Vai all`elenco completo
Transcript
Vai all`elenco completo
LE PAROLE DEI DISTRETTI – TERMINOLOGIA ampiezza (del distretto) è la portata orizzontale dell'industria presente nel distretto; attrezzature multifunzionali l'utilizzo di attrezzature a scopo generico aumenta la flessibilità delle imprese e la possibilità di modificare rapidamente le specifiche tecniche dei prodotti al fine di soddisfare la domanda; la gestione di attrezzature multifunzionali richiede personale qualificato e forti investimenti in capitale umano; città dinamiche realtà urbane dove nessun sistema di produzione industriale ha particolare dominanza, ma le funzioni terziarie urbane forniscono un contesto permanente per la vitalità di più sistemi di produzione, anche se localmente poco estesi, e per la costituzione di nuovi; concentrazione fenomeno che consente i vantaggi della grande scala produttiva o gran parte di essi, in quanto realizzati da una popolazione di imprese di piccole dimensioni addensate in un determinato territorio, suddivise per fasi produttive, attingenti ad un unico mercato del lavoro; consorzio associazione volontaria fra imprese o fra imprese e soggetti pubblici per realizzare uno o più scopi comuni su basi legali concordate; costi di transazione impiego di risorse connesse, direttamente o indirettamente, al superamento dei problemi di coordinamento e di incentivo entro un'organizzazione aziendale; distretto emergente sistema produttivo locale avviato in epoca recente sulla base di iniziative di nuovi imprenditori in uno specifico settore di attività o sulla base di iniziative di grandi industrie, che hanno assunto un ruolo trainante di sviluppo locale specializzato; distretto industriale “entità socio-economica costituita da un insieme di imprese facenti generalmente parte di uno stesso settore produttivo, localizzate in un’area circoscritta, tra le quali vi è collaborazione ma anche concorrenza” (Alfred Marshall, 1919); “un complesso produttivo il cui coordinamento fra le diverse fasi e il controllo del loro regolare funzionamento, non sono effettuati secondo regole prefissate e/o con meccanismi gerarchici (come accade nella grande impresa privata), ma sono invece affidati ad una combinazione del giuoco automatico del mercato con un sistema di sanzioni sociali irrogate dalla comunità” (Giacomo Becattini, 1989); distretto tecnologico moderna variazione del modello distrettuale, ne mantiene i fondamentali caratteri: la specificità è relativa ad uno sviluppo legato ad un “salto tecnologico” (Pequeur & Rousier, 1991) ed a relazioni interaziendali basate sulla comune formazione tecnico-culturale degli imprenditori; distretto virtuale sistema produttivo locale che non ha ancora sviluppato caratteri tipicamente distrettuali, ma dove è presente un potenziale di crescita della specializzazione produttiva dominante sul piano quantitativo o su quello qualitativo, che adeguatamente sostenuta dalla consapevolezza degli imprenditori e da politiche di sostegno appropriate può assumere i caratteri del distretto industriale (Saget 1997); oggi è preferibile il termine “distretto emergente”, poiché il termine virtuale è riferito principalmente a relazioni di collaborazione produttiva fra imprese, che alcuni studiosi suppongono poter operare non su basi di concentrazione territoriale, bensì attraverso una integrazione “virtuale” di filiere specializzate realizzata per via telematica; diversificazione è basata sulla valorizzazione di un saper fare acquisito localmente attraverso la creazione di legami di cooperazione tecnica e commerciale fra imprese; questo sviluppo imprenditoriale dinamico è spesso promosso da una persona o da una famiglia e promuove uno sviluppo locale dell’industria concentrato; divisione del lavoro scomposizione fra entità distinte di compiti distinti per lo sfruttamento di differenze costitutive fra le entità, attribuendo ad ognuna il compito specifico, per il quale essa è comparativamente più qualificata; economie di transazione economie esterne all'impresa, ma interne al sistema industriale, sono presenti in massimo grado nell’ambito del distretto industriale; secondo modelli di Marshall e Weber sono costituite da: processi di specializzazione all'interno del ciclo produttivo settoriale, intensi legami acquisto - vendita tra le imprese e riduzione dei relativi costi, economie di apprendimento relative alla formazione di un bacino di manodopera specializzata, sviluppo di servizi a monte e a valle del processo produttivo, sinergie di immagine sul mercato, cultura industriale diffusa, accelerata diffusione dell'innovazione; economie di urbanizzazione derivano dalla concentrazione di interventi pubblici nelle città, sia negli investimenti che nei consumi, dalla natura di mercato vasto, di incubatore di fattori produttivi e di mercato degli input della città medesima; economie esterne “economie … che provengono da un aumento della scala di produzione di ogni specie di beni dipendente dallo sviluppo generale dell’industria” (Alfred Marshall, 1919); economie interne “economie … che provengono da un aumento della scala di produzione di ogni specie di beni dipendente dalle risorse di singole case di affari impegnate in quella produzione determinata, dalla loro organizzazione e dall’efficienza del loro management” (Alfred Marshall, 1919); economie interne di scala dinamiche riduzione dei costi o aumento dei rendimenti complessivi in un sistema di produzione attraverso la realizzazione di vantaggi nei processi di apprendimento e di innovazione e la dimensione aggregata delle risorse lungo la sequenza di periodi del ciclo produttivo effetto di propagazione si definisce tale la trasmissione di conoscenza creata in un'impresa ad altre imprese utilizzatrici; imprese sussidiarie o di fase imprese che si dedicano soltanto ad un piccolo ramo del processo di produzione e lo esercitano per un grande numero di industrie vicine, sono in grado di tenere continuamente in attività macchine specializzate al massimo grado, e di ottenere che questa utilizzazione compensi la spesa, sebbene il costo originario possa essere stato elevato e il deprezzamento molto rapido” (Alfred Marshall, 1919); industrializzazione leggera è caratterizzati da: processi produttivi a non alta intensità di capitale fisico, produzioni differenziate e a serie corta, localizzazione in città piccole e medie ed in campagne urbanizzate circostanti, elevata mobilitazione delle energie lavorative e imprenditoriali delle famiglie, configurazioni industriali centrate su imprese reciprocamente specializzate, piccole e medio piccole, ma non piccolissime, anche se le ultime sono presenti diffusamente; innovazione continua nei distretti industriali è il loro meccanismo dinamico di continua trasformazione, che inventa nuove strade di crescita superando la debolezza intrinseca alla specializzazione merceologica e che consente di realizzare prodotti più complessi e a maggior valore, aumentando il livello di servizio ad essi associato ed il loro valore simbolico; “l’attività innovativa fiorisce in ambienti privi di limiti burocratici” (Link & Bozeman, 1991); localismo economico o sistema economico locale ispessimento storico di competenze imprenditoriali ovvero aggregazione multisettoriale di imprese piccole e medie in un territorio dato; localizzazione la localizzazione dell’attività produttiva per le piccole fabbriche, quando ve ne siano molte addensate in uno stesso distretto, compensano il forte svantaggio, che esse hanno rispetto alle grandi realizzando “vantaggi di localizzazione”; media impresa presenta, in forme attenuate, alcuni caratteri della grande impresa: articolazione di livelli gerarchici e manageriali, suddivisione del lavoro interna per certe funzioni; come nella piccola impresa, è però caratterizzata da: importanza del controllo imprenditoriale o famigliare, delimitazione settoriale delle produzioni, ricorso esteso a risorse specializzate esterne; marketing puntando sulla qualità e sulla vendita non solo del prodotto ma del know-how che consente di fabbricarlo, il distretto industriale può conquistare nuovi spazi anche nei settori maturi, scoprendo mercati nuovi purché si pongano le basi per far crescere nuovi consumatori; mercato luogo nel quale avvengono le contrattazioni tra gli operatori economici, gli scambi e la formazione dei prezzi; nella teoria economica perde ogni riferimento a un luogo geografico particolare; micro-impresa è definita tale l’unità produttiva costituita da meno di 10 dipendenti o anche dal solo imprenditore, proprietario individuale, che non si avvale di lavoro dipendente; piccola impresa marginale o interstiziale opera in nicchie di mercato, dove la grande impresa non è ancora arrivata o non ha convenienza ad entrare per la ristrettezza delle opportunità di guadagno; piccola impresa subalterna opera entro sistemi di produzioni guidati da grandi imprese, sulla base di rapporti di controllo verticale esercitato da queste, che a volte sono arricchiti da elementi di collaborazione; portata dell'attività (del distretto) misura delle modalità, con cui all'interno del distretto industriale vengono effettuate molte o solo alcune delle attività connesse alla catena di valore della specializzazione produttiva determinata; profondità (del distretto) è la misura della portata verticale delle attività connesse alla catena di valore della specializzazione produttiva determinata; raggruppamento gruppi di imprese operanti nello stesso settore, spesso originate dalla specializzazione delle attività di una impresa madre comune, anche attraverso forme di delega di funzioni imprenditoriali al management della casa madre; rete o sistema a rete “né mercato, né gerarchia” “una caratteristica fondamentale del rapporto di rete è che le parti sono reciprocamente dipendenti da risorse controllate da altri e che ci sono vantaggi da acquisire attraverso la messa in comune di risorse” (Powell, 1990); sistema economico locale concentrazione di PMI raggruppate in un’area determinata intorno ad una professionalità o ad una produzione; le imprese del sistema sono in contatto ed interagiscono come gruppo con l’ambiente sociale e culturale locale (in particolare famiglie e università); quester elazioni non sono solo di natura contrattuale ma spesso sono anche di tipo informale e generano risultati esterni; questa definizione molto vicina a quella del distretto marshalliano è usata da autori inglesi per il termine Local Productive System – LPS); specializzazione flessibile modello di organizzazione industriale efficace, fondato sulla stretta cooperazione dell’impresa con altre imprese per acquisire know-how esterno e rispondere rapidamente ai cambiamenti del mercato; implica la produzione di serie limitate di beni particolari di qualità specifica, spesso per mercati di nicchia. Cinque ne sono le caratteristiche: impiego di attrezzature multifunzionali, innovazione continua, raggruppamento, struttura di rete, effetti di propagazione; specificità degli investimenti barriera all'uscita dalla relazione contrattuale fra due parti che concordano l’adattamento delle proprie capacità specializzate al fine di prevenire la perdita di valore degli investimenti effettuati per corrispondere al contratto medesimo; riduce la reciproca sostituibilità delle parti con partner alternativi; subfornitura è il trasferimento totale o parziale ad una impresa terza per contratto separato delle prestazioni dovute dall’impresa titolare del contratto principale stipulato con l’acquirente; strategia “è frutto di continuità, investimenti su immagine, reti di vendita, nuove tecnologie, che differenziano l’impresa dai competitori, ed i risultati richiedono molto tempo per arrivare”; “chi ha preoccupazioni di breve termine avrà difficoltà a tracciare una strategia”; “avere una strategia significa fare scelte, scegliere come l’impresa sarà diversa dalle altre; ma chi si dà una strategia rende la propria posizione solida per molto più tempo (Michael Porter, 1997); strategie organiche misure di origine prevalentemente pubblica per ampliare la base economica di una regione individuando le aggregazioni di imprese all'interno di questa per promuoverne lo sviluppo migliorando i flussi di informazione, eliminando le strozzature infrastrutturali, sviluppando le risorse umane e incentivando la collaborazione tra imprese; trapianto del distretto industriale sono tali iniziative rivolte a costruire aggregazioni produttive attirando imprese esterne e sviluppando o attraendo fornitori e imprese correlate al settore di specializzazione: può essere associata alla complementarietà tra investitori esteri e imprese locali oppure allo sviluppo degli investimenti esteri delle imprese di un distretto industriale che affrontano problemi di delocalizzazione; valore aggiunto è il valore aggiunto a un prodotto o a un servizio dalla sua trasformazione e ne giustifica l’aumento di prezzo rispetto al bene trasformato; vantaggio competitivo è la capacità di produrre a costi più bassi, o di fare prodotti migliori allo stesso prezzo degli altri, duratura nel tempo; zona industriale – parco industriale / tecnologico area attrezzata o “greenfield” offerta all’insediamento di attività produttive.