17/02/06 – MARRAKECH

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17/02/06 – MARRAKECH
DIARIO MAROCCO 2006
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17/02/06 – MARRAKECH
Dopo un volo abbastanza movimentato (compresa tipa che collassa nel mezzo del volo) la
truppa di vacanzieri belgi in package tour atterra in quel di Marrakech a mezzanotte…
lunghissima e lentissima coda per farsi timbrare i passaporti, poi recuperiamo i bagagli (il mio
5 kg, applausi grazie!) e a bordo di una Palio giallognola ci dirigiamo verso il centro. Il taxi ci
lascia vicino alla famosa piazza e da lì ci dirigiamo a piedi e al buio tra i meandri della medina
in cerca del posto per dormire, Hotel Sherazade, molto molto carino, con i mobili in paglia e
ferro battuto e terrazze svacco ovunque, per 10 euro possiamo essere soddisfatti! Scarichiamo
i bagagli e crolliamo addormentati in 2 secondi, x essere svegliati verso le 5 del mattino dal
muezzin che invita alla preghiera dal minareto che c’è a circa 1 metro dalla nostra stanza…
18/02/06 MARRAKECH
Muezzin a parte, ci svegliamo alle 11 e già qs è una gran cosa…l’hotel stanotte è pieno, quindi
ci traslochiamo in quello a fianco e poi ci mettiamo in cerca di un bancomat, colazione e poi ci
mettiamo a esplorare la città. Iniziamo avventurandoci nel labirinto della medina per andare
verso la medersa di Ali Ben Youssef, molto bella con un bel cortile centrale decorato di
piastrelle colorate, marmo e legno intagliati, e tutto intorno le minuscole stanze degli studenti
della scuola coranica. Poi andiamo al Musée de Marrakech, ospitato in un riad con una sala
centrale bellissima tutta ricoperta di piastrelle, con 3 fontane, un lampadario in legno intagliato
enorme, e addirittura la musica in sottofondo e i divani per spalmarsi. Torniamo verso la piazza
perdendoci un tot di volte nel dedalo di viuzze, ma perdersi da qs parti è decisamente
divertente e mi stupisce vedere quanto la gente sia gentile e ti dia indicazioni ancora prima che
tu le chieda…insomma nella mia immaginazione doveva essere un’altra India, per ora mi
sembra che il posto sia decisamente più pulito e la gente decisamente più gentile – a parte i
vari “gazelle” ma credo che già andare in giro con Ivan me ne risparmi parecchi…
Dopo il giro nel souq torniamo verso la piazza e poi andiamo al Palazzo de la Bahia, un
labirinto di stanze cortili e giardini dove il proprietario viveva con un esercito di mogli,
concubine e gagni. Ritorno in albergo, attimo di svacco e poi andiamo a cena sulla piazza
(couscous n°1, vediamo quanti ne mangerò nei prox gg, invece non credo che mi stuferò del tè
alla menta, buoooono!), giro per la piazza tra bancarelle di cibo (teste di pecora, ugh!), di
succhi di frutta, musicisti, ballerini e cantastorie…vista da lontano o dall’alto di una terrazza,
con il brulicare di gente, la musica, il fumo delle bancarelle e i minareti sullo sfondo, è un posto
che ha veramente qualcosa di magico.
19/02/06 MARRAKECH
Altra dormitona fino alle 10 e mezza, colazione sulla piazza e poi via verso il quartiere ebraico
per un giro nella sinagoga e nel mercato dove c’erano i classici mucchi di spezie coloratissima,
babouches babouches e frutta secca.
Poi siamo andati al Palazzo di El Badi, con un sacco di cicogne appollaiate sulle mura, e poi
mentre eravamo in cerca delle tombe dei saaditi abbiamo incrociato per strada Elena e le sue
sorelle! Siamo andati insieme alle tombe, poi loro sono andate al Palazzo e noi al Museo delle
Arti Marocchine, museo così così ma bellissimo il palazzo con soffitti dipinti, pareti intagliate e
lampade di metallo dappertutto. Poi pensando a cosa fare domani abbiamo concluso che non
abbiamo molta voglia di vedere un’altra città (tipo Fes o Meknès) e ripartire tra musei palazzi e
souq, quindi siamo andati a cercare qlcuno che ci porti verso le kasbah e le gole (coi mezzi
pubblici è abb impossibile e di affittare la macchina non abbiamo voglia) e abbiamo trovato un
tour abb conveniente, l’unica cosa è che vanno anche nel deserto coi cammelli e dormono in
tenda con i finti beduini e poi si svegliano per vedere l’alba e poi tornano in cammello bla
bla…no grazie! Anyway, mentre pensavamo al da farsi ci siamo ribeccati con Elena e le sue
sorelle, abbiamo fatto un giro nel casino della piazza e poi loro sono tornate in hotel e noi
siamo andati a prenotare il tour a condizione che niente cammello e niente tenda berbera, mi
sono già bastate in India…ci faremo una notte a Merzouga e una passeggiata sulle dune –
rigorosamente non a dorso di cammello!
20/02/06 GOLA DEL DADES
Levataccia alle 6 e camminando per la Djemaa el Fna deserta e le viuzze altrettanto deserte
arriviamo al punto di partenza del tour che comprende oltre a noi nessuna francese per il
dispiacere di Ivan nonché nessuna lurida, al loro posto sempre secondo l’isolano una mezza
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lurida (in quanto originaria di un paese del Commonwealth) e un cesso…per essere più precisi
un’australiana che vive in Canada, una coppia di Kiwi che vivono a Londra e un bielorusso che
vive a San Francisco. L’autista ha il solito strano impermeabile di qua da teletubbie con
cappuccio a punta, colore blu, e guida abbastanza male (per esempio, non sa mettere le marce
e non sa sorpassare, due dettagli trascurabili…), ma il panorama per strada è molto bello, un
deserto roccioso rosso che ricorda a tratti la Valle della Luna di San Pedro de Atacama e alcuni
tratti della Namibia. Attraverso questo deserto saliamo lungo una strada di montagna fino a
2000 metri, attorno c’è ancora neve che 3 settimane fa bloccava completamente il passaggio
(nota successiva: commento che ha portato una discreta sfiga visto che 2 gg dopo sulla stessa
strada siamo rimasti bloccati noi…per la neve!). La vista è abbastanza surreale, deserto
davanti e le cime innevate dell’Atlante sullo sfondo. Scendiamo attraverso villaggi polverosi e ci
fermiamo a Ait Benaddhou, bellissima kasbah utilizzata come setting di parecchi film da
Lawrence d’Arabia al Gladiatore. Attraversiamo il fiume saltellando su sacchi di sabbia (x i +
impediti ci sono i bambini del posto che attraversano il fiume con gli stivali di gomma dandoti
la manina) e facciamo un giro per la kasbah; dal punto più alto c’è una splendida vista sul
giardino di palme (la palmeraie), il villaggio di fango, il deserto e le montagne innevate sullo
sfondo, che col deserto non ci azzeccano molto…
Ci fermiamo per pranzo a Ouarzazate, una sorta di Hollywood marocchina dove ci sono per
qualche strano motivo un sacco di studi di produzione, ci mangiamo un panino con una frittata
e un caffè seduti al sole, sbirciamo un villaggio di cartapesta di un set attraverso un cancello
aperto e poi ripartiamo verso la Valle del Dadès, tra deserto di rocce rosse con una strscia
verde intorno al fiume e decine di kasbah lungo il percorso. Più avanti inizia la Gola del Dadès,
uno stretto canyon dalle pareti rossastre percorso da una strada tortuosa. Molliamo le borse in
hotel (deserto e gelido, fa molto Shining con i passi che rimbombano), facciamo una
passeggiata fino a un punto panoramico, ceniamo con zuppetta couscous e mandarini
appiccicati al caminetto, chiacchieriamo un po’ con i compagni di tour e poi cerchiamo di creare
calore in stanza sovrapponendo tutte le coperte che troviamo in giro e aprendo l’acqia calda
della doccia per creare vapore perché in stanza fa un freddo cane! Ora munita di pigiama, felpa
e 4 coperte di lana vediamo se riusciamo a dormire senza ibernarci…
21/02 MERZOUGA (DESERTO DEL SAHARA)
Alla fine non ci siamo congelati (in effetti con 4 coperte…), colazione con pane marmellata
crepes e caffè e poi partenza per Tinehir, cittadina berbera con palmeraie e kasbah dove ci
hanno portato in giro fino al momento televendita dei tappeti berberi, dove un sedicente
berbero (vero o falso? mah!) prima ci ha offerto il tè, poi ha fatto la sceneggiata di fare da
interprete in lingua berbera con la sorella che fa i tappeti, poi ovviamente dopo qs momento di
folklore scatta la vendita dei tappeti, piazzato uno all’australiana e uno al bielorusso, incasso
della mattinata 280 euri, e bravi i berberi! Io per ora rimango dell’idea di comprare piatto e
lampada, niente tappeti thanks!
Ripartiamo tra palmeti, mandorli in fiore, kasbah e villaggi polverosi con case abb malandate
color rosa carne, che si confondono con la roccia che ci sta dietro, e arriviamo alla Gola del
Todrà, molto bella, 300 m di dirupo rossastro e nessuna traccia del fiume che ci dovrebbe
scorrere dentro. Passeggiata lungo la gola, pranzo e poi una lunga tappa verso Merzouga,
alternando penniche, radio araba a manetta e nuvole di polvere che entrano da fuori,
Namibian-style! Ultimi km di strada sconnessa e arriviamo a Merzouga, se c’è un villaggio non
l’ho visto, ho solo visto 3 hotel o presunti tali a forma di kasbah attaccati alle dune di cui
almeno uno abbastanza pulcioso – il nostro. Gli altri partono per l’esperienza autentica di giro
in cammello e notte in tenda berbera, noi facciamo un giro sulle dune di sabbia, facciamo un
po’ di foto al tramonto, torniamo in “hotel” e aspettando la cena ci mettiamo a leggere le guida
– pare che la nuova decisione sia di saltare di brutto Fes e Meknes (o come si dice “lasciarle
per la prox volta”, quando essa sarà – troppe magie di incastri di bus e poca voglia di passare
il resto del tempo vedendo città) e il nuovo piano dovrebbe essere Essaouira, cascate di
Ouzdoud, e shopping a Marrakech. Come al solito tutto potrebbe ancora cambiare!
Cena con zuppetta (per la gioia di Ivan), stufato di vitello e arance, poi i tipi dell’hotel si
mettono a dormire nel salone con la nostra guida, noi facciamo un salto a vedere le stelle sulla
terrazza gelida (tenda berbera, tiè!) e poi a scrivere il diario e chiacchierare con la luce delle
candele infilzate nelle bottiglie di coca cola vuote con un’esotica etichetta in arabo…
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22/02 OUARZAZATE (sooorpresa!)
Tempesta by night (tenda berbera, sempre tié!), ci svegliamo per fare colazione e tornano i
cammellieri che si sono beccati…la grandine! Nel Sahara! Lasciamo il deserto con le nuvole,
torniamo al sole e arrivati a Erfoud arriva la notizia che cmq a Fes/Meknès oggi non ci
saremmo potuti andare perché la strada è chiusa…x neve! Ma non è finita, perché anche la
strada per Marrakech è chiusa x neve, anche se è un po’ difficile crederci quando si è ai bordi
del Sahara con il sole e le palme! Proseguiamo con una mega tappa di guida in un paesaggio
simil-namibiano, con l’autista sempre in tenuta da teletubbie e con la radio araba a palla che
chiede a tutti i pullman in arrivo se la strada dall’altra parte sia aperta o chiusa – niente da
fare, è chiusa…bello pensare che non sono mai rimasta piantata per la neve nelle Alpi e mi
capita in Marocco! Piano B, per stanotte ci fermiamo a Ouarzazate e poi domani si vedrà…
Arriviamo a Ouarzazate verso le 4, troviamo un posto dove dormire (col riscaldamento) e poi
l’australiana ha l’idea del secolo (visto che non sapevamo che cavolo fare nella così ridente
Ouarzazate) ovvero andare all’hammam. Dopo lunghi interrogativi del tipo “cosa ci si porta
all’hammam” e “cosa si indossa all’hammam” decidiamo per la parte sotto del costume,
ciabatte, asciugamano e docciaschiuma. Armate di tutto ciò, io l’australiana e la kiwi entriamo
nella parte dell’hammam riservata alle donne (ingresso ben 70 centesimi), molliamo la roba e
ci ritroviamo in una stanza che sembra abbastanza una prigione: buia, alti muri di pietra con
un paio di aperture minuscole sul soffitto e gruppetti di donne con dei secchi intorno intente a
lavarsi. Ci guardiamo intorno cercando di capire cosa dobbiamo fare esattamente e a tirarci
fuori dall’impaccio arriva la scuoiatrice ufficiale, parlante solo arabo, che ci bagna, ci insapona,
e poi inizia a strofinarci dalla testa ai piedi con un guanto di crine con cui prob ha già scuoiato
mezza città…tra l’altro lo strofinamento prevede che ci sdraiamo per terra quindi le nostre
attenzioni del tipo cammino coi flip flop e non tocco niente diventano presto vane! Dopo aver
eliminato tonnellate di pelle morta (o forse è quella di qualche utente precedente del guanto) ci
sciacqua a secchiate, ci lava i capelli, ce li spazzola con il pettine di chissà chi e poi ci lascia a
continuare le nostre chiacchiere, nel frattempo entra un’altra turista spaesata, casualmente
italiana, che ci fa l’italiana a Ouarzazate, è venuta a trovare il suo ragazzo che ci lavora, e che
fa di bello il ragazzo a Ouarzazate, lavora ovviamente per gli studi tv di Ouarzazate (da cui
sono usciti ad es il Gladiatore e Gesù di Nazareth), ma non per l’ultimo blockbuster
hollywoodiano, ma bensì per tale reality show italico chiamato “la fattoria” dove delle similcelebrità cadute nell’oblio mungono cammelli e altre amenità simili in una fattoria proprio a 7
km di qua, che fortuna eh!
Lasciamo l’italiana e senza + un grammo di pelle di morta su di noi torniamo in hotel e poi
andiamo a fare cena in un posto dove il tipo riesce anche a procuraci birra e vino, andandoli a
recuperare in qualche negozio di infedeli della zona I suppose…E domani, Ins’allah come dice
l’autista-teletubbie, se il passo è sgombro dalla neve torniamo a Marrakech e da lì dovremmo
(almeno in teoria) abdare a Essaouira. Beh, vorrei vedere chi ci crede che ci siamo beccati la
grandine nel Sahara e che siamo rimasti bloccati perché la strada era bloccata dalla neve…in
Marocco!
23/02 MARRAKECH (at last!)
Risveglio nella ridente Ouarzazate, sole e momentaneamente niente vento gelido. Colazione
veloce con il solito caffè au lait con 2000 zuccherini intorno e una crepe stopposa senza niente
dentro, seconda colazione a base di orange juice perché gli altri non erano ancora pronti, e poi,
bismillah come dice anche sempre l’autista-teletubbie, si parte alla volta di Marrakech, impresa
ben presto tragicamente conclusa quando usciti dalla città ci troviamo un posto di blocco degli
sbirri e un ammasso di macchine, camion, camper e veicoli assortiti parcheggiati a un
distributore aspettando di poter andare a Marrakech. Di fronte alla prospettiva di passare
un’altra giornata nella ridente Ouarzazate facendoci togliere pelle morta all’hammam
decidiamo invece di dividere fra tutti quanti il pieno di gasolio e fare una deviazione che
allunga + del doppio per tornare a Marrakech – sempre che l’altro passo sia aperto, sennò la
deviazione vuol dire passare da Agadir!
Il passo è aperto e la strada incredibile, molto simile a quella boliviana per Coroico ma per
fortuna asfaltata e col guardrail – ma con gli stessi tornanti ciechi e il burrone a fianco. Il
panorama cambia in continuazione, dalla pianura ai 2100 metri del Tizi n’ Test e di nuovo alla
pianura, nella lunga giornata di guida (dalle 9 alle 6, con sosta in locale lurido di villaggio
polveroso per pranzo) passiamo dal deserto roccioso stile Cile e/o Namibia, ai villaggi di fango
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arroccati con intorno i mandorli in fiore e i fichi d’India, alle distese di alberi di argania con le
caprette sui rami a brucarne i frutti (separando i semi dallo sterco delle capre e spremendoli si
ottiene a quanto pare un ottimo olio), alle cime innevate dei 4000 metri dell’Atlante sullo
sfondo di valli colorate e percorse da ruscelli…uno spettacolo, una delle strade più belle che
abbia mai fatto (se devo pensare alle altre…sicuramente i 7 lagos in Argentina, la strada per
Coroico in Bolivia e poi credo sia d’obbligo la Great Ocean Road…), e visto che nessuno aveva
aerei da prendere direi quasi che è stata una fortuna ‘sta cosa della neve, 1 gg in + in buona
compagnia e qs panorama spettacolare.
Arriviamo alle 6 a Marrakech, lasciamo l’autista-teletubbie e i compagni di viaggio, e visto che
non ci sono + bus per Essaouira fino a domani non abbiamo altre opzioni se non restare qua
per la notte. Torniamo nel posto dell’altra volta, facciamo un resoconto completo a due belgi
sulle condizioni della strada, andiamo su Internet e a cenare e poi torniamo in hotel perché si
mette a piovere. Domani, si spera, Essaouira!
24/02 ESSAOUIRA (finalmente!)
Abbandonata l’idea di svegliarci alle 5 e mezza per prendere il pullman (meno male!), ci
svegliamo invece alle 8, facciamo colazione nella solita pasticceria e poi andiamo alla stazione
Supratours con 1 h di anticipo per prendere il pullman per Essaouira che è già pieno! Dopo una
rapida valutazione delle altre opzioni possibili decidiamo di aspettare e vedere se per caso
qlcuno non si presenta e rimangono dei posti liberi, cosa che per fortuna succede e così alle 11
siamo sul bus figo per Essaouira, io seduta di fianco a un tipo che lavora all’università di
Marrakech e che mi fa discorsi filosofici sulla felicità e via dicendo. Essaouira è una figata –
risolto il problema del posto dove dormire (supercheap a 130 dh, non ha i vetri alla finestra ma
vabbè, dettagli, avremo gli alisei in stanza, meglio della stanza di Merzouga senza porta tra
stanza e bagno…) ce ne andiamo in giro per la città, che è un labirinto di viuzze fatte di casette
bianche con le finestre blu, botteghe di artigiani (vanno forte il legno di tuia e l’olio di argania),
gallerie di artisti, e mura intorno con una batteria di cannoni spagnoli puntata verso l’orizzonte,
e una spiaggia gigante con qualche coraggioso surfista che sfida le onde gelide dell’Atlantico a
febbraio.
Facciamo una passeggiata sulla spiaggia (riuscendo a prendere una parvenza di colore sano in
faccia al posto della solita tinta grigio-belga), andiamo a vedere il tramonto sui bastioni e poi
in cerca di un posto dove mangiare pesce fritto per la gioia di Ivan – peccato per la mancanza
cronica di vino, ma pazienza, prosegue la flebo di tè alla menta. Mentre imperversano gli alisei
torniamo in stanza a scrivere le cartoline, domani vediamo se riusciamo a prendere ancora un
po’ di colore e poi si torna a Marrakech. Bella Essaouira!
25/02 MARRAKECH
Risveglio col sole (e i soliti alisei che imperversano), colazione con crepes con cremina a base
di mandorle e il famigerato olio di argania di cui sopra, e poi in giro per la città tra i negozietti
in cerca di una scatola in legno di tuia per Ivan e una lampada in metallo e pelle colorata per
me – è finita che a forza di vedere scatole in legno di tuia ne ho comprata una pure io, credo di
aver visto tutte quelle di Essaouira almeno un paio di volte mente giravamo in cerca di una
scatola per Ivan e io continuavo a sostenere che ‘ste scatole sembravano il cruscotto in radica
dell’auto di un dirigente smontato e fatto scatola, e che le cornici erano funeree…cmq alla fine
la scatola l’ho presa pure io (peer pressure…), insieme a una lampada in pelle decorata
arancione e ferro battuto, a cui ora devo capire come infilare la lampadina, ma dovrei
potercela fare, almeno credo! Ivan ha recuperato scatola, cornici e maglietta da surfista, e poi
siamo andati a mangiare il pesce grigliato sulle bancarelle del porto, dall’associazione
grigliatori di pesce, dove per 6 euro a testa abbiamo avuto calamari alla griglia, insalata e da
bere, ahimè coca cola e non vino bianco causa paese musulmano, ma i calamari erano
buonissimi, soprattutto dopo una settimana di couscous-tajine-omelette. Recuperiamo i
bagagli, andiamo verso la stazione dei bus e torniamo a Marrakech…bella Essaouira,
sicuramente una splendida sorpresa, mi aspettavo una meta da package tour e invece ho
trovato una cittadina d’incanto.
Arrivati a Marrakech andiamo nella stessa agenzia dell’altra volta in cerca di qlcuno che ci porti
alle cascate domani, poi torniamo al solito hotel a mollare i bagagli, ritrovando i personaggi
dell’altra volta: il vecchietto che non sa una parola di francese, il paracadutista col braccio
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rotto ecc. Un giro su Internet, cena, dolce nella solita pasticceria, e domani vedremo come
sono qs famose cascate.
26/02 MARRAKECH
Colazione ormai classica in pasticceria nella via pedonale, croissant au citron + café au lait, e
poi andiamo a recuperare gli altri gitanti verso le cascate, incrociando i due americani (un
mezzo indiano e un mega nerd) già beccati a Merzouga e a Essaouira, oggi andavano al Tizi n’
Test, il passo che noi abbiamo fatto come deviazione per tornare da Ouarzazate. Per sfiga di
Ivan anche oggi nessuna francesina dall’aria arrogante insieme a noi, vinciamo invece due
austriache (forse una coppia), un signore spagnolo con la giaccavento dell’Hp e due portoghesi
molto luride già viste alla stazione dei pullman per Essaouira, ribattezzate da Ivan prima nana
e nanetta, e poi mi e co ovvero metà di mimi e cocò date le loro dimensioni piuttosto basse. 3
ore di pullmino a velocità di corteo funebre, arriviamo a Ouzdoud e una delle portoghesi manda
+ o – a cagare le aspiranti guide, e ce ne andiamo in giro per conto nostro tra la melma in
tinta argillosa, circondati da ragazzini marocchini in scampagnata domenicale, tra bancarelle di
souvenir e chioschetti (la maggior parte chiusi) di cose mangerecce (la solita triade couscous
tajine spiedini) e piazzole (melmose) per campeggiare. Carine le cascate, 110 m di salto su
due livelli, anche se non c’era il sole e l’acqua era melmosa quindi not as good as in the
pictures…la parte + kitsch, delle micro-chiatte per attraversare il fiume fatte con bidoni vuoti e
qualche asse di legno, una decorata con fiori e foglie finti, iper-kitsch, con il tipo che fa finta di
remare per dare un tono romantico alla cosa e poi si attacca a una fune tesa tra le due rive
(distanti come dicevo ben 3 metri) e fa attraversare il fiume così, non ho capito a chi visto che
c’è il ponte…
Siamo andati un po’ avanti per un sentiero (per la gioia di Ivan) attraversando un paio di
villaggi, in teoria verso delle grotte a cui però non siamo mai arrivati. Momento “oh oh forse
siamo nei guai” n°1 della giornata, mentre camminiamo sul sentiero deserto all’andata
becchiamo un contadino seduto su una pietra, al ritorno sulla pietra non c’è + ma poi ce lo
vediamo spuntare dal nulla con tanto di falce in mano…per fortuna destinata all’erba del suo
campo e non alle nostre gole. Torniamo su, mangiamo l’ennesima omelette, andiamo a vedere
le cascate dall’alto e poi si riparte verso Marrakech sempre alla solita velocità da corteo
funebre, nonostante ciò l’omino riesce quasi a farci schiantare tutti quanti, a scelta contro un
gregge di pecore in mezzo alla strada, o tronati dal pullman che arrivava dietro, o anche
entrambe le cose – alla fine entrambe evitate grazie a mosse scaltre combinate delle pecore e
del pullman, non certo dell’omino che alla prima città addirittura si ferma e va a ringraziare
Allah nella moschea lasciandoci tutti quanti ad aspettarlo sul pullmino.
Verso le 5 torniamo a Marrakech e dopo aver depositato valuables assortiti in stanza ci
facciamo un paio d’ore girando a caso per il souq, veramente incredibile quante cose diverse
facciano parte dell’artigianato da queste parti: ceramica, cuoio, legno, argento, ottone, pelle,
ferro battuto, lampade, teiere, bicchieri colorati, vassoi, piatti, specchi e le onnipresenti
babouches…per non parlare delle spezie, le olive, la frutta secca (mentre c’ero ho comprato un
kg di datteri, buooooni!!) e i vari intrugli erboristici che vendono nelle bancarelle, dal viagra
berbero a strane pozioni miracolose che cercava di rifilarci un tipo in una sorta di erboristeria
chiamata “la baraka” (nomen omen…), momento saliente quello in cui prende dei semini di non
so che, li infila in un fazzoletto, si strofina il tutto sulla mano, e poi ci sbatte il fazzoletto sul
naso e ci dice annusa, momento “oh oh forse sono nei guai” n°2 della giornata,
fortunatamente l’intruglio in questione non era cloroformio ma qualche cagata per il
raffreddore, vabbè che addosso avevamo tipo 10 euro a testa e basta, ma narcotizzati l’ultimo
gg mi sembra brutto…Riemergiamo dal souq miracolosamente senza acquisti, cena dal tajinaro
good & cheap sulla piazza, scorpacciata di pasticcini marocchini (buoooni!) con caffè in
pasticceria, e ultimo giro sulla piazza come sempre brulicante di luci, fumo, bancarelle di
succhi d’arancia-fritta secca-cibarie varie, maghi, suonatori di cose rumorose non identificate,
venditori di cagate erboristiche assortite, tatuatori con l’henné, scribi, dentisti ambulanti e altre
meraviglie varie tra una folla sterminata e motorini impazziti che scorrono in mezzo…che
incanto questa piazza, mi mancherà da domani sera.
27/02 AEROPORTO DI MARRAKECH
Ultima colazione in pasticceria e poi partiamo verso il Jardin Majorelle, un giardino con piante
recuperate in giro per il mondo da un artista con in mezzo una casa tutta blu e varie altre cose
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colorate in giro per il giardino: vasi, muretti e fontane gialle azzurre verdi e blu. Il tutto adesso
è di proprietà nientemeno che del signor Yves Saint Laurent che l’ha presentato al Chelsea
Flower Show qualche anno fa rendendo famoso il giardino. La casa di monsieur Saint Laurent è
però in un altro pezzo della tenuta, ovviamente non aperta al pubblico, mentre la casa blu è
diventata il museo di arte islamica che però non siamo riusciti a vedere perché era chiuso per
pranzo, quindi siamo ripartiti a piedi verso un altro giardino, il Jardin Menara, camminando per
un’ora sotto il sole e riuscendo a perderci un tot di volte nonché ad abbronzarci (leggi:
ustionarci) parecchio lungo il percorso, cmq alla fine ci siamo arrivati anche se non era il max,
+ che altro uno sfondo per uno di quegli spettacoli kitsch son et lumière che fanno la sera per
le comitive di crucchi.
Ritorniamo in città passando per i giardini della moschea Koutoubia (oggi giornata giardini),
con alberi di arance e palme davanti, e nuvolette bianche con cielo azzurro sullo sfondo,
veramente not bad. Ci mangiamo un kebab, Ivan compra una mezza tonnellata di pasticcini
marocchini da portare a casa, poi recuperiamo gli zaini e troviamo un taxi per l’aeroporto e poi
sorpresa…già il volo così ci mette una vita perché per andare a Bruxelles passa da Agadir (che
non è di strada, ma dalla parte opposta), ma è pure in ritardo di tre ore, ovvero arrivo a casa
previsto verso le 4 am, e sveglia per andare in ufficio prevista 3 ore dopo! Con il voucher
offerto dalla compagnia ci beviamo una Fanta Lemon scritta in arabo, gironzoliamo un po’ per
l’aeroporto e tra poco, o forse fra molto, chi lo sa, si torna a Bxl…
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