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L’immagine in copertina Incontro tra medicine è stata realizzata da Mauro Seria 3 2007 IL PERSONAGGIO 3 Shujaa Graham, una MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM IL PUNTO DEL PROF. AVV. G. PELLETTIERI condanna di morte per la vita di N. Alborino MEDICO DI STRUTTURA E PROMOZIONE AUTOMATICA RICERCA SCIENTIFICA 5 Prevenire il diabete: Il personaggio Shujaa Graham una scelta di vita di N. Alborino 6 I tumori della vescica di D. Femminella 7 EUTEND per integrare e aumentare le difese naturali di A. Amorone 8 La mammografia digitale di N. Alborino 10 I nuovi prick test di A.Mussari 11 Che cos’è la Sindrome di Williams di D. Concolino 12 La riabilitazione fissa di E. Iusi L’ex detenuto è uno dei venti dead man degli Stati Uniti scampati all’esecuzione dopo ben 13 anni di reclusione nel braccio della morte. Shujaa racconta la sua esperienza a Roma 22 Bioetica Eutanasia: morte degna? L’atto eutanasico, consisterebbe nel cambiare il tipo di morte, procurando una morte pacifica al posto di una morte terribile. 29 Il caso sociale Comunità di Sant’Egidio La vita per strada è una vita dura e pericolosa, è una lotta quotidiana per la sopravvivenza 42 Medicina non convenzionale LaBioetica e la leggedel Dharma Il punto di vista di una tradizione millenaria che ha ispirato tutto il suo sistema di pensiero filosofico ad un principio di etica universale: la legge del Dharma. SOCIALE 20 La morte cerebrale e la fine della vita di R. Barcaro 22 Eutanasia morte degna? di E. Di Leo 26 Bioetica né accanimento terapeutico di Don Primo Martinuzzi 27 Le due culture di F. Sisinni 29 Comunità di Sant’Egidio «amici per la strada» di N. Alborino 30 Un cantiere aperto in Guinea Bissau di F. Fanelli 34 Total Body handicap SPECIALE M.N.C. 35 Bioetica e medicina non convenzionale di R. Tronconi 37 Scienza e dogma in medicina di S. Bardaro 39 La malattia parodontale e i sistemi tampone di M.A. Rocchi 41 Medici a 4 zampe di F. Allegrucci 42 La Bioetica e la legge del Dharma di C. Carloni Nelle grandi strutture medico-ospedaliere spesso i medici sono chiamati, di fatto, a svolgere mansioni superiori, qualora il posto si renda vacante [per quiescenza di colleghi etc.] Ancora più spesso, l’assegnazione, occasionale e relativa ad impedimenti temporanei, diventa permanente, richiedendo un impegno di grande intensità e rilevanza e ciò senza che ne conseguano, per il sostituto, benefici di carattere giuridico ed economico. In non poche occasioni poi, mentre è il sostituto di fatto a svolgere le mansioni superiori, l’assegnazione formale dell’incarico superiore viene assegnato, onde evitare eventuali rivendicazioni, a medici di pari livello del sostituito, anche se impegnati in altre funzioni. Ebbene, è importante ricordare che lo svolgimento di fatto di mansioni superiori da parte del medico dipendente, per un periodo superiore a tre mesi, da diritto alla promozione alla qualifica superiore [art. 2103 c.c.], se non è dovuto alla sostituzione di un collega assente con diritto alla conservazione del posto [ad es. per malattia, servizio militare, etc.]. Al di fuori di questi casi, l’assegnazione meramente formale della titolarità dell’incarico al quale dette mansioni afferiscono non è di ostacolo al riconoscimento dell’inquadramento superiore a chi, di fatto, le ha effettivamente esercitate. Lo ha affermato la Suprema Corte di Cassazione riconoscendo il diritto di un “aiuto primario” ad essere inquadrato come primario per svolgimento delle mansioni proprie della qualifica superiore, in caso di temporanea copertura di un posto rimasto vacante, e ciò malgrado il formale conferimento ad interim della responsabilità della Divisione medica fosse stata assegnata ad altro primario [Cass. 28 settembre 2006, n. 21021]. Giova ricordare che mentre il diritto alla qualifica superiore può essere azionato entro dieci anni dallo svolgersi dei fatti, le differenze retributive soggiacciono alla prescrizione quinquennale. n Sommarion DICEMBRE / MARZO PUBBLICIZZA LA TUA AZIENDA SU M.T.M. TROVEREMO IL MODO DI FAR CRESCERE LA TUA ATTIVITÀ PER LA TUA PUBBLICITÁ 065813375 Fax 065882332 e-mail: [email protected] Le associazioni NON-PROFIT avranno sempre da M.T.M. la possibiità di ricevere un servizio gratuito per i loro annunci. Infine daremo ampio spazio al malato che volesse esprimere le sue impressioni sulla rivista, i suoi suggerimenti. ABBONAMENTI Abbonamento per 6 numeri di 10,00€: tramite versamento sul c/c postale 57939852 intestato alla Medical Team s.r.l. Via Ippolito Nievo, 61 00153 Roma. Bonifico postale: ABI 7601-CAB 03200. Oppure Banca di Roma c/c n° 3281-54-ABI 03002-CAB 05003 I dati inviati saranno trattati secondo l’informativa legge 675/96 [tutela dei dati personali] 1 n Editorialen MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 MTM SIRCANA STORY: LA "CUL"...TURA DEL DOMANI A cura della Medical Team s.r.l. Partita I.V.A. 02418140782 Sede legale: Sede romana: E-mail: Sito internet: EUGENIO RAIMONDO ® S DIRETTORE RESPONSABILE Dott. Eugenio Raimondo [[email protected]] Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine Regionale del Lazio, tessera nª 118906 EDITORE Medical team s.r.l. ESSO IN MACCHINA, chi invece lo consuma in Grand Hotel. Ci sono tante cose proibite dall’uomo per altri uomini. Chissà perché, invece, mai per se stessi. La faccenda “ Sircana” mi fa riflettere. A giudicare un uomo, per le sue debolezze, sono altri uomini che magari fanno le stesse cose senza rischiare di essere notati. La cosa che non capisco è perché si demonizza così tanto un rapporto sessuale e poi si fa di tutto per mettere tette e fondo schiena in mostra ad un pubblico giovane e meno giovane. È come vietare di consumare una droga e poi vederla tutti i giorni rappresentata in tv o nei pannelli pubblicitari. Rifletto. Forse un uomo di successo dovrebbe stare tra le riga e essere di esempio per la nostra comunità? “Lasciamo le “mignotte” di strada all’operaio, che possa godersele tranquillo e in santa pace, la classe dirigente abbia il buon senso di non mettersi in mostra”. Rifletto. E se Sircana fosse un sincero. In fondo cosa gli manca. I soldi per poter nascondere le sue debolezze? Non credo. Penso più che, tra le tante cose che si sono dette, la versione più giusta è che lui si senta un uomo come gli altri. Un uomo che non ha paura di essere notato. Si è detto tanto fingendosi moralisti, sappiamo perfettamente però che non è così. Si cercano notizie, si fa clamore, solo per una logica di mercato, per vendere più giornali e spazi pubblicitari in trasmissioni accreditate: Porta a porta, Matrix, ecc. Il resto non conta. Questo è il vero Bordello, non l’atto sessuale fine a se stesso. È di questo che dovremmo preoccuparci. Rifletto. Crisi della nostra società? Si, ed è molto evidente. Non lamentiamoci se poi ritornano “ Le Brigate Rosse”. Cerchiamo di combattere gli handicap fisici abbattendo le barriere architettoniche e costruiamo handicap psicologici con omini robot conoscitori di mortadelle, prosciutti, quiz e vallette Ed i ragazzi si fanno le canne, muoiono sulle strade il sabato sera. Come si può pagare un canone di una tv di stato per assistere in diretta al nostro fallimento. Come si può pensare di costruire le coscienze con i giochi e le tette! Le trasmissioni di un certo rilievo culturale vengono programmate in tarda notte. Lo sappiamo tutti perché. Non producono sponsor. Il denaro. È tutto li il problema. Sircana è rimasto lui stesso vittima del mondo che , in qualità di dirigente politico, ha contribuito a costruire. Mi piacerebbe una società colta in cui la sera si parlasse di Weber, Aristotele, Galilei, che ci abituasse a condividere o criticare il pensiero degli illustri che hanno fatto la storia dell’umanità. Se il degrado continuerà temo che la cultura del futuro sarà il transessuale abbordato da Sircana. Una società demente fa comodo ad una classe dirigente astuta. Quale è il miglior modo se non quello di amministrare il potere su un popolo ignorante. Non facciamoci ingannare. Sircana è un altro evento mediatico. Ecco perché il giovane preferisce fuggire dal mondo n COORDINATORE REDAZIONALE Nicoletta Alborino COMITATO SCIENTIFICO MEDICINE NON CONVENZIONALI Dott. Salvatore Bardaro TECNOLOGIE E PRODUZIONE Luca Raimondo [[email protected]] Si cercano notizie, si fa clamore, solo per una logica di mercato, per vendere più giornali e spazi pubblicitari in trasmissioni accreditate: Porta a porta, Matrix, ecc. Il resto non conta 2 Largo Mattia Preti,5 87027 Paola [Cosenza] tel. 0982.582208 Via Ippolito Nievo, 61 00153 Roma tel. 06.5813375 Fax 06.5882332 [email protected] [email protected] www.mtmweb.it COLLABORATORI Andrea Amorone, Salvatore Bardaro, S. Bonfirraro, Maria Caroti, D. Concolino, Francesca DeCarlo, Olimpia De Caro, Antonio Di Maio, Dario Feminella, Ernesto Iusi, Alessandra Malito, Nino Marazzita, Primo Martinuzzi, Giovanni Pellettieri, Francesco Sisinni AUTORI DEGLI ARTICOLI DI QUESTO NUMERO Francesca Allegrucci, Stefania Barbieri, Luigi Biancolella, Rosangela Barcaro, Caterina Carloni, Emanuele Di Leo, Francesca Fanelli, M. Antonietta Rocchi, Rita Tronconi, Alberto Villarosa Giovanna Zara PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Marisa Puglisi [[email protected]] WEB MASTER Domenico Vetere STAMPA «La Tipografia» s.a.s. di Umberto Frisardi & Company Via Panfilo Castaldi, 24 00153 Roma Autorizzazione del Tribunale di Roma nº 215/2002 del 9/5/2002 Iscrizione Reg. Naz. della Stampa-R.O.C. Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Una società demente fa comodo ad una classe dirigente astuta. Quale è il miglior modo se non quello di amministrare il potere su un popolo ignorante 2007 MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM SHUJAA GRAHAM, UNA CONDANNA DI MORTE PER LA VITA di NICOLETTA ALBORINO L’ex detenuto è uno dei venti "dead man" degli Stati Uniti scampati all’esecuzione Q UANDO TI RESTITUISCONO LA VITA, dopo anni in cui ti hanno fatto credere che non aveva valore, in cui ti hanno detto che bisognava “vivere” solo per attendere il giorno dell’esecuzione, allora … solo allora capisci il furto cha hai subito. Sei fuori, sei libero. Bello, bellissimo, tanto da non riuscire più a riconoscere le proprie emozioni. Finalmente puoi, devi uscire dal braccio della morte, però prendi tempo, sei stato in una cella per quasi dieci anni, pensi che il tuo primo istinto sarà quello di correre fuori, invece ti fermi, sei come in trance, in fondo per ben dieci anni la vita si è svolta in pochi metri quadri con un’unica immaginaria finestra sul mondo e gli occhi fissi nel vuoto persi in lontani ricordi . Shujaa Graham, americano, è il ventesimo condannato a morte riconosciuto innocente e liberato. Entrato in galera a 18 anni, ne è uscito a 31. Prosciolto dall’accusa di omicidio, dopo 4 processi. Nato in Louisiana nel ’51, si è trasferito a Los Angeles con i genitori in una zona di South Central. Rubava macchine, a 18 è finito in riformatorio, quattro anni dopo è stato arrestato per una rapina di 35 dollari in un negozio. E condannato all’ergastolo. L’accusa ha sostenuto che fosse armato. In galera ha imparato a leggere e a scrivere. Nel novembre del ’73 durante una rivolta carceraria è stata un’uccisa una guardia bianca a pugnalate. Hanno colto l’occasione per fargli pagare il sostegno per i diritti dei neri, per i diritti civili. L’accusato ideale: nero e rompiscatole. Aveva precedenti e così è stato condannato a morte. Una sera del ’79 la Corte Suprema della California decide di che non hanno evitato il boia. La sento mia, fino in fondo. È un veleno che non riesci a eliminare, è come essere seppelliti e poi togliersi via la terra. Non ce la fai del tutto, ti resta sempre qualche granello. La pena di morte puzza, inquina la libertà, per questo va eliminata» n n I l p e rs o n a g g i o n DICEMBRE / MARZO I DATI SULLA PENA DI MORTE cambiare verdetto, non deve più morire. A questo punto inizia la battaglia per la revisione del processo, nel terzo la giuria è spaccata a metà, non riesce a decidere, nel quarto finalmente viene assolto. Graham oggi vive nel Mary- no stati proprio loro ad insistere affinché continuasse a girare il mondo per far conoscere al mondo la sua storia, per testimoniare il valore della dignità umana. La vita, fuori. All’improvviso. «Riabituarsi è dura. Le macchi- Una sera del ’79 la Corte Suprema della California decide di cambiare verdetto, non deve più morire. Nel quarto giudizio finalmente viene assolto. Graham oggi vive nel Maryland land, gestisce una piccola compagnia che si occupa di giardinaggio, ha moglie, conosciuta in carcere, dove faceva l’infermiera, e tre figli, due ragazze e un maschio e ben tre nipoti. Un padre adorato e rispettato, sono stati proprio i suoi figli a dargli la forza di riprendere a vivere e so- ne vanno più veloci, tutto corre, non sono abituato alle tastiere del computer, al cellulare. Sembra una stupidata, ma mi ritrovo incapace, quasi invalido. Mi allaccio le scarpe e mi viene voglia di piangere. Per la speranza rubata. Che io ho riavuto, ma altri no. Per la sofferenza di quelli Sono 128 i paesi che hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica: 88 sono abolizionisti per tutti i reati, 11 per reati eccezionali, in 29 non si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. I paesi mantenitori sono 69 ma il numero dove le condanne a morte sono eseguite è molto più basso. Di seguito le condanne a morte eseguite nel 2006, secondo i dati a disposizione di Amnesty International [tenendo conto che in alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato]: Arabia Saudita almeno 31 Bahrain 3 Cina non quantificabile Giordania almeno 4 Egitto almeno 2 Indonesia 3 Iran almeno 159 Iraq almeno 51 Kuwait 9 Pakistan almeno 70 Somalia almeno 3 Stati Uniti d’America 52 Vietnam almeno 13 Yemen almeno 2 [DATI AGGIORNATIAL 13 DICEMBRE 2006] FONTE: AMNESTY INTERNATIONAL 3 DICEMBRE / MARZO 2007 MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM PREVENIRE IL DIABETE: UNA SCELTA DI VITA di NICOLETTA ALBORINO Le ultime ricerche scientifiche È LA VERA E PROPRIA EPIDEMIA del ter- •L’insulina da "inalare" •Farmaci "costruiti" con il veleno di un rettile, il Gila monster. •Farmaci ad azione antiossidante che, se somministrati molto precocemente, potrebbero proteggere l’organismo da tutte le complicazioni del diabete •Cellule adipose delle carpe da cui è stata ricavata un’insulina che, purificata potrebbe essere inserita, con la tecnologia genetica, negli organismi che soffrono di diabete mellito •Autotrapianto di staminali dal midollo osseo dello stesso paziente. n M a l a t t i e ra re n Ricerca scientifica ALCUNI DEI CENTRI A ROMA La diabetologia italiana è considerata, sotto il profilo scientifico, una delle scuole di riferimento nel mondo e la nostra legislazione in materia è presa a modello zo millennio, che secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità porterà ad avere cinque milioni di diabetici nella penisola nel 2025. Attualmente sono più di 230 milioni nel mondo [il 5,7% della popolazione) le persone che convivono con la malattia. Solo in Italia due milioni di persone soffrono di diabete [il 5-6% della popolazione, mentre solo dieci anni fa interessava 4 italiani su 100) ed ogni anno si aggiungono centomila nuovi malati che in un caso su tre non sanno di esserlo. Eppure il diabete non fa paura, se si pensa che il 99,6 per cento degli italiani non ne ha alcun timore. Gli italiani non temono le malattie croniche, che pure sono responsabili di tante complicazioni e del maggior numero di morti, ma si ha una grande paura dell’evento acuto, come l’infarto o il tumore. Una situazione molto delicata, aggravata dal fatto che il tasso di diabete sta crescendo vertiginosamente anche nei paesi in via di sviluppo, dove un miglioramento delle condizioni di vita non è affiancato da una sensibilizzazione capillare e da una cultura della sana alimentazione. Tale epidemia porterà, quindi, gravi ripercussioni economiche, sociali e sanitarie proprio in quei paesi che meno avrebbero bisogno di ulteriori freni allo sviluppo. Ma contrariamente a quanto avviene in altri settori, la diabetologia italiana è considerata, sotto il profilo scientifico, una delle scuole di riferimento nel mondo e la nostra legislazione in materia è presa a modello in altri Paesi. Ma nonostante ciò, "l’epidemia" diabete si farà sentire anche nel nostro paese, che di conseguenza dovrà adeguare l’organizzazione sanitaria. Il professor Leonardo Pinelli, delegato della Consulta Italiana Diabete dell’Età evolutiva, sostiene che occorre una cultura diabetologica per riconoscere i sintomi tramite una diagnosi precoce, infatti, la prevenzione primaria deve essere fatta nella scuola seguendo il modello di altri partner europei che già stanno percorrendo questa strada con buoni risultati. Secondo il professore sono quattro le priorità nella lotta al diabete: la necessità di un forte impegno economico per la ricerca; l’uniformazione dell’efficienza sanitaria in tutte le regioni; la formazione del personale medico e paramedico e l’organizzazione di percorsi assistenziali mirati che facilitino una minore incisione sulla spesa pubblica. Insomma, la lotta al diabete è una delle sfide più delicate che il mondo medico e politico devono affrontare. Una malattia in forte espansione che ha l’ulteriore inconveniente di avere altissimi costi per il bilancio dello Stato, ma che necessità indubbiamente di un rinnovato impegno, sociale ed economico, da parte di privati e istituzioni n DIABETOLOGIA-PATOLOGIA ENDOCRINA AUTOIMMUNE OSP. BAMBIN GESÙ CENTRI DIABETOLOGICI Piazza S. Onofrio 4 00100-Roma [Roma) Telefono: 06 68592724-2507 DIPARTIMENTO SCIENZE CLINICHE DIV. ENDOCRINOLOGIA UNIVERSITÀ LA SAPIENZA CENTRI DIABETOLOGICI Viale Del Policlinico 155 00100- Roma [Roma) Telefono: 06 4957236 SERVIZIO DI DIABETOLOGIA DIVISIONALE I CLINICA MEDICA CENTRI DIABETOLOGICI Viale Policlinico Umberto I 155 00100-Roma [Roma) Telefono: 06 4940678 SERVIZIO DI DIABETOLOGIA POLICLINICO A. GEMELLI CENTRI DIABETOLOGICI Largo A. Gemelli 8 00100- Roma [Roma) Telefono: 06 3015407 SEZIONE DI ENDOCRINOLOGIA OSP. M.G. VANNINI CENTRI DIABETOLOGICI Via Acqua Bullicante 4 00100- Roma [Roma) Telefono: 06 242911 U.O. DI DIABETOLOGIA A.O. SAN GIOVANNI ADDOLORATA CENTRI DIABETOLOGICI Via S.Giovanni in Laterano 155 00100-Roma [Roma) Telefono: 06 77055627-387 AMBULATORIO-I.D.I. CENTRI DIABETOLOGICI Via Monti di Creta 104 00100-Roma [Roma) Telefono: 06 66464453 5 MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 I TUMORI DELLA VESCICA di DARIO FEMMINELLA L 6 [email protected] Docente presso il Corso di Laurea B dell’Università di Roma La Sapienza polo reatino. Specialista in Chirurgia Generale. Specializzando in Urologia le urine, alloggiato all’interno del bacino e costituita da una struttura di supporto muscolare rivestita da mucosa. In essa i condotti provenienti dai reni , gli ureteri, convogliano le urine. Dalla vescica le urine raggiungono l'esterno attraverso un altro condotto denominato uretra. Le pareti interne di tutto l’apparato urinario sono rivestite da uno strato di cellule speciali definito epitelio transizionale o uroteliale. Esso è un epitelio molto specializzato con un turnover molto lento che, tuttavia, ha la particolarità di rigenerarsi velocemente nei casi di insulto lesivo. Il primum movens di un tumore vescicale è da ricercare nei prodotti escreti nelle urine che a contatto con la mucosa inducono, in concorso con altri fattori di rischio la cancerogenesi. Tra le molecole più indiziate troviamo le amine aromatiche o nitrosamine che vengono facilmente assorbite dalla mucosa e dalla cute e attraverso un’azione metabolizzante e attivante del fegato vengono eliminate nelle vie urinarie. Le nitrosamine possono anche avere una genesi endovescicale ad opera di batteri stanziali che utilizzano i nitrati urinari come substrato. In alcuni casi, soprattutto durante le infezioni da schistosomiasi [malattia provocata dalla presenza di un parassita nell’acqua potabile], predomina l’insorgenza di tumori maligni a cellule squamose [ il 5% del totale]. Nel fegato esistono enzimi come la N-acetiltrasferasi la glutatione transferasi, con una attività variabile, capaci di inattivare le sostanze cancerogene. Tra i principali fattori di rischio del tumore vescicale troviamo il fumo di sigaretta , per la liberazione di sostanze come la 2-naftilamina e il 4 -aminodifenile sulle quali incide anche il tempo di esposizione o l’età del paziente. Le differenze legate al sesso che vedono una prevalenza dell’insorgenza del tumore vescicale nell’uomo, sembrerebbero da mettersi in relazione all’esposizione lavorativa. Un innalzamento del picco di incidenza è da rilevarsi anche nei soggetti esposti a radiazioni ionizzanti: in primis delle pazienti trattate con radioterapia per cancro della cervice uterina. I tumori della vescica per il 90% sono costituiti da cellule uroteliali e per il 5% da cellule squamose. Rari sono anche gli adenocarcinomi. I tumori vescicali si dividono, grosso modo, in due gruppi: quelli detti "superficiali", chiamati anche "papillomi" o "polipi" della vescica e quelli "infiltranti" o invasivi. Entram- INFILTRANTE A VESCICA È UN ORGANO adibito alla raccolta del- SUPERFICIALE n il cason Ricerca scientifica bi sono tumori maligni, anche se la malignità della lesione superficiale è di basso grado. possono seguire indagini strumentali più approfondite TUMORE VESCICALE SUPERFICIALE TUMORE VESCICALE INFILTRANTE Sebbene non si parli molto del tumore della vescica, esso non è affatto una malattia rara. Infatti si registrano ogni anno circa 50.000 nuovi casi nei soli Stati Uniti. Il tumore superficiale della vescica è invece rara nei pazienti con età inferiore ai 40 anni, mentre ha uno speciale picco di incidenza intorno alla sesta e settima decade di vita. È più frequente nell'uomo rispetto alla donna. Altri fattori di rischio sono il fumo ed i coloranti dell’industria. Il tumore vescicale superficiale dopo il trattamento può andare incontro a due processi separati ma in rapporto tra loro: la recidiva e la progressione della malattia verso uno stadio superiore. In generale la recidiva si verifica nel 50% - 70% dei casi, mentre la progressione della malattia solo nel 15% dei casi. Tra i fattori di rischio del tumore infiltrante troviamo gli stessi agenti del tumore vescicale superficiale: le amine aromatiche, le sostanze di derivazione del fumo del tabacco, i coloranti industriali. Anche la fenacetina [ analgesici], il consumo di caffè e l’infezione da Schistosoma haematobium sembrano direttamente correlati a tale patologia. In particolare l’infezione da Schistosoma haematobium e l’irritazione vescicale cronica sembra correlata al tumore a cellule squamose. Le alterazioni del gene oncosoppressore p53 [ sul cromosoma 17p] rappresentano i mutamenti più frequentemente riscontrati in generale nei tumori maligni umani e quindi si ritrovano anche nel caso del tumore invasivo della vescica. Istologicamente il tumore vescicale infitrante è per il 90% costituito da cellule a transizione, per il 2 % da adenocarcinomi, per la restante parte è costituito da tumori a cellule squamose. Quest’ultimo tumore è spesso associato ad infezioni, ad irritazioni croniche come da cateterismi ripetuti della vescica. SEGNI E SINTOMI L'ematuria è spesso l'unico segno rivelatore di una lesione tumorale a sede vescicale superficiale. Tuttavia non sempre è vero che il sangue nelle urine indica la presenza di lesione neoplastica. I casi più frequenti di ematuria microscopica non devono procurare falsi allarmi soprattutto nei pazienti giovani, per i quali l’insorgenza della malattia maligna è più rara. Tali pazienti dovrebbero essere inviati innanzitutto dal nefrologo se la microematuria è confermata e soprattutto se ad essa si associa proteinuria [perdita di proteine con le urine], ipertensione arteriosa, alterazioni anatomo-funzionali dei reni [come l’aumento della creatininemia]. Invece i soggetti anziani, con test positivo all’ematuria devono essere sottoposti ad accurate indagini morfologiche a meno che l’ematuria non sia attribuibile a patologie infiammatorie note e documentabili. I pazienti maschi di età compresa tra i 55 ed i 75 anni, fumatori o ex-fumatori, con anamnesi positiva per esposizione a cancerogeni uroteliali sono i soggetti da sottoporre a o screening di massa con stick per la microematuria. Tale studio impiegato su popolazione selezionata può assumere un elevato valore costo-efficacia. Infatti, nel sospetto di lesione neoplastica, al test di screening positivo per ematuria, SEGNI E SINTOMI Tra i segni più frequenti iniziali ritroviamo l’ematuria macro- o microscopica, accompagnata o meno da sintomi di irritabilità vescicale, fra i sintomi più avanzati il dolore al fianco, il dolore osseo ed il calo ponderale. Il tumore infiltrante è considerato quello che abbia superato gli strati superficiali mucosi della parete e che quindi infiltra la muscolatura parietale vescicale o gli strati periviscerali. DICEMBRE / MARZO 2007 MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM EUTEND PER INTEGRARE di ANDREA AMORONE E AUMENTARE LE DIFESE NATURALI I tendini sono strutture vulnerabili agli insulti traumatici, specie se l’organismo è carente dei microelementi essenziali per il loro funzionamento e conservazione I TENDINI PERMETTONO DI TRASMETTERE, distribuire e graduare le sollecitazioni che le attività muscolari esercitano sullo scheletro. Sono però strutture vulnerabili agli insulti traumatici, specie se l’organismo è carente dei microelementi essenziali per il loro funzionamento e conservazione, il cui apporto è necessario a prevenire e trattare i danni tendinei connessi all’attività muscolare. La ricerca ha chiarito la struttura dei tendini nei suoi microelementi essenziali: AlfaKetoglurato di Ortinina [OKG], Metil-Solfonil-Metano [MSM], L-Lisina, Vitamina C, Biotina, Glucosamina-Solfato e Condroitinsolfato. L’OKG è un composto presente nei meccanismi di produzione dell’energia usato in varie terapie in caso di debilitazione. La letteratura tecnica ne suggerisce l’uso nel recupero degli stadi post-traumatici e nel miglioramento del tono muscolare. Il MSM, forma naturale dello zolfo organico, è usato in caso di disturbi infiammatori e dolorosi. Dati di letteratura indicano che lo zolfo è essenziale per le cellule: se non c’è l’organismo non può ricostruire cellule sane dotate della permeabilità necessaria ad eliminare le “tossine” al loro interno e ad assorbire le sostanze nutrienti. Ciò spiega la sua capacità di lenire il dolore causato dall’accumulo di “tossine”. La L-Lisina è un amminoacido componente della molecola proteica e precursore di molecole con funzioni biologiche salienti. È utile per la stabilità e la densità del collagene e protegge la cartilagine. La vitamina C, oltre ad avere funzioni antiossidanti, è essenziale in caso di patologie articolari. Questo antiossidante stimola inoltre la crescita dei fibroblasti ma, purtroppo, non è sintetizzato dal corpo umano, che deve essere perciò sempre rifornito di questo componente. La Biotina è una vitamina prodotta dalla flora batterica e dall’alimentazione, presente nella formazione di acidi grassi e carboidrati. La mancanza di biotina nell’uomo causa dolori muscolari, inappetenza, pelle secca, insonnia e disturbi nervosi. La Glucosamina- n Fa r m a c i & C o m p o n e n t i n Ricerca scientifica EUTEND è un completo alimentare che contiene tutti i microelementi essenziali e assicura il corretto apporto all’organismo così da integrarne ed aumentarne le difese naturali Solfato è un amino-monosaccaride necessario a formare le catene di glicosaminoglicani della cartilagine articolare, usato nelle patologie artrosiche poiché fa parte del pool metabolico per la biosintesi dei glicosaminoglicani. Ha azione sul metabolismo cartilagineo e compie attività antiflogistica. Il Condroitin-solfato lavora con la glucosamina e costituisce il substrato per la sintesi della matrice cartilaginea. La sua struttura le permette di attrarre e trattenere acqua da cedere ai glicosaminoglicani, per nutrire e lubrificare le articolazioni. È stato visto come essi favoriscano l’efficienza dei tendini, specie in soggetti con carenze nutrizionali. Tali evidenze hanno consentito di ottenere EUTEND [completo alimentare che contiene tutti i microelementi essenziali], i cui componenti sono stati studiati e selezionati per la loro spiccata attività sinergica che assicura il corretto apporto all’organismo così da integrarne ed aumentarne le difese naturali n 7 MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 n Indagine strumentalen Ricerca scientifica LA MAMMOGRAFIA DIGITALE RAPPRESENTA UN’EVOLUZIONE DELLA TECNICA CONVENZIONALE di NICOLETTA ALBORINO L 8 A MAMMOGRAFIA È L’ESAME più importante per scoprire in anticipo i tumori mammari, ed è ormai dimostrato che grazie all’effetto combinato della diagnosi precoce e delle migliori terapie è possibile aumentare in modo consistente la sopravvivenza delle pazienti affette da questo tipo di neoplasia. La mammografia digitale è una nuova metodica diagnostica che utilizza, per la formazione dell’immagine mammografica, una apparecchiatura denominata mammografo digitale. In mammografia digitale la pellicola radiografica è sostituita da un detettore: questo assorbe i raggi X trasmessi attraverso la mammella e converte la loro energia in segnali elettronici, che vengono digitalizzati e fissati nella memoria del computer. Da qui, dopo essere stata opportunamente elaborata, può essere impressa su pellicola mediante stampante laser o memorizzata su apposito supporto. Grazie a questa nuova metodica diagnostica le pazienti sono sottoposte a una dose minore di radiazioni, ma il costo delle attrezzature è molto elevato [mediamente da 4 a 8 volte in più rispetto a quelle analogiche tradizionali]. A questo punto la domanda sostanziale è se sia meglio la mammografia digitale o quella tradizionale per diagnosticare precocemente un carcinoma della mammella? Il New England Journal of Medicine ha pubblicato uno studio che ha parago- Il rendimento complessivo del sistema, in particolare per quanto riguarda la risoluzione di contrasto, è decisamente superiore al sistema convenzionale. nato le due tecniche, concludendo con un verdetto di sostanziale “parità”, sia pure rilevando una maggiore precisione del digitale per le donne più giovani o con caratteristiche particolari. Lo studio, condotto da un gruppo molto nutrito di ricercatori del Digital Mammographic Imaging Screening Group Trial [DMIST], che hanno analizzato i dati di 49.528 donne apparentemente sane, ha rilevato che l’accuratezza diagnostica di quelle digitali è simile alla precisione di quelle convenzionali, ma si è rivelata superiore nelle donne con meno di 50 anni, nelle donne con una struttura mammaria densa, e nelle donne in pre-menopausa oppure peri-menopausa [il periodo compreso tra i primi sintomi e l’anno successivo alla menopausa]. Ma si deve precisare che il rendimento complessivo del sistema, in particolare per quanto riguarda la risoluzione di con- trasto, è decisamente superiore al sistema convenzionale. Uno dei fattori che talvolta non consentono alla mammografia di diagnosticare un tumore è dovuto al fatto che l’area patologica è dotata di una differenza di contrasto intrinseco troppo bassa nei confronti del tessuto sano circostante. Poiché l’immagine digitale può venire elaborata dopo l’acquisizione, le differenze di contrasto possono essere esaltate, rendendo più agevole la diagnosi. Inoltre, poiché le immagini possono essere rielaborate al computer, è possibile avere una buona mammografia anche in condizioni di esposizione non ottimali. Pertanto viene ridotto il problema, comune invece con tecnica tradizionale, della ripetizione di esami non diagnostici perché non correttamente esposti. Si riduce quindi la dose di radiazioni somministrata alle donne, fattore questo particolarmente importante in mammografia in quanto l’indagine, per essere efficace ai fini della prevenzione, deve essere ripetuta periodicamente ogni 1-2 anni. Infine, l’immagine digitale può essere trasmessa a distanza [altre stazioni di lavoro presso ospedali, medici di base, centri di ricerca, qualunque computer collegato tramite rete o linea telefonica] con diverse possibili applicazioni: trasmissione dal luogo di esecuzione al luogo di refertazione, trasmissione a centri di riferimento per consulto, ecc n MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 n A l l e rg i e n Ricerca scientifica di ANDREA MUSSARI Specializzato in Pediatria Dirigente Medico presso l’Unità Operativa di Pediatria dell’Ospedale di Adria [RO) I NUOVI PRICK TEST LE PROVE ALLERGICHE IN ETÀ PEDIATRICA I L PRICK TEST È TRA I TEST ALLERGOLOGICI quello maggiormente usato in campo pediatrico per la sua elevata efficienza ed accuratezza, per la semplicità nella esecuzione e nella interpretazione, per i costi modesti e il rischio quasi nullo di effetti collaterali. Il prick test realizza una reazione immediata cutanea di tipo IgE mediato: le IgE di membrana adese alla superficie dei mastociti [nel bambino sensibile], a contatto con l’allergene che viene testato, causano la liberazione di istamina e altre sostanze vasoattive responsabili di vasodilatazione e di uno stravaso di plasma a cui corrisponde la comparsa di un pomfo e di un eritema. Per eseguire un prick test si pone una goccia di estratto allergenico standardizzato sulla faccia volare dell’avambraccio e, attraverso questa goccia, si punge la cute con una apposita lancetta monouso sterile [tipo Morrow-Brown che penetra per 1 mm nella cute]; dopo circa 60 secondi si asporta la goccia e dopo 15 minuti si valuta la comparsa di una reazione caratterizzata da un pomfo con alone eritematoso e prurito. Una tecnica alternativa prevede l’uso di una lancetta con punta più lunga che, inclinata a 45°, solleva la cute in corrispondenza della goccia di estratto allergenico; in entrambe le circostanze non si deve provocare la fuoriuscita di sangue. Bisogna sempre aggiungere un controllo positivo della reazione [istamina cloridrato 10 mg/ml] e un controllo negativo [soluzione diluente l’estratto allergenico]. I prick test possono essere eseguiti a qualsiasi età: infatti a partire dal compimento del primo mese di vita inizia ad essere presente una certa reattività cutanea nei confronti della istamina; tuttavia il bambino piccolo può presentare reazioni cutanee più limitate per un minor numero di mastociti presenti nella cute, per un ridotto numero di recettori per le IgE presenti su queste cellule e un diminuito rilascio di mediatori. Le I prick test possono essere eseguiti a qualsiasi età: infatti a partire dal compimento del primo mese di vita inizia ad essere presente una certa reattività cutanea nei confronti della istamina 10 uniche controindicazioni all’esecuzione dei prick test sono rappresentate dal dermografismo o da lesioni cutanee nella sede dove deve essere eseguito il test. Inoltre alcuni farmaci possono ridurre la reattività cutanea, in particolare gli antistaminici che andrebbero sospesi circa 15 giorni prima e i cortisonici topici se applicati nelle sedi dove viene eseguito il test. Il prick test è considerato positivo quando il diametro medio del pomfo è maggiore di 3 2 mm [o l’area>7 mm ]; un ulteriore parametro di valutazione è lo skin index, ovvero il rapporto tra il diametro medio del pomfo indotto dall’allergene e di quello da istamina: lo skin index infatti permette di superare le variazioni nelle dimensioni del pomfo legate all’età. Alcuni allergeni alimentari, in particolare vegetali, presentano una particolare labilità che può portare alla perdita di frazioni antigeniche durante il processo di preparazione industriale degli estratti; per ovviare a questo problema si possono testare diret- tamente gli alimenti freschi, mediante una tecnica denominata prick by prick. Tale metodica consiste nel pungere la cute attraverso una goccia di un alimento liquido [es. latte vaccino fresco] o, in caso di alimenti solidi, nel pungere la cute con una lancetta che precedentemente ha toccato l’alimento da testare. I prick by prick sono estremamente affidabili, infatti esiste una correlazione tra positività del test cutaneo e del test di scatenamento del 91.7%, contro il 58.8% dei prick eseguiti con estratti commerciali. Le principali indicazioni al prick test sono l’asma e la rinocongiuntivite primaverile; inoltre la bronchite asmatiforme dell’età prescolare, dove permette di prevedere se il bambino svilupperà un’asma allergica nell’età della scuola [prick positivo] o se crescendo non presenterà più broncospasmo [prick negativo]. Un’altra situazione nella quale il prick test può essere utile è la dermatite atopica del lattante, dove la positività verso latte o uovo dà un orientamento prognostico [evoluzione in asma] e suggerisce di iniziare da subito una profilassi ambientale per l’acaro. Nell’orticaria invece il prick test non è quasi mai utile, perché solo una minima parte riconosce una patogenesi IgE mediata e in questi casi l’alimento scatenante è spesso già identificabile nella storia clinica. Nelle vere allergie alimentari il prick test conferma la reattività verso un alimento e permette nel tempo di poter valutare l’eventuale acquisizione della tolleranza. Nonostante l’esecuzione del prick test, sia dal punto di vista tecnico, banale, è bene che venga eseguito solo da personale qualificato, in grado di interpretare correttamente i risultati e prendere le decisioni terapeutiche opportune. Inoltre, sebbene reazioni indesiderate sistemiche siano estremamente rare, il medico deve essere pronto, per competenza e per disponibilità di farmaci e strumentario adatto, ad affrontare situazioni di emergenza quali lo shock anafilattico n DICEMBRE / MARZO 2007 MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM CHE COS’È LA SINDROME DI WILLIAMS di DANIELA CONCOLINO Ricercatore della cattedra di pediatria - Università Magna Grecia di Catanzaro. Referente del centro regionale Malattie Rare Pediatriche Regione Calabria L WILLIAMS è una malattia genetica causata dalla perdita di un piccolo frammento [microdelezione] del braccio lungo del cromosoma 7 che colpisce 1 neonato su 10.00020.000. Viene anche definita sindrome da ipercalcemia idiopatica [ipercalcemia evidenziabile alla nascita e che tende a scomparire spontaneamente nel secondo anno di vita] o sindrome di Williams-Beuren, dai due medici che per primi l'hanno descritta. I pazienti affetti presentano delle caratteristiche facciali tipiche che li rendono somiglianti tra di loro e che spesso inducono a sospettare la diagnosi. Queste sono costituite da una microcefalia [testa piccola rispetto all’età], fronte ampia, occhi vicini tra loro [ipotelorismo], iride stellata, radice del naso appiattita con narici anteverse, filtro [solco sottolabiale] lungo, labbra carnose, bocca aperta. La voce è roca e i denti sono piccoli e iperdistanziati. Dal punto di vista clinico è caratterizzata dall’associazione di tali anomalie facciali ad un ritardo di crescita staturo-ponderale [statura e peso sono inferiori alla norma], di stenosi sopravalvolare aortica [cardiopatia congenita che determina il restringimento dell’aorta nella sua parte iniziale ], di disturbi visivi quali strabismo e difet- A SINDROME DI NOTIZIE UTILI La sindrome ha un’incidenza di Codice Malattia rara: 1:10.000-20.000 nati, è causata RN1270 dalla perdita di un piccolo frammento Associazioni: Associazione Sindrome del braccio lungo del cromosoma 7. di Williams I pazienti affetti dalla sindrome Piazza dei Cavalieri di Malta, presentano un ritardo dello sviluppo 4- 00153 Roma 06.47026733 motorio e mentale di livello variabile Tel. Fax: 06. 6741342 E-mail: [email protected] da medio a grave ti che interessano la rifrazione ed il senso di profondità, disturbi dell’udito [tipica è una ipersensibilità ai rumori forti ed acuti]. Dal punto di vista neuropsicologico i pazienti affetti da sindrome di Williams presentano un ritardo dello sviluppo motorio e mentale di livello variabile da medio a grave. Le conseguenti difficoltà di apprendimento e di coordinazione motoria non impediscono però lo sviluppo di una espan- sività, socievolezza e capacità di espressione. Infatti, caratterialmente sono pazienti estremamente loquaci e gioviali con una notevole predisposizione per la musica, le lingue straniere e le arti in generale. La diagnosi clinica può essere posta sin dalle prime settimane di vita, ma oggi è possibile avere una diagnosi certa, nei casi clinicamente sospetti, mediante l’esecuzione di una indagine nota come FISH [Fluorescent In GENETICA Nel 1993 è stata individuata una microdelezione all'interno di un cromosoma 7 come causa della S. di Williams. La regione coinvolta nella delezione contiene numerosi geni, solo alcuni dei quali sono stati identificati. Uno di questi è il gene dell’elastina, una proteina che dà elasticità a molti tessuti e organi come le arterie, l’intestino, i polmoni, la pelle, le corde vocali. La mancanza di essa può spiegare molte manifestazioni della sindrome, come la particolare conformazione del viso, le alterazioni cardiache e vascolari, le frequenti ernie e la voce rauca. Altre caratteristiche invece, come il ritardo mentale, non sono correlabili a tale difetto genetico. Le ricerche sono in corso per verificare l'esistenza di altri geni coinvolti in regioni cromosomiche contigue. Nella maggior parte dei casi la sindrome di Williams non è ereditaria. La microdelezione si produce come un evento nuovo in famiglia, al momento del concepimento per cui i genitori di un bambino affetto [così come i fratelli e le sorelle dei genitori o del paziente stesso] non corrono, in una successiva gravidanza, rischi maggiori rispetto a qualunque altra persona. I pazienti affetti hanno invece un rischio del 50% ad ogni gravidanza di trasmettere la sindrome ai propri figli. n S i n d rome di… n Ricerca scientifica Situ Hybridisation], che mette in evidenza la microdelezione della regione “critica” sul cromosoma 7. Non vi è una terapia specifica ma solo sintomatica e i pazienti vengono inseriti in un programma di follow-up che prevede controllo clinici e strumentali [visita oculistica, esame ecocardiografico, ecocolordoppler dell’arteria renale]. È inoltre utile valutare con test appropriati lo sviluppo mentale che può venire sottostimato a causa della caratteristica personalità. È importante intervenire sul bambino dalla nascita poichè un intervento educativo precoce e mirato è di fondamentale importanza per un migliore sviluppo delle competenze cognitive e sociali dei bambini con sindrome di Williams n La diagnosi clinica può essere posta sin dalle prime settimane di vita, è possibile avere una diagnosi certa, nei casi sospetti, mediante l’esecuzione di una indagine nota come Fish 11 MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 n Odontoiatria n Ricerca scientifica 12 LA RIABILITAZIONE FISSA di ERNESTO IUSI odontoiatra EUGENIO RAIMONDO odontoiatra LUIGI BIANCOLELLA odontotecnico Oggi la riabilitazione implantare permette di risolvere rapidamente e in maniera estremamente soddisfacente per il paziente, casi di edentulia totale e parziale altrimenti risolvibili con manufatti protesici rimovibili non sempre accettati dal paziente 1] Panoramica iniziale 2] Impianti inseriti 3] Scopertura impianti con viti guarigione 7] Struttura unica in Titanio realizzata dalla casa produttrice di impianti 8] Prova della struttura sugli impianti 9] Ceramizzazione del bordo inferiore con porcellana rosa DICEMBRE / MARZO 2007 MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM TRAMITE IMPIANTI OSTEO-INTEGRATI ALBERTO VILLAROSA odontotecnico Introduzione A PARTIRE DAGLI ANNI OTTANTA, la riabilitazione protesica tramite impianti osteo-integrati è diventata una possibilità terapeutica sempre più percorsa dall’odontoiatra è sempre più richiesta dal paziente. Le percentuali di successo hanno raggiunto valori sempre più alti con studi che indicano dati che vanno dal 95,5% al 100%. I requisiti per il successo implantare includono una attenta selezione del paziente, una procedura chirurgica eseguita in perfetta sterilità e che permetta di ottenere la stabilità primaria dell’impianto al momento del posizionamento nel comparto osseo. Oggi la riabilitazione implantare permette di risolvere rapidamente e in maniera estremamente soddisfacente per il paziente, casi di edentulia totale e parziale altrimenti ri- solvibili con manufatti protesici rimovibili non sempre accettati dal paziente. La riabilitazione totale delle arcate dentarie con l’uso degli impianti osteo-integrati può essere ottenuta in due modi differenti: 1] Riabilitazione mobile. Si ottiene con un overdenture su impianti, cioè un manufatto protesico rimovibile che si abbottona su degli attacchi posizionati sugli impianti endo-ossei. I vantaggi di questa metodica comprendono l’uso di un numero limitato di impianti [generalmente da 4 a 6] la possibilità di avere una protesi totale assolutamente stabile e dalle dimensioni notevolmente ridotte per una più facile sopportabilità. 4] Impronta presa con i transfert da impronta 5] Modello sviluppato e preparato per essere inviato 10] Prova sugli impianti 11] Risultato finale 2] Riabilitazione fissa. In questo caso si realizzano delle capsule in lega aurea-porcellana che vengono cementate in modo definitivo sugli impianti endo-ossei che devono essere in numero adeguato [almeno 8 impianti]. Il vantaggio è indubbiamente quello di avere una riabilitazione fissa. Da pochi anni, precisamente dal 1998, sempre nell’ambito della riabilitazione fissa, è stata introdotta una nuova tecnica che sfruttando la tecnologia CAD/CAM permette di ottenere per fusione una struttura unica di titanio perfettamente adattabile sugli impianti sottostanti. Nell’ambito di questo lavoro abbiamo esposto un caso di riabilitazione protesica fissa sfruttando la tecnologia CAD/CAM. n Odontoiatria n Ricerca scientifica 6] Struttura unica in Titanio realizzata dalla casa produttrice di impianti å 13 MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 n Odontoiatria n Ricerca scientifica å Presentazione del caso Paziente di sesso femminile di anni 43. Si presentava alla nostra osservazione dopo una lunga storia odontoiatrica senza risolvere in maniera definitiva e soddisfacente il suo problema. La paziente mostrava un’edentulia parziale inferiore con gli elementi residui gravemente compromessi e persistenza in sede endo-ossea di frammenti di impianti precedentemente utilizzati da altri operatori. La paziente, dopo attenta anamnesi,si mostrava in buone condizioni di salute generale [foto 1]. Piano terapeutico In accordo con le esigenze della paziente, si è deciso di procedere con l’estrazione di tutti gli elementi residui e dei frammenti degli impianti precedentemente inseriti. Sarebbero stati inseriti successivamente 4 impianti atti a supportare un manufatto protesico rimovibile abbottonato. Il numero degli impianti si addiceva perfettamente con l’applicazione di una overdenture [cioè una protesi totale] ancorata ad una barra metallica fissata sugli impianti stessi come inizialmente stabilito con il consenso della paziente stessa. Fase chirurgica Dopo aver proceduta all’estrazione degli elementi dentali e alla rimozione dei residui implantari, si è pulito accuratamente l’alveolo e sono stati applicati 4 impianti Replace Tapered [Nobel Biocare] nella regione parasinfisaria. Si decideva di lasciare sommersi gli impianti e di utilizzare come protesi provvisoria la vecchia protesi mobile inferiore della paziente, naturalmente, modificata. Si aspettavano quattro mesi per favorire una buona osteo-integrazione degli impianti, così come suggerisce buona parte della letteratura scientifica al riguardo. [foto 2]. Nuovo piano terapeutico Durante lo sviluppo del lavoro, la paziente mostrava, però, sempre più perplessità in merito all’utilizzo di una protesi rimovibile, in virtù soprattutto della giovane età. Si decideva, pertanto, di variare il piano terapeutico utilizzando lo stesso numero degli impianti per una riabilitazione fissa.. Fase protesica finale Dopo 4 mesi si procedeva alla scopertura degli impianti e per venire incontro alla nuova richiesta della paziente si prendeva un’impronta definitiva con dei transfert da im- 14 pronta direttamente connessi agli impianti che permettono di riprodurre in maniera estremamente fedele la posizione degli impianti in laboratorio. Prima di procedere alla rilevazione delle impronte, si univano i monconi da impronta con resina [Dura Lay] in modo da fissarli gli uni agli altri evitando distorsioni. [foto3 e foto 4]. L’impronta viene sviluppata e il modello ottenuto inviato alla sede centrale della Nobel Biocare, in Svezia, la quale valuta se il numero degli impianti è sufficiente a supportare un manufatto protesico fisso, avendo previsto inizialmente di applicare una protesi totale che, come già detto, richiede un numero minore di impianti. [foto 5]. La casa produttrice degli impianti, utilizzando la tecnologia CAD/CAM [un particolare software di scansione] procedeva alla realizzazione per fusione di una struttura di Titanio, ricavata da un unico blocco. La struttura si estendeva per un centimetro distalmente oltre il limite stesso degli impianti sia nel quadrante di destra che in quello di sinistra. [foto 6 e foto 7]. La struttura così realizzata ci veniva inviata e veniva fissata sugli impianti, mostrando un adattamento perfetto. [foto 8 ]. Sulla struttura in Titanio, il nostro laboratorio, realizza una ceramizzazione del bordo inferiore con ceramica rosa per mimetizzare la gengiva. [foto 9 e foto 10]. Successivamente sulla parte coronale della struttura in titanio, viene realizzata una sovrastruttura in lega aurea. Si procede successivamente alla ceramizzazione della sovrastruttura ottenendo 11 capsule in lega aurea-porcellana che permettono di avere un’estensione dell’arcata dentaria inferiore dall’elemento 35 all’elemento 46 con un risultato assolutamente soddisfacente per il paziente sia dal punto di vista estetico che funzionale. Il manufatto protesico viene fissato alla struttura in Titanio sia con tecnica avvitata che cementata. [foto 11]. Oggi, sempre più studi dimostrano come il carico immediato degli impianti non costituisca un rischio per la loro stabilità e le percentuali di successo nei carichi immediati sono molto vicine a quelle in cui il carico viene posticipato al periodo di osteointegrazione. Questo in termini concreti si traduce nella possibilità di eliminare i canonici tempi di attesa di 4-6 mesi per l’osteointegrazione e addirittura di avere nell’arco di 24-48 ore un primo manufatto protesico provvisorio fissato sugli impianti Conclusioni La realizzazione di una barra unica di titanio ottenuta per fusione, permette di avere una struttura senza saldature, come invece hanno quelle tradizionali, e quindi senza punti di possibili distorsioni. La perfetta adattabilità della struttura sugli impianti permette, inoltre, di evitare lo sviluppo di forze non correttamente dirette lungo l’asse dell’impianto che potrebbero creare delle sollecitazioni anomale con rischi per la stabilità endo-ossea dell’impianto stesso. Oggi, sempre più studi dimostrano come il carico immediato degli impianti non costituisca un rischio per la loro stabilità e le percentuali di successo nei carichi immediati sono molto vicine a quelle in cui il carico viene posticipato al periodo di osteointegrazione. Questo in termini concreti si traduce nella possibilità di eliminare i canonici tempi di attesa di 4-6 mesi per l’osteointegrazione e addirittura di avere nell’arco di 24-48 ore un primo manufatto protesico provvisorio fissato sugli impianti n