Le Alpi Apuane - Rotary Club Marina di Massa Riviera Apuana del
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Rotary Club Marina di Massa Riviera Apuana del Centenario Le Alpi Apuane Conversazione di Fabrizio Molignoni Le Alpi Apuane sono cime “divine”. E come tali, come la divinità, non appartengono a nessuno. Impadronirsene significa recare offesa alla divinità. Il “mons Penninus”, il monte “Sacro”, il Grondilice, il Pisanino, il monte Croce ci indicano questi aspetti fondamentali. Alpi Apuane, così belle e ardite da meritarsi, uniche montagne della catena appenninica, l’appellativo di “Alpi”. Nelle giornate terse e limpide come quella di oggi ogni mattina si rinnova la stessa emozione al levar dello sguardo verso i mantelli candidi e lucenti di neve che ricoprono le montagne viste dalla costa. Ma anche quando ci troviamo sul versante interno, in particolare dalla zona di Aulla, la nostra vista viene rapita da queste cuspidi slanciate, ardite, severe, in grado di creare contro l’orizzonte un diagramma così nervoso da richiamarci alla memoria le vette più belle della Patagonia. Non a caso tra la costa e la vetta della cima più alta, il Pisanino a m. 1946, vi sono solo 7 Km. in linea d’aria: è una distanza così breve che sul pianeta ha similitudini solo appunto in Patagonia. La catena delle Alpi Apuane ha un asse strutturale orientato da Nord-Ovest a Sud-Est con una lunghezza di circa 55 Km. ed una larghezza che non supera i 22-23 Km. La nascita di queste montagne rientra nella grande orogenesi alpino-himalayana avvenuta durante l’era Cenozoica, iniziata circa 65 milioni di anni fa. A tutt’oggi la catena non ha raggiunto uno stato di equilibrio come è dimostrato dalla frequenza di fenomeni sismici che interessano la zona. Ciò si ricollega all’esistenza di fratture (faglie) formatesi come conseguenza di un processo di distensione della crosta che ha fatto seguito a movimenti di compressione che hanno innalzato il pilastro apuano. Il nucleo più antico delle Apuane è costituito da un basamento cristallino, residuo di una antichissima catena montuosa sollevatasi durante l’Era Paleozoica, che si è conclusa circa 248 milioni di anni fa. Nella successiva Era Mesozoica (da 248 a 65 milioni di anni fa) le rocce paleozoiche, sommerse da un bacino marino, sono state ricoperte da vari strati di rocce sedimentarie. Si sono quindi formati dei depositi carbonatici che per trasformazione hanno dato origine a rocce di tipo dolomitico chiamate grezzoni: al di sopra di questi, altri sedimenti calcarei, per metamorfosi, hanno formato i marmi. A metà della successiva Era Cenozoica, circa 25 milioni di anni fa, i due blocchi continentali che delimitavano il mare situato nell’attuale area appenninico-apuana, cominciarono a muoversi uno verso l’altro, comprimendo i sedimenti marini interposti, con conseguente loro ripiegamento ed emersione. Ciò portò ala nascita della catena apuana e del vicino Appennino. Tuttavia le Apuane rappresentano la zona di massimo sollevamento, cioè l’unica area dove la intensità delle forze ha permesso il sollevamento del nucleo cristallino fino a notevole altezza. Le Apuane rappresentano, perciò, una zona unica, dove formazioni rocciose del Paleozoico si trovano sollevate a ben oltre 1000 metri di altezza. Nell’Appennino, invece, il basamento cristallino ha raggiunto quote inferiori ed è totalmente ricoperto da una spessa coltre sedimentaria. Ecco perché le Apuane vengono considerate una “finestra tettonica”, cioè un insieme di rocce più antiche rimaste allo scoperto tra rocce più recenti. Un modellamento significativo alla catena è stato dato dalla morfogenesi glaciale. Attualmente sulle Apuane, fatta eccezione per alcune masse di ghiaccio persistenti all’interno di alcune cavità, non esistono ghiacciai, ma ci sono tracce evidenti della loro presenza nel passato. Durante l’ultima glaciazione, avvenuta circa 20.000 anni fa, si formarono sulle Apuane 12 ghiacciai, tutti sui versanti interni, il più lungo dei quali, quello della Tambura, si estendeva nella valle di Arnetola verso Vagli per 6 Km. Le Apuane sono montagne calcaree, ricche di fenomeni carsici ad elevata permeabilità. Notevole è la presenza di fiumi e di pozzi sotterranei di notevoli dimensioni, che costituiscono una grande riserva idrica. A dimostrazione di questa fitta ramificazione sotterranea si pensi che un tracciante versato a quota 1.130 metri nella Buca della Malachite è stato ritrovato dopo 900 metri di dislivello e una percorrenza di quasi 7 Km. alla sorgente del Frigido a Forno. Abissi e grotte sono assai diffusi in tutte le Apuane, e sono di grande rilevanza: i 3 abissi più profondi d’Italia e 4 dei primi 6 sono allocati nelle Apuane. La catena delle Alpi Apuane non raggiunge altezze elevate in assoluto, non superando i 2.000 metri. Tuttavia il suo andamento, parallelo e molto prossimo alla costa, favorisce il fenomeno della “barriera” alle correnti provenienti da ovest, ricche di umidità, le quali cercano di risalire in quota per superare il limite delle creste provocando così il fenomeno della condensazione e le successive precipitazioni. Questa caratteristica ci indica una piovosità media piuttosto elevata nella nostra zona, che ha raggiunto anche i 4000 mm. annui. Tali condizioni climatiche hanno favorito una straordinaria ricchezza botanica, con presenza di una flora di particolare interesse, caratterizzata da molti endemismi, e con una diversificazione di ambienti tra le più significative in Europa. Basti pensare che delle 5565 specie della flora italiana poco meno della metà vivono sulle Apuane. Inoltre il versante esposto al mare, erto e ripido, ha favorito una vegetazione di tipo mediterraneo, mentre sul versante interno, più dolce, la vegetazione presenta caratteristiche alpine. Esiste una prevalenza di castagni fino alla quota di 800 – 900 metri, e di faggi oltre. Infine il marmo, croce e delizia di queste montagne ineguagliabili, motore dell’economia locale, ha reso molto fragile l’equilibrio ecologico di questo territorio per l’impatto nei confronti dell’ambiente. L’entità del volume delle escavazioni marmifere contribuisce in maniera determinante a favorire un processo di degradazione del paesaggio montano. Se si pensa che negli ultimi 20 anni la quantità del materiale estratto è stata maggiore di quella prelevata nei 20 secoli precedenti, sia per effetto delle nuove tecnologie ma anche per la crescita esponenziale della raccolta dei detriti di carbonato di calcio questa sì di impatto spesso devastante e di degrado molto più rapido, questo ci fa concludere che le Alpi Apuane detengono attualmente il triste primato di essere la prima catena montuosa sul pianeta a rischio di estinzione. Per trovare un equilibrio tra le esigenze economiche e quelle ambientali nel 1985 è nato il Parco Regionale delle Alpi Apuane. Il giudizio sul suo funzionamento a 20 anni di distanza è più di ombre che di luci. Infine alpinismo ed escursionismo sono discipline che, proprio in ragione delle caratteristiche “alpine” di queste montagne, da sempre hanno richiamato appassionati sia locali che da altre città e regioni. Segue la proiezione di 115 diapositive in dissolvenza incrociata, dimostrative degli ambienti apuani nelle diverse stagioni.