Fim: InfoTn fatta a pezzi, un «delitto
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Fim: InfoTn fatta a pezzi, un «delitto
8 ECONOMIA giovedì 9 maggio 2013 Redazione: 0461 886111 fax 0461 886263 email: [email protected] G l'Adige La segretaria Anna Damiano e i rappresentanti «Nelle altre regioni italiane - dal Friuli alla Lombardia, aziendali: si svende un patrimonio di competenza e in Alto Adige - le società sono state salvate per l’interesse pubblica in nome di un risparmio tutt’altro che provato generale, Dellai ha voluto scegliere un’altra via. Perché?» INFORMATICA Fim: InfoTn fatta a pezzi, un «delitto» La rsu Cisl lascia il tavolo dell’integrativo «Pacher e Olivi ci devono dare una risposta» TRENTO - C’è la Provincia che fa spending review. A partire da Informatica trentina. C’è il mistero fitto del «piano» Collini-Deloitte per la nuova InfoTn, atteso ormai da un anno e sempre rinviato . E c’è un sindacato, la Fim-Cisl maggioritaria tra i 305 dipendenti della spa provinciale, che non ci sta. E lunedì ha abbandonato il tavolo del contratto integrativo: «Senza chiarezza sul futuro, noi non firmiamo». La segretaria Anna Damiano ha chiesto un incontro chiarificatore con Olivi e Pacher, ed è scandalizzata: «ln Informatica ci sono alte competenze. C’è anche una miniera di dati pubblici - dalle biblioteche alla sanità - che sono sensibili e non possono essere privatizzati». I rappresentanti Fim nella rsu di InfoTn parlano a una sola voce: «Informatica trentina è il sistema nervoso della pubblica amministrazione. La cabina di regia. Gestisce dati, comunicazioni, sinapsi, non solo della Pat ma di tanti enti pubblici. Fu una scelta lungimirante agganciarla alla Finsiel, entrando in un circuito nazionale che ci ha fatto acquisire competenze. Ma già nel 2001 si è cominciato a parlare di privatizzazione, e già allora il progetto fu fermato dalla Fim di Roberto Menegaldo. Dare un bene pubblico in pasto al mercato puro è un azzardo, come si è visto con Sodalia». I rappresentanti sindacali ribadiscono come InfoTn dia lavoro a molte aziende trentine: 23 dei 37 milioni di acquisti 2011 sono stati sul territorio. «Cre- CONFINDUSTRIA DA 40 A 90 ADDETTI «SCORPORABILI» TRENTO - La segretaria Fim e i delegati rsu aziendali (da sinistra, Anna Damiano, Devid Zanoni, Elio Sbrocchi, Daniela Lucchetti, Gabriele Quercetani e Alessandra Toplicar) non intendono difendere privilegi pubblici, ma mettono in guardia: è un patrimonio pubblico che rischia di essere disperso. Sui circa 300 dipendenti di InfoTn, 40 sono addetti alla consulenza strategica per Provincia ed enti, al centro servizi territoriali sono 200 in tutto (tra i 40 del data center, i dedicati a progettazione e servizi, gli erogatori di servizi). Nello staff a supporto una cinquantina, gli altri alla direzione generale. 43 i part-time, 13%. L’azienda ha indicato una forchetta tra 40 e 90 dipendenti «spacchettabili», tra domini applicativi, esodi verso Trentino network e data center condiviso. Scorpori parziali (leggi Dexit,Tn network) ne sono stati fatti, ma non sono semplici, né di sicuro successo. ando sinergie mentre il monopolio sterilizza la qualità», scandisce Anna Damiano, insinuando un dubbio: «Le competenze interne poco richieste, le migliori pratiche non perseguite: non è che qualcuno le inefficienze le vuole, per poi giustificare lo spezzatino?». «Il servizio informatico - continuano Zanoni, Sbrocchi, Lucchetti, Quercetani e Toplicar è come l’acquedotto: va monitorato costantemente, bisogna intervenire subito sulle falle. A noi ci legano le mani, forse perché la classe imprenditoriale non vuole che cresciamo troppo. Forse perché si è scelto di far crescere come funghi, alla BEFFA Solo per loro no aumenti Pubblici, eppur metalmeccanici TRENTO - Beffati, quelli di InfoTn, si sentono. Pubblici al 100%, unici «paraprovinciali» esclusi dagli aumenti, causa decreto Monti, nonostante l’aumentino (150 euro in 2 anni) conquistato dai metalmeccanici a cui appartengono. Il presidente Paolo Spagni li capisce: «I loro colleghi di spa che fatturano al pubblico l’89%, grazie a qualche cliente privato, prendono l’aumento, loro no. È comprensibile che non siano felici, visto che noi per statuto facciamo il 100% per gli enti pubblici». I sindacalisti Fim-Cisl: «Non si dovrebbe considerare solo i 57 milioni che costiamo, ma l’Iva e l’Irpef che grazie ai nostri contratti si producono per il territorio, e l’utile netto ripartito tra gli enti locali. Dall’aprile 2012 noi siamo in mano alla direzione generale Pat. Siamo come ci vuole lei. E come decide il consiglio autonomie locali». Damiano: «Sul ritorno ai costi 2011, assorbendo il ccln, con reperibilità, telelavoro, flessibilità part-time eravamo pronti a sacrifici, fino al 10%. Ma non possiamo firmare senza chiarezza sul futuro. Il 15 ci sarà l’assemblea dei lavoratori. La salvaguardia dei posti post-spacchettamento non ci basta. Ci sono professionalità da non buttare nel cestino». faccia della spending review, Trentino network, Ngn, Trento rise. Nuove sigle super-sponsorizzate. Ma se ci tolgono il data center, e i servizi tecnologici, e i colleghi che si occupano di appalti e reti, che cosa rimane? Con chi si interfacceranno i consultant strategici? Vogliono fare un consorzio per i servizi a tutte le spa di sistema, tra società diversissime per funzione e dimensioni, e non si è pensata la soluzione più logica: che Informatica faccia da centro servizi per le spa cugine». I 305 di InfoTn sono anche degli ircocervi, un po’ pubblici un po’ privati. Iperprovinciali e insieme metalmeccanici: «Ci bloccano gli stipendi perché siamo pubblici, e intanto siamo sotto la spada di Damocle della privatizzazione. Siamo pronti a sacrifici, ma non ad essere trattati come un baraccone (costrui- Via allo sblocco. Allarme pagamenti anche tra aziende, le banche non danno liquidità Comuni, oltre 144 milioni dovuti alle imprese enti locali, l’indicatore più vicino a una misura dei pagamenti incagliati, L’Adige a marzo aveva stimato i pagamenti arretrati dei Comuni trentini in 249 milioni. «Non ci sono dati precisi - afferma il direttore di Confindustria Roberto Busato - Molte delle nostre aziende, inoltre, hanno crediti con la pubblica amministrazione di fuori trentino. Ma il problema forse più grave sono i ritardi dei pagamenti tra imprese, con le banche che non concedono più liquidità». Confindustria Trento, Assoimprenditori Alto Adige e la Federazione dell’Industria del Trentino Alto Adige hanno dedicato ieri a questi temi un convegno, tenutosi presso la Cantina Rotari. Al cen- A3042098 MEZZOCORONA - A livello nazionale la stima più accreditata è quella della Banca d’Italia: i debiti della pubblica amministrazione con le imprese ammontano a 90 miliardi di euro. In Trentino il problema è meno acuto, soprattutto grazie ai pagamenti rapidi della Provincia. Nel caso dei Comuni, invece, i ritardi ci sono. Secondo Confindustria Trento, la stima più accreditata sui debiti con le imprese dei Comuni trentini è quella pubblicata dal Sole 24 Ore un mese fa: 144,2 milioni di euro. In realtà il dato del quotidiano economico era riferito al solo capoluogo, quindi il totale è superiore a 144 milioni. Sempre basandosi sui residui passivi degli tro dell’attenzione sia i debiti degli enti pubblici verso le imprese che i tempi di pagamento tra aziende, alla luce delle ultime novità legislative, dalla norma sui pagamenti a trenta giorni, compresa quella sui prodotti agroalimentari, al decreto legge sullo sblocco dei debiti della pubblica amministrazione. Su questo in particolare Francesca Brunori della direzione generale di Confindustria ha spiegato cifre, 40 miliardi in due anni, e meccanismi, non tutti semplici e lineari. «Lo sblocco dei debiti della pubblica amministrazione è il volano per rimettere in moto l’economia - sostiene Busato - In Trentino la Provincia paga a 25 giorni. Il problema semmai è che i 25 giorni partono quando l’iter burocratico è finito ed è questo che è lungo». Certo, non c’è paragone con quanto accade nel resto d’Italia. «Una nostra impresa - racconta Busato - ha un grosso appalto con l’Azienda sanitaria di Napoli. Viene pagata dopo due anni». L’allarme però è anche per i pagamenti tra imprese. «È un fenomeno a catena per cui aziende che hanno ordini e lavoro non hanno liquidità per pagare i fornitori di materie prime. E le banche, soprattutto quelle nazionali, hanno una parte di colpa perché anche in questi casi negano il credito, applicando parametri che non condividiamo». F. Ter. FINANZA. De Vivo chiama l’ex socio, fondatore di Oltre Venture Balbo presidente di Progressio sgr MILANO Luciano Balbo ha assunto la carica di presidente non operativo di Progressio sgr, la società di gestione di fondi di private equity partecipata da Isa e Fondazione Caritro, guidata dagli amministratori delegati Guido de Vivo e Filippo Gaggini. Balbo e de Vivo tornano così a lavorare insieme a quasi 30 anni di distanza dall’esperienza condivisa in Finnova (Sopaf). Balbo, uno dei veterani del private equity in Italia, co-fonda- tore di B&S private equity, continuerà comunque a occuparsi anche di Oltre Venture, il veicolo da lui lanciato per investire nel sociale. L’esperienza di Balbo - sottolinea la società - servirà a Progressio «per rafforzare la professionalità del team di gestione, anche nell’ottica di un futuro fund-raising». Al momento Progressio sta investendo il suo secondo fondo, che nel giugno 2011 ha raccolto 205 milioni e che attualmente è investito al 40%. La più recente operazione, la terza, è stato il secondary buyout di Duplomatic Oleodinamica, rilevata da Axa private equity. Si tratta di un’azienda milanese (di Parabiago) che produce valvole, pompe e sistemi oleodi- namici. Prima c’erano stati gli ingressi in Jal Group (calzature di sicurezza) e nella famosa e contestata (quassù in Trentino, in ambito cattolico, con contraccolpi su Isa) Orocash (compravendita di preziosi usati) Laureato in fisica all’Università di Milano, Balbo ha conseguito un mba all’Università Bocconi. Nel 1988 è stato cofondatore di B&S private equity, uno dei principali operatori italiani. In precedenza aveva ricoperto il ruolo di direttore generale di Finnova (Sopaf spa), prima società di venture capital in Italia. Ha fondato anche Oltre Venture dopo un percorso in ambito sociale iniziato nel 2002 con la Fondazione Oltre (Venture Philanthropy). to peraltro dalla stessa Provincia) da trasformare in spezzatino. Le aziende informatiche di sistema nelle altre Regioni - dal Friuli alla Lombardia, e anche in Alto Adige - sono state salvate come servizi di interesse generale. Quando gliel’abbiamo fatto osservare, Dellai ci ha risposto che il Trentino non aveva nulla da imparare, che non dovevamo far ridere galline e polli. Ma noi vogliamo capire se è una scelta trasparente o se è dovuta a logiche clandestine: non buttiamo via un tesoro per tutti i cittadini. Non fateci diventare un capro espiatorio. La fusione Trentino sviluppo-marketing, è stato un processo anche sindacalmente trasparente, solo per noi tutto è tenuto sotto traccia». E sono pronti a tornare in consiglio provinciale, per un blitz bis. twitter: pgheconomiadige ENERGIA Divina: rilanciare il settore fotovoltaico ROMA - Sergio Divina, vicepresidente del gruppo senatoriale Lega Nord, si schiera per il settore fotovoltaico. «Con l’avvento del V Conto energia (avviato alla conclusione per quasi esaurimento dei fondi), il settore dell’energia fotovoltaica italiano ha subito una profonda mutazione, perdendo migliaia di posti di lavoro, con il drastico calo di nuove installazioni.Tutto ciò è dipeso dal deciso taglio sulle incentivazioni. La richiesta ora avanzata dall’Autorità dell’Energia volta a scaricare anche sull’autoproduzione di energia degli oneri di rete (costi di trasmissione, dispacciamento e oneri di sistema pari normalmente al 16,5% del costo del kWh in bolletta) rischia di mandare definitivamente al collasso il comparto che ora è in Europa la seconda realtà continentale, dietro alla Germania. Prevedere per i prossimi 10 anni incentivazioni a scalare per l’installazione di sistemi d’accumulo individuale (ipotesi: dal 60% del costo odierno d’acquisto fino a zero nell’arco di 10 anni, seguendo il fisiologico abbattimento dei prezzi) tramite la defiscalizzazione, potrebbe essere una leva per muovere milioni d’investimenti e creare migliaia di posti di lavoro. Impegnermo il governo».