12 — 25 agosto 2012 - Osservatorio di Politica Internazionale

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NUMERO 8, 12 — 25 AGOSTO 2012
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RASSEGNA DI BLOGLOBAL — BLOG DI POLITICA INTERNAZIONALE
MONDO
CINA - Vale 220 miliardi di yuan, circa 34 miliardi di dollari, la manovra di politica monetaria espansiva operata dalla Banca Centrale Cinese, principalmente per calmierare lo squilibrio fra entrate e pagamenti in valuta estera seguito al rafforzarsi del renminbi
rispetto al dollaro. La manovra non richiederà ulteriori interventi espansivi sulle riserve obbligatorie degli istituti bancari, come
operato in precedenza, e arriva in corrispondenza delle previsioni di HSBC e Markit che fissano l'indice PMI per il settore manifatturiero a 47,80 contro i 49,30 del mese scorso (laddove i 50 punti fanno da spartiacque tra crescita e contrazione) prevedendo
pertanto un ulteriore rallentamento della produzione, il peggiore dal novembre 2011.
ETIOPIA – E' morto il 21 agosto scorso in Belgio Meles Zenawi. Come riferito dai media nazionali, il 57enne Primo Ministro etiope
era da tempo malato e non appariva in pubblico da oltre due mesi. Zenawi, dopo aver favorito la caduta del regime dittatoriale di
Mengitsu, seppe guidare con grande abilità sia la transizione che la ripresa economica dell'Etiopia, Paese devastato da povertà e
da un'alta conflittualità etnica (nel territorio sono presenti circa un centinaio di etnie differenti). Zenawi, leader dell'Ethiopian People's Revolutionary Democratic Front, è stato un politico molto noto e apprezzato non solo nel continente africano ma anche in
Occidente, per via della lotta contro l'avanzata di al-Qaeda nel Corno d'Africa (in particolare nella vicina Somalia ed in Kenya). I
modi duri e molto pragmatici di Zenawi sono stati però oggetto di numerose critiche anche a livello internazionale: alcune ONG
come Human Rights Watch, Amnesty International e Reporter Sans Frontieres, hanno accusato il defunto Premier di manipolare
le elezioni e, attraverso la legge antiterrorismo del 2009, di strumentalizzare il pericolo fondamentalista per calpestare la libertà
d'espressione di giornalisti e opposizioni sgradite al governo. La continuità dell'esecutivo dovrebbe essere ora garantita dal Vice
Primo Ministro, Hailemariam Desalegn, il quale, dopo l’approvazione da parte del Parlamento, dovrebbe detenere la carica fino
alle prossime elezioni presidenziali del 2015.
EUROPA - Si conclude ancora con un rinvio l'ennesima settimana di incontri ad alto livello per la risoluzione della crisi dell'eurozona e, in particolare, dell'economia greca. Il Premier ellenico Antonis Samaras ha infatti incontrato il Presidente dell'Eurogruppo e
Primo Ministro del Lussemburgo Jean-Claude Juncker per discutere su una proroga biennale rispetto al piano della troijka, sino al
2016, per portare il deficit al 3% del PIL, senza ulteriore richiesta di fondi. Di fronte all'assunzione di piena responsabilità da parte
di Samaras per il rispetto degli impegni, Juncker ha comunque rimandato qualsiasi risposta ad ottobre, quando la trojika farà pervenire il suo ultimo rapporto. Identica posizione è quella tenuta da Angela Merkel, incontrata da Samaras nella giornata di venerdì
prima della visita a Francois Hollande in corso mentre questo numero viene pubblicato. L'attendismo della Germania si spiega
inoltre con un alcune dichiarazioni rilasciate da Volker Kauder, uno dei leader della CDU del Premier Merkel, secondo cui «la
Germania non ha più soldi da prestare ad Atene». Timide le aperture da parte della Commissione con Olli Rehn, Commissario
agli Affari Economici e Monetari, che prefigura comunque la possibilità di aiutare i Paesi con spread elevati sul proprio debito
pubblico attivando dei prestiti-ponte, da finanziare tramite Efsf, per ridurre gli squilibri e concedere libertà di manovra per operare
le necessarie riforme .
GIAPPONE - Torna alta la tensione tra Cina e Giappone dopo l’arresto (e poi il rilascio) dei 14 attivisti cinesi che lo scorso 15 agosto, in occasione dell’anniversario della sconfitta giapponese nella seconda guerra mondiale, erano sbarcati a Uotsuri, la più
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grande delle Isole Senkaku (in cinese Diaoyu), arcipelago del Mar Cinese Orientale posto sotto l’amministrazione nipponica
(fanno parte della prefettura di Okinawa). Nonostante il Trattato di Pace di San Francisco tra USA e Giappone (1972) abbia decretato il definitivo passaggio delle isole sotto il governo di Tokyo, Pechino, che le ha controllate fino al momento della s confitta
nella guerra sino-giapponese (1894-1895), non ha mai smesso di rivendicarne la sovranità. Anche Taiwan, una cui imbarcazione
- scortata dalla Guardia Costiera Taiwanese, impedendo l’intervento delle autorità giapponesi - aveva nei primi giorni di luglio
attraccato sull’isola piantando una bandiera cinese, ha accusato il Paese del Sol Levante di occupare in maniera illecita l’arcipelago. La controversia relativa alle Senkaku non è tuttavia l’unica che coinvolge il Giappone e i vicini asiatici: con la Corea del Sud
prosegue la disputa per le Isole Dokdo, nel Mar del Giappone, come dimostrato dalle polemiche scatenate dalla visita del Presidente sudcoreano Lee Myung-Bak lo scorso 10 di agosto; con la Russia non si placa quella relativa alle Isole Curili, l’arcipelago di
60 isole che si trova tra l'estremità nord-orientale dell'isola giapponese di Hokkaido e la penisola russa della Kamčatka e che sono
sotto l’amministrazione di Mosca. Tutte queste isole sono fattori rilevanti per la stabilità asiatica, in quanto il loro possesso può
rivelarsi utile non solo per il collegamento fra Oceano Pacifico e Oceano Indiano e nel posizionamento di basi per la gestione dei
conflitti su scala regionale e globale, ma anche per strategie economiche: oltre alla ricchezza delle risorse ittiche, infatti, intorno a
questi gruppi di isole potrebbe esserci un potenziale di circa 150 miliardi di barili di petrolio, oltre che notevoli quantità di gas. È in
quest’ottica che la Cina sta sempre più potenziando il proprio assetto militare nella direttrice sud-orientale, non lasciando indifferente Tokyo, che già alla fine del 2010 aveva lanciato il nuovo “Piano di Difesa Nazionale”.
KENYA – Nuovi scontri etnici tra le tribù dei Pokomo e degli Orma si sono verificati nella regione costiera del Tana River, nel SudEst del Kenya. Il bilancio provvisorio sarebbe di 48 morti – di cui almeno 11 bambini –, 13 dispersi, mentre imprecisato sarebbe il
numero dei feriti. Gli scontri, avvenuti tra la notte del 21 e del 22 agosto, sono stati causati da una vecchia contesa fra le due comunità per lo sfruttamento di alcuni terreni. Le violenze tribali non sono una novità in Kenya, vista anche l'atavica conflittualità tra
etnie – sarebbero all'incirca una quarantina – che ha dilaniato la storia recente del Paese africano, come nel caso delle elezioni
presidenziali del 2007. A causa delle accuse incrociate di brogli e di corruzione da parte dei due candidati, fu impossibile proclamare il vincitore di quella tornata elettorale: il clima di tensioni e di odio generatosi fu tale da far sprofondare il Paese quasi in una
quasi guerra civile che ha causato più di 1.300 morti e circa mezzo milione di sfollati. Kofi Annan, l'allora Segretario Generale
delle Nazioni Unite, con una grande opera di mediazione riuscì a riportare l'ordine proponendo un accordo di condivisione del
potere: Kibaki venne proclamato Presidente e Odinga Primo Ministro (carica che non esisteva e che fu istituita appositamente in
quell’occasione). Si teme dunque che l'episodio del Tana River possa essere il preludio per una nuova stagione di violenze nel
Paese, in vista, tra l’altro, del prossimo appuntamento elettorale del 2013.
INDIA - È sempre più vicina la firma dell’accordo militare tra India e Russia circa la partecipazione di New Delhi nello sviluppo dei
caccia di quinta generazione Sukhoi T-50, i quali entreranno a far parte dell’aeronautica militare indiana entro il 2022. Si tratta di
caccia multiruolo dotati di caratteristiche stealth che sostituiranno i MIG-29 Fulcrum e i Su-27 Flanker (il caccia maggiormente in
uso nei Paesi dell’area dell’Asia-Pacifico) di epoca sovietica per confrontarsi con gli statunitensi F-22 ed F-25 e con i cinesi
Chengdu-20. Sebbene la notizia sia stata considerata come un modo da parte indiana di non partecipare più ai progetti statunitensi Joint Strike Fighter (JSF) e F-35 'Lightning-II', restano stretti i rapporti in materia di Difesa con Washington: proprio lo scorso
21 luglio il Ministero della Difesa indiano ha annunciato l’acquisto di 22 elicotteri AH-64D Apache Longbow (velivolo utilizzato anche in Egitto, Grecia, Giappone, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Paesi Bassi e Israele) prodotti dall’americana Boeing. L'accordo
includerà anche i moderni radar AN/APG-78 per il controllo del tiro e i correlati missili Hellfire anticarro e Stinger antiaerei. L’affare
si aggiunge agli altri contratti di acquisto di nuovi aerei per la sorveglianza marittima P-8 Poseidon, di dieci Boeing C-17 Globemaster III e di sei C-130J della Lockheed Martin, per un valore di 7 miliardi di dollari. Nonostante il Paese asiatico resti dunque uno
dei maggiori partner commerciali militari della Russia, sono forti i legami con l’Occidente: il bando indiano per 126 MMRCA
(Medium Multi-Role Combat Aircraft) avviato nel 2009 è stato vinto nello scorso febbraio dalla francese Dassault, che dovrebbe
consegnare all’aviazione indiana (IAF) 18 Rafale.
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SIRIA - Come sottolineato dai quotidiani “The Times” e “Wall Street Journal”, le forze speciali francesi, britanniche e statunitensi
sarebbero pronte a neutralizzare e distruggere l'arsenale chimico del regime di Damasco nel caso in cui il Presidente Assad d ecidesse di utilizzarlo. I reparti speciali presenti da oltre un mese nelle basi di Turchia, Israele e Giordania, starebbero preparandosi
per un’eventuale operazione militare contro il regime di Damasco. Tali esercitazioni sarebbero mirate a prevenire un possibile
attacco con armi chimiche delle truppe di Assad contro la popolazione delle città di Hama e Homs. Infatti, secondo fonti USA, il
regime alawita da alcuni giorni avrebbe spostato il proprio arsenale chimico dai siti segreti di stoccaggio verso le città ribelli del
Nord del Paese. Nel frattempo, dopo il Regno Unito, si farebbe largo anche tra le fila di Francia e Stati Uniti l'idea di appoggiare
una “No fly Zone” sui cieli siriani, sul modello di quanto fatto dalla NATO in Libia. Intanto, sul fronte diplomatico, l'algerino Lakhdar
Brahimi ha sostituito Kofi Annan dopo l'abbandono di quest'ultimo dal ruolo di inviato speciale delle Nazioni Unite nel Paese mediorientale. Brahimi dovrebbe iniziare la propria missione diplomatica appena saranno partiti da Damasco i 300 osservatori ONU,
inviati lo scorso luglio dal Consiglio di Sicurezza per accertare, nell'ambito del piano di pace Annan, il pieno rispetto del cessate il
fuoco che ribelli e lealisti non hanno mai rispettato. Ma le atrocità non hanno termine, anzi continuano con sempre maggiore intensità soprattutto nei quartieri di Damasco e Aleppo e senza che nessuna delle parti riesca a prevalere sull'altra. Dall'inizio degli
scontri si calcola che siano morte circa 18mila persone.
USA I – L'Amministrazione Obama avrebbe pianificato la costruzione di un sistema integrato antimissile da installare in Asia nei
prossimi mesi. Il progetto di Washington farebbe parte di uno scudo di difesa che, molto simile al sistema Iron Dome israeliano,
dovrebbe essere in grado di coprire vaste aree dell'Asia sventando qualsiasi minaccia diretta agli interessi americani nell'area. Gli
Stati Uniti dovrebbero installare nei prossimi 6 mesi un nuovo radar X-Band nel Sud del Giappone, andando ad implementare
quello già presente fin dal 2006 nel Nord del Paese, nella prefettura di Aomori. Inoltre, un secondo sistema dovrebbe essere insediato nel Sud-Est asiatico (forse nelle Filippine) insieme a navi munite di missili. Sia il Pentagono, sia il Ministero della Difesa nipponico hanno smentito ufficialmente le indiscrezioni giornalistiche sul sistema radar, mentre nessun commento è stato rilasciato
dalle autorità di Pechino. Come riporta il Wall Street Journal, tale iniziativa farebbe parte della nuova strategia statunitense nella
regione dell'Asia-Pacifico e sarebbe mirata al contenimento delle minacce dei missili di Pyongyang e al bilanciamento del protagonismo politico-militare di Pechino nel Mar Cinese Meridionale. In particolare, gli USA temono gli enormi sforzi compiuti in questi
anni dal Paese asiatico nell'ammodernamento dei propri arsenali militari. Secondo l'ultimo rapporto del Pentagono sullo stato di
salute della Difesa cinese, Pechino disporrebbe di circa 1.000-1.200 missili balistici a corto raggio diretti verso Taiwan e ha sviluppato tecnologie di missili balistici a lungo raggio e da crociera cruise, capaci quest'ultimi di colpire una nave in movimento anche
ad oltre 930 Km di distanza. Il Pentagono, per voce del Capo Ufficio Stampa George Little, ha tenuto a precisare che il sistema XBand verrà montato, al momento, solo nella base di Pearl Harbour, nelle Hawaii, in funzione di deterrenza contro i missili nordcoreani, ritenuti il principale pericolo per la regione. Il caso del radar X-Band, però, è solo l'ultimo delle innumerevoli tensioni che
caratterizzano la regione dell'Asia-Pacifico e che va iscritta in quella sorta di “guerra fredda” che si svolge ormai da circa un decennio tra Cina e Stati Uniti. Infatti, gli USA da mesi intrattengono regolari simulazioni di operazioni militari e stipulano memoranda di cooperazione nel settore della difesa con tutti i suoi principali alleati regionali. Il radar è una provocazione o un p reciso messaggio a Pechino sui futuri equilibri regionali?
USA II - Previsioni fosche per l'economia USA: secondo la Commissione del Congresso per il bilancio federale, il mix di tagli alla
spese e incremento delle tasse che potrebbe scattare nel 2013 porterebbe ad una contrazione del PIL pari allo 0,5%. Senza segnali di accordo per il prolungamento delle esenzioni fiscali ereditate dall'Amministrazione Bush e in scadenza il 31 dicembre
prossimo, i mercati incassano anche segnali negativi dal fronte della disoccupazione, con i sussidi saliti a quota 372.000 con un
incremento di 4000 richieste solo nell'ultima settimana. Per il quarto anno consecutivo, inoltre, il deficit del bilancio federale supera per il quarto anno consecutivo il trilione di dollari: 1100 miliardi il deficit per il 2012, in calo rispetto all'anno grazie a maggiori
entrate fiscali ma tale da far salire il debito pubblico al 73% del PIL, un record dagli anni '50. Occhi puntati, allora, sulle mosse
della FED: la Banca Centrale si è detta pronta a sostenere l'economia americana qualora si profilasse il rischio recessione, lasciando prospettare un possibile ricorso ad un'ulteriore tranche di quantitative easing sui titoli di debito pubblico.
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ANALISI
LA RUSSIA APPRODA NELLA WTO: UNO SCALO SULLA VIA PER LA MODERNITA’ (I PARTE E II PARTE)
di Antonio Scarazzini - 13 e 16 agosto 2012
Lo scorso 10 luglio la Duma ha ratificato l’ingresso della Russia nella World Trade Organization schiudendole definitivamente le
porte del sistema commerciale internazionale. Storia di un cammino lungo quasi vent’anni e di un altro che è appena cominciato.
Gli anni Novanta, i primi drammatici passi alla scoperta del capitalismo: Paragonata a quella attuale, la Russia che nel giugno ’93 si apprestava a depositare la propria domanda d’adesione al GATT non possedeva alcuno dei requisiti che meno di dieci
anni dopo le schiusero le porte di quel ristretto club di paesi emergenti battezzato con l’acronimo BRIC. A fare richiesta di ammissione al Gatt (General Agreement on tariffs and trade), predecessore della World Trade Organisation (WTO) che sorse dall’accordo di Marrakech del ’94, era infatti un paese prostrato dal crollo dell’Unione Sovietica di cui l’economia russa seppe conservare i
fardelli burocratici e le arretratezze produttive. Non a caso i primi passi mossi per abbandonare la pianificazione socialista a favore dell’economia di mercato coincisero con alcuni dei più drammatici fallimenti delle logiche del “Washington consensus”, di cui
l’apertura dei mercati e la liberalizzazione degli investimenti esteri costituivano parte integrante. Ragioni e colpe dei disastri economici che condussero al default del 1998 vanno dunque ascritte alla miope applicazione dell’ideologia mainstream e di politiche
economiche, quali il “Mass Privatization Program” o la revisione del sistema di preferenze commerciali, che miravano a sradicare i
residui dell’economia socialista per impiantare un modello fondato su privatizzazioni e competizione, totalmente estraneo ed insostenibile per una base produttiva cresciuta sotto la tutela della pianificazione centrale e dei sussidi statali. [continua a leggere sul
sito la I PARTE e la II PARTE]
OBAMA - ROMNEY E L’ASIA-PACIFICO: I FUTURI EQUILIBRI SI GIOCANO IN CAMPAGNA ELETTORALE
di Luca Barana - 20 agosto 2012
La campagna elettorale negli Stati Uniti sembra finalmente entrare nel vivo anche per quanto riguarda il dibattito circa la politica
estera. Mitt Romney ha infatti dato seguito all’annuncio dei mesi scorsi circa un suo futuro viaggio estivo in Israele, visitando appunto Gerusalemme e arricchendo il suo itinerario con altre due mete non banali: la Gran Bretagna e la Polonia. Le destinazioni
prescelte dal candidato repubblicano non sono affatto causali, dato che Romney ha voluto sottolineare simbolicamente la propria
distanza dalla linea politica assunta dal Presidente Obama. Se le differenze sul conflitto israelo-palestinese e il dossier iraniano
sono già state affrontate, Romney ha individuato in Londra e Varsavia due interlocutori presso i quali sostenere con profitto la
propria critica alla politica estera di Obama. [continua a leggere sul sito]
MESSICO: UNA POTENZA EMERGENTE SULL’ORLO DEL COLLASSO
di Giuseppe Dentice - 23 agosto 2012
Il Messico, come molti Paesi dell’America Latina, vive oggi un profondo processo di rinnovamento politico, economico e sociale
ma, più degli altri, rappresenta al meglio le aspirazioni e le contraddizioni dell’ondata latina nel mondo. Emblema di questa incoerenza è la classifica degli uomini più ricchi al mondo stilata annualmente dalla rivista statunitense “Forbes”: per il terzo anno consecutivo l’uomo più ricco al mondo è il magnate delle telecomunicazioni, il messicano di origini libanesi, Carlos Slim Helù. Sempre nella medesima classifica compare anche Joaquín Guzmàn Loera, detto “El Chapo” (Il Corto), uno degli uomini più ricercati al
mondo, criminale e leader del cartello della droga di Sinaloa, responsabile del 25% della droga illegale trafficata dal Messico negli
Stati Uniti. Così, se da un lato, il Messico mostra grande dinamismo e alti tassi di sviluppo economico, dall’altro lato, esibisce
enormi sacche di povertà e diseguaglianze sociali, dovute anche alla criminalità e al narcotraffico. Sebbene il governo messicano
abbia adottato misure drastiche e molto dure contro i cartelli, il fenomeno criminale non pare essere ancora giunto ai definitivi
titoli di coda. [continua a leggere sul sito]
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LE VIGNETTE DI BLOGLOBAL
di Luigi Porceddu
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