10 al 18 luglio 2015 la II edizione del Varignana
Music Festival, nella splendida cornice del Palazzo di Varignana
Resort & SPA. Fra le molte novità in cartellone, la presenza di
quello che è oggi il più celebre violoncellista italiano al mondo,
Mario Brunello, protagonista di una ‘carta bianca’ che animerà le tre
giornate d’apertura, dal 10 al 12 luglio. Invitato dalle più prestigiose
orchestre, diretto da Temirkanov, Abbado, Chailly, Muti, Ozawa, a
Varignana Brunello presenterà alcuni progetti inediti, chiamando
accanto a sé il 12 luglio il compositore e pianista Ezio Bosso, autore
di pagine dall’eccezionale fascino, fra cui la celebre colonna sonora
di Io non ho paura di Salvatores, o Gustavo Zagrebelsky, giurista
italiano già Presidente della Corte Costituzionale, col quale Brunello
animerà un’originale ‘conversazione-concerto’ sull’interpretazione.
Altro special guest, il 13 e il 17 luglio, sarà Julian Rachlin, violinista,
violista e direttore d’orchestra fra i più acclamati; con lui un partner
rodato come Itamar Golan, che ascolteremo anche il 14 luglio in
un suggestivo programma a quattro mani con la pianista giapponese
Natsuko Inoue. Si riconferma la presenza eccezionale di Alexander
Romanovsky, pianista invitato dalle principali compagini, quali Royal
Philharmonic, Filarmonica della Scala, Accademia Nazionale di Santa
Cecilia diretta da Antonio Pappano. Oltre a esibirsi in duo con
Mario Brunello venerdì 10 luglio in un programma espressamente
creato per l’inaugurazione del Festival, il 15 luglio Romanovsky
sarà protagonista di un recital solistico, e il 16 sarà in duo con
la violoncellista statunitense Christine Walewska, straordinaria
interprete ammirata da artisti quali Rubinstein, Arrau, Heifetz, in un
programma che spazierà da Bach alle danze argentine. Il Quartetto
di Cremona, ospite regolare delle principali sale e universalmente
considerato quale il vero erede dello storico Quartetto Italiano, sarà
a sua volta protagonista di due serate, accanto a Brunello sabato 11
luglio e nel concerto finale del festival, sabato 18, quando l’ensemble
si allargherà con Rachlin e Romanovsky.
Info: Segreteria Musica Insieme tel. 051 271932
www.varignanamusicfestival.it
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Domenica 12 luglio 2015
ore 17
MARIO BRUNELLO violoncello
GUSTAVO ZAGREBELSKY pianoforte
Dialogo sull’interpretazione e (forse) una Sonata di Schubert
ore 20
MARIO BRUNELLO violoncello
EZIO BOSSO pianoforte
Musiche di Pärt, Bach, Cage, Bosso
Lunedì 13 luglio 2015 ore 20
JULIAN RACHLIN violino
ITAMAR GOLAN pianoforte
Musiche di Mozart, Beethoven, Brahms
Martedì 14 luglio 2015 ore 20
ITAMAR GOLAN
NATSUKO INOUE
pianoforte a quattro mani
Musiche di Schubert, Ravel, Brahms
Mercoledì 15 luglio 2015 ore 20
ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforte
Musiche di Beethoven, Chopin
Giovedì 16 luglio 2015 ore 20
CHRISTINE WALEWSKA violoncello
ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforte
Musiche di Bach, Chopin, Bragato, Bolognini, Piazzolla
Venerdì 17 luglio 2015 ore 20
JULIAN RACHLIN violino
ITAMAR GOLAN pianoforte
Musiche di Brahms, Mozart
Sabato 18 luglio 2015 ore 20
QUARTETTO DI CREMONA
JULIAN RACHLIN violino
ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforte
Musiche di Čajkovskij, Šostakovič
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Musica lnsieme
inAteneo
ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
MIco musica insieme contemporanea
Alma Mater Musica
Il suono del futuro
Con l’edizione 2014/15 Musica Insieme in Ateneo ha raggiunto
in molti sensi la maggiore età, accompagnando da diciotto anni
l’esplorazione musicale degli studenti dell’Università cittadina
con programmi che rendono conto delle diverse epoche e dei
principali generi dell’arte dei suoni, tutti introdotti da conversazioni
divulgative, tenute da docenti e musicologi, ove non dagli stessi artisti
sul palco. Da quando del resto nel 1997 Musica Insieme stipulò
una fra le prime convenzioni mai firmate in Italia fra una società
privata e un’istituzione pubblica come il nostro Ateneo, alcuni fra
i maggiori nomi del concertismo si sono avvicendati sul palco di
Santa Lucia, ed oggi all’Auditorium dei Laboratori delle Arti di
Piazzetta Pasolini, nell’intento di offrire agli studenti un incontro con
la musica, ed insieme con chi della musica ha fatto la propria scelta
di vita, con passione e competenza. Ton Koopman, Jeffrey Swann,
Michael Barenboim, Giuliano Carmignola, Uto Ughi, Mario Brunello
e l’Orchestra d’Archi Italiana, Salvatore Accardo e l’Orchestra
da Camera Italiana (nella foto qui sotto, in un’affollatissima Aula
Absidale), il Quartetto di Cremona, Maria Perrotta sono solo alcuni
dei ‘testimonial’ che hanno contribuito negli anni ad avvicinare il
pubblico dei giovani ad un’arte che – ben lungi dall’essere reperto
museale – è materia viva ed affascinante per chi la sa ascoltare, e per
questa ragione l’impegno di Musica Insieme e di questi grandi artisti
è comune nel porsi come vero e proprio ‘servizio’ didattico per la
comunità studentesca.
Da quando, nel 2006, la Fondazione Musica Insieme varava la
prima edizione di Musica Insieme COntemporanea, rassegna che
si prefiggeva di esplorare il repertorio del XX e XXI secolo con
l’obiettivo di promuoverlo e favorirne l’apprezzamento da parte del
pubblico, sono passati ormai dieci anni. Anni nei quali il concetto
stesso di ‘contemporanea’ si è evoluto e modificato, confermando
coi fatti che fare musica contemporanea oggi è divenuta un’attività
meno lontana dal sentire comune di quanto non lo fosse nel 2006.
Se ancor oggi sopravvive infatti per certi versi la percezione che
la storia della musica sia finita a metà Novecento (se non prima),
il sempre maggiore consenso dei nostri ascoltatori ci conforta
del fatto che – come tutte le forme d’arte – ogni opera all’atto
della propria nascita è contemporanea, e quindi spesso nuova,
destabilizzante perché diversa dal già noto, dal familiare. Sta proprio
all’operatore culturale, accanto naturalmente alla programmazione
del repertorio, la divulgazione e l’approfondimento della musica
d’oggi, rendendone sempre più accessibile il linguaggio (o meglio: i
linguaggi), e di conseguenza promuovendone l’ascolto. In questi anni
MICO ha chiamato al proprio fianco testimonial come Maurizio
Pollini (con il “Progetto Nono” che abbiamo ospitato, unica città
in Italia, nel 2006), o Sofia Gubaidulina (nella foto qui sotto, sul
palco dell’Oratorio di San Filippo Neri), Giovanni Sollima, il Brodsky
Quartet, Gianluca Cascioli, il FontanaMIXensemble con solisti quali
Vaghelis Mercuris, Corrado Rojac, Eva Zahn, e molti altri ancora.
Le prossime edizioni di Musica Insieme in Ateneo e MICO – Musica Insieme COntemporanea saranno presentate nell’autunno 2015
44
45
I vantaggi per gli abbonati alla Stagione 2015/2016
AMÚR
Gli abbonati di Musica Insieme potranno usufruire di uno sconto sui prezzi dei biglietti dei concerti organizzati dalle altre Società che aderiscono alla rete AMÚR (Società del Quartetto di
Milano, Accademia Filarmonica Romana, Associazione Alessandro Scarlatti – Ente Morale dal 1948 di Napoli, l’Associazione Amici della Musica di Padova, Fondazione Perugia Musica
Classica ONLUS di Perugia, Società dei Concerti di Trieste,
Società del Quartetto di Vicenza, Società Veneziana di Concerti), ad esclusione degli spettacoli per i quali non è previsto
alcun tipo di riduzione.
APCOA
Per tutte le serate dei concerti di Musica Insieme, l’abbonato
potrà usufruire ad un prezzo speciale del Parcheggio Apcoa di
Piazza VIII Agosto. Presentando la propria tessera, sarà infatti
possibile acquistare presso la cassa del parcheggio un pacchetto
rinnovabile di 5 buoni (ciascuno valido per tre ore di sosta in
tutte le serate di concerto) al prezzo di € 25,00.
ARENA DEL SOLE
Gli abbonati di Musica Insieme potranno usufruire di uno sconto del 20% circa sui prezzi interi degli abbonamenti (escluso
l’abbonamento Carta Arena) e dei biglietti per tutte le repliche
di spettacolo, ad esclusione degli spettacoli per i quali non è previsto alcun tipo di riduzione. Arena del Sole, Via Indipendenza
44, Bologna. Tel. 051.2910910
CAMST
DISCORAMA
Esibendo la propria tessera, l’abbonato avrà diritto allo
sconto del 10% su tutti i cd e dvd in assortimento presso Discorama Bologna, Via de’ Monari 1a/b, Bologna.
Tel. 051-2960976. www.discoramabologna.it
HOTEL HELVETIA
Per soggiorni di almeno due notti, l’abbonato avrà diritto all’upgrade
gratuito in Junior Suite e uno sconto del 10% sui trattamenti benessere prenotati prima dell’ingresso in Hotel.
Hotel Helvetia Thermal SPA 4*, Porretta Terme
LIBRERIA COOP AMBASCIATORI
E ZANICHELLI
L’abbonato a Musica Insieme avrà diritto al 10% di sconto su tutti i
libri in assortimento presso la Libreria.Coop Ambasciatori,Via orefici
19, Bologna e la Libreria.Coop Zanichelli, Piazza Galvani, 1/h Bologna.
OTTICA GAMBINI
L’abbonato avrà diritto ad uno sconto del 15% sul prezzo di occhiali da sole e di occhiali da vista completi di
lenti, e ad uno sconto del 10% sulla contattologia e liquidi, presso Ottica Gambini, nei punti vendita di Via Ugo
Bassi 1 e Via d’Azeglio 8/b.
L’abbonato avrà diritto allo sconto del 10% sulla consumazione
nella fascia pranzo presso i locali CAMST del centro storico e
dei Centri Commerciali. Ristorante Self-service C’ENTRO –
Bologna, Via Indipendenza 45 – aperto a pranzo dal lunedì al
sabato; Ristorante Self-service BASS’OTTO – Bologna,Via Ugo
Bassi 8 – aperto a pranzo dal lunedì alla domenica. Ristoranti
Self-service MAGNOSFERA: La Galleria, Piazza XX settembre
6, Autostazione Bologna – Centro Commerciale Centro Borgo,
Bologna – Centro Commerciale Lame, Bologna – Centro Commerciale Centro Nova, Villanova di Castenaso.
PALAZZO DI VARIGNANA
SPA & RESORT
CANTINA BENTIVOGLIO
RISTORANTE PIZZERIA
INCROCIO MONTEGRAPPA
Esibendo la propria tessera, l’abbonato avrà diritto ad uno
sconto del 10% sulla prima consumazione in tutte le serate di
concerto di Musica Insieme e della Cantina Bentivoglio (Via
Mascarella 4/b, Bologna).
COTABO
Per tutte le serate di concerto, l’abbonato potrà usufruire del servizio Chiama Taxi COTABO. Rivolgendosi alla postazione COTABO all’ingresso del teatro, potrà richiedere un taxi all’addetto,
ricevendo in pochi secondi uno scontrino con tempo d’attesa e
sigla del taxi in arrivo, senza alcun costo di chiamata. L’abbonato
potrà inoltre ricevere, gratuitamente anziché al costo di 25 Euro,
la Taxi Card COTABO, con la quale sarà possibile pagare tutti gli
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spostamenti con comoda fattura a fine mese. In alternativa, l’abbonato potrà utilizzare l’applicazione Taxiclick, disponibile gratuitamente (per iPhone e Android) su App Store e Play Store. Per il
clienti abbonati a COTABO,Taxiclick vale anche come strumento
di pagamento. COTABO, www.cotabo.it – Tel. 051-374300
Esibendo la propria tessera alla prenotazione, l’abbonato avrà
diritto allo sconto del 15% sulla migliore tariffa disponibile per il
pernottamento, allo sconto del 15% sul prezzo di listino per un
ingresso di 3 ore a VarSana Spa (valido da lunedì a venerdì), e
allo sconto del 10% sulle carte ristorante e sulla carta pizzeria
(bevande escluse) al Pool & Lounge Bar and Restaurant e al
ristorante Il Palazzo. Tel. 051 19938300;
[email protected]; www.palazzodivarignana.it
Esibendo la propria tessera, l’abbonato avrà diritto ad uno
sconto del 10% su tutte le consumazioni al Ristorante Pizzeria
Incrocio Montegrappa, Via Montegrappa 7/d, Bologna
tel. 051 224871 (chiuso il martedì).
UVET POMODORO VIAGGI
Uvet Pomodoro Viaggi offre agli abbonati di Musica Insieme
uno sconto immediato del 3% per l’acquisto di viaggi e soggiorni da catalogo (escluse quote d’iscrizione, assicurazioni e visti) in
tutte le agenzie Uvet Pomodoro Viaggi di Bologna e provincia.
Restano esclusi i viaggi Last minute, le offerte speciali e la biglietteria in generale. www.uvetpomodoro.com
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Le attività di Musica Insieme si realizzano
grazie al sostegno di: