Contaminazioni superficiali indotte da Radon in esperimenti volti
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Contaminazioni superficiali indotte da Radon in esperimenti volti
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA DIPARTIMENTO DI FISICA G. OCCHIALINI UNIVERSITE CLAUDE BERNARD LYON 1 INSTITUT DE PHYSIQUE NUCLEARIRE DE LYON A THESIS SUBMITTED FOR THE DEGREE OF Dottore di Ricerca in Fisica e Astronomia Docteur dans le domaine de la Physique Contaminazioni superficiali indotte da Radon in esperimenti volti alla ricerca del decadimento doppio beta senza emissione di neutrini e della materia oscura Luca PATTAVINA Advisor Prof. C. Augier Prof. E. Previtali Negli esperimenti che ricercano eventi rari come il decadimento doppio beta senza emissione di neutrini (DBD) e la materia oscura (DM), uno dei principali problemi che limitano il potenziale di scoperta di questi è la selezione e la produzione di materiali ultrapuri impiegati per la costruzione del rivelatore, con lo scopo ultimo di minimizzare il fondo dell’esperimento. Gli attuali limiti raggiunti nella selezione dei materiali ha fatto nascere delle discussioni riguardanti l’ultimo contributo che queste componenti possono dare al fondo dell’esperimento. Infatti non solo la radiopurezza del volume dei materiali prescelti limita la sensibilità sperimentale, ma nel momento in cui questa è minimizzata il contributo proveniente dalle superfici non è pi trascurabile. Le componenti sensibili dei rivelatori per la ricerca di eventi rari sono realizzate con contaminazioni radioattive intrinseche minime e, grande attenzione è volta soprattutto al trattamento delle superfici; infatti un controllo non accurato della pulizia delle superfici può indurre ad una contaminazione superficiale comparabile con quella presente nel volume. Molte tecniche e procedure sono state sviluppate per ridurre o eventualmente eliminare la presenza di contaminanti sulle superfici dei rivelatori; una strategia di successo consiste nell’identificazione di tutti i possibili meccanismi che possono condurre alla contaminazione di una superficie, in seguito è necessario applicare specifiche tecniche di pulizia per eliminare i contaminanti e preservare le superfici da un’eventuale ricontaminazione. Affinch la pulizia delle superfici sia efficace è necessario che la costruzione del detector avvenga in ambienti controllati, infatti la presenza in aria e in altri gas di elementi radioattivi può portare ad una ricontaminazione dei materiali se questi si impiantano sulla superfici, rendendo cos vana ogni pulizia precedentemente applicata. Come ben noto in aria è sempre presente e misurabile una contaminazione di 222 Rn, un isotopo prodotto dalla catena di decadimento dell’238 U. Il radon è un gas nobile e può essere emanato da qualsiasi materiale che contenga una contaminazione di 238 U e quindi diffondere in aria. La concentrazione di 222 Rn in aria è fortemente legata a fattori atmosferici come la temperatura e la pressione, ma anche al tipo di infrastrutture nelle aree di interesse (e.g. ventilazione e proprietà dei materiali utilizzati per la costruzione dell’infrastruttura). Tutte queste variabili rendono lo studio delle dinamiche di diffusione di questo elemento particolarmente critiche. Per minimizzare i processi che possono condurre ad una ricontaminazione di Rn di materiali ultrapuri è necessario immagazzinate in ambienti radio-puliti tutte le componenti sensibili del rivelatore. In tali ambienti la concentrazione di 222 Rn in aria è minimizzata il 3 più possibile, cosı̀ da ridurre la probabilità che un isotopo radioattivo si impianti su una superficie. Le contaminazioni indotte da Rn risultano essere particolarmente pericolose a causa di uno dei prodotti di decadimenti di questo elemento: il 210 Pb; questo elemento ha una vita media di 22.4 anni, e una sua eventuale deposizione sul rivelatore rimarrà invariata durante tutta la durata del esperimento, producendo cosı̀ una sorgente di fondo costantemente presente nell’esperimento. Affinché questa situazione non si verifichi, o che il 210 Pb non sia una delle sorgenti principali del fondo sperimentale è richiesta un’approfondita conoscenza dei meccanismi che portano ad un intrappolamento di nuclei di 210 Pb sulle superfici del rivelatore. I rivelatori di particelle criogenici degli esperimenti CUORE (DBD) e EDELWEISS (DM) sono molto sensibili alle contaminazioni superficiali, infatti essendo privi di uno strato morto superficiale sono attivi sull’intero volume e quindi sono sensibili anche alle contaminazioni superficiali dei materiali che si affacciano al rivelatore e del rivelatore stesso. In questa particolare configurazione risulta d’obbligo un controllo e una riduzione di tutti i possibili isotopi radioattivi presenti sulle superfici. Quindi, per poter effettuare un’accurata analisi del fondo radioattivo di esperimenti che ricercano eventi rari risulta d’obbligo un’analisi delle contaminazioni superficiali. Più in dettaglio è necessario studiare il fondo indotto dalla presenza di 222 Rn (e suoi figli) in aria. La comprensione dei meccanismi di impiantazione dei vari elementi della catena del radon su diversi materiali permetterà anche un abbattimento diretto della presenza di questi sul rivelatore. Per poter condurre questi studi è stato ricreato un ambiente con un’elevata concentrazione di Rn, in modo tale da esporre campioni di vari materiali che verranno utilizzati per l’assemblaggio del rivelatore di CUORE in ambiente controllato e successivamente verranno studiate le contaminazioni prodotte in seguito all’esposizione. La possibilità di esporre vari campioni di diversi materiali ha permesso allo stesso tempo di individuare quale fossero i materiali più critici e quale fossero i diversi contributi apportati al fondo di CUORE dai diversi materiali. Identificare le correlazioni fra contaminazioni e tempo di esposizioone dei campioni al Rn, permetterebbe di determinare quale sia il contributo al fondo di CUORE causato da un’esposizione delle componenti del rivelatore al Rn. Inoltre attraverso questo tipo di analisi è possibile definire i parametri (e.g. concentrazione di Rn nell’aria) secondo cui la camera pulita (dove verrà assemblato il detector) dovrà essere costruita. In questo modo sarà possibile ridurre il contributo al fondo dato dall’esposizione al Radon. Molti esperimenti al fine di ridurre il contributo prodotto da contaminazioni superficiali hanno sviluppato delle tecniche di discriminazione di particella. La collaborazione EDEL- WEISS, esperimento volto alla ricerca diretta della materia oscura, utilizza bolometri di germanio con doppia lettura di segnale: calore e ionizzazione. Attraverso questi due canali è possibile distinguere il tipo di interazione di particella che avviene sul rivelatore: alfa, elettrone/fotone e neutrone. Questa peculiarità permette di studiare in maniera più approfondita le contaminazioni prodotte dal Rn, principalmente alfa, identificando e riducendo il fondo prodotto da altri decadimenti radioattivi. Il confronto diretto fra gli spettri energetici acquisiti da EDELWEISS e CUORE offre la possibilità di determinare in maniera univoca i vari meccanismi che generano le contaminazioni superficiali partendo da una concentrazione di Rn nell’aria, inoltre è possibile determinare quantitativamente il contributo dato dal Rn nel fondo di esperimenti volti alla ricerca di eventi rari.