Valentina Cioffi
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Valentina Cioffi
STRUMENTI MUSICALI MECCANICI: DOVE SI TROVANO? Un censimento degli istituti che li conservano. V alentina Cioffi P R E M E SS A P er un convegno che ha come oggetto di studio gli strumenti musicali meccanici, tanto belli quanto sconosciuti ai più, mi è sembrato utile realiz z are per l’evento un censimento che permetta di individuare quali sono gli enti che conservano queste meraviglie su tutto il territorio italiano. Un’impresa mossa da tale intento avrebbe necessitato innanzitutto di soldi per raggiungere i luoghi ma anche di molto tempo, per questa ragione chiarisco subito che è lontano da questo intervento qualsiasi carattere di esaustività, in quanto la sua reale funzione è quella di prima mappatura e sommaria descrizione. Non potendo recarmi in ogni Istituto italiano a mie spese, ho contattato telefonicamente e tramite e-mail tutti gli enti che ho trovato sul territorio: musei, accademie e te atri, conservatori ed anche privati. Riporto, dunque, notizie inviatemi come risposta dai soggetti conservatori che custodiscono strumenti musicali meccanici e ne restituisco la descrizione, minuziosa o parziale, così come l’ho ricevuta. Q ual è stato il risultato? Meglio dire più di uno. 1) C ertamente una grandissima sorpresa, infatti sono venuti alla luce enti poco conosciuti, a volte con delle “mission conservative” davvero biz z arre, oppure Istituti abbastanz a famosi dei quali non si sospettava la presenz a di strumenti musicali meccanici o macchine parlanti al loro interno, ne riporto alcuni come esempio: il Museo miscellaneo F ermo G albiati per il quale l’attrattiva più grande è rappresentata dalla sua colle zione di fonografi e grammofoni; il museo dedicato alla storia e l’arte medievale di Modena che pur non avendo nulla a che fare con il periodo storico che vede nascere i suddetti strumenti, conserva anche una serinette; i Civici Musei di arte e storia di Brescia che conservano una ricca colle zione di carta forata di inni patriottici. 2) P anoramica generale italiana che si presenta senza dubbio a macchia di Leopardo. Gli istituti italiani che, sino ad oggi, conservano questi particolari strumenti si concentrano per gran parte nel nord Italia, soprattutto in E milia Romagna ed in Lombardia, seguono poi il La zio e le rimanenti regioni. Alcune regioni quali la Sicilia, la Toscana, l’Umbria, il Molise, la B asilicata, il Friuli Vene zia Giulia, la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige, non hanno fornito in questa prima indagine responsi positivi e confortanti, ma non si può ancora affermare che in queste regioni non vi sia alcuna struttura che conservi strumenti meccanici. Possiamo affermare con certe z z a che c’è stata un’emigra zione di buona parte dei nostri strumenti meccanici verso pa esi certamente più sensibili al loro fascino ed alla cultura musicale, non a caso ormai fanno parte di musei tedeschi, americani e giapponesi. Le ragioni della maggiore concentra zione di questi strumenti nelle regioni del nord Italia, piuttosto che al sud, deve essere probabilmente ricercata nelle vicende storiche e nelle conseguenze determinate dall’Unità d’Italia. La grande diffusione degli strumenti meccanici coincise con lo sviluppo industriale e con la loro produzione in serie soprattutto al sud. Il R egno delle Due Sicilie non solo era il regno più esteso, il più ricco e più popolato ma, prima della sua caduta, era fra le prime potenz e industriali europe e (importante fu la fabbrica tessile di S. Leucio, la fabbrica della porcellana di C apodimonte, mentre la C alabria era la regione più ricca di industrie). La corte borbonica subito si mostrò interessata a detti strumenti tanto era sensibile alla musica ed alle sue innova zioni, ciò è dimostrato dalla volontà del R e di costruire un fastoso te atro, ovvero il S an C arlo. E videntemente con l’a zione Unificatrice, ed il conseguente depauperamento del sud, il meridione visse anni di speranze disattese che portarono larga parte della popola zione ad emigrare, a lasciare ed abbandonare il presente nella loro terra per proiettarsi in un futuro sperato migliore altrove. Inoltre fenomeni come il brigantaggio, acuitosi con l’occupa zione sabauda, con lo stato d’allarme e violenza, fece sì che la necessità di sopravvivere vinse sul trovar diletto, tanto che gli strumenti musicali meccanici finirono per sperdersi come le genti sopravvissute di quelle terre. In queste condizioni anche alcuni cantastorie meridionali, non potendo esercitare vantaggiosamente la loro attività nelle loro terre affamate, con i loro strumenti migrarono al nord, mentre rimasero, soprattutto in C ampania ed in Sicilia, dei cantastorie girovaghi di origine rom e sinti, detti napulengre o camminanti, che vagavano accompagnati da pianole meccaniche vivendo di offerte di un pubblico che sempre meno allungava il braccio per porre qualche soldino o pe z zo di pane nel loro cappello. 3) Aggiornamento sulla sorte di alcune colle zioni molto importanti, ad esempio la dolorosa notizia sullo stato dell’arte della colle zione più grande ed importante di pianini di Marino Marini, infatti, dopo la sua acquisizione da parte della C A RIS B O , ancora non viene esposta al pubblico per mancanza di spa zi. 4) Elenco sintetico distribuito al pubblico a scopo conoscitivo. Il censimento, presentato in Power Point, fornisce per ogni istituto la descrizione della colle zione musicale meccanica o solo di pochi esemplari; ma sembrava anche doveroso fornire al pubblico un elenco degli enti interessati, sia per sanare la volatilità della memoria, sia per recarsi di persona nelle sedi citate. Per questa ragione ho raccolto in un elenco tutti gli Istituti, con una sintetica descrizione degli strumenti conservati, corredato dall’indiriz zo, i recapiti, gli orari di apertura ed il sito web. ISTITUTI DIVISI PER REGIONI LOMBARDIA MU S E O D O NIZ E T TIA N O - Bergamo C onserva in deposito due piani meccanici a cilindro dentato: - uno realiz z ato dalla ditta Poz zi di Treviglio e montato su carretto a ruote, dotato di due rulli con dieci pe z zi musicali ciascuno; - uno realiz z ato dalla ditta F .lli R atti di Erba, dotato di un rullo con dieci pe z zi musicali. E ntrambi erano in uso per spettacoli di strada nella prima metà del Novecento. R ecentemente l'Archivio etnografico della R egione Lombardia ha effettuato una registra zione dei brani musicali ed ha elaborato schede dettagliate con immagini. Indirizzo: Via Arena, 9 - B E R G AMO Conserva anche: C olle zione cimeli della baronessa Rota B asoni Scotti e testimonianz e della vita privata ed artistica di Doniz etti. Orari d’apertura: Inverno: dal mar. al ven. 09.30 – 13.00 E state: dal mar. al ven.09.30 – 13.00/ 14.00 – 17.00 Tutto l’anno: il sab. 09.30 – 13.00/ 14.00 – 17.00 Contatti: T el. 035 / 247116 www.fonda zione.bergamoestoria.it MU S E O MIS C ELLA N E O F E RM O G ALBIA TI – Brugherio (Milano) Il museo fu inaugurato nel 1950 ed è, appunto, un museo miscellaneo nel quale si trovano animali imbalsamati accanto a manichini automatiz zati che suonano antiche fisarmoniche, vecchi e ricercati modelli di biciclette vicino a trecento organetti a manovella, grammofoni, fonografi, un piano melodico R acca, trenta piani a cilindro e circa quindicimila dischi a 78 giri. Indirizzo: Via G . Mameli, 15 - B R U G H E RIO (MI) Conserva anche: C olle zione miscellane a. Orari d’apertura: S U P R E N O T AZIO N E (ingresso libero) Contatti: T el. 039 / 870124 MU S E O D E G LI S T R UM E N TI MU SIC ALI, C AS T ELL O S F O R Z E S C O – Milano C onserva: -una serinette ( descritta nel catalogo del museo a cura di Andrea G atti "Museo degli Strumenti Musicali", Electa 1998); - un mobile "giradischi" a pettine metallico verticale, della ditta Sirion, fornito di alcuni dischi metallici traforati. C on l'inserimento di un gettone, sbloccando il meccanismo a molla, si mette in funzione l'apparecchio ancora funzionante; -24 rulli (di cartoncino) che sono pervenuti senza lo strumento meccanico sul quale dovevano essere montati. Indirizzo: Pia z z a C astello, 3 - MILA N O Conserva anche: C olle zione di strumenti musicali dal X VI sec. sino al Novecento. Orari d’apertura: D al mar. alla dom. 9.00 - 17.30 Contatti: T el. 02 / 88463703 www.milanocastello.it MU S E O D E LLA MU SIC A “Q UA T T R O T O R RI”- Travagliato (Brescia) La colle zione del signor Adolfo Staffoni, costituita in quarant’anni di colle zionismo, è stata acquistata dal Comune di Travagliato nel 2002. Il museo conserva: -carillons; -pianoforti meccanici a schede di cartone; -organetto G avioli; -piani a cilindro; -automati (ballerina che suona il tamburello e scimmietta che suona il violino); -orchestrion; -grammofoni; -fonografi; -147 scatoline di puntine di grammofono di varie marche. Indirizzo: Pia z z ale O spedale T R A V A G LIAT O (MI) Conserva: Ampia colle zione di strumenti musicali meccanici, fonografi e grammofoni. Orari d’apertura: Mar. 09.00 - 11.00 V en. 15.00 – 17.00 (gradita prenota zione, ingresso libero) Contatti: C ell. 333 / 4786887 MU S E O C HITA R RIS TIC O D ELLA LIU T E RIA B R E S CIA N A- Brescia C onserva alcuni esemplari musicali meccanici. F A C O LTA’ DI MU SIC O LO GIA – Cremona (Università di Pavia) La F acoltà conserva un organo meccanico costruito nel 1833 da G a etano Aveta ed un ampia raccolta di rulli interamente catalogati. Da segnalare anche i CIVICI MUSEI D’ARTE E STORIA MEDIEVALE di Brescia che conservano una ricca collezione di spartiti su carta forata di inni patriottici. FRIULI VENEZIA GIULIA CIVIC O MUS E O T E A T R ALE “C A RL O S C HMILD”- Trieste Il museo è stato fondato nel 1924 da C arlo Schmidl, è visitabile dal 2006 nella nuova sede di P ala z zo G opcevich. Il Civico Museo T eatrale offre testimonianze della vita del te atro e della musica a Trieste dal Settecento ai giorni nostri. Oltre a custodire l’archivio personale di Giorgio Strehler il museo conserva un’importante se zione di strumenti musicali maggiormente provenienti dalla colle zione Minardi datati tra il 1883 ed il 1925: -pianola a dita meccaniche; -piani a cilindro; -autopiano; -piano melodico; -organetti a cilindro e a nastri di cartone; -scatole sonore; -manopan; -ariston a disci in cartone; -herophone con dischi in cartone; -grammofoni. Vi sono anche molti spartiti di carta forata di polke, ma zurke, “Il trovatore” di V erdi e la “C armen” di Biz et, provenienti dalla colle zione Buonincontro. Dalla colle zione Minardi provengono gli spartiti del “Mefistofele” di Boito, “Lucia di Lammermoor” di Doniz etti, “Marcia Turca” di Moz art, il “Boccaccio” di Suppé ed una Sinfonia di autore ignoto. Indirizzo: Via Rossini, 4 - T RIE ST E Conserva anche: Documenta la vita musicale del T e atro e della musica a Trieste dal ‘700 sino ai nostri giorni. Orari d’apertura: S ala espositiva: dal mar. al ven. 09.00 – 13.00 Contatti: T el. 040 / 6754072 www.museoschmidl.it LIGURIA MU S E O D E LLA C A N Z O N E- Vallecrosia (Imperia) Il museo fu fondato da Erio Tripodi ed inaugurato nel 1987 alla presenza di Luciano Pavarotti che ne fu anche il presidente onorario. C onserva l’archivio del F estival della C anzone italiana, ma la particolarità di questo museo è l’esposizione di grammofoni, scatole musicali, organetti di barberia, piani meccanici, carillons, dischi quadrati e rotondi, spartiti di cartone perforato, in antiche carroz ze ferroviarie. Indirizzo: Via Roma, 108 - V ALL E C R O SIA (IM) Conserva anche: Strumenti musicali, dischi, spartiti, museo del F estival della C anzone Italiana e numerosi strumenti musicali meccanici. Orari d’apertura: S U P R E N O T A ZIO N E Contatti: T el. 0184 / 291000 www.museodellacanzone.it EMILIA ROMAGNA MU S E O D E G LI O RS A N TI- Parma Il museo raccoglie la storia degli Orsanti, ovvero, della popola zione dell' Appennino settentrionale che, presumibilmente, già nel X VIII secolo, fu costretta per sopravvivere a divenire girovaga. Per secoli emigrarono in paesi lontani dedicandosi all’accattonaggio, al commercio ambulante, ai lavori campestri e forestali, alla filatura, agli spettacoli di strada con animali - appunto per questo detti Orsanti e Scimmmiari, a seconda degli animali presenti nelle esibizioni – accompagnati sempre dalla musica e strumenti a manovella. Il museo conserva pochi esemplari di strumenti musicali meccanici usati perlopiù durante le loro esibizioni. Indirizzo: Via Marco Rossi Sidoli, 6 - C O MPIA N O (P R) Conserva anche: C olle zione degli Orsanti. Orari d’apertura: D a mag. a giu. e da set. ad ott. solo la domenica. Luglio: dal mar. alla dom. 16.00 – 19.00 Agosto: dal mar. alla dom.16.00 – 19.00/ 21.00 – 24.00 Contatti: T el. 0525 / 825513 www.museogliorsanti.it MU S E O D E G LI S T R UM E N TI MU SIC ALI- Sestola (Modena) Il Museo degli strumenti musicali meccanici è stato inaugurato nel luglio 1995, gli strumenti musicali conservati provengono dalla colle zione di E duard Thoenes. C onserva organi meccanici, organi da fiera, organi di Barberia, piani a cilindro, autopiani, orchestrion, scatole musicali, carillons, automati, radio, grammofoni e fonografi, automi di ballerine e bambole che danzano al suono dei carillons; orologi ed un'ampia rulloteca e una raccolta di arti grafiche di ispira zione prettamente musicale. Indirizzo: Pia z z a P asserini, 18 - S E ST O LA (MO) Conserva anche: Strumenti musicali. Orari d’apertura: Tutto l’anno la dom.(gradita prenota zione):10.00 – 12.00/ 15.00 – 19.00 E state: dal lun. al sab.10.00 – 12.00/ 16.00 – 19.00 Contatti: T el. 0536 / 62324 www.museimodenesi.it MU S E O CIVIC O DI S T O RIA E D A R T E ME DIE V AL E- Modena Il museo conserva solamente una sirenette. Lo strumento veniva utiliz z ato dalle raga z ze tempo per insegnare il canto ai canarini. del Indirizzo: Largo Porta S. Agostino 337 - 41121 Modena Conserva anche: Reperti archeologici emersi dallo scavo delle "terramare" ma il museo, sorto con l'intento di "accogliere e conservare tutto quanto interessi l'intera popolazione", allarga i propri orizzonti formando una collezione di storia naturale e una di tipo "industriale", con l’aggiunta di raccolte artistiche e donazioni dell'aristocrazia cittadina. Orari d’apertura: martedì a venerdì: ore 9 - 12 (con possibilità di apertura pomeridiana per gruppi di min. 20 persone su prenotazione); sabato, domenica e festivi: ore 10 - 13 e 15 - 18 (dal 1 ottobre al 31 maggio); 16 - 19 (dal 1 giugno al 30 settembre); chiuso i lunedì non festivi e le mattine del 25 dicembre e 1 gennaio Contatti: T el. 059 / 2033100 http://www.comune.modena.it/museoarte MU S E O D ELLA C O MU NIC A ZIO N E E D EL MULTIM E DIALE “MILLE V O CI..MILLE S U O NI” Bologna Il museo è stato dichiarato patrimonio Unesco della cultura, raccoglie circa 1.300 macchine parlanti e musicali (anche del Settecento ed Ottocento), un’altra se zione è dedicata alla storia musicale dalla fonografia e al computer. La parte dedicata alle macchine musicali meccaniche del ’700- ’800 raccoglie orchestrion, organi a cilindro, carillon, automi anche di piccolissime dimensioni, pianole, organetti di barberia,grammofoni a manovella, grammofoni a tromba e valigetta, teatrino delle marionette con grammofoni giocattolo, piano melodico ed infine un grande orchestrin che raggiunge i 2,5 metri d’alte zz a. Indirizzo: Via C ol di Lana, 7-N B OLO G NA Conserva anche: Una se zione che ripercorre la storia della musica napoletana ed italiana, ampia colle zione radio-video-audio musicale e se zione dedicata agli strumenti musicali meccanici, fonografi e grammofoni. Orari d’apertura: S U P R E N O T AZIO N E Contatti: T el. 051 / 6491008 www.museopelagalli.com MU S E O MA RIN O MA RINI – Ravenna Attualmente il museo è chiuso. V enne inaugurato nel 1972 e rimase aperto al pubblico sino al 1999, ad oggi è proprietà della C A RIS B O di Bologna che sta cercando un luogo adatto affinché la colle zione possa essere adeguatamente sistemata al fine di esporla al pubblico. Lo scultore Marino Marini raccolse negli anni decine di esemplari di piani a cilindro; varie serinette; organi da fiera; orchestrino di lusso (Piano orchestrino Regina) ; molti rulli cartacei; dischi in metallo; automi del S ettecento fino ai fonografi; i grammofoni; recenti “organi” automatici usati e prodotti ancora oggi. MU S E O DI VILLA SILVIA – Cesena Il museo di Villa Silvia raccoglie la più grande colle zione in Italia di strumenti musicali meccanici. Non a caso il museo è la sede dell’AMMI (Associa zione Italiana Musica Meccanica). Il museo conserva l’intera colle zione di Giovanni R acca, unico costruttore del piano melodico e l’intera fabbrica e la colle zione di Giovanni B arbieri, inventore dell’organetto di Barberia. C onserva inoltre: scatole meccaniche musicali; orchestrion; concert orchestrion (grandi dimensioni); un’imita zione dell’organo idraulico progettato da Leonardo Da Vinci; organi da casa; organi da strada; grammofono ed infine l’atlantic orchestrion (con annesso un teatro di marionette, ma è una ricostruzione). Indirizzo: Via Liz z ano - C E S E N A (F C) Conserva: C olle zione R acca e colle zione B arbieri, le più importanti in Italia. Orari d’apertura: S ab. 16.00 - 19,00 e Dom.15.00 – 19.00 Contatti: T el. 0547 / 323425 www.ammi-italia.com MU S E O D E L DIS C O D’E P O C A -Sogliano Il museo ripercorre tutta la storia del passaggio dal rullo al disco e conserva qualche esemplare musicale meccanico. Indirizzo: Pia z z etta S an Girolamo -L O N GIA N O (F C) Conserva anche: Materiale fonografico dagli esordi sino ad oggi. Orari d’apertura: Domenica 15.00 – 19.00 Contatti: T el. 0541 / 948418 www.museodeldiscodepoca.com MARCHE MU S E O IN T E R N A ZIO N AL E D E LLA FIS A RMO NIC A – Castelfidardo Q uesto importantissimo museo espone oltre che la vasta colle zione di fisarmoniche (costruite tra il 1840 ed il 1968) ed altri strumenti ad ancia libera, anche organetti a manovella ed un harmoniflute del 1863. Indirizzo: Via Ciriaco Mordini, 1 - C A S T E L FIDA R D O (A N) Conserva anche: Ricca colle zione di fisarmoniche. Orari d’apertura: D al mar. alla dom. e festivi 10.00 – 12.15 / 15.30 – 18.30 Contatti: T el. 0717 / 808288 www.comune.castelfidardo.an.it ABRUZZO MU S E O E T N O G RA FIC O – Atri (T eramo) Il museo conserva solamente un piano melodico R acca a quarantotto tasti Indirizzo: Pia z z a S. Pietro - A T RI (T E) Conserva anche: C olle zioni di tema agropastorale, industriale, religioso. Orari d’apertura: Inverno: dal mar. al sab.13.00 - 10.00. E state: dal mar. alla dom. 16.30 – 19.30 Contatti: T el. 085 / 870481 www.comune.atri.te.it LAZIO A C C A D E MIA FILA RM O NIC A R O MA NA – Roma L’Accademia conserva un piano melodico R acca donato dalla famiglia Angelucci, vi sono vari spartiti di carta forata di V erdi (Il trovatore, Un ballo in maschera, Ernani), di B ellini (La sonnambula), di Biz et (C armen), di Rossini e varie polke, walz er e ma zurke. MU S E O NA ZIO NAL E D E GLI S T R UM E N TI MUSIC ALI – Roma E semplari meccanici come gli strumenti giocattolo, a ciondolo, a tabacchiera, a cassetta ed un herophone, che necessita un restauro, contenente la marcia di G aribaldi. Indirizzo: Pia z z a S anta Croce in G erusalemme, 9/a - R OMA Conserva: Strumenti musicali di tutte le epoche e del mondo. Orari d’apertura: D al mar. alla dom. 08.30 - 19,30 Contatti: T el. 06 / 7014796 www.museostrumentimusicali.it A C C A D E MIA N A ZIO N AL E DI SA N T A C E CILIA \ MU S A – Roma L’Accademia conserva un pianino a cilindro Vosgien e a rulli di inizio Ottocento; un pregiato C ecilian Piano F errand di inizio Novecento con rulli di opere di Verdi (La traviata, Rigoletto, Aida), Rossini (S emiramide, William T ell), C atalani (Lorely, La W ally) e B ellini (La Norma, La Sonnambula) ed infine rulli di inni patriottici di Oliviero (Inno di G aribaldi) e Novaro (C anti patriottici italiani) di Arona (C anzonetta – marcia patriottica) e di G abetti (Marcia reale di ordinanza) della F .I.R.S.T. (F abbrica Italiana Rulli Sonori Traforati) di Cremona. Indirizzo: Auditorium P arco della Musica, Viale de C oubertin - R O MA Conserva: Strumenti musicali di tutte le epoche e del mondo. Orari d’apertura: C hiuso il mercoledì. Aperto tutti gli altri giorni 11.00 – 18.00 Contatti: T el. 06 / 80242382 www.santacecilia.it IS TIT U T O C E N T R AL E B E NI S O N O RI E D A U DIO VISIVI (IC B SA) – Roma L’Istituto è subentrato alla Discoteca di Stato e possiede una ricca colle zione di fonografi e grammofoni partendo dalla dona zione originaria dei fratelli Loreto di Napoli, avvenuta negli anni Trenta, sino alla colle zione di Giuseppe Buonincontro acquisita nel 2003. L’istituto conserva anche fonografi Edison Standard Phonograph, fonografi P athé dei primi anni del Novecento, dei cilindri contenenti una benedizione pronunciata da Leone XIII nel 1903. Infine: i primi registratori a nastro, i dittafoni a rullo ed un raro incisore meccanico per matrici. La colle zione non è attualmente esposta perché gli spa zi non sono sufficienti per accoglierla ma gli strumenti sono stati tutti fotografati e descritti. Indirizzo: Via Michelangelo C a etani, 32 – R O MA Conserva: C olle zione F .lli Loreto e C olle zione G . Buonincontro Orari d’apertura: S e zione espositiva visitabile su prenota zione (gruppi max 20 persone) Contatti: T el. 06 / 68406923 www.icbsa.it CAMPANIA R E G GIA DI C A S E R T A – Caserta Due organi automatici viennesi di straordinaria musicalità costruiti dal viennese B eyer, di cui uno restaurato di recente del 1820. C omplessivamente la R eggia conserva 89 cilindri di musiche ovvero è la più grande colle zione esistente di cilindri. Un altro organo si trovava anche nella residenz a a C apodimonte. PUGLIA MU S E O D E G LI S T R UM E N TI MU SIC ALI – Montemesola (Taranto) Il museo altro non è che la colle zione del dott. Francesco Spada, costituita da circa settecento pe z zi suddivisi in quattordici famiglie, che vanno dalla metà del XVIII secolo al primo Novecento. Tutti gli strumenti sono stati catalogati, raggruppandoli per ambiti omogenei, utiliz z ando i millimetri per le dimensioni, le note nella terminologia italiana e il segno / per indicare il rigo successivo per le scritte dei marchi, il riferimento alla provenienz a dello strumento in modo da poter risalire ai precedenti proprietari e certificarne la liceità dell’acquisizione, ed infine è riportata una stima del valore dello strumento. C onserva un’intona (cassetta musicale a manovella, funziona con dischi metallici forati in senso negativo); un melo phon; un organo positivo processionario napoletano; piani a cilindro; il fonografo Edison e relativi rulli di cera; grammofono Pathè; una serinette; gem roller organo (organo meccanico a cilindro chiodato di origine americana); rolmonica (sorta di armonica a bocca che suona con un rullo di carta forata costruita negli Stati Uniti); playsax (piccolo sax che suona tramite rulli di carta forata a zionati da una manovella). Indirizzo: Via Doniz etti, 6 - MO N T EM E S O LA (T R) Conserva anche: E stesa colle zione di strumenti musicali. Orari d’apertura: S U P R E N O T AZIO N E Contatti: T el. 099 / 5664581 www.colle zionespada.it CALABRIA MU S E O D E LL O S T R UM E N T O MU SIC AL E- Reggio Calabria Le notizie sul museo sono molto vaghe (non ho ricevuto risposta né tramite mail né per telefono), è certo solo che vi sono pochissimi esemplari musicali meccanici. Indirizzo: Viale D. G enoese Z erbi (pineta) - R E G GIO C ALAB RIA Conserva: Ampia colle zione di strumenti musicali, compresi strumenti musicali meccanici. Orari d’apertura: D al lun. alla dom. 10.00 - 12.00 Contatti: T el. 0965 / 893233 www.mustrumu.it SARDEGNA C A S A-MU S E O DI GIUS E PP E G A RIB ALDI – La Maddalena L’istituto conserva l'organetto a manovella " Ariston", detto di " B arberia”; il fonografo Pathé 30 con motore a molla acquistato a Livorno da G aribaldi, sono presenti anche brani tratti dai Puritani e la Marsigliese. Due pianoforti verticali, il primo reca scritto " E xsposition Universal 1855", mentre il secondo è del 1854 ed infine la pianola " G. Mola ", acquistata intorno al 1860 a Torino, recentemente restaurata. Indirizzo: C A P R E R A (Isola di La Maddalena) Conserva: I cimeli ed alcuni strumenti musicali meccanici di G aribaldi. Orari d’apertura: D al mar. alla dom. 09.00 – 20.00 Contatti: T el. 0789.727162 www.compendiogaribaldino.it IL CANTASTORIE TRA MANOVELLE E FOGLI VOLANTI Come raccontare dell’Italia e degli italiani V alentina Cioffi Q uando si parla degli strumenti musicali meccanici e quindi di organetti di B arberia, di organi G avioli, di piani a cilindro ecc.., il comune sentire è naturalmente portato ad immaginare spa zi aperti con atmosfera di festa: la fiera . Il cantastorie era certamente il protagonista dello scenario appena citato ed atteso al tempo, ma rappresentava anche l’esatto anello di congiunzione tra i due temi che hanno ispirato questo convegno: gli strumenti meccanici ed i repertori risorgimentali. L’esibizione del cantastorie era una finestra sul mondo, un giornale parlante ed emozionante, un ponte tra la quotidianità e la re altà del tempo, impre ziosito dalla musica dello strumento meccanico. Musica democratica dunque, anche per chi non aveva, come i ricchi signori, l’opportunità ed il privilegio di poter usufruire di un musicista personale, mentre in pia z z a con il cantastorie c’era solo una manovella che girava per tutte le persone appartenenti alle più disparate classi sociali inventate dagli uomini. Il cantastorie, così come i colportori, nelle loro esibizioni pubbliche raccontavano fatti di cronaca, storie drammatiche o storie d’amore, canzonette satiriche e ballate, sperando nella buona offerta del pubblico, inoltre vendevano fogli volanti riportanti anche quanto era stato appena udito. Svolgevano un ruolo di informatori e formatori delle masse popolari, infatti, quando il repertorio si colorava di attualità politica e storia, esercitavano un’attività di propaganda a favore o contro chi si desiderava elevare o malfamare. Le origini dei cantastorie sono antiche, possiamo farli discendere dagli antichi rapsodici greci, oppure dai medioevali trovatori. Le incisioni di Giovanni Ambrogio Brambilla, risalenti all’incirca alla fine del XVI secolo, testimoniano la diffusa presenz a di saltimbanchi e venditori di lunari concentrati nella loro attività. L’incisore per quest’ultimi si è divertito a scrivere in basso “per un baiocco do un lunario nuovo, né per questo nessun guadagno trovo ” facendo riferimento alla grama vita condotta dal venditore di lunari e simili, mentre, nel dipinto di Pietro Oliviero, risalente al X VIII sec. si raffigura ufficialmente una donna cantastorie, anche se già si avevano notizie di trobairitz dal medioevo. Non v’è dubbio che il cantastorie di metà Ottocento era inevitabilmente più consapiente dell’attività che esercitava, dei modi per svolgerla, dei gusti del pubblico, come raggiungerli, ed era appunto sfruttando a pieno la stampa, le storie d’attualità e la musica che il pubblico forniva mance più laute. Oltre ad allietare le pia z z e, attraverso la vendita dei fogli volanti il cantastorie riusciva ad “entrare nelle case” degli italiani: l’acquirente del foglio volante memoriz z ava la ballata o la canzone o l’ottava rima, spesso nel ricantarla e ripeterla si scoprivano significati su cui il lettore poteva cominciare a meditare su quanto imparato ed infine il lettore re aliz z ava una propria idea, una coscienz a personale, o un’idea che doveva esser uguale per tutti, a seconda del fine a cui si auspicava. I fogli volanti venivano venduti già dal XV secolo e da sempre sono stati l’incubo dei censori, avevano infatti una veloce distribuzione, erano sfuggenti e tanto pericolosi perché alimentati dal passaparola. La censura puniva severamente le tipografie sorprese a stampare fogli volanti clandestini e spesso questo controllo non era neanche efficace, soprattutto perché solo a N apoli erano presenti ben 116 tipografie. S enza dubbio la vendita dei fogli fu incrementata dopo la Riforma C asati del 1860, infatti questa sanciva l’obbligo delle scuole elementari, ed anche se al sud rimase pura utopia perché gran parte della popola zione non emigrata era analfabeta, soprattutto le donne, al nord negli anni successivi cominciarono ad intravedersi i primi risultati della Riforma, e questo fu un ulteriore motivo che spinse i cantastorie meridionali a trasferirsi al nord: più popola zione, più soldi, più lettori. I fogli volanti erano poco più grandi del nostro formato A4, la parte superiore conteneva il titolo e l’immagine, la parte inferiore conteneva il testo. Erano scritti solo da un lato, disegnati e colorati, riportanti spesso storie d’amore, di cronaca, storie d’Italia e d’italiani, cominciarono a divenire una sempre più sicura fonte di guadagno per il cantastorie. D agli anni ottanta dell’Ottocento nessun cantastorie era sprovvisto della ballata di C aserio: S ante C aserio era un anarchico italiano che nel 1984 uccise il presidente della R epubblica francese, Marie François S adi C arnot, per vendicarsi della morte di un suo amico anarchico e delle dure misure che il governo d’oltralpe aveva preso nei confronti degli immigrati. La storia commosse l’Italia intera e divenne un canto sociale, infatti, proprio sotto questa categoria è classificata la ballata di C aserio, conservata negli archivi di etnomusicologia dell’Accademia di S anta C ecilia. Purtroppo i canti dei cantastorie erano così soggetti a cambiamenti che non fu possibile memoriz z are le melodie, i loro canti mancarono totalmente della caratteristica della sedimenta zione, che invece è propria del canto popolare. Accade così che canti diversi di genere e contenuti venivano cantati con la stessa melodia di una canzone molto conosciuta, perdendo quella per la quale erano nati. Il cantastorie con i sui racconti patriottici rinsaldava lo spirito na zionale, dirigeva i sentimenti collettivi ad una morale comune, diffondendo le interpreta zioni autoriz zate da quelle che non lo erano, discernendo gli atteggiamenti considerati leciti nei confronti dell’Italia da quelli illeciti. E probabilmente erano questi i sentimenti che portarono alla nascita rigogliosa di tipografie, spinte forse dal bisogno evangelico di dover informare, indiriz z are la pubblica opinione, o semplicemente sfruttare per fini economici l’emozione collettiva. R agionamenti introspettivi sul valore del soldato, l’amore per la Patria, l’atto d’amore più grande come quello di donare la vita per la propria terra, si ritrovano in alcuni fogli volanti. Sono emozioni e valori spesso riportati nelle canzoni o nelle poesie, così si legge in quella dedicata al Giovine coscritto “ Su coraggio giovinetto, dell’Italia sei l’onor, già risplende sul tuo petto, la medaglia del valor..”. Inoltre i cantastorie vendevano fogli volanti con ballate e canzoni, come quella dedicata al tricolore da cui si ricavano questi versi “ Viva sempre G aribaldi/ che sa farci guadagnare/ sia per terra sia per mare/ la vittoria è nostra già./ S e si muore per la patria/ è la morte gloriosa/ ne la rende dolorosa/ un rimorso di viltà ”. O ppure si decantava l’impresa dei Mille come in questo inno a G aribaldi su foglio volante intitolato ALL’ARMI ALL’ARMI “ S e ancora dall’Alpi tentasser gli spaldi/ Il grido dall’armi darà G aribaldi:/ E s’arma allo squillo che vien da C aprera/ D ei Mille la schiera – che l’Etna assaltò./ E dietro la rossa vanguardia dei bravi/ si muovon d’Italia le tende e le navi/ Già ratto sull’orma del fido guerriero/ L’ardente destriero – Vittorio spronò/ V a fuori d’Italia, va fuori chè l’ora/ V a fuori d’Italia, va fuori o stranier.” D a una foglio volante scritto in napoletano intitolato “Canzona nova n’copp la munificenza de lu Re Curazzone”, firmato da Menichiello Potenzano, si riportano alcuni versi colmi di speranza “ E biva dell’Italia/ Lu R e che ‘nce vò bene/ N’cia rotto le catene/ Viva la libertà./ Poz za stu Re risbrennere/ C hiù chiaro de la luna/ P ecchè l’Italia una/ Vittorio facerrà ”. C acciato un re borbone ed instauratosi un nuovo regno, però, nulla giovò alla popola zione meridionale che, schiacciata dalle tasse e senz a le terre promesse da G aribaldi, cantava contro di lui “… G aribalde, ch’ è un infame e traditor, nui vulimm o Rre borbone ca rispiett’ ‘a religione ”. In un altro foglio volante ironico ed allo stesso tempo amareggiante del 1869 - stampato a Firenz e nella stamperia di Adriano Salani, uno dei più grandi editori popolari dell’Ottocento e conosciuto al tempo dalle guardie per aver stampato libretti plagiati illegalmente - troviamo una lettera che C avour, dal Paradiso, invia alla maschera fiorentina Stenterello, lamentandosi di come i posteri abbiano concluso l’Unità d’Italia “Io che ho lasciato l’Italia accomodata in una maniera, che non v’era di che ridirne, questi F arabutti me l’hanno guastata e ridotta in un modo da far pietà. Avessero almeno avuto, non dico capacità ma, almeno, un poco di buon senso, a quest’ora ci scommetto che potrebbe esser una delle prime na zioni al mondo. Invece me l’hanno rovinata, infangata, malmenata in fine, in un modo così orrendo che le più volte quando mi affaccio dal finestrino del P aradiso per guardare in giù, sento venirmi addosso un gran tremito, da digradarne un paralitico. Birbanti e C anaglia! E questa la maniera che vi ho insegnato io di F ar L’Italia?” Tranne qualche foglio volante clandestino sfuggito ai controlli e stampato da tipografie coraggiose, la patria unita aveva principalmente due nemici: il papa Pio IX ed i briganti. Pio IX era considerato il papa che aveva tradito l’Italia, perchè al principio del suo pontificato aveva mostrato un liberalismo che non aveva. Spesso diveniva protagonista di storielle satiriche, molto appre z z ate del resto dagli ebrei che, in quegli anni, speravano trepidanti ed indignati la restituzione del piccolo Mortara “strappato” alla famiglia ebrea d’origine dal Papa. Inoltre Pio IX era inviso ai non cattolici (ai cattolici fu fatto divieto di partecipare ad a zioni politiche) per aver pubblicato il c.d. Sillabo, scomunicando tutti i protagonisti del Risorgimento e condannando ciò che venne fatto dagli uomini dalla Rivoluzione francese sino a quel momento. I racconti a cui i cantastorie dedicavano gran parte del loro repertorio erano però quelli dei briganti, certamente i loro preferiti negli anni dell’unifica zione e quelli poco dopo a seguire. Solitamente quando si parla di brigantaggio subito si pensa alle bande armate nate nel Me z zoggiorno e formate da ex braccianti e ex militari fedeli al R egno delle due Sicilie per ribellarsi all’unifica zione/occupa zione italiana. Come è ben noto il brigantaggio esisteva anche prima, già dal medioevo e si manifestava in tutta la sua forza confluendo la miseria comune in rivolte popolari. Ci ritroviamo storie come quella di Robin Hood ed il suo motto “rubo ai ricchi per dare ai poveri”, o G hino di T acco, definito dallo stesso Boccaccio “brigante gentiluomo”; storie dell’età moderna sui briganti come l’Abate C esare, ricordato alla maniera dell’eroe delle fasce povere, o la leggenda del P assatore romagnolo, che se pur dotato di ineguagliabile efferate z za, combatteva le angherie dei potenti e ricchi difendendo se stesso e le povere genti con cui divideva il “bottino”, definito per questo dal Pascoli “P assator cortese”. Vi fu anche il brigantaggio appoggiato dalla C hiesa, come quello dei sanfedisti, movimento nato per contrapporsi ai francesi difendendo il regno borbonico. Contestuale alla Repubblica N apoletana la figura di Frà Diavolo, protagonista dell’iniziale libera zione di N apoli dai francesi, catturato in seguito dai francesi e da questi impiccato con l’uniforme di brigadiere borbonico. Tutte le storie di briganti, stampate su fogli volanti e cantate dai cantastorie, presentano la caratteristica di mito e leggenda in una commistione di eroismo e romanticismo. Il fuorilegge, senz a nessun ossimoro, rappresentava nei racconti la legalità. Cresceva lo stupore del pubblico ascoltando storie nelle quali questi rei venivano accare z zati dalla mano divina, quando l’afflato mistico portava il bandito a chiedere perdono al Signore o ai Santi, cosicchè potesse essere affrancato dai delitti che pur commise. Questo è quanto si legge nella ballata “La storia avventurosa di Giuseppe Mastrilli che dopo aver commesso molti delitti, morì pentito e confortato dai sacramenti”: “ Q ui la storia di questo sventurato/ H a termine ed il lavoro mio à finito:/ Molto ei peccò, però del suo passato/ Al Signore chiese venia, e il cor contrito/ Offerse, ad espiare il suo peccato./ N el suo amore dolcissimo e infinito/ P ei peccatori, Iddio buono e pietoso/ Dia a quell’anima povera il riposo ”. Q uesto era il brigante pre-unitario, così come venne definito il fuorilegge Angiolillo da Benedetto Croce “buon brigante” o “brigante umanitario”. Era un eroe che aveva lasciato la vita civile per rifugiarsi nella “macchia” ovvero nei boschi o sulle montagne, colpevole di essersi vendicato personalmente – atto comune ai tempi - di ingiustizie inferte a lui o ad altri incapaci di difendersi. Il brigante post-unitario, invece, non poteva contare sulla comprensione di nessuno, non gli era concesso né romanticismo né giustifica zione, era “nemico della P atria e della libertà” tout court. G eneralmente così vennero apostrofati il brigante Chiavone (Luigi Alonzi) fedele a re Franceschiello, o il brigante Crocco, su cui pendeva una taglia di 20.000£, che i cantastorie del tempo, nel descrivere la sua ferocia, puntualmente aggiungevano “te fa tremmà a lu sulo nommenà”, oppure, “terrore delle province napoletane”. Non poteva essere altrimenti, la censura era severa ed i cantastorie come “voce del popolo” dovevano descrivere i briganti come bestie feroci non come un “esercito” di disperati traditi, non doveva trapelare nessuna ribellione allo Stato, nessuna rimostranz a personale, solo ferocia disumana disinteressata. D ai loro esempi non si doveva imparare nulla, mentre dai fogli volanti e dalle loro storie si doveva comprendere che nessun nemico della Patria poteva trovare scampo, nessun sovvertitore dell’ordine stabilito si sarebbe preso gioco della “giustizia”, la pena capitale per questi crimini era esemplare, dunque d’esempio, per questo le impiccagioni avvenivano in pubblico lasciando i corpi nudi, appesi per molte ore in pia z z a, il “messaggio” doveva essere di monito a tutti. Q uanto detto si constata nel foglio volante: “STORIA di tutti i misfatti commessi dal famoso ladro Girolamo Luchini con la dichiarazione della sentenza di morte e sua esecuzione in Bologna. Il tutto estratto dal suo Processo ed esposto in ottava rima a maggior diletto de' Leggitori”, oppure dal foglio volante intitolato “La terribile morte del brigante Tiburzi”. Gramsci scrisse: “Lo Stato italiano è una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentano di infamare con il marchio di briganti”. La legge Pica, emanata nel 1863 ed attuata sino al 1865, stabiliva una dura repressione non solo del brigantaggio, ma di ogni resistenz a. V enne contrastata per la sua brutalità da molti politici che proponevano altre soluzione e proposte ai problemi del sud rimasto inascoltato, eliminando così definitivamente le cause del brigantaggio ed evitando allo stesso tempo le fosse comuni. I briganti cominciarono ad essere processati da tribunali militari, veniva fucilato chiunque resistesse all’arresto, veniva considerato brigante chiunque venisse trovato armato in un gruppo di almeno tre persone, i vagabondi ed i sospettati erano condannati ad un anno di domicilio coatto, divennero perseguibili anche i renitenti alla leva ed i loro parenti e venne resa efficace la punizione collettiva per colpa del singolo. In sostanza, la legge Pica, non faceva alcuna distinzione tra briganti, assassini, contadini, renitenti, complici veri o presunti. Per questo motivo da vari anni si è creata una sorta di lega meridionale che sta procedendo e chiede una rivisita zione ufficiale della storia, il loro desiderio è quello di riscattare i briganti da un una fama spregevole, infatti, gli riconoscono un valore da cui riscattare tutta la dignità meridionale, perchè protagonisti di una importante resistenz a patriottica. I cantastorie non erano sprovvisti di repertori di briganti particolari, quali furono alcune importanti brigantesse come Michelina De C esare e Filomena P ennacchio e di altre donne coraggiose che giunsero a divenire il capo di una banda di masnadieri. I fogli volanti vennero stampati sino al 1960, pian piano andarono scemando anche le esibizioni dei cantastorie nelle pia z ze ed alcuni di loro incisero i loro canti su disco. Finì il giro della manovella, sposa del foglio volante, finirono le avventure ascoltate in pia z z a a bocca aperta, ma il fascino del cantastorie e dei fogli volanti è ancor vivo e sano come dimostrano i tanti colle zionisti. N egli anni S ettanta fu particolare la scelta artistica e cre ativa di Arrigo Bugiani, vennero dati alle stampe dei fogli volanti, piegati ed in più parti stampati, tranne che nel retro, in modo che una volta spiegato il foglio si avesse di fronte il testo e l’immagine. Vennero chiamati i Libretti di Mal’Aria, non vendibili, che facevano riferimento, non a caso, ad un programma di poetica molto vasto. T ermino riportando i versi di un foglio volante intitolato “LO STIVALE D’ITALIA descritto in un proverbio” di un venditore sordomuto italiano ambulante (con la preghiera di comprare il documento): “ C ominciam dai piemontesi:/ Ordunque i torinesi/ F an liquori e fan grissini/ Cioccolatini sopraffini./Di C aluso i vin son cari/ F anno stoffe e gran denari/ I biellesi molto acuti./ Quei di C uneo sono astuti/ E non c’è lode che basti/ P er dir ben del vino d’Asti./ Molto mangiai a Milano/ La busecca e vin nostrano/ Gran risotti e panettoni/ P er dir vero molto buoni/ Lo stracchin di G orgonzola/ F a venir secca la gola./ E di Monz a il salsicciotto/ B ergamaschi gran cantanti/ Anche Ippocrate fu ghiotto./ E girovaghi ambulanti./ Quei di Crema linaroli/ Di Soncin mangia fagioli./ G enerosi e di cuor buono/ i bresciani tutti sono,/ E di Brescia tutti qua nti/ Armaroli e gran mercanti./ Quei dei laghi marmorini/ Molti poi spaz z acamini./ A Salò v’ha gran limone./ Buon degli Orzi è l’anesone./ F a mostarda il Cremonese,/ Buon torrone e li maggese./ F an buon vino il mantovano,/ Latte e panna il lodigiano./ O h, il buon cacio C odognino,/ P ane e vin del Piacentino!/ Di Voghera i peperoni/ Son davvero molto buoni./ R amolacci da Pavia/ lingue lunghe e tiriam via./ F an salame i veronesi/ Buono assai .In quei paesi/ C hi non beve alla campagna/ E’ poi goffo se sen lagna./ D à Vicenz a buoni frutti./ Volentier ne beviam tutti/ N ei bicchieri di Murano./ B ei capelli ha il padovano/ Gran dottori, e pane buono,/ In Vene zia ricchi sono./ B ei cavalli i friulani,/ C orridori e molto strani./ Bella gente de R avenna./ Buon birrone di C hiavenna./ Buone trippe da Treviso,/ E la gente fa buon viso,/ Ai salami ferraresi,/ Ai z ampetti modenesi,/ E alle coppe parmigiane./ T este quadre le reggiane!/ Grassa assai e bella gente/ H a Bologna certamente,/ Mortadella ed agnolotti./ P escator sono i chioz zotti,/ Ma e le pesche di Rovigo?/ Nominiamole, ve digo./ B elle balie ha la Toscana,/ Q uel biscotto alla pisana!/ P arlan bene quei di Siena,/ Gran città di torri piena./ Pur di Siena è il pan pepato!/ R anocchiaj son quei di Prato,/ Polentaj i pistoiesi, / Marinai i genovesi/ E i giardini di Savona?/ B ella gente quei d’Ancona./ Mercatanti i fiorentini, me z zi matti li aretini/ S aponati gli empolesi,/ di gran traffico i lucchesi./ Gran miniere Volterrane./ A Viterbo gran fontane. / Non toccare i livornesi/ che ben presto sono accesi./ D a C esena il moscadello,/ Montefiasco l’ha pur bello./ Buoni piatti i fa entini,/ Prodi molto i perugini./ Son di G ubbio i panettieri,/ Q uei di T erni gran guerrieri./ Di F oligno gli stringari,/ E di Lecce i valletari./ La cipolle da Marino./ Pannaroli in C amerino./ F a Loreto divozione,/ E da Rimini le ocone/ D à Velletri i cotti vini,/ S aponette i damaschini/ B ei pala z zi sono in Trani./ Buon confetti i Tivolani./ Roma bella, Roma grande/ D’ogni intorno il nome spande./ E ssa è antica e sempre nuova,/ Ogni ben vi si ritrova./ Monumenti d’ogni parte/ Di grande z z a somma ed arte;/ E d in essa il R e risiede/ E d il papa pure ha sede./ Tiene in pia z za montanari,/ Fuor di porta i suoi ciucciari./ Gran boccali ha il cingolano,/ Da Sulmona il z afferano./ H a buon pesce i tarentini./ Un bel porto i brindisini./ Ci dà C apua i bufalari,/ Ci dà Nola i campanari./ Quella N apoli gentile/ H a un aspetto signorile:/ B elle donne, maccheroni,/ Molti aranci e..la zz aroni./ C ava cessi, quei Norcini!/ D a Bitonto ed olii e vini./ Altamura le cicogne./ Benevento le z ampogne./ S’hanno in Bari buoni vini,/ E in Palermo bei giardini./ I bastardi di B arletta/ F uoriusciti di Molfetta./ Vini pur di T erracina,/ Di V enosa e di Messina,/ Lussuriosi i catanesi,/ Di buon cuor però e cortesi./ G aleotti i poz zuolani,/ E da F ondi i cortigiani./ B elle donne le gaetane ,/ Grasse, londe e molto sane./ D agli Abruz zi bravosi./ di Nocera sono pomposi./ C aldo a F oggia anche d’inverno./ Buona pasta fa S alerno./ Dopo questi resto muto/ E ai lettori fò il saluto”. VIVA L’ITALIA