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IF CRASC ’15
VI CONVEGNO
SU
III CONVEGNO DI INGEGNERIA FORENSE
CROLLI, AFFIDABILITÀ STRUTTURALE, CONSOLIDAMENTO
SAPIENZA UNIVERSITA’ DI ROMA, 14-16 MAGGIO 2015
PAVIMENTI INDUSTRIALI IN C.A.
T. Trombetti
Università degli Studi di Bologna
R. Sapio
Università degli Studi di Bologna
L. Pieraccini
Università degli Studi di Bologna
SOMMARIO
Le pavimentazioni in calcestruzzo sono da sempre utilizzate per la realizzazione delle finiture nelle aree industriali e per questo note anche come pavimentazioni industriali. Nonostante gli innumerevoli pregi, tante sono le problematiche e le criticità relative a questo tipo
di soluzione, legate principalmente alle caratteristiche intrinseche del calcestruzzo, alle
considerevoli dimensioni delle opere ed alle condizioni ambientali e di esercizio a cui queste sono soggette.
La presente memoria si pone come un supporto utile al Consulente Tecnico, al Giudice o
comunque agli attori convolti nel processo edilizio (appaltatore, committente, imprese, etc.)
nell’approfondire le differenti problematiche riguardanti le pavimentazioni industriali. In
particolare all’interno del documento, sulla base delle analisi svolte, vengono riportati: le
principali tipologie di difetti riscontrati ed i metodi di indagini adottati comunemente durante lo svolgimento delle consulenze tecniche.
ABSTRACT
The concrete flooring are used for the construction of the finishing of the industrial areas
and for this reason are called “industrial flooring”. Despite the great number of quality, the
issues and the criticalities related to these kind of flooring are a lot. They are due to own
features of the concrete, to the considerable dimension of the work and to the environmental and serviceability conditions.
The present essay would be a support for the Technical Consultant, the Judge or the other
player in the building process (costumers, contractors, construction company, etc.) in order
to examine in depth the issues related to the industrial flooring In particular the paper, based
on the analysis performed, identifies the common defects of the concrete building and the
main inspection method used during the activity of the Technical Advice.
T. Trombetti, R. Sapio, L, Pieraccini
1. INTRODUZIONE
Il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e dei Materiali – DICAM - dell’ Università di Bologna, stipula nel 2011 un accordo formale con il Tribunale di Bologna per la consultazione e la condivisione dei dati inerenti le cause civili e penali che coinvolgono le
strutture. Nasce così l’Osservatorio Claudio Ceccoli, centro di ricerca italiano dedicato
esclusivamente allo studio delle problematiche legate ai vizi e ai difetti del costruito oggetto
di contenzioso e allo sviluppo di una conoscenza organizzata ed integrata di tali problematiche (Trombetti et al., 2012 e 2014).
Dalle indagini condotte sui dati relativi a più di in centinaio di procedimenti di “Accertamento Tecnico Preventivo” (ATP), sono emerse alcune tematiche che, per la mancanza di
chiari e ben definiti riferimenti sia tecnici che normativi, risultano particolarmente insidiose. Tra queste vi è quella legate alle pavimentazioni industriali in calcestruzzo armato.
Le pavimentazioni industriali vengono generalmente realizzate in calcestruzzo e poste in
opere quali finitura dei piani di calpestio, deposito e lavoro di merci o passaggio di auto
mezzi, in virtù dell’elevata resistenza ai carichi e all’usura, della versatilità e del costo contenuto. Nonostante gli innumerevoli pregi, tante sono le problematiche e criticità relative a
questo tipo di soluzione, legate principalmente alle caratteristiche intrinseche del calcestruzzo, alle considerevoli dimensioni delle opere ed alle condizioni ambientali e di esercizio a cui queste sono soggette. La precisa individuazione dei fattori e delle cause che potenzialmente influiscono sulla funzionalità e la qualità del manufatto, la loro eventuale interazione lungo l’intero processo costruttivo (dalla progettazione alla messa in opera), risulta
spesso particolarmente complessa ed articolata.
2.
I DIFETTI
Come ogni manufatto le pavimentazioni industriali non sono immuni ai difetti, seppur appaiano di semplice realizzazione. Tali difettosità sono fortemente legate alle scelte progettuali adottate e alle proprietà reologiche e meccaniche del conglomerato e per questo risultano intrinseche e talvolta inevitabili. Alcuni fenomeni ritenuti apparentemente difetti di
esecuzione sono, entro certi limiti, connaturali alla attuale tecnologia nonostante
un’accurata previsione e progettazione delle caratteristiche dei materiali in opera e dei particolari costruttivi.
In linea generale, i difetti individuabili sulle pavimentazioni industriali possono essere distinti in due categorie:
- Difetti funzionali: ovvero tali da poter influire sulla fruibilità e sulla durabilità
dell’opera (fessure, micro-cavillature, curling, delaminazioni, etc);
- Difetti estetici: ovvero che pregiudicano solo l’immagine e la percezione del bene
senza ridurne il godimento (efflorescenze, disomogeneità nelle finiture, differenze
cromatiche).
Pavimenti industriali in C.A.
2.1. Difetti funzionali
Fessure
Il calcestruzzo, per sua natura, non è in grado di esibire apprezzabili resistenze a trazione.
Qualora questa venga superata il calcestruzzo è soggetto a fenomeni di fessurazione. La
tensione di trazione agente risulta da una combinazione di molteplici fattori quali la grandezza della deformazione libera, l’impedimento che si oppone alla deformazione (attrito
con il supporto, variazioni di spessore e/o delle armature, presenza di discontinuità, etc.), lo
scorrimento viscoso (Triantafillis A. et al., 2011). Tutti questi fattori concorrono con differente rilevanza, e talvolta in concomitanza tra loro, alla formazione di fessure che possono
essere più o meno estese e differentemente localizzate (Figure 1,2, e 3). In particolare, i
fenomeni che portano a tale difettosità sono:
1) Ritiro plastico
Il ritiro plastico del calcestruzzo, così come indicato dal termine stesso, avviene nelle primissime fasi di messa in opera, quando il materiale è ancora allo stato plastico ed ancora
lavorabile. Come detto precedentemente questo tipo di pavimentazione è costituito da una
piastra di calcestruzzo di grandi dimensioni, l’estensione della superfice esposta all’aria fa
si che una grande quantità di acqua evapori durante le fasi di presa ed indurimento. Pertanto
se la velocità con cui l’acqua risale in superficie è minore di quella di evaporazione si producono tensioni di trazione sufficienti a produrre fessure. Queste in genere si diramano in
tre direzioni a 120° a partire da vertici e/o spigolosità e pur avendo ampiezze rilevanti sono
limitate al copriferro (Triantafillis A. et al., 2011).
2) Gradiente termico
Il calcestruzzo, come molti materiali, esibisce una profonda sensibilità alle variazioni termiche. Particolari stati termici durante le fasi di esecuzione possono indurre tensioni di trazione che, considerando la ridotta se non assente resistenza a trazione del materiale, possono indurre sgradevoli effetti nel conglomerato. E’ inoltre da considerare che durante la maturazione le reazioni di idratazione dei costituenti del cemento generano calore. Se questo
non viene ceduto all’ambiente nella misura e con la velocità richiesta, nella struttura si genera un salto termico negativo che induce forze di trazione superiori alla resistenza a trazione, relativa allo stato di maturazione conseguito, e la conseguente formazione di fessure che si diramano fino all’armatura inferiore della pavimentazione. Questo tipo di fratture
si genera maggiormente in corrispondenza di discontinuità (innesto di pilastri, pozzetti, vincoli verticali, , riduzioni di spessore) ed il loro numero aumenta con il rapporto di rettangolarità della pavimentazione (lunghezza/larghezza). Purtroppo non esiste alcuna armatura in
grado di contrastare o prevenire tale fenomeno (Triantafillis A. et al., 2011).
3) Ritiro igrometrico
La progressiva idratazione del legante idraulico è responsabile della trasformazione del
conglomerato da materiale plastico e lavorabile a solido e resistente, in grado si sopportare
carichi di compressione. Come ben noto le caratteristiche idrauliche dei leganti adottati per
produrre il conglomerato fanno sì che una corretta maturazione esiga un elevato tasso di
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umidità.
Il “ritiro idraulico o igrometrico” comporta una progressiva diminuzione del volume del
calcestruzzo dovuta alla perdita di acqua da parte di un calcestruzzo umido posto in
un’ambiente non saturo di umidità. In questo caso l’indurimento del calcestruzzo è accompagnato da successive variazioni di umidità del getto e parte di questo ritiro è pertanto irreversibile ed inevitabile. Le fessure da ritiro igrometrico cominciano solitamente a manifestarsi solo dopo alcune settimane o mesi dalla messa in opera (Triantafillis A. et al., 2011).
4) Influenza del sottofondo
Come tutte le pavimentazioni anche quelle in calcestruzzo necessitano di un sottofondo in
grado di assicurare un idoneo piano di posa su cui verrà poi gettato il calcestruzzo. La massicciata di sottofondo non sempre si presenta omogenea: ogni tipologia di materiale presenta, un diverso coefficiente d’attrito. Le scabrosità sulla superficie del sottofondo a contatto
con il getto possono dare origine a fenomeni di ritegno e quindi provocare stati coattivi entro il conglomerato. A fronte di attriti sensibilmente diversi, le tensioni indotte, posso variare notevolmente da punto a punto e dare origine a fessure con andamenti, a volte, curvilinei
o subcircolari, che spesso ignorano la rettilineità del taglio dei giunti, creando notevoli problemi interpretativi ai tecnici che ne devono spiegare le cause. Tale fenomeno si accentua in
presenza di sensibili variazioni di quota, buche ed avvallamenti nella superficie di sottofondo, inserimento di tubazioni o quant’altro, che possono comportare variazioni di spessore della lastra di calcestruzzo anche di alcuni centimetri (Triantafillis A. et al., 2011).
Micro-cavillature
Un’altra manifestazione del ritiro plastico è la formazione di cavillature a ragnatela o a
macchia di leopardo, solitamente superficiali (interessano solo la parte superficiale
dell’indurente) e di ampiezza molto limitata (microcavillature). Tali microcavillature non
inficiano la durabilità e la funzionalità della pavimentazione (Triantafillis A. et al., 2011).
Curling
Il fenomeno del curling , noto anche come imbarcamento, è associato a locali sollevamenti
dei bordi e delle estremità delle lastre di conglomerato (Fig. 4) a seguito di accorciamento
superficiale causato variazioni termiche o ritiro differenziato tra l’estradosso ed l’intradosso
della lastra. Questo fenomeno è particolarmente evidente nelle pavimentazioni con spessore
ridotto specialmente in prossimità dei giunti di costruzione (l’effetto “curling” tende ad annullarsi per spessori di 30 cm o superiori). In seguito al curling, data la configurazione assunta dalla lastra, l’applicazione dei carichi comporta quasi sempre la formazione di fessure
(Triantafillis A. et al., 2011).
Delamizioni
La piastra di calcestruzzo è generalmente rifinita in superficie da uno strato antiusura dotato
di elevata resistenza all’abrasione. Questo si realizza applicando sulla superficie del calcestruzzo ancora fresco, una miscela anidra (spolvero) oppure una malta premescolata (detta
pastina) composta di acqua, cemento ed aggregati resistenti all’abrasione. Tale rifinitura
viene realizzata, oltre che per aumentare la resistenza all’abrasione, per limitare il fenomeno del bleeding che produce sulla pavimentazione difetti superficiali.
Pavimenti industriali in C.A.
Particolare attenzione deve essere posta nella scelta dei tempi di applicazione dello spolvero. Infatti se questo viene applicato tardivamente, su un calcestruzzo già in fase di presa,
non è possibile ottenere un adeguato incorporamento dei due materiali con la conseguente
formazione di due strati diversi e sovrapposti che tendono facilmente a distaccarsi (delaminazione dello spolvero). Al contrario se l’applicazione dello spolvero viene eseguita prematuramente, ossia, su un calcestruzzo troppo fresco, l’acqua di bleeding, che ancora seguita a
risalire dal basso, viene bloccata dallo strato di calcestruzzo superficiale in cui è stato incorporato lo spolvero indurente. Sotto tale strato di calcestruzzo e spolvero si possono formare delle zone di acqua che, nel tempo, viene riassorbita dal calcestruzzo circostante con
la formazioni di estese zone di vuoti. A causa di questi ultimi lo stato superficiale, sotto
l’azione dei carichi, si distacca dando vita a delaminazioni profonde (Fig. 6).
Il fenomeno delle delaminazioni superficiali non può essere ricondotto solo ad un problema
di “timing” ossia di erronea tempistica di esecuzione. I fenomeni di delaminazione sono
dovuti anche all’utilizzo di additivi superfluidificanti. Alcuni di questi additivi se mal formulati possono provocare la formazione di aria nel calcestruzzo la quale, risalendo verso la
superficie superiore, rimane intrappolata sotto lo strato corticale di calcestruzzo nel quale è
stato incorporato lo spolvero, con conseguente formazione di delaminazioni profonde analoghe a quelle descritte precedentemente. Importante è anche la scelta degli aggregati utilizzati per la realizzazione del calcestruzzo, in quanto la presenza di minerali silicei amorfi
o scarsamente cristallini a contatto con gli alcali contenuti nel cemento possono generare
reazioni espansive che possono provocare, specialmente in presenza dello spolvero che arricchisce il calcestruzzo di cemento, l’espulsione di conetti di materiale sulla superfice del
pavimento noti come pop-out (Collepardi M. et al., 2011).
Sgretolamento
Lo sgretolamento del calcestruzzo è un fenomeno differente da quello della delaminazione.
Mentre quest’ultima è caratterizzata dal distacco di scaglie di pochi millimetri di spessore
dalla base di conglomerato, lo sgretolamento consiste nella perdita della coesione della pasta cementizia costituente il calcestruzzo (Fig. 5). Tale fenomeno è dovuto alla reazione del
calcestruzzo con il cloruro. L'azione aggressiva dipende dal tipo di cloruro (di sodio o di
calcio) che viene a contatto con la superficie della pavimentazione, pertanto la destinazione
d’uso e le condizioni ambientali in cui la pavimentazione industriale verrà posta in opera,
sono di fondamentale importanza(Collepardi S., 2002).
2.2. Difetti estetici
Il calcestruzzo è un materiale eterogeneo formato dall’unione di più fasi aventi caratteristiche fisiche, chimiche e meccaniche differenti. Queste forti diversità possono dar luogo, in
seguito alla posa e all’indurimento, a difettosità che senza intaccare le proprietà meccaniche
e la funzionalità della pavimentazione, influiscono negativamente sull’estetica.
Efflorescenze
Nei materiali porosi contenenti sali solubili, l’evaporazione dell’acqua porta alla formazione di sostanze saline che si presentano come macchie, di solito di colore biancastro, chiamate efflorescenze. Nel calcestruzzo le efflorescenze sono non un fenomeno ricorrente,
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non pregiudica la durabilità del pavimento, legato alla formazione di carbonati e bicarbonati
di calcio dovuti alle reazioni di idratazione e carbonatazione dei composti cementizi.
Disomogeneità nelle finiture
Nelle zone difficilmente raggiungibile dalle usuali attrezzature per la stesura del calcestruzzo, ad esempio lungo i muri, basamenti, pilastri ed altri spiccati in elevazione, la finitura
sarà realizzata manualmente e pertanto è possibile aspettarsi, entro certo limiti, una diversa
gradazione cromatica e di diversa tessitura superficiale (Ente Nazionale CONPAVIPER, 2003).
Differenze cromatiche
Il calcestruzzo non è un materiale omogeneo. La differenza cromatica è concessa in quanto
dipende da una serie imprevedibile di cause: dai granuli di cemento completamente idratati
ai passaggi di frattazzartici, dalla segregazione degli aggregati all’affioramento dell’acqua
in eccesso, dalla situazione climatica al grado di umidità della superficie (Ente Nazionale
CONPAVIPER, 2003). Occorre tener presente che il calcestruzzo è un materiale reattivo
quando è contatto con diverse sostanze chimica. Pertanto, in assenza di specifici trattamenti protettivi, il contatto con tali sostanze, soprattutto se accidentali, può dar luogo a differenze cromatiche e all’insorgere di macchie (Fig. 7).
Dall’analisi delle difettosità che generalmente si riscontrano sulle pavimentazioni industriali, emerge come molteplici siano i fattori di cui bisogna tener conto per una corretta realizzazione di queste opere. Oltre le caratteristiche, la granulometria degli aggregati, le modalità di posa in opera del calcestruzzo riveste grande importanza la progettazione, il dimensionamento e gli accorgimenti tecnici relativi alla piastra e al suo supporto.
Ad ogni modo talune difettosità sono talvolta inevitabili ed, entro certi limiti, considerate
fisiologiche.
3. CASI REALI: ACCERTAMENTI TECNICI PREVENTIVI
Nell’ambito dell’attività promosso dall’”Osservatorio Claudio Ceccoli” (Trombetti T. et al.,
2012, 2014), centro di ricerca dedito allo studio dei difetti del costruito, sono stati analizzati
e collezionati i dati relativi ad un sostanzioso numero di Accertamenti Tecnici Preventivi
depositati presso il Tribunale di Bologna. Le indagini hanno mostrato che questo genere di
opere, a causa delle sue intrinseche difettosità, è sovente oggetto di contenzioso.
L’analisi della documentazione ha permesso la raccolta di una documentazione fotografica
delle principali tipologia di difetti lamentati e l’individuazione dei principali metodi di indagini, relativi alle differenti classi di vizio, adottati dai tecnici nelle procedimenti di consulenza tecnica.
3.1. Documentazione fotografica
Difetti funzionali
Pavimenti industriali in C.A.
Figura 1. Fessurazione delle pavimentazione interna di un capannone industriale (Tribunale di. Bologna ATP N° R.G. 10141/2012).
Figura 2. Fessurazione di una pavimentazione in calcestruzzo (Tribunale di. Bologna ATP N° R.G.
2188/2012)
Figura 3. Fessurazione di una pavimentazione in calcestruzzo (Tribunale di. Bologna ATP N° R.G.
10155/2012).
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Figura 4. Curling di una pavimentazione industriale (Tribunale di. Bologna ATP N° R.G.
10141/2012).
Figura 5. Sgretolamento pavimentazione esterna in calcestruzzo (Tribunale di. Bologna ATP N° R.G.
6314/2012).
Figura 6. Delaminazione superficiale (a sinistra) e fessurazione per incipiente delaminazione (a destra) di una pavimentazione industriale (Tribunale di. Bologna ATP N° R.G. 6314/2012).
Pavimenti industriali in C.A.
Difetti estetici
Figura 7. Macchie sulla pavimentazione in calcestruzzo bagnata da una sostanza oleosa (Tribunale
di. Bologna ATP N° R.G. 6314/2012).
3.2. Metodi di indagine
Come visto in precedenza, le cause di alcune difettosità che interessano le pavimentazioni
industriali possono essere di difficile individuazione ed interpretazione. Questa operazione
risulta particolarmente per le fessure, che possono essere causate da una molteplicità di
fenomeni, spesso concomitanti tra loro.
Al fine di agevolare il Consulente Tecnico nella scelta del metodo di indagine più appropriato, si riportano alcune delle procedure adottate dai tecnici nel corso delle operazioni peritali svolte durante le operazioni peritali nell’ambito delle ATP analizzate.
Indagini sulle caratteristiche del calcestruzzo messo in opera
 Carotaggi
L’osservazione di dettaglio delle carote prelevate consente di valutare la compattezza e
l’assetto granulometrico del calcestruzzo. Consente di accertare la presenza di eventuali
fessurazione e di valutarne la direzione e la profondità. Inoltre, su questi campioni, è possibile eseguire prove di resistenza meccanica (secondo norma UNI EN 12504-1) e per la determinazione della resistenza a compressione e l’identificazione del tipo di meccanismo di
rottura(secondo la norma UNI EN 12390-3).
Fessurazione
 Saggi
I saggi sono tagli, che possono avere differente sezione, realizzati sul battuto di cemento nei
punti interessati dalle fessurazioni. Le misurazioni effettuate permettono di definire:
- La profondità delle fessure;
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-
La stratificazione del solaio al fine di verificare lo spessore della soletta e la quantità di armatura per un confronto con le specifiche costruttive riportate nel capitolato tecnico.
 Apertura delle fessure
Le fessurazione, seppur difetto fisiologico, non devono compromettere la funzionalità della
pavimentazione. Al fine di valutare se tali fessure possono essere considerate come difetto
meramente estetiche si calcola lo stato limite di fessurazioni facendo riferimento ai valori
riportate dalla Normativa tecnica in vigore (D.M, 96’) che definisce gli stati limite di apertura delle fessure, in funzione delle condizioni ambientali e della sensibilità dell’armatura
sottostante
“ Lo stato limite di fessurazione deve essere definito contrattualmente in subordine
alle reali condizioni realizzative. Per assicurare la funzionalità e la durata del pavimento in calcestruzzo è necessario:
Prefissare uno stato limite di fessurazione adeguato alle eventuali esigenze igieniche, alle condizioni di utilizzo ed alle sollecitazioni agenti sul pavimento;
Prefissare uno stato limite per la fessurazione innescate dagli spigoli di spiccati in
elevazione;
Realizzare un sufficiente spessore in calcestruzzo di buona qualità, compattezza ed
aggregati puliti affinché le fessure non risultino passanti. (§ 8.3 Ente Nazionale CONPAVIPER, 2003).
 Indagini non distruttive mediante ultrasuoni (secondo la norma UNI 9524)
Le prove con ultrasuoni vengono condotte su diversi settori della pavimentazione. presenza
di microfessurazione sulla pavimentazione induce riduzioni sostanziali nelle velocità di
propagazione che vengono misurati dallo strumento.
Sgretolamento
 Analisi chimico e fisiche del calcestruzzo
Questo tipo di analisi è eseguito al fine di verificare l’eventuale “reattività” del calcestruzzo con le sostanza presente nell’ambiente in cui il pavimento è posto in opera. La prova
consiste nel sottoporre la superficie della pavimentazione (spolvero) e una sezione interna
(calcestruzzo) a contatto con la sostanza in determinate condizioni ambientali di temperatura ed umidità per un determinato periodo di tempo. Al termine del ciclo previsto, nelle condizioni sperimentali indicate, si verifica se i provini hanno manifestato alterazioni, fratture
o distacchi o fenomeni di de-coesione superficiali.

Determinazione della resistenza ai cloruri (secondo la norma UNI EN 1338:2004 –
APPENDICE D)
La prova consiste nel prelevare un campione di calcestruzzo dal quale Viene misurate il
contenuto di cloruri solubili in su frammenti di calcestruzzo previa frantumazione e polve-
Pavimenti industriali in C.A.
rizzazione del materiale secondo le direttive della Norma 9944. Il campione prelevato dalla
viene sottoposto a cicli di gelo-disgelo considerando sia la sola azione dell’acqua, sia
l’azione combinata di acqua e sale. Se quest’ultima produce sui campioni un eccessivo degrado sulla superficie del campione superiore rispetto all’impiego di sola acqua (senza sale
disgelante) si può dedurre che lo spolvero non è adatto a proteggere o isolare il calcestruzzo dal supporto dalla permeazione delle soluzioni acquose.
 Analisi ottiche al microscopio polarizzatore (secondo la norma UNI EN 12407)
Con questo tipo di prova si può verificare la presenza di fenomeni di distacco della matrice
legante da elementi di aggregato di maggiori dimensioni, con formazione di reti capillari
beanti verso l’estradosso o la presenza di “lamine” di aria, segno inequivocabile di una non
trascurabile percentuale di gas intrappolato nel conglomerato indurito che o altri fenomeni
che rilevano la presenza di difetti del calcestruzzo come ad esempio il fenomeno bleeding
nella fase iniziale.
4. CONCLUSIONI
Le pavimentazioni industriali vengono generalmente realizzate in calcestruzzo e poste in
opere quali finitura dei piani di calpestio nelle arre industriali deposito e lavoro in virtù delle loro caratteristiche. A causa delle considerevoli dimensioni e delle caratteristiche intrinseche del calcestruzzo tante sono le problematiche e criticità relative a questo tipo di soluzione. Essendo fortemente legate alle proprietà reologiche e meccaniche del conglomerato
alcune difettosità possono considerarsi fisiologiche e pertanto inevitabili. I fattori di cui bisogna tener conto per una corretta realizzazione di queste opere sono molteplici e proprio
per questo motivo l’individuazione delle cause che portano alla formazione dei difetti non è
affatto semplice.
Le indagini condotte su un sostanzioso numero di Accertamenti Tecnici preventivi depositati presso il Tribunale di Bologna (nell’ambito dell’attività promosso dall’Osservatorio
Claudio) hanno mostrato che le pavimentazioni in calcestruzzo, a causa delle loro caratteristiche, sono spesso sovente oggetto di contenzioso. L’analisi della documentazione ha
permesso la raccolta di una documentazione fotografica dei difetti riscontrati e
l’individuazione di alcuni metodi di indagini, utilizzati dai consulenti tecnici per lo svolgimento delle operazioni peritali. Si è potuto constatare che alcune tipologie di difetti sono
ricorrenti e che alcuni fenomeni sono, nonostante una corretta progettazione ed esecuzione
delle opera ed entro certi limiti, connaturali a questo tipo di tecnologia costruttiva. Questi
pertanto non sono ascrivibili a difetti ma come fenomeni fisiologici.
BIBLIOGRAFIA
Collepardi M., Troli R.: Caratteristiche peculiari dei calcestruzzi per pavimenti industriali. ENCO
journal, XVI (53), 2011, pp. 6-9.
T. Trombetti, R. Sapio, L, Pieraccini
Collepardi S.: I difetti nei pavimenti in calcestruzzo: patologie di degrado chimico del calcestruzzo.
ENCO journal on web, VII (21), 2002.
Ente Nazionale CONPAVIPER: Codice di Buona Pratica per i Pavimenti in Calcestruzzo ad uso Industriale. CONPAVIPER Copyright, Cerro al Lambro (MI), 2003, 3a edizione.
Triantafillis A., Triantafillis Michele.: Le fessure nelle pavimentazioni industriali - C.T.C. Concrete
Technologies Consultants s.n.c., Treviso, 2011 .
Trombetti, T., Palermo M., Tattara, S.: La nascita dell’Osservatorio Claudio Ceccoli sui vizi e difetti
del costruito oggetto del contendere presso i tribunali. Proceedings of IF CRASC’12 Convegno di
Ingegneria Forense, V Convegno sui Crolli, Affidabilità Strutturale, Consolidamento, Pisa,
Italia, 2012.
Trombetti, T., Tattara, S., Palermo, M., Gasparini, G., Silvestri, S., & Pieraccini, L.: The first year of
activities of the “Observatory Claudio Ceccoli”, on the defects of the building structures. IABSE (International Association for Bridge and Structural Engineering) Symposium Report, 102(25), 2014, pp.
1024-1030.