La catena alberghiera Blu Hotels lancia la scuola di alta formazione
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La catena alberghiera Blu Hotels lancia la scuola di alta formazione
ECONOMIA l'Adige Redazione: 0461 886111 fax 0461 886263 email: [email protected] G Per le quattro banche da salvare stangata a rate da 2 miliardi TRENTO - Nella legge di bilancio nazionale c’è il nuovo conto da pagare da parte di tutte le banche per il salvataggio dei quattro istituti Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti. Dopo i 2,35 miliardi di euro versati l’anno scorso, sono previsti altri 1,8 miliardi più la ricapitalizzazione o la garanzia sui crediti deteriorati Venerdì a Cuneo secondo appuntamento per presentare il progetto di Cassa Centrale. Iccrea ha concluso il suo tour in caso di cessione delle nuove banche, per un totale che supera i 2 miliardi. Unica consolazione: la nuova stangata sarà pagata a rate in cinque anni. Il contributo delle altre banche al salvataggio di Etruria & c. ha già provocato rincari dei costi dei depositi. Al tempo stesso è particolarmente criticato dalle Casse rurali e Bcc, martedì 1 novembre 2016 che in questo modo contribuiscono al salvataggio di banche non cooperative mentre per le Bcc in crisi devono vedersela da sole. Al meeting di Verona di Cassa Centrale Banca, il presidente Giorgio Fracalossi (nella foto) l’aveva definita una «profonda ingiustizia». L’anno scorso le Rurali trentine e Cassa Centrale avevano sborsato per questi salvataggi 25 milioni. Quest’anno la cifra non sarà molto diversa ma almeno, col versamento a rate, peserà sui conti economici per un quinto. In ogni caso non ne aiuterà il riequilibrio: le Casse rurali arrivano da una perdita 9 2015 di 115 milioni, che nel primo semestre 2016 si è fermata a 50 milioni e che potrebbe rimanere intorno alla metà dell’anno precedente senza questi esborsi straordinari. Intanto venerdì a Cuneo c’è il secondo appuntamento, dopo quello del Friuli, per la presentazione nei territori del progetto di gruppo bancario di Cassa Centrale. Ci saranno le Bcc di Piemonte, Val d’Aosta e Liguria. A metà mese Cassa Centrale sarà a Bari. Gli incontri saranno in tutto una decina. Iccrea invece ha concluso il suo tour di 13 incontri con le F. Ter. Bcc di tutta Italia. Dolomiti Energia, no a proposta Agsm Troppi il 40% del capitale e i posti chiesti Fusione, la trattativa verso il fallimento FRANCESCO TERRERI twitter: @fterreri TRENTO - Ieri sono scaduti i termini, fissati dal memorandum d’intesa del 21 giugno scorso, per la trattativa in esclusiva tra Dolomiti Energia e Agsm Verona sulla possibile aggregazione tra le due multiutility. In pratica la scadenza non è rigida e nulla vieta di concludere un accordo nei primi giorni di novembre. Il problema è che l’accordo non c’è. Dolomiti Energia ha infatti ufficiosamente respinto le proposte di Agsm sull’assetto del futuro gruppo unificato, che prevedevano per i veronesi, tra l’altro, una quota intorno al 40% del capitale e la presidenza della società post-fusione. Allo stato attuale non ci sono controproposte da parte della società trentina e quindi la trattativa è a un punto morto. I pronostici degli addetti ai lavori non sono fausti: Dolomiti Energia ritiene non percorribili le condizioni di Agsm e se non arriva una nuova disponibilità da Verona la fusione non si farà. Del resto, entrambe le parti dichiarano che un’aggregazione non è necessaria né urgente. E a Verona come a Trento si valutano anche altri dossier. Agsm chiede una presenza ampia ai vertici della nuova società. «Quanto ai posti da occupare, essendocene una ventina disponibili, diciamo che 8 ci basterebbero» ha dichiarato al Corriere del Veneto Giampietro Cigolini, direttore generale di Agsm appena andato in pensione. Ma il nodo vero è il valore delle due aziende e quindi le quote nella società post-fusione. La prima proposta trentina era di assegnare a Agsm Non sul fatturato ma sul patrimonio la società veneta (297 milioni con 303 di debiti) vale molto meno di quella trentina (755 milioni, 343 di debiti) il 25% di Findolomiti, la holding pubblica di controllo di Dolomiti Energia. Verona ha detto no e ha rilanciato proponendo una quota fra il 36 e il 45% del capitale del gruppo unificato. I trentini fanno notare che la società veneta è soprattutto una società distributrice di energia, mentre Dolomiti ha l’asset più importante e redditizio nella produzione idroelettrica. Ma an- che le cifre di bilancio dicono qualcosa. Nel 2015 il Gruppo Dolomiti Energia ha ottenuto un valore della produzione di 1.316 milioni di euro, Agsm di 784 milioni. Ma Dolomiti ha un patrimonio netto di 755 milioni, a fronte di un indebitamento netto (posizione finanziaria netta) di 343 milioni, mentre Agsm ha un patrimonio di 297 milioni e un indebitamento netto di 303 milioni. Come si vede, le proporzioni tra i fatturati sono più vicine alle ipotesi Agsm (60-40%) mentre quelle tra i patrimoni sono vicine alle proposte Dolomiti (70-30%). Dolomiti Energia non ha altri dossier aperti. Ma è noto che si valuterebbe con grande attenzione l’ipotesi Bolzano, cioè Alperia, che porterebbe ad un colosso europeo della produzione idroelettrica. Non mancano tuttavia anche qui gli ostacoli, a partire dalle diverse compagini societarie delle due aziende, a Bolzano tutta pubblica, a Trento pubblico-privata. Intanto proprio sul fronte dell’idroelettrico, dove il primo semestre è risultato particolarmente fiacco sia per la scarsa piovosità che per i prezzi dell’energia in calo, potrebbero esserci novità in questo secondo semestre. La piovosità è ancora a macchia di leopardo, ma nei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica c’è qualche segnale di leggera ripresa. INDUSTRIA 4.0 Bonazzi incalza la Provincia TRENTO - «È presto per dire se il Piano nazionale Industria 4.0 lanciato dal governo riuscirà a traghettare il nostro sistema produttivo verso un modello capace di integrare la manifattura tradizionale con le nuove tecnologie digitali. Quello che è certo, però, è che si tratta della prima proposta organica di politica industriale che vediamo in Italia da molti anni a questa parte». Lo afferma il presidente di Confindustria Trento Giulio Bonazzi nell’editoriale dell’ultimo numero di Trentino Industriale. «È un’iniziativa importante con una dotazione di 13 miliardi di euro che, con i capitali privati che mobiliterà, dovrebbe portare a un investimento complessivo di 37 miliardi. L’Università di Trento ha già aderito al Competence Center del Nord Est insieme agli altri atenei delTriveneto. Ci aspettiamo che anche la Provincia si adoperi per favorire una partecipazione attiva del nostro territorio all’iniziativa». Area ex Frizzera, tre cordate in campo Due trentine, una da fuori Offerte inferiori ai 7 milioni ma c’è l’incognita urbanistica: il residenziale lì non va TRENTO - Sono tre le manifestazioni di interesse per l’acquisto dell’area ex Frizzera alla rotatoria del Tridente, messa in vendita da Raetia sgr, società immobiliare in liquidazione controllata dalla Cassa di Risparmio di Bolzano. Si tratta di cordate di operatori immobiliari e sviluppatori di progetti, due trentine e una da fuori provincia, che poi hanno dietro a loro volta l’interesse di catene commerciali o altre attività che potrebbero insediarsi nell’area. Il prezzo di riferimento per il compendio era di 7 milioni di euro. Le offerte però sono inferiori a questa cifra. Soprattutto perché sono proposte subordinate alla verifica con il Comune di Trento sulla possibilità di modificare le destinazioni d’uso dell’area. L’ex Frizzera è ancora legata al vecchio piano di lottizzazione che prevedeva un terzo di residenziale, un terzo di commerciale e un terzo di direzionale. Quello che non funziona più è, in particolare, l’ipotesi del residenziale. Nuove case in quel contesto, oltre tutto dopo il flop del residenziale alle Albere, non sono ritenute fattibili. Il Comune aveva dato la disponibilità a cambiare l’assetto urbanistico dell’area dando più spazio alla funzione commerciale, ma i tempi appaiono lunghi. Per questo gli operatori che si farebbero carico di tutto il rischio di impresa, compresa l’incertezza urbanistica, offrono un prezzo molto basso, quelli che subordinano l’offerta alla disponibilità del Comune offrono di più. In ogni caso Raetia sgr intende chiudere in tempi brevi, probabilmente entro il mese. Anche perché le banche creditrici hanno già accettato l’11 luglio scorso di essere pagate con i proventi della vendita anche se inferiori al F. Ter. debito. Trasporti | Venti aziende per l’iniziativa di Cna-Fita Bollicine | Da venerdì la fiera all’Hotel Terme Turismo | Il gruppo trentino conta 30 strutture Cartello illecito su prezzi dei camion Salgono le adesioni alla class action Le eccellenze del Trentodoc al Merano Wine Festival 2016 La catena alberghiera Blu Hotels lancia la scuola di alta formazione TRENTO - Sono già una ventina le manifestazioni di interesse di aziende del Trentino Alto Adige, centinaia in tutta Italia per la class action promossa da Cna-Fita sul cartello illecito dei prezzi dei camion. Nei mesi scorsi, ricorda una nota, sono state sanzionate dalla Commissione Europea con una multa record di 3 miliardi di euro le case costruttrici di autocarri con l’accusa di aver fatto cartello per applicare prezzi più alti per i veicoli e i dispositivi antinquinamento. Una sentenza che dà, a chi ha acquistato, preso in leasing o noleggiato a lungo termine, tra il 1997 e il 2011, un camion di medie o grandi dimensioni (sopra le 6 tonnellate) la possibilità di intentare un’azione collettiva che può portare ad ottenere un risarcimento sino al 20% del costo del camion. «È con questo obiettivo - spiega Piero Cavallaro, referente CnaFita del Trentino Alto Adige - che, in esclusiva per i propri associati, stiamo intentando una class action che non prevede spese legali per gli aderenti e che mette al riparo da eventuali ritorsioni legali da parte dei grandi marchi coinvolti in questa vicenda». All’iniziativa, che si chiuderà il 30 novembre (il termine è stato prorogato di un mese), possono aderire non solo gli autotrasportatori, ma tutte le imprese che abbiano acquistato un camion con le caratteristiche descritte in precedenza. TRENTO - Anche Trentodoc festeggia i 25 anni del Merano Wine Festival, in programma da venerdì 4 all’8 novembre, e rinnova la partecipazione alla manifestazione che ha saputo ridefinire i contenuti del fare vino in Italia e all’estero. Trentodoc sarà presente con una propria area dedicata e con quattordici case spumantistiche - Abate Nero, Altemasi, Cembra Cantina di Montagna, Cesarini Sforza Spumanti, Ferrari, Gaierhof, Letrari, Maso Martis, Maso Poli, Metius, Moser, Opera Vitivinicola in TRENTO - Il gruppo Blu Hotels dell’imprenditore trentino Nicola Risatti, una delle maggiori catene alberghiere italiane con le sue 30 strutture, vara l’Hospitality School, la scuola di alta formazione per professionisti del settore. Due i percorsi: la Formula Campus, della durata di 12 giorni, e la Formula Long Weekend. I migliori tra coloro che parteciperanno avranno la possibilità di essere selezionati per entrare a lavorare nello staff Blu Hotels. Le lezioni si terranno al Blu Hotel Brixia di Brescia. L’iniziativa è nata per volontà del presidente Risatti e del vicepresidente Fabrizio Piantoni. «Siamo molto orgogliosi di questo nuovo traguardo siglato Blu Hotels, che oggi si riconferma prima catena alberghiera italiana nel settore leisure - spiega Risatti - e siamo certi che il nostro successo sia direttamente attribuibile anche alla competenza, all’impegno e alla passione degli oltre 1.500 dipendenti che lavorano in tutta Italia durante l’anno». «È stata proprio la grande passione per questo lavoro - spiega Piantoni - nonché il nostro desiderio di trasmettere alle nuove generazioni un’esperienza lunga oltre 20 anni, a condurre l’azienda alla creazione di una vera e propria scuola, un’accademia di formazione per gli addetti ai lavori, insieme con gli addetti ai lavori» Valdicembra, Pedrotti Spumanti, Rotari, Zeni nella sala Pavillon des Fleurs dell’Hotel Terme Merano. Presso la Gourmet Arena si potrà degustare un’etichetta delle 43 cantine associate all’Istituto Trento Doc. Domenica 6, alle 10, Daniele Cernilli, una tra le firme più autorevoli del panorama wine italiano, guiderà il pubblico alla scoperta di «Trentodoc, il rosato di montagna delle Dolomiti». Per il presidente dell’Istituto Enrico Zanoni «la presenza all’evento delle nostre case spumantistiche è un attestato di fiducia per il lavoro svolto».