TUNISIA - Exportiamo
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SCHEDA PAESE A cura dell’Ufficio Studi di SACE TUNISIA Capitale: Tunisi Popolazione (2013): 10,9 milioni PIL nominale PPP (2013): 108,6 USD miliardi SACE RISK INDEX Rischio di mancato pagamento da: Controparte sovrana 50/100 Banca 75/100 Grande impresa 81/100 Pmi 85/100 Rischio politico-normativo Restrizioni sul trasferimento dei capitali 69/100 Esproprio 54/100 Violazioni contrattuali 60/100 Rischio di violenza politica 65/100 HIGHLIGHTS Contesto politico. A inizio 2014 è stata adottata la nuova Costituzione. La nuova Carta arriva a tre anni dalla deposizione del precedente presidente e, sebbene si riconosca l’identità araba e islamica dello stato, non compaiono riferimenti alla Shari’a. Un accordo tra il partito di maggioranza Ennahda e parte dell’opposizione raggiunto grazie alla mediazione del sindacato UGTTL ha permesso il superamento dello stallo politico con le dimissioni del governo filo-islamista e la formazione di un nuovo governo di transizione. L’outlook politico del paese è attualmente in miglioramento. Le elezioni presidenziali e legislative sono programmate per ottobre 2014. Contesto economico. Dopo la contrazione del PIL nel 2012 a causa delle turbolenze interne e regionali, l’economia è tornata gradualmente a crescere (nel 2014 il PIL si stima pari al 3,4%). L’attività economica risente della debolezza della ripresa internazionale e in particolare dell’UE, da cui la Tunisia dipende in termini di export, entrate dal turismo, rimesse e afflussi di investimenti. Sulle prospettive del paese pesa l’incertezza politica e la capacità del governo di transizione di adottare le riforme necessarie a rilanciare la crescita. Il saldo di bilancio pubblico per il 2014 prevede un aumento del deficit a fronte della maggiore spesa in sussidi e dell’ampliamento del pubblico impiego finalizzato a ridurre la disoccupazione nel paese. A giugno 2013 la Tunisia ha ottenuto la concessione di uno Stand-By Agreement da parte del FMI. Contesto finanziario. Lo Stato mantiene una forte presenza nel sistema bancario. In seguito alle turbolenze, gli indicatori bancari hanno registrato un peggioramento: le principali criticità riguardano la debole qualità degli asset e i limitati livelli di capitalizzazione, in particolar modo per quanto riguarda le banche pubbliche. Si attende un ulteriore aumento dei nonperforming loans (pari al 21% dei crediti totali per le banche pubbliche a fine giugno 2013) nonostante la Banca Centrale, a metà 2011, abbia consentito alle banche di riscadenzare i prestiti concessi a imprese colpite dalle turbolenze interne). Contesto operativo. Tradizionalmente il paese ha un atteggiamento favorevole verso gli investitori esteri e il quadro operativo è positivo; tuttavia a seguito del crollo del regime è aumentato il rischio di scioperi e disordini sociali. Burocrazia e corruzione restano ostacoli significativi, soprattutto nei rapporti con il settore pubblico. RATING, BUSINESS CLIMATE, KEY FIGURES Indicatori di rischio Rating OCSE 4/7 S&P’s - Indicatori di Business Climate Doing Business 2014 Index of Economic Freedom 2014 Corruption Perceptions Index 2013 PIL (variazione % reale) Inflazione media annua (%) Saldo Bilancio pubblico/PIL (%) Bilancia dei pagamenti Esportazioni (USD mld) Importazioni (USD mld) Saldo transazioni correnti/PIL (%) Debito estero totale (USD mld) Debito estero totale/PIL (%) Riserve valutarie lorde (USD mld) Riserve valutarie lorde (mesi import.) Fonte: EIU, maggio 2014 2011 3,0 Moody’s Ba3 Fitch BB- Attuale 51° su 189 109° su 178 77° su 177 Precedente 49° su 183 107° su 177 75° su 176 COMPOSIZIONE DEL PIL (2013) Agricoltura 8,8% 2012 2013(s) 2014(p) 2015(p) -2,0 2,9 3,4 3,7 4,4 -1,0 3,5 -2,8 5,6 -4,1 6,0 -5,6 4,0 -4,3 16,4 -21,0 -4,8 22,0 49,8 9,5 4,7 17,9 -22,6 -7,4 22,3 48,7 7,5 3,5 17,0 -23,2 -8,2 24,5 54,9 8,4 3,8 17,9 -24,5 -7,6 26,9 57,1 8,6, 3,7 19,4 -26,4 -7,4 29,0 57,3 9,0 3,6 *: stime; **: previsioni Industria non manifatturiera 8,9% manifattura 17,4% Servizi 64,9% TUNISIA RAPPORTI CON L’ESTERO: INVESTIMENTI, OPPORTUNITA’ E INTERSCAMBIO Bilancia dei pagamenti. Il deficit delle partite correnti in percentuale rimane elevato a causa della debolezza nella ripresa economica in Europa che si riflette in una performance dei flussi turistici e delle esportazioni tunisine ancora limitata. Nel 2013 il flusso degli IDE è calato a causa delle incertezze politiche. La stabilizzazione istituzionale dovrebbe poter favorire una ripresa dell’afflusso degli investimenti. Il paese beneficia inoltre del supporto finanziario di donatori bilaterali e multilaterali. Settori di opportunità. Attualmente il settore più interessante è quello delle nuove tecnologie e delle telecomunicazioni, mentre le Zone di sviluppo regionale permettono alle imprese di godere di facilitazioni e finanziamenti a fondo perduto. SALDO TRANSAZIONI CORRENTI INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI 0 -4 -5 -1 1,6 4 1,2 3 0,8 2 0,4 1 -6 -2 -7 -3 -8 0 -9 -4 2010 2011 2012 2013 Saldo transazioni correnti (mld USD, asse sxt) 2014 0 2010 2015 2011 2012 2013 IDE UNCTAD (USD mld, asse sxt) Fonte: Saldo transazioni correnti / PIL (%, asse dxt) 2014 2015 IDE (% PIL, asse dxt) Commercio e presenza italiana. Nell’ultimo decennio la bilancia commerciale tra i due paesi ha costantemente presentato un avanzo a favore dell’Italia. Nel 2013, le esportazioni italiane verso la Tunisia sono aumentate del 2% e hanno riguardato principalmente prodotti energetici raffinati, della moda e della metallurgia. Le importazioni dalla Tunisia sono anch’esse aumentate del 2,5%, costituite per lo più da prodotti tessili ed estrattivi. L’Italia è tra i principali investitori stranieri in Tunisia, insieme a Francia, Germania e Gran Bretagna. Nel paese sono presenti oltre 3000 aziende straniere di cui circa 750 imprese italiane, attive soprattutto nel settore tessile e dell’abbigliamento. Da segnalare anche la presenza di gruppi industriali italiani nel settore energetico, del trasporto, della metallurgia, delle costruzioni. INTERSCAMBIO COMMERCIALE CON LA TUNISIA (2003-2013), € milioni ESPORTAZIONI IN TUNISIA PER SETTORI (2013,%) altro 15,8% 3.500 gomma, plastica, materiali da costruzione 5,2% prod. energetici raffinati 21,5% autoveicoli e altri mezzi di trasporto 5,5% 1.500 1.000 moda 19,0% metallurgia e prod. in metallo 14,5% SACE IN TUNISIA Condizioni di assicurabilità Rischio sovrano: Rischio bancario: Rischio privato: 2.500 2.000 app. elettrici 7,6% meccanica strumentale 10,9% 3.000 500 0 2003 2004 2005 export 2006 2007 2008 2009 2010 import 2011 2012 2013 saldi CONTATTI Senza condizioni Senza condizioni Senza condizioni Servizio clienti: - [email protected] Ufficio stampa: tel. + 39 06 6736888 - [email protected] TUNISIA COUNTRY RISK UPDATES Marzo 2014 Il premier Jomaa ha dichiarato che il ricorso all’indebitamento estero nel 2014 sarà pari a circa USD 8 miliardi, due volte quanto previsto, a causa dell’aumento della spesa per i salari pubblici. Jomaa punta a consolidare la situazione economica del paese, provato da turbolenze sociali e instabilità politica, principalmente tramite la riduzione dei sussidi pubblici. Il governo intende emettere bond sui mercati internazionali per USD 1,8 miliardi con garanzia da parte di USA e Giappone e sukuk per USD 435 milioni. La Banca Mondiale assisterà la Tunisia con un programma da USD 1,2 miliardi per supportare la transizione democratica e anche il FMI ha approvato la seconda tranche (da USD 507 milioni) del prestito da USD 1,7 miliardi concesso nel 2013. Gennaio 2014 L’assemblea costituente tunisina ha votato l’approvazione della nuova costituzione. La nuova Carta arriva a tre anni dalla deposizione del precedente presidente. Sebbene si riconosca l’identità araba e islamica dello stato, non compaiono riferimenti alla Shari’a. L’Assemblea ha anche approvato la formazione del nuovo governo di transizione guidato da Mehdi Jomaa, che sostituisce quello a guida filo-islamista di Ali Laarayedh. Oltre ad un outlook sul contesto politico in miglioramento, l’economia beneficerà degli ulteriori USD 500 milioni di aiuti del FMI, seconda rata del prestito di USD 1,74 miliardi concesso a giugno. Dicembre 2013 Mehdi Jomaa, ex ministro dell’industria e figura indipendente della politica tunisina, è stato incaricato di formare un governo tecnico il cui compito sarà traghettare il paese fino alle elezioni nel 2014. La nomina è frutto di un accordo tra il partito di maggioranza Ennahda e parte dell’opposizione raggiunto grazie alla mediazione del sindacato UGTT. Sono rimasti fuori dall’intesa il maggiore partito di opposizione, il Nidaa Tounes, ed il Fronte Popolare. Secondo queste forze politiche la nomina di Jomaa, già ministro durante il precedente governo di Ali Laarayedh a maggioranza Ennahda, rappresenterebbe un segno di continuità inaccettabile. Novembre 2013 L’agenzia Moody’s ha abbassato il rating sovrano a Ba3. Il downgrade è il secondo in meno di un anno (quello precedente era stato a maggio) e riflette lo stallo politico del paese, le crescenti difficoltà finanziarie e i persistenti squilibri: fiscale e delle partite correnti. Un altro elemento di criticità è rappresentato dalla debolezza del settore bancario e, in special modo, delle banche statali, caratterizzate da insufficiente capitalizzazione. L’agenzia mantiene inoltre un outlook negativo sul paese e non si esclude un ulteriore downgrade qualora lo stallo politico dovesse persistere, compromettendo l’agenda di transizione economica e democratica del paese. Settembre 2013 Il sindacato UGTT è in attesa di una risposta del governo alla proposta di mediazione con l’opposizione. Le richieste riguardano una limitazione dei poteri dell’Assemblea Nazionale Costituente e le immediate dimissioni dell'esecutivo, seguite dalla costituzione di un nuovo governo finalizzato all’organizzazione di nuove elezioni. La mediazione del sindacato tenta di risolvere lo stallo politico creatosi dopo l’assassinio del politico di opposizione Mohamed Brahmi e la perdita di consensi del partito al governo. L’instabilità e la limitata capacità delle autorità di risollevare l’economia continuano ad alimentare proteste e scioperi, con forti ripercussioni sul livello di sicurezza e sulle attività produttive. Le dimissioni del governo potrebbero provocare ulteriori violenze.