Higuain

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Higuain
I 90’ del core ‘ngrato: quando il calcio valica i confini del sentimento.
Juventus –Napoli , Sabato 29 Ottobre, Juventus Stadium, distanze ridotte in
classifica, match da inizio stagione, due squadre blasonate, ma un solo nome sulla
bocca di tutti: Gonzalo Higuain, alterego di Maradona, alterego di un passato che
Napoli sperava di poter ripetere con un solo beniamino nel cuore e sulla maglia.
Sembra essere questa la fotografia all’inizio di gara da consegnare al mondo e a
tutta Italia quando il calcio valica i confini del sentimento, e alla sacra fede si
sostituiscono i valori profani della materialità .
Chi si fosse immaginato un finale simile ,sicuramente ,sarebbe stato accusato di
eccessiva fantasia, falsa modestia, incapacità di vedere il pallone entro quei limiti del
campo da gioco, quel campo che ,nella storia di Gonzalo “il pipita” Higuain , aveva
regalato a Napoli e ai Napoletani un motivo di splendere e sorridere, in Italia come
nel mondo. Eh sì, il pipita, soprannome a lui stretto sin da piccolo , a causa del
legame di sangue con Jorge,suo padre , quel Jorge Higuain dal naso troppo, fin
troppo “importante” che gli causò il soprannome di “el pipa”, tradotto : il nasone.
Un soprannome di carattere estetico , non ingombrante, non inerente alla magia
che si sa creare con i piedi e che Gonzalo, il piccolo pipa, appunto il Pipita, ha saputo
portare negli stadi dapprima in Argentina, poi a Madrid e ,definitivamente , a
Napoli.
Ci troviamo circa due secondi dopo il minuto ’70, , a distanza di venti minuti da quel
giro di boa che ,forse, sia a Juve che a Napoli avrebbe fatto comodo. Una situazione
in stasi, bloccata , ferma , che tutto si aspetta meno che un fulmine a cielo sereno.
Higuain avanza sulla trequarti, prova un delizioso lob per Khedira, trovando la
respinta di Ghoulam : respinta che, però , diventa un assist per l’ex compagno ,che
come uno sniper non getta via il suo unico colpo e fredda in un millesimo di secondo
il suo obiettivo. Un millesimo, sì: preparazione, coordinazione, potenza nelle vene,
tiro e goal, Reina spiazzato, la Juventus va in vantaggio e segna lui, il figliol prodigo, il
cuore ingrato. Gonzalo Higuain cancella gli incubi, riporta in vita i vecchi sogni
partenopei e con uno spostamento d’aria rasente la perfezione li distrugge in un
battito di ciglia: chiudi e apri, il pallone è lì dentro ,il dio del calcio non vuole bene a
Napoli, il dio del calcio sta con Higuain.
Ed è curioso pensare a questo finale , più vicino a una sceneggiatura ideata da
Hitchcock, psichedelica fino a non darsene una ragione, che ai cine-panettoni di
Aurelio De Laurentis , nel segno di quella canzone tanto grata a Napoli: “O core
‘ngrato”, scritta da Alessandro Sisca. In principio il cuore ingrato, musicato da
Cardillo, aveva colpito il famoso Josè Altafini , reo di aver segnato il 7 Aprile 1975
contro il Napoli in quello che era lo scontro diretto per il titolo. A fine partita Altafini
dichiarò :” i tifosi napoletani mi hanno fischiato,e io li ho purgati”. Fuori dal San
Paolo, un tifoso dal cuore ferito parlò sospinto dalla rabbia di tutta la piazza
napoletana, ribattezzando quel gesto storico soltanto l’atto finale di un “core
‘ngrato”. Corsi e ricorsi, la storia si ripete ,e non come in Vico, passando da un ciclico
e perpetuo tempo, ma nei suoi minimi dettagli. Higuain suggella il 2-1 per la
Juventus, quarantuno anni dopo il tradimento di Altafini , quarantuno anni dopo un
altro scudetto su cui ,sembra, chiudersi il sipario, e quel sipario sembra recitare
ancora una volta parole di sconfitta, la sconfitta per chi a Napoli aveva dedicato la
propria fede verso un eroe sportivo, venendo ricambiato con la più facile e scontata
delle catastrofi umane: la vendetta. Higuain diventa così un vendicatore, un
carnefice spietato, il colpevole, il traditore.
Ma siamo sicuri che sia proprio andata così? Riflettendo, scorrendo tra le pagine
“ingrate” della letteratura del mondo , sorge un dubbio: l’ingratitudine è frutto di
cattiveria o di una serie di cause e di eventi? Alessandro Manzoni, in tutta onestà, ci
direbbe che la cattiveria è seme dell’uomo e nell’uomo, e che si può essere malvagi
quando non si ha spazio per uno spiraglio di luce nella nostra coscienza morale. Ma
è davvero questo il caso di Higuain? Un argentino , maturo, pagato milioni su milioni
anni fa, capace di record su record in serie A, sempre con la stessa maglia, sconfitto
per anni, sui palcoscenici mondiali in cui i migliori si danno duello, e dove molti,
meno valorosi di lui, hanno ottenuto plurimi trofei. Un giocatore per ben due volte
vicecampione d’America(2015,2016),sfiorando il lustro d’alloro ancora una volta nel
2014, finalista ai mondiali contro la Germania ,mai esploso a Madrid nella penombra
del compagno Karim Benzema, pagato circa quaranta milioni, rimanendo vincolato
a una piazza ancora immatura per la consacrazione in serie A, continuando ,inoltre
ad aspettare i giusti investimenti, dietro i colossi che ogni anno spendevano e
spandevano milioni di euro in strutture, progetti e giocatori . Nasce qui il dubbio sul
binomio Higuain - cuore ingrato. Siamo davvero certi che la natura di questo male
sia da attribuirgli ?
Senza entrare nel merito delle vicende economiche, logiche, di progetto, del Napoli
che, da amante dello sport, ma non da tecnico, non posso avvedere, rimango
confuso sulle due versioni dei fatti rilasciate dal Napoli, intesa come società,
allenatore, presidente ,e da Higuain e il suo entourage, a cui si aggiunge, fuori dal
coro, la società Juventus, rea di poca eleganza, quando non si comprende quale
modalità “cortese” serva per pagare cento milioni di euro di clausola( non certo
dieci). Dunque, fuori dalle polemiche, che mi scuso di aver denotato , Higuain
ritorna al centro di un topos millenario, con mille voci e anni di storia addietro, e con
un soggetto, solitamente nel nostro immaginario al femminile, o più vicino agli alti
ranghi della società che alle panchine degli stadi. Ebbene oggi si discute di pallone
come cento anni fa si discuteva di guerre , e come molti secoli prima, il primo poeta
d’amore per antonomasia, Catullo, scriveva rivolgendosi a se stesso nella sua
Preghiera del poeta (Carmen LXXXVII ): “ .. tutto è andato perduto, perché rivolto a
un cuore ingrato amore riconduce te. Perciò perché tormentarti ancora?.. Perché
non rafforzarsi nell’ animo e porre fine alla tua miseria..?”
Lì erano la sorte e la vita a destare preoccupazione, o il destino dell’amore illuso e
deluso dalla propria amata; oggi un uomo dai piedi buoni , capace di segnare in serie
A trentacinque goal in trentasei apparizioni in una sola stagione(escludendo i totali
settantuno goal in centoquattro partite ) ,di sfornare assist da numero dieci e non
da semplice centravanti, riuscendo a coordinare la fase offensiva a quella difensiva,
senza mai muovere lamentele, senza mai criticare un compagno, facendosi
portavoce del cuore di una piazza, di una città per troppo tempo incurata e
deturpata per cultura e bellezze nel nostro panorama italico ,portandone in alto il
nome in giro per mezza Europa. Gonzalo Higuain , uno sportivo ,un tifoso ,un uomo
come altri, ambizioso, felice in campo, felice con i tifosi, chissà, (forse) non il nostro
nuovo Catullo ,né il santo che la stampa ha voluto consegnarci, ma a cui forse le
parole del poeta latino potranno essere utili , concedendosi il riposo e
immergendosi in quei versi pieni di magia “miser desinas ineptire..”( misero, smetti
di impazzire,e considera perso ciò che hai perduto) . E se il core ‘ngrato fosse solo
l’ultimo capitolo di una storia a lieto fine?