QUI per conoscere la storia della GRAFIA

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QUI per conoscere la storia della GRAFIA
La Grafia Veneta Riformata
JEGEYE
Grafia Unitaria
Alla fine degli anni '70 nasceva la Società Filologica Veneta (SFV) con l'intento di creare una grafia veneta
unitaria. "Unitaria" perché il problema delle varietà linguistiche venete si poneva già dall'inizio. Inizialmente
si diceva “Grafia Unitaria” tanto per intenderci di cosa si parlava. In verità, a quel tempo, l'interesse era
tutto rivolto allo studio dell'ortografia e chiamarla con qualche titolo non era poi così tanto importante.
E questo atteggiamento di disinteresse per il nome fu tenuto dagli ideatori della grafia veneta per più di
30anni, lo attesta la colorita successione di nomi collezionati nel tempo.
JEGE e JEGECEKE
Ad un certo punto ci s'intendeva meglio chiamando ironicamente la grafia JEGE (pron. it. ge, ghe) che non
nominandola col generico "Grafia Unitaria". Si è anche tentato di sostituire JEGE coll'impronunciabile
JEGECEKE (pron. it. ge, ghe, ce, che). Nemmeno uno di questi due poteva diventare il nome della futura
grafia veneta, ma almeno, ora, il riferimento dei due nomi era chiaro. Essi contenevano le lettere
dell’alfabeto che più di tutte hanno fatto penare i componenti della SFV.
Perché proprio queste lettere?
Per fare un alfabeto fonetico, com'era l'originaria intenzione dei linguisti della SFV, occorreva abbinare un
unico suono ad ogni singola lettera dell'alfabeto.
Purtroppo, dovevamo opporci alle tradizionali regole grafiche dell'italiano che prevedono la bi-fonia di C e
G (ci, cia, chi ca; gi, gia, ghi, ga).
Non era facile combattere contro il forte attaccamento all'italiano di cui soffrivano alcuni componenti della
SFV e questo fatto ci costringeva a cercare costantemente compromessi grafologici accettabili da tutti.
Ma la realtà era che dovevamo fare un alfabeto secondo le regole fonologiche internazionali, non secondo i
sentimenti umani e, alla fine, com'era prevedibile, prevalse il carattere tecnico sul sentimentalismo con la
conseguente dipartita, dal gruppo di lavoro, degli italianisti. Probabilmente questa GVR non verrà mai
accettata ufficialmente dai veneti proprio per questo motivo.
Le ostili J e G
Accettati, con relativa facilità da tutti, i suoni da associare ai grafemi C e K, rimaneva insoluta e aperta la
questione del dualismo fonetico italiano dato alla G: gi, ge e poi gia, gio, giu da un lato e ghi, ghe con ga,
go, gu dall'altro.
L'idea primitiva era che la G doveva esprimere sempre il suono gutturale sonoro alla tedesca (en. Get; it.
gatto) e la J sempre affricato palatale sonoro (en. Jet; it. getto). Questa soluzione urtava, ora, anche il
sentimento dei nostalgici, attaccati allo storico valore fonetico di i semiconsonantica associato alla J.
Fatto fu che a causa di questo problema, la grafia si tenne l'appellativo di JEGE per diversi anni.
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Il JEGEJE
A seguito delle accese controversie sulla fonetica di J e G, sorse il periodo in cui la grafia veniva chiamata
sarcasticamente JEGEJE, metafora del ballo in voga in quegli anni ’70, dato il “danzare” delle discussioni
intorno a queste lettere. Non era raro ironizzare sull'argomento canticchiando la relativa canzone:
Abbiamo un rif / jegejegejegeje / che fa così / jegejegejegeje / e questo rif / jegejegejegeje
e così via
La crisi della Grafia Unitaria
A un certo punto il gruppo di studiosi si divise in tre:
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chi sosteneva di mantenere la G sempre gutturale, la J sempre semivocalica, come voleva la
tradizione veneta, e adottare un terzo, nuovo simbolo per il fonema affricato palatale sonoro (en.
Jet; it. getto).
chi ancora sosteneva, come eccezione, il mantenimento della regola italiana dei due suoni per la G
(it. gi, gia e ghi, ga ecc.) e il suono semivocalico per la J (en. Yet).
chi sosteneva di mantenere la G sempre gutturale alla tedesca (en. Get; it. ghi, ghe, ga, go, gu), di
dare alla J sempre il suono affricato palatale sonoro (en. Jet; it. gi, ge, gia, gio, giu) e, per terzo,
associare alla i semivocalica un nuovo simbolo, valido per tutti.
Arriva il JEGEYE (JGY) dalle parole inglesi Jet, Get, Yet
Tale questione venne risolta a molti anni di distanza dalla nascita della Grafia Unitaria.
Siamo in luglio del 2000, quando il nostro collaboratore Lodovico Pizzati, un vicentino risiedente per lavoro
a Washington, USA, ci suggerisce, via e-mail, di abbandonare i personalismi orientandosi verso una
soluzione moderna alla questione.
Egli inserì, nel fatidico trio fonetico in ballo, il grafema Y proponendo di dare a J, G e Y venete lo stesso
valore sonoro delle iniziali delle parole inglesi Jet, Get e Yet.
L'accettazione della sua proposta fu immediata e unanime ecosì finalmente si risolse il vecchio dilemma.
Questa intuizione dava alla nuova grafia veneta un ulteriore tocco d'internazionalità, già rappresentato da
tempo dalle interdentali all'inglese Th e Dh e dalle gutturali alla tedesca K e G.
L'introduzione nell'alfabeto della Y contribuì a risolvere anche la questione fonetica della nasale palatale
sonora, finora scritta alla portoghese Nh ed ora sostituita con la catalana Ny. (vedi Fonemi in esame > Nh e
Ny)
Altre sigle associate alla JGY
A questo punto (luglio 2000) l’acronimo JGY o JEGEYE assume la identificativa funzione di nome ufficiale
della futura Grafia Veneta Riformata.
Qualche volta, però, forse per dare più significato al nome, il JGY diventava “Sistema Grafico
Avanguardistico JGY” per il suo carattere innovativo. Altre volte la stessa frase veniva tradotta in veneto:
“Sistêma Gràfego Vanvardìstego JGY” o “Grafia Vêneta Vanvardista JGY”, diventato, infine, Ortografia
Riformata JGY.
El Strogòt
Altro nome accettato con simpatia fu Strogòt.
Nella sua evoluzione l'attuale GVR, sinonimo di JGY, fu perfino chiamata ironicamente anche “strogòt”
(ostrogoto) per il suo aspetto grafico richiamante alla mente lo stile germanico.
Qualcuno, però, non negava di chiamarlo con questo epiteto in modo spregiativo, perché a lui questa grafia
non piaceva affatto.
La Grafia Veneta Riformata (GVR)
Verso il 2006 un linguista suggerì di dare alla grafia JGY un nome "più serio", così dall'ultima Ortografia
Riformata JGY si passò a Grafia Veneta Riformata. Una sigla non ancora convincente, soprattutto perché
somigliante ai nomi di altre grafie e confondibile con la "sorella" Grafia Veneta Unitaria (GVU) nata nel 1994
dalla Commissione scientifica promossa dalla Regione Veneto e diretta dal prof. Manlio Cortelazzo
dell'Univ. di Padova.
Il JGY non è dimenticato
Sono molte le occasioni in cui si richiama l'acronimo JGY per spiegare molti aspetti di questa grafia veneta.
Per esempio l'importanza della distinzione fonetica delle tre lettere J, G e Y, ricavata dalle tre parole inglesi
Jet, Get e Yet. Anche il ricordo consolidato di JGY rispetto a HVR e l'originalità della sigla concorrono al
mantenimento di questo vecchio acronimo.