Che fine fanno i “pesci palla” pescati nel Mediterraneo?

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Che fine fanno i “pesci palla” pescati nel Mediterraneo?
Che fine fanno i “pesci palla” pescati nel Mediterraneo?
I “pesci palla” chiamati dagli anglosassoni "puffer fish" e in giapponese "fugu", appartengono alla
famiglia dei Tetraodontidae. Ne esistono circa 80 specie diffuse nell'Oceano Atlantico, Indiano e
Pacifico. Questi pesci sono in grado di accumulare una potente neurotossina, termostabile ed
idrosolubile, denominata tetrodotossina (TTX), 1200 volte più tossica rispetto al cianuro di
potassio, e responsabile di una grave intossicazione che può portare anche al decesso. L'origine
biologica della tossina è un aspetto ancora controverso, ma viene comunemente attribuita alla
presenza di batteri marini quali Vibrio spp. e Pseudomonas spp.
I sintomi dell’intossicazione sono legati, similmente alle altre biotossine marine (es. saxitossina), al
blocco della conduzione nervosa e consistono in ottundimento, paralisi, vomito, diarrea,
convulsioni, blocco cardio-respiratorio. Le parti del pesce nelle quali si accumula la tossina sono la
pelle e gli organi, tra cui soprattutto il fegato seguito da uova ed intestino. La tossicità della carne
invece, presenta una variazione a seconda della specie, localizzazione geografica e stagione.
I dati epidemiologici ci dicono che la maggior parte dei casi si verifica in Giappone dove tra il 1996
e 2006 furono notificati in media 50 casi con 3 morti all'anno. L'ingestione di “fugu” si verificò in un
ristorante e in una comunità di pescatori.
In Italia gli unici casi gravi di intossicazione risalgono al 1977, con sette a Iesolo e tre a Roma, con
tre decessi. Un analogo incidente si verificò a Pavia (3 casi) per consumo di pesci congelati. Oltre
ai pesci palla altri organismi marini possono contenere la TTX, in particolare: Jania spp,
Astropecten spp., Veremolpa scabra, Charonia sauilae, Rapana venosa, Demania toxica,
Yongeichthys criniger e Hapalochlaena maculosa.
La normativa comunitaria, in particolare il Regolamento CE n. 853/2004 vieta la vendita e la
commercializzazione dei pesci palla in tutta la UE, dove esiste un controllo sanitario per i prodotti
ittici importati dai paesi comunitari.
Eurofishmarket in vari numeri del suo periodico e del suo sito ha riportato la segnalazione da parte
dei veterinari delle ASL sul territorio nazionale di specie appartenenti a questa famiglia ed altre
specie alloctone del Mare Mediterraneo. Attraverso il Canale Suez infatti si sono introdotte nel
nostro mare alcune e specie di tetraodontidae, sono state pescate e fortunatamente identificate dai
nostri veterinari.
La prima segnalazione da noi diffusa è stata nel 2003 da parte di un veterinario dell’ASL di Gaeta,
solo nel 2005 si rintraccia la prima segnalazione di Lagocephalus sceleratus nel Mediterraneo da
parte di un biologo della FAO e successivamente abbiamo ricevuto segnalazioni dai mercati della
Campania, della Puglia e della Sicilia e della Sardegna.
In realtà su tutti gli esemplari segnalati, a nostra conoscenza, non sono state condotte indagini
analitiche utili a verificare la presenza o meno di tale neurotossina. Resta fermo il fatto che
nessuna di queste specie può essere commercializzata (il divieto in Italia risale al 1992) e che
dagli anni ’80 ad oggi non ci sono stati più casi segnalati in Italia per intossicazioni di questo tipo.
In precedenza queste specie sono state introdotte sul nostro mercato decapitate e spellate e
commercializzate come code di rospo per perpetrare una vera e propria frode commerciale di
sostituzione di specie che portò ad una vera e propria frode sanitaria.
Fortunatamente queste specie sono molto ben riconoscibili poiché presentano una dentatura a
forma di “becco di pappagallo” con 2 denti sopra e due sotto e dunque, quando raramente
vengono pescate, i pescatori le rigettano in mare poiché non possono venderle o, se per errore
restano nelle cassette, vengono facilmente identificate dagli Organi di Controllo così come
dimostrano le segnalazioni fino ad oggi effettuate dai veterinari competenti per territorio (anche se
non pubblicizzate via stampa).
Dunque riteniamo che tale segnalazione dell’ISPRA, riportata dal “Il Fatto Alimentare”, sia utile a
maggiormente diffondere agli uffici competenti su tutto il territorio nazionale questa “allerta”, ma
che sia utile anche fare conoscere al consumatore questa possibilità in modo che possa tutelarsi
se effettua un ritrovamento di queste specie o nell'ambito della pesca sportiva, o durante gli
acquisti presso punti vendita poco attenti, o allo sbarco direttamente dalle barche da pesca.
Per approfondire gli aspetti legati alla corretta gestione del pericolo rappresentato da questi pesci,
Eurofishmarket ed il SIMeVeP intendono promuovere presso le opportune sedi la ricerca sulla
reale tossicità delle specie che vivono nel Mediterraneo (sono allevate diverse specie di
tetraodondidae in Giappone a fini alimentari) e comprendere le possibilitá future di un loro utilizzo
alternativo, come già descritto in un documento tecnico della FAO del marzo 2012 relativo agli
studi nel campo della farmaceutica.
Valentina Tepedino
Maurizio Ferri, SIMeVeP