Relazione Seg. Gen. FIOM Cgil Taranto al congresso di categoria
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Relazione Seg. Gen. FIOM Cgil Taranto al congresso di categoria
Cari compagni/e, gentili Ospiti In apertura del IX Congresso Territoriale FIOM Taranto, Vi chiedo un minuto di silenzio per ricordare un compagno che ci ha lasciato drammaticamente e prematuramente, ma che rimane nella nostra memoria come esempio da perseguire. Parlo del compagno Luigi Paolo MOREA, alla cui memoria dedichiamo questo congresso. Vorrei ringraziare a nome di tutta la platea congressuale, Francesco FIUSCO che ha diretto la FIOM negli ultimi otto anni, lo ringrazio anche a livello personale per aver accolto e sostenuto la proposta avanzata dalla FIOM Nazionale e dalla CGIL di Taranto della mia candidatura alla Direzione della FIOM di Taranto. La posizione assunta da Francesco, dalla Segreteria e dal Direttivo è stata determinante nel dare la mia disponibilità ad assumere questo ruolo di direzione della FIOM. Domani, dedicheremo uno spazio specifico del Congresso per ringraziare Francesco e quei compagni che sono usciti dalla FIOM dall’ultimo congresso, per assumere altri incarichi o perché sono andati in pensione. Questo ritorno alla direzione di un territorio dopo tanti anni, per me, è una esperienza straordinaria perché da un lato ho la possibilità di mettere a disposizione della FIOM la mia esperienza, tanta o poca che sia, dall’altro il ritornare ad un rapporto diretto con i lavoratori e con la nuova generazione da cui c’è tanto da apprendere e tanto da dare. 1 Ci sono alcune cose che in questi mesi mi hanno segnato e che testimoniano le condizioni materiali di vita dei lavoratori. In un incontro con giovani lavoratori somministrati dell’ILVA, un lavoratore sposato con due figli mi ha chiesto testualmente: “Se mi spezzo un dito sul lavoro e vado in infortunio mantengo il contratto perché devo poter sfamare i figli e pagare il mutuo?”. Pochi giorni fa, è venuto in FIOM un lavoratore di una ditta di appalto con contratto a termine che ha subito un grave infortunio. L’ azienda gli ha intimato di trasformare l’infortunio in malattia. Al suo rientro in azienda, non avendo ancora smaltito i postumi dell’infortunio, gli è stato comunicato che alla scadenza del contratto lo stesso non sarà riconfermato perché si è infortunato. Il primo Febbraio di quest’anno è iniziato il processo in cui la FIOM di Taranto si è costituita parte civile tramite l’Avvocato Massimiliano DEL VECCHIO. Nel procedimento penale a carico, i diversi quadri e dirigenti aziendali della CMT Srl e dell’ILVA Spa, ritenuti responsabili della morte di Mingolla Antonio, dipendente della CMT operante nell’appalto dello stabilimento siderurgico di Taranto. Sono passati quasi quattro anni, da quel 18 Aprile 2006 in cui moriva a causa di esalazioni velenose il povero Mingolla. L’inizio del processo è coinciso con il suo rinvio al 26 Aprile di quest’anno perché il giudice era impegnato contestualmente in altro processo. Alla fine dell’udienza, la signora Francesca Caliolo, vedova Mingolla, guardandomi negli occhi mi ha chiesto di non 2 lasciarla sola in questa prova durissima per avere verità e giustizia e ha sollevato l’angoscia dei tempi della giustizia, del rischio che corrono i processi di cadere nella prescrizione alla luce dei provvedimenti nel sistema giudiziario che il governo Berlusconi vuole attuare. Lunedì 15 Febbraio è venuto a trovarmi in FIOM, a Piazza Bettolo, Cosimo SEMERARO - Presidente dell’Associazione 12 Giugno dei familiari delle vittime sul lavoro -. L’associazione si chiama 12 Giugno, perché nel 2003, a seguito del crollo di una gru all’Ilva, morirono due giovani operai – Paolo FRANCO e Pasquale D’ETTORRE. Semeraro, mi ha raccontato con il groppo in gola, la sua odissea solitaria durata sette anni per aver riconosciuto un suo diritto l’esposizione all’amianto, della condanna dell’allora Direttore dell’Inail provinciale – Giovanni Sulpizio – a dieci mesi di reclusione per occultamento di atto pubblico, fra cui la pratica dello stesso Semeraro. Mi ha anche rappresentato il suo stato d’animo di quegli anni, in cui si è sentito abbandonato e non supportato dal sindacato e in cui ha misurato sulla sua pelle la lentezza dei processi. Cosimo Semeraro, ha chiesto alla FIOM la collaborazione, un contributo e uno sforzo per sensibilizzare e far partecipare i giovani metalmeccanici, a partire da quelli dell’ILVA, alla terza giornata della memoria delle vittime sul lavoro che si terrà a Taranto il 12 Giugno 2010 e che avrà al centro della 3 giornata il convegno monotematico sulle leggi e sui procedimenti giudiziari sugli infortuni sul lavoro. Ai giovani, ai ragazzi, ai precari, ai somministrati, vorrei rispondere con una frase per noi impegnativa, tratta da un intervento di Claudio SABBATTINI al Comitato Centrale della FIOM. “E’ necessario mettersi insieme, lottare insieme. Questo fatto elementare che nel ‘900 si è chiamato sindacato – e che continuerà a chiamarsi così – è il primo tentativo di dare sicurezza a tutti coloro che sono costretti alla solitudine, che sono costretti alla competizione con gli altri, che sono costretti a pensare a un eterno presente. Il futuro è una cosa che si conquista socialmente e collettivamente”. Alla signora Francesca, voglio dire che non sarà mai lasciata sola. Tutta la FIOM, quella Nazionale e quella tarantina sarà al suo fianco. A Cosimo Semeraro vorrei dire, mai più un lavoratore venga lasciato solo nella difesa e nella rivendicazione di un suo diritto. Vale sul terreno delle vertenze e delle lotte, così come stiamo facendo per i lavoratori ex Belleli e Appalto arsenale, a cui l’Inail nega un loro diritto quello all’esposizione all’amianto, malgrado l’ASL di Taranto abbia certificato che non è stata mai effettuata alcuna bonifica nei luoghi in cui questi lavoratori hanno prestato la loro opera. Vale sull’assistenza, sull’aiuto e sostegno sul piano giudiziario. La FIOM nazionale ha deciso, e a Taranto lo stiamo praticando, di costituirci parte civile in tutti i processi ritenendoci parte lesa in ogni ipotesi di reato commesso nei confronti dei lavoratori per le violazioni delle norme sulla 4 sicurezza e prevenzione, degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. La FIOM di Taranto è parte civile, oltre che nel processo Mingolla anche nel procedimento penale che vede imputati i dirigenti e i direttori dell’Ilva Spa che si sono succeduti dagli anni ’60 al ’95 e ritenuti responsabili del decesso di più di trenta lavoratori affetti da tumore. Inoltre la FIOM collaborerà e si impegnerà a contribuire alla riuscita della terza giornata della memoria delle vittime sul lavoro del 12 Giugno prossimo venturo. L’aver vissuto direttamente le condizioni materiali e concrete che oggi vivono i lavoratori dentro la fabbrica mi hanno riportato agli anni ottanta, quando entrato in fabbrica, i vecchi delegati mi raccontavano cosa avevano vissuto negli anni cinquanta e sessanta. Quando ai cantieri navali di Palermo i contrattisti, venivano avviati al lavoro dai caporali -(oggi agenzia interinale)- che per prolungare il contratto di lavoro per sfamare la famiglia volontariamente si ustionavano o si facevano spezzare le ossa. Quando gli incidenti mortali erano elementi di normalità e messi nel conto e la sirena che suonava fuori orario per segnalare infortuni gravi o mortali al cantiere. A ogni suono di sirena accorrevano i famigliari degli operai per sapere a chi era toccato “la cattiva sorte o la disgrazia”. La differenza di oggi, rispetto ad allora e’ che i vecchi delegati avevano acquisito attraverso la lotta nuovi diritti che lasciavano in eredità alla nuova generazione, la mia, e a loro volta stavano meglio della generazione precedente. 5 Oggi la realta’ e’ che le nuove generazioni stanno peggio dei loro genitori e dei loro nonni. Questo e’ la prima volta che accade. Io credo che con grande umilta’ dobbiamo ammettere che abbiamo subito una sconfitta e che non siamo stati in grado di trasferire alle nuove generazioni le conquiste precedenti. Cari compagni e care compagne, Teniamo questo nono congresso territoriale della FIOM dopo una campagna congressuale intensa nei luoghi di lavoro. A Taranto abbiamo svolto 69 assemblee congressuali di base in cui sono state coinvolte 124 aziende a cui hanno partecipato il 68,76% dei nostri iscritti. Un dato importante e significativo che va rapportato a un numero di lavoratori iscritti che si trovano in cassa integrazione e in mobilità. Gli iscritti che hanno partecipato al congresso hanno votato il 10,06% il primo documento “Diritti e il lavoro oltre la crisi”, primo firmatario Guglielmo Epifani. L’89,94 il secondo documento “La CGIL che vogliamo”, primo firmatario Domenico Moccia. La platea congressuale è di 100 delegati, di cui numero 10 per la mozione uno e numero 90 per la mozione due. In campo nazionale si sono già chiusi tutti i congressi di base con il voto sui due documenti. Ad oggi non conosciamo il risultato finale. Il risultato finale fornirà la scelta che gli iscritti della CGIL hanno compiuto e quel risultato impegnerà tutta la CGIL. Era da dieci anni che il congresso non si svolgeva su documenti contrapposti. L’ultimo, quello del 2005, si era svolto sulla base di un unico documento a cui erano state contrapposti due emendamenti, 6 uno sul salario e uno sulla democrazia sindacale, primo firmatario Gianni Rinaldini. Questo congresso assume una valenza decisiva per il futuro della CGIL sia per il contesto in cui cade (accordo separato, recessione economica, crisi della sinistra) sia per le diverse strategie che si sono confrontate nel dibattito. Il congresso serve in primo luogo per fare un bilancio e per disegnare una strategia su come proseguire. In questo congresso si sono misurate due strategie diverse su come uscire da questa fase. Questo è stato il centro del dibattito nei nostri congressi di base che si sono pronunziati votando sui contenuti dei due documenti presentati. Io credo, e sono convinto, che aver avuto due documenti in una fase come questa sia stato un bene per la CGIL. Abbiamo evitato il rischio di un congresso tutto autocelebrativo in cui partendo dal fatto che siamo la più grande organizzazione di massa di questo paese con 5 milioni e 700 iscritti e che abbiamo avuto e continuamo ad avere una crescita costante di iscritti, sia tra gli attivi che tra i pensionati. Non avremmo riflettuto e dibattuto a fondo un punto fondamentale e che vale per la CGIL ma che dovrebbe valere anche per Cisl e Uil e cioè, che non può esistere una organizzazione sindacale “in buona salute” se i suoi iscritti e i lavoratori che rappresenta stanno male. Questo vale almeno fino a quando si ritiene che il sindacato è uno strumento “dei lavoratori” e non “per i lavoratori”. Questo nostro congresso che è il congresso della CGIL, la più grossa organizzazione di massa del nostro paese, ha dato vita 7 con dibattito democratico e partecipato che ha coinvolto milioni di lavoratori e pensionati italiani. Raramente in questo paese si assiste a un confronto di idee di queste dimensioni. La CGIL non può che uscire più forte da un congresso di confronto e di competizione di idee. L’unità, che è un valore per tutta la CGIL, lo è oggi come lo è stato in passato e lo sarà anche all’indomani di questo congresso. Essere unitari non significa affatto aver tutti la stessa idea o aderire tutti allo stesso documento. Dobbiamo imparare a misurare la nostra unità interna in base alla capacità di assumere scelte che diventino patrimonio di tutta l’organizzazione, misurando al contempo la qualità e la coerenza della nostra azione sindacale. Dobbiamo inquadrare il nostro congresso in una fase che chiude una intera fase storica. Io credo al contempo che dovremmo valutare e probabilmente sarà il congresso nazionale della CGIL il luogo in cui affrontare tale questione. Mi riferisco alle modalità del rilevamento dei dati, alla faraginosità con cui teniamo i nostri congressi. Penso alle modalità delle assemblee congressuali di base in cui in un ora bisogna illustrare le due mozioni, aprire il dibattito, far votare i lavoratori e procedere alla elezione del delegato e alla fine compilare i verbali di 35 pagine, in cui se non si è trilaureato, si rischia di sbagliare. E’ necessario uno strumento più rapido e trasparente sulla registrazione della volontà degli iscritti. Occorrono per i prossimi congressi metodi e procedure diverse da quelle 8 attuali che possono e rischiano di diseducare i nostri iscritti a partire dai più giovani. Crisi globale Cari compagni e care compagne il nostro congresso si svolge in un quadro inedito e straordinario nel pieno di una crisi globale di proporzione storica mai avuta dal dopoguerra ad oggi. Degenerazione della finanza e polarizzazione nella distribuzione del reddito sono alla base di questa crisi. Una crisi che parte dagli anni ’80. Le forze conservatrici degli Stati Uniti d’America, a cominciare dal suo Presidente Ronald Reagan, così come nel resto del mondo, hanno alimentato politiche economiche e sociali che hanno mirato all’eliminazione dei controlli sui movimenti dei capitali e hanno rinunziato a introdurre standard sociali e ambientali negli scambi commerciali. Hanno puntato alla riduzione di vincoli sull’uso della forza lavoro e hanno affidato alla finanza la sostituzione dello stato sociale l’idea liberista del “libero mercato” come regolatore della società si riferisce in realtà in primo luogo agli assetti sociali, al lavoro, alle privatizzazioni, compreso i beni comuni e il sistema di sicurezza sociale. 9 La svalorizzazione del lavoro, la marginalità delle condizioni lavorative sono il prodotto di questo lungo processo. L’esito di questo processo è un aumento dello sfruttamento e della precarietà del lavoro, una crescita esponenziale delle disuguaglianze, una crisi ecologica senza precedenti. Negli ultimi 20 anni c’è stato un processo massiccio di spostamento di reddito dal lavoro alla finanza pari a dieci punti percentuale, si è trattato di un processo di indebitamento di massa senza precedenti, le famiglie in questi anni hanno contratto debiti per potere continuare a sostenere i consumi. Tutto ciò ha generato la crisi attuale. Ancora oggi non si intravede l’uscita dal tunnel ogni qualvolta qualche economista si azzarda a fare previsioni viene smentito il giorno dopo dalla realtà. L’unica cosa certa è che la ricaduta negativa sull’ occupazione non ha ancora prodotto tutti gli effetti, così come altrettanto chiaro che le finanze pubbliche di tutti i paesi resteranno segnate dalla recessione, considerato che per contrastare la crisi si è spostato il debito dal privato al pubblico senza alcuna contropartita per i cittadini costretti ad accollarsi le perdite delle istituzioni finanziare (banche) che hanno già ripreso a produrre profitti e record. Nel medio periodo è possibile supporre che l’esplosione del debito pubblico possa provocare l’insolvenza di alcuni stati ( vedi la Grecia). Si sta al contempo determinando una instabilità geopolitica, siamo di fronte alla progressiva perdita del ruolo guida da parte degli Stati Uniti con l’abbandono del dollaro come 10 moneta di riferimento, contestualmente avviene l’ascesa delle potenze orientali e in particolare della Cina. Anche la tradizionale vicinanza tra Europa e USA rischia di vacillare. Tutti gli assetti internazionali precedenti sono messi a dura prova, il G8 diventa G27 sempre più spesso si parla di G2 intendendo con questo un confronto tra Cina e Stati Uniti. Crisi in Italia La crisi è esplosa nel nostro paese in una situazione economica e sociale peggiore rispetto a quelli dei principali paesi europei, anche se il sistema finanziario ha sofferto meno rispetto ai paesi anglosassoni. La situazione appare particolarmente critica per ciò che riguarda l’apparato industriale, i livelli salariali, gli ammortizzatori sociali e la polarizzazione tra nord e sud. La crisi e le dinamiche globali si intrecciano con la specificità italiana. I salari dei lavoratori italiani sono al 23° posto della classifica di tutti i paesi OCSA, dietro di noi stanno solo Portogallo, Repubblica Ceca, Polonia, Turchia, Slovacchia, Ungheria e Messico. Il salario netto di un lavoratore italiano è in media di 15.800 euro l’anno, poco più di 1.100 euro al mese, il 17 % in meno della media dei salari dell’OCSA e non va meglio nel confronto con il salario europeo. Il salario medio nell’Europa (a 15) è di 20.561 euro all’anno. Gli aumenti di produttività dal 1993 ad oggi sono andati quasi tutti alle imprese ed è cresciuta a dismisura la forbice tra i bassi salari e i compensi dei manager. Il 40% delle lavoratrici e dei lavoratori subisce danni alla salute oltre un milione l’anno si ammalano o si infortunano, ogni 7 ore una persona muore sul lavoro. 11 Siamo tra gli ultimi in Europa per occupazione femminile con una donna su due che non lavora, con peggiori condizioni di lavoro e di progressione di carriera e con un differenziale retributivo medio del 18 % rispetto agli uomini. I due punti dell’aumento di occupazione registrati in Italia sono da attribuire ai lavoratori migranti, tre su quattro sono operai, hanno una retribuzione inferiore al 27 % dei lavoratori italiani e su di loro pesa il doppio ricatto la perdita del posto di lavoro e del permesso di soggiorno. Senza parlare delle nuove forme di schiavitù a cui sono sottoposte, basta ricordare cosa è successo a Rosarno. La FIOM aderisce all’iniziativa promossa dal “coordinamento nazionale 1° Marzo”, daremo il nostro contributo contro ogni forma di discriminazione e di negazione dei diritti delle lavoratrici e lavoratori stranieri e saremo anche noi al presidio di Piazza Immacolata a Taranto, promossa dagli Immigrati. La precarizzazione dei rapporti di lavoro è stata parte decisiva della strategia di compressione dei salari e di attacco al diritto del lavoro. Oltre il 70 % dei nuovi assunti sono a termine, nel 2008 oltre 4 milioni e mezzo di contratti di lavoro erano a tempo determinato, collaborazione occasionale, occupazione a progetto, lavoratori in somministrazione, finti professionisti. La precarietà colpisce soprattutto i giovani da un punto di vista salariale. Negli ultimi 20 anni si è registrato il raddoppio del differenziale retributivo tra la fascia tra 19-30 e quella tra i 30-60. Il sistema pensionistico contributivo combinato con contratti precari condanna milioni di ragazzi e ragazze ad un futuro di povertà di sfruttamento di alienazione di solitudine ed 12 individualismo, di incertezza e di adattamento alla competizione, dentro il mercato, individuo contro individuo, lavoratore contro lavoratore. In nessun altro paese europeo esiste un divario come quello tra il nord e il sud del Paese, i divari tra occupazione, redditi e protezione sociale sono drammatici e crescenti. I salari medi al sud sono inferiore del 30 % rispetto al Nord. Siamo il Paese in cui i lavoratori e i pensionati contribuiscono all’80 % del gettito fiscale complessivo e dove prima della crisi il 51% delle società dichiaravano redditi nulli e negativi. Siamo il Paese dove la tassazione delle rendite è tra le più basse su scala europea. A questo quadro, già drammatico, si sommano gli effetti della crisi. I dati forniti dall’Istat ai primi di febbraio sono devastanti e fanno chiarezza su quanti in questi mesi a partire dal Governo hanno prima negato e poi ritenuto superata la crisi. L’Istat ci dice che il tasso di disoccupazione a fine dicembre del 2009 è salito all’8,5 % a fronte del 7% di dicembre del 2008. Se ai disoccupati aggiungiamo i cassintegrati a rischio raggiungiamo un tasso del 10 %. Abbiamo perso circa 700.000 posti di lavoro. Tra i giovani che vanno dai 18 ai 24 anni il tasso di disoccupazione è del 30%, negli 15 mesi 1 milione di lavoratori ha usufruito di un miliardo di ore di CIGS. Il 30% di occupazione è ormai precaria con medie salariali di 700 euro mensili al nord e 400 euro al sud. In ultimo i dati del quarto trimestre del 2009 segnalano che la ripresa tarda ad arrivare, nel 2009 la recessione segna 13 meno 4,9% del prodotto interno lordo, il peggiore dato di tutti i tempi. Nel 2009 si è registrata una caduta nelle esportazioni rispetto al 2008 del 20,7%. La peggiore caduta secondo l’Istat dal 1970. La produzione metalmeccanica in Italia nel 2009 è calata del 27% e la cassa integrazione è aumentata del 480%. Siamo di fronte agli indicatori peggiori del resto dell’Europa come denunzia la stessa Federmeccanica. Come sosteniamo da mesi non è vero che stiamo uscendo dalla crisi, siamo in una fase dove si acutizzano tutti gli elementi della crisi sull’economia reale e prevedibilmente detti elementi si acutizzeranno e si accentueranno anche nei prossimi mesi. Il Governo nega la crisi, non mette in atto nessuna terapia d’urto nei confronti della crisi, non costruisce una rete di protezione sociale per l’insieme dei lavoratori, delle lavoratrici e dei precari. È dall’inizio della crisi che sosteniamo che bisogna: fermare i licenziamenti; rinnovare i contratti di tutti i lavoratori precari; estendere gli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori; superare il massimale delle CIGO-CIGS portandolo all’80% dell’ultima retribuzione; raddoppiare la cassa integrazione ordinaria da 52 a 104 settimane; garantire la prosecuzione delle CIG in deroga; sostenere il reddito e prevedere gli ammortizzatori per i precari; 14 affrontare le vertenze, impedire la chiusura delle aziende, definire strumenti di politica industriale, avviare un piano per il mezzogiorno; ridurre la tasse per i lavoratori e pensionati; dare un futuro al paese; promuovere politiche di accoglienza contrastando le nuove schiavitù e regolarizzando i migranti che lavorano; sospendere la Bossi-Fini per gli immigrati in cerca di rioccupazione; abolire il reato di clandestinità; riconoscere la cittadinanza a chi nasce nel nostro territorio equiparare il reato di caporalato a quello di tratta sugli esseri umani. A sostegno di queste rivendicazioni e per dare continuità alle iniziative di lotta già effettuate la CGIL ha proclamato lo sciopero generale per il 12 marzo con manifestazioni territoriali. La FIOM impegna il proprio gruppo dirigente e la platea congressuale a sviluppare da subito tutte le iniziative finalizzate alla piena riuscita dello sciopero e della manifestazione che terremo a Taranto, facendo vivere dentro quella manifestazione tutte le vertenze aperte. Il Governo utilizza la crisi e punta a modificare la Costituzione formale del paese a partire dall’articolo 1 che recita, appunto, che “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. 15 Il Governo e il suo Presidente non perdono occasione per portare tutti i giorni attacchi all’attività della magistratura puntando a metterne in discussione la sua autonomia, attaccando costantemente la libertà di stampa e di informazione puntando allo svuotamento del ruolo delle assemblee elettive e delle sedi della partecipazione democratica a cominciare da Parlamento. Governo e Confindustria stanno utilizzando la crisi per ridefinire l’assetto sociale e le relazioni sindacali di questo paese, prefigurando una fuoriuscita dalla crisi che ridisegna il modello stesso delle organizzazioni sindacali. Il 22 gennaio 2009 Governo, Confindustria, CISL-UIL-UGL hanno firmato: un accordo che riduce i salari, cancella il contratto nazionale. Un accordo separato in cui non c’è nulla piattaforma sindacale unitaria presentata . della Un accordo separato in cui si cancella il ruolo e il valore universale dei contratti nazionali e dei sindacati di categoria. Si programma la riduzione dei salari, si cancella l’autonomia della contrattazione aziendale, si sostituisce la contrattazione tra le parti con una estensione senza precedenti della bilateralità. 16 Un accordo separato con cui si nega alle lavoratrici e lavoratori il diritto di votare e decidere sugli accordi che li riguardano e che apre la strada alla messa in discussione del diritto di sciopero che la nostra carta costituzionale sancisce quale diritto individuale in capo ad ogni cittadino. Contratto nazionale Quell’accordo separato è ben più grave di un contratto separato. L’applicazione di quel sistema di regola porta al rinnovo contrattuale nazionale praticamente automatico, con una previsione dell’inflazione fatta dall’ISAE depurata dall’inflazione importata dai prodotti energetici e moltiplicandola per il valore del punto. Per fare ciò basta una semplice calcolatrice, non serve un sindacalista, questa modalità di rinnovo contrattuale determina nei fatti la riduzione programmata del potere di acquisto del salario per tutti i lavoratori. Il contratto nazionale in questo schema non svolgerà più la funzione di incremento salariale delle retribuzioni. Contrattazione aziendale Gli aumenti retributivi richiesti nella contrattazione aziendale devono rientrare nei criteri che il governo fissa per rientrare 17 nei meccanismi di defiscalizzazione e cioè di un premio comunque totalmente variabile. Deroghe al Contratto Si possono definire a livello aziendale o territoriali deroghe rispetto al contratto nazionale per ragioni che sono o di crisi o di sviluppo, cioè sempre. Deroghe rispetto al contratto nazionale vuol dire peggiorare quello che dovrebbe essere il minimo retributivo e normativo dell’insieme dei lavoratori italiani. Enti bilaterali Gli Enti bilaterali si configurano sempre di più da parte del sindacato e delle imprese come una struttura di gestione del collocamento, della formazione e di pezzi di ammortizzatori sociali. Tutto ciò è scritto nel libro bianco di Saccone che ha definito anche concettualmente l’insieme dell’operazione. Ha ragione Saccone quando dice che l’accordo sul sistema contrattuale è una riforma che porta cambiamenti molto pesanti in questo paese. Si è scelto di “imporre” un sistema contrattuale a tutti i lavoratori e a tutte le Organizzazioni Sindacali senza prevedere alcuna consultazione, alcun voto, alcuna validazione democratica. È dentro questo quadro che siamo chiamati a compiere scelte. In questo congresso la scelta è o aderire a questo progetto imposto da Governo e Confindustria, assecondato da CISL e UIL, chinando la testa e rientrando in quel gioco, o 18 contrastarlo in tutti i modi e con tutte le iniziative di lotta finché salti. Io credo che non abbiamo altra scelta che contrastarlo. Per una sola ragione, perché non saremmo più la FIOM e non saremmo più la CGIL ma diventeremmo un’altra cosa. Ed è per questo motivo che dobbiamo contrastare in tutti i modi e con tutte le iniziative necessarie, sia l’accordo separato del 22 gennaio che l’intesa firmata il 15 ottobre del 2009 da Federmeccanica-FIM-UILM del rinnovo del contratto Nazionale dei metalmeccanici, che riteniamo illegittimo, così come lo è la disdetta unilaterale da parte di FIM-UILM sulla parte normativa del contratto firmato unitariamente nel 2008 e che scade nel 2011. Come FIOM stiamo avviando una raccolta di firme certificate per la presentazione in Parlamento di una proposta di legge di iniziativa popolare per affermare diritti e regole democratiche cogenti in materia di rappresentanza, di certificazione di rappresentatività delle Organizzazioni Sindacali e di efficacia e validità dei contratti collettivi. Tale proposta nasce anche al fine di impedire la pratica degli accordi separati. Ho voluto ripercorrere in maniera sintetica e approssimativa il contesto in cui si svolge il nostro congresso e al contempo 19 avere chiaro dentro quale quadro vanno ricondotte le vertenze aperte che abbiamo sul territorio Tarantino. Rimane ancora efficace uno slogan che dice “occorre pensare globale per agire locale”. PERCHE’ IL CONGRESSO AL PALAFIOM In quest’ottica del pensare globalmente e agire localmente, si colloca la decisione di svolgere il congresso al PALAFIOM, per segnare la scelta politica che la FIOM di Taranto ha fatto, così come ventidue anni fa. Il 22 Febbraio 1988, la FIOM firmava il contratto di acquisto del terreno con l’Arcidiocesi di Taranto per portare lo sport in un quartiere periferico marginale e degradato, per svolgere un’azione sociale e per mettere a disposizione del quartiere, dei lavoratori, dei cittadini questa struttura. Oggi più che mai il problema degli spazi sociali, degli spazi pubblici d’incontro o degli spazi per l’aggregazione e per lo sport, rimane una questione irrisolta, soprattutto nel meridione. Si tratta di un bisogno, di una esigenza di cui la FIOM ha piena coscienza perché sappiamo che uno spazio restituito e messo a disposizione della collettività può diventare un presidio di democrazia, un argine alla disgregazione dei legami sociali. Oggi posso dirvi che come FIOM abbiamo deciso, dopo una pausa di riflessione di chiusura del Palafiom e di riorganizzazione interna di rimettere a disposizione del territorio, dei lavoratori e dei metalmeccanici questa 20 struttura consentendo al contempo all’Associazione di Basket in carrozzina DREAM TEAM di Taranto, l’utilizzo della struttura per gli allenamenti e le partite. Siamo in una fase in cui stiamo ragionando su possibili implementazione della struttura sportiva e valutando una serie di interventi strutturali dell’impianto. Stiamo analizzando le diverse proposte che ci sono pervenute di possibili attori di questo progetto di rilancio del PALAFIOM, a partire da quello presentato dal DREAM TEAM. IL PALAFIOM per la sua collocazione territoriale e per la sua importanza strutturale, puo’ essere motore e volano di numerose attivita’. Stiamo pensando al PALAFIOM non solo come luogo in cui si pratica sport, ma uno spazio comune in cui possano essere promosse diverse attività sociali, culturali e ricreative in cui si possa promuovere il dialogo tra le generazioni e le culture. Il Palafiom come contenitore, come laboratorio culturale in cui si possa costruire a partire dalle differenze che contraddistinguono ognuno di noi quelle visibili e quelle meno visibili. Pensiamo al PALAFIOM come un luogo in cui non vi sia spazio per “qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnico o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza a una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le 21 tendenze sessuali”, così come recita l’art.21 per la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e che sta alla base della primavera dei diritti promossa dalla Regione Puglia, dal 18 al 28 Febbraio corrente anno. Pensiamo di coinvolgere in questo progetto, mettendo a disposizione il Palafiom, il mondo dell’associanismo a cominciare da Arci - Legambiente – Libera e il centro sociale Cloro Rosso, che già opera nel quartiere. Con queste Associazioni abbiamo aperto una interlocuzione sia a livello territoriale che nazionale. Inoltre, pensiamo a creare uno sportello plurisettoriale per tutelare diritti individuali e collettivi oltre che informativi e formativi, (Caaf, Patronato, sportello di orientamento al lavoro, Ufficio Vertenze-legale, sportello handicap) etc… . Consentitemi per ultimo di ringraziare Marcello Presta che ha curato l’allestimento e la logistica del PalaFiom. Qual è la situazione pugliese e tarantina dentro questa crisi In Puglia prima della crisi si è registrato un trend di crescita positiva in linea con quella nazionale e superiore a tutte le altre regioni meridionali. La Regione Puglia ha intrapreso un processo innovativo di sviluppo ecosostenibile e di innovazione industriale basata su distretti produttivi e distretti tecnologici, con la realizzazione di 11 distretti in cui 2638 imprese interessate hanno presentato il piano di sviluppo. La Regione Puglia è leader della produzione di energia rinnovabile generando il 27% dell’energia eolica nazionale il 13,71% di energia fotovoltaica, il 13,4 % dell’energia da biomassa (a Taranto insiste il distretto dell’energia rinnovabile). 22 Sulle questioni ambientali sono registrati elementi di profonda innovazione a partire dalla legge sulle diossine e al NO al nucleare. La Regione Puglia ha definito un accordo quadro firmato dal Presidente della Regione Niki Vendola e le Segreterie Regionali CGIL-CISL-UIL nel luglio 2009 fra i più avanzati sul terreno degli interventi a sostegno dell’occupazione del reddito delle famiglie a seguito della crisi economica. Accordo quadro che è stato implementato e rafforzato il 28 gennaio 2010. È stato siglato al contempo un protocollo d’intervento di contrasto alla crisi economica in materia di politica territoriale e abitativa. Un ulteriore accordo è stato siglato tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e la Regione Puglia per la realizzazione di un intervento finalizzato al miglioramento dei livelli di approfondimento della popolazione scolastica pugliese. Tutto questo ha azzerato gli effetti della crisi? Sicuramente no, ma la hanno attenuata e danno una possibile prospettive di uscita. La Regione assieme a Provincia e Comune hanno dovuto svolgere un ruolo di supplenza e di sostituzione rispetto a quello che lo Stato e il Governo avrebbero dovuto fare e non hanno fatto. A cominciare dal fatto che Berlusconi ha tenuto 3 miliardi e 500 milioni congelati per il Mezzogiorno. Il 28 e il 29 marzo si vota per l’elezione del Presidente della Regione, non oso pensare cosa significherebbe tornare indietro di cinque anni, spero e mi auguro che il quadro politico e istituzionale attuale esca rafforzato con la riconferma di Nicki Vendola Presidente. Cari compagni e care compagne, 23 mi avvio a concludere questa mia relazione. Volutamente ho scelto di non parlare delle singole aziende e delle singole vertenze, questo compito lo lascio ai compagni della segreteria e ai delegati a questo congresso. Voglio solamente dire su questo tema che la situazione tarantina rispetto al resto del paese ha una sua particolarità: la crisi non mette in discussione la prospettiva delle aziende e dei settori presenti nel territorio tarantino. Lo stabilimento ILVA è, e rimane, il centro produttivo del gruppo RIVA e non è messo in discussione ne è comprimibile dal punto di vista industriale ed occupazionale. La VESTAS, la MARCEGAGLIA che ha presentato un piano di riconversione verso la produzione di fotovoltaico, entrambe stanno dentro il settore di produzione di energia alternativa, uno dei settori innovativi e meno colpito dalla crisi. L’Arsenale di Taranto sta dentro un piano industriale di recupero e rilancio da parte del Ministero della Difesa contrariamente a quanto avviene per gli altri arsenali militari. L’Alenia di Grottaglie è l’unico stabilimento che non risente della crisi dell’aeronautica, a differenza di tutti gli stabilimenti italiani. Le imprese del territorio dell’indotto e dell’appalto sono quelli che stanno pesantemente subendo la crisi e che stanno scaricando pesantemente sui lavoratori determinando una vera e propria macelleria sociale. 24 Va aperta una vera e propria vertenza per i lavoratori dell’indotto e dell’appalto. E’ necessario aprire tavoli di confronto a partire dall’ILVA per definire processi di riqualificazione, di valorizzazione e di tutela dei lavoratori delle aziende di appalto. Occorre dare risposte certe e immediate ai lavorati somministrati ILVA che si sono costituiti in coordinamento e a cui vanno trovati tutti gli strumenti di sostegno al reddito in attesa (così come è stato fatto per i lavoratori somministrati della VESTAS) del percorso della loro stabilizzazione dentro l’ILVA che va perseguito e sostenuto a partire dalla trattativa che abbiamo aperto sul contratto integrativo aziendale, prevedendo l’apertura di un tavolo di confronto specifico su Taranto. Vanno ricercati percorsi che portano alla stabilizzazione dei lavoratori somministrati della VESTAS il cui numero, la cui professionalità e la tipologia di produzione dell’azienda non giustifica tali contratti. È necessario che venga riconosciuto un diritto negato a tutti quei lavoratori della ex Belleli e dell’appalto Arsenale a cui l’Inail nega il riconoscimento all’esposizione dell’amianto malgrado l’Asl abbia certificato che non è stata svolta alcuna bonifica dall’amianto dove questi lavoratori prestavano la loro opera. La Fiom si è schierata a sostegno di queste vertenze e appoggia tutte le forme di lotta che i lavoratori decideranno di sviluppare in difesa dei lo diritti. 25 Dove c’è un lotta, dove c’è un conflitto, anche nelle forme estreme, la FIOM di Taranto starà assieme e affianco dei lavoratori, così come è successo dall’INNSE di Milano alla FIAT di Termini Imerese. Dobbiamo dare continuità alla battaglia portata avanti in questi ultimi anni con le associazioni ambientaliste e con l’associazionismo in genere, con le istituzioni locali per uno sviluppo ecosostenibile e per l’ambientalizzazione dell’apparato produttivo esistente, ciò con la consapevolezza che i lavoratori dentro i luoghi di lavoro sono i primi e i maggiori “cittadini” esposti ai fattori inquinanti che generano ripercussioni sulla loro salute così come purtroppo dimostrano le statistiche taratine sulle malattie professionali, sulle morti a tali malattie derivanti dagli agenti inquinanti. Abbiamo raggiunto parziali e significativi risultati anche grazie alla crescita di sensibilità sviluppatasi a Taranto tra i cittadini sulle questioni ambientali, determinante in questo è stato l’azione svolta da Altamarea che ha promosso la marcia per l’ambiente. Siamo però ancora lontani dall’aver raggiunto la piena ecosostenibilità dell’apparato produttivo. Per la FIOM LAVORO, AMBIENTE, SALUTE E SICUREZZA devono marciare assieme, non vi è, ne si può accettare, una contrapposizione o una scelta tra lavoro, ambiente salute e sicurezza anche in una fase di crisi come questa. Vorrei in conclusione della mia relazione augurare a tutti voi un buon Congresso e riaffermare il ruolo del sindacato. 26 “Sindacato” viene dal greco SìndiKos, parola composta da Sun (insieme con) e da Dike (giustizia). Sindacato vuol dire insieme con giustizia. Insieme ai lavoratori per ottenere giustizia questa è la risposta che Claudio Sabattini dava a chi pensava e sosteneva che “ il fine di un sindacalista è fare accordi”. Sabattini continuava a dire che un accordo si fa solo insieme ai lavoratori e per perseguire giustizia, io credo che ancora oggi questa è la risposta da dare a chi fa accordi senza il consenso dei lavoratori e senza perseguire giustizia. 27