Universo Sicilia 11_2005

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Universo Sicilia 11_2005
TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
Periodico Mensile dell’INPAL per i Siciliani nel Mondo - Anno XVI - N. 11 NOVEMBRE 2005 - P.I. Spedizione in A.P. - 45% - Art. 2 comma 20/B - Legge 662/96 D.C.I. Sicilia Prov. CT
Direzione, redazione e Amministrazione: Ufficio Zona INPAL - 95031 Adrano - Piazza Mercato, 72 - Tel. 095 7692946 - Fax 095 7602814-7153840 - e-mail [email protected]
CDM, nuove norme per Ciampi: “l’industria deve pretendere
l’autonomia fiscale
la protezione dei propri marchi”
della Sicilia
Il ministro per gli Affari
Regionali Enrico La Loggia è
intervenuto in conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri
del 21 ottobre, sottolineando
“l’evento storico che riguarda la
regione Sicilia”, e che ha portato alla delibera di un provvedimento che riconosce “la piena
applicabilità dell’articolo 37 dello statuto siciliano”. “Siamo qui
in rappresenta della Sicilia –ha
detto La Loggia – una bellissima
squadra siciliani. Questa formazione testimonia un momento
storico per la regione Sicilia e i
rapporti con lo Stato”. “In questo modo – ha spiegato il ministro – la Sicilia potrà incassare
quei tributi sul reddito prodotto
da imprese industriali dei diversi
stabilimenti che operano sul territorio regionale, ma che hanno
sede fiscale fuori della Regione.
Da oggi la Sicilia potrà utilizzare
una enorme quantità di risorse
che potranno essere impiegate
per il suo sviluppo. Ora restano
da definire le modalità operative
attraverso la definizione delle
competenze, in sintonia con lo
statuto siciliano, la riforma della devolution e l’attuazione del
federalismo”. Il ringraziamento
più forte de ministro va al presidente del Consiglio Berlusconi,
ed un grazie va a tutti i ministri e
parlamentari siciliani che hanno
collaborato al raggiungimento di
questo obiettivo. “Un grazie va al
presidente della Regione Sicilia
Cuffaro per aver tenuto alta la
bandiera della sicilianità” che è
intervenuto in conferenza e che
ha sottolineato come con questo
provvedimento “la Sicilia riscuoterà quello che gli viene negato
da anni”. Il presidente ha anche
precisato che è stato chiuso “il
contenzioso tra la regione e lo
stato, che consente alla Sicilia
di riscuotere i tributi relativi alle
Rca”.
S.d.F.
MAGGIORI POTERI AI SINDACI
Arrestare subito
i nemici
dell’on. Fabio Mancuso
Adrano - La provocazione
con cui titoliamo questo pezzo
è conseguente alla paradossale
dichiarazione fatta dall’on. Mancuso nel corso di un’intervista
televesiva in cui ha affermato che
“se l’omicidio non fosse reato mi
avrebbero eliminato” motivo per
cui l’unica possibilità di salvezza
non potrebbe non essere quello
di dotare il sindaco di più ampi
poteri fino al punto di avere facoltà di arrestare nemici ed avversari presunti o supposti tali. Tutto
questo, sia chiaro, lo diciamo con
vivo stupore in quanto ci troviamo a registrare dei veri e propri
misfatti personali che nulla hanno a che fare con la politica vera,
quella con la P. maiuscola.
Nella nostra realtà politica
assistiamo persino a forme di
esibizionismo mediatico offensivo per migliaia di ascoltatori
lontani dalle vicende che si consumano nel Palazzo del governo
locale.
Un popolo lontano dai fatti ma
consapevole della gravità delle
parole pronunciate irresponsabilmente dai più diretti collaboratori di Mancuso, sostenendo che
la sentenza del tribunale di Catania costituisce un “attentato alla
democrazia” solo perché dichiara decaduto il Sindaco eletto a
suffragio diretto.
Tutto questo nel silenzio dei
consiglieri di maggioranza e di
molti dell’opposizione, i quali non
hanno sentito neppure l’esigenza di chiedere la convocazione
del consiglio con procedura d’urgenza per dibattere e conoscere
il pensiero del Sindaco sul contenuto della dichiarazione sparata
da un componente della Giunta
Municipale. Un plauso invece
riteniamo di dovere rivolgere al
consigliere Pino Lo Re per avere, con grande senso di equilibrio
e responsabilità, assunto una
posizione di censura per le parole pronunciate dal suo collega di
lavoro. In altri tempi non abbiamo
avuto alcun tentennamento a
censurare certi fatti accaduti nella fase conclusiva della sindacatura Bertolo.
Oggi non esitiamo a riconoscere il positivo significato di due
episodi di grande valenza politica: il volantino della Camera del
Lavoro e l’intervento in TVA del
rappresentante dei D.S. Lo Re.
Forse è giunto il momento del
risveglio a sinistra.
Vincenzo Castiglione
“Avete il diritto di pretendere dalle autorità italiane ed
europee la protezione dei vostri
marchi. Non soltanto nel settore
tessile l’Unione Europea deve
intensificare gli interventi per
impedire l’ingresso di veri e propri falsi nei nostri mercati”. Così
il Presidente della Repubblica
Carlo Azeglio Ciampi, in visita
alla città di Biella, si è rivolto alle
autorità e ai sindaci della provincia piemontese, in occasione
dell’incontro istituzionale svoltosi al Teatro Sociale di Biella. “La
serietà dell’impegno per fronteggiare difficili crisi - ha continuato
il Presidente della Repubblica
- la volontà di imboccare le vie
dell’innovazione, della diffusio-
Carlo Azelio Ciampi
ne della cultura, dell’apertura
alle scoperte della scienza; la
fedeltà all’etica del lavoro delle
generazioni passate, costruttrici
ADRANO
Isolare
gli Ascari
È forse venuto il momento di osservare se
ad Adrano sotto sotto stia maturando qualcosa
di importante e di decisivo per il futuro di questa
città.
L’attenzione è certamente rivolta su ciò che
accadrà nei prossimi mesi quando si concluderanno le vicende giudiziarie che riguardano il
sindaco e l’amministrazione Mancuso, e si saprà
con certezza che ruolo esercitano i partiti, i suoi
dirigenti nell’ambito dei rispettivi schieramenti
e cioè del centrosinistra e del centrodestra. E
se è vero che la politica viene impersonata dai
rispettivi leader sapremo con certezza che peso
avranno nella scelta delle candidature alle elezioni per il rinnovo del Senato della Repubblica,
della Camera dei deputati; del parlamento regionale. Tre importanti espressioni di voto democratico che verranno con ogni probabilità, condizionati dalle oligarchie politiche di quelli che ancora
sono definiti partiti in quanto esistono le sigle ma
nella sostanza mancano gli iscritti, i programmi,
i bilanci e in qualche caso persino i dirigenti
visto che la maggior parte delle sigle politiche
risultano addirittura commissariate ai vari livelli
territoriali. E se a Roma e Palermo i vertici dei
due schieramenti stanno dosando l’ordine delle candidature per garantire l’elezione, in primo
luogo, delle gerarchie dei due “Poli”, vale la pena
di chiedersi quale sorte sarà riservata ai politici
locali reduci di tante battaglie combattute per
strappare qualche voto a favore di un padrone
non sempre riconoscente del servizio reso.
Le prossime elezioni politiche e regionali ci
diranno con chiarezza di che pasta sono fatti i
nostri politici venuti alla luce in questo decennio
post-partitocratico.
Le prossime consultazioni elettorali possono costituire una ulteriore prova della marginalità della classe politica locale da troppo lungo
tempo penalizzata per l’insipienza dimostrata in
questi anni.
Se non interverranno novità di rilievo in grado di rompere quel processo di sudditanza nei
confronti delle oligarchie politiche provinciali e
regionali, nessun mutamento potrà mai intervenire a favore di questa comunità. Gli ascari vanno isolati
Vincenzo Castiglione
di industrie già una volta uscite
vincenti dal confronto con forti
concorrenti, dopo l’apertura delle frontiere col Mercato Comune
Europeo: sono queste le qualità
che ispirano fiducia nella vostra,
nella nostra capacità di superare
anche la prova della ‘globalizzazione’”. Infine, vanno sottolineati, come fattori determinanti per
il vostro futuro, il lavoro di formazione affidato a uno storico
istituto tecnico industriale come
il vostro “Quintino Sella”, che si
avvia a compiere 170 anni; e il
grande impegno per preparare,
nella Città Studi come nel Centro biellese di ricerche del Cnr, le
nuove generazioni capaci di dar
vita a prodotti tecnologicamente
avanzati, frutto di una ricerca
innovativa. Egualmente importante, per la ristrutturazione in
corso del vostro sistema produttivo, è una forte integrazione fra
i soggetti istituzionali e gli operatori economici, come fra gli
imprenditori e le organizzazioni
sindacali. “La vostra vocazione
- ha aggiunto il Presidente della
Repubblica - è e rimane quella
manifatturiera, che sta scoprendo anche nuove opportunità di
crescita. Ma è utile anche aprire,
o rendere più facili da percorrere, vie diverse allo sviluppo. Lo
dice l’esperienza di altre province, anche piemontesi. Penso
soprattutto al turismo, turismo
civile, e turismo religioso, con il
grande Santuario di Oropa, che
ho avuto il piacere di visitare in
passato, che ha già superato il
traguardo degli 800 mila visitatori l’anno. Ed è chiaro che il fatto che questa provincia sia una
delle pochissime a non essere
attraversata da autostrade è un
grave danno”.
A.A.
LATTERI - BORSELLINO:
Quando scegliere è una
forzatura
Dopo il successo
gli oltre centomila voti di
delle primarie a livello
preferenza conseguiti.
nazionale, l’Unione di
I fautori di Latteri vedocentrosinistra fa ricorso
no la sua candidatura
a questo strumento di
come la più adatta a tropartecipazione
anche
vare consensi al “centro”,
per stabilire chi sfiderà
cioè presso quella parte
il “governatore” uscente
moderata dell’elettorato
della Sicilia, Totò Cuffaro.
largamente presente nel
Qui non si tratta, come
ceto medio siciliano, nel
fu per Romano Prodi, di
mondo delle professioni e
legittimare una leaderdelle attività produttive.
ship già esistente ma di
La Borsellino, come
una vera e propria contutti sanno, è sorella del
magistrato barbaramente
tesa per l’investitura (in
assassinato dalla mafia
questo senso le primarie
Ferdinando Latteri
nella strage di Via D’Amesiciliane sono molto più
lio. La sua è stata fino ad
“all’americana” di quelle
nazionali) fra Rita Borseloggi una presenza lontalino e Ferdinando Latteri,
na dalla politica militante
due personalità tra loro
e rivolta a testimoniare le
molto distanti per storia
ragioni della ribellione delpersonale e cultura polila società siciliana contro
tica.
l’oppressione mafiosa e
Latteri è stato propol’insipienza di un metodo di governo che ancora
sto dalla Margherita di
Rutelli e Franco Marini
oggi appare lontano dalnonché dei siciliani Sall’aderire nel profondo alla
vatore Cardinale ed Enzo
cultura della legalità e della trasparenza.
Bianco. Egli è un eminente medico accademico
Rita Borsellino risponde in pieno all’esigenza di
che amministra, nella sua
veste di Rettore dell’Uniassicurare, anche fisicaversità di Catania, quella
mente, discontinuità con il
che è forse la maggiore
passato. Messa in pista dai
Rita Borsellino
istituzione-azienda della
partiti minori della coalizioSicilia Orientale (anche
ne, Rifondazione comuper capacità di spesa e legami col ternista, Comunisti italiani, Verdi, Italia dei
ritorio). Ma è anche politico di lungo corvalori, Primavera siciliana e SDI, le si è
stretto attorno, man mano, un vasto arco
so, con un passato di parlamentare DC
approdato, poi, in Forza Italia da cui è
Antonello Longo
uscito clamorosamente per candidarsi
alle elezioni europee con il “listone” dell’Ulivo e mancando d’un soffio l’elezione
Continua in 2ª pagina
al Parlamento di Strasburgo malgrado
UNIVERSO SICILIA
NOVEMBRE 2005
La finanziaria di un uomo qualunque
Diciamo meglio di un povero
cristiano che potrebbe essere
uno di voi o quello che vi parla.
Cerchiamo di capire che cosa
possa essere questo oggetto
misterioso di cui sentiamo parlare; per quello che abbiamo potuto capire si tratterebbe, per dirla
alla buona del bilancio dello Stato, di quello che potrà incassare
e in proporzione spendere.
Si sa che le esigenze di una
grande o anche piccola comunità sono enormi, imponenti le
richieste e minori le possibilità:
il problema perciò è quello di
incassare il più possibile e spendere bene cioè rispettare le esigenze più importanti, quelle che
non si possono tradire a meno di
rinnegare la funzione di uno stato
che voglia definirsi civile e democratico. Come cittadini abbiamo
quindi il diritto di vedere come si
pensa di usare i migliori criteri di
introito e di spesa: che non si mettano le mani i responsabili nelle
tasche nostre perchè avvertiamo
sulla nostra pelle che si svuotano
sempre più rapidamente.
Abbiamo qualche arma
per difenderci dalle minacce di
ulteriore povertà assicurando i
responsabili che non avranno il
nostro voto, ma sono purtroppo
provvedimenti lontani e aleatori; personalmente abbiamo una
sola arma di difesa immediata:
tagliare le spese in tutte le direzioni possibili, mangiare meno e
roba ordinaria, rinviare il cambio
dei vestiti, il restauro della casa,
l’acquisto di mobili; cancellare
viaggi e villeggiature, passatempi innocenti come cinema e
CORRISPONDENZA
Caro direttore Castiglione,
sono una studentessa universitaria a giurisprudenza e perciò credo che avere rispetto della Magistratura è dovere di tutti. Lo dico in riferimento alla dichiarazione fatta da un assessore della Giunta
municipale, contro la sentenza del Tribunale di Catania sulla incompatibilità del Sindaco con la carica
di deputato regionale ritenendola un “attentato alla democrazia”.
Un tale modo di pensare è compatibile con la carica di assessore?
Tale modo di comportarsi è compatibile con il ruolo di insegnante?
E il sindaco condivide le dichiarazioni del suo assessore?
E i consiglieri comunali come hanno accolto la dichiarazione dell’assessore?
Grazie
Silvana Cucinotta
Caro direttore,
sono dell’avviso che la Magistratura mai deve farsi trascinare dalla pubblica opinione quando si
tratta di fare rispettare la legge. Sono elettore di centrodestra tentato di cambiare schieramento se le
cose al Comune di Adrano continuano ad andare nel modo che abbiamo visto in questi ultimi tempi.
Non si spiega come può restare in carica un assessore che giudica una decisione del tribunale
“un attentato alla democrazia”. Lo scandalo clamoroso è che i partiti e i rappresentanti del popolo non
hanno nulla da dire sull’accaduto.
Sarei tentato a non firmare la presente, ma lascio a lei la facoltà di mantenere o no l’anonimato.
Lettera Firmata
Caro Castiglione,
sono anni che seguo “Universo Sicilia” e mi sento di essere in diritto di usare le tue parole «ma
che razza di partiti abbiamo in questa Adrano?» E’ vero: non ci sono i partiti perché non ci sono i
politici.
Se le cose stanno così la preposta comparsa sul tuo giornale di ottobre, di costituire un «Osservatorio per vigilare sulla legalità» non troverà alcuna accoglienza.
C. Bruno
In questo mese siamo stati bombardati da lettere quasi tutte dello stesso tenore nei confronti
dell’Amministrazione, del Sindaco, dei partiti e dei consiglieri comunali. Non siamo nella condizioni
di pubblicarle tutte per motivi di spazio. Abbiamo riportato quelle che a nostro avviso racchiudevano
il senso del comune pensare. Non abbiamo ritenuto di dare rilievo ad una comunicazione sottoscritta
da alcuni lettori, i quali chiedevano di volere aprire un dibattito sullo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose. Altre lettere pervenute per e-mail riguardavano la composizione del
consiglio di amministrazione della multiservizi. Anche in questo caso abbiamo evitato di entrare nel
merito in quanto poco rilevante sul piano politico. Ed infine un grazie a tutti gli amici che ci esortano
a parlare sempre di più dell’amministrazione comunale.
La Redazione
Segue dalla prima pagina - Latteri - Borsellino: Quando scegliere...
di forze che vanno dalle associazioni della “società
civile” al partito dei DS ai settori interni alla stessa Margherita guidati a Roma da Arturo Parisi e a
Palermo da Leoluca Orlando.
Fin qui i fatti. L’opinione di chi scrive è che nessuno di questi due candidati, se e quando si troverà
nel mare aperto della vera campagna elettorale,
potrà rappresentare la sintesi più felice fra esperienza e rinnovamento, tra voglia di cambiare e
capacità di governare. La presenza di almeno un
terzo candidato riformista di ispirazione liberale, laica, socialista e, perché no, autonomista, avrebbe
reso più completa l’offerta politica del centrosinistra
ai siciliani e attenuato, pure, l’effetto-lacerazione
inevitabile in primarie così impostate senza attenta
riflessione.
Scrive Paolo Franchi sul Corriere della Sera:
“c’è qualcosa di grottesco nel fatto stesso che
l’elettorato attivo del centrosinistra sia chiamato a
scegliere tra il professor Ferdinando Latteri, una
sorta di vivente manifesto dell’eternità democristiana dell’isola, e la Borsellino, sorella del magistrato barbaramente assassinato da cosa nostra… A
confrontarsi, e con durezza, sono oggi non solo,
come è normale, due candidati, ma piuttosto due
Sicilie, due concezioni del potere, della politica e
forse anche della vita”.
Il rischio vero non è quello di perdere le elezioni
(l’Unione parte in svantaggio ma gli equilibri stanno
cambiando in fretta e, semmai, rischia di vincere)
bensì di ritardare un processo di maturazione politica e di programma che il centrosinistra ha sviluppato in alcune esperienze amministrative nelle grandi
città ma cui non ha ancora saputo dare una dimen-
sione regionale.
Se il significato della candidatura di Rita Borsellino va ricercato nel valore di testimonianza insito
nel suo stesso cognome, una sua eventuale sconfitta (nelle primarie, prima, o alle elezioni, dopo) fatalmente verrebbe letta come una battuta di arresto
della cultura anti-mafiosa. In caso di vittoria, d’altro
canto, sarebbe difficile impedire a tanti (sprovveduti) di decantare la vittoria della Sicilia “onesta” contro la Sicilia “grigia” di tutti gli altri. E allora?
Allora, con queste candidature, quale che sia il
risultato, ci vorrà la massima prudenza e saggezza
dei dirigenti politici dell’Unione per evitare il paradosso di fare inconsapevoli regali proprio a quella
mafia che si intende combattere. La legalità è elemento forte di un progetto politico quando esso (è
davvero tale nel suo complesso e) la pone come
punto di riferimento per tutti, principio non eludibile
nella vita pubblica e nel comportamento dei privati
cittadini. Non si può, al contrario, pretendere di trasformare il voto in una discriminazione astratta ed
arbitraria tra cittadini onesti e persone che creano
o subiscono una cultura di compromesso e di malcostume.
Guai a dare ai cittadini la sensazione (come
purtroppo è accaduto più di una volta) che la lotta
alla mafia, il rifiuto del clientelismo come metodo
di governo, l’onestà personale e la libertà da ogni
condizionamento non siano, come devono essere
per tutti i siciliani, pre-condizioni necessarie per
accedere alla vita pubblica, bensì strumento dello
scontro fra parti politiche.
Antonello Longo
teatro, ristoranti, gesti di carità in
aiuto del prossimo più bisognoso
di noi. In una parola si tratterebbe di un macello, la vita ridotta a
uno stato primitivo, una specie
di regressione alla barbarie. Nel
momento in cui scriviamo non
si sa neppure il costo di questi
provvedimenti che ogni giorno
appaiono cambiati secondo le
pressioni che arrivano ai governanti, alle obiezioni rispondono
invitando ad aspettare che arrivino le cifre definitive che forse
già ci sono e non paiono allegre.
Che il Natale ce la mandi buona:
scongiuriamo le forze del cielo e
della terra che illuminano questi
signori che ci governano, che si
mettano le mani sulla coscienza,
che non facciano sprechi sulla
pelle della povera gente.
Non ci vuole nessuna scienza finanziaria per capirlo: parlano le nostre tasche vuote, la feroce lotta quotidiana per sopravvivere, i conti che non quadrano e
lo stridente contrasto dei ricchi
sempre più ricchi e dei poveri che affondano senza potersi
difendere.
Il nostro buon anno e buone
feste, la serena conclusione di
quest’altro ciclo della nostra vita
siano sotto il segno di una tregua, anzi di una pace.
P. Sangiorgio
2
DOPO LA SENTENZA
SULL’INCOMPATIBILITÀ DEL SINDACO
MANCUSO
SI LAMENTA
DI ESSERE
PERSEGUITATO!!!
.... CHI CI CREDE!
Sciuscià e Giuggiolone.
Dopo il successo delle “primarie” di metà ottobre
ALLA RICERCA DELLA III VIA
Il centrosinistra è tutto un cantiere
SENZA L’OMBRA DELLA STRADA SOCIALISTA
La consultazione “primaria”
del 16 ottobre ha visto una partecipazione così grande (4.311.139
votanti!) da cogliere di sorpresa
la stessa Unione di centrosinistra
che l’aveva promossa.
Il candidato alla presidenza
del consiglio, Romano Prodi,
ha ricevuto la forte investitura
popolare che cercava (3.182.688
cittadini, pari al 74’1% dei voti
espressi alle primarie, ne hanno
indicato il nome).
Come spesso accade, il successo ottenuto risolve un vecchio
problema (dare all’alleanza un
leader autonomo e indiscusso)
ma ne prospetta di nuovi e assai
complessi. Vediamone alcuni.
1) L’idea delle primarie era
maturata con riferimento ad
un sistema elettorale (in prevalenza) maggioritario. In un
contesto di quel tipo Prodi
avrebbe potuto essere punto
di riferimento per tutti senza
rappresentare una in particolare delle forze politiche a suo
sostegno.
La nuova legge elettorale
proporzionale, che sta per essere approvata dal Parlamento in
modo definitivo, rende impraticabile, almeno sul piano tecnico, questa prospettiva poiché
costringe Romano Prodi a candidarsi in una delle liste concorrenti
se vuole – come si conviene a un
premier – entrare a far parte della
Camera dei Deputati.
Forse anche questa considerazione ha spinto il governo
Berlusconi a cambiare il sistema di voto. Ma l’effetto-primarie
sconvolge i piani a destra come
a sinistra.
2) Infatti è stato la stessa Margherita di Francesco Rutelli a
farsi carico del messaggio unificante salito dal popolo delle
primarie e, tornando indietro
rispetto alle precedenti, sofferte decisioni, a rilanciare
l’idea della lista unica dell’Ulivo per la Camera. Un appello cui hanno risposto subito
positivamente i Democratici di
Sinistra di Fassino e D’Alema.
La necessità di offrire una
“casa” elettorale” a Prodi senza
costringerlo né a scegliere un
partito né a formare una propria
lista in concorrenza con gli alleati,
ha prevalso sulla preoccupazione, viva nel gruppo dirigente della
Margherita, del ruolo egemonico
che i DS potrebbero esercitare
su una forza unitaria dell’area
riformista del centrosinistra.
In politica, si sa, “due più due
non fa mai quattro” ma stavolta
DS e Margherita, confortati da
quei quattro milioni di cittadini
che il 16 ottobre si sono messi in
fila sotto le insegne dell’Unione,
sperano di fare (almeno) cinque.
Un auspicio reso plausibile anche
dal fatto che la riforma elettorale,
nell’imporre il voto di lista, non
prevede la preferenza per i candidati, enfatizzando così l’aspetto
politico della consultazione.
3) Alla scelta della lista unitaria
molti, a partire dallo stesso
Rutelli, attribuiscono il significato non di un mero accordo
elettorale ma dell’inizio di un
processo rivolto a superare
l’attuale configurazione politica del centrosinistra, aprendo
la strada alla formazione di un
“partito democratico” vagamente ispirato dalla tradizione americana dei Kennedy e
di Clinton o verso un “partito
riformista” sul modello del new
labour inglese di Tony Blair.
I fatti diranno, dopo il voto politico della prossima primavera, se
questi scenari sono destinati a
restare solo suggestioni per una
campagna elettorale. Ma anche
una “semplice” lista in comune tra
DS e Margherita (oggi largamente accreditabile della maggioranza relativa dei voti) crea nodi che,
in ogni caso, verranno al pettine:
gli eletti potranno non dare vita
ad un gruppo parlamentare unico senza costringere Prodi a scegliere e quindi a vanificare lo scopo politico più concreto per cui si
forma la lista unitaria? E il nuovo raggruppamento costituito in
Italia potrà non avere riflessi nel
Parlamento Europeo dove i due
partiti siedono separati nei gruppi
delle più grandi forze contrapposte che si contendono il governo
di tutte le altre nazioni d’Europa
(rispettivamente i DS nel Partito Socialista Europeo che fa
riferimento
all’Internazionale
Socialista e i rappresentanti della
Margherita nel Partito Popolare
Europeo che si richiama all’organizzazione internazionale dei
democratici cristiani)?
4) Il dibattito aperto dai fautori
di una forza del tutto nuova e
diversa rispetto alle tradizionali famiglie politiche europee
è dunque aperto e, c’è da credere, caratterizzerà a lungo il
dialogo tra le componenti del
centrosinistra in Italia.
Del merito di questo dibattito
ci occupiamo in altra parte del
giornale. Qui bastano due notazioni. La prima riguarda la sinistra
cosiddetta “antagonista”, quella
cui la tradizione comunista, da
Togliatti a Berlinguer, non ha mai
voluto lasciare spazi nella società italiana (“mai nemici a sinistra”
dicevano, ricordate?) e che oggi
una possibile saldatura tra postcomunisti e post-democristiani
mette in condizione di trovare
spazi insperati.
La seconda riflessione è per i
socialisti dello SDI e di Bobo Craxi che, cercando anch’essi strade
nuove, restano fuori dal progetto
unionista per approdare alla lista
della “rosa nel pugno” con i radicali di Marco Pannella sul terreno – sacrosanto, in verità – della
difesa dei valori laici dello Stato.
E mentre tutti sono alla ricerca
delle “terze vie” c’è il rischio, quasi la certezza, che gli elettori italiani non trovino sulla scheda, per
la prima volta nella storia repubblicana, neanche un simbolo
che ricordi la strada maestra del
socialismo europeo.
Loan
3
NOVEMBRE 2005
UNIVERSO SICILIA
Fatti, Opinioni, Curiosità
Sul Corriere della Sera Michele Salvati scrive:
PARTITI: “PIU’ POTERE AGLI ISCRITTI”
Sono pochi i partiti del nostro Paese in cui più o meno funziona la tradizionale “democrazia degli iscritti”, quella che, dai
semplici iscritti nelle sezioni di base, conduce agli organi dei
diversi livelli territoriali sino al rito finale del Congresso nazionale
e dell’elezione del segretario di partito. Il più votato tra i partiti
italiani, Forza Italia, neppure si conforma a questo antico modello
democratico. E molti fra quelli che formalmente vi si conformano
hanno livelli di partecipazione e di discussione interna così infimi
e così manipolati che avrei qualche dubbio a parlare di “democrazia degli iscritti”.
SENZA MODELLI DI VITA SOCIALE:
PERCHÈ IL PARTITO DEMOCRATICO?
Quando si opera per regolare il “sistema sociale” rinunciando al cambiamento di esso, allora non è più possibile parlare
di socialismo in quanto interviene una modificazione sostanziale
nel modo di costruire un modello di società. Si può prescindere
dall’idea di pensare modelli di vita sociale senza una solida base
ideale sopportata da solidi principi che si richiamano essenzialmente all’idea di libertà, democrazia e giustizia sociale? Si può
fare politica senza una concezione del potere della politica ed
anche della vita?
In buona sostanza si può pensare a un “modello” di famiglia,
di scuola, di sanità, di organizzazione del lavoro, di sviluppo economico, di sistema Istituzionale, senza un riferimento ideologico
basato sui diritti fondamentali universali dell’uomo?
I musulmani hanno un modello di vita che è quello coranico;
anche i cattolici hanno un modello di vita da costruire; e così tanti
altri fedi religiose pensano di imporre il loro modello al mondo
intero. Se questa è la realtà di oggi come pensare di cambiare se
si toglie alla politica l’ambizione di rappresentare valori. Gestire il
mondo con le sole regole mediate dagli uomini può non bastare
se non si hanno solidi concezioni di vita sociale capaci di prefigurare la costruzione di un mondo diverso, capace di liberare
l’uomo da ogni forma di schiavitù.
C.V.
LE PRIMARIE DELL’UNIONE
PER LA SCELTA DEL CANDIDATO
ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE
Alle primarie dell’unione le donne possono fare passare il
loro candidato senza bisogno della quota Rosa. A guardare i fatti
di queste ultime settimane a proposito delle quote rosa bocciate
alla Camera da uno schieramento trasversale ai partiti e ritrovarsi nella nostra Isola con una candidatura femminile nella persona
della sorella del magistrato Borsellino ucciso in un agguato di
mafia, al di là dei fatti che hanno determinato la scelta della Borsellino, non senza lasciare dissapori all’interno delle forze dell’Unione, balza subito agli occhi di tutti un fatto eccezionale in
quanto la candidatura della Borsellino può costituire l’occasione
per dimostrare che le donne del centrosinistra possano fare passare la scelta rosa senza l’ausilio di una legge. Sarebbe questa
la migliore risposta ai maschilisti dei due “Poli”.
Se le donne numericamente in maggioranza rispetto all’altro
sesso, pensano di dover riscattare il diritto di non essere emarginati, si diano da fare con tutto il peso che sono in grado di
esercitare per fare passare la candidatura della Borsellino nel
confronto con il rettore Lutteri. Sarebbe bello se nei seggi saranno registrate il numero di donne che si recheranno a votare per
le Primarie.
Castiglienzo
A Toronto un simposio
Le ossessioni
dell’on Mancuso dedicato ad Antonio Gramsci
Ormai è saputo e risaputo da tutti quello che manifesta
ovunque e in ogni circostanza il
Sindaco On Fabio Maria Mancuso: chi non è con lui è contro di
lui; è la teoria secondo la quale
ovunque ci sono nemici pronti a
mirare l’attività amministrativa di
ogni giorno. Andando al sodo i
nemici di Mancuso hanno una
precisa collocazione politica per
cui è deducibile che si tratta dei
soliti disfattisti del centrosinistra
e insieme a questi anche i consiglieri del M.P.L.. E fin qui nulla
da obiettare visto che ognuno è
libero di organizzare la lotta politica come crede e come vuole.
Settimana della
lingua,
la collaborazione
di Sicilia Mondo
Anche quest’anno Sicilia
Mondo ha mobilitato le associazioni che aderiscono alla
“Settimana della lingua italiana
nel mondo”, organizzata dal
ministero degli Affari Esteri, con
manifestazioni sui temi della letteratura, del cinema, dell’arte e
del folklore. Le iniziative, partite da Catania, si sono svolte
in diverse città italiane tra cui
Belluno, Garbagnate Milanese,
Grenchen e Basilea dove si è
esibito il gruppo folk “La Zagara”. Il presidente di Sicilia Mondo Domenico Azzia ha illustrato
l’importanza della Settimana
della lingua italiana nel mondo,
“un’occasione preziosa come
aggregante nazionale per le
nostre comunità all’estero e
come rilancio della immagine
Italia in campo internazionale”.
Per queste ragioni ha inteso
dare priorità alla quinta edizione della settimana della lingua,
mobilitando le associazioni aderenti che, secondo Azzia, devono trasformarsi in centrale della
italianità, coinvolgendo i vari soci
promotore dei valori della cultura
italiana nei posti di lavoro e negli
ambienti dove vivono. Ancora
una volta - ha detto il presidente di Sicilia Mondo - abbiamo la
riprova che le iniziative destinate
all’estero, per avere successo,
devono coinvolgere e suscitare
l’interesse delle nostre comunità
e per esse dell’associazionismo
che è l’espressione reale della
loro presenza.
P.L.
Palermo:
Inaugurato anno accademico
Facoltà di Teologia
La teologia ha “una vocazione eminentemente missionaria
ed è chiamata, soprattutto nella
prospettiva della nuova evangelizzazione e della riscoperta del
volto missionario della Chiesa,
a offrire un contributo specifico,
perché la fede divenga comunicabile e perché l’intelligenza
di coloro che non conoscono
ancora il Cristo possano ricercarla e trovarla”: lo ha detto il 20
ottobre scorso, a Palermo, l’arcivescovo cardinal Salvatore De
Giorgi, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico
della Facoltà Teologica di Sicilia.
Nel delineare l’atteggiamento
del teologo, De Giorgi ha ricordato le parole di Giovanni Paolo
II, nell’Esortazione Apostolica
“Ecclesia in Europa”: “A loro
- scriveva il Papa - con stima e
affetto, rivolgo l’invito a perseverare nel servizio che svolgono,
unendo sempre ricerca scientifica e preghiera, mettendosi in
dialogo con la cultura contem-
poranea, aderendo fedelmente al Magistero e collaborando
con esso in spirito di comunione
nella verità e nella carità, respirando il sensus fidei del Popolo
di Dio e contribuendo ad alimentarlo”.
Secondo De Giorgi, la meta
fondamentale degli studi teologici è di “crescere nella penetrazione del mistero del Figlio di
Dio per farne il centro e il cuore
della nostra vita”.
A.T.
Il fatto grave è invece costituito
dal pensiero ossessivo che contro Mancuso si stia scatenando
l’ira delle Istituzioni e precisamente quella della Magistratura. Questo è un pensiero che
domina tutta la destra con in
testa Berlusconi, il quale non ha
fatto mai mistero dell’esistenza
delle toghe rosse e di una certa
parte di magistrati politicizzanti
a sinistra. Mencuso, espressione della destra adranita, non
può schierarsi contro chi nella
stessa area politica pensa che
i magistrati agiscano per partito
preso.
Sicofante
La figura di Antonio Gramsci
è stata analizzata nei suoi molteplici e talora contraddittori aspetti nel corso di un simposio internazionale tenutosi a Toronto, in
prima assoluta in Canada, nelle
giornate del 13, 14 e 15 ottobre
all’Istituto Italiano di Cultura e
all’Università di Toronto. Sponsorizzato dall’istituto Italiano di
Cultura, rappresentato dal direttore dottor Carlo Coën, dall’Inca
Canada, presieduta dal professor Franco Gaspari, dal mensile Trentagiorni, rappresentato
dal direttore responsabile Gino
Bucchino e, per quanto riguarda l’Università di Toronto, dalla
Cattedra di Studi Italiani Emilio
Goggio, rappresentata dal professor Domenico Pietropaolo,
e dal dipartimento di Francese,
Tedesco e Italiano del campus
di Mississauga, presieduto dal
professor Michael Lettieri, il simposio, sotto gli auspici del Console Generale Luca Brofferio,
ha visto alternarsi al microfono
studiosi di fama internazionale i quali hanno illustrato con
assoluto rigore scientifico, sotto
diverse angolature, la personalità e l’opera dello studioso, politico, filosofo, linguista, saggista,
che rimane di assoluta attualità.
M.S.
Gli italiani nel mondo ricordano
Pier Paolo Pasolini
In occasione del trentennale
della morte del poeta e artista
Pier Paolo Pasolini le molteplici iniziative per ricordarlo non
si arrestano ai confini nazionali
ma contagiano gli italiani che
all’estero non dimenticano l’opera del sottile intellettuale morto
tragicamente nel 1975. L’Istituto
Italiano di Cultura di Barcellona
il 1° novembre ha ripercorso
attraverso un lavoro di Xavier
Juncosa, la geografia pasoliniana da Bologna a Casarsa,
da Salò a Roma, alla ricerca
notizie, testimonianze, di chi
in forma più o meno profonda
conobbe il poeta. Un documen-
tario di 105 minuti che inaugura
la rassegna della Filmoteca de
Catalunya, e che in suo onore
viene proiettata in quelle ore tremende in cui trent’anni fa, al lido
di Ostia, Pasolini veniva ucciso
e sulle cui circostanze non si è
fatta ancora luce. L’Istituto italiano di Cultura Copenaghen
con Medea del 1969, e quello di
Montreal, con una retrospettiva
cinematografica, da Accattone
a Salò, mantengono viva la cultura che questo regista, scrittore, critico sociale e letterario ha
saputo negli anni, rinnovare criticamente.
A.T.
IL PUNTO
La democrazia fragile
guardare ai suoi
elementi costitutivi
Riprendiamo ancora l’argomento che abbiamo già trattato
per cercare di ampliarlo e approfondirlo per capire meglio il concetto insito in sé stesso, con la
speranza di non ripeterci.
Per individuare le insidie che
oggi rendono fragile la democrazia anche nelle aree del mondo
in cui essa è nata e si è radicata, non che per valutare il grado di democraticità dei regimi
nei quali è stata recentemente
adottata, va pregiudizialmente
richiamando il concetto stesso di democrazia. In estrema
sintesi, una democrazia che
affermasse teoricamente i diritti ma non consentisse la effettiva partecipazione popolare
alla loro gestione sarebbe una
democrazia dallo appiattimento
egualitario senza libertà, come
nei vecchi regimi comunisti. Per
converso, una democrazia connotata da pluralismo istituzionale e partecipativo, senza un
condiviso patrimonio minimo di
obiettivi programmatici per rendere effettivi i diritti sarebbe una
democrazia puramente formale.
Il concetto di democrazia è molto vasto e si potrebbero scrivere
pagine intere ma non lo ritengo
opportuno; pertanto cercherò di
sintetizzarlo concentrandolo in
alcune considerazioni.
La prima a mio modesto
parere, è l’estrema identificazione dei diritti umani che costituisce l’anima fondamentale della
democrazia: la manipolazione
genetica, per fare un esempio, è
considerato da alcuni un crimine contro la dignità della persona e da altri come un diritto; una
società disumana non può mai
essere autenticamente democratica. Per un’altra, il grande pericolo che insidia oggi la
democrazia è la tendenziale prevaricazione dell’economia sulla
politica e sul diritto. È il rischio
che stanno correndo anche i
regimi democratici più consolidati di fronte al fenomeno della
globalizzazione che, se lasciata
senza regole, sancirà l’impero
mondiale delle grandi concentrazioni finanziarie transnazionali. Un altro pericolo è costituito
dalla diffusa superficialità cultu-
rale e dal prevalere del “pensiero debole” sostenuto, soprattutto, dai mass-media sempre più
pervasivi. Al “pensiero debole”
rinuncia aprioristicamente a
ricercare,
antropologia-etiche
della convenienza democratica
facilitando la strada al sorgere
di nuove avventure ideologiche,
di chiusure nazionalistiche o
corporative. Tutti questi pericoli sono difficilmente avvertibili
dalla gente comune, almeno in
termini di chiara coscienza culturale, a causa dell’insinuante e
pervasiva penetrazione di essi
nel costume e nella persuasione occulta proprie delle società
medianiche ed edonistiche. E
ciò costituisce un ulteriore decisivo aggravamento dello stato
di salute della democrazia contemporanea. In realtà non c’è
ancora spazio di un serio lavoro
di buongoverno per corroborare
e dare vigorosa espressione a
quei principi e valori che definiscono la democrazia e rendono
la società coesa e capace di un
auspicabile accettabile futuro.
Giuseppe Miraglia
UNIVERSO SICILIA
NOVEMBRE 2005
4
L’associazionismo
e
la
competizione
Tre
italiani
su
quattro
Le primarie
elettorale
della
preferiscono
consultazione
primavera
2006
il
Made
in
Italy
del centrosinistra
IL PUNTO
– RIFLESSIONI –
Domenica 16 ottobre si
sono svolte in Italia “Le Primarie”. Ma cosa sono le primarie?
In sostanza un modo per scegliere il proprio leader. In vista
delle elezioni politiche del 2006,
il centrosinistra ha inteso designare attraverso un voto popolare colui che – a capo di una
coalizione chiamata UNIONE
– sfiderà il Presidente del Consiglio in carica Silvio Berlusconi.
L’idea delle Primarie nasce da
lontano e propriamente non fa
parte della nostra cultura politica
italiana. Il modello viene mutuato
dagli USA, dove con le primarie
si scelgono i due o meglio quattro: presidente e vicepresidente di entrambi gli schieramenti
(Repubblicani e Democratici)
contendenti alla sfida finale alla
Casa Bianca. Storicamente le
primarie sono nate con lo spirito
di rappresentare uno strumento
di democrazia diretta. Con esse
si mira a coinvolgere prima di tutto i militanti dei partiti, ma anche
i simpatizzanti e gli elettori nella
scelta dei leader e dei rispettivi
programmi. In Italia lo strumento
delle primarie ha iniziato a fare
la sua comparsa in concomitanza con il declino dei partiti, sulla
scia di tangentopoli, ma anche
con la via tortuosa che ha portato al bipolarismo e al sistema
cosiddetto maggioritario. In termini generali, le primarie sono
correlate ad un’impostazione
politica fortemente centrale sul
leader, e molto meno sul partito.
Certo, favoriscono nuove forme
di partecipazione, la nascita di
nuovi soggetti politici, magari più
rappresentativi ed efficienti di
quelli tradizionali, anche se non
è un passaggio così automatico. In fondo le primarie portano
con sé la capacità di far salta-
re la tendenza all’autoriproduzione delle oligarchie politiche.
Ma quando questo strumento
dovesse essere tradito, manipolato, il tasso di delusione nei
militanti e negli elettori sarebbe
al punto massimo. Il che significa che con le primarie non si
può scherzare, giocare. Ecco
forse di questo in Italia non ne
siamo così consapevoli.
O si prendono sul serio fino
in fondo, oppure meglio lasciar
stare. Si farebbe più male. I
4 milioni e 300 mila cittadini
(almeno così dicono) che hanno partecipato alle primarie del
centrosinistra sono spuntati fuori senza che alcuno se lo aspettasse.
E dunque è un fatto che va
letto in profondità. Il fatto che
nessuno lo abbia previsto, è già
un primo motivo per prendere
sul serio ciò che è accaduto il
16 ottobre scorso. Italiani: strana
gente, viene da dire. Eppure nel
nostro tessuto sociale e popolare non è vero che la voglia di
contare, di partecipare, di esserci, sia venuta meno. La voglia di
dire la propria c’è sempre.
È che mancano veri strumenti per dar corpo a questa
voglia. In fondo la politica è una
passione, “non è un interesse”
per dirla con Follini, e quel che si
deve fare è trovare i modi migliori per farla diventare forza di
coesione e di nuovo slancio progettuale. Passione che unisce
e che innesca moti di fecondità
civica. Riuscirà il centrosinistra a
non tradire questa passione che
cova almeno dentro i suoi militanti e i suoi simpatizzanti?
Dobbiamo essere fiduciosi o
increduli? La sentenza alle prossime elezioni politiche.
Giuseppe Miraglia
CONSUMI ALIMENTARI
Tre italiani su quattro (+8%)
sono d’accordo sul fatto che “se
il prodotto alimentare è italiano
sono più sicuro da dove proviene
e quindi mi fido di più” e per questo quasi nove su dieci (+15%)
ritengono che dovrebbe essere
sempre indicato nelle etichette
il luogo di allevamento o coltivazione dei prodotti contenuti negli
alimenti. E’ quanto emerge dall’”Indagine 2005 Coldiretti-Ispo
sulle opinioni degli
italiani sull’alimentazione” presentata al
Forum di
Cernobbio
che sottolinea l’elevato grado
di fiducia
nel Made
in
Italy
alimentare.
La
richiesta di
una informazione
completa
sulla provenienza degli alimenti
- precisa la Coldiretti - cresce
con il titolo di studio e raggiunge
il livello più elevato per i laureati,
mentre i livelli di fiducia più elevati nel made in italy si hanno nelle
persone di età superiore ai 60
anni (80%). Inoltre fare la spesa
è meno pesante se si acquistano prodotti made in Italy. Infatti
per assicurarsi l’origine italiana
degli alimenti quasi la metà degli
italiani (46%) è disposta a pagare di più. E ad essere più “nazionalisti” - precisa la Coldiretti
- sono i residenti nei piccoli
comuni con meno di cinquemila
abitanti, i lavoratori autonomi e
gli adulti di età compresa tra i 50
e i 59 anni. Oltre il 70% degli italiani è poi convinto che i prodotti
Ogm non fanno bene alla salute.
In particolare l’83% non è d’accordo sul fatto che contengono
più elementi nutritivi degli altri.
Dall’indagine è emerso anche
che aumenta il numero di consumatori che acquistano prodotti tipici (+9%), biologici (+6%) e
garantiti per l’assenza di organismi geneticamente modificati
Ogm (+9%). Il dato sottolinea
come la crescente attenzione
alle caratteristiche qualitative
dei cibi sia
spinta dalle preoccupazioni per
le recenti
emergenze sanitarie, a partire dalla
diffusione
dell’influenza
aviaria. Il
“virus dei
polli” infatti
ha
cambiato
le
abitudini
di acquisto della
maggioranza degli italiani (53%)
anche se rimane uno “zoccolo
duro” di irriducibili (47%) composto soprattutto da giovani di
età tra i 18 e i 39 anni, residenti
nei comuni di piccole dimensioni e laureati che non si lasciano
influenzare. Nell’acquisto dei
prodotti alimentari i consumatori italiani ripongono i massimi
livelli di fiducia nei negozi tradizionali (64%) e negli imprenditori agricoli (62%). Dall’indagine
- sottolinea la Coldiretti - emerge
anche una buona performance della grande distribuzione
(60%) mentre sembra diminuito
il grande appeal di cui godevano i prodotti della grande industria (45%) e anche dei discount
(34%).
C.C.
Sono 20.000 le
imprese italiane
che utilizzano i
nomi dei santi
Il mondo dell’impresa si affida al divino per perseguire i suoi
obiettivi terreni. In base ad una
elaborazione compiuta dalla
camera di commercio di Milano
sui 20 santi preferiti dalle imprese è emerso come siano 20.000
le aziende che utilizzano i loro
nomi.
Il più diffuso? Inaspettatamente non è San Francesco,
patrono d’Italia (solo 5°, con
716 imprese), o gli apostoli San
Pietro (12°, 551 imprese) e San
Paolo (7°, 627 imprese). Il 1°
posto, in realtà, spetta a San
Marco (1.442 imprese) patrono
degli allevatori, seguito da San
Giorgio (2°, 1.201 imprese),
patrono dei militari, e da San
Martino (3°, 771 imprese), invocato contro le sbronze. Tra i santi
delle imprese, poche le donne.
Appena 4 nelle prime 20
posizioni con Santa Maria, 4° in
classifica generale (724 imprese), ad occupare il podio più
alto. In clima di globalizzazione
gli italiani si rivolgono spesso ai
santi stranieri: sono nati all’este-
Le elezioni politiche della primavera 2006 chiameranno alle
urne i cittadini italiani residenti
all’estero per eleggere i propri
rappresentanti da mandare al
Parlamento.
In Italia la competizione elettorale ha aperto una stagione
politica aspra e senza esclusioni
di colpi. Certamente troppi prima
di arrivare a regime. Il clima si è
trasferito presso i nostri connazionali all’estero surriscaldandosi in maniera esponenziale.
La corsa dei partiti in gara tra
di loro per raggiungere le nostre
comunità nelle località dove
prima di ora mai o quasi erano
andati, la pletora degli emissari con poteri di investiture e di
impiantistiche elettorali hanno
agitato le acque delle comunità
italiane e messo in fibrillazione
quanti aspirano o si sentono già
candidati.
Niente da dire nei confronti
dei partiti politici che consideriamo strumenti importanti di
democrazia né contro le esternazioni dei candidati per aspirazioni senza dubbio legittime. Ci
preoccupa, invece, il fatto che le
logiche elettorali dei partiti politici
sembrano non tener conto delle
scelte dei candidati e dei contenuti nei bandi elettorali.
Questo scenario ci fa riflettere sui tanti problemi quotidiani
ancora irrisolti e ci pone dei dubbi sulla volontà politica di gestire
l’ordinarietà oppure se si preferisce considerare l’emigrazione
una emergenza permanente.
E’ difficile coniugare una
visione politica che si rivolga al
futuro con l’impegno quotidiano a cercare risposte adeguate
ai sempre nuovi bisogni delle
comunità emigrate.
Manca quella tensione che
è stata da sempre la forza delle
nostre comunità all’estero proprio in un momento in cui occorre individuare principi e valori
che debbono guidare scelte e
programmi. Solo questa etica
permetterà di coniugare visioni
e quotidianità superando quelle
retoriche della emigrazione che
hanno lasciato da sempre irrisolti i suoi problemi.
L’UNAIE e Sicilia Mondo
intendono impegnarsi in questi
mesi per individuare e mettere a
fuoco i valori guida che i candidati devono fare propri esprimendoli con chiarezza ed impegno
sui quali chiedere il consenso
elettorale come punto fermo di
un progetto politico portatore di
interessi e di ricerca del bene
comune da rappresentare in
Parlamento.
Valori guida che non hanno
né possono avere colore politico
o partitico e che in ogni caso, ove
inseriti, esaltano i contenuti di
qualsiasi programma di partito.
L’associazionismo di emigrazione da sempre in prima linea
anche nei momenti più difficili
nella lunga storia della emigrazione italiana deve ancora una
volta scendere in campo. Il primo
impegno deve essere quello di
mobilitare le associazioni, i soci
e le comunità per la scelta dei
candidati da eleggere. Eccellente è quella scelta che viene fatta
dalla stessa comunità cioè dalla
base stessa dell’elettorato che lo
deve eleggere.
In tutte le circoscrizioni elettorali del mondo non mancano
certo italiani carismatici e prestigiosi per i loro principi etici e
modelli di vita che abbiano, nello
stesso tempo, conoscenza dei
problemi delle nostre comunità,
la statura per dire con chiarezza
quali sono i programmi da portare in Parlamento ma anche
l’autorità per pretendere l’inserimento delle proprie proposte
politiche nei programmi elettorali
che li ospitano.
Siamo convinti che la scelta
giusta del candidato sia poi la
vera vittoria della comunità.
Se così sarà nella maggioranza delle circoscrizioni, “coniugare visioni e quotidianità sarà
ancora possibile”.
L’opzione politica dei candidati è certamente importante
perché delinea le personali sensibilità dell’uomo ed è sempre
compatibile nel quadro politico
nazionale anche se la consideriamo, in un certo senso, complementare.
Per l’associazionismo di emigrazione l’appuntamento elettorale è una svolta importante
perché apre una nuova stagione
di rapporti.
Questo associazionismo, per
la sua autonomia, per i suoi contenuti valoriali, per la ricchezza di
progettualità e di partecipazione
ma soprattutto per la sua statura di soggetto sociale conquistata nelle società dove opera,
ritiene che la strada del proprio
impegno rimane ancora lunga
anche nel dopo voto, nel campo
del riconoscimento dei diritti, del
rispetto dell’altro, del dialogorapporto tra chi vive in patria e
chi all’estero, nel campo culturale e linguistico, anche in quella
parte definita da Tassello “cultura
vera dice relazione e si manifesta nella volontà di saper donare
e ricevere”.
Domenico Azzia
Il modo giusto per sostenere
ro ben 16 dei primi 20, e dei 4
italiani due sono donne (Santa
Lucia e Santa Rita).
Nella classifica regionale
dei santi, il primato spetta alla
Lombardia (2.211 imprese,
18,8% del totale italiano), seguita dal Piemonte (1.419 imprese
in totale, 12,1%) e dal Veneto
(1.154 imprese, 9,8%).I settori
di attività dei santi? Imbattibili in
acque minerali, banche, onoranze funebri e attività immobiliari.
Ma non mancano attività più
tradizionali come gli allevamenti
di animali (San Francesco), l’ittica (San Pietro), la falegnameria
(San Giuseppe), l’ottica (Santa
Lucia).
A.A.
”UNIVERSO
SICILIA”
Abbonarsi!
5
NOVEMBRE 2005
UNIVERSO SICILIA
Ormai nessuno mi frena più, in
certi momenti pazzo di orgoglio mi
sento come uno di
quei grandi autori
citati da mio padre,
resosi famoso solo
per un diario tenuto in periodi più o
meno lunghi della
vita. M’è passata la preoccupazione che quasi mi bloccava di non
avere materie da scriverci sopra e invece mi accorgo che è tutto il
contrario perché potrei cominciare a parlare di fatti personali e poi
non finirla più straparlando di cose che non capisco, come vedo
fare a tante persone che hanno l’aria di sapere chissà quante
cose e poi dicono fesserie. La verità è che il nostro è un mondo
tutto speciale dove tantissimi ci muoviamo alla cieca di qualche
cosa che non sappiamo bene cos’è e ci fa stare infelici perchè
vorremmo, nei “confusi desideri”, conoscere meglio o almeno un
poco questo meraviglioso e soprattutto misterioso mondo in cui
viviamo. Divento perciò quasi un filosofo, mi sento come uno di
quei curiosi personaggi che camminano con la lanterna (anche
questa me la racconta mio padre) con la quale si facevano luce
per cercare, dicevano, l’uomo, in realtà erano mezzi matti come
quelli che credono di saperla lunga e non sanno niente. Ormai
è difficile muoversi in questo mondo, tutto cambia con velocità
folle e io mi sento come un fuscello trascinato dal vento. Siamo
sulle soglie delle festività natalizie, in attesa di chiudere l’anno:
più presto se ne và, meglio é per tutti perché un anno così brutto
sarà difficile trovarlo: le solite guerre, tra piccole e grandi in questo momento nel mondo c’è ne una sessantina che costano una
montagna di miliardi con la quale si sfamerebbero i moltissimi che
in questo ricco mondo muoiono letteralmente di fame.
Ci dicono che le guerre sono necessarie per cancellare le
ingiustizie del mondo e invece le fanno aumentare dando ragione
a quel pazzo che più pazzi non ce ne potrebbero essere, il quale
diceva, al tempo dei latini, “SI VIS PACEM PARA BELLUM” che
vuol dire che le guerre servono per la pace, come dire a uno che
se vuole togliersi la fame deve digiunare. In questa società ricca e
sedicente civile digiunano tutti, quelli che non hanno di che mangiare e quelli che mangiano più del giusto preparando un mondo di grassoni come si vede per le strade e in televisione dove
appaiono moltitudini di giovani con ventri e sederoni che fanno
schifo. Un sommesso consiglio per Natale, un’opera buona per se
e per gli altri: per queste feste non mi abbufferò dando l’esempio
di un gesto di vero coraggio.
Piro Cotto
CARO
DIARIO…
Ci risiamo! Impenitenti creduloni, quasi che questa qualità ci
sia connaturata, ci distinguiamo
in Europa facendoci influenzare
da voci palesemente interessate e, irrazionalmente impauriti,
comportandoci, come suol dirsi,
da polli.
Molti anni fa, atterriti dallo spauracchio della possibile
contaminazione
radioattiva,
bandimmo dal nostro territorio
le centrali nucleari (nonostante
disponessimo in merito ad esse
d’una avanzatissima tecnologia), rendendoci così schiavi
del petrolio, senza tuttavia trarne alcun vantaggio in quanto a
sicurezza.
Oggi lo spauracchio è cambiato ma non il nostro comportamento. Del tutto immotivatamente, abbiamo deciso di bandire dalla nostra mensa la carne
di pollo, così da annichilire uno
dei più floridi settori della nostra
economia.
Il “nemico”, quello che ci
toglie il sonno e la voglia di
addentare un fragrante e croccante cosciotto di pollo alla brace, si chiama H5N1. E’ uno dei
tanti virus dell’influenza aviaria
(ma non di quella umana), innocuo per l’uomo.
Pertanto, temere l’H5N1,
struggersi per la smania di inocularsi il vaccino per esso specifico (che peraltro è stato già
sperimentato in Ungheria, ma
che è buono solo per i polli,
quelli pennuti), fare incetta di
antivirali probabilmente inefficaci e sicuramente dannosi per la
salute ove se ne faccia abuso,
è veramente da sciocchi; per
diversi, seri e comprovati motivi.
I virus. Sono agenti infettivi
composti semplicemente da una
molecola di acido nucleico (DNA
o RNA) racchiuso in un involucro (capside), sulla cui superficie esterna si trovano delle
proteine che al virione (il virus
Schegge
di Carmelo Ambra
GIUDIZIO...
“La mancanza di capacità di giudizio è propriamente ciò che si chiama stupidità, e contro tale difetto non c’è assolutamente rimedio.
Un cervello ottuso o limitato può certo agguerrirsi con lo studio, sino a raggiungere anche l’erudizione. Tuttavia, poiché in tal caso manca
il giudizio, si incontrano non di rado uomini assai eruditi, che nell’uso della loro scienza lasciano spesso scorgere quel difetto.”
Come pretendere di aggiungere una sola virgola a queste parole di Immanuel Kant? Dando per assodato, quindi, che il pensiero del
Tedesco sia il Verbo, mi limiterò ad una semplice considerazione.
In genere si resta affascinati dalle persone importanti, specie se i loro discorsi sono infarciti di termini difficili, o comunque inusuali.
Assorbiti dai mille casi nostri e distratti dalle mille incombenze quotidiane, solo di rado ci fermiamo un attimo a riflettere sul senso delle
loro parole. Così, spesso serbiamo di queste un’impressione positiva e anche se ci sono apparse oscure, siamo soliti pensare che ciò si
debba a nostra insufficienza, piuttosto che a insipienza di coloro che le hanno pronunciate. Partiamo dal presupposto che essi, avendo
già dimostrato il loro valore - se no, non sarebbero arrivati tanto in alto -, debbano necessariamente partorire pensieri sopraffini.
E qui casca l’asino!
Ammesso che disponiamo di un po’ di quella capacità di giudizio di cui parla Kant, ponderiamo bene su ciò che sentiamo, o leggiamo,
e, se il significato di qualche parola ci sfugge, ricorriamo pure ad un buon dizionario. Ci accorgeremo che spesso siamo solo in presenza
di stupidi (nel senso kantiano del termine) almeno quanto noi, o, nel caso meno ottimistico, di furbastri che vogliono solo darcela a bere
al fine di ricavarci qualche utilità.
Quali i vantaggi di queste analisi?
Primo, non ci faremmo prendere per i fondelli da gente che in fatto di valori in assoluto potrebbe stare peggio di noi.
Secondo, potremmo assegnare ai pochi personaggi veramente meritevoli di stima un posto di primo piano nella nostra considerazione.
Terzo, ci procureremmo dei punti di riferimento che ci tornerebbero utili in questa specie di Babele della quale, peraltro, un po’ tutti
siamo responsabili ed artefici.
Lampedusa, da Caritas Sicilia preoccupazione per CPT
“Profonda preoccupazione
per quanto emerso” nel reportage pubblicato a ottobre da
“L’Espresso”, nel quale il giornalista Fabrizio Gatti racconta
gli otto giorni trascorsi nel centro di permanenza temporanea
e accoglienza di Lampedusa.
Ad esprimerla, in una nota, il
Centro regionale per la carità
della Conferenza episcopale
siciliana.
“La Caritas di Sicilia - si legge nella nota - dopo aver letto e
valutato l’articolo dell’Espresso
sul Centro di primario soccorso
e sostentamento di Lampedusa, esprime profonda preoccupazione per quanto emerso:
non solo i già noti problemi di
accoglienza, derivanti dalla
scarsità dei posti rispetto alla
forte richiesta, ma anche le
preoccupanti accuse rivolte ad
alcuni componenti delle forze
dell’ordine e del personale, che
avrebbero tenuto una condotta
inappropriata alla loro divisa
nei confronti degli immigrati.
L’emergenza sbarchi - si legge
ancora nella nota - è una problematica da tempo presente
in Sicilia, che si fa ogni giorno
P O L L I SI A M O
maturo) consentono l’adesione
alla membrana plasmatica della
specifica cellula - bersaglio e al
suo acido nucleico di penetrare
all’interno di essa. Tutte le altre
strutture e funzioni indispensabili per replicarsi gliele fornisce
la cellula-ospite, seguendo le
istruzioni del genoma virale. Ma
perché il virus si possa introdurre in una cellula occorre che ne
possieda la specifica chiave: un
particolare sito espresso da una
delle proteine virali capsidiche,
il cui profilo si adatta perfettamente a quello corrispondente espresso sulla membrana
plasmatica delle cellule di una
particolare specie e non di altre;
così come una chiave è adatta
per un solo tipo di serratura.
Ecco perché i virus patogeni
per una specie animale risultano innocui per le altre specie,
a meno che non ne siano evolutivamente molto vicine. E’ ad
esempio questo il caso di uomo
e macaco ma non certo quello di
uomo e pollo. La distanza evolutiva tra queste due ultime specie
potrebbe essere colmata solo
con una complicatissima serie di
casuali mutazioni e conseguenti passaggi successivi in specie
animali intermedie. Cosa teoricamente possibile per quanto
improbabile. E’ invece assolutamente impossibile prevedere
quale virus in particolare potrà
compiere questa impresa.
La profilassi. Due sono i
A
proposito di...
metodi per proteggersi da una
infezione virale: un comportamento igienico adeguato e la
vaccinazione. Il primo comprende una serie di accorgimenti atti
ad impedire il contagio (validissimo, a tal proposito, l’uso del
preservativo nei confronti dell’AIDS). L’altro richiede anzitutto
che il virus paventato esista, che
sia identificato, isolato, coltivato
ed opportunamente trattato.
La terapia. Tutti i farmaci,
senza distinzione alcuna e proprio per il fatto d’essere tali, posseggono un grado più o meno
elevato di tossicità, ed il loro
impiego è giustificato solo nel
caso che il beneficio ottenibile
è superiore al danno da esso
prodotto.
Per quanto poi riguarda
l’eventuale impiego di antivirali,
è bene prestare attenzione ad
alcune ponderate considerazioni.
Mentre un farmaco anti-batterico è in grado di inibire la proliferazione di un microrganismo
patogeno, potendo agire su
molteplici fasi del suo processo replicativo, senza alterare in
modo significativo il metabolismo delle cellule del soggetto malato, ciò non può essere
richiesto ad un farmaco antivirale, a causa della obbligata allocazione intracellulare dei virus
infettanti.
Così, ciò che risulta relativamente facile nei confronti dei
batteri, grazie soprattutto all’impiego degli antibiotici, diventa
assai problematico per i virus.
Questi infatti, per quanto sopra
detto, offrono pochissimi peculiari punti di attacco. Inoltre il
loro patrimonio genetico è spesso soggetto a mutazioni, per
cui le già scarsissime strutture
e funzioni virali si modificano e
divengono tanto più resistenti
al farmaco precedentemente
impiegato quanto più selettivo
esso era.
Da qui le molte perplessità avanzate dagli scienziati nei
confronti della reale efficacia di
essi. Anche perché risulta assai
difficile valutarla dato che le
malattie virali presentano solitamente un andamento autolimitante. In pratica, non solo un
organismo sano è in grado di
mettere in atto difese sufficienti a guarirne da solo, ma in ciò
è anche agevolato dalla spinta
evolutiva che, condizionata dalla
necessità di garantire la conservazione della specie (e pertanto
la propagazione della infezione
in altri individui sensibili), induce
i virus verso l’attenuazione della
loro virulenza. I virus cioè traggono beneficio dall’acquisizione
di una maggiore sensibilità ai
meccanismi difensivi dell’ospite, la cui perdurante capacità
di svolgere una vita di relazione
con altri individui della stessa
specie risulta propizia alla diffusione del contagio.
I virus influenzali.
Sono
dotati di un particolare tropismo
per le cellule mucose delle vie
respiratorie ed è a ciò dovuta la
facilità con la quale, in assenza di una preventiva specifica
immunizzazione, possono provocare le ben note epidemie
stagionali.
Ovviamente anche per ciascuno dei ceppi di virus influenzali vale la limitazione che li
NOI
costringe ad agire esclusivamente nell’ambito per lo più di
una singola specie animale
E’ perciò che il famigerato
H5N1, finché conserva la sua
individualità, non può assolutamente passare da uomo ad
uomo e non può provocare né
epidemie né pandemie che
riguardino l’uomo. Tutt’al più,
il virus può infettare singolarmente un uomo a condizione
che si realizzi, in un ambiente
molto ristretto, la compresenza
assolutamente eccezionale di
condizioni estreme: il perdurante stretto contatto con ingentissime
cariche virali, come
quelle che si producono in un
allevamento infettato dal virus;
la totale carenza di accorgimenti
igienico-sanitari; la individuale
anomala sensibilità del soggetto
colpito, determinata da mutazioni genetiche o da temporanea
depressione del suo sistema
immunitario.
L’H5N1 è stato identificato
ad Hong Kong nell’ormai lontano 1997 e in tutto questo tempo
non ha mostrato particolare propensione al passaggio in specie
evolutivamente più prossime
all’uomo. Né oggi esiste (né può
esistere, essendo le mutazioni
eventi totalmente casuali) alcun
segno predittivo che un siffatto
agire interessi proprio lui e non
un altro qualsiasi ceppo responsabile di virosi; né che ciò avvenga con l’imminenza millantata.
Non appare peraltro lecito
atterrire la gente ipotizzando,
nel caso di una futura pandemia, sfracelli paragonabili a
quelli sofferti in passato, quando
nulla ancora si sapeva dei virus,
più pressante e preoccupante:
occorre fare presto qualcosa,
cominciando, intanto, dal fare
chiarezza su quanto denunciato dal giornalista infiltrato.
Ci auguriamo che il prefetto
Pansa, inviato dal ministro
Pisanu, possa fare luce sugli
episodi inquietanti denunciati
dall’Espresso”.
Scoptach
non si disponeva di una rete
internazionale di monitoraggio
continuo che avvertisse immediatamente della comparsa di
un nuovo ceppo patogeno per
l’uomo, non si avevano vaccini,
non antibiotici sicuramente efficaci contro eventuali complicazioni batteriche e non si era in
grado di attuare rapidi ed efficienti interventi igienico-sanitari
adeguati ad impedire la diffusione del contagio.
Ma evidentemente certi personaggi non resistono alla tentazione di approfittare anche
della moria dei polli per stare
alla ribalta ed attirare su di sé
l’attenzione d’una popolazione
impaurita, mentre sarebbe molto
meglio che si dedicassero, con
la dovuta discrezione e serietà,
al compito di sorveglianza e di
fattività al quale sono preposti.
Tutt’al più essi dovrebbero fornire ai mass media informazioni
non già terrorizzanti ma meditate e volte ad indurre un savio
comportamento.
L’epidemiologo Tom Jefferson, mentre considera impropria e improvvida l’attuale spasmodica attenzione e paura per
l’ipotetica e improbabile pandemia prodotta da un mutante
dell’H5N1, invita piuttosto a non
dimenticare del tutto la SARS
e tutte le altre possibili minacce. Sostiene sia auspicabile,
anziché riempire i magazzini di
immense scorte di medicinali e
vaccini, la cui efficacia è tutta
da dimostrare, di convogliare
piuttosto le risorse così vanamente sperperate per migliorare
e rendere ancora più capillare il
monitoraggio delle virosi, in particolare nel Sudest asiatico, in
cui, a causa della carente situazione igienico-sanitaria, i focolai
epidemici più frequentemente si
sviluppano.
Silvio De Grandi
UNIVERSO SICILIA
NOVEMBRE 2005
Alimentari, CIA:
“l’Italia è invasa dai prodotti stranieri”
Dopo mesi nei quali i consumi alimentari nel nostro paese
hanno fatto registrare un calo
costante, nello scorso agosto
questa tendenza si è invertita,
ma circa il 45% dei prodotti venduti è straniero. La Cia (Confederazione italiana agricoltori),
commentando i dati di uno studio dell’Istat reso noto nei giorni
scorsi, rileva come “La ripresa
dei consumi che si è avuta in
agosto non rappresenta, quindi, un elemento positivo, poiché
riguarda in gran parte produzioni estere che vanno ad incidere
negativamente sulla bilancia
commerciale, mentre per i nostri
produttori lo scenario resta
alquanto nero. I gravi problemi
che sono costretti ad affrontare
i nostri operatori -afferma la Ciasono sintomatici di una situazione estremamente allarmante.
Gli agricoltori vendono sempre
di meno e a prezzi stracciati”.
Entrando nel dettaglio dello stu-
dio dell’Istat, si rileva come nel
settore dell’ortofrutta,nel primo
semestre 2005, si è registrato
un crollo nelle vendite all’origine del 25%, in quello dei cereali
(in particolare del grano duro)
del 30%, nella vitivinicoltura del
20%, dell’olivicoltura del 15%.
“I nostri mercati -sottolinea la
Cia- sono invasi da prodotti stranieri. Il pericolo non viene solo
dalla Cina, che pure sta creando pesanti problemi”. Importazioni massicce giungono infatti
nel nostro paese dalla Spagna,
dall’America Latina, dove paesi
come il Cile, l’Uruguay e il Brasile hanno avviato consistenti
flussi commerciali in Italia, dal
Sudafrica. Proseguendo nell’analisi e commento dei dati
resi notti oggi dall’Istat, la Cia
ha sottolineato come: “Le nostre
importazioni agroalimentari provengono per il 56 % dal continente europeo, ma è in aumento l’import dai paesi dell’America
Latina, dal Medio
Oriente e dell’Asia
orientale, dal Sudafrica (rispettivamente + 43%, + 20%,
+ 21 %e + 24%).
Le
importazioni
dal Brasile sono
aumentate, in sei
mesi, del 95%, dalla Turchia del 26% e
dalla Cina del 38%.
Insomma - rimarca
la Cia - i nostri mercati parlano straniero. Importiamo più
pomodori, cicorie,
cipolle,
zucchine,
carciofi, uva, kiwi,
mele, pere, nocciole, mandorle, olive: tutti prodotti per i quali,
per molti anni, abbiamo avuto
la leadership non solo a livello
di Unione europea.. Il calo delle
vendite agricole “made in Italy”
- sostiene la Cia - si riscontra
soprattutto nelle produzioni bio-
Italia, una terra promessa
per quasi tre milioni di stranieri
Nel 1970 gli immigrati in Italia
erano 144.000, meno degli italiani che in quell’anno avevano preso la via dell’esodo (152.000). A
35 anni di distanza la situazione
è radicalmente cambiata. Il Dossier “Immigrazione e globalizzazione” della Caritas, elaborato in
collaborazione con Migrantes,
stima che oggi gli stranieri regolarmente soggiornanti sono 2
milioni e 800 mila, all’incirca lo
stesso numero di Spagna e Gran
Bretagna. Nell’Ue l’Italia viene
subito dopo la Germania (7,3
milioni) e la Francia (3,5 milioni),
mentre insieme alla Spagna è lo
Stato membro caratterizzato da
ritmi d’aumento più consistenti.
Nel 2004 sono sbarcate 13.635
persone, in prevalenza nei mesi
estivi, soprattutto in Sicilia. I flussi di ingresso irregolare nell’Ue
ammontano annualmente a circa mezzo milione. In Italia l’arrivo
via mare incide solo per il 10%
del totale, mentre un altro 15%
passa attraverso le frontiere e i
tre quarti sono persone entrate
con regolare visto e fermatesi
oltre la scadenza. Il 2004 è stato
un anno di afflusso medio, con
131mila ingressi stabili. Protagonisti nell’accesso al lavoro sono
la Romania (40% dei visti), quindi Albania, Marocco e Polonia,
con quote tra il 15% e il 10%. I
lavoratori stranieri (2.160.000)
sono circa il 9 per cento delle forze lavoro. Prevalgono i contratti
di lavoro a termine e quelli a tempo parziale, mentre sono ridotti
gli impieghi ad alta qualifica (solo
1 su 10, tre volte meno degli italiani). I reparti che spiccano maggiormente sono le costruzioni, il
settore alberghiero e della risto-
razione, l’agricoltura, il servizio
operativo alle imprese, il commercio e il lavoro domestico e di
assistenza alle persone, con un
grande protagonismo delle piccole aziende.
Per il 2004 sono state autorizzate le quote di 70 mila stagionali e 29.500 lavoratori non stagionali. Un capitolo del Dossier
sull’immigrazione è dedicato alle
donne: in Italia nel 1991 erano
361 mila, nel 2002 più del doppio
(726 mila) e oggi 1.350.000, con
un’incidenza del 48,4 per cento sulla popolazione immigrata
totale.
La provincia più femminilizzata è Napoli (62,3 per cento).
Si calcola poi che almeno una
straniera su 10 sia nata in Italia,
mentre molte di esse sono diventate cittadine italiane a seguito di
matrimonio. L’incidenza femminile è più alta tra gli europei e gli
americani, al contrario di quanto
avviene tra gli asiatici e specialmente tra gli africani (1 ogni 3
presenze in media, e appena 1
ogni 10 tra i senegalesi).
D.A.
Associazione Regionale Sicilgrano - Catania
95124 - CATANIA
Piazza S. Maria di Gesù n. 3
Uffici zonali sono aperti a:
— Maniace
— Bronte
— Grammichele
— Raddusa
— Castel di Iudica
— San Cono
Tutte le sedi di cui sopra sono ubicate
presso le sedi comunali dell’A.I.C.
Per una puntuale assistenza tecnica in grado di garantire uno sviluppo adeguato
alle nuove tecniche di produzione rivolgetevi all’Associazione Regionale Sicilgrano.
logiche, dove c’è un duro assalto di Spagna e Germania, e nei
prodotti Dop e Igp, che fanno i
conti con un’agropirateria sempre più agguerrita. I consumi
interni sono più orientati al
minor prezzo che alla qualità e
alla tipicità.
P.T.
Sicilia,
la Regione
contesta il
Ministero
dei trasporti
Il presidente della Regione
Siciliana, Salvatore Cuffaro, e
l’assessore ai trasporti Fabio
Granata, hanno inviato una dura
nota congiunta al Ministro dei
Trasporti ed a quelli dell’Economia e delle Attività Produttive
nella quale si contesta la recente
decisione del Ministero dei trasporti, di “congelare” fino al 2008
il precedente Piano quinquennale, e che tra l’altro non prevede
più l’impegno dopo l’autorizzazione comunitaria, di realizzare
le nuove navi per Pantelleria e
le Pelagie. Da sempre- affermano nella nota Cuffaro e Granata
- alla Sicilia sono stati riservati in
dotazione mezzi navali obsoleti
e inadeguati, con grande nocumento all’immagine della Sicilia,
non soltanto in termini di impatto
sui flussi turistici, ma principalmente in ordine alla mortificante
condizione di marginalizzazione
e perifericità cui sono stati consegnati i cittadini residenti nelle
piccole isole siciliane, servite da
questi mezzi. La Regione chiede
quindi la questione venga affrontata e risolta mediante il “Piano
Quinquennale per i collegamenti
marittimi” 2006-2008, nel rispetto gli accordi sottoscritti nel
2004 e che vengano rispettati
gli impegni per un miglioramento dei servizi. Cuffaro e Granata
manifestano, inoltre, l’esigenza
che si assumano comunque,
vista l’urgenza della situazione,
le iniziative più idonee affinché
sia garantito alle popolazioni
delle Isole minori della Sicilia
un servizio corrispondente agli
standard ed ai livelli di efficienza
e dignità cui hanno diritto tutti i cittadini siciliani e quelli che
scelgono come meta turistica
la Sicilia e le Isole Minori o che
devono raggiungerle per necessità di lavoro.
A.R.
6
Tutti i numeri della lingua
italiana nel mondo
Aumenta considerevolmente
la tendenza dell’insegnamento
della lingua e della cultura italiana all’estero. Già nella seconda metà del XIX secolo (1889)
Francesco Crispi creò il primo
impianto normativo ed organizzativo delle scuole italiane
all’Estero con l’attribuzione al
ministero degli Affari Esteri della competenza sulla materia, e
a distanza di più di cento anni
la situazione è andata sempre
più migliorando. Oggi il numero dei corsi attivati dagli Istituti
di Cultura è considerevolmente
aumentato: protagonista l’Europa con 43 sedi; a seguire l’area
del Mediterraneo/Medio Oriente con 9 sedi, l’America con 17
sedi, l’Asia/Oceania con 8 sedi,
e infine l’Africa Sub-Sahariana con 3 sedi. All’incremento
degli IIC segue un incremento
direttamente proporzionale delle iscrizioni ai corsi di lingua e
cultura italiana. Dal 1999 ad
oggi le iscrizioni sono aumentate del 29%. Ma un dato di fondamentale importanza sembra
essere la diversificazione dell’offerta formativa dei corsi per
adulti, soprattutto nell’ambito
della medicina e di altre discipline tecniche. Rispetto agli anni
precedenti aumenta il numero
dei docenti; se nel 1999 si contavano 684 docenti, oggi se ne
contano 937, il che sta a significare che il corpo insegnante
negli IIC è aumentato del 27%.
Per quanto riguarda la valutazione certificatoria della conoscenza della nostra lingua da
parte degli IIC, se nel 1999 gli
istituti che avevano dato seguito alle direttive contenute all’interno delle Convenzioni quadro
fra il ministero degli Esteri e gli
Enti che rilasciano certificati,
firmando una Convenzione con
una delle tre Università (le Università per stranieri di Siena e
Perugia, l’Università Roma Tre e
la Società Dante Alighieri) erano 38, nel 2004 salgono a 73.
Il settore delle istituzioni e iniziative scolastiche comprende
le scuole italiane all’estero e le
sezioni italiane presso le scuole
straniere ed europee. L’attuale
rete scolastica è composta da
162 scuole italiane, di cui solo
21 statali, e 121 sezioni italiane
presso scuole straniere, internazionali ed europee per un totale di 283 istituzioni in 46 paesi.
Delle 283 scuole, la maggior
parte si concentra nello stesso
modo degli IIC: in Europa (164),
nelle Americhe (72), nel Mediterraneo/Medio Oriente (28),
nell’Africa Sub-Sahariana (17),
nell’Asia e nell’Oceania (2). I
seguenti dati risalgono al 2004.
Il ministero degli Esteri, tramite la direzione generale per la
Promozione e la Cooperazione
Culturale, gestisce 415 lettori
universitari, di cui 276 di ruolo
in 90 Stati e 138 assunti localmente con contributo Mae dalle
Università. Su 276 lettori di ruolo, 161 (58,33%) sono in Europa, 48 (17,39%) nelle Americhe,
32 (11,59%) in Asia/Oceania,
26 (9,42%) in Mediterraneo e
Medio Oriente e 9 (3,26%) in
Africa Sub-Sahariana. I 138
lettori locali con contributo Mae
ricoprono un bacino d’utenza
di circa 14.500 studenti, di cui
6.800 in Europa, 3.700 nelle
Americhe, 1.800 in Asia e Oceania, 1.450 nel Mediterraneo e
Medio Oriente e 700 in Africa
Sub-Sahariana.
P.C.
Rimpatriati dalla
Russia i resti di 352
soldati italiani
Sono stati rimpatriati il 27
ottobre ad Udine i resti di 352
soldati italiani caduti in Russia
nel corso della seconda guerra mondiale. Ad accogliere le
salme all’aeroporto militare di
Rivolto c’era, fra gli altri, il senatore Giovanni Collino, capogruppo di An in Commissione Difesa
al Senato. Dopo la cerimonia e
la deposizione di una corona in
memoria dei nostri soldati, (di
cui solo tre identificati), le urne
cinerarie sono state trasportate
al Sacrario di Cargnacco (Udine), dove riposano tutti i Caduti italiani in Russia. “Il rientro
di queste urne - ha osservato
Collino -rappresenta ancora
una volta un momento di grande
riflessione politica per il nostro
Paese. Sono ragazzi che hanno
ricevuto nella seconda guerra
mondiale l’ordine di partire ed
il loro ritorno in patria porta le
nostre menti e i nostri cuori ai
tragici avvenimenti e ai totalitarismi della fine del 900, di cui
questi soldati hanno pagato il
prezzo”. “Il continuo rientro delle
loro spoglie - ha continuato - non
può vedere le Istituzioni indifferenti perché il sacrificio della
vita è il dono più grande che
un uomo può fare alla propria
Patria, un sacrificio che non può
sbiadire col passare del tempo,
ma anzi deve essere spunto
di riflessione sempre attuale”.
“Rivolgo un invito garbato, - ha
concluso il senatore - conoscendo la sensibilità del presidente della Repubblica Carlo
Azeglio Ciampi, a svolgere una
visita al Sacrario di Cargnacco.
Mi permetto di rivolgere questo
appello, sapendo di interpretare
i sentimenti dei pochi reduci e
dei tanti familiari dei caduti”. E lo
stesso Presidente della Repubblica ha inviato un messaggio
a Carlo Vicentini, presidente
dell’Unione Nazionale Italiana
Reduci di Russia: “In occasione
del rientro dalla Russia dei resti
mortali di 351 soldati italiani dell’Armir colà caduti nel corso del
secondo conflitto mondiale - scrive Ciampi -, idealmente presente, porgo un commosso tributo a
questi eroi mai dimenticati dalla
Patria. “Fedeli al giuramento
prestato, essi si sono sacrificati
sino a immolare le loro esistenze lontano dagli affetti più cari e
dalla loro terra. Oggi finalmente
li riabbracciamo accogliendoli
con onore nella nostra amata
Patria. A lei e all’Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia
va la gratitudine di tutti gli italiani
per la meritoria opera di ricerca e recupero delle salme dei
nostri connazionali, in collaborazione con il Commissariato genrale per le onoranze ai caduti in
guerra”.
P.G.
7
NOVEMBRE 2005
UNIVERSO SICILIA
I giovani dicono basta
alla TV: per cultura e
svago adesso fanno
affidamento su internet
Accompagna la crescita dei
giovani, che lo scelgono come
mezzo privilegiato di svago e
informazione già prima dei dodici anni. Poi si trasforma anche in
un canale per nuove amicizie o
in compagno di banco virtuale,
sempre pronto a fornire la soluzione al problema di matematica
o la traduzione della versione di
latino. Diventa insomma una sorta di gigantesco “pozzo dei desideri” dal quale i ragazzi tirano
fuori di volta in volta quello di cui
hanno bisogno. E’ la fotografia di
internet - o meglio, della visione
che i giovani ne hanno - scattata
dichiara di dedicare attenzione
a internet in maniera esclusiva.
La maggioranza, infatti, naviga
facendo altre cose, dalla telefonata con gli amici all’ascolto di
musica. Questo perché le attività
che vanno per la maggiore, come
il file sharing di musica e video,
non richiedono una grande attenzione. Poi ci sono le chat che per
il 22% dei ragazzi sono il motivo
principale per cui ci si connette
alla Rete. E se il 58% afferma poi
di aver incontrato personalmente
le persone conosciute on-line,
ecco che internet può sostituirsi
anche all’ormai obsoleto Cupi-
Italia-Russia, Urso: “creiamo nuovi
distretti per consolidare il Made in Italy”
Dalla Cina alla Russia. E
sempre con l’Italia protagonista.
Quest’anno, dopo il successo
del progetto Marco Polo, che ha
visto nel 2004 oltre 150 eventi del
made in Italy conquistare il paese asiatico, l’attività di promozione straordinaria si sta concentrando interamente sulla Russia.
Un piano, presentato nei giornis
scorsi dal vice ministro alle Attività Produttive con delega al
Commercio Estero, Adolfo Urso,
ad Evghenij Primakov, già ministro degli Esteri e primo ministro,
e oggi presidente della Camera
di Commercio russa, che prevede un investimento del ministero
di 15 milioni di euro, a cui partecipano con altri fondi anche 10
regioni italiane, enti pubblici e
privati. In tutto, oltre 40 milioni di
euro per lanciare e promuovere
oltre 100 manifestazioni tricolori:
dall’arte al design, dalla musica
alla gastronomia, dal cinema
allo sport. Ma anche sfilate di
moda e la rassegna “Mito e Velocità” a Mosca a gennaio 2006 in
occasione
dell’inaugurazione
del nuovo maneggio che chiuderà il programma straordinario.
“Dopo ‘Marco Polo’ è la volta di
‘Ciao Russia’ - ha spiegato il vice
ministro - un’attività di promozione straordinaria che prevede
anche il supporto del ministero
degli Esteri e dell’Ice. Il nostro
obiettivo è di rafforzare la nostra
presenza mettendo in campo
le ‘quattro A’ del nostro Made
in Italy: arredamento, abbigliamento, automazione e agroalimentare”. “D’altra parte i rapporti
commerciali con la Russia sono
ottimi” ha proseguito “nel 2004 il
nostro interscambio ha superato
i 14,5 miliardi di euro con una
crescita del 21,3 % rispetto al
2003. Inoltre, i dati relativi al primo semestre indicano un interscambio che si aggira intorno ai
9,5 miliardi di euro”.
In particolare sono tre le
linee di indirizzo: investimenti,
internazionalizzazione distretti e la conquista di nuove aree.
“Nel primo caso abbiamo creato
un fondo ad hoc, gestito dalla
Simest, di 70 milioni di euro per
favorire la nascita di jont venture
con il capitale pubblico che può
arrivare fino al 49%”. “Sul fronte
dei distretti” ha proseguito Urso
“oggi siamo presenti con la Merloni a Lipetsk, nel settore metallurgico a Ekaterinenburg, con
la Duferco per i semilavorati in
acciaio.
Ma altri distretti dovrebbero
nascere nelle regioni di Mosca
e San Pietroburgo per iniziativa
della Federlegno nel settore dell’arredo e dell’Anci nel settore
calzaturiero”. “Infine - ha aggiunto il vice ministro - con questo
progetto ‘Ciao Russia’ contiamo
di promuovere il made in Italy
verso quei 10 milioni di cittadini
russi, considerati ricchi, che hanno un reddito pro capite mensile
di oltre 700 dollari. In particolare
vogliamo aumentare la nostra
presenza puntando a intercettare l’aumento dei consumi in aree
diverse dalle tradizionali piazze
di Mosca e San Pietroburgo. E,
quindi, pensiamo al distretto del
Volga (con le città di Kazan, Nizhnij Novgorod, Samara e Perm), il
distretto siberiano (Novosibirsk,
Krasnojarsk), il Sud (Rostov,
Krasnodar, Stavropol), gli Urali
(Ekaterinenburg, Tjumen)”. “Si
può notare con soddisfazione
- ha concluso Urso - che la produzione delle aziende italiane
che si sono stabilmente internazionalizzate in Russia cresce
con un ritmo sempre più elevato,
nell’ordine del 25% annuo, con
punte in alcuni settori che toccano anche il 50%”.
M.C.
Ciampi: “l’industria italiana è ancora vitale”
dall’istituto Swg, su richiesta del
comitato regionale per la Comunicazione del Friuli Venezia Giulia. L’indagine, svolta su un campione di mille giovani, è stata presentata nei giorni scorsi a Trieste
dal direttore della Swg Roberto
Weber e dal presidente del Corecom friulano Franco Del Campo.
Il dato che salta subito gli occhi
è che il web è di fatto diventato
il medium preferito dai giovani.
Solo tre under 21 su dieci dichiarano di sfogliare abitualmente il
quotidiano, appena il 12% legge
più di venti libri all’anno. Non se la
passa meglio la televisione che
riesce a mantenere un proprio
ruolo importante solo per quanto
riguarda le ultime notizie (il 54%
dei giovani la sceglie esclusivamente per fini informativi). Solo
per le cosiddette breaking news,
dunque.
Per gli approfondimenti,
infatti, il 46% sceglie la Rete. Che
“vince” anche per tutto il resto.
Il 90% degli intervistati hanno
dichiarato di utilizzarlo per svolgere ricerche di studio o lavoro; il
78% per approfondire argomenti; il 44% per svagarsi e rilassarsi; il 52% per passare il tempo
divertendosi. Ma c’è un dato
che forse spiega meglio di tutto
la penetrazione del web nella
cultura giovanile: il 97% del campione possiede un abbonamento
Adsl, che gli permette di trascorrere on-line mediamente tre ore
al giorno. “Cattive notizie per i
media tradizionali - ha commenta Weber -. I giornali e la tv, dopo
aver dominato per anni, presentano ora carenze drammatiche
per ciò che riguarda i registri e
i codici della comunicazione.
Una rigidità estranea al mondo
di internet, pluralistico e interattivo”. Le parole del direttore della
Swg trovano conferma nel fatto
che solo il 13% degli intervistati
do... La ricerca “Giovani e media”
voleva però puntare i riflettori
anche sul modo in cui i mezzi di
comunicazione portino all’evoluzione dello stile di vita.
Così, mentre l’istituzione
famiglia è al centro di un appassionato dibattito tra chi la vuole fissa come le stelle e chi la
vede come un laboratorio sulla
modernità, ecco che la maggior
parte dei giovani (71%) dichiarano di sentirsi depositari dei valori
che vivono nella propria famiglia, mentre sembrano essere
del tutto marginali le tradizionali
“centrali educative” come scuola
(6%) e chiesa (1%) per la creazione dei valori fondanti. “La
stragrande parte dei giovani - ha
spiegato il presidente della Swg
Weber - vuole diventare economicamente indipendente per farsi una famiglia (53% del campione) e contemporaneamente la
ritiene l’obiettivo più importante
nella propria vita (60%)”.
Una nozione di famiglia,
però, che appare radicalmente
cambiata rispetto alla tradizione:
il 49% dei giovani pensa di andare a convivere, il 40% sposarsi,
senza rivelare se in chiesa o in
comune, mentre il 5% dichiara di
voler rimanere single. Il questionario ha permesso agli intervistati di fermarsi a riflettere sulle
domande che riguardavano il
loro modo di rapportarsi con la
politica, la famiglia, la scuola e
la religione e, soprattutto con il
mondo degli adulti.
In una società giudicata dai
giovani superficiale (62%) e violenta (45%), non esistono più per
il 34% dei giovani i modelli di riferimento, mentre il 19% li trova nei
personaggi della scienza, della
politica e della cultura, il 15% nei
familiari e solo il 10% nei personaggi dello spettacolo.
A.C.
“Viviamo un momento difficile. L’onda
d’urto della globalizzazione dei mercati ha
avuto una pervasività e una dimensione al
di là delle previsioni più “spinte”. Eppure, in
questo periodo l’impresa italiana ha saputo rimanere sui mercati; ha avviato alleanze feconde con università ed enti di ricerca”. Queste le parole del Presidente della
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi alla cerimonia di consegna delle insegne di cavaliere dell’ordine “al merito del lavoro”, svoltasi il
26 ottobre a Roma. Il Presidente ha cercato
di “dare una fiducia economica basata su
analisi dei punti critici, sulla volontà di lavorare non solo per l’immediato, ma soprattutto per il lungo periodo”. Sulla base di queste
premesse Ciampi ha anche detto che “l’Italia
non subirà un lento processo di deindustrializzazione.
Oggi possiamo affermare che l’industria
italiana è ancora vitale e rimarrà elemento
costitutivo della nostra società”. Il Presedente ha poi fatto due considerazioni sulla congiuntura economica: “La fase discendente
sembra in esaurimento; ci sono segnali di
ripresa. Affinché la tendenza espansiva dell’economia reale si affermi, ci vogliono più
investimenti in conoscenza, in alta tecnologia, soprattutto ci vuole impegno, coraggio
e preparazione. Investiamo maggiori risorse
nella formazione dei nostri giovani. Diamo
loro maggiori e più qualificate opportunità
di studio, di preparazione professionale, di
specializzazione, in Italia, in Europa e nel
mondo. E induciamoli a tornare. Infondiamo
in loro il senso dell’orgoglio della Patria e
dell’impresa, e al tempo stesso la consapevolezza della necessità dell’apertura internazionale per poter operare nel nuovo contesto globalizzato”. Ciampi ha poi esaltato la
“condotta delle imprese e degli imprenditori
italiani” nonostante la particolare congiuntura economica, “a questo fine - ha aggiunto
il Presidente -, tenuto conto della struttura
del sistema economico italiano, il rilancio del
modello dei distretti industriali è quanto mai
opportuno”. Per quanto riguarda la politica
economica, il Presidente è convinto “dell’opportunità di attuare con maggiore determinazione politiche di sostegno dell’offerta, che
diano impulso a investimenti “reali”, innovativi, in impianti, macchine, attrezzature”. “C’è
inoltre un problema, all’interno e all’estero,
di difesa e di promozione dei nostri marchi,
che sono tra i più famosi nel mondo - ha detto Ciampi -.
In Italia le nostre imprese devono riconquistare il consumatore italiano, con politi-
La grande abbuffata elettorale
Ci possiamo mettere il cuore
in pace: l’occupazione più importante di un cittadino che voglia
fare il buon democratico è quella
di recarsi alle urne, cioè di andare
a votare per un qualche cosa, per
uno dei tanti obblighi che comporta la vita della società democratica. Si perde il conto di quanti
tipi di elezioni ci aspettano, chiamati a dire la nostra, a scegliere
cioè persone e programmi, a
districarsi fra le trappole di individui che promettono paradisi a
destra e a manca e poi si scopre
facilmente che il paradiso per
essi è uno solo, il proprio tornaconto perché la politica rende
bene, è un affare che potrà cambiare radicalmente la vita delle
persone. Qualche dissennato ha
il coraggio di dire che non è vero,
deludi di questa democrazia finiscono per ammettere che si sta
meglio con le dittature dove uno
solo comanda e decide per tutti e
tirano fuori la spiritosaggine del
“si stava meglio quando si stava
peggio”.
Noi non finiremo mai di esecrare qualsiasi tipo di dittatura
fascista o comunista, rossa o
nera, perché ne abbiamo fatto
sulla nostra pelle l’amara esperienza: meglio cento volte una
scassata democrazia che una
sanguinaria dittatura come quelle che abbiamo visto in questo
secolo, impregnato di tutti i mali
biblici che possono offendere un
uomo. Non sono possibili paragoni mentre è possibile migliorare la democrazia mandando a
casa con l’arma pacifica del voto
i disonesti e gli incompetenti.
E allora prepariamoci a queste elezioni imminenti, specialmente noi siciliani venuti a rinnovare i governanti della nostra
regione facendo un pensierino
a quelli attuali, invitandoli ad un
onesto e coraggioso esame di
coscienza.
P. Sangiorgio
che di qualità e di prezzo appropriate, con
una distribuzione più efficiente”. Il Presidente ha poi espresso la sua preoccupazione
per “il rallentamento del turismo, soprattutto di quello proveniente dal centro Europa.
Non possiamo permetterci un avvitamento
in questo settore per noi vitale”. “Certamente servono prezzi più contenuti, ma soprattutto serve una forte, sistematica azione per
rilanciare l’immagine dell’Italia, come Paese
della cultura, della bellezza, dell’armonia
tra uomo e territorio” ha detto in merito. Poi
Ciampi si è rivolto direttamente ai cavalieri
del lavoro: “La vostra opera è fondamentale, perché la ripresa è impossibile senza la
consapevolezza della responsabilità sociale
delle imprese. L’amore per la Patria e l’etica
dei comportamenti devono essere di guida
nel vostro operare”.
Infine il Presidente ha rivolto “un saluto
particolarmente affettuoso agli “Alfieri”. Siete l’eccellenza della gioventù studiosa. Continuate ad esserlo, con impegno e altezza di
ideali, proponendovi e meritandovi di diventare la futura classe dirigente dell’Italia, di
un’Italia creativa, orgogliosa e cosciente di
quello che è stata, di quello che è, di quello
che può essere”.
P.L.
Belice,
cinque milioni di euro
della Regione Sicilia
La Regione Siciliana cofinanzierà inizialmente con cinque
milioni di euro l’Accordo di programma-quadro (Apq) che i sindaci del Belice sottoscriveranno
con lo Stato, il quale parteciperà
all’Apq con venti milioni di euro
provenienti dall’ex Agensud.
La decisione è stata presa
dal presidente della Regione
Siciliana, Salvatore Cuffaro, che
ha ricevuto il coordinamento dei
sindaci della valle del Belice.
Vito Bonanno, primo cittadino
di Gibellina e coordinatore dei
comuni dell’Agrigentino, del Trapanese e del Palermitano, ha fatto presente che a quasi quaranta
anni dal terremoto la ricostruzione non è stata ancora completata sia per quanto l’edilizia pubbli-
ca che quella privata.
L’analisi fatta da Bonanno ha
messo in evidenza che mancano
ancora opere di urbanizzazione
primarie e opere pubbliche iniziate e mai completate. Stimando che nel 2000 occorrevano circa 800 miliardi di lire per le opere
pubbliche e circa 1.800 miliardi per quelle private, i sindaci
del Belice hanno provveduto a
scremare i progetti per cui oggi
sarebbero necessari 130 milioni
di euro per il completamento del
pubblico e 400 per il privato.
Ma per potere iniziare è
necessario sottoscrivere entro
l’anno quell’Apq che metterà in
movimento le risorse finanziarie.
P.S.
UNIVERSO SICILIA
NOVEMBRE 2005
8
CDM, nuove norme per Scomparso Ferruccio Valcareggi
l’autonomia fiscale l’allenatore della “staffetta”
della Sicilia
Il ministro per gli Affari Regionali
Enrico La Loggia è intervenuto in conferenza stampa dopo il Consiglio dei
Ministri del 21 ottobre, sottolineando
“l’evento storico che riguarda la regione
Sicilia”, e che ha portato alla delibera
di un provvedimento che riconosce “la
piena applicabilità dell’articolo 37 dello
statuto siciliano”. “Siamo qui in rappresenta della Sicilia – ha detto La Loggia
– una bellissima squadra siciliani. Questa formazione testimonia un momento
storico per la regione Sicilia e i rapporti con lo Stato”. “In questo modo – ha
spiegato il ministro – la Sicilia potrà
incassare quei tributi sul reddito prodotto da imprese industriali dei diversi
stabilimenti che operano sul territorio
regionale, ma che hanno sede fiscale
fuori della Regione. Da oggi la Sicilia
potrà utilizzare una enorme quantità di
risorse che potranno essere impiega-
te per il suo sviluppo. Ora restano da
definire le modalità operative attraverso
la definizione delle competenze, in sintonia con lo statuto siciliano, la riforma
della devolution e l’attuazione del federalismo”. Il ringraziamento più forte de
ministro va al presidente del Consiglio
Berlusconi, ed un grazie va a tutti i ministri e parlamentari siciliani che hanno
collaborato al raggiungimento di questo
obiettivo. “Un grazie va al presidente
della Regione Sicilia Cuffaro per aver
tenuto alta la bandiera della sicilianità”
che è intervenuto in conferenza e che
ha sottolineato come con questo provvedimento “la Sicilia riscuoterà quello
che gli viene negato da anni”. Il presidente ha anche precisato che è stato
chiuso “il contenzioso tra la regione
e lo stato, che consente alla Sicilia di
riscuotere i tributi relativi alle Rca”.
A.B.
Sicilia,
bimba non vedente
allo Zecchino d’oro
Sarà una bambina non vedente di
to Cuffaro - garantiremo il nostro sostesei anni, Chiara Sapienza, originaria di
gno per questa emozionante avventuCatania, a rappresentare la Sicilia alla
ra, così come non verrà meno, anche
prossima edizione dello Zecchino d’oro,
per il prossimo anno, il nostro impegno
la manifestain favore del
zione canora
centro d’addestramento cani
che si svolgerà
a Bologna.
Ellen Keller,
Lo ha andella stampenunciato
il
ria Braille e, in
presidente
generale, per
della Regiogli oltre 120
ne Siciliana,
mila assistiti
della sezione
Salvatore Cufsiciliana delfaro, intervel’Unione italianendo ai lavori
del Consiglio
na ciechi”.
regionale delCuffaro ha,
l’Unione italiainoltre, comunicato che la
na ciechi, riunitosi a palazgiunta ha dato
I partecipanti allo Zecchino d’oro 2005.
il via libera alla
zo d’Orleans,
ristrutturazione dell’Istituto dei ciechi di
in occasione dell’85esimo anniversario
Palermo.
della sua fondazione.
C.G.
“A Chiara e alla sua famiglia - ha det-
E’ scomparso il 2 novembre a Firenze all’età di 86 anni Ferruccio Valcareggi. Vinse l’ultimo Europeo per l’Italia,
fu il ct azzurro del memorabile 4-3 alla
Germania e vice campione del mondo
a Messico ‘70, ma per tutti rimane il
ct della staffetta Mazzola-Rivera. E’ in
quel cambio sfortunato, cui molti dall’Italia imputarono il peso della sconfitta
contro il Brasile di Pelè in finale, il destino di Ferruccio Valcareggi come allenatore dell’Italia. Ct di un calcio d’altri
tempi, più lontano dal calcio di oggi dei
35 anni di età di quella sua nazionale,
Valcareggi riportò l’azzurro al successo
con una generazione di campioni, da
Riva a Rivera, passando per Mazzola,
Boninsegna, Burgnich, Facchetti, dopo
il fallimento dell’Italia degli oriundi. Conquistò un titolo europeo, a Roma nel
1968, e fu vice campione del mondo,
dietro al Brasile, a Città del Messico nel
1970. Era in panchina nella leggendaria
semifinale che gli azzurri si aggiudicarono sulla Germania ai tempi supplementari per quell’incredibile 4-3. Eppure Ferruccio Valcareggi viene ricordato
soprattutto per essere l’inventore della
odiata staffetta Mazzola-Rivera, e per
la disfatta ai mondiali del 1974 in Germania (con tanto di ‘vaffa’ mimato verso
di lui da Chinaglia che protestava per
la propria sostituzione). Ricordi riduttivi
di un uomo e della sua opera che, al
contrario, meritano rispetto e gratitudine. Un po’ per colpa sua, della sua
modestia: quando giocava si definiva
discreto, quando, invece, era buono se
non ottimo, grazie alla tecnica; un po’
per la visceralità della critica di quegli
anni in cui - si sussurrava - a fare la formazione degli azzurri non fosse l’umile
Zio Uccio, ma l’influente direttore di un
quotidiano sportivo. Certo, anche ai giocatori moderni essere sostituiti non fa
piacere, ma la staffetta fra due campioni quali Sandro Mazzola e Gianni Rivera faceva addirittura scandalo. Quando
Ferruccio Valcareggi, avendo a disposizione gli assi di Inter e Milan, e non
riuscendo a scegliere su chi impostare
il gioco della squadra, decise di farli
giocare un tempo ciascuno, spaccò il
paese in due. E le critiche, le polemiche
lo sommersero quando, nella finale,
contro un Brasile comunque irresistibile, schierò soltanto nei sei minuti finali
Rivera, che in semifinale aveva realizzato il mitico gol del 4-3 alla Germania.
I tifosi di calcio più vecchi (e l’umiliato
Rivera, amareggiato anche perché ‘Valca’ aveva lasciato in Italia il suo scudiero Lodetti) non l’hanno mai perdonato,
e certo non furono dispiaciuti quando,
nel 1974, la nazionale allestita da Valcareggi fu eliminata dalla Polonia nella
fase di qualificazione. Quell’Italia era
composta da molti laziali, che avevano
Pallone d’oro: nove juventini
candidati, no a Totti e Del Piero
La marcia record attuale e la gloriosa stagione scorsa della Juventus non
sono passate inosservate ai selezionatori del Pallone d’Oro 2005. France
Football, la prestigiosa rivista transalpina che assegna l’ambito riconoscimento, ha infatti reso noti i nomi dei 50
candidati alla successione del milanista
Andriy Shevcenko e sono ben nove i
bianconeri presenti, seguiti da cinque
milanisti e due interisti. Tra gli uomini di
Capello, hanno meritato la menzione
Buffon, Camoranesi, Cannavaro, Emerson, Ibrahimovic, Vieira (lo scorso anno
all’Arsenal), Thuram e Nedved, che lo ha
già vinto nel 2004. Stesso discorso per
Sheva, di nuovo candidato, insieme ai
compagni di squadra Maldini, Pirlo, Dida
e Kakà mentre l’Inter è rappresentata
da Adriano e Figo, la passata stagione
al Real Madrid. Scorrendo la lista, salta subito all’occhio l’esclusione dei due
grandi nomi del calcio italiano: Del Piero
e Totti. Alex paga sicuramente lo scarso impiego da parte di Capello, mentre
Totti, quasi sempre presente, è reduce
dalla difficile stagione della Roma. Folta
la rappresentativa brasiliana, che conta
ben dieci elementi tra i quali, oltre agli
“italiani”, spiccano Ronaldinho (tra i più
accreditati per la vittoria finale), Ronaldo, Roberto Carlos e Robinho, assi di
un Real Madrid che negli ultimi tempi però ha sempre deluso. Un altro dei
favoriti per la vittoria finale è il capitano
del Liverpool, Steven Gerrard, vero eroe
della finale di Champions League di
Istanbul quando i Reds rimontarono tre
gol di svantaggio al Milan, vincendo poi il
trofeo ai calci di rigore.
Taaità
UNIVERSO SICILIA
Editore: AIC - INPAL
Sede: Via Dante, 130 - 90100 Palermo
Direttore responsabile: Vincenzo Castiglione
Vice Direttore: Giuseppe Miraglia
Hanno collaborato: Carmelo Ambra - Giuseppe Miraglia
Antonello Longo - Elisabetta Santoianni - Silvio De Grandi
Donatella Pinzone - Orazio Sciortino - Alfredo Torrisi
Chiuso in redazione il 27 Novembre 2005
Piazza S. Maria di Gesù n. 3 - 95124 - CATANIA
La viticoltura siciliana ha da sempre
assunto una importanza non secondaria
nell’intera economia isolana. Le migliaia
di aziende vitivinicole hanno bisogno
una puntuale e competente assistenza
per conseguire risultati in termini di qualità e tipicità dei prodotti.
L’Associazione dei produttori vitivinicoli con i suoi punti di riferimento organizzativo è a disposizione dei produttori
per una utile assistenza a favore dei
produttori.
Per ricevere utili informazioni potete
scrivere c/o
AIC Catania
Piazza Santa Maria di Gesù, 3
95124 CATANIA.
appena vinto lo scudetto, e uno di loro,
Giorgio Chinaglia, richiamato anzitempo
in panchina dal ct, lo mandò a quel paese in mondovisione. Al ritorno in patria
gli azzurri furono presi a pomidorate
e insultati dai tifosi che li aspettavano
all’aeroporto. Per Valcareggi, che aveva
ricevuto il Seminatore d’Oro nel 1956
come allenatore del Prato, e nel 1968
per aver condotto l’Italia al titolo europeo, le dimissioni furono inevitabili. Era
stato maestro del contropiede. La sua
nazionale ideale, dichiarò qualche tempo dopo, era cosi’ composta: Zoff, Burgnich, Facchetti, Bertini, Cera, Rosato,
Domenghini, Mazzola (Rivera), Anastasi, Capello, Riva. In azzurro sarebbe
stato tuttavia richiamato qualche anno
più tardi (responsabile della nazionale
di B prima, e delle rappresentative giovanili poi), dopo aver allenato Verona,
Roma, e Fiorentina.
A.R.
Amministratore: Alfredo Torrisi
Questo periodico viene spedito in: Australia, Argentina, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Olanda,
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Iscritto al ROC n. 4012 del 21-11-2001
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La Redazione