Fim: InfoTn fatta a pezzi, un «delitto

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Fim: InfoTn fatta a pezzi, un «delitto
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ECONOMIA
giovedì 9 maggio 2013
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G
l'Adige
La segretaria Anna Damiano e i rappresentanti
«Nelle altre regioni italiane - dal Friuli alla Lombardia,
aziendali: si svende un patrimonio di competenza
e in Alto Adige - le società sono state salvate per l’interesse
pubblica in nome di un risparmio tutt’altro che provato generale, Dellai ha voluto scegliere un’altra via. Perché?»
INFORMATICA
Fim: InfoTn fatta a pezzi, un «delitto»
La rsu Cisl lascia il tavolo dell’integrativo
«Pacher e Olivi ci devono dare una risposta»
TRENTO - C’è la Provincia che
fa spending review. A partire da
Informatica trentina.
C’è il mistero fitto del «piano»
Collini-Deloitte per la nuova InfoTn, atteso ormai da un anno
e sempre rinviato .
E c’è un sindacato, la Fim-Cisl
maggioritaria tra i 305 dipendenti della spa provinciale, che
non ci sta. E lunedì ha abbandonato il tavolo del contratto
integrativo: «Senza chiarezza
sul futuro, noi non firmiamo».
La segretaria Anna Damiano ha
chiesto un incontro chiarificatore con Olivi e Pacher, ed è
scandalizzata: «ln Informatica
ci sono alte competenze. C’è anche una miniera di dati pubblici - dalle biblioteche alla sanità
- che sono sensibili e non possono essere privatizzati».
I rappresentanti Fim nella rsu
di InfoTn parlano a una sola voce: «Informatica trentina è il sistema nervoso della pubblica
amministrazione. La cabina di
regia. Gestisce dati, comunicazioni, sinapsi, non solo della Pat
ma di tanti enti pubblici. Fu una
scelta lungimirante agganciarla alla Finsiel, entrando in un
circuito nazionale che ci ha fatto acquisire competenze. Ma
già nel 2001 si è cominciato a
parlare di privatizzazione, e già
allora il progetto fu fermato dalla Fim di Roberto Menegaldo.
Dare un bene pubblico in pasto
al mercato puro è un azzardo,
come si è visto con Sodalia».
I rappresentanti sindacali ribadiscono come InfoTn dia lavoro a molte aziende trentine: 23
dei 37 milioni di acquisti 2011
sono stati sul territorio. «Cre-
CONFINDUSTRIA
DA 40 A 90 ADDETTI «SCORPORABILI»
TRENTO - La segretaria Fim e i delegati rsu aziendali (da
sinistra, Anna Damiano, Devid Zanoni, Elio Sbrocchi, Daniela
Lucchetti, Gabriele Quercetani e Alessandra Toplicar) non
intendono difendere privilegi pubblici, ma mettono in
guardia: è un patrimonio pubblico che rischia di essere
disperso. Sui circa 300 dipendenti di InfoTn, 40 sono addetti
alla consulenza strategica per Provincia ed enti, al centro
servizi territoriali sono 200 in tutto (tra i 40 del data center, i
dedicati a progettazione e servizi, gli erogatori di servizi).
Nello staff a supporto una cinquantina, gli altri alla direzione
generale. 43 i part-time, 13%. L’azienda ha indicato una
forchetta tra 40 e 90 dipendenti «spacchettabili», tra domini
applicativi, esodi verso Trentino network e data center
condiviso. Scorpori parziali (leggi Dexit,Tn network) ne sono
stati fatti, ma non sono semplici, né di sicuro successo.
ando sinergie mentre il monopolio sterilizza la qualità», scandisce Anna Damiano, insinuando un dubbio: «Le competenze
interne poco richieste, le migliori pratiche non perseguite:
non è che qualcuno le inefficienze le vuole, per poi giustificare
lo spezzatino?».
«Il servizio informatico - continuano Zanoni, Sbrocchi, Lucchetti, Quercetani e Toplicar è come l’acquedotto: va monitorato costantemente, bisogna
intervenire subito sulle falle. A
noi ci legano le mani, forse perché la classe imprenditoriale
non vuole che cresciamo troppo. Forse perché si è scelto di
far crescere come funghi, alla
BEFFA
Solo per loro no aumenti
Pubblici, eppur metalmeccanici
TRENTO - Beffati, quelli di InfoTn, si sentono. Pubblici al
100%, unici «paraprovinciali» esclusi dagli aumenti, causa
decreto Monti, nonostante l’aumentino (150 euro in 2 anni) conquistato dai metalmeccanici a cui appartengono. Il
presidente Paolo Spagni li capisce: «I loro colleghi di spa
che fatturano al pubblico l’89%, grazie a qualche cliente
privato, prendono l’aumento, loro no. È comprensibile che
non siano felici, visto che noi per statuto facciamo il 100%
per gli enti pubblici». I sindacalisti Fim-Cisl: «Non si dovrebbe considerare solo i 57 milioni che costiamo, ma l’Iva e l’Irpef che grazie ai nostri contratti si producono per il territorio, e l’utile netto ripartito tra gli enti locali. Dall’aprile
2012 noi siamo in mano alla direzione generale Pat. Siamo
come ci vuole lei. E come decide il consiglio autonomie locali». Damiano: «Sul ritorno ai costi 2011, assorbendo il ccln,
con reperibilità, telelavoro, flessibilità part-time eravamo
pronti a sacrifici, fino al 10%. Ma non possiamo firmare senza chiarezza sul futuro. Il 15 ci sarà l’assemblea dei lavoratori. La salvaguardia dei posti post-spacchettamento non
ci basta. Ci sono professionalità da non buttare nel cestino».
faccia della spending review,
Trentino network, Ngn, Trento
rise. Nuove sigle super-sponsorizzate. Ma se ci tolgono il data
center, e i servizi tecnologici, e
i colleghi che si occupano di appalti e reti, che cosa rimane?
Con chi si interfacceranno i consultant strategici? Vogliono fare un consorzio per i servizi a
tutte le spa di sistema, tra società diversissime per funzione
e dimensioni, e non si è pensata la soluzione più logica: che
Informatica faccia da centro servizi per le spa cugine».
I 305 di InfoTn sono anche degli ircocervi, un po’ pubblici un
po’ privati. Iperprovinciali e insieme metalmeccanici: «Ci bloccano gli stipendi perché siamo
pubblici, e intanto siamo sotto
la spada di Damocle della privatizzazione. Siamo pronti a sacrifici, ma non ad essere trattati come un baraccone (costrui-
Via allo sblocco. Allarme pagamenti anche tra aziende, le banche non danno liquidità
Comuni, oltre 144 milioni dovuti alle imprese
enti locali, l’indicatore più vicino a una
misura dei pagamenti incagliati, L’Adige
a marzo aveva stimato i pagamenti arretrati dei Comuni trentini in 249 milioni. «Non ci sono dati precisi - afferma il
direttore di Confindustria Roberto Busato
- Molte delle nostre aziende, inoltre, hanno crediti con la pubblica amministrazione di fuori trentino. Ma il problema
forse più grave sono i ritardi dei pagamenti tra imprese, con le banche che
non concedono più liquidità».
Confindustria Trento, Assoimprenditori Alto Adige e la Federazione dell’Industria del Trentino Alto Adige hanno dedicato ieri a questi temi un convegno,
tenutosi presso la Cantina Rotari. Al cen-
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MEZZOCORONA - A livello nazionale la
stima più accreditata è quella della Banca d’Italia: i debiti della pubblica amministrazione con le imprese ammontano
a 90 miliardi di euro. In Trentino il problema è meno acuto, soprattutto grazie
ai pagamenti rapidi della Provincia. Nel
caso dei Comuni, invece, i ritardi ci sono. Secondo Confindustria Trento, la
stima più accreditata sui debiti con le
imprese dei Comuni trentini è quella
pubblicata dal Sole 24 Ore un mese fa:
144,2 milioni di euro.
In realtà il dato del quotidiano economico era riferito al solo capoluogo, quindi il totale è superiore a 144 milioni. Sempre basandosi sui residui passivi degli
tro dell’attenzione sia i debiti degli enti pubblici verso le imprese che i tempi
di pagamento tra aziende, alla luce delle ultime novità legislative, dalla norma
sui pagamenti a trenta giorni, compresa quella sui prodotti agroalimentari, al
decreto legge sullo sblocco dei debiti
della pubblica amministrazione. Su questo in particolare Francesca Brunori della direzione generale di Confindustria
ha spiegato cifre, 40 miliardi in due anni, e meccanismi, non tutti semplici e lineari.
«Lo sblocco dei debiti della pubblica
amministrazione è il volano per rimettere in moto l’economia - sostiene Busato - In Trentino la Provincia paga a 25
giorni. Il problema semmai è che i 25
giorni partono quando l’iter burocratico è finito ed è questo che è lungo». Certo, non c’è paragone con quanto accade nel resto d’Italia. «Una nostra impresa - racconta Busato - ha un grosso appalto con l’Azienda sanitaria di Napoli.
Viene pagata dopo due anni».
L’allarme però è anche per i pagamenti tra imprese. «È un fenomeno a catena
per cui aziende che hanno ordini e lavoro non hanno liquidità per pagare i
fornitori di materie prime. E le banche,
soprattutto quelle nazionali, hanno una
parte di colpa perché anche in questi
casi negano il credito, applicando parametri che non condividiamo». F. Ter.
FINANZA. De Vivo chiama l’ex socio, fondatore di Oltre Venture
Balbo presidente di Progressio sgr
MILANO Luciano
Balbo ha
assunto la
carica di
presidente
non operativo di Progressio
sgr, la società di gestione di
fondi di private equity partecipata da Isa e Fondazione Caritro, guidata dagli amministratori delegati Guido de Vivo e
Filippo Gaggini.
Balbo e de Vivo tornano così a
lavorare insieme a quasi 30 anni di distanza dall’esperienza
condivisa in Finnova (Sopaf).
Balbo, uno dei veterani del private equity in Italia, co-fonda-
tore di B&S private equity, continuerà comunque a occuparsi anche di Oltre Venture, il veicolo da lui lanciato per investire nel sociale.
L’esperienza di Balbo - sottolinea la società - servirà a Progressio «per rafforzare la professionalità del team di gestione, anche nell’ottica di un futuro fund-raising».
Al momento Progressio sta investendo il suo secondo fondo, che nel giugno 2011 ha raccolto 205 milioni e che attualmente è investito al 40%. La più
recente operazione, la terza, è
stato il secondary buyout di
Duplomatic Oleodinamica, rilevata da Axa private equity. Si
tratta di un’azienda milanese
(di Parabiago) che produce valvole, pompe e sistemi oleodi-
namici. Prima c’erano stati gli
ingressi in Jal Group (calzature di sicurezza) e nella famosa
e contestata (quassù in Trentino, in ambito cattolico, con
contraccolpi su Isa) Orocash
(compravendita di preziosi
usati)
Laureato in fisica all’Università di Milano, Balbo ha conseguito un mba all’Università
Bocconi. Nel 1988 è stato cofondatore di B&S private equity, uno dei principali operatori italiani. In precedenza aveva
ricoperto il ruolo di direttore
generale di Finnova (Sopaf
spa), prima società di venture
capital in Italia. Ha fondato anche Oltre Venture dopo un percorso in ambito sociale iniziato nel 2002 con la Fondazione
Oltre (Venture Philanthropy).
to peraltro dalla stessa Provincia) da trasformare in spezzatino. Le aziende informatiche di
sistema nelle altre Regioni - dal
Friuli alla Lombardia, e anche
in Alto Adige - sono state salvate come servizi di interesse generale. Quando gliel’abbiamo
fatto osservare, Dellai ci ha risposto che il Trentino non aveva nulla da imparare, che non
dovevamo far ridere galline e
polli. Ma noi vogliamo capire se
è una scelta trasparente o se è
dovuta a logiche clandestine:
non buttiamo via un tesoro per
tutti i cittadini. Non fateci diventare un capro espiatorio. La
fusione Trentino sviluppo-marketing, è stato un processo anche sindacalmente trasparente, solo per noi tutto è tenuto
sotto traccia». E sono pronti a
tornare in consiglio provinciale, per un blitz bis.
twitter: pgheconomiadige
ENERGIA
Divina: rilanciare
il settore fotovoltaico
ROMA - Sergio Divina,
vicepresidente del gruppo
senatoriale Lega Nord, si
schiera per il settore
fotovoltaico. «Con l’avvento
del V Conto energia (avviato
alla conclusione per quasi
esaurimento dei fondi), il
settore dell’energia
fotovoltaica italiano ha subito
una profonda mutazione,
perdendo migliaia di posti di
lavoro, con il drastico calo di
nuove installazioni.Tutto ciò è
dipeso dal deciso taglio sulle
incentivazioni. La richiesta
ora avanzata dall’Autorità
dell’Energia volta a scaricare
anche sull’autoproduzione di
energia degli oneri di rete
(costi di trasmissione,
dispacciamento e oneri di
sistema pari normalmente al
16,5% del costo del kWh in
bolletta) rischia di mandare
definitivamente al collasso il
comparto che ora è in Europa
la seconda realtà
continentale, dietro alla
Germania. Prevedere per i
prossimi 10 anni
incentivazioni a scalare per
l’installazione di sistemi
d’accumulo individuale
(ipotesi: dal 60% del costo
odierno d’acquisto fino a zero
nell’arco di 10 anni,
seguendo il fisiologico
abbattimento dei prezzi)
tramite la defiscalizzazione,
potrebbe essere una leva per
muovere milioni
d’investimenti e creare
migliaia di posti di lavoro.
Impegnermo il governo».