Il punto o punto fermo / . / è il segno di punteggiatura più forte. Indica

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Il punto o punto fermo / . / è il segno di punteggiatura più forte. Indica
Il punto o punto fermo /
. / è il segno di punteggiatura più forte. Indica una pausa lunga o uno stacco netto e quindi si pone alla
fine di una frase di senso compiuto o di un periodo:
Era una bella giornata di luglio. Il sole brillava alto nel cielo e Paolo aveva deciso di uscire con Laura. Fin
dalla sera precedente aveva preparato la bicicletta e tutto il necessario per stare fuori fino al tramonto.
(M. Paolino)
Il punto si usa anche: nelle abbreviazioni: ecc., 'eccetera', seg. o s., 'seguente', pag. o p., 'pagina',
pagg. o pp., 'pagine', cfr., 'confronta', e nelle sigle: C.C., 'Corpo Consolare', D.L., 'Decreto Legge', d.d.l.,
'disegno di legge'. Nel caso di alcune sigle molto diffuse il punto viene omesso: CONI, 'Comitato Olimpico
Nazionale Italiano', CONSOB, 'Commissione Nazionale per le Società e la Borsa'.
La virgola
La virgola / , / indica una pausa breve. Di solito si usa:
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nelle enumerazioni e nelle descrizioni, tranne che per l'ultimo elemento dell'elenco o della
descrizione che è preceduto non dalla virgola ma dalla congiunzione e: "Ho bisogno di
pane, burro, olio e frutta";
nelle frasi coordinate per asindeto, cioè senza l'uso della congiunzione e: "Il nonno è
originario di Roma, la nonna invece è nata a Napoli". Anche in questo caso, se le frasi
collegate per asindeto sono più di due, l'ultima è preceduta dalla congiunzione e: "Si
alzò, si lavò in fretta, si truccò il viso, fece una rapida colazione e uscì";
quando ci si rivolge a qualcuno interpellandolo: "Paolo, ricordati di andare a trovare la
zia"; "Ricordati, Paolo, di andare a trovare la zia";
prima e dopo un inciso: "Bernardo, lo zio di Laura, è ingegnere"; "L'uomo, preoccupato e
teso per l'incertezza della situazione, non riusciva a spiccare parola"; "Quel locale,
dicono, è piuttosto malfamato";
per separare una proposizione da una coordinata introdotta dalle congiunzioni ma, però,
tuttavia, anzi: "Non sto bene, ma devo partire lo stesso"; "Non ho notizie di Paolo, anzi
non lo sento da due settimane";
per separare dalla proposizione reggente una frase subordinata introdotta da benché,
sebbene, anche se, per quanto, poiché, giacché, quando, mentre, se (con valore
ipotetico): "Ti ho preparato un bel regalo, anche se non te lo meriti". Con le altre
congiunzioni subordinanti, la virgola tra reggente e subordinata, un tempo normale, oggi
non è più in uso. Le interrogative indirette e le proposizioni soggettive e oggettive, poi, la
rifiutano decisamente. In taluni casi, con le subordinate relative, la virgola svolge una
particolare funzione distintiva e, quindi, la sua assenza o presenza può modificare
sostanzialmente il senso di una frase: "I ragazzi che non lo conoscevano sono stati
conquistati dalla sua simpatia (= non tutti i ragazzi, ma solo quelli che non lo
conoscevano)"; "I ragazzi, che non lo conoscevano, sono stati conquistati dalla sua
simpatia (= nessuno dei ragazzi presenti lo conosceva)".
Il punto e virgola
Il punto e virgola / ; / segna una pausa meno forte del punto e più forte della virgola. Si usa:
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in alternativa al punto, per separare due o più frasi o periodi collegati da una continuità
di contenuto:
Come il cane che scorta una mandra di porci, corre or qua or là a quei che si sbandano;
ne addenta uno per un orecchio, e lo tira in ischiera; ne spinge un altro col muso; abbaia
a un altro che esce di fila in quel momento; così il pellegrino acciuffa un di coloro, che già
toccava la soglia, e lo strappa indietro; caccia indietro col bordone uno e un altro che
s'avviavan da quella parte; grida agli altri che corron qua e là, senza saper dove; tanto
che li raccozzò tutti nel mezzo del cortiletto. (A. Manzoni)
in alternativa alla virgola, nelle enumerazioni e negli elenchi, quando i singoli elementi
sono accompagnati da un'apposizione o da un'espansione più o meno lunga:
Nel buio, l'uomo scorse un bambino, alto e robusto per la sua età; una donna vestita
malamente di stracci; una ragazzina che poteva avere sì e no quindici anni; e, infine, un
vecchio, che pareva il diavolo in persona. (A. Sperelli)
I due punti
I due punti / : / indicano che le parole che seguono sono una conseguenza o una spiegazione di
quello che è stato detto prima. Perciò si usano:
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per introdurre un elenco: "Paolo legge di tutto: novelle, racconti, romanzi, saggi e anche
fumetti";
per introdurre un esempio o una citazione: in questa funzione i due punti sono spesso
usati in questo libro;
per introdurre un discorso diretto: «La donna allora ribatté: "Noi non sappiamo nulla!"»;
per introdurre una precisazione o una spiegazione: "Sognava una sola cosa: viaggiare
per il mondo"; "I primi arrivati corsero alla porta della chiesa: era serrata". (A. Manzoni)
Il punto esclamativo
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Il punto esclamativo / ! / indica l'intonazione discendente della voce nelle frasi
esclamative: "Che bella sorpresa!"; "Quanto tempo è passato!". Segna anche un ordine o
una esortazione: "Vieni qui!"; "Ubbidisci alla mamma!". Infine, si usa dopo le interiezioni:
"Ahimè!", "Uffa!". etti";
per introdurre un esempio o una citazione: in questa funzione i due punti sono spesso
usati in questo libro;
per introdurre un discorso diretto: «La donna allora ribatté: "Noi non sappiamo nulla!"»;
per introdurre una precisazione o una spiegazione: "Sognava una sola cosa: viaggiare
per il mondo"; "I primi arrivati corsero alla porta della chiesa: era serrata". (A. Manzoni)
Il punto interrogativo
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Il punto interrogativo / ? / indica il tono ascendente della voce tipico delle frasi che esprimono
una domanda diretta: "Chi sei?". I puntini di sospensione
I puntini di sospensione / ... / si usano, nel numero fisso di tre, per indicare:
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l'interruzione di un discorso che viene lasciato in sospeso, per imbarazzo, per reticenza o per
convenienza: "Non vorrei dire, ma quel ragazzo..."; "Un modo ci sarebbe, se tu fossi
d'accordo...";
l'interruzione di una enumerazione che potrebbe continuare, ma che si ritiene inutile
completare: "L'uomo era vestito come se dovesse andare al Polo. Una volta al caldo, decise di
spogliarsi: si levò i guanti, il berretto di lana, il paraorecchi, la sciarpa, il cappotto...". (A.
Consolandi)
I puntini di sospensione si usano anche nelle citazioni per indicare l'omissione di un passo. Per
evitare equivoci, i puntini vengono per lo più messi tra parentesi tonde o quadre: (...) oppure
[...]:
Alessandro Manzoni, nel Capitolo secondo del romanzo, delinea un rapido ritratto dell'aspetto
fisico e dell'abbigliamento di Lucia. Scrive, infatti, Manzoni: «I neri e giovanili capelli, spartiti
sopra la fronte, con una bianca e sottile dirizzatura, si ravvolgean, dietro il capo, in cerchi
molteplici di trecce, trapassate da lunghi spilli d'argento, che si dividevano all'intorno [...]
Intorno al collo aveva un vezzo di granati alternati con bottoni d'oro a filigrana: portava un bel
busto di broccato a fiori; [...] una corta gonnella [...] due calze vermiglie, due pianelle di seta
[...]». (A. Serristori)
- Il trattino
Il trattino / - / si usa:
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per collegare due parole che vengono accostate tra loro ma che non formano un
composto stabile: l'aereo Milano-Roma; la partita Inter-Milan; una soluzione anti-crisi;
per indicare, come segno dell'a capo, l'interruzione di una parola a fine di riga (nei testi
scritti a mano il trattino è raddoppiato: /=/).
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Le virgolette
Le virgolette - basse /« »/, alte / " " / o semplici (apici) / ' ' / - si usano, sempre in coppia:
per delimitare un discorso diretto:
L'uomo allora disse: "Non ne posso più. Pensateci voi";
per delimitare una citazione in cui si riportano le parole precise di qualcuno:
Manzoni scrive che Don Abbondio non era un "cuor di leone";
per introdurre in un testo il nome - la testata - di un giornale o di una rivista o il nome
proprio di una nave:
Il bando di concorso è pubblicato anche sulla "Gazzetta dello Sport". La turbonave
"Michelangelo" è salpata per una crociera;
per mettere in evidenza che una parola o un gruppo di parole sono usati in un significato
particolare, per esempio in senso ironico o allusivo o metaforico:
Grazie, ma dei tuoi "servizi" faccio volentieri a meno.
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Le lineette
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Le lineette / - - / si usano, talora, al posto delle virgolette, per introdurre il discorso diretto
quando è scandito in battute di dialogo:
- Come va? - chiese l'uomo.
- Abbastanza bene - rispose il nuovo arrivato.
Si usano anche in sostituzione della virgola e delle parentesi, per delimitare un inciso: "Se vai a
trovare il nonno - e sarebbe ora - passa a prendere anche me". Le maiuscole
Le lettere maiuscole si usano, invece delle minuscole, all'inizio di una parola:
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per segnalare l'inizio di un testo e dopo un segno di punteggiatura forte;
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Si usa pertanto la maiuscola:
- all'inizio di un periodo e dopo un punto fermo: "L'uomo bussò, ma nessuno gli rispose.
Allora si voltò, scese lentamente le scale e uscì nella strada.";
- dopo un punto interrogativo o un punto esclamativo: "Che cosa ne dici? Fammi sapere
qualcosa al più presto"; "Che bella idea! Potremmo partire domani stesso". Se si succedono
più domande o esclamazioni, quelle successive alla prima possono iniziare con la minuscola:
"Perché ti disperi così? perché vuoi rinunciare a tutto? perché, piuttosto, non prendi tu
l'iniziativa?";
- all'inizio di un discorso diretto: «Allora Laura concluse: "Passo a prenderti domani alle
otto"».
con i nomi propri o per promuovere a nomi propri taluni nomi comuni;
In particolare, si scrivono con la maiuscola:
- i nomi propri di persona e di animali, i cognomi, i soprannomi e gli appellativi: Paolo
Bianchi, i Bianchi, Angelo Beolco detto il Ruzante, Lorenzo il Magnifico, il cane Fido;
- il nome Dio, quando è usato per indicare la divinità di una religione monoteistica, e i nomi,
i pronomi e gli aggettivi sostantivati che si riferiscono a Dio ("l'Onnipotente"; "Dio è buono:
Egli ci aiuterà"), ai personaggi sacri ("la Madonna, l'Immacolata"), ai simboli e agli oggetti
del culto ("il Credo", "la Croce"). Ciò vale, ovviamente, per le divinità e gli oggetti di culto di
tutte le religioni (Zeus, Giove, Allah, Brahma, Siva, Visnù ecc.);
- i nomi propri geografici: Milano, Francia, Asia, Tamigi, Pirenei. A proposito dei nomi
geografici, parole come monte, lago, fiume di norma non richiedono la maiuscola perché
sono nomi comuni: "I monti Pirenei separano la Francia dalla Spagna"; "la città di Firenze";
"il fiume Trebbia". Esse, però, richiedono la maiuscola quando costituiscono parte integrante
di un nome proprio geografico: il Lago Maggiore, il Fiume Rosso, il Monte Rosa, il Mar
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Rosso, Città del Capo;
- i nomi propri dei corpi celesti: Marte, Aldebaran, Sirio ecc. I nomi terra, sole e luna hanno
l'iniziale maiuscola solo quando sono usati in senso astronomico, in contesti scientifici: "La
Terra gira intorno al Sole". Negli altri casi hanno l'iniziale minuscola: "Il sole era appena
spuntato, quando...";
- i nomi di festività religiose e civili: Pasqua, Natale, il Primo Maggio;
- i nomi indicanti istituzioni, enti, associazioni, partiti, squadre sportive: lo Stato, la Chiesa,
la Croce Rossa, il Milan e la Juventus. I nomi come stato, chiesa, parlamento richiedono
l'iniziale maiuscola solo quando indicano effettivamente un'istituzione ("La Chiesa per lunghi
secoli ha costituito l'unica fonte di autorità"), non quando sono usati in un'altra accezione,
cioè con un altro significato ("La chiesa di san Nereo è molto antica");
- i numerali cardinali sostantivati che indicano i secoli e i nomi che indicano periodi storicoculturali o avvenimenti storico-politici di grande importanza: il Trecento, l'Ottocento, il
Rinascimento, l'Illuminismo, i Vespri siciliani, la Rivoluzione francese;
- la prima parola dei titoli di libri, film, opere figurative, opere musicali, giornali e riviste,
giacché un titolo può essere considerato un nome proprio di tipo particolare: Storia della
letteratura italiana; Le baruffe chiozzotte; Il barbiere di Siviglia; la Pietà di Michelangelo;
Prendi i soldi e scappa. Talvolta l'iniziale maiuscola coinvolge più parole: così accanto a
Divina commedia si ha anche Divina Commedia, accanto a I promessi sposi si ha I Promessi
Sposi e accanto a Orlando furioso si ha Orlando Furioso;
- i nomi che indicano gli abitanti di uno stato, di una città o di una regione: gli Italiani, i
Francesi, gli Svizzeri (gli aggettivi corrispondenti si scrivono invece con l'iniziale minuscola: i
cittadini italiani, i libri francesi). Ormai, però, in conseguenza dell'uso imposto dai giornali,
questi nomi si scrivono con l'iniziale minuscola ("I milanesi si lamentano del traffico") e
l'iniziale maiuscola rimane solo ai nomi dei popoli primitivi (i Galli, gli Unni); in questo caso,
tra l'altro, l'iniziale maiuscola distingue i popoli antichi da quelli moderni che portano lo
stesso nome: per esempio, i Romani di un tempo dai romani di oggi;
- i nomi che indicano cariche politiche o pubbliche, se indicano con precisione la persona che
riveste la carica: "Il Papa è partito per un viaggio in Africa", "Alla riunione era presente il
Sindaco". Se invece il nome indica la carica in sé o è accompagnato dal nome proprio di chi
la riveste, si usa l'iniziale minuscola: "papa Giovanni", "Mio zio è sindaco di un paesino in
provincia di Palermo";
- i nomi di uffici, ditte, associazioni: il Ministero della pubblica istruzione, l'Amministrazione
provinciale (inutile la maiuscola nell'aggettivo), il Liceo classico "A. Volta", la Rinascente;
- i nomi Mezzogiorno, Est, Ovest, Occidente, quando sono usati per indicare non i punti
cardinali, ma zone geopolitiche: "I paesi dell'Est europeo si riuniranno domani a convegno";
- i nomi personificati, sia che si tratti di nomi comuni, per lo più astratti, promossi a livello di
concetti densi di significato o di valori ideali o spirituali (la Libertà, la Patria, la Vita), sia che
si tratti di nomi comuni di animali umanizzati ("il Gatto e la Volpe si allontanarono ridendo"),
sia che si tratti di nomi comuni di persone o di cose considerate come i rappresentanti per
eccellenza del loro genere (il Libro, cioè la Bibbia, il libro per eccellenza);
- le sigle, sia quando sono usate come tali (Bnl, Onu, Asl) sia quando sono svolte (Banca
Nazionale del Lavoro, Organizzazione delle Nazioni Unite, Azienda Sanitaria Locale), sia
quando sono trasformate in nomi (la Cigielle). Sempre meno frequente è la grafia a tutto
maiuscolo: ONU, ASL, CGIL.
per esprimere ossequio nelle formule di cortesia.
In questo caso, si usa l'iniziale maiuscola nei pronomi e negli aggettivi possessivi di 3a
persona singolare o di 2a persona plurale che si riferiscono al destinatario di una lettera cui
ci si rivolge con il lei o con il voi di cortesia: "Egregio signor Rossi, abbiamo ricevuto la Sua
lettera del 10 u.s. e siamo contenti di avvertirLa che..."; "In risposta alla spettabile Vostra
del 10 u.s., Vi comunichiamo che...".
Adattato da M. Sensini, La lingua e i testi,-Come usare la punteggiatura e le maiuscole,
Mondadori, Milano 2006