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Manuale di storia dell’Antropologia (fino al capitolo 15 i piu importanti)
PARTE PRIMA:OTTOCENTO
Capitolo 1: Nascita dell’antropologia.
Nell’autunno del 1799 vide la luce, a Parigi, la Societè des Observateurs de l’homme. La sua
fondazione avvenne x iniziativa di Louis-Francois Jauffret,un giovane professore di scienze naturali
raccolse intorno a sé un gruppo di intellettuali e scienziati ke si sentivano eredi dell’illuminismo e
dello spirito dell’Encyclopedie. Lo scopo ke si proponevano era qllo di osservare l’umanità nella
sua variabilità fisica,linguistica,geografica e sociale. Osservare voleva dire compiere quel primo
passo,necessario,verso l’adozione di un nuovo principio di intelligenza scientifica annunciato nelle
parole di Jauffret:il principio del confronto cn la differenza. La “scienza nuova” degli Osservatori
nasceva così cm ampliamento dell’orizzonte conoscitivo di qlla stessa scienza dell’uomo ke,nei
programmi dell’Istituto Nazionale,era ritenuta necessaria x la costruzione di una società secondo
ragione e a misura del cittadino.
1.PRIMA DELL’ANTROPOLOGIA.
La società degli Osservatori dell’uomo nn nasceva xò dal nulla,la letteratura sui
“selvaggi”possedeva gia dimensioni considerevoli. C’erano innanzitutto le traduzioni della
letteratura esotica e di viaggio. Le caratteristike di qst’ultima,costituita da resoconti di
missionari,esploratori,mercanti e soldati erano. Moralismo,pregiudizio,erotismo e meraviglioso.
-Letteratura esotica e polemica politico-religiosa.
Accanto alla tradizione della letteratura esotica e di viaggio vi era qlla di Jean-Jacques Rousseau in
cui il discorso sui”selvaggi” era prevalentemente legato a polemike cm qlla sulla religione. La
figura del “selvaggio” assumeva così un ruolo ideologico abbastanza preciso. Infatti lo sguardo nn
si soffermò mai sul “selvaggio”cm soggetto sociale diverso e autonomo così lo statuto del
discorso”selvaggio” restò nettamente subordinato a qllo sull’uomo”civilizzato”.
-La composizione e Joseph-Francois Lafitau .
Vi era stata,tuttavia,qualke eccezione. Il gesuita francese Lufitau aveva pubblicato i Costumi dei
selvaggi americani comparati cn qlli dei tempi più antiki. In qst’opera Lafitau adottò una specie
di”metodo comparativo” al fine di dimostrare ke presso tt i popoli era presente l’ idea di un essere
superiore,e nn tnt allo scopo di condurre uno studioso sociologo delle istituzioni comparandole cn
qlle dell’antikità classica e preclassica. Il metodo adottato da Lafitau contribuì senza dubbio a
distinguere la sua opera da qlla dei”filosofi”.
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2.L PROGETTO DI UNA SCIENZA NUOVA:LA SOCIETE’ DES OBSERVATEURS DE
L’HOMME.
-Il contesto politico e ideologico.
A partire dal 1792,l’anno della costruzione della Prima Repubblica francese,qll’idea di ragione
diveniva elemento del potere:”l’ Enciclopedia vivente” l’immagine ke meglio riassume il progetto
di una parte di quegli intellettuali e scienziati francesi intenti a realizzare l’idea di una scienza
cm”servizio sociale”,”scienze avente x oggetto l’uomo” cm essere naturale e sociale dato di
ragione. Inoltre qsti furono anke gli anni in cui l’Europa si affacciò sull’Oriente. Furono gli anni
della nascita dell’egittologia grz a Napoleone nella campagna d’Egitto. In qst’occasione nn furono
solo raccolti importanti materiali arkeologici,ma venne anke affrontato uno studio sistematico
delL’Egitto moderno i cui risultati sn contenuti nella Description de l’ Egypte.
-Il programma del”viaggiatore filosofo”.
Nelle Considerazioni Gerando poneva in primo piano l’utilità dello studio dei selvaggi,dei loro
usi,istituzioni e costumi. Dietro qsto programma c’era un progetto filosofico. Il filosofo doveva
farsi”viaggiatore”,percorrere spazi alla ricerca di quei selvaggi ke avrebbero potuto costituire
l’esempio vivente della condizione originaria dei popoli civilizzati. La figura del”viaggiatori
filosofo”precorre in un certo senso qlla dell’antropologo moderno.
-Il tramonto di un progetto scientifico.
La Societè des Observateurs de l’homme ebbe vita assai breve. Nel 1805,anno dello scioglimento
della Società, Napoleone aveva gia ftt kiudere qlle sezioni dell’Istituto Nazionale.
3.PROGRESSO O DEGENERAZIONE DELL’UOMO?
Successivamente il discorso sul”selvaggio” andrà acquistando invece caratteristike sempre più
marginali.
-Il selvaggio cm essere”degenerato”e la negazione del progresso umano.
Joseph de Maistre sosteneva ke l’idea di un progresso umano era un atto di vanagloria e di sfide
all’ordine divino,mentre la kiesa e la monarkia,costituiva invece l’unico atto di saggezza possibile.
Secondo de Maistre l’uomo nn era affatto progredito da uno stadio di barbarie ad uno stadio di
civiltà. Il selvaggio era l’esempio della degenerazione dell’uomo e era condannato a causa del
peccato originale. Nel 1832 Wathely,invece,aveva sostenuto ke il progresso nn poteva essere
concepito senza un esplicito intervento divino,in qnto ai selvaggi era concesso progredire solo se
aiutati da un’umanità gia in possesso di una civiltà ottenuta x grazia divina. Ciò ke veniva negata
era l’idea ke l’umanità fosse avanzata,sul piano materiale e spirituale,munificamente in virtù delle
proprie forze.
-Creazionismo contro evoluzionismo.
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La teoria della degenerazione poggiava sulla convinzione ke la storia dell’uomo fosse riducibile
entro un arco di tempo delimitato dalla data della creazione del mondo ufficialmente accettata dalla
Chiesa d’Inghilterra,il 4004 a.C. Sul finire degli anni 1850 creazionismo ed evoluzionismo vennero
a presentarsi cm due opposte interpretazioni tnt della storia naturale qnto della storia umana.
Darwin aveva pubblicato,nel 1859,l’ Origine delle specie,contenente una teoria rivoluzionaria della
storia naturale. Mentre il creazionismo postulava la fissità delle specie viventi,e l’idea ke ogni loro
variazione fosse il frutto di un intervento estraneo ai processi e alle forze del mondo della
natura,l’evoluzionismo di Darwin proponeva una visione della storia della natura vivente,secondo la
quale le forme dio vita si sarebbero trasformate in base ad un processo lento di mutazioni dovute
all’influenza esercitata su di esse dall’ambiente e alla capacità o meno ke gli esseri viventi avevano
di adattarsi cn successo a qst’ultimo,e qndi di riprodurre,nella discendenza,le loro caratteristike.
4.IL QUADRO IDEOLOGICO E TEORICO DOMINANTE.
Col Congresso di Vienna l’Europa aveva ricevuto un assetto politico destinato a rimanere inalterato
x un secolo intero. L’ eccezionale incremento della produttività industriale,lo sviluppo dei
mercati,l’impresa coloniale ed il trionfo della borghesia,erano tti elementi ke si inscrivevano nel
rapido processo di espansione del modo capitalistico di produzione.
-Progresso,continuità e cumulatività.
La scienza appariva lo strumento in grado di assicurare all’umanità un destino di felicità e di
progresso e la fiducia nel progresso materiale e sociale costituì il quadro ideologico entro il quale
venne organizzandosi il lavoro teorico degli antropologi evoluzionisti. X qsti ultimi qllo di
progresso era un concetto sintetico x mezzo del quale diveniva possibile esprimere
contemporaneamente le idee di cumulatività e di continuità culturale. Inoltre le leggi ke
governavano l’incremento della produzione materiale ed intellettuale della società presente sn le
stesse ke dapprima hanno determinato lo sviluppo delle società passate e qndi il passaggio da uno
stadio culturale inferiore ad uno stadio superiore.
5.UNA NUOVA CONGIUNTURA
SCIENTIFICA:GEOLOGIA,BIOLOGIA,ARKEOLOGIA.
Nei decenni del XIX sec.,in Gran Bretagna,si determinò una rivoluzione nelle scienze della natura
e nelle scienze dell’uomo. Geologia,biologia e arkeologia furono le grandi protagoniste di qsto
rinnovamento ke si rese possibile mediante l’assunzione di una prospettiva ke porta il nome di
“uniformiamo”(o attualismo).
-La geologia e la biologia:l’uniformismo.
La teoria dell’avarianza delle leggi ke caratterizzano lo sviluppo culturale in senso cumulativo
scaturiva dell’uniformismo enunciata dallo scozzese Lyell. Lyell ,ke era un geologo,aveva avanzato
l’ipotesi secondo la quale i processi ke operano attualmente nella trasformazione della crosta
terrestre erano di natura identica a quelli ke,operando in passato,avevano modellato l’attuale
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superficie del globo. L’importanza delle teorie,consisteva nel ftto ke esse consentivano di fornire
una spiegazione alternativa al creazionismo. La ripresa dell’uniformismo permise agli antropologi
di naturalizzare quei processi di trasformazione ke il creazionismo,e qndi il degenerazionismo,nn
consideravano cm il prodotto autonomo dell’attività.
-L’arkeologia preistorica:selvaggi e primitivi.
Lubbock suddivise l ‘età della pietra in 2 periodi ke,da allora,portano il nome di paleolitico e di
neolitico rispettivamente,e contribuì a far circolare un’altra importante idea,secondo la cui vita dei
primitivi abitanti dell’Europa poteva essere paragonata a qlla dei”selvaggi” contemporanei. Nn
venivano considerati cm semplici”testimonianze del passato”,bensì cm”misuratori di progresso”,
cm oggetti in cui era visibile la cumulatività del progresso materiale. In parallelismo tra Europei e
selvaggi”esotici”rifletteva l’assunto centrale di tta l’antropologia evoluzionista. Cn l’evoluzionismo
l’antropologia venne anke acquistando le caratteristike di un sapere scientifico. Lo sviluppo
dell’antropologia moderna resta essenzialmente legato allo spazio ke progressivamente le teorie
evoluzioniste in genere vennero acquistando nella cultura media della seconda metà dell’800.
CAPITOLO 2:L’ANTROPOLOGIA DELL’ETA’ VITTORIANA
L’Inghilterra della Regina Vittoria,la quale regnò dal 1837 al 1901,può a buon diritto essere
considerata la culla dell’antropologia moderna evoluzionista.
1.LA”SCIENZA DELLE SOCIETA’ PRIMITIVE”EDWARD B. TYLOR.
L’ antropologia ke si sviluppò nell’Inghilterra vittoriana fu definita”la scienza del riformatore”,prp
ad indicare l’idea ke l’antropologia,poteva fornire un contributo utile ad una umanità bisognosa di
riforme sul piano sociale,politico e culturale. Ki kiamò l’antropologia”scienza del riformatore” fu
Edward B. Tylor. Tylor ke ricoprì alla fine nel 1896 la prima cattedra di”antropologia culturale”
nell’università di Oxford.
-Il concetto di cultura.
La cultura,o civiltà,è qll’insieme complesso ke include le conoscenze,le credenze,l’arte,la morale,il
diritto,il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in qnto membro della
società. La cultura è un “insieme complesso”costituito da una serie di elementi ke possiamo
ritrovare ovunque ed è inoltre acquisita,cioè nn è connaturata ad una”razza”,né si trasmette col
sangue, ma è acquisita dall’uomo in qnto membro della società,ossia:gli esseri umani”ricevono” la
cultura dalla propria società,e siccome le società sn tnte e diverse,esistono tnte culture qnte sn le
società. L’uso del concetto di cultura nn fa xò riferimento slo all’individuo,ma è posto in relazione
all’intera umanità e alle società ke la compongono.”Colti” si diventa x effetto di una”accumulazione
di sapere”. L’ idea della cultura cm qualcosa ke è sottoposto aa processi di crescita e di cumulatività
fu trasferita dall’individuo al singolo popolo e all’umanità in generale.
-La cultura cm”insieme complesso”.
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Bisogna ora considerare la valenza di concetto kiave dell’antropologia evoluzionista. Tale valenza
risiede nella qualificazione della cultura cm un insieme complesso. Qsta qualificazione implica ke
la cultura sia costituita da elementi ke “sn dentro una cultura”e al tempo stesso la costituiscono. La
scomponibilità delle culture nei loro elementi consentiva di “estrarre”dalle varie culture quel dato
elemento ke consentiva di determinare la sequenza dello sviluppo dell’elemento prescelto:della
religione cm della famiglia,ecc.
-La concezione”progressiva” della cultura.
In Cultura primitiva Tylor affermava ke:”La civiltà può essere considerata cm un miglioramento
generale dell’umanità x mezzo di una più alta organizzazione dell’individuo e della società al fine
di promuovere la bontà,il potere e la felicità dell’uomo”. In qsta affermazione sn presenti i temi
dominanti dell’ideologia antropologica vittoriana,e cioè:la civiltà pensata cm risultato di un
processo cumulativo;il processo evolutivo pensato sulla base di una crescente complessività
organizzativa;l’idea della vita sociale cm mezzo atto a promuovere il progresso e qndi la ricchezza
e la felicità di tti gli uomini. Sostenne kiaramente ke”le tribù selvagge e barbare rappresentate più o
meno gli stadi culturali attraverso i quali passati tnto tempo fa i nostri progenitori”. Il concetto di
stadio culturale fu ciò ke permise a Tylor di inserire la definizione della cultura,in una
rappresentazione complessiva della storia umana dei caratteri progressivi.
-La religione e le sopravvivenze.
Tra i temi di riflessione i primi antropologi vi furono la religione e la parentela. L’ interesse x la
religione rifletteva lo scontro tra creazionisti ed evoluzionisti. La parentela era l’altro importante
oggetto di riflessione,l’interesse x l’evoluzione del diritto,la curiosità x lo “strano” modo in cui i
parenti si kiamavano l’un l’altro nelle società primitive e temi cm qlli delle pratike sessuali dei
popoli primitivi.
-L’animismo.
Tylor dedicò gran parte della sua opera all’evoluzione della religione,e in modo particolare
all’animismo. Cn qsto termine indicò”la credenza nelle anime e negli esseri spirituali in
genere”,secondo la quale gli oggetti,possedevano “un’anima”. X Tylor l’animismo era dunque una
nozione ke permetteva di definire in un solo colpo l’essenza del pensiero mitico,magico e religioso
e di distinguerlo,x opposizione,da qllo scientifico e razionale. Cn l’accumularsi delle conoscenze,e
qndi cn l’emergere dal pensiero razionale,qsta credenza,estesa all’inizio a tti gli esseri viventi ed
agli oggetti inerti,era andata progressivamente”restringendosi”fino a riguardare soltanto il”cristiano
civilizzato”.
-Le sopravvivenze.
Nonostante la progressiva affermazione del pensiero razionale,le credenze e i riti dei popoli
mostravano la sopravvivenza un altro importante concetto dell’antropologia evoluzionista. Tylor
intende x sopravvivenza:”Qndo col tempo si è venuto a creare un cambiamento generale nelle
condizioni di vita di un popolo,è cmq facile trovare molte cose kiaramente nn hanno la loro origine
nel nuovo stato do cose ma ke si sn semplicemente mantenute all’interno di esso. La sopravvivenza
era qualunque cosa,una credenza,un’idea,una pratica,il cui significato era perito da secoli,ma ke
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poteva tuttavia continuare a sopravvivere”semplicemente xkè era esistita in precedenza”. La
sopravvivenza era dunque un fossile sociale. Rilevare una sopravvivenza voleva dire poter risalire
all’epoca in cui qll’idea o pratica aveva un significato,e qndi poter comprendere lo stadio di
sviluppo culturale precedente a qllo attuale.
-Il metodo comparativo.
X gli evoluzionisti l’antropologia si configurò cm un grande viaggio”mentale”attraverso le culture.
Il loro scopo era qllo di tracciare tendenze,stadi,sequenze di sviluppo delle istituzioni e delle idee ke
avevano caratterizzato la storia della cultura. Qsto progetto rikiedeva un”attraversamento” delle
esperienze culturali”altre”. Da allora in avanti l’antropologia divenne un sapere comparativo.
Caratteristica dell’antropologia è infatti qlla di fare della comparazione tra cultura la premessa di
ogni possibile conclusione tendente alla generalizzazione . la centralità della comparazione può
essere esplicita o implicita e la comparazione resta il metodo ispiratore del sapere antropologico.
-L’antropologia cm scienza statistica.
Tylor cercò di conferire al progetto una base statistica attraverso l’applicazione di un metodo dtt
delle “variazioni concomitanti”o,appunto, delle”correlazioni statistike”. Cercò così di accertare cn
quale frequenza erano correlate alcune forme di residenza,di discendenza,di comportamento e di
rituale.
2.I RITI COMUNITARI E L’EFFICACIA SOCIALE DELLA RELIGIONE:WILLIAM
ROBERTSON SMITH.
Il dibattito sulle origini delle istituzioni religiose e del monoteismo fecero sfondo all’opera di
William Robertson Smith. La prospettiva antropologia di Smith aveva origine nel clima intellettuale
della borghesia”liberali” e nel pensiero evoluzionista. Smith si skierò a favore della”critica storica
della Bibbia”.
-Lo studio della società e della religione.
A partire dal 1878 Smith a concepire l’idea di uno studio comparato delle istituzioni sociali e
religiose dei popoli semitici. Riprendendo i temi centrali dell’epistemologia evoluzionista,tra i quali
l’idea della fondamentale unità psikica del genere umano,lo studio delle sopravvivenze cm mezzo
indiziario di conoscenza dello sviluppo culturale,e la prospettiva comparativa,Smith mirò ad
elaborare,sulla base dei materiali relativi all’area delle civiltà semantike,una teoria generale dei
rapporti tra società e religione, e preferì concentrarsi sulla dimensione sociale e collettiva,ed in
particolare sull’attività rituale.
-La centralità del rito e la sua funzione sociale.
Secondo Smith il dato primario di ogni esperienza religiosa sn i riti e i simboli ad essi correlati,atti
di devozione ke coinvolgono l’intera società,e cioè nei riti comunitari. Affermando ke,nella società
arcaica,”la religione di un uomo è un elemento integrante delle sue relazioni politike”,Smith
sottolineava cm il ftt di conformarsi o meno ai rituali pubblici fosse il segno dello stato dei rapporti
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tra gli individui e tra qsti e la comunità. Ciò era rivelatore della natura”sociale della religione e della
sua funzione di elemento coesivo della società.
-Il significato del sacrificio.
Sempre secondo Smith il sacrificio compiuto in favore della divinità nn era un dono rivolto ad una
potenza sovrastante allo scopo di ingraziarsela. Il sacrificio era piuttosto un rituale di comunione tra
la società e una divinità ke rappresentava simbolicamente l’unità della società stessa. Dunque la
religione risultava essere cm qualcosa ke esiste”nn x la salvezza delle anime,ma x la conservazione
e il benessere della società”.
3.DALLA MAGIA ALLA SCIENZA:JAMES G. FRAZER.
La discussione sull’evoluzione della cultura si rivolse, dunque, x lo più alle tematike della
religione,del e della magia primitiva. L’ idea di un progressivo della razionalità umana stimolò
alcuni tentativi di collegare il pensiero magico cn qllo religioso e qsto cn qllo scientifico.
L’impresa più notevole fu qlla di Frazer ke può forse essere considerato l’ultimo esponente
dell’evoluzionismo vittoriano.
-Il cammino del pensiero umano.
Frazer avanzava l’ipotesi secondo la quale magia,religione e scienza avrebbero costituito
altrettante”tappe” dello sviluppo intellettuale dell’uomo. Frazer sosteneva infatti ke la pratica della
magia,intesa cm tentativo da parte dell’uomo di esercitare un controllo sulla natura,corrispondeva
ad una fase di sviluppo dell’intelletto umano contrassegnata dalla confusione e dell’ignoranza
relativa ai rapporti causali ke dominava nel mondo dell’esperienza oggettiva. In un secondo
momento gli uomini,anzi,alcuni uomini,avrebbero pensato di accattivarsi il favore delle potenze
della natura: nasceva così la religione, e cn essa la figura del sacerdote,mediatore tra l’uomo e la
divinità. Qndo xò altri uomini si accorsero,in una fase più tarda,ke nulla gli dei potevano nella
risoluzione dei problemi umani,ebbe inizio l’ultima e più recente epoca della storia:qlla
contrassegnata dall’osservazione dei fenomeni naturali e dalla ricerca delle leggi ke ne regolano i
rapporti. Si apriva così la possibilità di conoscere secondo modalità di tipo scientifico la natura e di
dominarla a scopo pratico.
-L’ultimo vittoriano.
In un certo senso Frazer potrebbe essere definito “l’ultimo vittoriano” nel senso ke la sua opera nn è
ispirata da qll’ottimismo ke sembra invece percorrere l’opera dei suoi contemporanei.
-Altre figure dell’evoluzionismo.
L’evoluzionismo antropologico nn fu un fenomeno intellettuale circoscritto alla sola Gran Bretagna
dell’età vittoriana. Nel nostro paese,ad esempio,Paolo Mantegazza era un antropologo
evoluzionista. Egli ricoprì la prima cattedra di antropologia istituita in Italia a Firenze,nella quale si
combinavano, lo studio dell’uomo dal punto di vista fisico cn qllo dei popoli primitivi.
-Adolf Bastian e Johann J. Bachofen.
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Tra gli studiosi di lingua tedesca vanno ricordati Bastian e Bachofen. Bastian partì dalla
considerazione della ricorrenza di fenomeni culturali simili in contesti culturali diversi x elaborare il
concetto di idee elementari attraverso il quale egli vuole indicare l’esistenza di “germe d’idee”
comuni in tutti gli uomini e il cui sviluppo indipendente, era da far risalire alla diversità degli
stimoli ambientali. J. Bachofen fu invece principale teorizzatore, della successione delle forme di
trasmissione della discendenza. Egli partì dall’ipotesi, di una promiscuità originaria, stadio in cui i
rapporti sessuali non erano regolati da alcuna norma e dal quale si sarebbero poi sviluppate tutte le
forme successive di matrimonio. J. Bachofen inferì la priorità del riconoscimento della maternità su
riconoscimento della paternità, la precedenza storica di un potere femminile sul potere maschile.
-Le origini dell’esogamia: John Ferguson McLennan.
McLennan fu il primo a parlare di “totemismo” come prima forma di religione e sostenne la
precedenza storica del sistema di discendenza matrilineare su quello patrilineare.
CAPITOLO 3: LE ORIGINI DELL’ANTROPOLOGIA AMERICANA E LEWIS H.
MORGAN.
Negli Stati Uniti gli studi di carattere antropologico si svilupparono, durante la prima metà dell’800.
Morgan viene considerato una figura-cardine nella storia dell’antropologia americana, e degli studi
antropologici in generale.
-Il “problema” indiano
Negli scritti e nei discorsi dei “padri fondatori” della giovane nazione americana erano convissute
infatti due concezioni dell’Indiano, una negativa ed una positiva. Tale opposte concezioni erano
conseguenza del diverso modo in cui i politici ed intellettuali americani di allora cercarono di
presentare gli Stati Uniti agli Americani stessi da un lato e agli Europei dall’altro. Trattandosi di
“questioni interne” l’Indiano era il nemico. Invece, l’Indiano era chiamato a sostenere, con le sue
virtù, il suo valore, la sua semplicità e il suo amore della libertà, la giovane nazione americana. Vi
era poi un serio problema di natura giuridica: se il possesso del suolo conferiva ad un popolo il
carattere di nazione, gli Indiani, possessori delle terre che essi abitavano da tempo immemorabile
costituivano essi stessi una nazione. Jefferson, secondo presidente degli Stati Uniti, che nutriva
sentimenti benevoli nei confronti dei pellerossa, cercò di risolvere il problema: se gli Indiana
avessero abbandonato la loro economia di caccia x convertirsi all’agricoltura essi non solo
avrebbero mantenuto i loro legittimi diritti di priorità sul suolo, ma avrebbero potuto entrare altresì
a far parte della nazione civile americana.
-Morgan e gli Irochesi
Lo stesso Morgan fornì una descrizione dell’organizzazione sociopolitica delle sei “nazioni” della
federazione Irochese.
-La parentela e le “Sei Nazioni”
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Ne La Lega degli Irochesi si trovano le prime osservazioni di Morgan relative ai sistemi di parentele
indiani. Morgan notò che gli Irochesi designavano i parenti in modo diverso da quello in uso presso
i “popoli civilizzati” : un individuo chiamava x esempio il fratello di suo padre “padre” e la sorella
di sua madre “madre”, si rivolgevano l’uno all’altro chiamandosi “fratello” e “sorella”. L’attenzione
di Morgan xò fu piuttosto attratta dalla funzione che tale sistema sembrava aver svolto in passato
nel processo di formazione dell’unità politica delle Sei Nazioni: i Seneca, gli Oneida, i Mohawk, i
Cayuga, gli Onondaga e i Tuscarora, quasi tutte stanziate sulle sponde meridionali ddel lago
Ontario. Morgan fu colpito dal fatto che ognuno di questi gruppi si trovava in relazione con tutti gli
altri in virtù di una complessa rete di rapporti di parentela. Ognuna di queste nazioni era infatti
divisa in tribù ciascuna designata da un nome di animale. Ciò che Morgan vuole mettere in
evidenza era il fatto che un popolo di “selvaggi” avesse saputo darsi coscientemente un
ordinamento politico con carattere democratico.
-Lo scopo “politico” di Morgan
Morgan propone una politica di assimilazione progressiva attraverso l’educazione dei giovani e
l’assegnazione di terre delle quali essi potessero liberamente disporre.
-I sistemi di parentela
Morgan aveva scoperto, presso i Sioux e gli Ojibwa, popolazioni con ceppo linguistico differente da
quello degli Irochesi, l’esistenza di un sistema di parentela x molti aspetti simile a quello di questi
ultimi.
-L’origine degli Indiani americani
Morgan era un sostenitore della teoria secondo la quale gli Indiani d’America erano d’ origine
asiatica. Infatti un sistema di parentela esprimeva, secondo Morgan “un certo numero d’idee
permanenti ed immutabili che sono sopravvissute e che continueranno a sopravvivere tanto ai
cambiamenti linguistici quanto a tutte le suddivisioni e alle migrazioni del gruppo originario”. Le
ricerche di Morgan si volsero così in due direzioni: da un lato alla raccolta di dati riguardanti i
sistemi di parentela delle popolazioni indiane del Nord America, dall’altro lato alla raccolta di dati
sui sistemi di parentela di popoli extra-americani.
-Sistemi classificatori e sistemi descrittivi
I risultati delle ricerche di Morgan vennero ordinati ed esposti in Sistemi di consanguineità e di
affinità della famiglia umana. Morgan stabiliva qui la distinzione tra due grandi gruppi di sistemi di
parentela corrispondenti a due modi radicalmente differenti di designare i parenti consanguinei,
quelli cioè in “relazione di sangue” e i parenti affini i quali sono invece acquisiti attraverso una
relazione di tipo matrimoniale. A questi due grandi gruppi Morgan diede il nome di sistemi
classificatori e sistemi descrittivi. I sistemi classificatori, i parenti consanguinei in linea collaterale
non venivano termo logicamente distinti da quelli in linea diretta; chiamò descrittivi, i consanguinei
in linea collaterale venivano invece distinti da quelli in linea diretta. Morgan avanzò tuttavia
l’ipotesi, secondo la quale i sistemi classificatori e quelli descrittivi sarebbero stati caratteristici di
due distinti tipi di società: i sistemi classificatori di un’organizzazione sociale basata sui rapporti di
parentela; quelli descrittivi di una società fondata su rapporti di tipo “politico”.
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-L’evoluzione dei sistemi di parentela
X Morgan il tipo di organizzazione sociale fondato sulla parentela era ancora caratteristico del
periodo della “barbarie”, mentre la comparsa di una società fondata su rapporti di tipo “politico” era
strettamente connessa alla “comparsa della civiltà”. Inoltre poiché secondo Morgan l’evoluzione dei
sistemi classificatori si esprimeva in una scomparsa graduale della logica su cui si fondavano, egli
pensò di poter spiegare queste differenze, indici di un processo evolutivo attraverso la ricostruzione
delle forme che l’istituzione familiare aveva assunto nelle diverse “epoche “ storiche. Lo sviluppo
di queste istituzione che Morgan considerava la “base” della società veniva messo in relazione al
processo di lenta sostituzione della logica classificatoria da parte di quella descrittiva: dalla
“promiscuità originaria”, si arriva, con la civiltà, alla famiglia monogamica con la quale diveniva
possibile “descrivere” con precisione i rapporti esistenti tra i membri di essa.
-Famiglia, matrimonio e sistemi di parentela
La ricostruzione delle sequenze di sviluppo dei sistemi di parentela venne da Morgan collegata con
la possibilità di ricostruire quelle delle istituzioni familiari e dei tipi di unione matrimoniale. Con la
comparsa della civiltà, infatti, non solo “la protezione della legge o dello Stato sarebbe venuta a
sostituire quella protezione fornita dal gruppo dei parenti; ma con ben maggiore efficacia i diritti di
proprietà avrebbero influenzato il sistema delle relazioni”.
-Lo sviluppo delle “tecniche di sussistenza” e delle istituzioni
Morgan affrontò alcune grandi tematiche come l’evoluzione della cultura e delle società umane.
-I periodi “etnici”
Tale evoluzione poteva essere meglio compresa secondo Morgan, una volta che si fosse stabilito un
certo numero di periodi che egli chiamò etnici, ciascuno dei quali rappresentava “una distinta
condizione della società e distinguibile x un modo di vita ad esso peculiare”. La successione dei
periodi etnici era quella espressa dalla sequenza “ selvaggio-barbaro-civilizzato” con l’aggiunta di
tre sotto periodi (inferiore-intermedio-superiore). Allo stadio intermedio dello stato selvaggio,
caratterizzato dall’acquisizione della pesca come mezzo di sussistenza e dall’uso del fuoco, seguiva
lo stadio superiore dello stato selvaggio contrassegnato dall’invenzione dell’arco e della freccia e
quindi dalla caccia come tecnica di sussistenza; a quest’ultimo periodo etnico seguivano i tre stadi
della barbarie, ciascuno riconoscibile x la presenza di certe tecniche di sussistenza e di invenzioni.
Seguiva infine il periodo della civiltà, caratterizzato dall’invenzione di un alfabeto fonetico. Stato
selvaggio, barbarie e civiltà, venivano ad essere considerate come gli indici del progresso
caratteristico di ciascuna fase storica e pertanto come l’elemento espressivo di ognuna di queste
fasi.
-Dopo Morgan
Nel 1888 al termine delle “guerre indiane” venne generalizzato il sistema delle riserve. La
riserva,nata nel segno della “protezione e del benessere degli Indiani”,doveva produrre l’immagine
illusoria di una società indiana tenuta al riparo da ogni specie di contaminazione esterna. Nel caso
degli antropologi,qsta immagine illusoria si tradurrà a sua vlta in una visione complessiva delle
culture indiane cm di culture “primitive”.
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PARTE SECONDA:DALLA FINE DELL’800 ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
CAPITOLO 4: Lo sviluppo dell’antropologia negli Stati Uniti e la “scuola” di Boas.
L’ultimo decennio dell’800 fu segnato dai lavori di John Henry Powell sui miti e le lingue
aborigene.
1.IL “PARTICOLARISMO STORICO” DI FRANZ BOAS
Successivamente i britannici promossero uno studio degli Indiani della costa canadese del
Pacifico. Il progetto ebbe un effetto importante x lo sviluppo dell’antropologia statunitense grz a
Franz Boas. Nei lavori di carattere teorico, possono essere individuati i temi ke vennero a delineare
gli indirizzi,gli interessi,e qndi le scelte,dell’antropologia americana nella prima metà del 900’.
Boas diffuse un’immagine autorevole degli antropologi e si batté contro il razzismo. L’uomo
primitivo è forse il primo libro scritto da un antropologo”culturale” contro il razzismo. In qsto libro
Boas sostenne la mancanza di relazione tra cultura e razza, dimostrando cm le caratteristike
culturali di un popolo nn avessero alcun rapporto cn l’aspetto fisico dei suoi membri.
-La critica dell’evoluzionismo.
Boas enunciò anke i principi generali del cosiddetto metodo storico. Egli respinse l’assunto secondo
il quale tratti culturali simili osservabili presso popoli distanti tra loro sarebbero apparsi
indipendentemente senza alcuna origine storica comune. Tale affermazione costituiva x Boas un
elemento di debolezza decisivo nell’edificio delle ricostruzioni delle sequenze storike. Secondo gli
evoluzionisti l’origine dell’associazione tra clan e totem,cioè tra un gruppo di consanguinei e un
simbolo di natura animale o vegetale,era una caratteristica universalmente diffusa presso i
popoli”primitivi”. Boas mostrò cm la formazione di un simile tipo di società poteva essere invece il
prodotto di una tendenza esattamente inversa consistente nella scissione di tribù numerose in
segmenti meno ampi.
-Lo”storicismo” di Boas.
Boas riteneva ke l’obiettivo fondamentale dell’etnologia restasse la conoscenza delle cause storike
ke avevano determinato la forma dei tratti culturali propri di una certa popolazione,cm la
formazione dei costumi e i processi psicologici ke operavano durante il loro sviluppo. Qste
considerazioni costituivano i principi fondamentali del metodo storico o particolarismo
storico,l’oggetto del quale era rappresentato dallo studio e dalla conoscenza delle culture nella loro
singolarità.
-L’analisi del potlach.
Tra il 1894 e il 1895 Boas condusse una ricerca tra i gruppi indiani della costa americana del
Pacifico settentrionale. Frutto di tali ricerke fu l’Organizzazione sociale e le società segrete degli
Indiani Kwakitul in cui Boas analizzò,accanto ad altri aspetti della vita delle popolazioni
locali,un’istituzione molto particolare:il potlatch. Potlach è il nome ke comunemente viene dato ad
un insieme di pratike rituali diffuse tra le popolazioni indiane ke prevedevano la distruzione di
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grandi quantità di beni considerati “di prestigio”. Attraverso il potlatch individui dello stesso status
sociale si sfidavano in una “gara” distruttiva allo scopo di affermare pubblicamente il proprio
rango,di abbassare qllo rivale. Oggi si tende a considerare il potlatch,cm un meccanismo attraverso
il quale venivano sottratti al processo riproduttivo della società quei beni ke,se al contrario vi
fossero stati immessi nuovamente,avrebbero provocato un’alterazione del sistema. Boas interpretò il
potlatch cm una pratica connessa all’acquisto del prestigio ke poteva derivare ad un individuo dal
ftto di aver distribuito o distrutto più beni dei suoi”rivali” e dall’averli xciò superati in”generosità”.
L’analisi del potlatch condotta da Boas faceva xò uso del linguaggio dell’economia di mercato in un
contesto ke nulla aveva a ke vedere cn una situazione di mercato.
2.LA CRITICA DELLA PROSPETTIVA CAUSALE E LO STUDIO DELLA
PARENTELA:ALFRED L. KROEBER.
Kroeber fu il primo studente di antropologia a laurearsi sotto guida di Franz Boas. Kroeber criticò le
teorie sull’origine del mito basate su un tipo di spiegazione mono-causale. Tali teorie,ke presentano
i miti cm il risultato di processi di ordine psicologico sviluppatesi da una credenza originaria si
configurano x Kroeber come aggregati di una serie di tendenze indistinguibili. Ciò che x queste
teorie rappresenta la causa originaria, costituisce invece x Kroeber una tendenza parziale che
ciascuna di queste teorie mette in luce. Il fenomeno mitico, deve essere compreso nella sua totalità
individuale e non nei suoi singoli aspetti separati.
-
I principi costitutivi delle terminologie di parentela
Kroeber era un’ antievoluzionista e aveva un modo radicalmente diverso di concepire la natura
dei sistemi di parentela. Mentre x Morgan questi ultimi esprimevano la natura dei rapporti e
delle istituzioni sociali. X Kroeber erano semplici espressioni di ciò che al pari dell’economia,
dell’arte o della letteratura poteva essere considerato un particolare aspetto della cultura stessa. I
termini di parentela, possono essere associati anche a domini semantici diversi da quello
parentale, come quando usiamo i termini “padre”, “zio” o “nonno” in riferimento ad individui
che non ci sono parenti in senso stretto. Kroeber evidenziò otto principi fondamentali che
regolano la costituzione di tutti i sistemi terminologici:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Differenza tra persone della stessa generazione e di generazioni diverse.
Tra parentela in linea diretta e linea collaterale.
D’età nell’ambito della stessa generazione.
Il sesso del parente.
Il sesso di colui che parla.
Il sesso dell’individuo attraverso il quale passa la relazione di parentela di chi parla e colui
di cui si parla.
7. Distinzione tra parenti consanguinei e acquisiti x matrimonio.
8. La condizione di vita attraverso cui passa la relazione tra chi parla e colui di cui si parla.
- La natura “superorganica” della cultura
Per Kroeber l’oggetto dell’antropologia coincideva con la cultura intesa come “insieme
complesso”. La tesi centrale di Kroeber è che l’ordine dei fenomeni culturali è di natura
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“superorganica”, irriducibile cioè all’ordine dei fenomeni biologici. In questo senso essi sono
spiegabili soltanto sulla base di altri fenomeni culturali, fenomeni appartenenti cioè allo stesso
livello di realtà e di intelligibilità.
-
Etnologia e psicologia: Robert Lowie
Lowie aveva un’idea della psicologia come studio esclusivo dei processi percettivi e cognitivi.
Egli infatti sosteneva che l’etnologia si distingue dalla psicologia in quanto è interessata ad un
ordine diverso di realtà: mentre la psicologia si occupa di ciò che è innato, l’etnologia, x Lowie,
si interessa di ciò che è acquisito. La percezione in quanto tale di questo segno ci riporta alla
sfera dell’innato, cioè alle nostre capacità percettive universali. La percezione significante ci
conduce invece alla sfera dell’acquisito, cioè della cultura.
CAPITOLO 5:SOCIOLOGIA E FILOSOFIA:LA RIFLESSIONE FRANCESE SULLE
SOCIETA’ E LA MENTALITA’ “PRIMITIVA”
1.L’EREDITA’ DI COMTE
La riflessione francese sulle società “primitive” si sviluppò in un rapporto di dipendenza dalla
sociologia. Quest’ultima era una disciplina derivata a sua volta dalla filosofia, e in particolare
dalla filosofia “positiva” di Auguste Comte. Comte aveva focalizzato la propria riflessione sul
tema della normatività sociale, ossia dell’equilibrio e dell’ordine sociale, ossia dell’equilibrio e
dell’ordine sociale come frutto della possibile applicazione di un sapere positivo che fosse allo
stesso tempo conoscenza e strumento di gestione della società sulla base di criteri di natura
tecnico-scientifica.
-
La prospettiva normativa e la coscienza collettiva
Allontanandosi da Comte x il quale i “sentimenti comuni” erano attivi solo in società dominate
da un pensiero pre-positivo, Durkheim individuò il principale di questi elementi nella coscienza
collettiva che venne da lui definita come “l’insieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla
media dei membri di una stessa società”. X Durkheim infatti tutte le società possedevano una
coscienza collettiva ed erano quindi comparabili. La stessa sociologia era un sapere comparativo
che doveva prendere in considerazione un numero più alto possibile di società x giungere alla
conoscenza delle leggi della vita sociale. E’ in questa prospettiva comparativa che la sociologia
di Durkheim si apre all’etnologia.
-
Solidarietà meccanica e solidarietà organica
Ora laddove la vita sociale occupa ogni spazio della vita del singolo determinandone le scelta e i
sentimenti, la coscienza collettiva riflette l’esistenza di una solidarietà di tipo meccanico che
lega tra di loro i singoli individui. Nei tipi di società dove prevaleva invece la tendenza del
singolo individuo a differenziarsi rispetto al gruppo,nelle società in cui prevaleva cioè una
solidarietà di tipo organico, la coscienza collettiva tendeva ad occupare spazi più ristretti ma
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non x questo meno efficaci. Società “a solidarietà meccanica” e società “a solidarietà organica”
costituiscono così due tipi estremi di una varietà complessa dove le due forme di solidarietà si
intrecciano x costituire forme di società e di associazioni “miste”. Inoltre nel confronto tra
società civilizzate e società “primitive” le prime apparivano caratterizzate da forme di
solidarietà organica, mentre le seconde da forme di solidarietà meccanica.
-
La religione e le sue forme elementari
X Durkheim il fenomeno religioso costituiva un fatto sociologicamente unitario poiché
rappresentazioni fondamentali e gli atteggiamenti rituali rivestono ovunque lo stesso significato
oggettivo e adempiono ovunque le stesse funzioni.
-
La teoria del totemismo
L’unità del gruppo,la solidarietà dei suoi membri, la consapevolezza di non poter resistere al di
fuori della società spingono gli individui a “idealizzare” la propria unione la quale si trova
rappresentata in un simbolo, in un totem, e nel culto che a questo viene tributato. Gli esseri
umani opererebbero così una specie di “spostamento” simbolico facendo del totem un oggetto di
culto, quando è invece la società che essi inconsapevolmente adorano. Il totemismo sarebbe
infatti consistito in une forma di religione in cui un gruppo si identificava con un animale, una
pianta o un fenomeno naturale qualsiasi che sarebbe diventato sia il simbolo del gruppo , sia un
oggetto di culto da parte dei membri di esso.
-
I “fatti sociali” e la natura sociale del pensiero
Durkheim considerava i fatti sociali,ke x lui costituivano l’oggetto specifico della sociologia,cm
insieme di azioni e di rappresentazioni. Un ruolo,una credenza,un obbligo ecc erano tti fatti
sociali. Essi erano indipendenti dalla psicologia del singolo individuo,ed erano ciò ke
determinava”dall’esterno” il comportamento dei membri di una società.
-
Partecipazione e prelogicità
La mentalità primitiva sarebbe nn solo mistica,ma anke regolata da un tipo di locica ke
tenderebbe a coordinare tra loro qlle ke sn le rappresentazioni di natura mistica. Qsta tendenza
della mentalità primitiva consiste nello stabilire relazioni tra le rappresentazioni mistike venne
definita da Bruhl x mezzo del termine partecipazione,mentre in opposizione a qlla del
pensiero”civilizzato”,il di logica dal quale dipende il principio di partecipazione viene definita
cm pre-logica.
CAPITOLO 6:TRADIZIONI POPOLARI ED ETNOLOGIA IN TTALIA
Lo sviluppo degli studenti etno-antropologici in Italia emerse in relazione agli studi folklorici
da un lato e agli studi di ispirazione storico-giuridica relativi all’età classica dell’altro.
-
La teoria del ”sostrato etnico”
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Nella seconda metà dell’800 assunse consistenza un indirizzo ke mirava alla ricostruzioni
storica di diffusione e di distribuzione delle forme lirike. I maggiori rappresentanti furono
Alessandro d’Ancona e Nigra. Cn la teoria del “sostrato etnico”, Nigra sviluppò l’idea secondo
la quale l’Italia si presenta,dal punto di vista della produzione lirica popolare,divisa in 2
aree:una superiore ed una inferiore. Della prima facevano parte le regioni a nord dell’Appennino
tosco-emiliano,della seconda tte qlle a sud di qst’ultimo. Egli cercò di mettere in rapporto le
peculiarità dei contenuti delle lirike delle 2 aree cn i dialetti qui parlarti,finendo poi x ricondurre
qste differenze alla grande divisione tra un mondo “italico” ed un mondo “celtico”,entrambi
nascosti sotto uno “strato” latino.
-
Gli esordi della demologia: Giuseppe Pitrè
L’effettivo iniziatore degli studi demologici nel nostro paese fu Pitrè. Pitrè raccolse proverbi ,
favole ,credenze ,pratike magico-medike ,gioki e divertimenti “popolari” , kiamando
“demopsicologia” l’ambito di qst genere di studi.
2.ALL’ESPLORAZIONE ALL’ETNOGRAFIA DELL’ITALIA: LAMBERTO LORIA.
La figura piu rilevante dell’etnografia italiana di fine 800 e dei primi anni del 900 fu senza
dubbio qll di Lamberto Loria.
-
La Mostra di Etnografia Italiana.
Nel 1911 Loria organizzò , nel quadro delle celebrazioni x il cinquantenario dell’Unità d’Italia ,
una Mostra di Etnografia Italiana. La Mostra di Etnografia del 1911 risultava così basata
sull’uso ambiguo di 2 concetti: qll di finzione e qll di autenticità. I costumi “veri” nn esistevano
piu e qnd bisognava produrne di nuovi secondo un modello ke alterava il contesto entro cui i
costumi erano stati confezionati.
-
Il Congresso della Società di Etnografia Italiana.
Il 1911 organizzò il convegno della Società Etnografica Italiana. Il convegno fu animato da una
serie di interventi nei quali era possibile rintracciare una forte apertura alle correnti
internazionali ke stavano assumendo consistenza in Francia e in Gran Bretagna.
-
I motivi di un “ritardo”e di un “dominio”
I motivi ke hanno portato la tradizione demologica a sopravanzare qll’etnologia in senso stretto
sn varie e complessi: storici , politici ,accademici e culturali in senso lato. Altri hanno indicato
invece il mancato radicamento , di ql naturalismo positivistico ke invece , in Gran Bretagna e in
Francia , favorì lo sviluppo delle scienze etnoantropologike.
CAPITOLO 7: L’ETNO-SOCIOLOGIA FRANCESE
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I concetti di fatto sociale e di coscienza collettiva erano destinati a produrre uno spazio originale
di riflessione all’interno della sociologia e dell’etnologia.
1.LA MORTE, IL SACRO,IL PROFANO: ROBERT HERTZ.
Lo studio dll rappresentazioni collettive costituì l’ambito entro il quale si collocò il lavoro di
Robert Hertz. X Hertz le credenze dei primitivi relative al fenomeno della morte nn
costituivano delle “spiegazioni” e qnd l’origine del pensiero religioso;erano delle
“rappresentazioni collettive” processi mentali ke ,cm Durkheim aveva sostenuto , erano
condivisi da tt i membri di una società e investivano le relazioni tra il singolo e la comunità e
suoi valori fondamentali del gruppo sociale.
-
Lo “scandalo” della morte.
Hertz si preoccupò di mettere in rilievo cm , la morte si rivesta, presso tt i popoli,di
emozioni e di rappresentazioni assai differenziate nn sl nel loro aspetto culturale,ma anke
nel loro significato sociologico. La morte distrugge il rapporto dell’individuo cn il gruppo di
cui fa parte dal quale trae la sua stessa identità sociale. X qst motivo la comunità avverte la
morte di un suo membro cm una minaccia alla propria coesione:esso deve ristabilire
qll’equilibrio,mediante una serie di rituali atti allo scopo , i rituali funebri.
-
La morte cm transizione.
Hertz individuò poi il carattere fondamentale ke la morte riveste presso tt le società,ossia qll
di una transazione da uno stato all’altro, dalla comunità dei vivi a qll dei defunti, dal mondo
visibile a qll invisibile.
-
Destra e sinistra: sacro e profano.
Hertz riprese la distinzione tra sacro e profano. Qste 2 dimensioni spingono gli essere umani
a strutturare l’intero universo secondo un principio biopolare:le cose,i fenomeni naturali,gli
essere vegetali,animalie umani sono concettualmente distribuiti tra qsti 2 opposti,la destra e
la sinistra. La destra,associata cn il positivo,la sinistra cn il negativo. L’importanza di qst
lavoro di Hertz risiede nel fatto ke esso aveva individuato un principio di opposizione
fondamentale nelle forme di classificazione tipike del pensiero umano il quale si traduceva
in una catena di opposizioni rinvianti tt all’opposizione sacro/profano.
1.I RITI DI PASSAGGIO:ARNOLD VAN GENNEP.
Van Gennep aveva intuito ke la vita degli individui era scandita da una serie di riti ke
sanzionano pubblicamente il passaggio da una condizione sociale ad un alta. I “riti di
passaggio” come appunto Van Gennep definì qst categoria di cerimonie,erano condotti al
fine di rendere piu agevoli i cambiamenti di condizione senza traumi x la società e per gli
individui interessati.
- La struttura tripartita dei riti.
Van Gennep distinse tre fasi, ciascuna caratterizzata da un rituale specifico:separazione,margine
e aggregazione,conferendo grande importanza a qlla centrale. L’importanza della fase di
margine derivava dal ftt ke essa consentiva di ridurre l’aspetto traumatico del passaggio dalla
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fase iniziale alla fase di acquisizione di un nuovo status sociale. Tali riti scandiscono la
transizione da uno status sociale ad un altro,ma sn anke “l’’artificio sociale” attraverso il quale
gli esseri umani rendono comprensibile a se stessi la transitabilità da uno all’altra delle diverse
condizioni in cui è ripartito, cioè classificato,l’universo sociale.
3.O STUDIO DEI FATTI SOCIALI “TOTALI”: MARCEL MAUSS.
Mauss a partire dal 1920,cn la riflessione sociologica francese sulle società “primitive”,si
orientò verso la ricerca empirica costituendosi definitivamente in “etnologia”. L’opera di Mauss
spazia dallo studio della magia e della religione a qllo dell’idea di xsona;dai lavori sulle forme
di classificazione della realtà sociale e naturale a qlli sulla moneta.
-
Le forme di classificazione e l’omologia strutturale.
Uno dei primi lavori di Mauss fu qllo dedicato allo studio delle “forme primitive di
classificazione” in collaborazione cn Durkheim. Secondo i 2 autori gli esseri umani
raggruppano in categorie oggetti ed esseri animati avendo in mente la ripartizione degli stessi
esseri umani in gruppi sociali. X sviluppare qst’idea di una omologia tra l’ordine della società e
l’ordine attribuito dagli esseri umani al mondo, i 2 autori considerano la società degli aborigeni
australiani cm punto di partenza della loro analisi. X Durkheim e Mauss dunque ad una
variazione nella società corrispondeva una variazione nell’ordine del sistema di classificazione.
-
Il fatto sociale “totale”
L’ipotesi del “omologia strutturale” era proprio ciò ke avrebbe consentito a Mauss di spingersi
verso la ricerca dei fatti sociali totali. Un edsempio di approccio allo studio dei fatti sociali totali
venne fornito da Mauss nel saggio sulle variazioni stagionali delle società eskimesi. La tendenza
ke qsti gruppi avevano a separarsi durante l’estate e a riunirsi durante l’inverno,andava
considerata in relazione al variare dell’intensità della vita sociale:riti,feste,relazioni sociali,ke
raggiungevano la loro massima frequenza durante l’inverno. In tal modo la vita sociale degli
eskimesi presentava una natura bipolare e ciclica ke si realizzava nell’alternanza di fasi di vita
sociale caratterizzate da “collettivismo” o “ individualismo”.
-
La teoria del dono
Egli rivolse anke la propria attenzione sui fenomeni dei lavori etnografici di Boas,di fenomeni
complessi e articolati di scambio e di circolazione dei beni materiali. Si trattava così di leggere
qsti fenomeni cm fatti sociali totali ,ke egli raggruppa sotto la categoria del dono.
-
La teoria indigena
Tre erano le regole ke stavano alla base del fenomeno del dono,e cioè dare ,ricevere e
ricambiare:era attraverso qsto complesso di regole ke si strutturava il principio della reciprocità.
Il principio della reciprocità valeva tanto x gli individui qnto x i gruppi coinvolti nelle
operazioni di scambio.
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CAPITOLO 8:DIFFUSIONE DI CULTURE:KULTURKREIS,AREE CULTURALI E
MIGRAZIONI
La fine del XIX sec.vide un progressivo e inarrestabile declino delle teorie evoluzioniste. In
Germania e in Austria venne costituendosi una nuova prospettiva di ricerca,il cosiddetto
“diffusionismo”. Tuttavia il diffusionismo ke si affermò in Gran Bretagna in contrapposizione
all’evoluzionismo assunse la veste di una visione speculativa e “ monocentrica” del processo di
diffusione culturale.
1.KULTURKREISLEHRE:LA TEORIA DEI CICLI CULTURALI.
La “teoria dei cicli culturali”(Kulturkreislehre),nacque nell’area di lingua tedesca negli ultimi
anni dell’800 sulla spinta della “storia culturale”. La storia nn era intesa più cm svolgimento di
leggi di sviluppo socio-culturale pensate sul modello naturalistico,ma cm processo di crescita
inerente alla singole culture.
-
La teoria degli “strati culturali”:Leo Frobenius.
Rarzel aveva elaborato un criterio x l’accertamento della diffusione degli elementi culturali.
Tale criterio era detto della forma o della qualità. Grz ad esso si doveva essere in grado di
stabilire l’origine comune di due elementi individuati all’interno di due contesti culturali. Era
necessario xò integrare al criterio della semplice analogia quello della “quantità”. Qst’ultimo
venne elaborato da Frobenius e poneva in rilievo la presenza, di ornamenti e accessori inerenti
ad oggetti simili in base al criterio della qualità. Elaborò poi la teoria degli strati culturali. Cn
qst espressione Frobenius indicò dei processi di diffusione di tratti culturali in forma di “ondate”
composta di vari tratti, ne seguiva un’altra e poi un’altra ancora,fino a costituire una
sovrapposizione progressiva di “complessi” ke si presentavano,appunto,in forma di “strati”. Il
programma del diffusionismo divenne così qllo di individuare una stratificazione temporale
delle “ondate” migratorie.
-
La nozione di Kulturkreis:Fritz Graebner.
Graebner sviluppò la teoria degli strati di Frobenius e il progetto di Graebner era qll di arrivare a
distinguere,all’interno di un aria determinata,la provenienza storico-geografica dei tratti esistenti
e di ricondurre qst ultimi ai rispettivi “cicli”. Il risultato era ke i “cicli” venivano individuati a
partire dalla coesistenza di tratti eterogenie,tra i quali nn veniva individuata alcuna
interrelazione ke nn fosse appunto qlla di essere presenti gli uni accanto agli altri. Tra il 1915 e
il 1925 Wissler venne elaborando,una teoria delle aree culturali cm ambiti di diffusione di tratti
simili a partire da un centro di irradiazione(centro culturale). In tale “centro” sarebbero presenti
tti i tratti ke caratterizzano l’area , i quali sn irregolarmente distribuiti nel resto della stessa
diventando sempre più “radi” man mano ke si allontanano dal “centro”. Ciò poteva spiegare,
secondo Wissler , il fatto ke popolazioni appartenenti alla stessa area culturale nn erano tte
culturalmente identike.
-
Area cronologica.
Tramite la nozione di “area cronologica”Wissler tentò di assegnare una dimensione temporale al
processo di diffusione dei tratti culturali a partire dal centro: qlli ke si trovano più lontani dal
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punto di diffusione iniziale dovevano essere i più antiki,e qndi appartenere al nucleo culturale
originario.
-
Il diffusionismo in Gran Bretagna: la teoria “eliocentrica”
Il diffusionismo ha rappresentato una modalità interpretativa della presenza,in contesti culturali
diversi, di tratti o di elementi culturali simili tra loro.
-
L’origine dell’idea di Dio: Wilhelm Schmidt.
Schmidt contribuì a far conoscere le teorie dei diffusionisti tedeschi relative agli strati e ai
circoli culturali fondando una vera e propria “scuola”. Da tale “scuola”,conosciuta anke cm
“scuola di Vienna”. Schmidt venne elaborando una propria visione della storia culturale umana.
Secondo Schmidt lo sviluppò culturale avrebbe preso le mosse a partire da due forme culturali
primitive di base, una caratterizzata dal culto della madre-terra e l’altra del padre-cielo. Schmidt
si dedicò ad una ricerca mirante alla ricostruzione dell’origine e dello sviluppo delle idee
religiose,ed in particolare dell’idea di Dio. Il diffusionismo austro-tedesco accentuava
notevolmente il tema “degenerazioni sta” in quanto,tutti i suoi sostenitori mostrarono la
tendenza a considerare la diffusione del tratto culturale dal centro d’origine cm causa della sua “
decadenza” rispetto alla sua (supposta) purezza originaria. Venendo a contatto cn altri tratti,e cn
altri “complessi culturali” qualunque elemento,sarebbe andando soggetto ad una
alterazione,spesso concepita cm corruzione. A qst’idea Schmidt aggiunse qlla di una
degenerazione dell’idea di Dio nell’uomo,degenerazione dovuta alla caduta dal suo stato
originario. Schmidt era intenzionato a dimostrare la presenza, anke presso i “ popoli naturali”o
Naturvolker.
-
Area culturale
Cn l’espressione area culturale veniva designata l’area geografica entro la quale erano presenti
determinati tratti, ossia elementi culturali quali una certa tecnica di cattura della selvaggina, un
istituto patrimoniale o una credenza.
CAPITOLO 9: IL TRAMONTO DELL’EVOLUZIONISMO E LO SVILUPPO DELLA
RICERCA SUL CAMPO IN GRAN BRETAGNA.
Il periodo tra l’ultimo decennio del XIX secolo e lo scoppio della prima guerra mondiale
rappresentò una fase di transizione x l’antropologia e x l’antropologia britannica in particolare.
-
Teorici e ricercatori sul campo.
X tto l’800 vi era stato la separazione tra antropologi ed etnografi,ciò tra coloro ke riflettevano
sulle società primitive dal punto di vista teorico e coloro ke raccoglievano i dati sul campo.
Molto spesso venne adottata la tecnica della raccolta dei dati entnografici mediante questionari.
-
La Survey.
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Survey (ricognizioni) etnografike rientravano in un piano di collaborazione tra la giovane
disciplina antropologica e l’amministrazione coloniale. Esse consistevano nella compilazione di
rapporti ottenuti mediante la raccolta di dati etnografici , linguistici,geografici,storici,ambientali
ecc. Tale raccolta avveniva x opera di più ricercatori i quali soggiornavano x brevi periodi
presso le comunità oggetto di studio.
-
La spedizione allo Stretto di Torres
Tra coloro ke diedero maggiormente impulso all’etnografia vi furono biologi,psicologi,medici.
Haddon al ritorno della spedizione di Torres aveva pubblicato un resoconto della sua esperienza
e contatto coi “nativi” del posto. Il successo del suo resoconto lo spinse a dedicarsi
completamente all’antropologia. Egli si battè allora energicamente x ottenere una seconda
missione scientifica. I ricercatori avevano capito l’importanza ke un soggiorno prolungato tra i “
nativi” poteva avere x stabilire cn qst ultimi la confidenza necessaria a ottenere la conoscenza
della loro società e della loro cultura. E’ infatti in qst anni ke emerge lentamente una nuova
figura di etnografo.
-
Le ricerche si moltiplicano.
I “nuovi etnografici” rappresentano delle figure di transizione, a metà strada tra il modello di
ricerca fondato sulla divisione del lavoro tra teorici da un lato e ricercatori sul campo dall’altro.
Tra i “ nuovi etnografi”,o antropologi “della generazione di mezzo”, vanno ricordati
Westermark, Marett ,Rivers.
-
Dalla survey alla monografia etnografica.
Molti dei lavori di qsti etnografi segnarono il definitivo abbandono del metodo comparativo
d’ispirazione evoluzionista e il passaggio a ricerke concentrate su gruppi singoli e poco
numerosi. Nasceva infatti, un nuovo genere di prodotto:la monografia etnografica. Le
monografie etnografiche erano lavori dedicati ai molteplici aspetti della vita sociale e culturale
del gruppo studiato. I missionari erano animati da intenti evangelici e erano interessati a
conoscere i “costumi” dei primitivi. Tra qsti missionari ve ne furono alcuni ke seppero guardare
cn simpatia e vero interesse alle culture e alle società presso le quali vivevano. Gli antropologi
erano legati ad ambienti accademici:erano degli “scienziati” laici e, soprattutto,nn avevano
alcun interesse a provocare,tra i popoli da loro studiati,trasformazioni. X gli antropologi i
“primitivi” andavano protetti.
1.TEORIA E METODO DELLA RICERCA SUL CAMPO:WILLIAM H. R. RIVERS
Tra gli antropologi della generazione “di mezzo”,un posto particolare è occupato da Rivers.
Compì inizialmente ricerke sulle facoltà percettive dei nativi,giunge alla conclusione ke nn vi
erano sostanziali differenze tra costoro e i giovani inglesi x qnto riguardava il modo di percepire
immagini,colori, sapori.
-
Lo studio delle terminologie di parentela
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Gli interessi di Rivers si volsero allo studio dell’organizzazione sociale dei popoli “primitivi” e
in particolare delle terminologie di parentela,qst’ultime sarebbero state la conseguenza
linguistica delle relazioni sociali. Inoltre il metodo di Rivers consentiva di risalire,mediante la
conoscenza delle genealogie,indietro nel tempo,a un’epoca in cui le culture “primitive” nn erano
ancora state intaccate dagli “effetti dell’influenza europea”.
PARTE TERZA: DALLA PRIMA GUERRA MONDIALE ALLA META’ DEL 900.
Capitolo 10:La rivoluzione etnografica e il funzionalismo di Bronislaw Malinowski
-
La “magia” delle isole: un antropologo tra mito e realtà
Il 1922 è l’anno di pubblicazione di Argonauti del Pacifico occidentale di Bronislaw
Malinowski. Malinowski era polacco, ma allo scoppio della prima guerra mondiale era in
Australia. Malinoswski studiò nn solo l’organizzazione sociale,economica e giuridica dei
Trobriandesi ma anke le tecnike di costruzione delle canoe,i miti,i riti,la lingua e il
comportamento sessuale di qsti isolani.
-
L’osservazione partecipante e i Diari segreti:un problema etico o epistemologico?
Malinowski fu colui ke diede il via alla pratica della cosiddetta “osservazione partecipante”, una
nuova tecnica d’inkiesta ke consentiva ai ricercatori di entrare in un rapporto “empatico” cn i
nativi;prendendo parte il più possibile alla vita degli indigeni allo scopo di “cogliere il loro
punto di vista”,la loro visione del loro stesso mondo.
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Un modello di monografia etnografica: gli Argonauti.
L’oggetto di Argonauti era costituito da una forma di attività di scambio praticata da un certo
numero di comunità stanziate su isole anke molto tra loro.
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Il cerimoniale kula
Qsta forma di scambio,o kula,veniva definita da Malinowski cm “un fenomeno economico di
notevole importanza teorica”. Tra le isole abitate dai gruppi partecipanti allo scambio,isole ke
possiamo immaginare disposte su di una circonferenza,circolavano due tipi di oggetti:collane di
conchiglie rosse,e braccialetti di conchiglie bianche. Le prime circolavano solo in senso orario,i
secondi solo in senso contrario. Ciò dipende dal fatto ke gli oggetti appartenenti ad una
categoria potevano essere scambiati solo cn oggetti dell’altra categoria. Tnto i preparativi x la
partenza,qnto gli scambi,avvenivano secondo rituali precisi accompagnati da pratike magike.
-
Olismo e funzionalismo
L’osservazione partecipante produsse gli effetti rilevanti sul piano teorico:in primo luogo la
comparsa di una nuova concezione della cultura e della società cm complessi di fenomeni
reciprocamente correlati e qndi n nastrabili dal contesto generale entro il quale si manifestano
abitualmente. Lo scambio kula è uno scambio di tipo cerimoniale cn la funzione di mantenere e
rafforzare i rapporti tra gli individui e i gruppi.
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Il principio di reciprocità
L’analisi condotta da Malinowski sullo scambio kula in evidenza l’esistenza di una rete di
rapporti tra individui,clan,tribù fondati sul “principio di reciprocità”.
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L’origine della famiglia
Nel lavoro “La famiglia tra gli Aborigeni australiani” Malinowski dimostra invece ke gli episodi
di licenza sessuale ke hanno luogo durante alcune cerimonie particolari accadono secondo
precise regole e nn consistono nell’accoppiamento indiscriminato.
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Universalità della famiglia elementare
Nel 1927,Malinowski presentò la famiglia cm il luogo della riproduzione biologica e cultura
allo stesso tempo. L’incesto è bandito,all’interno di essa que rapporti ke “servono da modello a
tte le altre strutture sociali”. Mentre l’esogamia è un “mezzo” x risolvere favorevolmente ed
efficacemente la proibizione stessa.
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La teoria della cultura e il funzionalismo “allargato”
L’immagine della società e della cultura ke Malinowski era andato elaborando era qlla di un
insieme di pratike e di comportamenti tra loro integrati tendenti al mantenimento dell’equilibrio
interno alla società e del “funzionamento” di essa. Era qsto ciò ke potrebbe essere definito il
“funzionalismo ristretto” di Malinowski il prodotto di una attività di ricerca “sul campo”.
Accanto alla dimensione funzionalista coesiste l’immagine della cultura cm “apparato
strumentale” pensato da Malinowski cm una serie di risposte da parte dell’uomo alla necessità
imposte dall’adattamento all’ambiente esterno. E qsto ciò ke potrebbe essere definito il
“funzionalismo allargato” di Malinowski.
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La gerarkia dei bisogni
L’analisi funzionale della cultura tende così a coincidere cn una formulazione delle relazioni tra
bisogni fondamentali e risposte culturali ke da tali bisogni sn sollecitate. Qsti ultimi,kiamati
bisogni secondari o derivati coincidono cn l’esigenza di organizzare e mantenere la coesione del
sociale e della cultura.
-
La natura della magia
Alla concezione strumentale della cultura,cioè al funzionalismo “allargato” di Malinowski,è da
ricondurre anke la sua teoria della magia. Malinowski propone una spiegazione delle pratike
magike ke ne individua la particolare natura nella risposta emotiva ad una situazione nn
controllabile. La funzione della magia è qlla di ritualizzare l’ottimismo dell’uomo.
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Teoria del cambiamento culturale
La dinamica del cambiamento culturale fu un tentativo di pensare le trasformazione in un
contesto caratterizzato dalla compresenza di culture diverse. Malinowski produsse un’immagine
del contatto e del cambiamento culturale ke in sintonia cn la sua opzione funziona
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litica,rifiutava l’idea di “scambi” e “prestiti” culturali e metteva l’accento sulla “novità”
dell’entità culturale ke si generava cm effetto dell’incontro tra società e culture differenti.
CAPITOLO 11:L’ANTROPOLOGIA PSICOANALITICA E LO STUDIO DELLA
CULTURA
Cn l’espressione antropologia psicoanalitica si è solito indicare tt i tentativi di applicazione della
teoria psicoanalitica ai fenomeni riguardanti la sfera della cultura e del comportamento sociale.
L’antropologia psicoanalitica costituisce anke il punto di partenza della moderna riflessione
condotta dall’etnopsikiatria sui diosturbi e le sindromi rivelate da soggetti trapiantati in contesti
culturali estranei.
1.PSICOANALISI E SOCIETA’ PRIMITIVE: SIGMUND FREUD
Una teoria dell’origine e dello sviluppo della cultura veniva invece proposta da Sigmund Freud.
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L’assassinio primordiale e la nascita della cultura
Freud si avvicinò allo studio del mondo primitivo attraverso la prospettiva dell’antropologia e
della biologia evoluzionista. Lo scopo di Freud era qllo di collocare all’origine dell’uomo in
qnto essere culturale,quel “complesso d’ Edipo”,ovvero il desiderio inconscio del figlio di
sopprimere il padre x potersi congiungere cn la propria madre. Dp l’uccisione del padre i figli,
colpiti da rimorso,avrebbero idealizzato la figura del padre e ,cm autopunizione,si sarebbero
vietate le madri e le femmine del gruppo in generale dando così origine,al tempo stesso,alle
istituzioni del totemismo e dell’esogamia.
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“L’ambivalenza emotiva”
Freud affrontò ciò ke egli definì il tema “dell’ambivalenza emotiva” collegata al tabù. Tabù è
un termine ke potrebbe essere tradotto cn “proibito”, “pericoloso”.
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Nevrotici e selvaggi
Ora ,nella nevrosi ossessiva il tabù nasce cm proibizione introiettata da un individuo
nell’infanzia. La proibizione xò rimuove,nn elimina la pulsione. Si crea così ciò ke Freud kiama
“fissazione psikica” da cui derivare un comportamento nevrotico,ambivalente dell’individuo
verso un certo oggetto. Egli vuole sempre eseguire qsta azione e al tempo stesso ne ha orrore. In
maniera analoga al nevrotico,i selvaggi osservano i tabù nei confronti di azioni,cose o persone
ke essi in realtà desidererebbero compiere o possedere: “qste popolazioni hanno qndi un
atteggiamento ambivalente verso i loro tabù, a livello inconscio nnt sarebbe più gradito loro ke
trasgredirli,ma hanno anke il timore di farlo”. Riguardo al trattamento dei nemici uccisi Freud
fece rilevare cm mentre l’uccisione è considerato tabù dai membri della sua comunità, il morto
viene “placato” cn doni e preghiere. L’uccisione è tabù fino a qndo, viene sottoposto a
cerimonie purificatrici ke lo reintegrano nella comunità. Riguardo ai tabù nei confronti dei
sovrani Freud avanza l’ipotesi secondo cui sarebbero fatti oggetti di grande venerazione e di
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tabù proprio xkè investiti di una ostilità inconscia da parte dei sudditi. Infine ,in relazione ai
tabù nei confronti dei morti,Freud nn è disposto ad accettare la spiegazione secondo cui le
proibizioni e le restrizioni ke colpiscono coloro ke sn stati in contatto cn il defunto siano dovute
alla “paura del morto”.
2.EDIPO ALLE TROBRIAND?LE SCOPERTE DI MALINOWSKI
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La famiglia trobriandese
Anke presso i trobriandesi la famiglia era di tipo monogamico. Ma la famiglia trobriandese
conferiva un valore socialmente dominante al principio della discendenza
matrilineare,l’autorità sulla prole di una coppia veniva esercitata,dal fratello della madre cioè
dallo “zio materno”. Oltre a ciò, Malinowski aveva potuto rilevare ke alle Trobriand il distacco
del bambino dalla madre avveniva in tempi più lunghi rispetto a qlli caratteristici della cultura
europea.
3.A CULTURA CM “NEBìVROSI COLLETTIVA”:GREZA ROHEIM
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La nevrosi collettiva
Roheim cercò di interpretare la cultura cm “nevrosi collettiva” e cercò di dimostrare,cm le
culture primitive potessero essere considerate elaborazioni di risposta ai pericoli generati da
conflitti psikici nn risolti tipici dell’età infantile, la cultura sarebbe un edificio costruito allo
scopo di realizzare,le fantasie della nostra infanzia.
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La sublimazione
X Roheim la sublimazione è ciò ke consente l’edificazione della cultura,ma anke di qlle sfere di
attività ke sn connesse cn la produzione dei beni materiali e xò anke una specie di compromesso
ke evita il raggiungimento della soddisfazione immediata dei propri desideri. La
sublimazione,ke di fatto viene a coincidere cn la cultura,è dunque un meccanismo elaborato al
duplice scopo di realizzare i sogni infantili e al tempo stesso,di realizzarli in maniera tale da nn
soddisfarli direttamente,pena la solitudine dell’individuo.
4.L’ANTROPOLOGIA JUNGHIANA DI JHON LAYARD
Layard soi accostò alla psicoanalisi nel corso degli anni 1930.
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Il rito maki
Layard affrontò l’analisi del rituale maki da lui osservato a Malekula. Il maki era un rito x
mezzo del quale un uomo,sacrificando maiali maski si appropriava della “ forza” della vittima e
si metteva al riparo,dp la morte,dalla distruzione ad opera di uno spirito preposto alla sua xsona.
I sacrificio erano ripetuti parecchie volte nel corso della vita di un individuo,fino al momento in
cui qst’ultimo riusciva a conquistarsi la benevolenza degli antenati e il diritto di raggiungerli nel
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mondo dei defunti. Ogni sacrificio comportava una specie di rinascita sociale da parte
dell’interessato,il quale assumeva un nuovo nome. Il ciclo rituale si componeva di 2 parti. Nel
corso della prima parte si aveva l’erezione di un monumento,una pietra oblunga piantata
verticalmente nel terreno. Nella seconda parte del rito il monumento eretto era una
piattaforma,ank’essa di pietra.
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L’individuazione
Secondo Layard infatti il maki altro nn era ke una forma particolare di quel lungo processo di
individuazione grazie all quale il soggetto mira a stabilire un equilibrio dinamico tra la propria
vita e il proprio inconscio. Il raggiungimento della “completezza” era centrato su ciò ke si
potrebbe kiamare il “simbolismo del vulcano”. Caratteristica degli abitanti di Malekula era
infatti l’idea ke gli esseri umani,una volta defunti,e purkè ritualmente pronti,raggiunsero il
vulcano dell’antistante isola.
CAPITOLO 12:GLI STUDI ETNOLOGICI IN ITALIA
1.GLI STUDI ETNOLOGICI:L’AFRICA ORIENTALE ITALIANA
La tradizione etnologica in senso stretto,qlla contrassegnata dallo studio dei popoli
extraeuropei,ebbe dei rappresentanti di un certo rilievo negli africanisti e linguisti Carlo ContiRossini ed Enrico Cerulli. Conti-Rossini e Cerulli erano entrambi studiosi dell’area est-africana
ed etiopica,essi concepirono lo studio delle culture extraeuropee cm entità storike aprendosi alla
prospettiva storico-culturale. Nel 1940 Grottanelli pubblicò “I Mao”uno studio di una
popolazione dell’area est-etiopica. Nonostante la brevità del soggiorno di Grottanelli effettuò sul
campo un resoconto “completo” della cultura e della società mao.
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La virata razzizta dell’antropologia sotto il fascismo
Uno degli elementi “sfrenanti” lo sviluppo di una etnologia italiana fu proprio il regime fascista.
Di fatto il fascismo andò xò producendo una specie di “asservimento” dell’etnologia alle proprie
“tesi”della superiorità della civiltà romano-latina e al diritto,da parte di qst’ultima,di
“civilizzare” le popolazioni “inferiori”.
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L’VIII Convegno Volta del 1938
Gli Atti dell’VIII Convegno “Alessandro Volta” tenutosi a Roma nell’ottobre del 1938 rivelò
una situazione desolante. Le relazioni degli Italiani rispekiano un sostanziale asservimento
all’ideologia fascista e oscillano tra il più aperto razzismo e l’atteggiamento da assumere nei
confronti della “razza negra”. Cipriani,uno dei teorici della “razza pura”,parlava di
“un’inferiorità mentale irriducibile nei sudditi di colore,connessa a cause razziali di cui
pericoloso contaminarsi”.
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Il “ Manifesto della razza”
Il 1938, cn la collaborazione dello stesso Cipriani e di altri antropologi fisici:ci fu messa a punto
del Manifesto della razza. Qsto Manifesto doveva costituire la base ideologico-giuridica della
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politica razzista condotta dai fasciti e rivolta,in primo luogo,ma nn solo,contro gli italiani di
fede ebraica.
3.UN INNESTO FILOSOFICO:ERNESTO de MARTINO
Durante gli anni della dittatura fascista de Martino rappresenta la figura di maggiore rilievo
all’interno della tradizione italiana e nutriva sentimenti più o meno ostili nei confronti della
dittatura.
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La critica al naturalismo
De Martino mise un atto una forte critica di ciò ke egli kiamò “naturalismo”. La polemica di de
Martino s’incentrava sull’incapacità di pensare l’esperienza storica dei “primitivi” all’interno di
una filosofia dello spirito ke fosse in grado di restituircene il senso. Con Benedetto Croce, de
Martino pensava ke nn fosse possibile ridurre l’esperienza umana ad un’indagine di tipo
“scientifico”,la vera conoscenza era solo ed esclusivamente “storica”.
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Continuità e differenze rispetto allo storicismo crociano
Lo storicismo crociano produceva così un doppio effetto sulle “scienze dell’uomo”:da un lato
negava loro qualunque pretesa di vera scientificità in qnto tali scienze nn aspiravano ad una
conoscenza “storicizzata”;dall’altro negava ai “primitivi”,alle “plebi”,al “canagliume”
qualunque ruolo attivo nella storia e qndi bandiva qualunque seria predisposizione conoscitiva
nei loro confronti. Diventava così comprensibile la critica al naturalismo dell’antropologia e al
tempo stesso si giustificava il proposito di estendere la filosofia crociana oltre il suo ambito
tradizionale,cioè a qlle forme di esperienza storica ke,quasi x definizione,erano state escluse da
Croce dalla storia dello spirito. Le posizioni demartiniane volevano ricondurre la storia dei
popoli “lontani” cm conoscenze della progressione dello spirito verso livelli teoretici,etici ed
estetici “superiori”.
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La “Scuola filoso fica di Milano”
A Milano, sotto la guida del filosofo Antonio Banfi si costituì un gruppo di giovani studiosi
aperti alle suggestioni del pensiero francese e tedesco. Qsto gruppo,o “Scuola di Milano”,
venne a costituire negli anni 1930 l’unica “alternativa filosofica” alle interpretazioni “italiane”
di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile. Si trattava di una filosofia della cultura attenta alle
“forme della vita” e suscettibile,x qsto fatto,di oggettivarsi in pratike dell’antropologia.
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Il dibattito su “Studi filosofici”
L’istanza centrale della “filosofia della cultura” banfiana era rappresentata da un’idea critica di
razionalità intesa cm esigenza rivolta a comprendere,campi di sapere molto diversi tra loro.
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Due diverse forme di storicizzazione
X la filosofia della cultura si trattava di storicizzare le esperienze culturali riconducendole ad un
ambito specifico.
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Bilancio di un’epoca
Sarebbe forse più giusto dire ke lo storicismo crociano si oppose a qlle correnti intellettuali
“naturalistike”ke nel mondo anglosassone e in Francia avevano avuto una funzione stimolante e
fondante un settore autonomo della ricerca antropologica.
CAPITOLO 13:L’ETNOLOGIA FRANCESE TRA LE DUE GUERRE
1.L’AFRICANISTA E MARCEL GRIAULE
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La Missione Darkar- Gibuti
Nel 1931 il Parlamento francese votò una legge cn la quale veniva istituita,e finanziata,la “
Missione Darkar- Gibuti”. Compito della missione era qllo di raccogliere dati sulle lingue e
sulle culture delle regioni africane attraversate,dalla costa dell’Atlantico e qlla dell’Oceano
Indiano. Ma l’obiettivo principale consisteva nel riportare oggetti d’uso rituale e comune x le
collezioni. Direttore della Missione era Griaule. Durante una delle tappe del viaggio l’equipe di
Graiule prese contatto cn una popolazione. Griaule e i suoi collaboratori studiarono i miti e la
cosmologia di qsto popolo di agricoltori abitanti nello stato attuale del Mali.
-
Lo studio della cosmogonia dogon
Nel 1938 Griaule pubblico Maskere dogan, uno studioso estremamente analitico di un rituale e
delle relative simbologia ke aveva al centro le maskere. Griaule concepì l’idea di una
interconnessione tra simbologia,mito,rito e sacrificio dogon,formandosi una concezione delle
cosmologie primitive cm sistemi coerenti ed autonomi di pensiero. La presentazione della
cosmologia dogon nn fu solo l’occasione di dimostrare cm un popolo considerato primitivo
possedesse una cosmologia di notevole sofisticazione,ma consentì anke a Griaule di formulare
una teoria del rapporto tra sistema mitico e vita sociale. In Griaule predomina infatti l’idea ke il
mondo mitico e la cosmologia costituiscano un complesso di idee. Bisogna allora studiare il
mito e la cosmologia di un popolo x poterne comprendere l’organizzazione sociale e la vita in
genere.
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Il metodo dell’etnografia
Egli inoltre considerava l’inkiesta etnografica cm “un’operazione strategica”. Griaule infatti, fu
un sostenitore di una specie di “etnografia d’urgenza” cn il compito di registrare fatti sociali e
culturali destinati a scomparire rapidamente sotto l’influenza della cultura occidentale.
2.L’OCEANISTA E MAURICE LEENHARDT
Una figura di grande rilievo dell’etnologia francese della prima metà del 900 è qlla Leenhardt
vituale fondatore dell’etnologia oceanistica. Leenhardt era un missionario protestante ke,fu
inviato nei primi anni del secolo in Nuova Caledonia, una grande isola a nord-ovest della Nuova
Guinea. Tuttavia ,al contrario di altri missionari i quali tentavano di forzare o di persuadere i
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nativi ad abbandonare i loro culti,le loro credenze e i loro riti, Leenhardt. Cercò di stabilire “un
ponte” cn la cultura canaki allo scopo di trasfondere in essa la fede nel Dio critiano.
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Il mito e la xsona
Leenhardt giunse all’elaborazione delle idee ke la cultura canaki aveva del mito e della xsona.
Leenhard partì dall’analisi dalla “xsona”. E’ dai fatti xsonali,e nn sociali,ke Leenhardt affrontò
l’analisi del mito. Il mito gli apparve infatti strettamente legato all’idea di xsona. Il mito si
configurava cm qualcosa ke era capace di dare un senso al tempo,al paesaggio e alla xsona. Il
mito rendeva conto della partecipazione dell’uomo al mondo,alla natura.
3.LA “SOCIOLOGIA MAGHREBINA” E ROBERT MONTAGNE
La tradizione sociologia francese di ispirazione durkheimiana ebbe un innesto “orientalistico”.
Tale innesto confluì nel 1920,nella tradizione di qlle ke è stata kiamata “sociologia
maghrebina”,ossia la riflessione condotta da studiosi francesi sulle società e la cultura del
Maghreb. Le ricerke prodotte dala “sociologia maghrebina” si concentrarono sullo di aree ad
“alta e complesso civilizzazione”.
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I sistemi politici berberi
Tra qnti si dedicarono studi delle società nordafricane del Vicino Oriente, un posto particolare
spetta Mantagne. Mantagne giunse cm militare in Marocco. Qui cominciò a studiare l’arabo e il
berbero e presto divenne uno dei maggiori conoscitori delle popolazioni locali e della loro
organizzazioni sociali e politica. Egli fu inoltre il primo ad occuparsi della sedentarizzazione
dei beduini del Vicino Oriente.
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I berberi e il governo
Qllo ke Montagne ci presenta ne “ I berberi e il Makhzen” è un grande affresco della vita
politica dei gruppi installati nell’area dei monti dell’Atlante e dell’evoluzione delle forme di
organizzazione politica presenti in qst’area . i berberi di qsta regione erano da secoli in lotta cn
il governo del Sultano arabo x salvaguardare la propria indipendenza. Qsta contrapposizione
diventa decisiva allorkè i capi berberi stringono alleanze cn il Sultano.
-
Il modello “oscillatorio”
Normalmente i berberi avevano istituzioni “democratike”,cn capi eletti a turno tra gli uomini
alla guida delle varie frazioni tribali. Lo stato tirannico era destinato xò a disgregarsi o qndo il
Sultano moriva,o qndo la ribellione della comunità poneva fine al potere del capo x iniziativa di
qualke individuo il quale si presenta cm il campione della “democrazia”. Il sistema politico
tornava alla sua forma originaria. La storia della regione sembrava così “oscillare” tra due
estremi: una forma di governo democratico o oligarkico da un lato,e una forma tirannica
dall’altro. Un effetto della ricerca di Montagne fu ciò ke potrebbe essere kiamata “la
spazializzazione dell’evoluzione politica” berbera. Le comunità osservabili sul territorio erano
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rappresentanti di qsta evoluzione,ke andava “dalla democrazia alla tirannia” o “ dalla tirannia
alla democrazia”.
CAPITOLO 14:L’INDIVIDUO NELLA SUA SOCIETA’:
CULTURA,CARATTERE,XSONALITA’
A partire dagli anni 1920 l’antropologia cominciò a interrogarsi sempre di più sui rapporti tra
individui e cultura da un punto di vista “psicologico”. L’antropologia cercò di rendere ragione
delle variazioni registrabili a livello di costruzione della xsonalità e del carattere,i quali erano
entrambi frutto,cm era presumibile,dell’influenza ke la società e la cultura esercitavano sulla
psike degli individui.
1.IL CONFIGURAZIONISMO:RUTH BENEDICT
Nel corso degli anni 1920, in America nacque la prospettiva che porta il nome di
configurazionismo. Questo termine si riferisce all’idea secondo la quale ogni cultura
costituirebbe il prodotto dell’interazione di più modelli culturali o configurazioni i quali sono i
“segmenti espressivi” in cui una cultura determinata si articola: una certa filosofia, una moda,
un certo stile artistico ecc.
-
La cultura come complesso di tratti
Fu questa concezione della cultura a orientare gli studi di Benedict che faceva rilevare come lo
studio della diffusione dei tratti culturali avvenisse per lo più in base ad una concezione della
cultura come aggregazione di elementi isolati. La cultura appariva infatti come “una
configurazione al cui interno gli elementi interagiscono l’uno con l’altro producendo modelli
significanti”. Il fatto che un determinato tratto venisse accolto o respinto da una cultura
dipendeva, dall’esistenza di modelli preesistenti. Allo stesso modo, due società provviste di
tratti simili potevano avere cultura organizzate in base a modelli diversi. Il primo studio della
Benedict nel quale emerge questa prospettiva e la credenza nello “spirito guardiano”, tra gli
Indiani del Nordamerica. Lo “spirito guardiano” era un’entità sovrannaturale che “ assisteva “
l’individuo nelle sue imprese di caccia o di guerra e che gli si rilevava attraverso un sogno o una
visione. Benedict pervenne alla conclusione che tale credenza assumeva una sfumatura
“psicologica” differente da una società all’altra.
-
I modelli di cultura
L’opera “Modelli di cultura” sottolineava l’irriducibilità di una configurazione culturale ad
un’altra e quindi negava la possibilità di classificare le culture x “tipi”. Alla base di queste
irriducibilità stava lo stesso processo di integrazione dei tratti prodotto dal modello. X
integrazione, intendiamo: una cultura, come un individuo, è un insieme più o meno coerente di
pensieri e di azioni, e nell’ambito di ogni cultura si delineano certi scopi caratteristici che
possono essere soltanto suoi, non condivisi da nessun altro tipo di società.
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2.ETHOS, EIDOS E SCHISMOGENESI: GREGORY BATESON
Tra gli antropologi che, nel corso degli anni 1930, svilupparono una visione originale dei
rapporti tra l’individuo e la propria società vi è Bateson.
-
Il rito naven
Bateson esordì con una ricerca sul campo in Melanesia con il titolo di “Naven”. Il naven era un
rituale di travestimento che veniva effettuato quando un giovane compiva x la prima volta nella
sua vita un’azione rispondente ad un valore positivo e fondamentale della cultura locale. In
questa occasione i suoi parenti di entrambi i sessi si travestivano assumendo insegne e
comportamenti che richiamavano quelli abitualmente caratteristici del sesso contrario. In questo
fatto rituale aveva un ruolo di primo piano il wau, ossia il fratello della madre dell’individuo.
-
Ethos e Eidos
Travestendosi da donna, il wau poteva manifestare soddisfazione e affetto x il figlio della
sorella; mentre travestendosi da uomini, la madre e le altre donne della famiglia potevano
mostrarsi soddisfatte ed orgogliose x le azioni di un giovane del quale si erano prese cura visto
che nei loro ruoli quotidiani non potevano farlo.
-
La schismogenesi
Bateson sviluppò la nozione di schismogenesi. Tutte le società, proprio come tutti gli individui,
possiedono però dei “meccanismi frenanti” grazie ai quali è possibile bloccare, o contenere, il
processo di schismogenesi, se portato all’estreme conseguenze, provocherebbe la disgregazione
sociale nel primo caso e la schizofrenia nel secondo caso. È infatti grazie a questi meccanismi di
reazione psichica che è possibile raggiungere un “equilibrio dinamico”, che Bateson riteneva
consistere in un aggiustamento reciproco del piano dell’ethos e del piano dell’eidos.
1.GLI STUDI “CULTURA E PERSONALITA’”
- Il concetto di “personalità di base”: Abram Kardiner
Uno dei momenti più significativi dell’incontro tra antropologia e scienze psicologiche, è
rappresentato dal lavoro di Kardiner.
-
Istituzioni primarie e istituzioni secondarie
X Kardiner, la personalità di base costituisce una risultante psicologica “media” all’interno di
una determinata cultura. Essa è una struttura, cioè un complesso di tratti tra loro correlati alla
cui costituzioni concorrono quelle che egli chiama “istituzioni primarie e istituzioni secondarie”.
Le istituzioni primarie sono ciò che contribuisce a plasmare la personalità degli individui nella
fase infantile della loro esistenza. Kardiner metteva infatti l’accento sui meccanismi di
formazioni di tale personalità, meccanismi in cui si riflettono i sistemi di valori caratteristici di
una certa cultura. Tali meccanismi erano quelli della soddisfazione, della punizione e
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dell’inibizione. Le istituzioni secondarie sono, quegli elementi culturali che una società elabora
allo scopo di attenuare, conciliare, spostare, le tensioni derivanti dall’azione delle istituzione
primarie sulla psiche individuale. Le istituzione secondarie sono infatti la religione, i riti, le
leggende, i tabù, tutto ciò che giustifica insomma l’ordine della società e dell’universo. Centrale
è, a questo riguardo, il concetto di proiezione. L’individuo elaborerebbe, nel corso dell’infanzia,
e dunque sotto l’azione delle istituzioni primarie, una particolare immagine delle figure
parentali, le quali sono oggetto della sua affettività, e le proietterebbe successivamente nel
quadro delle istituzione secondarie, nelle sfera mitico-religiosa.
-
Adolescenza, carattere, genere: Margaret Mead
La prima “uscita” dell’antropologia statunitense dal continente americano si deve a Margaret
Mead. La Mead, compì infatti la sua prima ricerca nelle isole Samoa, un arcipelago della
Polinesia, tra il 1927 e il 1927.
-
Adolescenti a Samoa
Si trattava di uno studio focalizzato sul xiodo di vita adolescenziale della donna samoana. In
esso venivano analizzati tnt il contesto sociale qnto il processo educativo ke,concorreva alla
formazione della xsonalità. Qsto studio mostrava cm l’adolescenza in una società “primitiva”
fosse una fase della vita dell’individuo meno esposta a traumi di qnto nn fosse nella società
occidentale e nella società americana in particolare. All’origine di qsta differenza stavano 2
fattori importanti:la mancanza di “messaggi” concorrenziali e produttivistici inviati dalla
cultura all’individuo, e il carattere sostanzialmente “monodimensionale” , ossia privo di
alternative rilevanti,nelle scelte ke si parano dinanzi al giovane giunto all’età dell’adolescenza.
Il significato dello studio della Mead consisteva dunque nel mostrare cm a valori culturali
diversi corrispondessero modelli educativi differenziati,e cm qsti ultimi dessero luogo alla
formazione di xsonalità individuali diversamente orientate. Mead si interessò anke dei sessi e
della sessualità tra i primitivi.
-
Il relativismo culturale
Ruth Benedict e Margaret Mead,assieme a molti altri colleghi ,contribuirono a introdurre in
antropologia il concetto di “relativismo culturale”. Cn qsta espressione si tende ad indicare
l’idea secondo la quale un’azione o un valore devono,x poter essere comprensivi,essere
considerati all’interno del contesto complessivo entro cui si collocano.
CAPITOLO 15:IL FUNZIONALISMO STRUTTURALE BRITANNICO DA
RADCLIFFE-BROWN A EVANS-PRITCHARD
1.LA SCIENZA NATURALE DELLA SOCIETA’ ALFRED R. RADCLIFFE-BROWN
Dp la partenza di Malinowski x gli Stati Uniti nel 1938,Radcliffe-Brown divenne la figura più
influente dell’antropologia britannica.
-
L’influenza di Durkheim
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Brown fu profondamente influenzato da Durkheim. Egli cercò infatti di definire la funzione
sociale dei fenomeni mitico-religiosi.
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Etnologia e antropologia sociale
Secondo Radcliffe-Brown,l’etnologia aveva x oggetto lo studio della cultura materiale e della
storia dei popoli “primitivi”. L’antropologia doveva invece occuparsi,dei popoli primitivi
attuali,inoltre egli coniò il termine di antropologia sociale x indicare un nuovo tipo di approccio
scientifico cn la possibilità di fondare qsta disciplina su un metodo di tipo induttivo
caratteristico delle scienze naturali. L’antropologia sociale era dunque una scienza naturale della
società ke indaga fenomeni appartenenti ad uno specifico ordine di realtà e irriducibili ad altri di
diversa natura.
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Struttura ,processo e funzione sociale
I tre concetti di struttura, processo e funzione vengono cosi a costruire tre modalità diverse tra
loro di definire la realtà della vita sociale e ciascuno di essi rappresenta la condizione x poter
pensare la società cm “insieme coordinato di attività”,qndi cm organizzazione. Il concetto di
funzione ha dunque in Racliffe-Brown ,un ruolo di contribuire al mantenimento del complesso
socio-culturale.
-
La fisiologia strutturale
Radcliffe-Brown prospettò un campo problematico nuovo,da lui kiamato “fisiologia
strutturale”. Tale “fisiologia strutturale”” era la conoscenza dei “meccanismi ke mantengano in
vita una trama di rapporti sociali”,del modo in cui qsti meccanismi operano, di cm,insomma,si
conservano le strutture sociali.
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La continuità strutturale
La continuità strutturale delle società umane è dinamica,nel senso cioè ke gli uomini sn la
materia,e la forma il modo in cui essi sn in rapporto tra loro grazie alle relazioni di tipo
istituzionale.
-
Il sistema kariera in Australia
Il sistema kariera prende il nome da una “tribù” dell’Australia nord-occidentale. Si tratta di un
sistema a 4 sezioni in base al quale un individuo viene assegnato ad una sezione diversa tanto da
qlla del padre qnto da qlla della madre. Egli è obbligato a sposarsi cn un individuo ke nn è della
propria sezione. Il sistemsa è congegnato in maniera tale da assumere un carattere di ripetitività
ciclica. Qsto lavoro rimarrà nella storia dell’antropologia,cm “un memorabile successo
deduttivo”.
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I sistemi omaha
Il sistema omaha presenta,la caratteristica x cui la figlia del fratello della madre viene kiamata
madre. Mentre gli evoluzionisti spiegavano qsta caratteristica considerandola effetto di una
istituzione ke aveva consentito in passato il matrimonio di un uomo cn la figlia del fratello della
moglie, e qndi il verificarsi della possibilità ke un individuo potesse essere figlio biologico della
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propria cugina, Radcliffe-Brown spiegò l’esistenza di qsta particolare terminologia cm un modo
x rendere sociologicamente coerenti,là dove potessero verificarsi,qsti tipi di unione.
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I principi strutturali
Egli enucleò così dei principi strutturali alla luce dei quali le terminologie di tipo classificatorie
acquistavano da un lato qlla funzionalità sociologica. Il primo di qsti principi strutturali è qllo
dell’unità del gruppo dei fratelli cioè dei figli dello stesso padre e della stessa madre senza
distinzione di sesso. Il gruppo forma un’unità ke Radcliffe-Brown definisce solidale x l’unità
ke esso esprime “nei confronti di una xsona o di un’unità estranea al gruppo” ma legata a
qst’ultimo x via di un particolare rapporto cn uno dei suoi membri.
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L’unità del lignaggio
Un altro principio strutturale è qllo dell’unità di lignaggio è cioè un individuo può rivolgersi a
tti gli individui appartenenti alla linea di discendenza di uno dei genitori cn lo stesso termine.
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La teoria del toteismo
Radcliffe-Brown formulò una teoria del tetemismo ke poneva in discussione le conclusioni di
Durkheim relative alle ragioni dell’utilizzazione di simboli animali e vegetali nella
caratterizzazione del totem.
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Il totemismo “economico”
Il comportamento rituale nei confronti delle piante e degli animali era, x RadcliffeBrown,connesso cn l’importanza ke determinate specie avevano nella vita economica di certi
gruppi. I totem nn erano oggetto di rituali e in qnto simbolo della società,ma diventavano
simbolo di qst’ultima xkè erano già fatti oggetto di una attenzione rituale.
2. RAZIONALITA’ “PRIMITIVA” E ANTROPOLOGIA CM “ARTE”: EDWARD E.
EVANS-PRITCHARD
Tra le grandi figure dell’antropologia sociale britannica un posto particolarmente significativo è
occupato da Evans-Pritchard i suoi lavori sulla magia e la religione aprirono orizzonti nuovi.
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Gli Azande e la razionalità primitiva
Il primo libro importante di Evans-Pritchard uscì nel 1937: Stregoneria ,oracoli e magia tra gli
Azande,un popolo stanziato in un’area compresa tra il Sudan e il Congo attuali. Gli Azande
attribuiscono ogni azione e reazione alla magia.
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I Nuer e il modello segmentario
La fama di Evans-Pritchard è legata xò anke agli studi sull’organizzazione sociale dei Nuer del
Sudan. Tra i molteplici aspetti dell’organizzazione sociale nuer considerati da Evans-Pritchard,
un’attenzione speciale fu da lui dedicata alle dinamike delle alleanze e del conflitto. La
dinamica politica della società nuer,consisteva nei rapporti di alleanza o di conflitto ke i vari
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segmenti autonomi della società potevano intrattenere alternativamente tra di loro. Tali segmenti
si univano tra loro o si allontanavano gli uni dagli altri x dal luogo a gruppi contrapposti quasi
sempre in maniera tale ke l’opposizione creava una sorta di equilibrio delle forze in lotta. Tale
equilibrio era sovente la ragione cui i conflitti venivano bloccati e ricomposti.
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Una nuova idea di “segmentarietà”
Cn Evans-Pritchard le nozioni di segmentazione e di società segmentaria acquistavano entrambe
un carattere espressamente dinamico. La segmentazione diventava un processo contestuale e
relativo:più l’antenato di riferimento era “distante”,più il segmento diventava
ampi;viceversa,più l’antenato considerato era “vicino”,meno ampio risultava essere il segmento.
In secondo luogo la società segmentaria era un corpo sociale ke si reggeva grazie alla dinamica
dei segmenti.
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L’antropologia:un sapere interpretativo?
Evans-Pritchard contribuì all’antropologia sociale ke studia le società più cm sistemi morali ke
nn cm sistemi naturali…e ke xciò essa va in cerca di modelli più ke di leggi scientifike,ed
interpreta piuttosto ke spiegare.
PARTE QUARTA:LA SECONDA META’ DEL 900
Capitolo 16:Etnologia e antropologia in Italia nel secondo dopoguerra.
Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale furono,x gli studi etno-antropologici
italiani,anni difficili. Contrassegnati,dalla diffidenza del mondo culturale,politico e accademico
italiani.
1.DE MARTINO:IL PROBLEMA DEL MAGISMO E IL CONCETTO DI “PRESENZA”
Nel 1948 de Martino pubblicò “Il mondo magico”. De Martino si impegnava in una
ricostruzione della “struttura” del mondo magico,la quale restava x lui l’unico vero modo x
recuperarlo alla storia,ke la comprensione di un’era magica si presentava,x de Martino,anke cm
condizione di comprensibilità dell’era presente,soprattutto di qlla appena terminata nel segno
distruttivo dei miti irrazionalistici del sangue,della razza e della guerra. X lui i “poteri magici sn
reali” nel senso ke essi sn effettivi ed efficaci. Allo scopo di dimostrare la propria tesi de
Martino kiama in causa la sfera dei fenomeni paranormali.
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Il concetto di “presenza”
Centrale appare allora,l’analisi della costruzione della realtà magica,la quale ruota attorno al
processo di costituzione della presenza. La presenza è uno stato etico ke l’uomo si sforza di
costituire x sfuggire all’idea,di nn-esserci,è un moto “naturale” dell’essere umano ke,nel
momento stesso in cui compie lo sforzo di essere nel mondo fonda,potremmo dire,la cultura. De
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Martino vede la magia cm modo x esistere nel mondo,una lotta ingaggiata dagli esseri umani x
poter esistere.
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Il concetto di destorificazione
E’ in qsto contesto ke assume particolare rilevanza il concetto di destorificazione, attraverso il
quale s’intende indicare la tesi demartiniana x cui “ogni forma di riscatto magico-religioso è da
intendersi cm alienazione da un sé angosciante e cm processo ke a sua volta consentirebbe di
stare nella storia “cm se” nn ci si stesse”. Su qste premesse de Martino inaugura qlla ke è stata
definita “una antropologia del negativo”.
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L’ etnocentrismo critico
Le sue esperienze di ricerca etnografica,aprirono una riflessione sul tema dei rapporti tra
soggetto conoscente e l’oggetto della conoscenza,cioè le comunità e gli individui studiati. Qsta
riflessione parla di studi etnologici intesi a produrre “un allargamento della nostra coscienza”. Il
punto di partenza della riflessione demartiniana “sull’incontro” dell’etnologia cn i soggetti della
sua inkiesta. De Martino nn si arresta xò sulla soglia dell’incontro etnografico,va oltre. Ciò lo
porta a ritrovare quel punto di comunione tra “noi e gli altri” a partire dal quale le due rispettive
storie si sn separate. Si tratta,in definitiva,del programma de I mondo magico. L’etnocentrismo
critico si configura così cm una continuità ridiscussione delle proprie categorie
analitike,discussione ke tuttavia mira a produrre nell’etnologia la “consapevolezza” del fatto ke
egli sta osservando una cultura aliena attraverso della categorie “storicamente determinate” di
cui tuttavia egli nn può fare a meno.
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Le ricerke demologie di Giuseppe Cocchiara
Cocchiara subì tanto l ‘influenze esercitate dallo storicismo crociano qnto le suggestioni della
scuola britannica di antropologia sociale. Il lavoro di Cocchiara si concentrò essenzialmente su
questioni do folklore. In varie opere egli analizzò aspetti sia dell’immaginario popolare ke di
qllo colto,in relazione a temi quali il paese a temi quali il paese di cuccagna.
CAPITOLO 17:L’ANTROPOLOGIA AMERICANA E LA “RINASCITA
NOMOTETICA”
Verso la metà del 900 l’antropologia americana conobbe importanti novità,e in particolare qlla
ke è stata kiamata la “rinascita nomotetica”. Il termine “nomotetico” rinviava al piano della
ricerca delle “leggi” cm obiettivo della scienza.
1.LA “SCIENZA DELLA CULTURA”:LESLIE A.WHITE
Tra qnti si fecero promotori di qsto cambiamento di prospettiva vi è White ke affrontò problemi
cm: la discussione sulla terminologia di parentela,sull’origine del tabù dell’incesto,l’etnologia
degli Indiani Pueblo.
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La “culturologia” o “scienza della cultura”
Le teorie di White possono essere ordinate in 3 tematike principali:la teoria dell’evoluzione
culturale;la prospettiva del determinismo culturale,la concezione della cultura in qnto tale,e
dello studio di essa da lui definito culturologia. X White una teoria dell’evoluzione culturale
deve prevedere la possibilità di reperire un sistema di misurazione della crescita
culturale,individuato nella qualità di energia pro capite ke una società è in grado di controllare a
sfruttare. Il principio causativo dell’evoluzione è xtanto identificato cn la tecnologia impiegata
dagli uomini allo scopo di produrre energia.
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L’ anti-idealismo
X qnto riguarda la prospettiva del determinismo culturale,White fa riferimento alla concezione
della cultura cm campo d’azione e di simboli determinati dalla tecnologia e al tema della
determinazione esercitata dalla cultura sull’individuo. Infine White coniò il termine culturologia
x designare il campo di riflessione relativo ai fenomeni materiali,sociali,simbolici caratteristici
della cultura. La culturologia,doveva definire al tempo stesso il proprio oggetto cm qualcosa di
comprensibile in termini a lui e soltanto a lui propri.
2.ECOLOGIA CULTURALE ED EVOLUZIONISMO MULTILINEARE:JULIAN H.
STEWARD
La mancata risposta di White alla domanda: “ l’ambiente influisce sullo sviluppo della
cultura?”, costituì la maggiore critica rivolta a White da Steward. Steward pose invece
particolare enfasi tanto sull’ambiente e le condizioni materiali di vita quanto sulla ricerca di
elementi che consentissero di stabilire leggi valide sul piano trans-culturale. Inoltre, Steward
ritenne che “lo sviluppo culturale deve essere concepito non soltanto come una questione di
complessità crescente, bensì anche come l’emergere di successivi livelli di integrazione socio
culturale”.
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I livelli di integrazione socio culturale”
Per Steward tali livelli designano le modalità più generali di organizzazione presenti nelle varie
società e si caratterizzano x una diversa complessità: la banda patrilineare, il lignaggio, la
nozione, e altro ancora. Essi corrispondono a “segmenti” di sviluppo evolutivo limitati; in
campo culturale forme semplici, non scompaiono completamente quando viene raggiunto uno
stadio di sviluppo più complesso. Queste vengono piuttosto modificate in maniera graduale
“come parti specializzate e subordinate di nuovi tipi di configurazioni totali”.
3.NEOEVOLUZIONISMO E MATERIALISMO CULTURALE
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Il materialismo culturale: Marvin Harris
Un ulteriore sviluppo delle teorie di White e Steward è rappresentato dal materialismo culturale,
il più noto esponente del quale è Harris.
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La prospettiva materialista
X Harris il materialismo culturale indica come il compito principale dell’antropologia sia di
fornire spiegazioni causali delle differenze e delle somiglianze esistenti negli schemi di pensiero
e nel comportamento delle comunità umane.
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L’idea di una conoscenza “ oggettiva”
Harris ha anche sottolineato la necessità di guardare ai fenomeni culturali da un punto di vista
“esterno” che prescinda, da qualunque considerazione del “punto di vista del nativo”.
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L’antropologia economica
“ L’antropologia economica” rappresenta un tentativo di controbattere alcuni indebiti
“sconfinamenti” della teoria economica in campo antropologico, di fornire un quadro teorico
generale x una considerazione dei fenomeni economici da un punto di vista antropologico.
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Il comportamentismo e la massimizzazione dell’utile
Robbins reinterpretò la teoria economica alla luce del comportamentismo allora dominante negli
Stati Uniti. Egli fece della “massimizzazione dell’utile” il principio basilare di ogni
comportamento con un tentativo di ridurre l’intera vita sociale ad un complesso di atteggiamenti
immaginati come caratteristici di un “imprenditore”. Gli antropologi che seguirono questa
prospettiva concentrarono la propria attenzione sul tema della decisione e della scelta
economica, esaminando i sistemi economici x mezzo degli stessi concetti e delle stesse nozioni
impiegati dai marginalisti.
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La prospettiva “sostantivista” : Karl Polanyi
Lo studio dei fenomeni economici considerato in relazione a quello delle forme di
organizzazione sociale al cui interno tali fenomeni si iscrivono, divenne l’obiettivo da altri
cercatori, i quali diedero vita, negli anni 1950, alla cosiddetta prospettiva “sostantivista”.
Animatore di questo indirizzo fu l’economista Polanyi.
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L’oggetto dell’antropologia economica: l’economico come processo istituzionalizzato
Polanyi indicò nello studio delle istituzioni e dei processi organizzativi delle attività di
produzione, distribuzione e scambio l’oggetto dell’antropologia economica. Polanyi operò una
distinzione concettuale tra due significati che il termine economico riveste: x i sostantivisti il
termine indica il rapporto che l’uomo, x poter sopravvivere, intrattiene con la natura e con i
propri simili; x i formalisti è un’attività materiale e non un’attitudine psicologica.
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La tipologia delle forme di scambio e i supporti istituzionali
Polanyi elabora così una tipologia descrittiva dei sistemi economica in base alla quale è
possibile raggruppare tutte le forme di circolazione in tre categorie:
1. Quella retta del principio della reciprocità e fondata sul supporto istituzionale della
simmetria;
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2. Quella che si costituisce sul principio di ridistribuzione, ed è fondata sul supporto della
centralità;
3. Lo scambio, laddove domina l’istituzione del mercato.
Alla prima categoria appartengono i sistemi economici caratteristici di società organizzate sulla
base di gruppi simmetrici di parentela; alla seconda i sistemi dove è presente un’autorità in
grado di concentrare su di sé, mediante un sistema di presentazioni, i beni prodotti e poi
distribuirli secondo criteri di volta in volta differenti; alla terza categoria appartengono infine i
sistemi al cui interno le merci circolano in base alla legge di mercato. Le modalità in cui avviene
la circolazione dei beni dipendono dallo statuto sociale delle parti in causa e i trasferimenti non
avvengono sulla base di un sistema di scambio qualitativamente eterogenea dei sistemi
economici. A Polanyi va infine riconosciuto il merito di aver presentato un modello generale di
interpretazione del fenomeno economico capace di considerare la diversità dei contesti sociali,
culturali e storici della sua articolazione.
CAPITOLO 18:L’ANTROPOLOGIA STRUTTURALE DI CLAUDE LEVI-STRAUSS
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Lo studio della parentela
La prima opera di rilievo, ed anche quella che procurerà a Levi-Strauss fama internazionale, è
“le strutture elementari della parentela” del 1949. Questo è il lavoro nel quale Levi-Strauss
presenta una teoria della proibizione dell’incesto, delle origini della cultura e dello scambio
matrimoniale.
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Proibizioni dell’incesto e passaggio dalla natura alla cultura
X Levi-Strauss la proibizione dell’incesto è una regola che, possiede il carattere
dell’universalità. Dove x universalità si deve intendere il fatto che, il divieto in quanto tale è
sempre presente, in tutte le società. Appartenente alla sfera della cultura in quanto regola
(norma), ma radicata allo stesso tempo nella natura in quanto fenomeno universale, la
proibizione dell’incesto segna il passaggio dalla natura alla cultura.
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L’esogamia e l’atomo di parentela
È tuttavia nell’aspetto positivo e prescrittivo della regola, che x Levi-Strauss risiede il
significato della proibizione dell’incesto. Infatti, precludersi l’accesso alle donne del proprio
gruppo significa automaticamente rendere disponibile x i membri di un gruppo differente, i
quali a loro volta dovranno adottare un comportamento identico nei confronti delle proprie
donne. In tal modo la proibizione dell’incesto si accompagna con una pratica, l’esogamia, che
permette di definire i sistemi di parentela come i sistemi di comunicazione e di scambio tra i
gruppi. È qui che si inserisce la riflessione di Levi-Strauss su ciò che egli chiama “atomo di
parentela”. Questo “atomo” è l’unità minima parentale, l’elemento irriducibile senza il quale
non potrebbero essere pensabili né lo scambio matrimoniale né l’esogamia né, quindi, la
parentela stessa. L’atomo di parentela si compone di quattro individui: la madre, il padre, il
figlio e il fratello della madre. Quest’ultima risulta detenere sempre, sul figlio della sorella e su
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quest’ultima, un’autorità inversamente proporzionale a quella esercitata dal padre nei confronti
del figlio e della moglie.
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Strutture elementari e strutture complesse
Né “le strutture elementari della parentela” Levi-Strauss scrive: “ Intendiamo x strutture
elementari della parentela i sistemi nei quali la nomenclatura permette di determinare
immediatamente il giro di parenti( i consanguinei) e quello degli affini (acquisiti); ossia i sistemi
che prescrivono il matrimonio con un certo tipo di parenti; e intendiamo x “strutture
complesse”, quei sistemi di parentela che si limitano a proibire determinati individui senza
indicare a quale categoria o gruppo di individui debba appartenere, d’obbligo o di preferenza, il
partner matrimoniale.
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Il concetto di struttura
Levi-Strauss parla dunque di strutture di parentela, elementari e complesse. Ma quando si parla
di strutturalismo antropologico, di “antropologia strutturale” s’intende definire una teoria più
ampia, di cui Levi-Strauss è il fondatore, la quale include anche le riflessioni sulla parentela, e
che ruota attorno ad una concezione particolare del concetto di “struttura”. La struttura è x LeviStrauss una “categoria” dello spirito umano. Il pensiero funziona grazie all’opposizione tra
termini come alto/basso, destra/sinistra, crudo/cotto etc. si tratta di opposizioni prive di
contenuto, “vuote”, che servono a ordinare il mondo dell’esperienza, naturale e sociale, al fine
di farne un oggetto del pensiero.
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I modelli, una via x le strutture
I modelli, sono costruiti a partire dalle strutture. Si prenda, di esempio, il caso,
dell’organizzazione del villaggio degli indiani Bororo. Il modello dualista è il modello che gli
stessi Bororo presentano della loro società. In realtà si tratta di una struttura tripartita dove gli
scambi matrimoniali si svolgono a tre livelli non comunicanti: superiore, medio, inferiore. La
società stessa non appare più fondata su due metà, ma su tre gruppi, ciascuno dei quali è diviso
in due metà.
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Inconscio strutturale
Le strutture, sostiene Levi-Strauss, oltre che prive di contenuto, sono inconsce, come il principio
di reciprocità che è all’origine del passaggio dalla natura alla cultura. Tale passaggio si definisce
con l’attitudine, da parte dell’uomo, a pensare le relazioni biologiche sotto forma di sistemi di
opposizione.
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Linguistica strutturale e cultura come comunicazione
Lo stesso impianto teorico de “le strutture elementari della parentela” risentiva già fortemente di
alcuni assunti della linguistica strutturale. Questa analogia tra linguaggio e cultura è resa
possibile in virtù di una scelta di partenza compiuta da Levi-Strauss. Tale scelta consiste
nell’assumere come campo problematico la sfera della comunicazione. Il linguaggio è
comunicazione, ed anche la cultura lo è, in quanto la cultura è frutto di un passaggio reso
possibile appunto da un atto comunicativo: la proibizione dell’incesto e l’esogamia sono
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entrambi fondati sul principio di reciprocità quindi su una disposizione allo scambio che è x
definizione comunicazione tra i gruppi.
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Il totemismo e le classificazioni totemiche
Levi-Strauss propone infatti una interpretazione del totemismo che vede in esso un semplice
“sistema di classificazione”. Non vi è alcuna unione mistica o prelogica degli esseri umani con
le specie animali o vegetali; né gli animali e i vegetali erano fatti oggetto d’attenzione rituale o
simbolica xchè “buoni da mangiare”, bensì del fatto che essi sono “ buoni da pensare” (ibidem).
I fenomeni della natura, gli animali e i vegetali offrono infatti agli esseri umani un repertorio da
cui attingere x le loro classificazioni, opposizioni, relazioni. Il pensiero primitivo non è diverso
da quello civilizzato.
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Il “pensiero selvaggio”
Per Levi-Strauss il pensiero “ selvaggio” è fondato invece sulle stesse operazioni logiche di
quello “civilizzato”. Il totemismo è quindi il frutto di un atteggiamento mentale che assume i
dati dell’esperienza sensibile per costruire dei sistemi di classificazione e di relazioni .
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L’analisi dei miti
Nello studio dei miti Levi-Strauss farà pienamente valere il concetto di trasformazione.
Nell’analisi dei miti non è più l’opposizione originaria natura \cultura a fare da sfondo al
discorso teorico di Levi-Strauss, bensì la semplice analogia formale la quale assimila le grandi
unità costitutive del mito (mitemi) alle unità della lingua (fonemi).
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Mitemi
I mitemi, o grandi unità costitutive del mito, sono pensati da Levi-Strauss sul modello dei
fenomeni e, come nel caso di questi ultimi, il loro significato viene concepito come dato solo in
virtù dei rapporti di correlazione che li oppongono agli altri mitemi .
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Il viaggio e la memoria:la “tristezza”dei tropici
Se “le strutture elementari della parentela”e i 4 volumi delle Mitologiche sono gli ideali punti di
partenza e di arrivo rispettivamente di una ricerca che si pone come compito quello di
percorrere in senso inverso la strada che dalla natura porta alla cultura, ossia la scoperta delle
strutture inconsce che determinano le scelte degli esseri umani, “Tristi tropici”, pubblicato nel
1955 , è la grande metafora di questo cammino compiuto nell’intimità della memoria personale
dell’autore .
CAPITOLO 19:LA PARABOLA DEL FUNZIONALISMO BRITANNICO:CONFLITTI
E MUTAZIONI STRUTTURALI
1.LA “SCUOLA DI MANCHESTER”
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La cosiddetta “Scuola di Manchester” fu espressione di un orientamento di ricerca ke produsse
risultati importanti nell’analisi delle società africane caratterizzata dalla interconnessione tra
istanze tradizionali e spinte generatrici di mutamento .
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Conflitto , ordine e rituale : Max Gluckman
Il fondatore della scula Manchester fù Gluckman .
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L’allontanamento dal funzionalismo
Già nei primi lavori di Gluckman si avverte un certo scarto rispetto al funzionalismo strutturale .
Secondo Gluckman infatti , l’equilibrio della struttura sociale ,sn il prodotto di un
aggiustamento di fenomeni contraddittori e conflittuali. In questa prospettiva i sistemi solciali
sarebbero caratterizzati da una fondamentale instabilità ke sl periodicamente viene sostituita da
una condizione di equilibrio , il quale scaturisce dalla ricomposizione delle contraddizioni ke si
producono nel sistema stesso x cause tanto interne quanto esterne.
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Le dinamiche del conflitto e dell’ordine
La dimensione del conflitto e dell’ordine portano Gluckman a definire concetti di competizione
, lotta , conflitto e contraddizione riferibili a livelli diversi e specifici di opposizione. Con il
termine competizione Gluckman indica le contrapposizioni individuali; cn lotta i contrasti
ricorrenti; cn il termine conflitto designò quelle opposizioni interne alla struttura ke “mettono in
moto processi ke producono alterazioni nel personale delle posizioni sociali”. In fine , con
contraddizione egli indicò “quelle relazioni tra principi e processi interni alla struttura sociale ke
devono condurre ad un cambiamento radicale del modello”.
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Funzioni del rituale
Gluckman analizzò il rituale. Il rito sarebbe una metafora del conflitto in grado di rendere
espliciti agli individui i principi da cui deriva l’unità della loro società.
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Verso il nuovo metodo di analisi
Gli allievi di Gluckman adottarono quello ke è stato definito”metodo di analisi dinamica dei
casi”tale metodo analizzava le credenze nel loro processo dinamico , nel divenire quotidiano
della vita sociale , e lo stesso vale x la creazione di nuovi gruppi e di nuove relazioni.
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Dramma sociale e simbolismo rituale:Victor Turner
Tra gli studi della scuola di Manchester si devono ricordare qll di Victor Turner. Turner
analizzò la vita in un villaggio degli ndembu,una popolazione della Zambia.
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Il “dramma sociale”.
Cn l’espressione di dramma sociale Turner indicò quei conflitti ke caratterizzavano la società
ndembu e concentrandosi sull’interazione tra gli individui,su loro comportamenti e la
manipolazione delle credenze e delle norme sociali. Turner individuò la dimensione conflittuale
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della società ndembu nella contrapposizione tra due principi fondamentali:la discendenza
matrilineare e la residenza virilocale.
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I simboli e i rituali.
Lo studio del rito è forse il principale contributo di Turner all’antropologia. Lo studio del
simbolismo ndembu suggerisce a Turner di tener conto, nello studio del significato dei simboli,
di 3 livelli: livello esegetico,livello operazionale e livello posizionale. Turner studia inaftti sia
l’interpretazione locale del significato dei simboli(il livello esegetico),sia le connessioni tra i
simboli e i loro significati. Per studiare i simboli l’antropologo deve qndi osservare cm vengono
utilizzati dai membri di una società(livello operazionale). I simboli hanno un valore polisemico:
i simboli sono cioè in grado di significare cose diverse in relazione al contesto della loro
utilizzazione (livello posizionale). I simboli vengono “attivati” dalla società nel corso della
celebrazione dei riti. E infatti durante qsti riti ke diventa più facile, x i membri della
società,avere una qlke consapevolezza dei valori e i simboli ke li veicolano. Qste osservazioni
servono a Turner x sviluppare la sua teoria dell’opposizione tra struttura e anti-struttura.
Qst’ultima è caratteristica di tte qlle situazioni in cui la dimensione della communitas prevale su
qlla della societas,cm è il caso di tt qlle situazioni in cui gli individui si trovano a vivere
situazioni liminali :qli un riti di iniziazione o la partecipazione ad un pellegrinaggio.
2.CRITICA DELL’EQUILIBRIO STRITTURALE:EDMUND LEACH.
Leach è uno dei primi antropologi ad avere condotto ricerke sul campo in aree caratterizzate
dalla presenza di società “complesse”,ossia società caratterizzate da una accentuata
specializzazione produttiva,dalla scrittura,da forme marcate di stratificazioni sociale,dalla
presenza di organismi politici centralizzati.
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La critica della prospettiva normativa
I temi dell’instabilità,del conflitto,del cambiamento e della manipolazione,nonkè il tema
dell’allontanamento dalla norma e qllo della modellizzazione teorica,costituirono infatti
l’orizzonte dell’antropologia di Leach. A qsti temi si aggiunge qllo della critica alla
considerazione della società e delle culture studiate dagli antropologi cm “sistemi kiusi”,
identificabili cn gruppi distinti e definibili,di solito,cm “tribù”. Le comunità kachin da lui
studiate avevano invece lingue e culture diverse in continuo contatto;erano comunità animiste e
buddhiste in rapporto di interazione e di scambio.
-
Il sistema oscillatorio dei kachin
Il “sistema” kachin ,consiste in un continuum di forme sociopolitike compreso tra due estremi di
organizzazione:una “aristocrazia” ed una “egualitaria”. Forme egualitarie e aristocratike sn
xtanto 2 possibili “stati” del sistema complessivo ma rappresentano sociali tendono a descrivere
la propria società.
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Le nozioni di rete e di organizzazione sociale
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Un’altra novità fu l’introduzione della nozione di rete e della prospettiva,ad essa
correlata,conosciuta cm network analysis,ossia “analisi di rete”. L’analisi di rete venne
affermandosi soprattutto nello studio della realtà “complesse” cm i contesti urbani o le società
industrializzate,tra anke tra contesti “tribali” e contesti “nazionali”. Tale prospettiva si tradusse
nella ricerca di termini più precisi x indicare i processi e le relazioni sociali. Qsto è il
significato della distinzione operata da Firth tra struttura sociale e organizzazione sociale.
Mentre la nozione di struttura sociale indica il sistema della relazione normativa tipike di una
certa società,qlla di organizzazione sociale starebbe ad indicare “i processi di coordinamento
delle azioni e delle relazioni in riferimento a determinati fini sociali”. Il concetto di
organizzazione sociale tenderebbe così a cogliere la realtà della società in maniera più dinamica
di qllo di struttura sociale. L’organizzazione sociale è dunque il frutto di strategie e scelte ke,
adattandosi reciprocamente, tendono a produrre integrazione (organizzazione).
3.LA RIDEFINIZIONE DEL GRUPPO ETNICO:FREDRIK BARTH
Barth può essere annoverato tra gli antropologi di tradizione britannica.
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Gruppi e confini etnici
Tra i molteplici contributi di Barth all’antropologia, vi è qllo,molto importante, della
ridefinizione delle nozioni di gruppo e di confine etnico. X gruppo etnico,si intende solitamente
un insieme di individui rivendicanti origini storike,linguistike e culturali comuni. Secondo Barth
un gruppo etnico nn è definibile in base a criteri culturali e linguistici. Esso è invece definibile
in base ai criteri ke gli interessanti elaborano x sentirsi uniti tra loro o x stabilire una distinzione
tra sé e gli altri. Bisogna allora,sostiene Barth,studiare i gruppi etnici,ma dal punto di vista delle
dinamike pratike e simboloke ke tali gruppi producono allo scopo di stabilire dei confini tra sé
e gli altri gruppi.
-
La produzione sociale della differenza culturale
Dunque il confine etnico nn è qlkosa ke impedisce il cambiamento d’identità, ma è qualcosa ke
può essere attraversato,qualcosa ke “serve” a dare corpo a ciò ke Barth stesso kiama “la
produzione sociale della differenza culturale”
CAPITOLO 21:PROSPETTIVE “CRITIKE” NELL’ANTROPOLOGIA
FRANCESE:DINASTMISTA, MARXISTA,PRIMITIVISTA.
Tra 1950 e 1970,l’antropologia francese vide affermarsi alcune prospettive di critike. Cn
l’espressione “prospettive critike” indikiamo nell’ordine:un’antropologia “dinamista”,marxista e
primitivista. L’antropologia dinamista è una prospettiva interessata a leggere le società e le
culture in una prospettiva dinamica,capace cioè di cogliere le dimensioni della storia,del
movimento,della contraddizione e della trasformazione sociale.
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L’antropologia di ispirazione marxista
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Fu nell’ambito degli studi di africanisti,invece si sviluppò la corrente marxista in antropologia.
Tale corrente aveva lo scopo di spiegare i meccanismi più reconditi del sistema dello scambio
ineguale tra i paesi industrializzati e paesi sottosviluppati.
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Il punto di partenza: la teoria dei modi di produzione
La stessa filosofia marxista francese degli anni 1950,fornì d’altronde gli spunti teorici ke
dovevano condurre ad una nuova lettura delle teorie di Marx sull’esistenza storica dei “ modi di
produzione”. Nella elaborazione teorica più matura di Marx,cioè ne “Il Capitale”,un “modo di
produzione” risulta essere una forma storica di esistenza sociale determinata in primo luogo
dalla combinazione di 3 fattori principali:i mezzi di produzione,la manodopera e i rapporti di
produzione,essendo qsti ultimi la relazione sociale ke determina la connessione tra i mezzi di
produzione e manodopera. A seconda cioè di cm mezzi di produzione e manodopera entrano in
rapporto(socialmente) si ha la presenza di un modo di produzione piuttosto ke di un altro. Le
riletture delle teorie di Marx condotte negli anni 1960 dai filosofi francesi,ritenevano ke oltre ke
x la combinazione di qsti fattori,un modo di produzione si distinguesse da altri x il ruolo svolto
dall’ideologia (valori,rappresentazioni del mondo,dell’autorità politica e religiosa ecc.)a
sostegno dei rapporti social dominanti. Nascevano allora nuove domande:quali sn i rapporti di
produzione nelle società studiate dagli antropologi? Sul controllo di ke cosa (mezzi di
produzione?manodopera?religione?) si costituiscono,presso qste società,il controllo sociale e il
potere?. Qste erano domande a cui il pensiero marxista nn poteva dare risposta.
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La tendenza “primitivista”
Nel corso degli anni 1960,in Francia prese vigore anke ciò ke potremmo difinire una “rinascita
dell’ideologia primitivistica”. Qst’ultima si inscriveva nell’insorgenza di un più ampio
movimento intellettuale,ke mirava alla denuncia dello sterminio degli indiani sudamericani.
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Il tema dell’etnocidio
Il termine etnocidio,cn il quale si iniziò allora ad indicare la distruzione di una cultura più
debole da parte di un’altra più forte ed aggressiva,divenne centrale nel discorso etnografico. Gli
antropologi dell’etnocidio si interrogavano sulla natura delle società primitive,considerate cm
antitetike a qlla occidentale. Il tema dell’etnocidio radicalizzava un elemento tipico della
riflessione di Levi-Strauss,il quale è presente nell’intera sua opera ma ke emerge cn particolare
forza in Tristi tropici.
CAPITOLO 22:ANTROPOLOGIA INTERPRETATIVA E ANTROPOLOGIA DELLA
CONTEMPORANEITA’
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Antropologia interpretativa
X “antropologia interpretativa” si intende una prospettiva di ricerca e di analisi affermatasi in
America a partire dalla fine degli anni 1960.
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La matrice filosofica e antropologica
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La prospettiva interpretativa pone l’accento sul comportamento,sul linguaggio e sull’aspetto
simbolico della cultura e riconosce al tempo stesso ke qst’ultima e la vita sociale sn una
“negazione di significati”.
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Incontro tra culture
X comprendere il programma dell’antropologia interpretativa bisogna partire dal fatto ke x essa
la base comune d’incontro dell’osservatore e dell’osservato è costituita dalle pratike realmente
agite a rappresentate. Le pratike,x poter essere riconosciute cm significanti, devono esistere
all’interno di un contesto rappresentazionale più ampio,proprio cm i movimenti dell’alfiere so
dipendenti dal complesso più ampio delle regole del gioco degli scacchi. Cm tali,le pratike e i
significati ke esse veicolano e nei quali sn calate,sn di natura intersoggettiva,nel senso ke nn sn
puramente riducibili agli stati psikici individuali o alle credenze xsonali.
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La dimensione contemporanea
“Contemporaneità” è un termine ke nn evoca soltanto l’oggi, il tempo presente,ma ke indica
anke,e soprattutto, il carattere simultaneo cn i fatti e le idee,i quali avvengono o prendono forma
in un determinato contesto culturale,si ripercuotono su altri contesti e sulla vita di esseri umani
appartenenti a culture diverse. Le culture sn infatti il prodotto di storie,di stratificazioni,di
incontri,di scambi e di tensione,anke se tali storie e tali stratificazioni sn sempre
selezionate,filtrate da una memoria generatrice di tradizione. Fare antropologia della
contemporaneità dovrebbe voler dire studiare le culture cn qlle ad esse coeve ma ke prende in
considerazione il rapporto ke tali culture hanno cn il proprio passato, rapporto sulla base del
quale esse costituiscono il proprio presente.
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