Marvin Olasky e la destra religiosa
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Marvin Olasky e la destra religiosa
Marvin Olasky e la destra religiosa http://www.ladifferenza.it La differenza -- Culture e Società -- USA Marvin Olasky e la destra religiosa Cosa scrive l'uomo che ispira la politica sociale NeoCon? Andrea Massaroni giugno 2006 La differenza Pagina 1/8 Marvin Olasky e la destra religiosa http://www.ladifferenza.it George W. Bush ha scritto la prefazione al più celebre dei suoi libri "Conservatorismo compassionevole"; Il Domenicale (ripreso da RagionPolitica.it, il "dipartimento formazione di Forza Italia") parla di "nuova frontiera postideologica" e gli rende l'onore di aver "avviato un percorso importante tanto sul piano antropologico quanto su quello politico" scomodando la "corrente calda dell'Umanesimo di Adam Smith e Adam Ferguson", e l'immancabile Alexis de Toqueville. Chi sarà mai Marvin Olasky? Nato nel 1950 a Boston, da famiglia ebrea russa, Olasky diventa ateo a 14 anni, subito dopo il suo Bar mitzvah [1], si avvicina al comunismo, si laurea a Yale in Studi Americani nel 1971, poi legge il nuovo Testamento, abiura l'ateismo e si fa cristiano "rinato". Insegna giornalismo all'Università del Texas, è editorialista del quarto settimanale statunitense per tiratura, World, e ha fondato una sua congregazione con sede ad Austin in Texas, la Chiesa del Redentore (Redeemer Church), che fa parte della chiese presbiteriane conservatrici d'America. "Pochi possono negare che, quando si viene alle questioni di politica sociale, la nuova definizione di povertà e solidarietà elaborata da Olasky, rappresenti la linea guida dell'azione bushiana. Molti dei provvedimenti che vengono portati al congresso sono basati sulle idee elaborate e propagandate senza sosta da Olasky. Idee che si sono fatte strada pian piano, tra l'opposizione della sinistra e la diffidenza dei conservatori liberisti" (Cristina Missiroli, Olasky e la nuova frontiera: il conservatorismo compassionevole, su L'Opinione, 9 giugno 2005) Andiamole a conoscere allora, alcune di queste idee. Qui presentiamo un ampio estratto del discorso che Olasky tenne ai nuovi studenti della scuola di giornalismo della rivista World, il 19 febbraio 1999. Vi si trova una esposizione di concetti chiave come quello di "oggettività", "dovere di cronaca", "etica giornalistica", arrivando a una vera teoria della conoscenza. Secondo Olasky "la storia è giornalismo senza le limitazioni della fretta" e si può legittimamente dedurre che queste posizioni rappresentino un passpartout efficace per conoscere le fondamenta teoriche di tutte le altre proposte avanzate da Olasky. E' con tali presupposti che si organizza una agenda di pressione politica e proselitismo culturale volto a riscrivere i rapporti tra Stato e Religione, conoscenza e ricerca scientifica, etica e morale, libertà e diritto, e l'elenco potrebbe continuare a lungo. E' da questi presupposti che si vuole intervenire contro la presunta immoralità della scienza, si cerca di introdurre e diffondere nelle scuole la teoria dell'intelligenza creatrice contro la teoria darwiniana della selezione naturale, si proclama la superiorità della religione cristiana, l'intrinseca propensione al male e al peccato della natura umana, l'attacco alla società secolarizzata, e tanti altri tasselli di un mosaico che costruisce un universo culturale autoreferenziale e antagonista rispetto a quello della tradizione che chiamiamo "occidentale". Il gesto fondamentalista col quale si cerca di emanare la legge dal testo sacro ha molti precedenti La differenza Pagina 2/8 Marvin Olasky e la destra religiosa http://www.ladifferenza.it nella Storia. Oggi lo spirito dei tempi obbliga ad affiancarlo al fondamentalismo islamico, che sulla base di uno speculare feticismo della verità, rivelata e fuori dal tempo, pretende di fustigare e rimodellare la società civile e la vita individuale. Nodo importante è l'attacco alla cultura post-moderna, letta come la morte di qualunque sistema di valori e instauratrice di un universo a-morale, nel quale l'assenza di senso del peccato si traduce in assenza di senso tout court. Sono temi che ricorrono anche in Italia, nei discorsi di chi ora parla con scherno di "laicismo", o della necessità di un collante religioso per la società. La giornalista Michelle Goldberg ha partecipato come osservatrice a molti incontri delle congregazioni della destra religiosa e ne ha tratto un libro, "Kingdom Coming: The Rise of Christian Nationalism", nel quale manifesta molta preoccupazione per la continua ascesa di questi neocons della Cristianità, che con il loro nazionalismo cristiano - nazionalismo che gli epigoni di casa nostra traducono come difesa dell'Occidente - hanno alterato l'orizzonte politico e culturale, costruendo una griglia interpretativa parallela basata su retorica biblica e revisionismo storico. "Uno dei primi articoli che ho scritto era sul movimento degli ex-gay. Ciò che mi colpì andando alla conferenza di Exodus fu che ebbe luogo in un intero universo parallelo. Hanno i loro psicologi, le loro istituzioni psicologiche e una loro versione della letteratura medica professionale. La quantità di libri, riviste e media, e il modo nel questa è duplicato tutto ciò che abbiamo nella nostra cosiddetta realtà, è sorprendente. Ciò che mi colpì anni dopo, quando scrivevo dell'amministrazione Bush, fu che quelle istituzioni parallele con le quali ero venuta in contatto stavano sostituendo le istituzioni tradizionali, specialmente nella burocrazia federale. [...] La gente assunta al Dipartimento della Sanità e dei Servizi Umani per formulare la politica di educazione sessuale, non veniva dall' Associazione Medica Americana (American Medical Association) o dalle scuole principali. Venivano da posti come l'Istituto Medico per la Salute Sessuale (Medical Institute for Sexual Health), che è il gruppo medico nazionalista cristiano. [Il gruppo dichiara d'essere una "organizzazione scientifica e formativa non profit per combattere le epidemie globali di gravidanza esterna al matrimonio"]. [...] Il dialogo è impossibile senza qualche senso condiviso della realtà...Ciò che manca non è solo la verità, è un intero meccanismo sociale attraverso il quale il vero è distinto dal falso" (Goldberg intervistata da Onnesha Roychoudhuri in The Growing Threat of Right-Wing Christians ) Il testo di Olasky non manca di offrire spunti per queste considerazioni. Eccone un ampio estratto. "Ogni anno inizio il corso di storia all'Università del Texas, facendo notare agli studenti che la storia è in parte la registrazione del peccato universale dell'uomo. [...] Dobbiamo tenere questo bene a mente come giornalisti. Il giornalismo amorale enfatizza tutte le urla e il furore che ci circondano e presenta le nostre vite come il racconto di folli, senza alcun senso. Il moralismo giornalistico enfatizza gli elementi positivi, edificanti, per farci sentire meglio con noi stessi; la forma ecclesiale del moralismo giornalistico presenta fedeli felici e sorridenti, portati via dal mondo peccaminoso e in movimento da un trionfo all'altro. Ma il giornalismo biblico, come la storia di Stefano negli Atti degli Apostoli (Book of Acts), enfatica la santità di Dio e il peccato dell'uomo. Esattamente come la moralità di per sé non può salvare, così il moralismo giornalistico non può salvare la pratica giornalistica. Oggi, c'è una enorme esigenza di moralità nel giornalismo: lo scorso numero [...] del Columbia Journalism Review notava tra i giornalisti "un desiderio di rassicurazione La differenza Pagina 3/8 Marvin Olasky e la destra religiosa http://www.ladifferenza.it circa il senso e il valore del loro lavoro". I reporters che si occupano di crimini e vedono quanto improvvisa la morte possa sopraggiungere, o quelli che si occupano di intrighi politici e vedono quanto velocemente una carriera possa finire, acquistano la consapevolezza della caducità della vita. I premi che i giornalisti si assegnano l'un l'altro non possono convincere davvero i vincitori che il loro lavoro momentaneo abbia qualche vero valore. La fame, non di semplice successo ma di senso, naturalmente non è ristretta al giornalismo. Quando ci si chiede se la vita ha senso e valore, il risultato lungo gran parte della storia è stata la creazione o l'adesione a qualche religione fatta dall'uomo per istituire un codice di moralità. Ma la cristianità ha una risposta diversa: Cristo salva i peccatori! Cristo! Cristianesimo e moralismo sono due religioni diverse, una centrata su Dio, l'altra sull'uomo. [...] Se il giornalista, come chiunque altro, è un peccatore, come può riferire oggettivamente ciò che accade? Sarà capace di guardare con obiettività, o sarà influenzato da suoi pregiudizi, i suoi interessi, la sua visione del mondo, qualunque essa sia? Il nono comandamento, non commettere falsa testimonianza, ci incrimina tutti. Se esso dicesse semplicemente "non mentire" allora potremmo difenderci, perché mentire implica uno stato cosciente. Ma noi possiamo commettere falsa testimonianza anche quando riferiamo in buona fede, se le nostre presupposizioni o attitudini inconsce ci allontanano, inconsapevolmente dai dati genuini. Usando le nostre proprie capacità di comprensione nessuno di noi può sperare di presentarsi davanti a Dio e sentirsi dire: ben fatto, giornalista buono e fedele. Una formulazione classica della nostra condizione è la seguente: prima della caduta di Adamo ed Eva nell'Eden, l'uomo aveva la capacità di peccare - e i nostri primi genitori convertirono questa capacità in realtà. Dopo la caduta, non siamo più capaci di non peccare: la nostra inevitabile direzione è verso l'azione sbagliata e la comprensione errata. Una volta convertiti a Cristo, continuiamo ad avere le disposizioni naturali [al peccato] ma ci è fatta la grazie di una nuova capacità: siamo qualche volta capaci di non peccare. E la nostra speranza è in paradiso, dove Dio completerà il lavoro che ha fatto su di noi e ci lascerà incapaci di peccare. I giornalisti non cristiani non hanno speranza di comprendere le cose correttamente fino in fondo, perché non sono in grado di non peccare. Ciò non significa che i nostri giornali quotidiani siano inutili: attraverso la grazia comune, che è fatta cadere ugualmente sul giusto e l'ingiusto, essi possono cogliere spesso il "chi, cosa, quando e dove" ma saranno spesso in errore sul "come" e certamente in errore sul "perché". I giornalisti cristiani non possono pretendere di capire tutto o gran parte dei fatti correttamente: i nostri limiti sono grandi e solo in paradiso saremo incapaci di peccare. Ma al momento siamo capaci di non peccare, qualche volta, e la nostra opportunità di massimizzare quella possibilità è di attenersi in modo stretto alla Parola di Dio. Fatemi provare a riassumere. Ogni resoconto è resoconto diretto, non esistono fatti neutri (il teologo che meglio si è occupato di questi temi è Cornelius van Til). Tutti i resoconti tendono naturalmente verso il male, sebbene la grazia comune spesso tenga a freno le nostre peggiori tendenze. Anche chi riferisce i fatti è spesso diretto verso l'attività peccaminosa, sebbene ancora una volta la grazia comune fa il suo effetto. I giornalisti che sono guidati da Cristo, e oggetti di resoconto guidati da Cristo, sono capaci di non peccare; talvolta riusciamo a cogliere i fatti correttamente, ma solo se lasciamo che i nostri resoconti siano guidati da Dio e non dai nostri ego. Tale formulazione risponde ad alcune domande ma ne solleva altre: come affrontare i singoli compiti giornalistici? Come mettere da parte gli interessi egoistici ed essere onesti? Abbiamo qualche La differenza Pagina 4/8 Marvin Olasky e la destra religiosa http://www.ladifferenza.it speranza di raggiungere ciò che è stato definito il sacro graal del giornalismo: possiamo essere "obiettivi" ? L'"oggettività" è una parola divina (godword) oggi. Tuttavia, una delle applicazioni pratiche del primo comandamento che ci dice di non aver altro Dio al di fuori di Dio, è che non possiamo avere altra parola divina che la Parola di Dio. Ricordando che coloro che non conoscono Cristo non possono non peccare, come possiamo aspettarci che siano obiettivi? Ricordando che i cristiani sono capaci di non peccare e tuttavia peccano spesso, come possiamo aspettarci di essere obiettivi? Inoltre, dobbiamo domandarci cosa significhi essere obiettivi. La gente spesso dice che significa "coprire entrambi i lati della storia" ma pensate all'analisi del blocco NBA del 27 dicembre fatta dall'attaccante dei Minnesota Timberwolves: "Ci sono tre lati di questa storia: il lato dei giocatori, il lato dei proprietari, e la verità". Vale a dire, come capita in molte storie, due gruppi di materialisti sono in competizione, se un giornalista cristiano riferisce di entrambe, starà comunque tenendo fuori il lato spirituale. Descrissi in un libro che ho scritto una decina di anni fa, Prodigal Press, la varietà di significati che l'oggettività ha avuto negli ultimi due secoli, assieme al mio più recente libro sul giornalismo, Telling the Truth, è online a www.worldmag.com e potete scaricarlo gratuitamente, perciò non mi dilungherò qui su questo tema che è centrale. Devo però ricordare che molti giornalisti oggigiorno parlano dell'impossibilità di un'oggettività. Da quando, negli anni '20, il fondatore delle relazioni pubbliche Ivy Lee disse che è "umanamente impossibile" affermare un fatto: "Tutto ciò che io posso fare è darvi la mia interpretazione dei fatti". Henry Luce, figlio di missionari, fondatore di Time Magazine, e deviato dal Cristianesimo biblico al moralismo, disse "Mostrami un uomo che pensa d'essere oggettivo e ti mostrerò un uomo che sta ingannando se stesso". Ciò che Lee e Luce rappresentarono, in essenza, è un proto-postmodernismo. (In breve, i pre-moderni credevano nella verità e spesso la cercarono in Dio o negli dei; i modernisti credevano nella verità ma la cercarono attraverso la sapienza umana; il postmodernismo ritiene che non esista qualcosa chiamata verità oggettiva). La tendenza di alcuni cristiani, per reazione, è stata di asserire che l'oggettività debba ancora essere l'obiettivo del cronista. Ma in certa misura i cristiani dovrebbero concordare con i postmodernisti, sebbene per ragioni diverse. I post-modernisti affermano che ogni persona è un dio in sé, creando la propria personale realtà che è tanto valida quanto quella di chiunque altro. I cristiani dicono che ciascuna persona è un peccatore in sé, incapace di percepire accuratamente la realtà a meno di volgerci a Dio e imparare a pensare i nostri pensieri secondo la Sua volontà. Per collegare questa discussione alla precedente, il postmodernismo è spesso amorale e può anche definirsi a-oggettivo, dal momento che tutto è soggettività. Il moralismo giornalistico crede nell'obiettività (o per lo meno nell'onestà) e dice ai giornalisti, seguite la formazione che noi vi diamo e saprete cosa sia giusto. Ma un giornalista che davvero comprenda la nostra natura peccaminosa sarà d'accordo con l'autoanalisi del famoso manager di baseball Casey Stengel, il quale, dopo essere stato operato in tarda età ed essere stato dimesso dall'ospedale, disse:"Tutti non fanno che dirmi quanto io appaia in salute. Beh, forse è vero. Ma dovrebbero guardarmi dentro. Sto malissimo dentro." La differenza Pagina 5/8 Marvin Olasky e la destra religiosa http://www.ladifferenza.it Invece di predicare la parola "oggettività" and porla spesso persino prima della Parola Divina, dovremmo renderci conto di quanto male stiamo dentro e poi dovremmo guardare a Cristo: tutte le cose furono create da Lui. Questo è il mondo che il Signore ha fatto, e solo lui lo comprende pienamente. Quando mia moglie ed io volevamo sapere di più su come fosse costruita la nostra casa, lo chiedemmo al costruttore; provvidenzialmente lui vive alla porta accanto alla nostra. Quando vogliamo conoscere la natura del mondo, noi chiediamo al suo creatore. Provvidenzialmente, anche Lui vive vicino a coloro che credono in Lui e ci ha lasciato un libro che mostra il mondo secondo i Suoi occhi. Solo quando mettiamo quelle lenti bibliche possiamo vedere le cose come veramente sono. La sola vera oggettività è l'oggettività biblica . Questa definizione di oggettività dovrebbe deprimere i giornalisti? Dovrebbe mettere ogni giornalista ad un bivio. Significa che i giornalisti cristiani, con una comprensione ancora limitata e la sola capacità di non peccare, dovrebbero rinunciare a sperare in una comprensione reale dei fatti? No, perché abbiamo la capacità e ciò che occorre per usarla: Dio ci ha fatto la grazia di donarci la Bibbia. Il Corano definisce Allah "imperscrutabile", ma la Bibbia sottolinea come Dio abbia rivelato i propri pensieri all'uomo. Molto resta nascosto, come Giobbe imparò, e molto vediamo in modo oscuro, come ha evidenziato l'apostolo Paolo, ma coloro che tra noi non erano ciechi ora possono vedere - e quando studiamo la Bibbia per capire cosa Dio dica su temi controversi, noi possiamo avvicinarci alla visione divina. Il nostro obiettivo non dovrebbe essere idolatrare la nostra soggettività, come fanno i giornalisti postmoderni, né di pretendere che l'uomo morale possa raggiungere l'oggettività. Il nostro obiettivo dovrebbe essere di abbracciare la croce, leggere la Parola di Dio e seguirla. Più sono ispirati da Dio e meglio gli scrittori sono in grado di affrontare una questione. Per esempio, la Bibbia condanna l'omosessualità così chiaramente che solo il più svergognato dei manipolatori delle Scritture potrebbe provare ad asserire l'accettabilità biblica di simile pratica - e noi sappiano anche che gli omosessuali, come tutti i peccatori, possono cambiare attraverso il lavoro della croce. Un giornalista cristiano può condannare la lobby dei diritti gay che cerca di far apparire buono ciò che è malvagio. Può scrivere articoli illustrando come gruppi quali Exodus aiutino gli omosessuali a tornare eterosessuali. Può far tutto ciò senza preoccuparsi di "bilanciare" l'articolo sull'omosessualità, perché Dio non bilancia la Sua condanna con una lode. Tuttavia altri temi non sono così evidenti. Io e la mia famiglia siamo andati a fare rafting lungo le rapide qualche volta, perciò a World [la rivista su cui scrive Olasky] noi usiamo una metafora: le storie controverse sono analoghe alle rapide che variano in difficoltà dalla classe uno (facile anche per un principiante) alla classe sei (morte con fragore). E' un tema da rapida di classe uno (la pratica omosessuale o l'adulterio eterosessuale) quello riguardante ciò su cui la Bibbia è esplicita e saremo guidati pienamente nel nostro servizio. Ciò non vuol dire che inveiamo, né evitiamo l'imperativo di essere accurati e onesti nella narrazione, nella descrizione e nelle citazioni. Tuttavia, non vediamo alcuna necessità di bilanciare le tristi conseguenze del peccato sessuale con dettagli che facciano sembrare tale "liberazione" desiderabile. La nitidezza diminuisce progressivamente con le altre classi di rapide: sono storie da classe due quelle che implicano una posizione biblica implicita (per esempio, l'importanza dell'educazione cristiana) La differenza Pagina 6/8 Marvin Olasky e la destra religiosa http://www.ladifferenza.it sono storie di classe tre quelle per le quali partigiani di entrambi i lati possono citare versi delle Scritture, ma un studio attento permette conclusioni bibliche; la riforma del sistema sociale (welfare) è un esempio sono storie da classe quattro quelle che non offrono un percorso biblico chiaro, ma ci permettono di portare a sostenere esperienze storiche significative circa ciò che funziona e ciò che non funziona; ad esempio, abbiamo ragioni per essere sospetti di una persona che dica "faccio parte del governo e sono qui per aiutarti". sono temi da classe cinque quelli senza chiaro mandato biblico e chiaro profilo storico, ma rispetto ai quali una comprensione della natura umana ispirata alla Bibbia può risultare utile sono questioni da classe sei quelli nei quali non c'è alcuna chiara posizione biblica, nessuna indicazione storica e ben poco che segni il nostro cammino. Una posizione biblica molto netta su temi di classe uno o classe due è biblicamente oggettiva, ma una posizione più "bilanciata" su questioni di classe cinque e classe sei è il massimo dell'oggettività che possiamo raggiungere, considerati i limiti della nostra conoscenza. Ci approssimiamo all'oggettività se diamo il primo posto alla prospettiva divina e restiamo silenziosi quando, per quanto riusciamo a capire, Egli resta silenzioso. Nulla di ciò che sto dicendo dovrebbe suggerire ai giornalisti di ignorare fatti evidenti come macigni o manipolare le affermazioni degli avversari. Ma ciò che volete tenere a mente è, per usare l'espressione di Francis Schaeffer, che Dio c'è e non è silenzioso; per usare la nostra metafora, Dio è abbastanza gentile da aver creato molte classi uno e due. I leaders della Riforma protestante enfatizzarono la perspicacia (letteralmente "la capacità di guardar attraverso") delle Scritture. E' sbagliato confondere rapide difficili con quelle facili, tuttavia giornalisti cristiani d'esperienza, che leggano la Bibbia fedelmente possono aver fiducia nelle loro capacità di pagaiare aggressivamente senza finire nell'acqua gelida. Alcuni evangelici affrontano ogni tema come se fosse una classe sei, ma Cristo non è morto per noi per farci rimanere prigionieri della paura. Ciò che è vitale comprendere è che il giornalismo biblico non è bilanciato; esso è Cristo-centrico. I giornalisti possono perseguire l'oggettività biblica solo sviluppando l'abitudine di rivolgersi alle Scritture quando emergono problemi di riferimenti chiari (problems of coverage), come fanno quotidianamente a World. La coerenza è vitale; come il grande lanciatore (pitcher) Satchel Paige disse una volta:" Non pregare quando piove se non preghi quando splende il sole". Di sole ce n'è davvero poco nelle parole di Marvin Olasky, che dipingono l'uomo tra le fiamme del peccato prima di offrirgli un kit full optionals per il paradiso. Ma il suo discorso è pieno di riferimenti familiari per il pubblico: il baseball, il vicino di casa, la famiglia che fa sport... Olasky punta la persona - anzi, il peccatore -, parla il linguaggio di chi lo ascolta e costruisce così un La differenza Pagina 7/8 Marvin Olasky e la destra religiosa http://www.ladifferenza.it legame emotivo, che viene poi veicolato su contenuti altrimenti poco giustificati, e giustificabili. "Dire la verità" diventa "dire la verità rivelata", così come essa viene letta e contestualizzata da Olasky o chi come lui, sull'onda di una religiosità popolare e sanguigna ignora, o cancella con un colpo di spugna, secoli di epistemologia ed ermeneutica. Essi ci dicono che non c'è lettura che non sia interpretazione. Questo non è relativismo, né ovviamente nichilismo. Non tutte le interpretazioni sono uguali o hanno pari dignità. Restano però ontologicamente, strutturalmente, interpretazioni storiche di fatti che sono stati raccontati storicamente e che verranno inverati in nuove azioni e letture, anch'esse storiche. Questa è la finitezza e la ricchezza della cultura e dell'etica umane. Le scorciatoie in stile Olasky - stile che oggi è a pochi passi dal diventare ortodossia - possono forse rassicurare l'agricoltore dell'Ohio o il cowboy del Texas, e possono far vincere una elezione, ma di certo trasformano il mondo in un Far West. Al Museo d'Arte Moderna a Roma, c'è una scultura di Giulio Monteverde raffigurante Edward Jenner, mentre inocula il vaccino anti-vaiolo. Alla fine del '700, prima di Jenner, dopo decenni di sperimentazioni un po' a tentoni, Kant poteva ancora porsi il problema se non fosse contro natura, cioè dissacrante, inoculare il vaccino del vaiolo. Questa pratica medico-scientifica permise poi di salvare milioni di vite in Europa e in Occidente. Ma non era stata inventata in Europa. Si praticava da almeno due secoli in Oriente e nell'impero Ottomano, col quale gli Stati Europei erano confinanti e spesso belligeranti. Tuttavia nell'Europa cristiana veniva ritenuto peccaminoso e immorale copiare una pratica in uso tra gli "infedeli". Anche quella era - per parlare come Olasky - una oggettività Cristo-centrica o biblica. Post-scriptum : Traduzioni, corsivi e grassetti di Andrea Massaroni [1] "Bar mitzvah" da Wikipedia, l'enciclopedia libera. "Quando un bambino ebreo raggiunge l'età della maturità (12 anni ed un giorno per le femmine, 13 anni ed un giorno per i maschi) diventa responsabile per sé stesso nei confronti della Halakah, la legge ebraica. A questa età il bambino diviene Bar mitzvah (Ñè ÞæÕÕÔ, "figlio del comandamento"); per una ragazza si dice Bat mitzvah (Ñê ÞæÕÕÔ, "figlia del comandamento"). Prima del raggiungimento di questa età, la responsabilità per il comportamento dei bambini ricade, religiosamente parlando, sui genitori. Dopo essere diventati figli del precetto, i ragazzi sono ammessi a partecipare all'intera vita della comunità al pari degli adulti e diventano personalmente responsabili della ritualità, dell'osservanza dei precetti, della tradizione e dell'etica ebraica." La differenza Pagina 8/8