vR 242 Palazzo Barbaro, detto “Vescovile” (Municipio)

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vR 242 Palazzo Barbaro, detto “Vescovile” (Municipio)
MONTEFORTE D’ALPONE
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Palazzo Barbaro,
detto “Vescovile” (Municipio)
Comune: Monteforte d’Alpone
Frazione: Monteforte d’Alpone
Piazza Silvio Venturi, 
Irvv 
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Il palazzo, che è stato assorbito nel cuore dell’abitato dall’espansione urbanistica del grosso centro della val d’Alpone, sorge in posizione dominante nella
piazza principale del paese all’incrocio delle quattro
vie che dal centro portano verso l’esterno. Si presenta rialzato con una vasta rampa che porta alla loggia
a tre archi che avanza rispetto al resto dell’edificio,
proprio come la chiesa a fianco è dotata di un’ampia
scalinata. Fu fatto costruire per volere del vescovo
Barbaro dall’architetto Michele da Caravaggio che vi
lavorò per circa dieci anni. In esso sono stati incorporati dei resti gotici dei quali rimangono ancora
una grande torre e una porta del chiostro superiore,
sul cui architrave si legge un’iscrizione del vescovo
benedettino Nicolò del . L’edificio, a pianta rettangolare, si sviluppa attorno a un bellissimo e suggestivo cortile a doppio ordine con portico ad archi
e loggia architravata, con colonne e capitelli in marmo rosso, estremamente elegante (Viviani, ). All’esterno invece il fronte che dà verso la piazza è caratterizzato da una severità stilistica che dà una sensazione di austerità mitigata comunque dalla presenza del corpo di fabbrica perpendicolare con portico
a tre arcate.
La facciata principale è caratterizzata da un aspetto
inaccessibile e chiuso enfatizzato anche dalla pre-
Vincolo: .  ⁄ 
Decreto:  ⁄  ⁄ 
Dati catastali: . , . , .  ⁄ 
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senza dell’allargamento basamentale del paramento
murario tipico di molte costruzioni di difesa medioevali. Anche il rinforzo angolare della costruzione, realizzato con blocchi regolarizzati di pietra, e le
grate sporgenti in ferro battuto alle finestre del primo piano aumentano questa sensazione. Manca
inoltre l’apertura verso la piazza: il piano terra infatti presenta un unico ingresso costituito da un piccolo e semplice portale architravato in pietra bianca
con sopraluce semicircolare dotata di griglia a raggiera in ferro battuto. Il portale, a cui si accede attraverso un’ampia scalinata lapidea, è decorato con
una cornice leggermente sporgente rispetto il filo del
muro a intrecci geometrici in risalto, mentre la chiave di volta è costituita da un cuneo liscio. Ai piani
superiori il prospetto presenta due serie di aperture
rettangolari di uguali dimensioni, anche se quelle all’ultimo piano sono più frequenti. Anche gli elementi decorativi delle finestre sono leggermente diversificati ai due piani: quelle inferiori presentano un bel
davanzale lapideo modanato molto sporgente sostenuto da due mensoline e una semplice cornice lapidea che ne definisce le spallette e l’architrave; quelle
al piano superiore sono dotate di un davanzale molto più semplificato ma, sopra la cornice, ne presentano un’ulteriore modanata. Il raccordo della parete
con la copertura avviene con una serie di piccole
mensole in legno che sostengono la gronda oltre la
quale si intravedono un comignolo, dalla forma inusuale, e un campanile a vela all’interno del quale trova posto una piccola campana. Tra le finestre del secondo piano è inserito lo stemma della famiglia. Di
particolare rilievo architettonico è il chiostro quadrato che si trova all’interno dell’edificio: si sviluppa
in due livelli con una splendida serie di arcate al piano inferiore e una leggera loggia a quello superiore.
L’effetto di completa apertura che caratterizza questo cortile è nettamente in contrasto con l’immagine
esterna del palazzo. Le arcate, molto ampie, sono sostenute da colonne, con basi ioniche su plinti a gradini e capitelli decorati a grandi foglie, e individuano una serie di campate coperte da volte a crociera
munite di tiranti in ferro per ridurre la componente
orizzontale della spinta dell’arco. Su di esse si aprono porte o finestre che collegano il cortile al resto
della dimora. Al piano superiore le stesse colonne, di
minori dimensioni, sono collocate su un basso parapetto e sostengono la trave principale della copertura con l’intermediazione di mensole lignee decorate.
Il loggiato è quindi caratterizzato da una copertura
Vista del raffinato cortile interno con ordine di arcate a tutto sesto sormontate da una loggia architravata (Archivio IRVV)
MONTEFORTE D’ALPONE
lignea a vista composta da una serie di travi perpendicolari alla muratura.
All’interno, gli spaziosi locali sono stati più volte trasformati nel corso del tempo a seconda delle varie
esigenze.
Adiacente al palazzo, addossato ad un vecchio muro
in pietra esiste un lungo porticato, e una barchessa,
con capriate in legno poggiate su solidi pilastri quadrati. Al centro del cortile trova posto un elegante
pozzo in pietra bianca per la raccolta dell’acqua che
sembra quasi riflettere lo stesso gusto e raffinatezza
dello spazio che lo circonda. Un anello circolare di
circa quindici centimetri d’altezza costituisce la base
della struttura. Al centro di questo è posizionata una
vera da pozzo di forma circolare su cui è scolpito lo
stemma nobiliare della famiglia sormontato da un
copricapo vescovile. La parte di coronamento del
pozzo, sempre in pietra, è invece di forma ottagonale e attualmente è chiusa da una lastra lapidea quadrata. La struttura è affiancata e alleggerita dalla
presenza di due colonnine in pietra calcarea bianca
con semplici capitelli dorici che sostengono l’elegante elemento in ferro battuto su cui è attaccata la carrucola per la raccolta della corda.
Il pozzo per la raccolta dell’acqua al centro del chiostro interno (Archivio IRVV)
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