Universo Sicilia 11_2005
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Universo Sicilia 11_2005
TAXE PERÇUE TASSA RISCOSSA Periodico Mensile dell’INPAL per i Siciliani nel Mondo - Anno XVI - N. 11 NOVEMBRE 2005 - P.I. Spedizione in A.P. - 45% - Art. 2 comma 20/B - Legge 662/96 D.C.I. Sicilia Prov. CT Direzione, redazione e Amministrazione: Ufficio Zona INPAL - 95031 Adrano - Piazza Mercato, 72 - Tel. 095 7692946 - Fax 095 7602814-7153840 - e-mail [email protected] CDM, nuove norme per Ciampi: “l’industria deve pretendere l’autonomia fiscale la protezione dei propri marchi” della Sicilia Il ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia è intervenuto in conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri del 21 ottobre, sottolineando “l’evento storico che riguarda la regione Sicilia”, e che ha portato alla delibera di un provvedimento che riconosce “la piena applicabilità dell’articolo 37 dello statuto siciliano”. “Siamo qui in rappresenta della Sicilia –ha detto La Loggia – una bellissima squadra siciliani. Questa formazione testimonia un momento storico per la regione Sicilia e i rapporti con lo Stato”. “In questo modo – ha spiegato il ministro – la Sicilia potrà incassare quei tributi sul reddito prodotto da imprese industriali dei diversi stabilimenti che operano sul territorio regionale, ma che hanno sede fiscale fuori della Regione. Da oggi la Sicilia potrà utilizzare una enorme quantità di risorse che potranno essere impiegate per il suo sviluppo. Ora restano da definire le modalità operative attraverso la definizione delle competenze, in sintonia con lo statuto siciliano, la riforma della devolution e l’attuazione del federalismo”. Il ringraziamento più forte de ministro va al presidente del Consiglio Berlusconi, ed un grazie va a tutti i ministri e parlamentari siciliani che hanno collaborato al raggiungimento di questo obiettivo. “Un grazie va al presidente della Regione Sicilia Cuffaro per aver tenuto alta la bandiera della sicilianità” che è intervenuto in conferenza e che ha sottolineato come con questo provvedimento “la Sicilia riscuoterà quello che gli viene negato da anni”. Il presidente ha anche precisato che è stato chiuso “il contenzioso tra la regione e lo stato, che consente alla Sicilia di riscuotere i tributi relativi alle Rca”. S.d.F. MAGGIORI POTERI AI SINDACI Arrestare subito i nemici dell’on. Fabio Mancuso Adrano - La provocazione con cui titoliamo questo pezzo è conseguente alla paradossale dichiarazione fatta dall’on. Mancuso nel corso di un’intervista televesiva in cui ha affermato che “se l’omicidio non fosse reato mi avrebbero eliminato” motivo per cui l’unica possibilità di salvezza non potrebbe non essere quello di dotare il sindaco di più ampi poteri fino al punto di avere facoltà di arrestare nemici ed avversari presunti o supposti tali. Tutto questo, sia chiaro, lo diciamo con vivo stupore in quanto ci troviamo a registrare dei veri e propri misfatti personali che nulla hanno a che fare con la politica vera, quella con la P. maiuscola. Nella nostra realtà politica assistiamo persino a forme di esibizionismo mediatico offensivo per migliaia di ascoltatori lontani dalle vicende che si consumano nel Palazzo del governo locale. Un popolo lontano dai fatti ma consapevole della gravità delle parole pronunciate irresponsabilmente dai più diretti collaboratori di Mancuso, sostenendo che la sentenza del tribunale di Catania costituisce un “attentato alla democrazia” solo perché dichiara decaduto il Sindaco eletto a suffragio diretto. Tutto questo nel silenzio dei consiglieri di maggioranza e di molti dell’opposizione, i quali non hanno sentito neppure l’esigenza di chiedere la convocazione del consiglio con procedura d’urgenza per dibattere e conoscere il pensiero del Sindaco sul contenuto della dichiarazione sparata da un componente della Giunta Municipale. Un plauso invece riteniamo di dovere rivolgere al consigliere Pino Lo Re per avere, con grande senso di equilibrio e responsabilità, assunto una posizione di censura per le parole pronunciate dal suo collega di lavoro. In altri tempi non abbiamo avuto alcun tentennamento a censurare certi fatti accaduti nella fase conclusiva della sindacatura Bertolo. Oggi non esitiamo a riconoscere il positivo significato di due episodi di grande valenza politica: il volantino della Camera del Lavoro e l’intervento in TVA del rappresentante dei D.S. Lo Re. Forse è giunto il momento del risveglio a sinistra. Vincenzo Castiglione “Avete il diritto di pretendere dalle autorità italiane ed europee la protezione dei vostri marchi. Non soltanto nel settore tessile l’Unione Europea deve intensificare gli interventi per impedire l’ingresso di veri e propri falsi nei nostri mercati”. Così il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in visita alla città di Biella, si è rivolto alle autorità e ai sindaci della provincia piemontese, in occasione dell’incontro istituzionale svoltosi al Teatro Sociale di Biella. “La serietà dell’impegno per fronteggiare difficili crisi - ha continuato il Presidente della Repubblica - la volontà di imboccare le vie dell’innovazione, della diffusio- Carlo Azelio Ciampi ne della cultura, dell’apertura alle scoperte della scienza; la fedeltà all’etica del lavoro delle generazioni passate, costruttrici ADRANO Isolare gli Ascari È forse venuto il momento di osservare se ad Adrano sotto sotto stia maturando qualcosa di importante e di decisivo per il futuro di questa città. L’attenzione è certamente rivolta su ciò che accadrà nei prossimi mesi quando si concluderanno le vicende giudiziarie che riguardano il sindaco e l’amministrazione Mancuso, e si saprà con certezza che ruolo esercitano i partiti, i suoi dirigenti nell’ambito dei rispettivi schieramenti e cioè del centrosinistra e del centrodestra. E se è vero che la politica viene impersonata dai rispettivi leader sapremo con certezza che peso avranno nella scelta delle candidature alle elezioni per il rinnovo del Senato della Repubblica, della Camera dei deputati; del parlamento regionale. Tre importanti espressioni di voto democratico che verranno con ogni probabilità, condizionati dalle oligarchie politiche di quelli che ancora sono definiti partiti in quanto esistono le sigle ma nella sostanza mancano gli iscritti, i programmi, i bilanci e in qualche caso persino i dirigenti visto che la maggior parte delle sigle politiche risultano addirittura commissariate ai vari livelli territoriali. E se a Roma e Palermo i vertici dei due schieramenti stanno dosando l’ordine delle candidature per garantire l’elezione, in primo luogo, delle gerarchie dei due “Poli”, vale la pena di chiedersi quale sorte sarà riservata ai politici locali reduci di tante battaglie combattute per strappare qualche voto a favore di un padrone non sempre riconoscente del servizio reso. Le prossime elezioni politiche e regionali ci diranno con chiarezza di che pasta sono fatti i nostri politici venuti alla luce in questo decennio post-partitocratico. Le prossime consultazioni elettorali possono costituire una ulteriore prova della marginalità della classe politica locale da troppo lungo tempo penalizzata per l’insipienza dimostrata in questi anni. Se non interverranno novità di rilievo in grado di rompere quel processo di sudditanza nei confronti delle oligarchie politiche provinciali e regionali, nessun mutamento potrà mai intervenire a favore di questa comunità. Gli ascari vanno isolati Vincenzo Castiglione di industrie già una volta uscite vincenti dal confronto con forti concorrenti, dopo l’apertura delle frontiere col Mercato Comune Europeo: sono queste le qualità che ispirano fiducia nella vostra, nella nostra capacità di superare anche la prova della ‘globalizzazione’”. Infine, vanno sottolineati, come fattori determinanti per il vostro futuro, il lavoro di formazione affidato a uno storico istituto tecnico industriale come il vostro “Quintino Sella”, che si avvia a compiere 170 anni; e il grande impegno per preparare, nella Città Studi come nel Centro biellese di ricerche del Cnr, le nuove generazioni capaci di dar vita a prodotti tecnologicamente avanzati, frutto di una ricerca innovativa. Egualmente importante, per la ristrutturazione in corso del vostro sistema produttivo, è una forte integrazione fra i soggetti istituzionali e gli operatori economici, come fra gli imprenditori e le organizzazioni sindacali. “La vostra vocazione - ha aggiunto il Presidente della Repubblica - è e rimane quella manifatturiera, che sta scoprendo anche nuove opportunità di crescita. Ma è utile anche aprire, o rendere più facili da percorrere, vie diverse allo sviluppo. Lo dice l’esperienza di altre province, anche piemontesi. Penso soprattutto al turismo, turismo civile, e turismo religioso, con il grande Santuario di Oropa, che ho avuto il piacere di visitare in passato, che ha già superato il traguardo degli 800 mila visitatori l’anno. Ed è chiaro che il fatto che questa provincia sia una delle pochissime a non essere attraversata da autostrade è un grave danno”. A.A. LATTERI - BORSELLINO: Quando scegliere è una forzatura Dopo il successo gli oltre centomila voti di delle primarie a livello preferenza conseguiti. nazionale, l’Unione di I fautori di Latteri vedocentrosinistra fa ricorso no la sua candidatura a questo strumento di come la più adatta a tropartecipazione anche vare consensi al “centro”, per stabilire chi sfiderà cioè presso quella parte il “governatore” uscente moderata dell’elettorato della Sicilia, Totò Cuffaro. largamente presente nel Qui non si tratta, come ceto medio siciliano, nel fu per Romano Prodi, di mondo delle professioni e legittimare una leaderdelle attività produttive. ship già esistente ma di La Borsellino, come una vera e propria contutti sanno, è sorella del magistrato barbaramente tesa per l’investitura (in assassinato dalla mafia questo senso le primarie Ferdinando Latteri nella strage di Via D’Amesiciliane sono molto più lio. La sua è stata fino ad “all’americana” di quelle nazionali) fra Rita Borseloggi una presenza lontalino e Ferdinando Latteri, na dalla politica militante due personalità tra loro e rivolta a testimoniare le molto distanti per storia ragioni della ribellione delpersonale e cultura polila società siciliana contro tica. l’oppressione mafiosa e Latteri è stato propol’insipienza di un metodo di governo che ancora sto dalla Margherita di Rutelli e Franco Marini oggi appare lontano dalnonché dei siciliani Sall’aderire nel profondo alla vatore Cardinale ed Enzo cultura della legalità e della trasparenza. Bianco. Egli è un eminente medico accademico Rita Borsellino risponde in pieno all’esigenza di che amministra, nella sua veste di Rettore dell’Uniassicurare, anche fisicaversità di Catania, quella mente, discontinuità con il che è forse la maggiore passato. Messa in pista dai Rita Borsellino istituzione-azienda della partiti minori della coalizioSicilia Orientale (anche ne, Rifondazione comuper capacità di spesa e legami col ternista, Comunisti italiani, Verdi, Italia dei ritorio). Ma è anche politico di lungo corvalori, Primavera siciliana e SDI, le si è stretto attorno, man mano, un vasto arco so, con un passato di parlamentare DC approdato, poi, in Forza Italia da cui è Antonello Longo uscito clamorosamente per candidarsi alle elezioni europee con il “listone” dell’Ulivo e mancando d’un soffio l’elezione Continua in 2ª pagina al Parlamento di Strasburgo malgrado UNIVERSO SICILIA NOVEMBRE 2005 La finanziaria di un uomo qualunque Diciamo meglio di un povero cristiano che potrebbe essere uno di voi o quello che vi parla. Cerchiamo di capire che cosa possa essere questo oggetto misterioso di cui sentiamo parlare; per quello che abbiamo potuto capire si tratterebbe, per dirla alla buona del bilancio dello Stato, di quello che potrà incassare e in proporzione spendere. Si sa che le esigenze di una grande o anche piccola comunità sono enormi, imponenti le richieste e minori le possibilità: il problema perciò è quello di incassare il più possibile e spendere bene cioè rispettare le esigenze più importanti, quelle che non si possono tradire a meno di rinnegare la funzione di uno stato che voglia definirsi civile e democratico. Come cittadini abbiamo quindi il diritto di vedere come si pensa di usare i migliori criteri di introito e di spesa: che non si mettano le mani i responsabili nelle tasche nostre perchè avvertiamo sulla nostra pelle che si svuotano sempre più rapidamente. Abbiamo qualche arma per difenderci dalle minacce di ulteriore povertà assicurando i responsabili che non avranno il nostro voto, ma sono purtroppo provvedimenti lontani e aleatori; personalmente abbiamo una sola arma di difesa immediata: tagliare le spese in tutte le direzioni possibili, mangiare meno e roba ordinaria, rinviare il cambio dei vestiti, il restauro della casa, l’acquisto di mobili; cancellare viaggi e villeggiature, passatempi innocenti come cinema e CORRISPONDENZA Caro direttore Castiglione, sono una studentessa universitaria a giurisprudenza e perciò credo che avere rispetto della Magistratura è dovere di tutti. Lo dico in riferimento alla dichiarazione fatta da un assessore della Giunta municipale, contro la sentenza del Tribunale di Catania sulla incompatibilità del Sindaco con la carica di deputato regionale ritenendola un “attentato alla democrazia”. Un tale modo di pensare è compatibile con la carica di assessore? Tale modo di comportarsi è compatibile con il ruolo di insegnante? E il sindaco condivide le dichiarazioni del suo assessore? E i consiglieri comunali come hanno accolto la dichiarazione dell’assessore? Grazie Silvana Cucinotta Caro direttore, sono dell’avviso che la Magistratura mai deve farsi trascinare dalla pubblica opinione quando si tratta di fare rispettare la legge. Sono elettore di centrodestra tentato di cambiare schieramento se le cose al Comune di Adrano continuano ad andare nel modo che abbiamo visto in questi ultimi tempi. Non si spiega come può restare in carica un assessore che giudica una decisione del tribunale “un attentato alla democrazia”. Lo scandalo clamoroso è che i partiti e i rappresentanti del popolo non hanno nulla da dire sull’accaduto. Sarei tentato a non firmare la presente, ma lascio a lei la facoltà di mantenere o no l’anonimato. Lettera Firmata Caro Castiglione, sono anni che seguo “Universo Sicilia” e mi sento di essere in diritto di usare le tue parole «ma che razza di partiti abbiamo in questa Adrano?» E’ vero: non ci sono i partiti perché non ci sono i politici. Se le cose stanno così la preposta comparsa sul tuo giornale di ottobre, di costituire un «Osservatorio per vigilare sulla legalità» non troverà alcuna accoglienza. C. Bruno In questo mese siamo stati bombardati da lettere quasi tutte dello stesso tenore nei confronti dell’Amministrazione, del Sindaco, dei partiti e dei consiglieri comunali. Non siamo nella condizioni di pubblicarle tutte per motivi di spazio. Abbiamo riportato quelle che a nostro avviso racchiudevano il senso del comune pensare. Non abbiamo ritenuto di dare rilievo ad una comunicazione sottoscritta da alcuni lettori, i quali chiedevano di volere aprire un dibattito sullo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose. Altre lettere pervenute per e-mail riguardavano la composizione del consiglio di amministrazione della multiservizi. Anche in questo caso abbiamo evitato di entrare nel merito in quanto poco rilevante sul piano politico. Ed infine un grazie a tutti gli amici che ci esortano a parlare sempre di più dell’amministrazione comunale. La Redazione Segue dalla prima pagina - Latteri - Borsellino: Quando scegliere... di forze che vanno dalle associazioni della “società civile” al partito dei DS ai settori interni alla stessa Margherita guidati a Roma da Arturo Parisi e a Palermo da Leoluca Orlando. Fin qui i fatti. L’opinione di chi scrive è che nessuno di questi due candidati, se e quando si troverà nel mare aperto della vera campagna elettorale, potrà rappresentare la sintesi più felice fra esperienza e rinnovamento, tra voglia di cambiare e capacità di governare. La presenza di almeno un terzo candidato riformista di ispirazione liberale, laica, socialista e, perché no, autonomista, avrebbe reso più completa l’offerta politica del centrosinistra ai siciliani e attenuato, pure, l’effetto-lacerazione inevitabile in primarie così impostate senza attenta riflessione. Scrive Paolo Franchi sul Corriere della Sera: “c’è qualcosa di grottesco nel fatto stesso che l’elettorato attivo del centrosinistra sia chiamato a scegliere tra il professor Ferdinando Latteri, una sorta di vivente manifesto dell’eternità democristiana dell’isola, e la Borsellino, sorella del magistrato barbaramente assassinato da cosa nostra… A confrontarsi, e con durezza, sono oggi non solo, come è normale, due candidati, ma piuttosto due Sicilie, due concezioni del potere, della politica e forse anche della vita”. Il rischio vero non è quello di perdere le elezioni (l’Unione parte in svantaggio ma gli equilibri stanno cambiando in fretta e, semmai, rischia di vincere) bensì di ritardare un processo di maturazione politica e di programma che il centrosinistra ha sviluppato in alcune esperienze amministrative nelle grandi città ma cui non ha ancora saputo dare una dimen- sione regionale. Se il significato della candidatura di Rita Borsellino va ricercato nel valore di testimonianza insito nel suo stesso cognome, una sua eventuale sconfitta (nelle primarie, prima, o alle elezioni, dopo) fatalmente verrebbe letta come una battuta di arresto della cultura anti-mafiosa. In caso di vittoria, d’altro canto, sarebbe difficile impedire a tanti (sprovveduti) di decantare la vittoria della Sicilia “onesta” contro la Sicilia “grigia” di tutti gli altri. E allora? Allora, con queste candidature, quale che sia il risultato, ci vorrà la massima prudenza e saggezza dei dirigenti politici dell’Unione per evitare il paradosso di fare inconsapevoli regali proprio a quella mafia che si intende combattere. La legalità è elemento forte di un progetto politico quando esso (è davvero tale nel suo complesso e) la pone come punto di riferimento per tutti, principio non eludibile nella vita pubblica e nel comportamento dei privati cittadini. Non si può, al contrario, pretendere di trasformare il voto in una discriminazione astratta ed arbitraria tra cittadini onesti e persone che creano o subiscono una cultura di compromesso e di malcostume. Guai a dare ai cittadini la sensazione (come purtroppo è accaduto più di una volta) che la lotta alla mafia, il rifiuto del clientelismo come metodo di governo, l’onestà personale e la libertà da ogni condizionamento non siano, come devono essere per tutti i siciliani, pre-condizioni necessarie per accedere alla vita pubblica, bensì strumento dello scontro fra parti politiche. Antonello Longo teatro, ristoranti, gesti di carità in aiuto del prossimo più bisognoso di noi. In una parola si tratterebbe di un macello, la vita ridotta a uno stato primitivo, una specie di regressione alla barbarie. Nel momento in cui scriviamo non si sa neppure il costo di questi provvedimenti che ogni giorno appaiono cambiati secondo le pressioni che arrivano ai governanti, alle obiezioni rispondono invitando ad aspettare che arrivino le cifre definitive che forse già ci sono e non paiono allegre. Che il Natale ce la mandi buona: scongiuriamo le forze del cielo e della terra che illuminano questi signori che ci governano, che si mettano le mani sulla coscienza, che non facciano sprechi sulla pelle della povera gente. Non ci vuole nessuna scienza finanziaria per capirlo: parlano le nostre tasche vuote, la feroce lotta quotidiana per sopravvivere, i conti che non quadrano e lo stridente contrasto dei ricchi sempre più ricchi e dei poveri che affondano senza potersi difendere. Il nostro buon anno e buone feste, la serena conclusione di quest’altro ciclo della nostra vita siano sotto il segno di una tregua, anzi di una pace. P. Sangiorgio 2 DOPO LA SENTENZA SULL’INCOMPATIBILITÀ DEL SINDACO MANCUSO SI LAMENTA DI ESSERE PERSEGUITATO!!! .... CHI CI CREDE! Sciuscià e Giuggiolone. Dopo il successo delle “primarie” di metà ottobre ALLA RICERCA DELLA III VIA Il centrosinistra è tutto un cantiere SENZA L’OMBRA DELLA STRADA SOCIALISTA La consultazione “primaria” del 16 ottobre ha visto una partecipazione così grande (4.311.139 votanti!) da cogliere di sorpresa la stessa Unione di centrosinistra che l’aveva promossa. Il candidato alla presidenza del consiglio, Romano Prodi, ha ricevuto la forte investitura popolare che cercava (3.182.688 cittadini, pari al 74’1% dei voti espressi alle primarie, ne hanno indicato il nome). Come spesso accade, il successo ottenuto risolve un vecchio problema (dare all’alleanza un leader autonomo e indiscusso) ma ne prospetta di nuovi e assai complessi. Vediamone alcuni. 1) L’idea delle primarie era maturata con riferimento ad un sistema elettorale (in prevalenza) maggioritario. In un contesto di quel tipo Prodi avrebbe potuto essere punto di riferimento per tutti senza rappresentare una in particolare delle forze politiche a suo sostegno. La nuova legge elettorale proporzionale, che sta per essere approvata dal Parlamento in modo definitivo, rende impraticabile, almeno sul piano tecnico, questa prospettiva poiché costringe Romano Prodi a candidarsi in una delle liste concorrenti se vuole – come si conviene a un premier – entrare a far parte della Camera dei Deputati. Forse anche questa considerazione ha spinto il governo Berlusconi a cambiare il sistema di voto. Ma l’effetto-primarie sconvolge i piani a destra come a sinistra. 2) Infatti è stato la stessa Margherita di Francesco Rutelli a farsi carico del messaggio unificante salito dal popolo delle primarie e, tornando indietro rispetto alle precedenti, sofferte decisioni, a rilanciare l’idea della lista unica dell’Ulivo per la Camera. Un appello cui hanno risposto subito positivamente i Democratici di Sinistra di Fassino e D’Alema. La necessità di offrire una “casa” elettorale” a Prodi senza costringerlo né a scegliere un partito né a formare una propria lista in concorrenza con gli alleati, ha prevalso sulla preoccupazione, viva nel gruppo dirigente della Margherita, del ruolo egemonico che i DS potrebbero esercitare su una forza unitaria dell’area riformista del centrosinistra. In politica, si sa, “due più due non fa mai quattro” ma stavolta DS e Margherita, confortati da quei quattro milioni di cittadini che il 16 ottobre si sono messi in fila sotto le insegne dell’Unione, sperano di fare (almeno) cinque. Un auspicio reso plausibile anche dal fatto che la riforma elettorale, nell’imporre il voto di lista, non prevede la preferenza per i candidati, enfatizzando così l’aspetto politico della consultazione. 3) Alla scelta della lista unitaria molti, a partire dallo stesso Rutelli, attribuiscono il significato non di un mero accordo elettorale ma dell’inizio di un processo rivolto a superare l’attuale configurazione politica del centrosinistra, aprendo la strada alla formazione di un “partito democratico” vagamente ispirato dalla tradizione americana dei Kennedy e di Clinton o verso un “partito riformista” sul modello del new labour inglese di Tony Blair. I fatti diranno, dopo il voto politico della prossima primavera, se questi scenari sono destinati a restare solo suggestioni per una campagna elettorale. Ma anche una “semplice” lista in comune tra DS e Margherita (oggi largamente accreditabile della maggioranza relativa dei voti) crea nodi che, in ogni caso, verranno al pettine: gli eletti potranno non dare vita ad un gruppo parlamentare unico senza costringere Prodi a scegliere e quindi a vanificare lo scopo politico più concreto per cui si forma la lista unitaria? E il nuovo raggruppamento costituito in Italia potrà non avere riflessi nel Parlamento Europeo dove i due partiti siedono separati nei gruppi delle più grandi forze contrapposte che si contendono il governo di tutte le altre nazioni d’Europa (rispettivamente i DS nel Partito Socialista Europeo che fa riferimento all’Internazionale Socialista e i rappresentanti della Margherita nel Partito Popolare Europeo che si richiama all’organizzazione internazionale dei democratici cristiani)? 4) Il dibattito aperto dai fautori di una forza del tutto nuova e diversa rispetto alle tradizionali famiglie politiche europee è dunque aperto e, c’è da credere, caratterizzerà a lungo il dialogo tra le componenti del centrosinistra in Italia. Del merito di questo dibattito ci occupiamo in altra parte del giornale. Qui bastano due notazioni. La prima riguarda la sinistra cosiddetta “antagonista”, quella cui la tradizione comunista, da Togliatti a Berlinguer, non ha mai voluto lasciare spazi nella società italiana (“mai nemici a sinistra” dicevano, ricordate?) e che oggi una possibile saldatura tra postcomunisti e post-democristiani mette in condizione di trovare spazi insperati. La seconda riflessione è per i socialisti dello SDI e di Bobo Craxi che, cercando anch’essi strade nuove, restano fuori dal progetto unionista per approdare alla lista della “rosa nel pugno” con i radicali di Marco Pannella sul terreno – sacrosanto, in verità – della difesa dei valori laici dello Stato. E mentre tutti sono alla ricerca delle “terze vie” c’è il rischio, quasi la certezza, che gli elettori italiani non trovino sulla scheda, per la prima volta nella storia repubblicana, neanche un simbolo che ricordi la strada maestra del socialismo europeo. Loan 3 NOVEMBRE 2005 UNIVERSO SICILIA Fatti, Opinioni, Curiosità Sul Corriere della Sera Michele Salvati scrive: PARTITI: “PIU’ POTERE AGLI ISCRITTI” Sono pochi i partiti del nostro Paese in cui più o meno funziona la tradizionale “democrazia degli iscritti”, quella che, dai semplici iscritti nelle sezioni di base, conduce agli organi dei diversi livelli territoriali sino al rito finale del Congresso nazionale e dell’elezione del segretario di partito. Il più votato tra i partiti italiani, Forza Italia, neppure si conforma a questo antico modello democratico. E molti fra quelli che formalmente vi si conformano hanno livelli di partecipazione e di discussione interna così infimi e così manipolati che avrei qualche dubbio a parlare di “democrazia degli iscritti”. SENZA MODELLI DI VITA SOCIALE: PERCHÈ IL PARTITO DEMOCRATICO? Quando si opera per regolare il “sistema sociale” rinunciando al cambiamento di esso, allora non è più possibile parlare di socialismo in quanto interviene una modificazione sostanziale nel modo di costruire un modello di società. Si può prescindere dall’idea di pensare modelli di vita sociale senza una solida base ideale sopportata da solidi principi che si richiamano essenzialmente all’idea di libertà, democrazia e giustizia sociale? Si può fare politica senza una concezione del potere della politica ed anche della vita? In buona sostanza si può pensare a un “modello” di famiglia, di scuola, di sanità, di organizzazione del lavoro, di sviluppo economico, di sistema Istituzionale, senza un riferimento ideologico basato sui diritti fondamentali universali dell’uomo? I musulmani hanno un modello di vita che è quello coranico; anche i cattolici hanno un modello di vita da costruire; e così tanti altri fedi religiose pensano di imporre il loro modello al mondo intero. Se questa è la realtà di oggi come pensare di cambiare se si toglie alla politica l’ambizione di rappresentare valori. Gestire il mondo con le sole regole mediate dagli uomini può non bastare se non si hanno solidi concezioni di vita sociale capaci di prefigurare la costruzione di un mondo diverso, capace di liberare l’uomo da ogni forma di schiavitù. C.V. LE PRIMARIE DELL’UNIONE PER LA SCELTA DEL CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE Alle primarie dell’unione le donne possono fare passare il loro candidato senza bisogno della quota Rosa. A guardare i fatti di queste ultime settimane a proposito delle quote rosa bocciate alla Camera da uno schieramento trasversale ai partiti e ritrovarsi nella nostra Isola con una candidatura femminile nella persona della sorella del magistrato Borsellino ucciso in un agguato di mafia, al di là dei fatti che hanno determinato la scelta della Borsellino, non senza lasciare dissapori all’interno delle forze dell’Unione, balza subito agli occhi di tutti un fatto eccezionale in quanto la candidatura della Borsellino può costituire l’occasione per dimostrare che le donne del centrosinistra possano fare passare la scelta rosa senza l’ausilio di una legge. Sarebbe questa la migliore risposta ai maschilisti dei due “Poli”. Se le donne numericamente in maggioranza rispetto all’altro sesso, pensano di dover riscattare il diritto di non essere emarginati, si diano da fare con tutto il peso che sono in grado di esercitare per fare passare la candidatura della Borsellino nel confronto con il rettore Lutteri. Sarebbe bello se nei seggi saranno registrate il numero di donne che si recheranno a votare per le Primarie. Castiglienzo A Toronto un simposio Le ossessioni dell’on Mancuso dedicato ad Antonio Gramsci Ormai è saputo e risaputo da tutti quello che manifesta ovunque e in ogni circostanza il Sindaco On Fabio Maria Mancuso: chi non è con lui è contro di lui; è la teoria secondo la quale ovunque ci sono nemici pronti a mirare l’attività amministrativa di ogni giorno. Andando al sodo i nemici di Mancuso hanno una precisa collocazione politica per cui è deducibile che si tratta dei soliti disfattisti del centrosinistra e insieme a questi anche i consiglieri del M.P.L.. E fin qui nulla da obiettare visto che ognuno è libero di organizzare la lotta politica come crede e come vuole. Settimana della lingua, la collaborazione di Sicilia Mondo Anche quest’anno Sicilia Mondo ha mobilitato le associazioni che aderiscono alla “Settimana della lingua italiana nel mondo”, organizzata dal ministero degli Affari Esteri, con manifestazioni sui temi della letteratura, del cinema, dell’arte e del folklore. Le iniziative, partite da Catania, si sono svolte in diverse città italiane tra cui Belluno, Garbagnate Milanese, Grenchen e Basilea dove si è esibito il gruppo folk “La Zagara”. Il presidente di Sicilia Mondo Domenico Azzia ha illustrato l’importanza della Settimana della lingua italiana nel mondo, “un’occasione preziosa come aggregante nazionale per le nostre comunità all’estero e come rilancio della immagine Italia in campo internazionale”. Per queste ragioni ha inteso dare priorità alla quinta edizione della settimana della lingua, mobilitando le associazioni aderenti che, secondo Azzia, devono trasformarsi in centrale della italianità, coinvolgendo i vari soci promotore dei valori della cultura italiana nei posti di lavoro e negli ambienti dove vivono. Ancora una volta - ha detto il presidente di Sicilia Mondo - abbiamo la riprova che le iniziative destinate all’estero, per avere successo, devono coinvolgere e suscitare l’interesse delle nostre comunità e per esse dell’associazionismo che è l’espressione reale della loro presenza. P.L. Palermo: Inaugurato anno accademico Facoltà di Teologia La teologia ha “una vocazione eminentemente missionaria ed è chiamata, soprattutto nella prospettiva della nuova evangelizzazione e della riscoperta del volto missionario della Chiesa, a offrire un contributo specifico, perché la fede divenga comunicabile e perché l’intelligenza di coloro che non conoscono ancora il Cristo possano ricercarla e trovarla”: lo ha detto il 20 ottobre scorso, a Palermo, l’arcivescovo cardinal Salvatore De Giorgi, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico della Facoltà Teologica di Sicilia. Nel delineare l’atteggiamento del teologo, De Giorgi ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II, nell’Esortazione Apostolica “Ecclesia in Europa”: “A loro - scriveva il Papa - con stima e affetto, rivolgo l’invito a perseverare nel servizio che svolgono, unendo sempre ricerca scientifica e preghiera, mettendosi in dialogo con la cultura contem- poranea, aderendo fedelmente al Magistero e collaborando con esso in spirito di comunione nella verità e nella carità, respirando il sensus fidei del Popolo di Dio e contribuendo ad alimentarlo”. Secondo De Giorgi, la meta fondamentale degli studi teologici è di “crescere nella penetrazione del mistero del Figlio di Dio per farne il centro e il cuore della nostra vita”. A.T. Il fatto grave è invece costituito dal pensiero ossessivo che contro Mancuso si stia scatenando l’ira delle Istituzioni e precisamente quella della Magistratura. Questo è un pensiero che domina tutta la destra con in testa Berlusconi, il quale non ha fatto mai mistero dell’esistenza delle toghe rosse e di una certa parte di magistrati politicizzanti a sinistra. Mencuso, espressione della destra adranita, non può schierarsi contro chi nella stessa area politica pensa che i magistrati agiscano per partito preso. Sicofante La figura di Antonio Gramsci è stata analizzata nei suoi molteplici e talora contraddittori aspetti nel corso di un simposio internazionale tenutosi a Toronto, in prima assoluta in Canada, nelle giornate del 13, 14 e 15 ottobre all’Istituto Italiano di Cultura e all’Università di Toronto. Sponsorizzato dall’istituto Italiano di Cultura, rappresentato dal direttore dottor Carlo Coën, dall’Inca Canada, presieduta dal professor Franco Gaspari, dal mensile Trentagiorni, rappresentato dal direttore responsabile Gino Bucchino e, per quanto riguarda l’Università di Toronto, dalla Cattedra di Studi Italiani Emilio Goggio, rappresentata dal professor Domenico Pietropaolo, e dal dipartimento di Francese, Tedesco e Italiano del campus di Mississauga, presieduto dal professor Michael Lettieri, il simposio, sotto gli auspici del Console Generale Luca Brofferio, ha visto alternarsi al microfono studiosi di fama internazionale i quali hanno illustrato con assoluto rigore scientifico, sotto diverse angolature, la personalità e l’opera dello studioso, politico, filosofo, linguista, saggista, che rimane di assoluta attualità. M.S. Gli italiani nel mondo ricordano Pier Paolo Pasolini In occasione del trentennale della morte del poeta e artista Pier Paolo Pasolini le molteplici iniziative per ricordarlo non si arrestano ai confini nazionali ma contagiano gli italiani che all’estero non dimenticano l’opera del sottile intellettuale morto tragicamente nel 1975. L’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona il 1° novembre ha ripercorso attraverso un lavoro di Xavier Juncosa, la geografia pasoliniana da Bologna a Casarsa, da Salò a Roma, alla ricerca notizie, testimonianze, di chi in forma più o meno profonda conobbe il poeta. Un documen- tario di 105 minuti che inaugura la rassegna della Filmoteca de Catalunya, e che in suo onore viene proiettata in quelle ore tremende in cui trent’anni fa, al lido di Ostia, Pasolini veniva ucciso e sulle cui circostanze non si è fatta ancora luce. L’Istituto italiano di Cultura Copenaghen con Medea del 1969, e quello di Montreal, con una retrospettiva cinematografica, da Accattone a Salò, mantengono viva la cultura che questo regista, scrittore, critico sociale e letterario ha saputo negli anni, rinnovare criticamente. A.T. IL PUNTO La democrazia fragile guardare ai suoi elementi costitutivi Riprendiamo ancora l’argomento che abbiamo già trattato per cercare di ampliarlo e approfondirlo per capire meglio il concetto insito in sé stesso, con la speranza di non ripeterci. Per individuare le insidie che oggi rendono fragile la democrazia anche nelle aree del mondo in cui essa è nata e si è radicata, non che per valutare il grado di democraticità dei regimi nei quali è stata recentemente adottata, va pregiudizialmente richiamando il concetto stesso di democrazia. In estrema sintesi, una democrazia che affermasse teoricamente i diritti ma non consentisse la effettiva partecipazione popolare alla loro gestione sarebbe una democrazia dallo appiattimento egualitario senza libertà, come nei vecchi regimi comunisti. Per converso, una democrazia connotata da pluralismo istituzionale e partecipativo, senza un condiviso patrimonio minimo di obiettivi programmatici per rendere effettivi i diritti sarebbe una democrazia puramente formale. Il concetto di democrazia è molto vasto e si potrebbero scrivere pagine intere ma non lo ritengo opportuno; pertanto cercherò di sintetizzarlo concentrandolo in alcune considerazioni. La prima a mio modesto parere, è l’estrema identificazione dei diritti umani che costituisce l’anima fondamentale della democrazia: la manipolazione genetica, per fare un esempio, è considerato da alcuni un crimine contro la dignità della persona e da altri come un diritto; una società disumana non può mai essere autenticamente democratica. Per un’altra, il grande pericolo che insidia oggi la democrazia è la tendenziale prevaricazione dell’economia sulla politica e sul diritto. È il rischio che stanno correndo anche i regimi democratici più consolidati di fronte al fenomeno della globalizzazione che, se lasciata senza regole, sancirà l’impero mondiale delle grandi concentrazioni finanziarie transnazionali. Un altro pericolo è costituito dalla diffusa superficialità cultu- rale e dal prevalere del “pensiero debole” sostenuto, soprattutto, dai mass-media sempre più pervasivi. Al “pensiero debole” rinuncia aprioristicamente a ricercare, antropologia-etiche della convenienza democratica facilitando la strada al sorgere di nuove avventure ideologiche, di chiusure nazionalistiche o corporative. Tutti questi pericoli sono difficilmente avvertibili dalla gente comune, almeno in termini di chiara coscienza culturale, a causa dell’insinuante e pervasiva penetrazione di essi nel costume e nella persuasione occulta proprie delle società medianiche ed edonistiche. E ciò costituisce un ulteriore decisivo aggravamento dello stato di salute della democrazia contemporanea. In realtà non c’è ancora spazio di un serio lavoro di buongoverno per corroborare e dare vigorosa espressione a quei principi e valori che definiscono la democrazia e rendono la società coesa e capace di un auspicabile accettabile futuro. Giuseppe Miraglia UNIVERSO SICILIA NOVEMBRE 2005 4 L’associazionismo e la competizione Tre italiani su quattro Le primarie elettorale della preferiscono consultazione primavera 2006 il Made in Italy del centrosinistra IL PUNTO – RIFLESSIONI – Domenica 16 ottobre si sono svolte in Italia “Le Primarie”. Ma cosa sono le primarie? In sostanza un modo per scegliere il proprio leader. In vista delle elezioni politiche del 2006, il centrosinistra ha inteso designare attraverso un voto popolare colui che – a capo di una coalizione chiamata UNIONE – sfiderà il Presidente del Consiglio in carica Silvio Berlusconi. L’idea delle Primarie nasce da lontano e propriamente non fa parte della nostra cultura politica italiana. Il modello viene mutuato dagli USA, dove con le primarie si scelgono i due o meglio quattro: presidente e vicepresidente di entrambi gli schieramenti (Repubblicani e Democratici) contendenti alla sfida finale alla Casa Bianca. Storicamente le primarie sono nate con lo spirito di rappresentare uno strumento di democrazia diretta. Con esse si mira a coinvolgere prima di tutto i militanti dei partiti, ma anche i simpatizzanti e gli elettori nella scelta dei leader e dei rispettivi programmi. In Italia lo strumento delle primarie ha iniziato a fare la sua comparsa in concomitanza con il declino dei partiti, sulla scia di tangentopoli, ma anche con la via tortuosa che ha portato al bipolarismo e al sistema cosiddetto maggioritario. In termini generali, le primarie sono correlate ad un’impostazione politica fortemente centrale sul leader, e molto meno sul partito. Certo, favoriscono nuove forme di partecipazione, la nascita di nuovi soggetti politici, magari più rappresentativi ed efficienti di quelli tradizionali, anche se non è un passaggio così automatico. In fondo le primarie portano con sé la capacità di far salta- re la tendenza all’autoriproduzione delle oligarchie politiche. Ma quando questo strumento dovesse essere tradito, manipolato, il tasso di delusione nei militanti e negli elettori sarebbe al punto massimo. Il che significa che con le primarie non si può scherzare, giocare. Ecco forse di questo in Italia non ne siamo così consapevoli. O si prendono sul serio fino in fondo, oppure meglio lasciar stare. Si farebbe più male. I 4 milioni e 300 mila cittadini (almeno così dicono) che hanno partecipato alle primarie del centrosinistra sono spuntati fuori senza che alcuno se lo aspettasse. E dunque è un fatto che va letto in profondità. Il fatto che nessuno lo abbia previsto, è già un primo motivo per prendere sul serio ciò che è accaduto il 16 ottobre scorso. Italiani: strana gente, viene da dire. Eppure nel nostro tessuto sociale e popolare non è vero che la voglia di contare, di partecipare, di esserci, sia venuta meno. La voglia di dire la propria c’è sempre. È che mancano veri strumenti per dar corpo a questa voglia. In fondo la politica è una passione, “non è un interesse” per dirla con Follini, e quel che si deve fare è trovare i modi migliori per farla diventare forza di coesione e di nuovo slancio progettuale. Passione che unisce e che innesca moti di fecondità civica. Riuscirà il centrosinistra a non tradire questa passione che cova almeno dentro i suoi militanti e i suoi simpatizzanti? Dobbiamo essere fiduciosi o increduli? La sentenza alle prossime elezioni politiche. Giuseppe Miraglia CONSUMI ALIMENTARI Tre italiani su quattro (+8%) sono d’accordo sul fatto che “se il prodotto alimentare è italiano sono più sicuro da dove proviene e quindi mi fido di più” e per questo quasi nove su dieci (+15%) ritengono che dovrebbe essere sempre indicato nelle etichette il luogo di allevamento o coltivazione dei prodotti contenuti negli alimenti. E’ quanto emerge dall’”Indagine 2005 Coldiretti-Ispo sulle opinioni degli italiani sull’alimentazione” presentata al Forum di Cernobbio che sottolinea l’elevato grado di fiducia nel Made in Italy alimentare. La richiesta di una informazione completa sulla provenienza degli alimenti - precisa la Coldiretti - cresce con il titolo di studio e raggiunge il livello più elevato per i laureati, mentre i livelli di fiducia più elevati nel made in italy si hanno nelle persone di età superiore ai 60 anni (80%). Inoltre fare la spesa è meno pesante se si acquistano prodotti made in Italy. Infatti per assicurarsi l’origine italiana degli alimenti quasi la metà degli italiani (46%) è disposta a pagare di più. E ad essere più “nazionalisti” - precisa la Coldiretti - sono i residenti nei piccoli comuni con meno di cinquemila abitanti, i lavoratori autonomi e gli adulti di età compresa tra i 50 e i 59 anni. Oltre il 70% degli italiani è poi convinto che i prodotti Ogm non fanno bene alla salute. In particolare l’83% non è d’accordo sul fatto che contengono più elementi nutritivi degli altri. Dall’indagine è emerso anche che aumenta il numero di consumatori che acquistano prodotti tipici (+9%), biologici (+6%) e garantiti per l’assenza di organismi geneticamente modificati Ogm (+9%). Il dato sottolinea come la crescente attenzione alle caratteristiche qualitative dei cibi sia spinta dalle preoccupazioni per le recenti emergenze sanitarie, a partire dalla diffusione dell’influenza aviaria. Il “virus dei polli” infatti ha cambiato le abitudini di acquisto della maggioranza degli italiani (53%) anche se rimane uno “zoccolo duro” di irriducibili (47%) composto soprattutto da giovani di età tra i 18 e i 39 anni, residenti nei comuni di piccole dimensioni e laureati che non si lasciano influenzare. Nell’acquisto dei prodotti alimentari i consumatori italiani ripongono i massimi livelli di fiducia nei negozi tradizionali (64%) e negli imprenditori agricoli (62%). Dall’indagine - sottolinea la Coldiretti - emerge anche una buona performance della grande distribuzione (60%) mentre sembra diminuito il grande appeal di cui godevano i prodotti della grande industria (45%) e anche dei discount (34%). C.C. Sono 20.000 le imprese italiane che utilizzano i nomi dei santi Il mondo dell’impresa si affida al divino per perseguire i suoi obiettivi terreni. In base ad una elaborazione compiuta dalla camera di commercio di Milano sui 20 santi preferiti dalle imprese è emerso come siano 20.000 le aziende che utilizzano i loro nomi. Il più diffuso? Inaspettatamente non è San Francesco, patrono d’Italia (solo 5°, con 716 imprese), o gli apostoli San Pietro (12°, 551 imprese) e San Paolo (7°, 627 imprese). Il 1° posto, in realtà, spetta a San Marco (1.442 imprese) patrono degli allevatori, seguito da San Giorgio (2°, 1.201 imprese), patrono dei militari, e da San Martino (3°, 771 imprese), invocato contro le sbronze. Tra i santi delle imprese, poche le donne. Appena 4 nelle prime 20 posizioni con Santa Maria, 4° in classifica generale (724 imprese), ad occupare il podio più alto. In clima di globalizzazione gli italiani si rivolgono spesso ai santi stranieri: sono nati all’este- Le elezioni politiche della primavera 2006 chiameranno alle urne i cittadini italiani residenti all’estero per eleggere i propri rappresentanti da mandare al Parlamento. In Italia la competizione elettorale ha aperto una stagione politica aspra e senza esclusioni di colpi. Certamente troppi prima di arrivare a regime. Il clima si è trasferito presso i nostri connazionali all’estero surriscaldandosi in maniera esponenziale. La corsa dei partiti in gara tra di loro per raggiungere le nostre comunità nelle località dove prima di ora mai o quasi erano andati, la pletora degli emissari con poteri di investiture e di impiantistiche elettorali hanno agitato le acque delle comunità italiane e messo in fibrillazione quanti aspirano o si sentono già candidati. Niente da dire nei confronti dei partiti politici che consideriamo strumenti importanti di democrazia né contro le esternazioni dei candidati per aspirazioni senza dubbio legittime. Ci preoccupa, invece, il fatto che le logiche elettorali dei partiti politici sembrano non tener conto delle scelte dei candidati e dei contenuti nei bandi elettorali. Questo scenario ci fa riflettere sui tanti problemi quotidiani ancora irrisolti e ci pone dei dubbi sulla volontà politica di gestire l’ordinarietà oppure se si preferisce considerare l’emigrazione una emergenza permanente. E’ difficile coniugare una visione politica che si rivolga al futuro con l’impegno quotidiano a cercare risposte adeguate ai sempre nuovi bisogni delle comunità emigrate. Manca quella tensione che è stata da sempre la forza delle nostre comunità all’estero proprio in un momento in cui occorre individuare principi e valori che debbono guidare scelte e programmi. Solo questa etica permetterà di coniugare visioni e quotidianità superando quelle retoriche della emigrazione che hanno lasciato da sempre irrisolti i suoi problemi. L’UNAIE e Sicilia Mondo intendono impegnarsi in questi mesi per individuare e mettere a fuoco i valori guida che i candidati devono fare propri esprimendoli con chiarezza ed impegno sui quali chiedere il consenso elettorale come punto fermo di un progetto politico portatore di interessi e di ricerca del bene comune da rappresentare in Parlamento. Valori guida che non hanno né possono avere colore politico o partitico e che in ogni caso, ove inseriti, esaltano i contenuti di qualsiasi programma di partito. L’associazionismo di emigrazione da sempre in prima linea anche nei momenti più difficili nella lunga storia della emigrazione italiana deve ancora una volta scendere in campo. Il primo impegno deve essere quello di mobilitare le associazioni, i soci e le comunità per la scelta dei candidati da eleggere. Eccellente è quella scelta che viene fatta dalla stessa comunità cioè dalla base stessa dell’elettorato che lo deve eleggere. In tutte le circoscrizioni elettorali del mondo non mancano certo italiani carismatici e prestigiosi per i loro principi etici e modelli di vita che abbiano, nello stesso tempo, conoscenza dei problemi delle nostre comunità, la statura per dire con chiarezza quali sono i programmi da portare in Parlamento ma anche l’autorità per pretendere l’inserimento delle proprie proposte politiche nei programmi elettorali che li ospitano. Siamo convinti che la scelta giusta del candidato sia poi la vera vittoria della comunità. Se così sarà nella maggioranza delle circoscrizioni, “coniugare visioni e quotidianità sarà ancora possibile”. L’opzione politica dei candidati è certamente importante perché delinea le personali sensibilità dell’uomo ed è sempre compatibile nel quadro politico nazionale anche se la consideriamo, in un certo senso, complementare. Per l’associazionismo di emigrazione l’appuntamento elettorale è una svolta importante perché apre una nuova stagione di rapporti. Questo associazionismo, per la sua autonomia, per i suoi contenuti valoriali, per la ricchezza di progettualità e di partecipazione ma soprattutto per la sua statura di soggetto sociale conquistata nelle società dove opera, ritiene che la strada del proprio impegno rimane ancora lunga anche nel dopo voto, nel campo del riconoscimento dei diritti, del rispetto dell’altro, del dialogorapporto tra chi vive in patria e chi all’estero, nel campo culturale e linguistico, anche in quella parte definita da Tassello “cultura vera dice relazione e si manifesta nella volontà di saper donare e ricevere”. Domenico Azzia Il modo giusto per sostenere ro ben 16 dei primi 20, e dei 4 italiani due sono donne (Santa Lucia e Santa Rita). Nella classifica regionale dei santi, il primato spetta alla Lombardia (2.211 imprese, 18,8% del totale italiano), seguita dal Piemonte (1.419 imprese in totale, 12,1%) e dal Veneto (1.154 imprese, 9,8%).I settori di attività dei santi? Imbattibili in acque minerali, banche, onoranze funebri e attività immobiliari. Ma non mancano attività più tradizionali come gli allevamenti di animali (San Francesco), l’ittica (San Pietro), la falegnameria (San Giuseppe), l’ottica (Santa Lucia). A.A. ”UNIVERSO SICILIA” Abbonarsi! 5 NOVEMBRE 2005 UNIVERSO SICILIA Ormai nessuno mi frena più, in certi momenti pazzo di orgoglio mi sento come uno di quei grandi autori citati da mio padre, resosi famoso solo per un diario tenuto in periodi più o meno lunghi della vita. M’è passata la preoccupazione che quasi mi bloccava di non avere materie da scriverci sopra e invece mi accorgo che è tutto il contrario perché potrei cominciare a parlare di fatti personali e poi non finirla più straparlando di cose che non capisco, come vedo fare a tante persone che hanno l’aria di sapere chissà quante cose e poi dicono fesserie. La verità è che il nostro è un mondo tutto speciale dove tantissimi ci muoviamo alla cieca di qualche cosa che non sappiamo bene cos’è e ci fa stare infelici perchè vorremmo, nei “confusi desideri”, conoscere meglio o almeno un poco questo meraviglioso e soprattutto misterioso mondo in cui viviamo. Divento perciò quasi un filosofo, mi sento come uno di quei curiosi personaggi che camminano con la lanterna (anche questa me la racconta mio padre) con la quale si facevano luce per cercare, dicevano, l’uomo, in realtà erano mezzi matti come quelli che credono di saperla lunga e non sanno niente. Ormai è difficile muoversi in questo mondo, tutto cambia con velocità folle e io mi sento come un fuscello trascinato dal vento. Siamo sulle soglie delle festività natalizie, in attesa di chiudere l’anno: più presto se ne và, meglio é per tutti perché un anno così brutto sarà difficile trovarlo: le solite guerre, tra piccole e grandi in questo momento nel mondo c’è ne una sessantina che costano una montagna di miliardi con la quale si sfamerebbero i moltissimi che in questo ricco mondo muoiono letteralmente di fame. Ci dicono che le guerre sono necessarie per cancellare le ingiustizie del mondo e invece le fanno aumentare dando ragione a quel pazzo che più pazzi non ce ne potrebbero essere, il quale diceva, al tempo dei latini, “SI VIS PACEM PARA BELLUM” che vuol dire che le guerre servono per la pace, come dire a uno che se vuole togliersi la fame deve digiunare. In questa società ricca e sedicente civile digiunano tutti, quelli che non hanno di che mangiare e quelli che mangiano più del giusto preparando un mondo di grassoni come si vede per le strade e in televisione dove appaiono moltitudini di giovani con ventri e sederoni che fanno schifo. Un sommesso consiglio per Natale, un’opera buona per se e per gli altri: per queste feste non mi abbufferò dando l’esempio di un gesto di vero coraggio. Piro Cotto CARO DIARIO… Ci risiamo! Impenitenti creduloni, quasi che questa qualità ci sia connaturata, ci distinguiamo in Europa facendoci influenzare da voci palesemente interessate e, irrazionalmente impauriti, comportandoci, come suol dirsi, da polli. Molti anni fa, atterriti dallo spauracchio della possibile contaminazione radioattiva, bandimmo dal nostro territorio le centrali nucleari (nonostante disponessimo in merito ad esse d’una avanzatissima tecnologia), rendendoci così schiavi del petrolio, senza tuttavia trarne alcun vantaggio in quanto a sicurezza. Oggi lo spauracchio è cambiato ma non il nostro comportamento. Del tutto immotivatamente, abbiamo deciso di bandire dalla nostra mensa la carne di pollo, così da annichilire uno dei più floridi settori della nostra economia. Il “nemico”, quello che ci toglie il sonno e la voglia di addentare un fragrante e croccante cosciotto di pollo alla brace, si chiama H5N1. E’ uno dei tanti virus dell’influenza aviaria (ma non di quella umana), innocuo per l’uomo. Pertanto, temere l’H5N1, struggersi per la smania di inocularsi il vaccino per esso specifico (che peraltro è stato già sperimentato in Ungheria, ma che è buono solo per i polli, quelli pennuti), fare incetta di antivirali probabilmente inefficaci e sicuramente dannosi per la salute ove se ne faccia abuso, è veramente da sciocchi; per diversi, seri e comprovati motivi. I virus. Sono agenti infettivi composti semplicemente da una molecola di acido nucleico (DNA o RNA) racchiuso in un involucro (capside), sulla cui superficie esterna si trovano delle proteine che al virione (il virus Schegge di Carmelo Ambra GIUDIZIO... “La mancanza di capacità di giudizio è propriamente ciò che si chiama stupidità, e contro tale difetto non c’è assolutamente rimedio. Un cervello ottuso o limitato può certo agguerrirsi con lo studio, sino a raggiungere anche l’erudizione. Tuttavia, poiché in tal caso manca il giudizio, si incontrano non di rado uomini assai eruditi, che nell’uso della loro scienza lasciano spesso scorgere quel difetto.” Come pretendere di aggiungere una sola virgola a queste parole di Immanuel Kant? Dando per assodato, quindi, che il pensiero del Tedesco sia il Verbo, mi limiterò ad una semplice considerazione. In genere si resta affascinati dalle persone importanti, specie se i loro discorsi sono infarciti di termini difficili, o comunque inusuali. Assorbiti dai mille casi nostri e distratti dalle mille incombenze quotidiane, solo di rado ci fermiamo un attimo a riflettere sul senso delle loro parole. Così, spesso serbiamo di queste un’impressione positiva e anche se ci sono apparse oscure, siamo soliti pensare che ciò si debba a nostra insufficienza, piuttosto che a insipienza di coloro che le hanno pronunciate. Partiamo dal presupposto che essi, avendo già dimostrato il loro valore - se no, non sarebbero arrivati tanto in alto -, debbano necessariamente partorire pensieri sopraffini. E qui casca l’asino! Ammesso che disponiamo di un po’ di quella capacità di giudizio di cui parla Kant, ponderiamo bene su ciò che sentiamo, o leggiamo, e, se il significato di qualche parola ci sfugge, ricorriamo pure ad un buon dizionario. Ci accorgeremo che spesso siamo solo in presenza di stupidi (nel senso kantiano del termine) almeno quanto noi, o, nel caso meno ottimistico, di furbastri che vogliono solo darcela a bere al fine di ricavarci qualche utilità. Quali i vantaggi di queste analisi? Primo, non ci faremmo prendere per i fondelli da gente che in fatto di valori in assoluto potrebbe stare peggio di noi. Secondo, potremmo assegnare ai pochi personaggi veramente meritevoli di stima un posto di primo piano nella nostra considerazione. Terzo, ci procureremmo dei punti di riferimento che ci tornerebbero utili in questa specie di Babele della quale, peraltro, un po’ tutti siamo responsabili ed artefici. Lampedusa, da Caritas Sicilia preoccupazione per CPT “Profonda preoccupazione per quanto emerso” nel reportage pubblicato a ottobre da “L’Espresso”, nel quale il giornalista Fabrizio Gatti racconta gli otto giorni trascorsi nel centro di permanenza temporanea e accoglienza di Lampedusa. Ad esprimerla, in una nota, il Centro regionale per la carità della Conferenza episcopale siciliana. “La Caritas di Sicilia - si legge nella nota - dopo aver letto e valutato l’articolo dell’Espresso sul Centro di primario soccorso e sostentamento di Lampedusa, esprime profonda preoccupazione per quanto emerso: non solo i già noti problemi di accoglienza, derivanti dalla scarsità dei posti rispetto alla forte richiesta, ma anche le preoccupanti accuse rivolte ad alcuni componenti delle forze dell’ordine e del personale, che avrebbero tenuto una condotta inappropriata alla loro divisa nei confronti degli immigrati. L’emergenza sbarchi - si legge ancora nella nota - è una problematica da tempo presente in Sicilia, che si fa ogni giorno P O L L I SI A M O maturo) consentono l’adesione alla membrana plasmatica della specifica cellula - bersaglio e al suo acido nucleico di penetrare all’interno di essa. Tutte le altre strutture e funzioni indispensabili per replicarsi gliele fornisce la cellula-ospite, seguendo le istruzioni del genoma virale. Ma perché il virus si possa introdurre in una cellula occorre che ne possieda la specifica chiave: un particolare sito espresso da una delle proteine virali capsidiche, il cui profilo si adatta perfettamente a quello corrispondente espresso sulla membrana plasmatica delle cellule di una particolare specie e non di altre; così come una chiave è adatta per un solo tipo di serratura. Ecco perché i virus patogeni per una specie animale risultano innocui per le altre specie, a meno che non ne siano evolutivamente molto vicine. E’ ad esempio questo il caso di uomo e macaco ma non certo quello di uomo e pollo. La distanza evolutiva tra queste due ultime specie potrebbe essere colmata solo con una complicatissima serie di casuali mutazioni e conseguenti passaggi successivi in specie animali intermedie. Cosa teoricamente possibile per quanto improbabile. E’ invece assolutamente impossibile prevedere quale virus in particolare potrà compiere questa impresa. La profilassi. Due sono i A proposito di... metodi per proteggersi da una infezione virale: un comportamento igienico adeguato e la vaccinazione. Il primo comprende una serie di accorgimenti atti ad impedire il contagio (validissimo, a tal proposito, l’uso del preservativo nei confronti dell’AIDS). L’altro richiede anzitutto che il virus paventato esista, che sia identificato, isolato, coltivato ed opportunamente trattato. La terapia. Tutti i farmaci, senza distinzione alcuna e proprio per il fatto d’essere tali, posseggono un grado più o meno elevato di tossicità, ed il loro impiego è giustificato solo nel caso che il beneficio ottenibile è superiore al danno da esso prodotto. Per quanto poi riguarda l’eventuale impiego di antivirali, è bene prestare attenzione ad alcune ponderate considerazioni. Mentre un farmaco anti-batterico è in grado di inibire la proliferazione di un microrganismo patogeno, potendo agire su molteplici fasi del suo processo replicativo, senza alterare in modo significativo il metabolismo delle cellule del soggetto malato, ciò non può essere richiesto ad un farmaco antivirale, a causa della obbligata allocazione intracellulare dei virus infettanti. Così, ciò che risulta relativamente facile nei confronti dei batteri, grazie soprattutto all’impiego degli antibiotici, diventa assai problematico per i virus. Questi infatti, per quanto sopra detto, offrono pochissimi peculiari punti di attacco. Inoltre il loro patrimonio genetico è spesso soggetto a mutazioni, per cui le già scarsissime strutture e funzioni virali si modificano e divengono tanto più resistenti al farmaco precedentemente impiegato quanto più selettivo esso era. Da qui le molte perplessità avanzate dagli scienziati nei confronti della reale efficacia di essi. Anche perché risulta assai difficile valutarla dato che le malattie virali presentano solitamente un andamento autolimitante. In pratica, non solo un organismo sano è in grado di mettere in atto difese sufficienti a guarirne da solo, ma in ciò è anche agevolato dalla spinta evolutiva che, condizionata dalla necessità di garantire la conservazione della specie (e pertanto la propagazione della infezione in altri individui sensibili), induce i virus verso l’attenuazione della loro virulenza. I virus cioè traggono beneficio dall’acquisizione di una maggiore sensibilità ai meccanismi difensivi dell’ospite, la cui perdurante capacità di svolgere una vita di relazione con altri individui della stessa specie risulta propizia alla diffusione del contagio. I virus influenzali. Sono dotati di un particolare tropismo per le cellule mucose delle vie respiratorie ed è a ciò dovuta la facilità con la quale, in assenza di una preventiva specifica immunizzazione, possono provocare le ben note epidemie stagionali. Ovviamente anche per ciascuno dei ceppi di virus influenzali vale la limitazione che li NOI costringe ad agire esclusivamente nell’ambito per lo più di una singola specie animale E’ perciò che il famigerato H5N1, finché conserva la sua individualità, non può assolutamente passare da uomo ad uomo e non può provocare né epidemie né pandemie che riguardino l’uomo. Tutt’al più, il virus può infettare singolarmente un uomo a condizione che si realizzi, in un ambiente molto ristretto, la compresenza assolutamente eccezionale di condizioni estreme: il perdurante stretto contatto con ingentissime cariche virali, come quelle che si producono in un allevamento infettato dal virus; la totale carenza di accorgimenti igienico-sanitari; la individuale anomala sensibilità del soggetto colpito, determinata da mutazioni genetiche o da temporanea depressione del suo sistema immunitario. L’H5N1 è stato identificato ad Hong Kong nell’ormai lontano 1997 e in tutto questo tempo non ha mostrato particolare propensione al passaggio in specie evolutivamente più prossime all’uomo. Né oggi esiste (né può esistere, essendo le mutazioni eventi totalmente casuali) alcun segno predittivo che un siffatto agire interessi proprio lui e non un altro qualsiasi ceppo responsabile di virosi; né che ciò avvenga con l’imminenza millantata. Non appare peraltro lecito atterrire la gente ipotizzando, nel caso di una futura pandemia, sfracelli paragonabili a quelli sofferti in passato, quando nulla ancora si sapeva dei virus, più pressante e preoccupante: occorre fare presto qualcosa, cominciando, intanto, dal fare chiarezza su quanto denunciato dal giornalista infiltrato. Ci auguriamo che il prefetto Pansa, inviato dal ministro Pisanu, possa fare luce sugli episodi inquietanti denunciati dall’Espresso”. Scoptach non si disponeva di una rete internazionale di monitoraggio continuo che avvertisse immediatamente della comparsa di un nuovo ceppo patogeno per l’uomo, non si avevano vaccini, non antibiotici sicuramente efficaci contro eventuali complicazioni batteriche e non si era in grado di attuare rapidi ed efficienti interventi igienico-sanitari adeguati ad impedire la diffusione del contagio. Ma evidentemente certi personaggi non resistono alla tentazione di approfittare anche della moria dei polli per stare alla ribalta ed attirare su di sé l’attenzione d’una popolazione impaurita, mentre sarebbe molto meglio che si dedicassero, con la dovuta discrezione e serietà, al compito di sorveglianza e di fattività al quale sono preposti. Tutt’al più essi dovrebbero fornire ai mass media informazioni non già terrorizzanti ma meditate e volte ad indurre un savio comportamento. L’epidemiologo Tom Jefferson, mentre considera impropria e improvvida l’attuale spasmodica attenzione e paura per l’ipotetica e improbabile pandemia prodotta da un mutante dell’H5N1, invita piuttosto a non dimenticare del tutto la SARS e tutte le altre possibili minacce. Sostiene sia auspicabile, anziché riempire i magazzini di immense scorte di medicinali e vaccini, la cui efficacia è tutta da dimostrare, di convogliare piuttosto le risorse così vanamente sperperate per migliorare e rendere ancora più capillare il monitoraggio delle virosi, in particolare nel Sudest asiatico, in cui, a causa della carente situazione igienico-sanitaria, i focolai epidemici più frequentemente si sviluppano. Silvio De Grandi UNIVERSO SICILIA NOVEMBRE 2005 Alimentari, CIA: “l’Italia è invasa dai prodotti stranieri” Dopo mesi nei quali i consumi alimentari nel nostro paese hanno fatto registrare un calo costante, nello scorso agosto questa tendenza si è invertita, ma circa il 45% dei prodotti venduti è straniero. La Cia (Confederazione italiana agricoltori), commentando i dati di uno studio dell’Istat reso noto nei giorni scorsi, rileva come “La ripresa dei consumi che si è avuta in agosto non rappresenta, quindi, un elemento positivo, poiché riguarda in gran parte produzioni estere che vanno ad incidere negativamente sulla bilancia commerciale, mentre per i nostri produttori lo scenario resta alquanto nero. I gravi problemi che sono costretti ad affrontare i nostri operatori -afferma la Ciasono sintomatici di una situazione estremamente allarmante. Gli agricoltori vendono sempre di meno e a prezzi stracciati”. Entrando nel dettaglio dello stu- dio dell’Istat, si rileva come nel settore dell’ortofrutta,nel primo semestre 2005, si è registrato un crollo nelle vendite all’origine del 25%, in quello dei cereali (in particolare del grano duro) del 30%, nella vitivinicoltura del 20%, dell’olivicoltura del 15%. “I nostri mercati -sottolinea la Cia- sono invasi da prodotti stranieri. Il pericolo non viene solo dalla Cina, che pure sta creando pesanti problemi”. Importazioni massicce giungono infatti nel nostro paese dalla Spagna, dall’America Latina, dove paesi come il Cile, l’Uruguay e il Brasile hanno avviato consistenti flussi commerciali in Italia, dal Sudafrica. Proseguendo nell’analisi e commento dei dati resi notti oggi dall’Istat, la Cia ha sottolineato come: “Le nostre importazioni agroalimentari provengono per il 56 % dal continente europeo, ma è in aumento l’import dai paesi dell’America Latina, dal Medio Oriente e dell’Asia orientale, dal Sudafrica (rispettivamente + 43%, + 20%, + 21 %e + 24%). Le importazioni dal Brasile sono aumentate, in sei mesi, del 95%, dalla Turchia del 26% e dalla Cina del 38%. Insomma - rimarca la Cia - i nostri mercati parlano straniero. Importiamo più pomodori, cicorie, cipolle, zucchine, carciofi, uva, kiwi, mele, pere, nocciole, mandorle, olive: tutti prodotti per i quali, per molti anni, abbiamo avuto la leadership non solo a livello di Unione europea.. Il calo delle vendite agricole “made in Italy” - sostiene la Cia - si riscontra soprattutto nelle produzioni bio- Italia, una terra promessa per quasi tre milioni di stranieri Nel 1970 gli immigrati in Italia erano 144.000, meno degli italiani che in quell’anno avevano preso la via dell’esodo (152.000). A 35 anni di distanza la situazione è radicalmente cambiata. Il Dossier “Immigrazione e globalizzazione” della Caritas, elaborato in collaborazione con Migrantes, stima che oggi gli stranieri regolarmente soggiornanti sono 2 milioni e 800 mila, all’incirca lo stesso numero di Spagna e Gran Bretagna. Nell’Ue l’Italia viene subito dopo la Germania (7,3 milioni) e la Francia (3,5 milioni), mentre insieme alla Spagna è lo Stato membro caratterizzato da ritmi d’aumento più consistenti. Nel 2004 sono sbarcate 13.635 persone, in prevalenza nei mesi estivi, soprattutto in Sicilia. I flussi di ingresso irregolare nell’Ue ammontano annualmente a circa mezzo milione. In Italia l’arrivo via mare incide solo per il 10% del totale, mentre un altro 15% passa attraverso le frontiere e i tre quarti sono persone entrate con regolare visto e fermatesi oltre la scadenza. Il 2004 è stato un anno di afflusso medio, con 131mila ingressi stabili. Protagonisti nell’accesso al lavoro sono la Romania (40% dei visti), quindi Albania, Marocco e Polonia, con quote tra il 15% e il 10%. I lavoratori stranieri (2.160.000) sono circa il 9 per cento delle forze lavoro. Prevalgono i contratti di lavoro a termine e quelli a tempo parziale, mentre sono ridotti gli impieghi ad alta qualifica (solo 1 su 10, tre volte meno degli italiani). I reparti che spiccano maggiormente sono le costruzioni, il settore alberghiero e della risto- razione, l’agricoltura, il servizio operativo alle imprese, il commercio e il lavoro domestico e di assistenza alle persone, con un grande protagonismo delle piccole aziende. Per il 2004 sono state autorizzate le quote di 70 mila stagionali e 29.500 lavoratori non stagionali. Un capitolo del Dossier sull’immigrazione è dedicato alle donne: in Italia nel 1991 erano 361 mila, nel 2002 più del doppio (726 mila) e oggi 1.350.000, con un’incidenza del 48,4 per cento sulla popolazione immigrata totale. La provincia più femminilizzata è Napoli (62,3 per cento). Si calcola poi che almeno una straniera su 10 sia nata in Italia, mentre molte di esse sono diventate cittadine italiane a seguito di matrimonio. L’incidenza femminile è più alta tra gli europei e gli americani, al contrario di quanto avviene tra gli asiatici e specialmente tra gli africani (1 ogni 3 presenze in media, e appena 1 ogni 10 tra i senegalesi). D.A. Associazione Regionale Sicilgrano - Catania 95124 - CATANIA Piazza S. Maria di Gesù n. 3 Uffici zonali sono aperti a: — Maniace — Bronte — Grammichele — Raddusa — Castel di Iudica — San Cono Tutte le sedi di cui sopra sono ubicate presso le sedi comunali dell’A.I.C. Per una puntuale assistenza tecnica in grado di garantire uno sviluppo adeguato alle nuove tecniche di produzione rivolgetevi all’Associazione Regionale Sicilgrano. logiche, dove c’è un duro assalto di Spagna e Germania, e nei prodotti Dop e Igp, che fanno i conti con un’agropirateria sempre più agguerrita. I consumi interni sono più orientati al minor prezzo che alla qualità e alla tipicità. P.T. Sicilia, la Regione contesta il Ministero dei trasporti Il presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, e l’assessore ai trasporti Fabio Granata, hanno inviato una dura nota congiunta al Ministro dei Trasporti ed a quelli dell’Economia e delle Attività Produttive nella quale si contesta la recente decisione del Ministero dei trasporti, di “congelare” fino al 2008 il precedente Piano quinquennale, e che tra l’altro non prevede più l’impegno dopo l’autorizzazione comunitaria, di realizzare le nuove navi per Pantelleria e le Pelagie. Da sempre- affermano nella nota Cuffaro e Granata - alla Sicilia sono stati riservati in dotazione mezzi navali obsoleti e inadeguati, con grande nocumento all’immagine della Sicilia, non soltanto in termini di impatto sui flussi turistici, ma principalmente in ordine alla mortificante condizione di marginalizzazione e perifericità cui sono stati consegnati i cittadini residenti nelle piccole isole siciliane, servite da questi mezzi. La Regione chiede quindi la questione venga affrontata e risolta mediante il “Piano Quinquennale per i collegamenti marittimi” 2006-2008, nel rispetto gli accordi sottoscritti nel 2004 e che vengano rispettati gli impegni per un miglioramento dei servizi. Cuffaro e Granata manifestano, inoltre, l’esigenza che si assumano comunque, vista l’urgenza della situazione, le iniziative più idonee affinché sia garantito alle popolazioni delle Isole minori della Sicilia un servizio corrispondente agli standard ed ai livelli di efficienza e dignità cui hanno diritto tutti i cittadini siciliani e quelli che scelgono come meta turistica la Sicilia e le Isole Minori o che devono raggiungerle per necessità di lavoro. A.R. 6 Tutti i numeri della lingua italiana nel mondo Aumenta considerevolmente la tendenza dell’insegnamento della lingua e della cultura italiana all’estero. Già nella seconda metà del XIX secolo (1889) Francesco Crispi creò il primo impianto normativo ed organizzativo delle scuole italiane all’Estero con l’attribuzione al ministero degli Affari Esteri della competenza sulla materia, e a distanza di più di cento anni la situazione è andata sempre più migliorando. Oggi il numero dei corsi attivati dagli Istituti di Cultura è considerevolmente aumentato: protagonista l’Europa con 43 sedi; a seguire l’area del Mediterraneo/Medio Oriente con 9 sedi, l’America con 17 sedi, l’Asia/Oceania con 8 sedi, e infine l’Africa Sub-Sahariana con 3 sedi. All’incremento degli IIC segue un incremento direttamente proporzionale delle iscrizioni ai corsi di lingua e cultura italiana. Dal 1999 ad oggi le iscrizioni sono aumentate del 29%. Ma un dato di fondamentale importanza sembra essere la diversificazione dell’offerta formativa dei corsi per adulti, soprattutto nell’ambito della medicina e di altre discipline tecniche. Rispetto agli anni precedenti aumenta il numero dei docenti; se nel 1999 si contavano 684 docenti, oggi se ne contano 937, il che sta a significare che il corpo insegnante negli IIC è aumentato del 27%. Per quanto riguarda la valutazione certificatoria della conoscenza della nostra lingua da parte degli IIC, se nel 1999 gli istituti che avevano dato seguito alle direttive contenute all’interno delle Convenzioni quadro fra il ministero degli Esteri e gli Enti che rilasciano certificati, firmando una Convenzione con una delle tre Università (le Università per stranieri di Siena e Perugia, l’Università Roma Tre e la Società Dante Alighieri) erano 38, nel 2004 salgono a 73. Il settore delle istituzioni e iniziative scolastiche comprende le scuole italiane all’estero e le sezioni italiane presso le scuole straniere ed europee. L’attuale rete scolastica è composta da 162 scuole italiane, di cui solo 21 statali, e 121 sezioni italiane presso scuole straniere, internazionali ed europee per un totale di 283 istituzioni in 46 paesi. Delle 283 scuole, la maggior parte si concentra nello stesso modo degli IIC: in Europa (164), nelle Americhe (72), nel Mediterraneo/Medio Oriente (28), nell’Africa Sub-Sahariana (17), nell’Asia e nell’Oceania (2). I seguenti dati risalgono al 2004. Il ministero degli Esteri, tramite la direzione generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale, gestisce 415 lettori universitari, di cui 276 di ruolo in 90 Stati e 138 assunti localmente con contributo Mae dalle Università. Su 276 lettori di ruolo, 161 (58,33%) sono in Europa, 48 (17,39%) nelle Americhe, 32 (11,59%) in Asia/Oceania, 26 (9,42%) in Mediterraneo e Medio Oriente e 9 (3,26%) in Africa Sub-Sahariana. I 138 lettori locali con contributo Mae ricoprono un bacino d’utenza di circa 14.500 studenti, di cui 6.800 in Europa, 3.700 nelle Americhe, 1.800 in Asia e Oceania, 1.450 nel Mediterraneo e Medio Oriente e 700 in Africa Sub-Sahariana. P.C. Rimpatriati dalla Russia i resti di 352 soldati italiani Sono stati rimpatriati il 27 ottobre ad Udine i resti di 352 soldati italiani caduti in Russia nel corso della seconda guerra mondiale. Ad accogliere le salme all’aeroporto militare di Rivolto c’era, fra gli altri, il senatore Giovanni Collino, capogruppo di An in Commissione Difesa al Senato. Dopo la cerimonia e la deposizione di una corona in memoria dei nostri soldati, (di cui solo tre identificati), le urne cinerarie sono state trasportate al Sacrario di Cargnacco (Udine), dove riposano tutti i Caduti italiani in Russia. “Il rientro di queste urne - ha osservato Collino -rappresenta ancora una volta un momento di grande riflessione politica per il nostro Paese. Sono ragazzi che hanno ricevuto nella seconda guerra mondiale l’ordine di partire ed il loro ritorno in patria porta le nostre menti e i nostri cuori ai tragici avvenimenti e ai totalitarismi della fine del 900, di cui questi soldati hanno pagato il prezzo”. “Il continuo rientro delle loro spoglie - ha continuato - non può vedere le Istituzioni indifferenti perché il sacrificio della vita è il dono più grande che un uomo può fare alla propria Patria, un sacrificio che non può sbiadire col passare del tempo, ma anzi deve essere spunto di riflessione sempre attuale”. “Rivolgo un invito garbato, - ha concluso il senatore - conoscendo la sensibilità del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, a svolgere una visita al Sacrario di Cargnacco. Mi permetto di rivolgere questo appello, sapendo di interpretare i sentimenti dei pochi reduci e dei tanti familiari dei caduti”. E lo stesso Presidente della Repubblica ha inviato un messaggio a Carlo Vicentini, presidente dell’Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia: “In occasione del rientro dalla Russia dei resti mortali di 351 soldati italiani dell’Armir colà caduti nel corso del secondo conflitto mondiale - scrive Ciampi -, idealmente presente, porgo un commosso tributo a questi eroi mai dimenticati dalla Patria. “Fedeli al giuramento prestato, essi si sono sacrificati sino a immolare le loro esistenze lontano dagli affetti più cari e dalla loro terra. Oggi finalmente li riabbracciamo accogliendoli con onore nella nostra amata Patria. A lei e all’Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia va la gratitudine di tutti gli italiani per la meritoria opera di ricerca e recupero delle salme dei nostri connazionali, in collaborazione con il Commissariato genrale per le onoranze ai caduti in guerra”. P.G. 7 NOVEMBRE 2005 UNIVERSO SICILIA I giovani dicono basta alla TV: per cultura e svago adesso fanno affidamento su internet Accompagna la crescita dei giovani, che lo scelgono come mezzo privilegiato di svago e informazione già prima dei dodici anni. Poi si trasforma anche in un canale per nuove amicizie o in compagno di banco virtuale, sempre pronto a fornire la soluzione al problema di matematica o la traduzione della versione di latino. Diventa insomma una sorta di gigantesco “pozzo dei desideri” dal quale i ragazzi tirano fuori di volta in volta quello di cui hanno bisogno. E’ la fotografia di internet - o meglio, della visione che i giovani ne hanno - scattata dichiara di dedicare attenzione a internet in maniera esclusiva. La maggioranza, infatti, naviga facendo altre cose, dalla telefonata con gli amici all’ascolto di musica. Questo perché le attività che vanno per la maggiore, come il file sharing di musica e video, non richiedono una grande attenzione. Poi ci sono le chat che per il 22% dei ragazzi sono il motivo principale per cui ci si connette alla Rete. E se il 58% afferma poi di aver incontrato personalmente le persone conosciute on-line, ecco che internet può sostituirsi anche all’ormai obsoleto Cupi- Italia-Russia, Urso: “creiamo nuovi distretti per consolidare il Made in Italy” Dalla Cina alla Russia. E sempre con l’Italia protagonista. Quest’anno, dopo il successo del progetto Marco Polo, che ha visto nel 2004 oltre 150 eventi del made in Italy conquistare il paese asiatico, l’attività di promozione straordinaria si sta concentrando interamente sulla Russia. Un piano, presentato nei giornis scorsi dal vice ministro alle Attività Produttive con delega al Commercio Estero, Adolfo Urso, ad Evghenij Primakov, già ministro degli Esteri e primo ministro, e oggi presidente della Camera di Commercio russa, che prevede un investimento del ministero di 15 milioni di euro, a cui partecipano con altri fondi anche 10 regioni italiane, enti pubblici e privati. In tutto, oltre 40 milioni di euro per lanciare e promuovere oltre 100 manifestazioni tricolori: dall’arte al design, dalla musica alla gastronomia, dal cinema allo sport. Ma anche sfilate di moda e la rassegna “Mito e Velocità” a Mosca a gennaio 2006 in occasione dell’inaugurazione del nuovo maneggio che chiuderà il programma straordinario. “Dopo ‘Marco Polo’ è la volta di ‘Ciao Russia’ - ha spiegato il vice ministro - un’attività di promozione straordinaria che prevede anche il supporto del ministero degli Esteri e dell’Ice. Il nostro obiettivo è di rafforzare la nostra presenza mettendo in campo le ‘quattro A’ del nostro Made in Italy: arredamento, abbigliamento, automazione e agroalimentare”. “D’altra parte i rapporti commerciali con la Russia sono ottimi” ha proseguito “nel 2004 il nostro interscambio ha superato i 14,5 miliardi di euro con una crescita del 21,3 % rispetto al 2003. Inoltre, i dati relativi al primo semestre indicano un interscambio che si aggira intorno ai 9,5 miliardi di euro”. In particolare sono tre le linee di indirizzo: investimenti, internazionalizzazione distretti e la conquista di nuove aree. “Nel primo caso abbiamo creato un fondo ad hoc, gestito dalla Simest, di 70 milioni di euro per favorire la nascita di jont venture con il capitale pubblico che può arrivare fino al 49%”. “Sul fronte dei distretti” ha proseguito Urso “oggi siamo presenti con la Merloni a Lipetsk, nel settore metallurgico a Ekaterinenburg, con la Duferco per i semilavorati in acciaio. Ma altri distretti dovrebbero nascere nelle regioni di Mosca e San Pietroburgo per iniziativa della Federlegno nel settore dell’arredo e dell’Anci nel settore calzaturiero”. “Infine - ha aggiunto il vice ministro - con questo progetto ‘Ciao Russia’ contiamo di promuovere il made in Italy verso quei 10 milioni di cittadini russi, considerati ricchi, che hanno un reddito pro capite mensile di oltre 700 dollari. In particolare vogliamo aumentare la nostra presenza puntando a intercettare l’aumento dei consumi in aree diverse dalle tradizionali piazze di Mosca e San Pietroburgo. E, quindi, pensiamo al distretto del Volga (con le città di Kazan, Nizhnij Novgorod, Samara e Perm), il distretto siberiano (Novosibirsk, Krasnojarsk), il Sud (Rostov, Krasnodar, Stavropol), gli Urali (Ekaterinenburg, Tjumen)”. “Si può notare con soddisfazione - ha concluso Urso - che la produzione delle aziende italiane che si sono stabilmente internazionalizzate in Russia cresce con un ritmo sempre più elevato, nell’ordine del 25% annuo, con punte in alcuni settori che toccano anche il 50%”. M.C. Ciampi: “l’industria italiana è ancora vitale” dall’istituto Swg, su richiesta del comitato regionale per la Comunicazione del Friuli Venezia Giulia. L’indagine, svolta su un campione di mille giovani, è stata presentata nei giorni scorsi a Trieste dal direttore della Swg Roberto Weber e dal presidente del Corecom friulano Franco Del Campo. Il dato che salta subito gli occhi è che il web è di fatto diventato il medium preferito dai giovani. Solo tre under 21 su dieci dichiarano di sfogliare abitualmente il quotidiano, appena il 12% legge più di venti libri all’anno. Non se la passa meglio la televisione che riesce a mantenere un proprio ruolo importante solo per quanto riguarda le ultime notizie (il 54% dei giovani la sceglie esclusivamente per fini informativi). Solo per le cosiddette breaking news, dunque. Per gli approfondimenti, infatti, il 46% sceglie la Rete. Che “vince” anche per tutto il resto. Il 90% degli intervistati hanno dichiarato di utilizzarlo per svolgere ricerche di studio o lavoro; il 78% per approfondire argomenti; il 44% per svagarsi e rilassarsi; il 52% per passare il tempo divertendosi. Ma c’è un dato che forse spiega meglio di tutto la penetrazione del web nella cultura giovanile: il 97% del campione possiede un abbonamento Adsl, che gli permette di trascorrere on-line mediamente tre ore al giorno. “Cattive notizie per i media tradizionali - ha commenta Weber -. I giornali e la tv, dopo aver dominato per anni, presentano ora carenze drammatiche per ciò che riguarda i registri e i codici della comunicazione. Una rigidità estranea al mondo di internet, pluralistico e interattivo”. Le parole del direttore della Swg trovano conferma nel fatto che solo il 13% degli intervistati do... La ricerca “Giovani e media” voleva però puntare i riflettori anche sul modo in cui i mezzi di comunicazione portino all’evoluzione dello stile di vita. Così, mentre l’istituzione famiglia è al centro di un appassionato dibattito tra chi la vuole fissa come le stelle e chi la vede come un laboratorio sulla modernità, ecco che la maggior parte dei giovani (71%) dichiarano di sentirsi depositari dei valori che vivono nella propria famiglia, mentre sembrano essere del tutto marginali le tradizionali “centrali educative” come scuola (6%) e chiesa (1%) per la creazione dei valori fondanti. “La stragrande parte dei giovani - ha spiegato il presidente della Swg Weber - vuole diventare economicamente indipendente per farsi una famiglia (53% del campione) e contemporaneamente la ritiene l’obiettivo più importante nella propria vita (60%)”. Una nozione di famiglia, però, che appare radicalmente cambiata rispetto alla tradizione: il 49% dei giovani pensa di andare a convivere, il 40% sposarsi, senza rivelare se in chiesa o in comune, mentre il 5% dichiara di voler rimanere single. Il questionario ha permesso agli intervistati di fermarsi a riflettere sulle domande che riguardavano il loro modo di rapportarsi con la politica, la famiglia, la scuola e la religione e, soprattutto con il mondo degli adulti. In una società giudicata dai giovani superficiale (62%) e violenta (45%), non esistono più per il 34% dei giovani i modelli di riferimento, mentre il 19% li trova nei personaggi della scienza, della politica e della cultura, il 15% nei familiari e solo il 10% nei personaggi dello spettacolo. A.C. “Viviamo un momento difficile. L’onda d’urto della globalizzazione dei mercati ha avuto una pervasività e una dimensione al di là delle previsioni più “spinte”. Eppure, in questo periodo l’impresa italiana ha saputo rimanere sui mercati; ha avviato alleanze feconde con università ed enti di ricerca”. Queste le parole del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi alla cerimonia di consegna delle insegne di cavaliere dell’ordine “al merito del lavoro”, svoltasi il 26 ottobre a Roma. Il Presidente ha cercato di “dare una fiducia economica basata su analisi dei punti critici, sulla volontà di lavorare non solo per l’immediato, ma soprattutto per il lungo periodo”. Sulla base di queste premesse Ciampi ha anche detto che “l’Italia non subirà un lento processo di deindustrializzazione. Oggi possiamo affermare che l’industria italiana è ancora vitale e rimarrà elemento costitutivo della nostra società”. Il Presedente ha poi fatto due considerazioni sulla congiuntura economica: “La fase discendente sembra in esaurimento; ci sono segnali di ripresa. Affinché la tendenza espansiva dell’economia reale si affermi, ci vogliono più investimenti in conoscenza, in alta tecnologia, soprattutto ci vuole impegno, coraggio e preparazione. Investiamo maggiori risorse nella formazione dei nostri giovani. Diamo loro maggiori e più qualificate opportunità di studio, di preparazione professionale, di specializzazione, in Italia, in Europa e nel mondo. E induciamoli a tornare. Infondiamo in loro il senso dell’orgoglio della Patria e dell’impresa, e al tempo stesso la consapevolezza della necessità dell’apertura internazionale per poter operare nel nuovo contesto globalizzato”. Ciampi ha poi esaltato la “condotta delle imprese e degli imprenditori italiani” nonostante la particolare congiuntura economica, “a questo fine - ha aggiunto il Presidente -, tenuto conto della struttura del sistema economico italiano, il rilancio del modello dei distretti industriali è quanto mai opportuno”. Per quanto riguarda la politica economica, il Presidente è convinto “dell’opportunità di attuare con maggiore determinazione politiche di sostegno dell’offerta, che diano impulso a investimenti “reali”, innovativi, in impianti, macchine, attrezzature”. “C’è inoltre un problema, all’interno e all’estero, di difesa e di promozione dei nostri marchi, che sono tra i più famosi nel mondo - ha detto Ciampi -. In Italia le nostre imprese devono riconquistare il consumatore italiano, con politi- La grande abbuffata elettorale Ci possiamo mettere il cuore in pace: l’occupazione più importante di un cittadino che voglia fare il buon democratico è quella di recarsi alle urne, cioè di andare a votare per un qualche cosa, per uno dei tanti obblighi che comporta la vita della società democratica. Si perde il conto di quanti tipi di elezioni ci aspettano, chiamati a dire la nostra, a scegliere cioè persone e programmi, a districarsi fra le trappole di individui che promettono paradisi a destra e a manca e poi si scopre facilmente che il paradiso per essi è uno solo, il proprio tornaconto perché la politica rende bene, è un affare che potrà cambiare radicalmente la vita delle persone. Qualche dissennato ha il coraggio di dire che non è vero, deludi di questa democrazia finiscono per ammettere che si sta meglio con le dittature dove uno solo comanda e decide per tutti e tirano fuori la spiritosaggine del “si stava meglio quando si stava peggio”. Noi non finiremo mai di esecrare qualsiasi tipo di dittatura fascista o comunista, rossa o nera, perché ne abbiamo fatto sulla nostra pelle l’amara esperienza: meglio cento volte una scassata democrazia che una sanguinaria dittatura come quelle che abbiamo visto in questo secolo, impregnato di tutti i mali biblici che possono offendere un uomo. Non sono possibili paragoni mentre è possibile migliorare la democrazia mandando a casa con l’arma pacifica del voto i disonesti e gli incompetenti. E allora prepariamoci a queste elezioni imminenti, specialmente noi siciliani venuti a rinnovare i governanti della nostra regione facendo un pensierino a quelli attuali, invitandoli ad un onesto e coraggioso esame di coscienza. P. Sangiorgio che di qualità e di prezzo appropriate, con una distribuzione più efficiente”. Il Presidente ha poi espresso la sua preoccupazione per “il rallentamento del turismo, soprattutto di quello proveniente dal centro Europa. Non possiamo permetterci un avvitamento in questo settore per noi vitale”. “Certamente servono prezzi più contenuti, ma soprattutto serve una forte, sistematica azione per rilanciare l’immagine dell’Italia, come Paese della cultura, della bellezza, dell’armonia tra uomo e territorio” ha detto in merito. Poi Ciampi si è rivolto direttamente ai cavalieri del lavoro: “La vostra opera è fondamentale, perché la ripresa è impossibile senza la consapevolezza della responsabilità sociale delle imprese. L’amore per la Patria e l’etica dei comportamenti devono essere di guida nel vostro operare”. Infine il Presidente ha rivolto “un saluto particolarmente affettuoso agli “Alfieri”. Siete l’eccellenza della gioventù studiosa. Continuate ad esserlo, con impegno e altezza di ideali, proponendovi e meritandovi di diventare la futura classe dirigente dell’Italia, di un’Italia creativa, orgogliosa e cosciente di quello che è stata, di quello che è, di quello che può essere”. P.L. Belice, cinque milioni di euro della Regione Sicilia La Regione Siciliana cofinanzierà inizialmente con cinque milioni di euro l’Accordo di programma-quadro (Apq) che i sindaci del Belice sottoscriveranno con lo Stato, il quale parteciperà all’Apq con venti milioni di euro provenienti dall’ex Agensud. La decisione è stata presa dal presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, che ha ricevuto il coordinamento dei sindaci della valle del Belice. Vito Bonanno, primo cittadino di Gibellina e coordinatore dei comuni dell’Agrigentino, del Trapanese e del Palermitano, ha fatto presente che a quasi quaranta anni dal terremoto la ricostruzione non è stata ancora completata sia per quanto l’edilizia pubbli- ca che quella privata. L’analisi fatta da Bonanno ha messo in evidenza che mancano ancora opere di urbanizzazione primarie e opere pubbliche iniziate e mai completate. Stimando che nel 2000 occorrevano circa 800 miliardi di lire per le opere pubbliche e circa 1.800 miliardi per quelle private, i sindaci del Belice hanno provveduto a scremare i progetti per cui oggi sarebbero necessari 130 milioni di euro per il completamento del pubblico e 400 per il privato. Ma per potere iniziare è necessario sottoscrivere entro l’anno quell’Apq che metterà in movimento le risorse finanziarie. P.S. UNIVERSO SICILIA NOVEMBRE 2005 8 CDM, nuove norme per Scomparso Ferruccio Valcareggi l’autonomia fiscale l’allenatore della “staffetta” della Sicilia Il ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia è intervenuto in conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri del 21 ottobre, sottolineando “l’evento storico che riguarda la regione Sicilia”, e che ha portato alla delibera di un provvedimento che riconosce “la piena applicabilità dell’articolo 37 dello statuto siciliano”. “Siamo qui in rappresenta della Sicilia – ha detto La Loggia – una bellissima squadra siciliani. Questa formazione testimonia un momento storico per la regione Sicilia e i rapporti con lo Stato”. “In questo modo – ha spiegato il ministro – la Sicilia potrà incassare quei tributi sul reddito prodotto da imprese industriali dei diversi stabilimenti che operano sul territorio regionale, ma che hanno sede fiscale fuori della Regione. Da oggi la Sicilia potrà utilizzare una enorme quantità di risorse che potranno essere impiega- te per il suo sviluppo. Ora restano da definire le modalità operative attraverso la definizione delle competenze, in sintonia con lo statuto siciliano, la riforma della devolution e l’attuazione del federalismo”. Il ringraziamento più forte de ministro va al presidente del Consiglio Berlusconi, ed un grazie va a tutti i ministri e parlamentari siciliani che hanno collaborato al raggiungimento di questo obiettivo. “Un grazie va al presidente della Regione Sicilia Cuffaro per aver tenuto alta la bandiera della sicilianità” che è intervenuto in conferenza e che ha sottolineato come con questo provvedimento “la Sicilia riscuoterà quello che gli viene negato da anni”. Il presidente ha anche precisato che è stato chiuso “il contenzioso tra la regione e lo stato, che consente alla Sicilia di riscuotere i tributi relativi alle Rca”. A.B. Sicilia, bimba non vedente allo Zecchino d’oro Sarà una bambina non vedente di to Cuffaro - garantiremo il nostro sostesei anni, Chiara Sapienza, originaria di gno per questa emozionante avventuCatania, a rappresentare la Sicilia alla ra, così come non verrà meno, anche prossima edizione dello Zecchino d’oro, per il prossimo anno, il nostro impegno la manifestain favore del zione canora centro d’addestramento cani che si svolgerà a Bologna. Ellen Keller, Lo ha andella stampenunciato il ria Braille e, in presidente generale, per della Regiogli oltre 120 ne Siciliana, mila assistiti della sezione Salvatore Cufsiciliana delfaro, intervel’Unione italianendo ai lavori del Consiglio na ciechi”. regionale delCuffaro ha, l’Unione italiainoltre, comunicato che la na ciechi, riunitosi a palazgiunta ha dato I partecipanti allo Zecchino d’oro 2005. il via libera alla zo d’Orleans, ristrutturazione dell’Istituto dei ciechi di in occasione dell’85esimo anniversario Palermo. della sua fondazione. C.G. “A Chiara e alla sua famiglia - ha det- E’ scomparso il 2 novembre a Firenze all’età di 86 anni Ferruccio Valcareggi. Vinse l’ultimo Europeo per l’Italia, fu il ct azzurro del memorabile 4-3 alla Germania e vice campione del mondo a Messico ‘70, ma per tutti rimane il ct della staffetta Mazzola-Rivera. E’ in quel cambio sfortunato, cui molti dall’Italia imputarono il peso della sconfitta contro il Brasile di Pelè in finale, il destino di Ferruccio Valcareggi come allenatore dell’Italia. Ct di un calcio d’altri tempi, più lontano dal calcio di oggi dei 35 anni di età di quella sua nazionale, Valcareggi riportò l’azzurro al successo con una generazione di campioni, da Riva a Rivera, passando per Mazzola, Boninsegna, Burgnich, Facchetti, dopo il fallimento dell’Italia degli oriundi. Conquistò un titolo europeo, a Roma nel 1968, e fu vice campione del mondo, dietro al Brasile, a Città del Messico nel 1970. Era in panchina nella leggendaria semifinale che gli azzurri si aggiudicarono sulla Germania ai tempi supplementari per quell’incredibile 4-3. Eppure Ferruccio Valcareggi viene ricordato soprattutto per essere l’inventore della odiata staffetta Mazzola-Rivera, e per la disfatta ai mondiali del 1974 in Germania (con tanto di ‘vaffa’ mimato verso di lui da Chinaglia che protestava per la propria sostituzione). Ricordi riduttivi di un uomo e della sua opera che, al contrario, meritano rispetto e gratitudine. Un po’ per colpa sua, della sua modestia: quando giocava si definiva discreto, quando, invece, era buono se non ottimo, grazie alla tecnica; un po’ per la visceralità della critica di quegli anni in cui - si sussurrava - a fare la formazione degli azzurri non fosse l’umile Zio Uccio, ma l’influente direttore di un quotidiano sportivo. Certo, anche ai giocatori moderni essere sostituiti non fa piacere, ma la staffetta fra due campioni quali Sandro Mazzola e Gianni Rivera faceva addirittura scandalo. Quando Ferruccio Valcareggi, avendo a disposizione gli assi di Inter e Milan, e non riuscendo a scegliere su chi impostare il gioco della squadra, decise di farli giocare un tempo ciascuno, spaccò il paese in due. E le critiche, le polemiche lo sommersero quando, nella finale, contro un Brasile comunque irresistibile, schierò soltanto nei sei minuti finali Rivera, che in semifinale aveva realizzato il mitico gol del 4-3 alla Germania. I tifosi di calcio più vecchi (e l’umiliato Rivera, amareggiato anche perché ‘Valca’ aveva lasciato in Italia il suo scudiero Lodetti) non l’hanno mai perdonato, e certo non furono dispiaciuti quando, nel 1974, la nazionale allestita da Valcareggi fu eliminata dalla Polonia nella fase di qualificazione. Quell’Italia era composta da molti laziali, che avevano Pallone d’oro: nove juventini candidati, no a Totti e Del Piero La marcia record attuale e la gloriosa stagione scorsa della Juventus non sono passate inosservate ai selezionatori del Pallone d’Oro 2005. France Football, la prestigiosa rivista transalpina che assegna l’ambito riconoscimento, ha infatti reso noti i nomi dei 50 candidati alla successione del milanista Andriy Shevcenko e sono ben nove i bianconeri presenti, seguiti da cinque milanisti e due interisti. Tra gli uomini di Capello, hanno meritato la menzione Buffon, Camoranesi, Cannavaro, Emerson, Ibrahimovic, Vieira (lo scorso anno all’Arsenal), Thuram e Nedved, che lo ha già vinto nel 2004. Stesso discorso per Sheva, di nuovo candidato, insieme ai compagni di squadra Maldini, Pirlo, Dida e Kakà mentre l’Inter è rappresentata da Adriano e Figo, la passata stagione al Real Madrid. Scorrendo la lista, salta subito all’occhio l’esclusione dei due grandi nomi del calcio italiano: Del Piero e Totti. Alex paga sicuramente lo scarso impiego da parte di Capello, mentre Totti, quasi sempre presente, è reduce dalla difficile stagione della Roma. Folta la rappresentativa brasiliana, che conta ben dieci elementi tra i quali, oltre agli “italiani”, spiccano Ronaldinho (tra i più accreditati per la vittoria finale), Ronaldo, Roberto Carlos e Robinho, assi di un Real Madrid che negli ultimi tempi però ha sempre deluso. Un altro dei favoriti per la vittoria finale è il capitano del Liverpool, Steven Gerrard, vero eroe della finale di Champions League di Istanbul quando i Reds rimontarono tre gol di svantaggio al Milan, vincendo poi il trofeo ai calci di rigore. Taaità UNIVERSO SICILIA Editore: AIC - INPAL Sede: Via Dante, 130 - 90100 Palermo Direttore responsabile: Vincenzo Castiglione Vice Direttore: Giuseppe Miraglia Hanno collaborato: Carmelo Ambra - Giuseppe Miraglia Antonello Longo - Elisabetta Santoianni - Silvio De Grandi Donatella Pinzone - Orazio Sciortino - Alfredo Torrisi Chiuso in redazione il 27 Novembre 2005 Piazza S. Maria di Gesù n. 3 - 95124 - CATANIA La viticoltura siciliana ha da sempre assunto una importanza non secondaria nell’intera economia isolana. Le migliaia di aziende vitivinicole hanno bisogno una puntuale e competente assistenza per conseguire risultati in termini di qualità e tipicità dei prodotti. L’Associazione dei produttori vitivinicoli con i suoi punti di riferimento organizzativo è a disposizione dei produttori per una utile assistenza a favore dei produttori. Per ricevere utili informazioni potete scrivere c/o AIC Catania Piazza Santa Maria di Gesù, 3 95124 CATANIA. appena vinto lo scudetto, e uno di loro, Giorgio Chinaglia, richiamato anzitempo in panchina dal ct, lo mandò a quel paese in mondovisione. Al ritorno in patria gli azzurri furono presi a pomidorate e insultati dai tifosi che li aspettavano all’aeroporto. Per Valcareggi, che aveva ricevuto il Seminatore d’Oro nel 1956 come allenatore del Prato, e nel 1968 per aver condotto l’Italia al titolo europeo, le dimissioni furono inevitabili. Era stato maestro del contropiede. La sua nazionale ideale, dichiarò qualche tempo dopo, era cosi’ composta: Zoff, Burgnich, Facchetti, Bertini, Cera, Rosato, Domenghini, Mazzola (Rivera), Anastasi, Capello, Riva. In azzurro sarebbe stato tuttavia richiamato qualche anno più tardi (responsabile della nazionale di B prima, e delle rappresentative giovanili poi), dopo aver allenato Verona, Roma, e Fiorentina. A.R. Amministratore: Alfredo Torrisi Questo periodico viene spedito in: Australia, Argentina, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Spagna, Gran Bretagna, Irlanda, Ungheria, Brasile, Stati Uniti, Luxembourg, Venezuela. Stampa: Tipo-Lito Placido Dell’Erba 95033 Biancavilla (CT) - Via Imperia, 15 - Tel. 095.985167 - Fax 095.985414 Segreteria editoriale: 95124 Catania - Piazza S. Maria di Gesù, 3 - Tel. 095.311547 - Fax 095.7153840 Abbonamento e sottoscrizioni volontarie di sostegno: Versamento C.C.P. N. 14577951 intestato a ”Universo Sicilia” - Adrano - Tel. 095.769.29.46 Abbonamento annuale per i Soci € 6,23 € 12,45 Abbonamento ordinario Abbonamento sostenitore € 51,88 Iscrizione al N° 748 del registro stampa del Tribunale di Catania del 28/3/1989 Iscritto al ROC n. 4012 del 21-11-2001 Le inserzioni riportate nelle pagine di questo periodico costituiscono servizio senza corrispettivo ai sensi dell’art. 3, primo comma, del D.P.R. 26/10/72 n. 633. 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