mtmmedical team magazine

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mtmmedical team magazine
L’immagine in copertina Incontro tra medicine è stata realizzata da Mauro Seria
3
2007
IL PERSONAGGIO
3 Shujaa Graham, una
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
IL PUNTO
DEL PROF. AVV. G. PELLETTIERI
condanna di morte per la vita
di N. Alborino
MEDICO DI STRUTTURA E
PROMOZIONE AUTOMATICA
RICERCA SCIENTIFICA
5 Prevenire il diabete:
Il personaggio
Shujaa Graham
una scelta di vita
di N. Alborino
6 I tumori della vescica
di D. Femminella
7 EUTEND per integrare
e aumentare le difese naturali
di A. Amorone
8 La mammografia digitale
di N. Alborino
10 I nuovi prick test
di A.Mussari
11 Che cos’è la Sindrome
di Williams di D. Concolino
12 La riabilitazione fissa
di E. Iusi
L’ex detenuto è uno dei venti
dead man degli Stati Uniti
scampati all’esecuzione
dopo ben 13 anni
di reclusione nel braccio
della morte.
Shujaa racconta
la sua esperienza a Roma
22
Bioetica
Eutanasia: morte degna?
L’atto eutanasico,
consisterebbe nel cambiare
il tipo di morte, procurando
una morte pacifica al posto
di una morte terribile.
29
Il caso sociale
Comunità di Sant’Egidio
La vita per strada è una vita
dura e pericolosa,
è una lotta quotidiana
per la sopravvivenza
42
Medicina non convenzionale
LaBioetica e la leggedel Dharma
Il punto di vista di una tradizione
millenaria che ha ispirato tutto il
suo sistema di pensiero filosofico ad un principio di etica universale: la legge del Dharma.
SOCIALE
20 La morte cerebrale e la fine
della vita di R. Barcaro
22 Eutanasia morte degna?
di E. Di Leo
26 Bioetica né accanimento
terapeutico
di Don Primo Martinuzzi
27 Le due culture di F. Sisinni
29 Comunità di Sant’Egidio
«amici per la strada» di N. Alborino
30 Un cantiere aperto
in Guinea Bissau di F. Fanelli
34 Total Body handicap
SPECIALE M.N.C.
35 Bioetica e medicina
non convenzionale di R. Tronconi
37 Scienza e dogma in medicina
di S. Bardaro
39 La malattia parodontale
e i sistemi tampone
di M.A. Rocchi
41 Medici a 4 zampe
di F. Allegrucci
42 La Bioetica e la legge
del Dharma di C. Carloni
Nelle grandi strutture medico-ospedaliere spesso i medici sono chiamati, di fatto, a
svolgere mansioni superiori,
qualora il posto si renda vacante [per
quiescenza di colleghi etc.] Ancora più
spesso, l’assegnazione, occasionale e relativa ad impedimenti temporanei, diventa permanente, richiedendo un impegno
di grande intensità e rilevanza e ciò senza che ne conseguano, per il sostituto, benefici di carattere giuridico ed economico.
In non poche occasioni poi, mentre è il sostituto di fatto a svolgere le mansioni superiori, l’assegnazione formale dell’incarico superiore viene assegnato, onde evitare eventuali rivendicazioni, a medici di
pari livello del sostituito, anche se impegnati in altre funzioni. Ebbene, è importante ricordare che lo svolgimento di fatto di mansioni superiori da parte del medico dipendente, per un periodo superiore a tre mesi, da diritto alla promozione alla qualifica superiore [art. 2103 c.c.], se non
è dovuto alla sostituzione di un collega
assente con diritto alla conservazione del
posto [ad es. per malattia, servizio militare, etc.]. Al di fuori di questi casi, l’assegnazione meramente formale della titolarità dell’incarico al quale dette mansioni afferiscono non è di ostacolo al riconoscimento dell’inquadramento superiore a chi, di fatto, le ha effettivamente esercitate. Lo ha affermato la Suprema Corte
di Cassazione riconoscendo il diritto di un
“aiuto primario” ad essere inquadrato come primario per svolgimento delle mansioni proprie della qualifica superiore, in
caso di temporanea copertura di un posto rimasto vacante, e ciò malgrado il formale conferimento ad interim della responsabilità della Divisione medica fosse
stata assegnata ad altro primario [Cass. 28
settembre 2006, n. 21021]. Giova ricordare che mentre il diritto alla qualifica superiore può essere azionato entro dieci anni dallo svolgersi dei fatti, le differenze retributive soggiacciono alla prescrizione
quinquennale.
n Sommarion
DICEMBRE / MARZO
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intestato alla Medical Team s.r.l. Via Ippolito Nievo, 61 00153 Roma.
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Oppure Banca di Roma c/c n° 3281-54-ABI 03002-CAB 05003
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n Editorialen
MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE
DICEMBRE / MARZO
2007
MTM
SIRCANA STORY:
LA "CUL"...TURA
DEL DOMANI
A cura della Medical Team s.r.l. Partita I.V.A. 02418140782
Sede legale:
Sede romana:
E-mail:
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EUGENIO RAIMONDO
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DIRETTORE RESPONSABILE
Dott. Eugenio Raimondo [[email protected]]
Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine Regionale del Lazio, tessera nª 118906
EDITORE
Medical team s.r.l.
ESSO IN MACCHINA, chi invece lo consuma in
Grand Hotel. Ci sono tante cose proibite
dall’uomo per altri uomini. Chissà perché,
invece, mai per se stessi. La faccenda “ Sircana” mi fa riflettere. A giudicare un uomo,
per le sue debolezze, sono altri uomini che
magari fanno le stesse cose senza rischiare
di essere notati. La cosa che non capisco è
perché si demonizza così tanto un rapporto sessuale e poi si fa di tutto per mettere
tette e fondo schiena in mostra ad
un pubblico giovane e meno giovane. È come vietare di consumare
una droga e poi vederla tutti i giorni
rappresentata in tv o nei pannelli
pubblicitari. Rifletto. Forse un uomo
di successo dovrebbe stare tra le riga e essere di esempio per la nostra
comunità? “Lasciamo le “mignotte”
di strada all’operaio, che possa godersele tranquillo e in santa pace, la
classe dirigente abbia il buon senso di non mettersi in mostra”. Rifletto. E se Sircana fosse un sincero. In fondo cosa gli manca. I soldi per poter nascondere
le sue debolezze? Non credo. Penso più che, tra le tante cose che si sono dette, la versione più giusta è che lui si senta un uomo come gli altri. Un uomo che
non ha paura di essere notato. Si è detto tanto fingendosi moralisti, sappiamo
perfettamente però che non è così. Si cercano notizie, si fa clamore, solo per
una logica di mercato, per vendere più giornali e spazi pubblicitari in trasmissioni accreditate: Porta a porta, Matrix, ecc. Il resto non conta. Questo è
il vero Bordello, non l’atto sessuale fine a se stesso. È di questo che dovremmo
preoccuparci. Rifletto. Crisi della nostra società? Si, ed è molto evidente. Non
lamentiamoci se poi ritornano “ Le Brigate Rosse”. Cerchiamo di combattere
gli handicap fisici abbattendo le barriere architettoniche e costruiamo handicap psicologici con omini robot conoscitori di mortadelle, prosciutti, quiz
e vallette Ed i ragazzi si fanno le canne, muoiono sulle strade il sabato sera. Come si può pagare un canone di una tv di stato per assistere in diretta al nostro
fallimento. Come si può pensare di costruire le coscienze con i giochi e le tette! Le trasmissioni di un certo rilievo culturale vengono programmate in tarda notte. Lo sappiamo tutti perché. Non producono sponsor. Il denaro. È tutto li il problema. Sircana è rimasto lui stesso vittima del mondo che , in qualità di dirigente politico, ha contribuito a costruire. Mi piacerebbe una società
colta in cui la sera si parlasse di Weber, Aristotele, Galilei, che ci abituasse a condividere o criticare il pensiero degli illustri che hanno fatto la storia dell’umanità. Se il degrado continuerà temo che la cultura del futuro sarà il transessuale
abbordato da Sircana. Una società demente fa comodo ad una classe dirigente
astuta. Quale è il miglior modo se non quello di amministrare il potere su un
popolo ignorante. Non facciamoci ingannare. Sircana è un altro evento mediatico. Ecco perché il giovane preferisce fuggire dal mondo n
COORDINATORE REDAZIONALE
Nicoletta Alborino
COMITATO SCIENTIFICO MEDICINE NON CONVENZIONALI
Dott. Salvatore Bardaro
TECNOLOGIE E PRODUZIONE
Luca Raimondo [[email protected]]
Si cercano notizie, si fa clamore,
solo per una logica di mercato,
per vendere più giornali e spazi
pubblicitari in trasmissioni
accreditate: Porta a porta, Matrix,
ecc. Il resto non conta
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Largo Mattia Preti,5
87027 Paola [Cosenza]
tel. 0982.582208
Via Ippolito Nievo, 61
00153 Roma
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Fax 06.5882332
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COLLABORATORI
Andrea Amorone, Salvatore Bardaro, S. Bonfirraro,
Maria Caroti, D. Concolino, Francesca DeCarlo,
Olimpia De Caro, Antonio Di Maio, Dario Feminella,
Ernesto Iusi, Alessandra Malito, Nino Marazzita,
Primo Martinuzzi, Giovanni Pellettieri,
Francesco Sisinni
AUTORI DEGLI ARTICOLI DI QUESTO NUMERO
Francesca Allegrucci, Stefania Barbieri,
Luigi Biancolella, Rosangela Barcaro, Caterina Carloni,
Emanuele Di Leo, Francesca Fanelli, M. Antonietta Rocchi, Rita Tronconi, Alberto Villarosa Giovanna Zara
PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE
Marisa Puglisi [[email protected]]
WEB MASTER
Domenico Vetere
STAMPA
«La Tipografia» s.a.s. di Umberto Frisardi & Company
Via Panfilo Castaldi, 24 00153 Roma
Autorizzazione del Tribunale di Roma nº 215/2002 del 9/5/2002
Iscrizione Reg. Naz. della Stampa-R.O.C.
Questo periodico è associato
all’Unione Stampa Periodica Italiana
Una società demente
fa comodo
ad una classe dirigente
astuta.
Quale è il miglior
modo se non quello
di amministrare
il potere
su un
popolo ignorante
2007
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
SHUJAA GRAHAM,
UNA CONDANNA DI MORTE
PER LA VITA
di NICOLETTA ALBORINO
L’ex detenuto è uno dei venti "dead man" degli Stati Uniti scampati all’esecuzione
Q
UANDO TI RESTITUISCONO LA VITA,
dopo anni in cui ti hanno fatto
credere che non aveva valore, in
cui ti hanno detto che bisognava “vivere” solo per attendere il
giorno dell’esecuzione, allora
… solo allora capisci il furto cha
hai subito. Sei fuori, sei libero.
Bello, bellissimo, tanto da non
riuscire più a riconoscere le
proprie emozioni. Finalmente
puoi, devi uscire dal braccio della morte, però prendi tempo, sei
stato in una cella per quasi dieci anni, pensi che il tuo primo
istinto sarà quello di correre
fuori, invece ti fermi, sei come in
trance, in fondo per ben dieci
anni la vita si è svolta in pochi
metri quadri con un’unica immaginaria finestra sul mondo e
gli occhi fissi nel vuoto persi in
lontani ricordi .
Shujaa Graham, americano, è il
ventesimo condannato a morte
riconosciuto innocente e liberato. Entrato in galera a 18 anni,
ne è uscito a 31. Prosciolto dall’accusa di omicidio, dopo 4
processi.
Nato in Louisiana nel ’51, si è
trasferito a Los Angeles con i genitori in una zona di South Central. Rubava macchine, a 18 è finito in riformatorio, quattro anni dopo è stato arrestato per una
rapina di 35 dollari in un negozio. E condannato all’ergastolo.
L’accusa ha sostenuto che fosse
armato. In galera ha imparato a
leggere e a scrivere. Nel novembre del ’73 durante una rivolta
carceraria è stata un’uccisa una
guardia bianca a pugnalate.
Hanno colto l’occasione per
fargli pagare il sostegno per i diritti dei neri, per i diritti civili.
L’accusato ideale: nero e rompiscatole. Aveva precedenti e così
è stato condannato a morte.
Una sera del ’79 la Corte Suprema della California decide di
che non hanno evitato il boia.
La sento mia, fino in fondo. È un
veleno che non riesci a eliminare, è come essere seppelliti e poi
togliersi via la terra. Non ce la fai
del tutto, ti resta sempre qualche granello. La pena di morte
puzza, inquina la libertà, per
questo va eliminata» n
n I l p e rs o n a g g i o n
DICEMBRE / MARZO
I DATI SULLA
PENA DI MORTE
cambiare verdetto, non deve
più morire. A questo punto inizia la battaglia per la revisione
del processo, nel terzo la giuria
è spaccata a metà, non riesce a
decidere, nel quarto finalmente
viene assolto.
Graham oggi vive nel Mary-
no stati proprio loro ad insistere affinché continuasse a girare
il mondo per far conoscere al
mondo la sua storia, per testimoniare il valore della dignità
umana.
La vita, fuori. All’improvviso.
«Riabituarsi è dura. Le macchi-
Una sera del ’79 la Corte Suprema
della California decide di cambiare
verdetto, non deve più morire.
Nel quarto giudizio finalmente viene
assolto. Graham oggi vive nel Maryland
land, gestisce una piccola compagnia che si occupa di giardinaggio, ha moglie, conosciuta in
carcere, dove faceva l’infermiera, e tre figli, due ragazze e un
maschio e ben tre nipoti. Un padre adorato e rispettato, sono
stati proprio i suoi figli a dargli la
forza di riprendere a vivere e so-
ne vanno più veloci, tutto corre,
non sono abituato alle tastiere
del computer, al cellulare. Sembra una stupidata, ma mi ritrovo incapace, quasi invalido. Mi
allaccio le scarpe e mi viene voglia di piangere. Per la speranza
rubata. Che io ho riavuto, ma altri no. Per la sofferenza di quelli
Sono 128 i paesi che hanno abolito la pena di morte nella legge o
nella pratica:
88 sono abolizionisti per tutti i reati, 11 per reati eccezionali, in 29
non si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. I paesi mantenitori sono 69 ma il numero dove le
condanne a morte sono eseguite
è molto più basso. Di seguito le
condanne a morte eseguite nel
2006, secondo i dati a disposizione di Amnesty International [tenendo conto che in alcuni paesi
asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato]:
Arabia Saudita almeno 31
Bahrain 3
Cina non quantificabile
Giordania almeno 4
Egitto almeno 2
Indonesia 3
Iran almeno 159
Iraq almeno 51
Kuwait 9
Pakistan almeno 70
Somalia almeno 3
Stati Uniti d’America 52
Vietnam almeno 13
Yemen almeno 2
[DATI AGGIORNATIAL 13 DICEMBRE 2006]
FONTE: AMNESTY INTERNATIONAL
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DICEMBRE / MARZO
2007
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
PREVENIRE IL DIABETE:
UNA SCELTA DI VITA
di NICOLETTA ALBORINO
Le ultime ricerche scientifiche
È
LA VERA E PROPRIA EPIDEMIA del ter-
•L’insulina da "inalare"
•Farmaci "costruiti" con il veleno di un rettile, il Gila monster.
•Farmaci ad azione antiossidante che, se
somministrati molto precocemente, potrebbero proteggere l’organismo da tutte
le complicazioni del diabete
•Cellule adipose delle carpe da cui è stata ricavata un’insulina che, purificata potrebbe essere inserita, con la tecnologia genetica, negli organismi che soffrono di diabete mellito
•Autotrapianto di staminali dal midollo osseo dello stesso paziente.
n M a l a t t i e ra re n
Ricerca scientifica
ALCUNI DEI CENTRI A ROMA
La diabetologia italiana è considerata,
sotto il profilo scientifico,
una delle scuole di riferimento
nel mondo e la nostra legislazione
in materia è presa a modello
zo millennio, che secondo l’Organizzazione mondiale della
Sanità porterà ad avere cinque
milioni di diabetici nella penisola nel 2025. Attualmente sono
più di 230 milioni nel mondo [il
5,7% della popolazione) le persone che convivono con la malattia. Solo in
Italia due milioni di persone soffrono di diabete [il 5-6% della popolazione, mentre solo dieci anni fa interessava 4 italiani su 100)
ed ogni anno si aggiungono centomila nuovi malati che in un caso su tre non sanno di
esserlo. Eppure il diabete non fa paura, se si
pensa che il 99,6 per cento degli italiani non
ne ha alcun timore. Gli italiani non temono
le malattie croniche, che pure sono responsabili di tante complicazioni e del
maggior numero di morti, ma si ha una
grande paura dell’evento acuto, come l’infarto o il tumore. Una situazione molto delicata, aggravata dal fatto che il tasso di diabete sta crescendo vertiginosamente anche
nei paesi in via di sviluppo, dove un miglioramento delle condizioni di vita non è affiancato da una sensibilizzazione capillare
e da una cultura della sana alimentazione.
Tale epidemia porterà, quindi, gravi ripercussioni economiche, sociali e sanitarie
proprio in quei paesi che meno avrebbero
bisogno di ulteriori freni allo sviluppo.
Ma contrariamente a quanto avviene in altri settori, la diabetologia italiana è considerata, sotto il profilo scientifico, una delle
scuole di riferimento nel mondo e la nostra
legislazione in materia è presa a modello in
altri Paesi. Ma nonostante ciò, "l’epidemia"
diabete si farà sentire anche nel nostro paese, che di conseguenza dovrà adeguare l’organizzazione sanitaria. Il professor Leonardo Pinelli, delegato della Consulta Italiana Diabete dell’Età evolutiva, sostiene
che occorre una cultura diabetologica per
riconoscere i sintomi tramite una diagnosi
precoce, infatti, la prevenzione primaria deve essere fatta nella scuola seguendo il modello di altri partner europei che già stanno
percorrendo questa strada con buoni risultati. Secondo il professore sono quattro le
priorità nella lotta al diabete: la necessità di
un forte impegno economico per la ricerca;
l’uniformazione dell’efficienza sanitaria in
tutte le regioni; la formazione del personale medico e paramedico e l’organizzazione
di percorsi assistenziali mirati che facilitino
una minore incisione sulla spesa pubblica.
Insomma, la lotta al diabete è una delle sfide più delicate che il mondo medico e politico devono affrontare.
Una malattia in forte espansione che ha
l’ulteriore inconveniente di avere altissimi
costi per il bilancio dello Stato, ma che necessità indubbiamente di un rinnovato
impegno, sociale ed economico, da parte di
privati e istituzioni n
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MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE
DICEMBRE / MARZO
2007
I TUMORI DELLA VESCICA
di DARIO FEMMINELLA
L
6
[email protected] Docente presso il Corso di Laurea B dell’Università di Roma
La Sapienza polo reatino. Specialista in Chirurgia Generale. Specializzando in Urologia
le urine, alloggiato all’interno del bacino e
costituita da una struttura di supporto muscolare rivestita da mucosa. In essa i condotti
provenienti dai reni , gli ureteri, convogliano
le urine. Dalla vescica le urine raggiungono
l'esterno attraverso un altro condotto denominato uretra.
Le pareti interne di tutto l’apparato urinario
sono rivestite da uno strato di cellule speciali
definito epitelio transizionale o uroteliale.
Esso è un epitelio molto specializzato con un
turnover molto lento che, tuttavia, ha la particolarità di rigenerarsi velocemente nei casi di insulto lesivo.
Il primum movens di un tumore vescicale è
da ricercare nei prodotti escreti nelle urine
che a contatto con la mucosa inducono, in
concorso con altri fattori di rischio la cancerogenesi. Tra le molecole più indiziate troviamo le amine aromatiche o nitrosamine
che vengono facilmente assorbite dalla mucosa e dalla cute e attraverso un’azione metabolizzante e attivante del fegato vengono
eliminate nelle vie urinarie. Le nitrosamine
possono anche avere una genesi endovescicale ad opera di batteri stanziali che utilizzano i nitrati urinari come substrato. In alcuni casi, soprattutto durante le infezioni da
schistosomiasi [malattia provocata dalla
presenza di un parassita nell’acqua potabile], predomina l’insorgenza di tumori maligni a cellule squamose [ il 5% del totale].
Nel fegato esistono enzimi come la N-acetiltrasferasi la glutatione transferasi, con una
attività variabile, capaci di inattivare le sostanze cancerogene. Tra i principali fattori di
rischio del tumore vescicale troviamo il fumo
di sigaretta , per la liberazione di sostanze come la 2-naftilamina e il 4 -aminodifenile sulle quali incide anche il tempo di esposizione
o l’età del paziente. Le differenze legate al
sesso che vedono una prevalenza dell’insorgenza del tumore vescicale nell’uomo, sembrerebbero da mettersi in relazione all’esposizione lavorativa. Un innalzamento del
picco di incidenza è da rilevarsi anche nei
soggetti esposti a radiazioni ionizzanti: in
primis delle pazienti trattate con radioterapia per cancro della cervice uterina.
I tumori della vescica per il 90% sono costituiti
da cellule uroteliali e per il 5% da cellule squamose. Rari sono anche gli adenocarcinomi.
I tumori vescicali si dividono, grosso modo, in
due gruppi: quelli detti "superficiali", chiamati anche "papillomi" o "polipi" della vescica e quelli "infiltranti" o invasivi. Entram-
INFILTRANTE
A VESCICA È UN ORGANO adibito alla raccolta del-
SUPERFICIALE
n il cason
Ricerca scientifica
bi sono tumori maligni, anche se la malignità
della lesione superficiale è di basso grado.
possono seguire indagini strumentali più
approfondite
TUMORE VESCICALE SUPERFICIALE
TUMORE VESCICALE INFILTRANTE
Sebbene non si parli molto del tumore della
vescica, esso non è affatto una malattia rara.
Infatti si registrano ogni anno circa 50.000
nuovi casi nei soli Stati Uniti. Il tumore superficiale della vescica è invece rara nei pazienti con età inferiore ai 40 anni, mentre ha
uno speciale picco di incidenza intorno alla
sesta e settima decade di vita. È più frequente nell'uomo rispetto alla donna. Altri
fattori di rischio sono il fumo ed i coloranti
dell’industria.
Il tumore vescicale superficiale dopo il trattamento può andare incontro a due processi separati ma in rapporto tra loro: la recidiva e la
progressione della malattia verso uno stadio
superiore. In generale la recidiva si verifica nel
50% - 70% dei casi, mentre la progressione
della malattia solo nel 15% dei casi.
Tra i fattori di rischio del tumore infiltrante
troviamo gli stessi agenti del tumore vescicale superficiale: le amine aromatiche, le sostanze di derivazione del fumo del tabacco,
i coloranti industriali. Anche la fenacetina [
analgesici], il consumo di caffè e l’infezione
da Schistosoma haematobium sembrano direttamente correlati a tale patologia. In particolare l’infezione da Schistosoma haematobium e l’irritazione vescicale cronica sembra correlata al tumore a cellule squamose.
Le alterazioni del gene oncosoppressore p53
[ sul cromosoma 17p] rappresentano i mutamenti più frequentemente riscontrati in
generale nei tumori maligni umani e quindi
si ritrovano anche nel caso del tumore invasivo della vescica.
Istologicamente il tumore vescicale infitrante è per il 90% costituito da cellule a transizione, per il 2 % da adenocarcinomi, per la
restante parte è costituito da tumori a cellule squamose. Quest’ultimo tumore è spesso
associato ad infezioni, ad irritazioni croniche
come da cateterismi ripetuti della vescica.
SEGNI E SINTOMI
L'ematuria è spesso l'unico segno rivelatore
di una lesione tumorale a sede vescicale superficiale. Tuttavia non sempre è vero che il
sangue nelle urine indica la presenza di lesione neoplastica. I casi più frequenti di
ematuria microscopica non devono procurare falsi allarmi soprattutto nei pazienti giovani, per i quali l’insorgenza della malattia
maligna è più rara. Tali pazienti dovrebbero
essere inviati innanzitutto dal nefrologo se la
microematuria è confermata e soprattutto se
ad essa si associa proteinuria [perdita di proteine con le urine], ipertensione arteriosa, alterazioni anatomo-funzionali dei reni [come
l’aumento della creatininemia]. Invece i
soggetti anziani, con test positivo all’ematuria devono essere sottoposti ad accurate indagini morfologiche a meno che l’ematuria
non sia attribuibile a patologie infiammatorie note e documentabili. I pazienti maschi
di età compresa tra i 55 ed i 75 anni, fumatori o ex-fumatori, con anamnesi positiva per
esposizione a cancerogeni uroteliali sono i
soggetti da sottoporre a o screening di massa con stick per la microematuria. Tale studio
impiegato su popolazione selezionata può
assumere un elevato valore costo-efficacia.
Infatti, nel sospetto di lesione neoplastica, al
test di screening positivo per ematuria,
SEGNI E SINTOMI
Tra i segni più frequenti iniziali ritroviamo l’ematuria macro- o microscopica, accompagnata o meno da sintomi di irritabilità vescicale, fra i sintomi più avanzati il dolore al fianco, il dolore osseo ed il calo ponderale.
Il tumore infiltrante è considerato quello che
abbia superato gli strati superficiali mucosi
della parete e che quindi infiltra la muscolatura parietale vescicale o gli strati periviscerali.
DICEMBRE / MARZO
2007
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
EUTEND PER INTEGRARE
di ANDREA AMORONE
E AUMENTARE
LE DIFESE NATURALI
I tendini sono strutture vulnerabili agli insulti traumatici, specie se l’organismo è carente dei microelementi essenziali per il loro funzionamento e conservazione
I
TENDINI PERMETTONO DI TRASMETTERE, distribuire e graduare le sollecitazioni che le attività muscolari esercitano sullo scheletro.
Sono però strutture vulnerabili agli insulti
traumatici, specie se l’organismo è carente
dei microelementi essenziali per il loro funzionamento e conservazione, il cui apporto è necessario a prevenire e trattare i danni tendinei connessi all’attività muscolare.
La ricerca ha chiarito la struttura dei tendini nei suoi microelementi essenziali: AlfaKetoglurato di Ortinina [OKG], Metil-Solfonil-Metano [MSM], L-Lisina, Vitamina C,
Biotina, Glucosamina-Solfato e Condroitinsolfato. L’OKG è un composto presente nei
meccanismi di produzione dell’energia
usato in varie terapie in caso di debilitazione. La letteratura tecnica ne suggerisce l’uso nel recupero degli stadi post-traumatici
e nel miglioramento del tono muscolare. Il
MSM, forma naturale dello zolfo organico, è
usato in caso di disturbi infiammatori e dolorosi. Dati di letteratura indicano che lo
zolfo è essenziale per le cellule: se non c’è
l’organismo non può ricostruire cellule sane dotate della permeabilità necessaria ad
eliminare le “tossine” al loro interno e ad assorbire le sostanze nutrienti. Ciò spiega la
sua capacità di lenire il dolore causato dall’accumulo di “tossine”. La L-Lisina è un
amminoacido componente della molecola
proteica e precursore di molecole con funzioni biologiche salienti. È utile per la stabilità e la densità del collagene e protegge la
cartilagine. La vitamina C, oltre ad avere
funzioni antiossidanti, è essenziale in caso
di patologie articolari. Questo antiossidante stimola inoltre la crescita dei fibroblasti
ma, purtroppo, non è sintetizzato dal corpo
umano, che deve essere perciò sempre
rifornito di questo componente. La Biotina
è una vitamina prodotta dalla flora batterica e dall’alimentazione, presente nella formazione di acidi grassi e carboidrati. La
mancanza di biotina nell’uomo causa dolori muscolari, inappetenza, pelle secca, insonnia e disturbi nervosi. La Glucosamina-
n Fa r m a c i & C o m p o n e n t i n
Ricerca scientifica
EUTEND è un completo
alimentare
che contiene
tutti
i microelementi
essenziali
e assicura
il corretto apporto
all’organismo
così da
integrarne
ed aumentarne
le difese naturali
Solfato è un amino-monosaccaride necessario a formare le catene di glicosaminoglicani della cartilagine articolare, usato nelle patologie artrosiche poiché fa parte del
pool metabolico per la biosintesi dei glicosaminoglicani. Ha azione sul metabolismo
cartilagineo e compie attività antiflogistica.
Il Condroitin-solfato lavora con la glucosamina e costituisce il substrato per la sintesi della matrice cartilaginea. La sua struttura le permette di attrarre e trattenere acqua da cedere ai glicosaminoglicani, per
nutrire e lubrificare le articolazioni. È stato
visto come essi favoriscano l’efficienza dei
tendini, specie in soggetti con carenze nutrizionali. Tali evidenze hanno consentito di
ottenere EUTEND [completo alimentare che
contiene tutti i microelementi essenziali], i
cui componenti sono stati studiati e selezionati per la loro spiccata attività sinergica che assicura il corretto apporto all’organismo così da integrarne ed aumentarne le
difese naturali n
7
MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE
DICEMBRE / MARZO
2007
n Indagine strumentalen
Ricerca scientifica
LA MAMMOGRAFIA DIGITALE
RAPPRESENTA
UN’EVOLUZIONE DELLA
TECNICA CONVENZIONALE
di NICOLETTA ALBORINO
L
8
A MAMMOGRAFIA È L’ESAME più importante per scoprire in anticipo i tumori mammari, ed è ormai dimostrato che grazie all’effetto combinato della diagnosi precoce e delle migliori terapie è possibile aumentare in
modo consistente la sopravvivenza delle pazienti affette da
questo tipo di neoplasia. La
mammografia digitale è una
nuova metodica diagnostica
che utilizza, per la formazione
dell’immagine mammografica,
una apparecchiatura denominata mammografo digitale.
In mammografia digitale la pellicola radiografica è sostituita da
un detettore: questo assorbe i
raggi X trasmessi attraverso la
mammella e converte la loro
energia in segnali elettronici, che
vengono digitalizzati e fissati
nella memoria del computer. Da
qui, dopo essere stata opportunamente elaborata, può essere
impressa su pellicola mediante
stampante laser o memorizzata
su apposito supporto. Grazie a
questa nuova metodica diagnostica le pazienti sono sottoposte
a una dose minore di radiazioni,
ma il costo delle attrezzature è
molto elevato [mediamente da 4
a 8 volte in più rispetto a quelle
analogiche tradizionali].
A questo punto la domanda sostanziale è se sia meglio la mammografia digitale o quella tradizionale per diagnosticare precocemente un carcinoma della
mammella? Il New England
Journal of Medicine ha pubblicato uno studio che ha parago-
Il rendimento complessivo
del sistema, in particolare
per quanto riguarda la risoluzione
di contrasto, è decisamente
superiore al sistema convenzionale.
nato le due tecniche, concludendo con un verdetto di
sostanziale “parità”, sia pure rilevando una maggiore
precisione del digitale per le donne più giovani o con
caratteristiche particolari. Lo studio, condotto da un
gruppo molto nutrito di ricercatori del Digital Mammographic Imaging Screening Group Trial [DMIST], che
hanno analizzato i dati di 49.528 donne apparentemente sane, ha rilevato che l’accuratezza diagnostica di
quelle digitali è simile alla precisione di quelle convenzionali, ma si è rivelata superiore nelle donne con
meno di 50 anni, nelle donne con una struttura mammaria densa, e nelle donne in pre-menopausa oppure
peri-menopausa [il periodo compreso tra i primi sintomi e l’anno successivo alla menopausa]. Ma si deve
precisare che il rendimento complessivo del sistema, in
particolare per quanto riguarda la risoluzione di con-
trasto, è decisamente superiore
al sistema convenzionale. Uno
dei fattori che talvolta non consentono alla mammografia di
diagnosticare un tumore è dovuto al fatto che l’area patologica è dotata di una differenza di
contrasto intrinseco troppo
bassa nei confronti del tessuto
sano circostante. Poiché l’immagine digitale può venire elaborata dopo l’acquisizione, le
differenze di contrasto possono
essere esaltate, rendendo più
agevole la diagnosi. Inoltre, poiché le immagini possono essere
rielaborate al computer, è possibile avere una buona mammografia anche in condizioni di
esposizione non ottimali. Pertanto viene ridotto il problema,
comune invece con tecnica tradizionale, della ripetizione di
esami non diagnostici perché
non correttamente esposti. Si riduce quindi la dose di radiazioni somministrata alle donne,
fattore questo particolarmente
importante in mammografia in
quanto l’indagine, per essere efficace ai fini della prevenzione,
deve essere ripetuta periodicamente ogni 1-2 anni.
Infine, l’immagine digitale può
essere trasmessa a distanza [altre
stazioni di lavoro presso ospedali, medici di base, centri di ricerca, qualunque computer collegato tramite rete o linea telefonica] con diverse possibili applicazioni: trasmissione dal luogo
di esecuzione al luogo di refertazione, trasmissione a centri di riferimento per consulto, ecc n
MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE
DICEMBRE / MARZO
2007
n A l l e rg i e n
Ricerca scientifica
di ANDREA MUSSARI
Specializzato in Pediatria
Dirigente Medico
presso l’Unità Operativa di Pediatria
dell’Ospedale di Adria [RO)
I NUOVI PRICK TEST
LE PROVE ALLERGICHE
IN ETÀ PEDIATRICA
I
L PRICK TEST È TRA I TEST ALLERGOLOGICI quello
maggiormente usato in campo pediatrico
per la sua elevata efficienza ed accuratezza,
per la semplicità nella esecuzione e nella interpretazione, per i costi modesti e il rischio
quasi nullo di effetti collaterali. Il prick test
realizza una reazione immediata cutanea di
tipo IgE mediato: le IgE di membrana adese alla superficie dei mastociti [nel bambino sensibile], a contatto con l’allergene che
viene testato, causano la liberazione di istamina e altre sostanze vasoattive responsabili di vasodilatazione e di uno stravaso di
plasma a cui corrisponde la
comparsa di un pomfo e di un
eritema.
Per eseguire un prick test si pone una goccia di estratto allergenico standardizzato sulla faccia volare dell’avambraccio e,
attraverso questa goccia, si punge la cute con una apposita lancetta monouso sterile [tipo
Morrow-Brown che penetra per
1 mm nella cute]; dopo circa 60 secondi si
asporta la goccia e dopo 15 minuti si valuta
la comparsa di una reazione caratterizzata
da un pomfo con alone eritematoso e prurito. Una tecnica alternativa prevede l’uso di
una lancetta con punta più lunga che, inclinata a 45°, solleva la cute in corrispondenza della goccia di estratto allergenico; in
entrambe le circostanze non si deve provocare la fuoriuscita di sangue. Bisogna sempre aggiungere un controllo positivo della
reazione [istamina cloridrato 10 mg/ml] e
un controllo negativo [soluzione diluente
l’estratto allergenico].
I prick test possono essere eseguiti a qualsiasi età: infatti a partire dal compimento
del primo mese di vita inizia ad essere presente una certa reattività cutanea nei confronti della istamina; tuttavia il bambino
piccolo può presentare reazioni cutanee più
limitate per un minor numero di mastociti
presenti nella cute, per un ridotto numero
di recettori per le IgE presenti su queste cellule e un diminuito rilascio di mediatori. Le
I prick test possono essere eseguiti
a qualsiasi età: infatti a partire
dal compimento del primo mese
di vita inizia ad essere presente
una certa reattività cutanea
nei confronti della istamina
10
uniche controindicazioni all’esecuzione
dei prick test sono rappresentate dal dermografismo o da lesioni cutanee nella sede
dove deve essere eseguito il test. Inoltre alcuni farmaci possono ridurre la reattività
cutanea, in particolare gli antistaminici che
andrebbero sospesi circa 15 giorni prima e
i cortisonici topici se applicati nelle sedi dove viene eseguito il test.
Il prick test è considerato positivo quando il
diametro medio del pomfo è maggiore di 3
2
mm [o l’area>7 mm ]; un ulteriore parametro di valutazione è lo skin index, ovvero il
rapporto tra il diametro medio del pomfo
indotto dall’allergene e di quello da istamina: lo skin index infatti permette di superare le variazioni nelle dimensioni del pomfo
legate all’età.
Alcuni allergeni alimentari, in particolare
vegetali, presentano una particolare labilità
che può portare alla perdita di frazioni antigeniche durante il processo di preparazione industriale degli estratti; per ovviare a
questo problema si possono testare diret-
tamente gli alimenti freschi, mediante una
tecnica denominata prick by prick. Tale metodica consiste nel pungere la cute attraverso una goccia di un alimento liquido [es.
latte vaccino fresco] o, in caso di alimenti
solidi, nel pungere la cute con una lancetta
che precedentemente ha toccato l’alimento da testare. I prick by prick sono estremamente affidabili, infatti esiste una correlazione tra positività del test cutaneo e del test di scatenamento del 91.7%, contro il
58.8% dei prick eseguiti con estratti commerciali.
Le principali indicazioni al prick test sono
l’asma e la rinocongiuntivite primaverile;
inoltre la bronchite asmatiforme dell’età
prescolare, dove permette di prevedere se il
bambino svilupperà un’asma allergica nell’età della scuola [prick positivo] o se crescendo non presenterà più broncospasmo
[prick negativo]. Un’altra situazione nella
quale il prick test può essere utile è la dermatite atopica del lattante, dove la positività verso latte o uovo dà un orientamento
prognostico [evoluzione in asma] e suggerisce di iniziare da subito una profilassi ambientale per l’acaro. Nell’orticaria invece il
prick test non è quasi mai utile, perché solo una minima parte riconosce una patogenesi IgE mediata e in questi casi l’alimento scatenante è spesso già identificabile nella storia clinica. Nelle vere allergie
alimentari il prick test conferma la reattività
verso un alimento e permette nel tempo di
poter valutare l’eventuale acquisizione della tolleranza.
Nonostante l’esecuzione del prick test, sia
dal punto di vista tecnico, banale, è bene
che venga eseguito solo da personale qualificato, in grado di interpretare correttamente i risultati e prendere le decisioni terapeutiche opportune. Inoltre, sebbene
reazioni indesiderate sistemiche siano
estremamente rare, il medico deve essere
pronto, per competenza e per disponibilità
di farmaci e strumentario adatto, ad affrontare situazioni di emergenza quali lo
shock anafilattico n
DICEMBRE / MARZO
2007
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
CHE COS’È LA SINDROME
DI WILLIAMS
di DANIELA CONCOLINO
Ricercatore della cattedra
di pediatria - Università Magna
Grecia di Catanzaro.
Referente del centro regionale
Malattie Rare Pediatriche
Regione Calabria
L
WILLIAMS è una
malattia genetica causata dalla
perdita di un piccolo frammento [microdelezione] del braccio
lungo del cromosoma 7 che
colpisce 1 neonato su 10.00020.000. Viene anche definita
sindrome da ipercalcemia idiopatica [ipercalcemia evidenziabile alla nascita e che tende a
scomparire spontaneamente
nel secondo anno di vita] o sindrome di Williams-Beuren, dai
due medici che per primi l'hanno descritta.
I pazienti affetti presentano
delle caratteristiche facciali tipiche che li rendono somiglianti tra di loro e che spesso
inducono a sospettare la diagnosi. Queste sono costituite da
una microcefalia [testa piccola
rispetto all’età], fronte ampia,
occhi vicini tra loro [ipotelorismo], iride stellata, radice del
naso appiattita con narici anteverse, filtro [solco sottolabiale]
lungo, labbra carnose, bocca
aperta. La voce è roca e i denti
sono piccoli e iperdistanziati.
Dal punto di vista clinico è caratterizzata dall’associazione
di tali anomalie facciali ad un
ritardo di crescita staturo-ponderale [statura e peso sono inferiori alla norma], di stenosi
sopravalvolare aortica [cardiopatia congenita che determina
il restringimento dell’aorta nella sua parte iniziale ], di disturbi visivi quali strabismo e difet-
A SINDROME DI
NOTIZIE UTILI
La sindrome ha un’incidenza di
Codice Malattia rara:
1:10.000-20.000 nati, è causata
RN1270
dalla perdita di un piccolo frammento Associazioni:
Associazione Sindrome
del braccio lungo del cromosoma 7.
di Williams
I pazienti affetti dalla sindrome
Piazza dei Cavalieri di Malta,
presentano un ritardo dello sviluppo 4- 00153 Roma
06.47026733
motorio e mentale di livello variabile Tel.
Fax: 06. 6741342
E-mail: [email protected]
da medio a grave
ti che interessano la rifrazione
ed il senso di profondità, disturbi dell’udito [tipica è una
ipersensibilità ai rumori forti ed
acuti]. Dal punto di vista neuropsicologico i pazienti affetti
da sindrome di Williams presentano un ritardo dello sviluppo motorio e mentale di livello variabile da medio a grave.
Le conseguenti difficoltà di apprendimento e di coordinazione motoria non impediscono
però lo sviluppo di una espan-
sività, socievolezza e capacità
di espressione. Infatti, caratterialmente sono pazienti estremamente loquaci e gioviali con
una notevole predisposizione
per la musica, le lingue straniere e le arti in generale. La diagnosi clinica può essere posta
sin dalle prime settimane di vita, ma oggi è possibile avere
una diagnosi certa, nei casi clinicamente sospetti, mediante
l’esecuzione di una indagine
nota come FISH [Fluorescent In
GENETICA
Nel 1993 è stata individuata una microdelezione all'interno di un
cromosoma 7 come causa della S. di Williams. La regione coinvolta
nella delezione contiene numerosi geni, solo alcuni dei quali sono stati identificati. Uno di questi è il gene dell’elastina, una proteina che dà elasticità a molti tessuti e organi come le arterie, l’intestino, i polmoni, la pelle, le corde vocali. La mancanza di essa
può spiegare molte manifestazioni della sindrome, come la particolare conformazione del viso, le alterazioni cardiache e vascolari, le frequenti ernie e la voce rauca. Altre caratteristiche invece,
come il ritardo mentale, non sono correlabili a tale difetto genetico. Le ricerche sono in corso per verificare l'esistenza di altri geni coinvolti in regioni cromosomiche contigue. Nella maggior parte dei casi la sindrome di Williams non è ereditaria. La microdelezione si produce come un evento nuovo in famiglia, al momento
del concepimento per cui i genitori di un bambino affetto [così come i fratelli e le sorelle dei genitori o del paziente stesso] non corrono, in una successiva gravidanza, rischi maggiori rispetto a qualunque altra persona. I pazienti affetti hanno invece un rischio del
50% ad ogni gravidanza di trasmettere la sindrome ai propri figli.
n S i n d rome di… n
Ricerca scientifica
Situ Hybridisation], che mette
in evidenza la microdelezione
della regione “critica” sul cromosoma 7. Non vi è una terapia
specifica ma solo sintomatica e
i pazienti vengono inseriti in un
programma di follow-up che
prevede controllo clinici e strumentali [visita oculistica, esame ecocardiografico, ecocolordoppler dell’arteria renale]. È
inoltre utile valutare con test
appropriati lo sviluppo mentale che può venire sottostimato a
causa della caratteristica personalità.
È importante intervenire sul
bambino dalla nascita poichè
un intervento educativo precoce e mirato è di fondamentale
importanza per un migliore
sviluppo delle competenze cognitive e sociali dei bambini
con sindrome di Williams n
La diagnosi clinica
può essere posta
sin dalle prime
settimane di vita,
è possibile avere
una diagnosi certa,
nei casi sospetti,
mediante l’esecuzione
di una indagine nota
come Fish
11
MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE
DICEMBRE / MARZO
2007
n Odontoiatria n
Ricerca scientifica
12
LA RIABILITAZIONE FISSA
di ERNESTO IUSI odontoiatra
EUGENIO RAIMONDO odontoiatra
LUIGI BIANCOLELLA odontotecnico
Oggi la riabilitazione implantare
permette di risolvere
rapidamente
e in maniera estremamente
soddisfacente per il paziente,
casi di edentulia totale e parziale
altrimenti risolvibili
con manufatti protesici rimovibili
non sempre accettati
dal paziente
1] Panoramica iniziale
2] Impianti inseriti
3] Scopertura impianti con viti guarigione
7] Struttura unica in Titanio realizzata
dalla casa produttrice di impianti
8] Prova della struttura sugli impianti
9] Ceramizzazione del bordo inferiore
con porcellana rosa
DICEMBRE / MARZO
2007
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
TRAMITE IMPIANTI OSTEO-INTEGRATI
ALBERTO VILLAROSA odontotecnico
Introduzione
A PARTIRE DAGLI ANNI OTTANTA, la riabilitazione protesica tramite impianti osteo-integrati è diventata una possibilità terapeutica sempre più percorsa dall’odontoiatra è
sempre più richiesta dal paziente. Le percentuali di successo hanno raggiunto valori sempre più alti con studi che indicano dati che vanno dal 95,5% al 100%. I requisiti
per il successo implantare includono una
attenta selezione del paziente, una procedura chirurgica eseguita in perfetta sterilità
e che permetta di ottenere la stabilità primaria dell’impianto al momento del posizionamento nel comparto osseo.
Oggi la riabilitazione implantare permette
di risolvere rapidamente e in maniera estremamente soddisfacente per il paziente, casi di edentulia totale e parziale altrimenti ri-
solvibili con manufatti protesici rimovibili
non sempre accettati dal paziente.
La riabilitazione totale delle arcate dentarie
con l’uso degli impianti osteo-integrati può
essere ottenuta in due modi differenti:
1] Riabilitazione mobile.
Si ottiene con un overdenture su impianti, cioè un manufatto protesico rimovibile che si abbottona su degli attacchi posizionati sugli impianti endo-ossei.
I vantaggi di questa metodica comprendono l’uso di un numero limitato di impianti [generalmente da 4 a 6] la possibilità di avere una protesi totale assolutamente stabile e dalle dimensioni notevolmente ridotte per una più facile sopportabilità.
4] Impronta presa
con i transfert da impronta
5] Modello sviluppato e preparato
per essere inviato
10] Prova sugli impianti
11] Risultato finale
2] Riabilitazione fissa.
In questo caso si realizzano delle capsule
in lega aurea-porcellana che vengono cementate in modo definitivo sugli impianti endo-ossei che devono essere in numero adeguato [almeno 8 impianti]. Il vantaggio è indubbiamente quello di avere
una riabilitazione fissa. Da pochi anni,
precisamente dal 1998, sempre nell’ambito della riabilitazione fissa, è stata introdotta una nuova tecnica che sfruttando la tecnologia CAD/CAM permette di ottenere per fusione una struttura unica di
titanio perfettamente adattabile sugli impianti sottostanti. Nell’ambito di questo
lavoro abbiamo esposto un caso di riabilitazione protesica fissa sfruttando la tecnologia CAD/CAM.
n Odontoiatria n
Ricerca scientifica
6] Struttura unica in Titanio realizzata
dalla casa produttrice di impianti
å
13
MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE
DICEMBRE / MARZO
2007
n Odontoiatria n
Ricerca scientifica
å
Presentazione del caso
Paziente di sesso femminile di anni 43. Si
presentava alla nostra osservazione dopo
una lunga storia odontoiatrica senza risolvere in maniera definitiva e soddisfacente il
suo problema. La paziente mostrava un’edentulia parziale inferiore con gli elementi
residui gravemente compromessi e persistenza in sede endo-ossea di frammenti di
impianti precedentemente utilizzati da altri
operatori. La paziente, dopo attenta anamnesi,si mostrava in buone condizioni di salute generale [foto 1].
Piano terapeutico
In accordo con le esigenze della paziente, si
è deciso di procedere con l’estrazione di tutti gli elementi residui e dei frammenti degli
impianti precedentemente inseriti. Sarebbero stati inseriti successivamente 4 impianti atti a supportare un manufatto protesico rimovibile abbottonato. Il numero degli
impianti si addiceva perfettamente con
l’applicazione di una overdenture [cioè una
protesi totale] ancorata ad una barra metallica fissata sugli impianti stessi come inizialmente stabilito con il consenso della paziente stessa.
Fase chirurgica
Dopo aver proceduta all’estrazione degli elementi dentali e alla rimozione dei residui implantari, si è pulito accuratamente l’alveolo
e sono stati applicati 4 impianti Replace Tapered [Nobel Biocare] nella regione parasinfisaria. Si decideva di lasciare sommersi gli
impianti e di utilizzare come protesi provvisoria la vecchia protesi mobile inferiore della paziente, naturalmente, modificata. Si
aspettavano quattro mesi per favorire una
buona osteo-integrazione degli impianti, così come suggerisce buona parte della letteratura scientifica al riguardo. [foto 2].
Nuovo piano terapeutico
Durante lo sviluppo del lavoro, la paziente
mostrava, però, sempre più perplessità in
merito all’utilizzo di una protesi rimovibile,
in virtù soprattutto della giovane età.
Si decideva, pertanto, di variare il piano terapeutico utilizzando lo stesso numero degli
impianti per una riabilitazione fissa..
Fase protesica finale
Dopo 4 mesi si procedeva alla scopertura degli impianti e per venire incontro alla nuova
richiesta della paziente si prendeva un’impronta definitiva con dei transfert da im-
14
pronta direttamente connessi agli impianti
che permettono di riprodurre in maniera
estremamente fedele la posizione degli impianti in laboratorio. Prima di procedere alla rilevazione delle impronte, si univano i
monconi da impronta con resina [Dura Lay]
in modo da fissarli gli uni agli altri evitando
distorsioni. [foto3 e foto 4].
L’impronta viene sviluppata e il modello ottenuto inviato alla sede centrale della Nobel
Biocare, in Svezia, la quale valuta se il numero degli impianti è sufficiente a supportare un manufatto protesico fisso, avendo
previsto inizialmente di applicare una protesi totale che, come già detto, richiede un
numero minore di impianti. [foto 5].
La casa produttrice degli impianti, utilizzando la tecnologia CAD/CAM [un particolare software di scansione] procedeva alla
realizzazione per fusione di una struttura di
Titanio, ricavata da un unico blocco. La
struttura si estendeva per un centimetro distalmente oltre il limite stesso degli impianti sia nel quadrante di destra che in
quello di sinistra. [foto 6 e foto 7].
La struttura così realizzata ci veniva inviata
e veniva fissata sugli impianti, mostrando un
adattamento perfetto. [foto 8 ].
Sulla struttura in Titanio, il nostro laboratorio, realizza una ceramizzazione del bordo
inferiore con ceramica rosa per mimetizzare la gengiva. [foto 9 e foto 10].
Successivamente sulla parte coronale della
struttura in titanio, viene realizzata una sovrastruttura in lega aurea. Si procede successivamente alla ceramizzazione della sovrastruttura ottenendo 11 capsule in lega aurea-porcellana che permettono di avere
un’estensione dell’arcata dentaria inferiore
dall’elemento 35 all’elemento 46 con un risultato assolutamente soddisfacente per il
paziente sia dal punto di vista estetico che
funzionale. Il manufatto protesico viene fissato alla struttura in
Titanio sia con tecnica avvitata
che cementata. [foto 11].
Oggi, sempre più studi
dimostrano come il carico
immediato degli impianti
non costituisca un rischio
per la loro stabilità
e le percentuali di successo
nei carichi immediati
sono molto vicine a quelle
in cui il carico viene posticipato
al periodo di osteointegrazione.
Questo in termini concreti
si traduce nella possibilità
di eliminare i canonici tempi
di attesa di 4-6 mesi
per l’osteointegrazione
e addirittura di avere
nell’arco di 24-48 ore
un primo manufatto protesico
provvisorio fissato sugli impianti
Conclusioni
La realizzazione di una barra
unica di titanio ottenuta per fusione, permette di avere una
struttura senza saldature, come
invece hanno quelle tradizionali, e quindi senza punti di possibili distorsioni. La perfetta adattabilità della struttura sugli impianti permette, inoltre, di evitare lo sviluppo di forze non correttamente dirette lungo l’asse
dell’impianto che potrebbero
creare delle sollecitazioni anomale con rischi per la stabilità
endo-ossea dell’impianto stesso.
Oggi, sempre più studi dimostrano come il carico immediato
degli impianti non costituisca un
rischio per la loro stabilità e le
percentuali di successo nei carichi immediati sono molto vicine
a quelle in cui il carico viene posticipato al periodo di osteointegrazione. Questo in termini concreti si traduce nella possibilità
di eliminare i canonici tempi di
attesa di 4-6 mesi per l’osteointegrazione e addirittura di avere
nell’arco di 24-48 ore un primo
manufatto protesico provvisorio
fissato sugli impianti n