appiattimento della colonna lombare

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appiattimento della colonna lombare
PRINCIPI
DI BIOMECCANICA
Lezione 1 B
Fondamenti di biomeccanica della colonna vertebrale
applicati alla visita medica in azienda
Il ruolo della colonna vertebrale
In un buon progetto meccanico, oltre a predisporre la parte strutturale
e gli attuatori del movimento, è opportuno inserire degli artefatti di
sicurezza che provvedono alla protezione del sistema stesso dagli
eccessi: come i limitatori proporzionali ed i fine corsa, garantendo la
stabilità in condizioni limite.
Nel sistema rachideo questi sistemi sono presenti in modo massiccio e
fra i più importanti è utile rammentare:

articolazioni interapofisarie tra le faccette articolari: costituiscono
delle diartrosi planiformi, il cui unico movimento permesso è quello
di un moderato scivolamento e contribuiscono a guidare e a
limitare il movimento relativo tra i corpi vertebrali ( in VITRO, nel
preparato anatomico, l'ablazione delle articolari permette un
aumento della rotazione del 150%);
Il ruolo della colonna vertebrale

disco intervertebrale: con la sua stessa struttura, ripartita in nucleo
polposo ed anello fibroso, costituisce un sistema di controllo della
flessione del rachide attivando dei meccanismi d'irrigidimento col
progredire della deformazione;

legamenti: il legamento longitudinale anteriore e quello posteriore
rinforzano le articolazioni rachidee riducendone la labilità; il
legamento giallo, l'interspinoso ed il sopraspinoso svolgono una
funzione di collegamento non rigido tra le parti, consentendo, ma
limitando, i movimenti, attraverso lo sviluppo di contrasti crescenti
con gli spostamenti. I legamenti sono coadiuvati, nella loro
strategia funzionale, dai muscoli. Infatti, essi non agiscono in modo
puramente passivo, bensì inducono, attraverso i noti sistemi di retroazione quelle contrazioni muscolari riflesse che garantiscono
un'azione attiva sinergica ai fine-corsa legamentosi.
Il ruolo della colonna vertebrale
In conclusione, si evidenziano nel rachide tre funzioni armonizzate:

strutturale

movimentazione

controllo passivo
In situazioni particolari (postura statica con rilassamento muscolare) è
possibile raggiungere condizioni d'equilibrio che coinvolgono solo i
componenti rachidei strutturali e di controllo.
In tutti gli altri casi, l’equilibrio statico o dinamico è raggiunto solo
coinvolgendo tutti i costituenti rachidei, in un complesso stato di
sollecitazione indotto, per date situazioni d'assetti e geometrie, dal
complesso di forze, esterne ed interne, agenti sul corpo in questione.
Per fissare le idee si pensi ad un soggetto che, in piedi e a gambe tese,
esegua il massimo movimento di flessione anteriore.
Il ruolo della colonna vertebrale
E’ possibile giungere ad una situazione d'equilibrio del rachide,
stabilizzato soltanto dall’azione passiva dei legamenti rachidei
(situazione di fine-corsa!) vincolati alle pelvi (base di riferimento).
Per il raddrizzamento occorrerà attivare nell’ordine i seguenti muscoli:

glutei

lombari

dorsali
(con gradito contributo degli addominali per la generazione della
pressione intra-addominale).
Il ruolo dei muscoli addominali
sul carico della colonna vertebrale
Il giusto equilibrio, nella corretta statica della colonna, è assicurato
dall’azione sinergica della muscolatura. L’azione coordinata dei
gruppi muscolari anteriori e posteriori è indispensabile per ottenere un
corretto allungamento della colonna. Esso interessa in modo
preminente i segmenti più mobili del rachide stesso, cioè i tratti
cervicale e lombare.
La curva a concavità posteriore, presente nel tratto lombare, è
determinata dai muscoli che operano sul bacino, i quali si comportano
come una coppia di forze che possono agire sia sinergicamente e sia
in senso deformante o correttivo. Nel primo caso concorrono a
equilibrare fisiologicamente il bacino, ma quando una delle due
coppie prevale sull’altra si ha un aumento oppure una riduzione
dell’inclinazione bacino rispetto alla posizione ritenuta normale.
Il ruolo dei muscoli addominali
sul carico della colonna vertebrale
Ne conseguono nella prima circostanza iperlordosi, nella seconda
appiattimento della colonna lombare.

I muscoli che in stazione eretta provocano l’anteroversione del
bacino e quindi che, se ipertrofici e senza degli adeguati
antagonisti, concorrono a far assumere al soggetto un
atteggiamento iperlordosico sono: i muscoli lombari, il retto
anteriore, il tensore della fascia lata, il sartorio, l’ileo-psoas, gli
adduttori medio e piccolo.

I muscoli che invece, sempre riferendosi alla stazione eretta,
determinano la retroversione del bacino e quindi un allineamento
della colonna lombare, sono: il trasverso, gli obliqui interno ed
esterno, il retto addominale, il grande gluteo, il bicipite femorale, il
semitendinoso, il semimembranoso, il grande adduttore.
Il ruolo dei muscoli addominali
sul carico della colonna vertebrale
In particolare, riferendosi allo studio che si vuole andare ad effettuare, i
muscoli della parete addominale (trasverso, obliqui interno ed esterno,
retto addominale) hanno una notevole importanza nel mantenimento
dell’equilibrio vertebrale e nella diminuzione delle sollecitazioni subite
dal rachide lombo-sacrale.

Il muscolo trasverso origina dalle ultime sei coste, dai processi spinosi
delle vertebre lombari e dalla cresta iliaca per andare ad inserirsi
sulla linea alba, attraversando orizzontalmente l’addome; tende ad
agire come una cintura, comprimendo i visceri addominali tende ad
avvicinare il pube alle coste.

I muscoli obliqui interno ed esterno originano dalle ultime otto coste
e dai processi spinosi delle vertebre lombari e vanno a inserirsi sulla
cresta iliaca. La loro funzione consiste nell’inclinare lateralmente la
colonna vertebrale e ruotare il torace dalla parte opposta; inoltre
permette di innalzare e flettere il bacino verso le coste.
Il ruolo dei muscoli addominali
sul carico della colonna vertebrale

Il muscolo retto dell’addome che proviene dalla quinta, sesta e
settima costa per inserirsi sul pube, flette la porzione toracica e
lombare della colonna vertebrale e alza il bacino.
Un adeguato sviluppo di questi muscoli può quindi determinare:

minori sollecitazioni a carico del rachide lombare: infatti una
muscolatura addominale ben sviluppata permette, durante azioni
di carico o si sollevamento si pesi, di diminuire del 30% il carico sulla
zona lombare

diminuzione di algie del rachide, soprattutto quelle in cui uno dei
fattori predisponenti può essere l’iperlordosi e quindi nella
lombalgia, nella spondilolistesi e nella sindrome delle faccette;

ridotta ptosi viscerale (rilasciamento della parete addominale).