Diapositiva 1
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Il Profilo di Comunità come strumento per l’Integrazione sociosanitaria: potenzialità e limiti Maurizio Marceca Prof. Associato di Igiene presso il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive La presente relazione è stata predisposta in collaborazione con il Dott. Antonio Fortino Ministero della Salute, capo della Segreteria Tecnica del Ministro e la il Dott.ssa Nicoletta Bertozzi Azienda USL di Cesena che si ringraziano cos’è il Profilo di Comunità un documento, finalizzato a orientare le decisioni relative alle Politiche per la salute, con il quale una Comunità locale - di norma circoscritta a livello di Distretto - “oltre che oggetto di valutazione è anche soggetto partecipe della valutazione stessa, nonché apportatrice di risorse culturali, sociali, educative, etc. che influiscono sul benessere e sulla salute”. Fortino A., Bellentani MD., Bugliari Armenio L. Glossario sull’integrazione sociosanitaria, parte della Raccomandazione SIQUAS (in corso di divulgazione) a che serve il Profilo di Comunità rappresenta uno strumento di lettura e di analisi dei bisogni di salute della popolazione, essenziale per poter individuare i problemi prioritari di salute di una comunità e orientare la programmazione sociosanitaria. i presupposti culturali del Profilo di Comunità in accordo con diversi documenti pubblicati dalla WHO, viene riconosciuto che le dimensioni della salute sono molteplici e che sono fortemente influenzate dai ‘determinanti sociali della salute’, anziché essere il solo prodotto di un intervento terapeutico essenzialmente sanitario. Il riconoscimento del PdC nel Piano della Prevenzione 2010-12 è quindi segno del profondo cambiamento dei paradigmi di riferimento nella Sanità Pubblica. una pluralità di attori coinvolti tre aree tra loro interconnesse e che devono dialogare strettamente: area politica: Comuni del Distretto, Provincia, Comunità Montane, etc. area tecnico-professionale: ASL/Distretto, Ente Gestore dei Servizi Sociali, ARPA, Scuola, Università, etc. area della società civile: Associazionismo, Volontariato, Organizzazioni sindacali e di categoria (i cosiddetti ‘cittadini competenti’), etc. la centralità della comunità dalla Carta di Ottawa (1986) ad oggi sono state promosse azioni strategiche - tanto a livello globale che locale (l’approccio ‘glocal’) - volte a promuovere la partecipazione delle comunità verso l’assunzione di decisioni atte a sviluppare l’autodeterminazione di scelte favorevoli per la propria salute, a garantire i mezzi e la concertazione tra le parti, a tutelare l’ambiente, a ri-orientare i servizi sanitari verso la promozione della salute con modalità intersettoriali. la filosofia di questo approccio più una comunità è ‘competente’ rispetto al suo stato di salute, più le azioni saranno partecipate, efficaci e i risultati di queste sostenibili; eventuali nuovi comportamenti diventeranno parte della cultura di questa comunità. Il Profilo di comunità aumenta infatti la conoscenza della comunità locale non solo sui propri bisogni, ma anche sulle proprie risorse, ponendola al centro come soggetto portatore di bisogni, ma anche di soluzioni e interventi la base informativa del Profilo di Comunità per la costruzione di un profilo sono necessari due tipologie di dati: quantitativi: si riferiscono a indicatori misurabili in grado di determinare la grandezza di un problema o di un aspetto di salute e la sua significatività statistica. Sono ottenuti da censimenti, statistiche demografiche, flussi informativi sanitari correnti (PS, SDO, ISTAT), sistemi di sorveglianza, registri di patologia, indagini ad hoc o altre fonti locali; come noto, l’ambito territoriale è purtroppo, nell’organizzazione sanitaria, quello che presenta più lacune e ritardi nell’avvio e consolidamento di sistemi informativi correnti affidabili. la base informativa del Profilo di Comunità qualitativi: raccolgono le opinioni della comunità al fine di aggiungere significato ai numeri o suggerire aree di bisogni non emersi. La ricerca qualitativa offre un importante contributo per valutare le motivazioni dei fenomeni all’interno delle Comunità locali. I dati qualitativi vengono raccolti attraverso focus group, interviste a persone chiave dell’informazione, sondaggi d’opinione, analisi dei locali, expertise del personale… le potenzialità del Profilo di Comunità il Profilo di Comunità può consentire di: offrire informazioni sullo stato di salute di una popolazione identificare i principali problemi di salute individuare le aree prioritarie di intervento fornire le possibili strategie di intervento evidence-based contribuire al monitoraggio dell’efficacia delle azioni intraprese a chi serve e per cosa alla Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria, per la: partecipazione locale a priorità anche aziendali individuazione di best-practices / aree di bisogni particolari ai Direttori ed operatori dei Distretti Sanitari, per la: pianificazione razionale interventi presa di contatto con la comunità e costruzione di un rapporto di fiducia valutazione efficacia degli interventi a chi serve e per cosa agli Enti Locali (Provincia/Comuni), per la: partecipazione e governo alle/delle scelte in sanità alla Popolazione generale (cittadini competenti), per la: co-determinazione delle scelte in sanità il Profilo di Comunità e l’integrazione sociosanitaria L’integrazione sociosanitaria rappresenta quell’area di cointeresse e collaborazione che vede la partecipazione, sia in fase analitica che programmatoria e gestionale, delle istituzioni sanitarie (nello specifico il Distretto) e delle istituzioni/amministrazioni locali (nello specifico i Comuni/Comunità o, nel caso di grandi città, i Municipi). In questo senso può essere lo strumento più indicato per precedere e accompagnare documenti di programmazione di interventi quali il Programma per le Attività Territoriali, il Piano di Zona o il Piano Attuativo Locale i territori di utilizzo del Profilo di Comunità Le realtà italiane che da più tempo lavorano al tema del community assessment attraverso la realizzazione di Profili sono l’Emilia-Romagna, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana e il Trentino, con esperienze sia a livello regionale, che di singola ASL o Distretto. il Profilo di Comunità in Emilia-Romagna Diffusione, nel maggio del 2008, delle Indicazioni per la costruzione del Profilo di Comunità, con: - Obiettivi e presupposti - Alcune indicazioni metodologiche - Indice del PdC - Impostazione singole parti con: obiettivi, quesiti e Indicatori (prioritari e integrativi) - Servizi, risorse informali, domanda espressa e soddisfatta - Il territorio tra bisogni e risorse: principali tendenze e criticità - Proposta di indicatori di sintesi per il confronto tra territori e diacronico l’esperienza cesenate (2008) [ 197.000 abitanti in 15 comuni ] L’Indice del PdC: - Il contesto locale - I bisogni e le risorse della Comunità - Qualità della vita percepita e stili di vita - Le principali malattie e cause di morte - Ambiente di vita e di lavoro limiti/criticità alla definizione e all’utilizzo del Profilo di Comunità la disponibilità di dati sui bisogni (soprattutto “nascosti”) anziché sulle prestazioni la variabilità geografica, sia a livello interregionale che intraregionale la collaborazione tra Enti diversi spesso portatori di diverse ‘culture’ ed approcci la capacità di leggere in modo integrato i dati disponibili (che presuppone anche, da parte degli operatori di Sanità Pubblica, una formazione essenzialmente statistico-epidemiologica) limiti/criticità alla definizione e all’utilizzo del Profilo di Comunità la necessità di una formazione adeguata (in particolare alla intersettorialità, alla multiprofessionalità e al lavoro di gruppo) la capacità di attivare processi in grado di individuare le priorità e di orientare realmente le decisioni e le azioni conseguenti la capacità di attivare la ‘sussidiarietà orizzontale’ la disponibilità ad assumere come mandato istituzionale l’ ‘accountability’ promozione o bocciatura ? Malgrado le difficoltà tecniche (in particolare legate alla possibilità di disporre di dati quantitativi affidabili), l’impegno prolungato e la fatica di individuare e coordinare tanti attori diversificati in un clima collaborativo, il PdC sembra poter: alimentare l’empowerment dei cittadini fornire una visione allargata, integrata e condivisa dei bisogni di salute di una comunità scoprire e valorizzare le risorse in essa presenti indirizzarne le politiche per la salute, in una prospettiva di integrazione sociosanitaria e intersettoriale creare e/o rafforzare le reti favorire l’accountability promozione… in poche parole: produrre più salute ! … ma quanto ci credono i direttori e dirigenti di Distretto ?