acCURAtaMENTE - Provincia di Cremona

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acCURAtaMENTE - Provincia di Cremona
acCURAtaMENTE
LA CURA DI SÉ E DEGLI ALTRI
ATTRAVERSO LE DIFFERENZE
DI GENERE
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Premessa
L’I.P.S. “L. Einaudi“ ha concorso al Bando, emanato dal Dipartimento per i
Diritti e le Pari Opportunità e dal Centro di formazione studi FORMEZ
Dipartimento della Funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri, a favore degli Istituti di Istruzione secondaria di II grado per la
progettazione e realizzazione di moduli didattici sulle differenze di genere.
L’Istituto Einaudi ha costruito una rete con altri tre istituti (I.T.I.S. “J. Torrioni”,
I.P.I.A.L.L. “A. Stradivari”, I.M. “S. Anguissola”) e avviato una collaborazione
esterna con diversi soggetti presenti sul territorio (Centro Studi
dell’Autobiografia Paola Dorascenzi; Consigliere di Parità della Provincia di
Cremona prof.ssa Carmela Fazzi e avv. Uliana Garoli; Comune di Cremona:
Assessorato Politiche Educative Daniela Polenghi, Assessorato alle Pari
Opportunità Caterina Ruggeri, Assessorato Politiche Sociali e Centro per le
Famiglie Maura Ruggeri; A.S.L. della provincia di Cremona).
La rete così costituita ha scelto tra i vari temi proposti dal bando quello
inerente alla “cura” ritenuto quello più idoneo e in continuità con le attività
progettuali già condivise negli anni scolastici precedenti.
Ogni Istituto coinvolto ha delineato un proprio percorso progettuale (vedi
scheda successiva) definendo temi portanti, attività e processi che
analizzassero i vari aspetti e le sfumature della cura, tutti comunque coerenti
col proprio indirizzo formativo.
Il risultato è stato un approccio alla cura complesso che ha coinvolto diversi
aspetti.
L’Istituto “L. Einaudi” ha orientato la propria ricerca sul corso Operatori e
Tecnici dei Servizi Sociali (classi 3^ - 4^ e 5^) che presenta una componente
prettamente femminile di iscritti.
Alcune attività, per ovviare alla parzialità di genere, hanno coinvolto classi
dell’I.T.I.S. “J. Torrioni” che presenta una componente prettamente maschile di
iscritti.
Perché Operatori e Tecnici dei Servizi Sociali?
Nel corso Operatori e Tecnici dei Servizi Sociali la CURA viene affrontata dal
punto di vista storico con un approccio che ne identifica gli strumenti nella
costruzione di Enti benefici, sanitari, sociali che intervengono per delimitare la
povertà, la malattia, la fragilità, il disagio. Le alunne e gli alunni hanno
costruito una sintesi del percorso riflettendo sulla parzialità offerta da questa
visione e promuovendo la ricerca di un nuovo modello di analisi e di interventi.
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La ricerca è partita per rispondere a questa prima esigenza e in corso d’opera
ha investito il proprio essere uomo o donna nella frequenza scolastica di un
corso sociale nella prospettiva di lavoro nel settore.
Come si è sviluppata la ricerca
I docenti coinvolti nel progetto sono stati convocati a Roma per un primo
confronto e divulgazione dei vari temi progettuali presentati dalle varie scuole
finanziate. In tale occasione sono state analizzate tematiche irrinunciabili
inerenti al genere e possibili percorsi.
L’Istituto “L. Einaudi” ha coinvolto gli e le alunne in attività a spirale sul tema
che ha sempre di più permeato l’attività didattica e la crescita personale.
Si è inizialmente partiti da un’interrogazione sui diversi significati dati alla
“Cura”. In seguito sono stati analizzati i luoghi della cura (famiglia, scuola, le
relazioni attraversate dalla cura, la cura esercitata e vista nelle esperienze di
tirocinio).
Contemporaneamente alunni e alunne hanno partecipato al convegno
promosso dalla Provincia di Cremona “Di chi è la cura? Lo sguardo sanitario e
sociale della cura”.
Si sono proposte quindi scritture autobiografiche sul tema con richieste
esplicite e altre nascoste (v. testi teatrali)
Metodologia
Sono state predisposte: griglie di osservazione e raccolta dati sulla cura a
scuola agita da docenti e alunni; domande aperte rivolte ai genitori inerenti alla
cura agita nei confronti dei/lle figli/e.
Si è utilizzata la tecnica autobiografica per: raccontare episodi vissuti di cura,
scrivere lettere di richiesta di cura e relative risposte, costruire testi teatrali,
comparare i propri vissuti interfamiliari con quelli agiti e/o osservati nei
contesti di tirocinio, raccogliere riflessioni legate alle differenze di genere in
ambito professionale.
Esiti
Se in prima istanza ci sembrava di raccogliere solo stereotipi dagli scritti e
dalla raccolta dati, man mano nel procedere del progetto, le ragazze e i ragazzi
ci hanno dimostrato di dedicare sempre più tempo ed energie nella riflessione
autonoma sul tema. Ci hanno cosi permesso di evidenziare: sensazioni,
pensieri, titubanze, paure, necessità inerenti al ricevere e dare cura; i temi su
3
cui ragazze e ragazzi chiedono rispetto e attenzione da parte degli adulti e dai
pari.
Ci sentiamo di ringraziare di cuore tutti/e alunni/e, docenti che hanno condiviso
il percorso progettuale, che ci hanno enumerato le difficoltà e le gratificazioni
incontrate senza mai perdere il senso dell’attività.
Prefazione di Barbara Mapelli
Carissime, carissimi, riprendo, per scrivere qualcosa sulla
realizzazione del vostro progetto, la formula della lettera, che già
alcuni anni fa avevo adottato proprio con voi, alla fine di uno dei primi
percorsi che abbiamo fatto insieme.
E ci siamo ora ritrovate e ritrovati, avete raccolto la proposta di
questo Bando nazionale, l’avete vinto col vostro progetto e ora, con
questo testo, emergono gli esiti principali del vostro lavoro. Dico esiti
principali perché sono convinta che quando si fa un buon lavoro
pedagogico i risultati, quelli veri, restano e sono dentro le persone,
alunni, alunne e docenti, nel loro avere ed essersi comprese,
nell’essere cambiate, nell’aver acquisito nuovi saperi nati da una
pratica, da riflessioni comuni. Il meglio dunque, dell’esito di un
progetto – lo dico in forma un po’ paradossale – è quello che non si
vede.
Ma in questo caso anche quello che si vede mi sembra testimoni di un
lavoro ben fatto, vasto, ma pensato nelle sue diverse articolazioni: un
risultato non facile da ottenere poiché rappresenta la collaborazione
di più Istituti.
Alcune osservazioni, allora, su quanto avete scritto e raccolto.
Innanzitutto l’idea del formato a libro mi è subito sembrata
opportuna, e mi sono confermata in questo giudizio quando l’ho visto:
un libro dà l’idea di contenere saperi, che si possono trasmettere,
tramandare ad altri e altre, un libro indica che il lavoro fatto ha
meritato di assumere questa forma, è educativo, formativo, quanto e
forse più di qualunque manuale tradizionale o libro di testo.
4
Proseguo. Sono state coinvolte tutte le componenti della scuola,
anche i genitori – e con buoni risultati sembra – insomma è stato fatto
ciò che si predica sempre e non si realizza mai, trovare un progetto
che riesca a comprendere in sé, se pure in forme diverse, con diverso
impegno, naturalmente, tutte e tutti.
D’altronde la complessità del tema centrale, la cura, non poteva che
articolarsi in un progetto con tanti protagonisti e ricco di molti e
differenti stimoli realizzativi. Ma certamente, come è giusto,
protagonisti sono stati soprattutto studenti e studentesse e nel
riguardare l’insieme di tutti i lavori prodotti e immaginare tutto quello
che sta alle spalle del risultato finale, ho avuto l’impressione netta
che il tema della cura, nella sua quasi infinita complessità, sia stato
colto nelle sue differenti articolazioni e qualità, materiali e
immateriali. La cura come sapere, ad es. la bella ricerca storica, la
cura pensata, la cura agita nelle diverse situazioni e relazioni
educative e tra pari. Perché la cura è azione e movimento, è pensiero,
è emozione e sentimenti. Soprattutto è un processo che coinvolge
tutta le persona e proprio in questo, credo, consista una delle sue
virtù educative: la cura accompagna, può accompagnare nel suo
divenire e nella sua pratica-pensiero il fare scuola, in ogni sua forma.
Ne sono testimonianza le varie realizzazioni di cura riprese e
raccontate nel testo.
Le scritture autobiografiche, cui, come è noto, sono particolarmente
legata, e che hanno la capacità di connettere l’apprendimento al
vissuto personale, trasformandolo in esperienza, che diviene così
narrabile, trasferibile all’esperienza altrui e suscita, può suscitare
empatia e tutte quelle caratteristiche e qualità della cura che sono
state elencate e discusse nel vostro testo.
Le lettere incrociate sono una messa in pratica di attività di cura. In
esse ragazze e ragazzi hanno affrontato e hanno comunicato tra loro
sui grandi temi della vita, solitudine, malattia, morte, separazione dei
genitori … Raccontando si sono presi cura di sé e l’altro/altra che
rispondeva altrettanto si prendeva cura e la scuola intanto dimostrava
di poter essere luogo nel quale la vita entra, si fa discorso, diviene
sapere.
La cura consente poi di leggere e interpretare anche le differenze di
genere, in forme non ideologiche né stereotipate: ne è esempio il
lavoro di osservazione sui docenti maschi e sulle docenti. È
veramente straordinario quanto le studentesse e gli studenti hanno
saputo trarre dalle loro osservazioni, quanto vengano confermati
molti stereotipi e quanto vengano tramandati dai comportamenti
5
degli/delle insegnanti nelle classi. Tutto questo, come il resto peraltro,
meriterebbe proseguimento, riflessione, condivisione.
E, infine, ma il mio sguardo è stato inevitabilmente rapido, i testi
teatrali, molto belli, non rituali mi sono apparsi, ma sentiti. E la cura
allora viene messa in scena, la cura diviene curativa nel momento in
cui l’azione scenica, le parole e i dialoghi trovano risonanza e si
rispecchiano nel sentire altrui.
Non mi resta ora che salutarvi, ringraziare tutte e tutti per il grande
lavoro fatto e pensare – me lo auguro proprio – che tutto questo non
si fermi, ma prosegua e poterci così tra qualche mese ancora
incontrare e procedere insieme nel nostro lavoro di cura.
Barbara
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LA CURA DI SÉ E DEGLI ALTRI ATTRAVERSO LE DIFFERENZE DI GENERE
I.P.I.A.L.L.
STRADIVARI”
TEMA
CENTRALE
PROGETTO
DEL La
cura
di
attraverso
l’abbigliamento
“A. I.P.S. “L. EINAUDI”
sé
Breve descrizione della Il disagio e il benessere.
tematica che si intende Etica
ed
estetica
affrontare
dell’abbigliamento.
Ricerche e riflessioni
legate al mondo della
moda.
L’evoluzione
del
concetto di genere
attraverso il tempo, le
generazioni e le mode.
8
I.T.I.S.
TORRIANI”
“J. Liceo “S. ANGUISSOLA”
Ridefinire
le La
cura
di
sé La differenza di genere
professioni
legate attraverso
il attraverso
l’educazione
all'esercizio
delle linguaggio del corpo
alimentare e la cura di sé
responsabilità di cura
Da un’analisi storico
inter/culturale
della
“cura”
all’analisi
personale delle forme
di cura ricevute per
pro-muovere
l’apprendimento
di
forme
di
cura
professionali
corrette. Ridefinire le
professioni
legate
all'esercizio
di cura
per promuovere nuove
forme di imprenditoria
sociale
collegate ai
servizi
alla
persona
necessari in una società
multiculturale a forte
tasso
di
invecchiamento.
Riflettere sulla identità
di genere, oltre gli
stereotipi
del
femminile” e maschile”,
attraverso la riscoperta
della corporeità.
Il tema dell’identità di
genere viene affrontato
coinvolgendo
l’intera
corporeità e ricorrendo
a diversi linguaggi: non
solo
al
linguaggio
verbale, ma anche ai
linguaggi non verbali
come
la
musica,
l’immagine, il gesto, la
spazialità.
L’ipotesi di ricerca prende in
esame
il
livello
di
consapevolezza
dei/lle
adolescenti in materia di
educazione
alimentare,
all’interno della più vasta
cura del proprio corpo:
dall’essere
“nutriti”
all’assunzione
di
responsabilità del “farsi carico
di sé”, nel progetto di
costruzione dell’identità di
genere.
I.P.I.A.L.L.
STRADIVARI”
TEMA
CENTRALE
PROGETTO
DEL La
cura
di
attraverso
l’abbigliamento
Cambiamenti
che
intendono promuovere
9
“A. I.P.S. “L. EINAUDI”
sé
si Partendo dalla consapevolezza che il modo di
vestire condiziona il
giudizio degli altri sul
singolo/a,
che
l’abbigliamento
“griffato” di-venta un
“valore” o un “non
valore”
fonte
di
aggregazioni e divisioni
nel gruppo, il progetto
si propone di:
- Confrontare
linguaggi,
comportamenti,
mode
ed
abbigliamenti
fra
generazioni e generi
I.T.I.S.
TORRIANI”
“J. Liceo “S. ANGUISSOLA”
Ridefinire
le La
cura
di
sé La differenza di genere
professioni
legate attraverso
il attraverso
l’educazione
all'esercizio
delle linguaggio del corpo
alimentare e la cura di sé
responsabilità di cura
Fare
acquisire
strumenti di analisi e
riflessione critica sul
proprio
modello
di
essere donne e uomini
che si stanno formando
nell’ambito
di
professioni di cura:
- Promuovere un apprendimento
ancorato
alle
emozioni vissute e
alle azioni esperite
-
-
Riconoscere
gli
stereo-tipi di genere
e
valorizzare
le differenze
e
le
uguaglianze
-
Analizzare
i
condiziona-menti
sociali sul gruppo e
sulla moda
Educare
alla
formazione
di
personalità autonome,
maschili e femminili, in
grado di relazionarsi
nella scuola e nel
mondo
del
lavoro
attraverso
l’acquisizione
e
l’armonizzazione:
− delle
dimensioni:
cognitiva,
emotiva,
attiva
Rilevare modelli di
− delle relazioni: con
cura
maschili
e
sé, con l’altro, con
femminili attraverso
una
lettura
e
l’ambiente
scrittura critica e
− dei
linguaggi:
riflessiva
verbali e non verbali
Analizzare gli atteggiamenti i gesti le
parole, le attese, i
silenzi che la cura e
il prendersi cura
implicano per noi e
per gli altri
Avviare
al
confronto
ineluttabile con l’alterità, (in
questo
caso
il
corpo
“immaginato”, il maschile, il
mercato),
attraverso
la
lettura degli stati emotivi
legati alla propria sensibilità
di genere:
- educare alla pratica della
cura di
sé attraverso il
farsi carico in prima
persona
della
propria
alimentazione,
della
“costru-zione”
e
del
modellamento del corpo,
della scelta di un progetto
di vita
-
acquisire competenze
di
decodifica
dei
messaggi pubblicitari e
degli stereotipi legati al
genere, alla salute, al
cibo, per vivere il corpo
femminile al di fuori del
modello imposto e per
avvicinarsi
alla
molteplicità
delle
espressioni
e
delle
-
I.P.I.A.L.L.
STRADIVARI”
TEMA
CENTRALE
PROGETTO
produzione finale
DEL La
cura
di
attraverso
l’abbigliamento.
“A. I.P.S. “L. EINAUDI”
sé
Progettazione e realizzazione di modelli e
abiti per le nuove
generazioni
Organizzazione
sfilata
Liceo S.ANGUISSOLA
ridefinire
le La
cura
di
sé La differenza di genere
professioni
legate attraverso
il attraverso
l’educazione
all'esercizio
delle linguaggio del corpo
alimentare e la cura di sé.
responsabilità di cura
Scritture
autobiografiche
sulle
cure ricevute e date
(diari
dei
tirocini,
scritture dei genitori)
Scritture
Presentazione degli esiti delautobiografiche
sulle l’intervista
cure ricevute e date
Spot pubblicitari:
Presentazione
del
- raccolta
di
semplici
della
progetto
in
Power
pensieri, sms, aforismi da
Presentazione
delle Point e/o ipertesto
collocare
su
adesivi,
tappe più significative
cartoncini d’auguri
del percorso in Power Sitografia ragionata su
Point
identità di genere e
stereotipi maschili e
La cura fotografata
femminili
Costruzione
di
“etichette”: gli slogan
della cura
10
I.T.I.S “J. TORRIANI”
forme delle pratiche di
cura
(con attenzione
all’alimenta- zione) in
età infantile
(ruolo
della madre e del
padre)
scrittura autobiografica
dei
comportamenti
alimentari
in
età
adolescenziale (il cibo
“scelto” e i luoghi
dell’alimentazione)
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LE TAPPE DEL PERCORSO PROGETTUALE in rete
La formazione
Primo incontro a Roma
Dai gruppi di lavoro emergono domande, riflessioni, proposte attive.
1. orientamento formativo di genere
Le scelte relative ai percorsi scolastici e lavorativi sono segnate dal genere.
Perché ancora oggi alcuni percorsi di formazione sono prettamente femminili
(in particolare quelli legati alla cura) e l’ambito tecnico scientifico è frequentato
da una minoranza delle donne sia nell’ambito scolastico sia in quello
lavorativo? Quale orientamento può rendere più libere le ragazze dagli
stereotipi e avvicinarle ad ambiti non tradizionalmente abitati dal genere
femminile? Quale ruolo ha la famiglia? Quale ruolo giocano le altre agenzie
educative e i mass media?
2. formazione docenti ai temi di genere
Quali approcci usare per la formazione dei docenti? In che modo portare i/le
docenti ad acquisire una diversa consapevolezza del loro essere donne e
uomini nella scuola? Come arrivare a una capacità autoriflessiva che ponga
uno sguardo esterno su di sé e faccia ritrovare nuovi significati attraverso la
lettura della differenza?
3. la costruzione delle reti
La costruzione delle reti è fondamentale per affrontare il discorso delle pari
opportunità. L’ideale è costruire reti fisse che si fondano su finalità condivise e
possono lavorare non in modo occasionale ma continuo su diversi temi che si
ritrovano uniti nelle finalità generali (non generiche). Si auspica la costruzione
di reti fisse utilizzabili per l’attuazione di progetti diversi
4. le metodologie per la diffusione della cultura di genere
Attenzione al linguaggio, alla comunicazione non verbale, ma anche uno
sguardo attento al contesto nel quale vogliamo intervenire per diffondere la
cultura di genere (es. analizzare i videogames utilizzati dagli adolescenti può
essere interessante perchéle strategie di battaglie utilizzate si fondano su
specifici approcci mentali maschili)
In plenaria, sono emerse alcune riflessioni interessanti:
• la didattica delle discipline: esiste una connessione tra la didattica della
scienza (l’assenza di collaborazione e la prevalenza di un lavoro
individuale che non richiede confronto collaborativo, la mancanza di
continui riferimenti alla dimensione applicativa, il linguaggio, la CNV …) e
l’autoesclusione delle ragazze ?
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• può essere interessante una riflessione sugli stili d’insegnamento che
sulle stesse discipline hanno i e le docenti? Facile pratica da attuare con
osservazione e confronto
• esiste uno stile cognitivo e di apprendimento che possiamo definire di
genere? Si può verificare nelle classi chiedendo ai ragazzi e alle ragazze
quando è avvenuta la comprensione dei contenuti, che cosa ha agevolato
l’acquisizione delle informazioni, che cosa ha semplificato le procedure,
quale linguaggio è risultato più diretto
• il metodo autobiografico è stato scelto da molti Istituti, ma pochi l’hanno
identificato con una metodologia precisa confondendolo con quello
biografico (presentare modelli di donne, es. biografie di scienziate). Più
volte la prof.ssa Barbara Mapelli ha richiamato al recupero del metodo
autobiografico senza confusioni e alla sua irrinunciabilità
• la revisione curricolare in chiave di genere non significa inserire nell’ora
di diritto la storia dei diritti delle donne, nell’ora di storia
l’approfondimento sulle suffragette, nell’ora di matematica la
presentazione della studiosa geniale ma dimenticata, nell’ora d’italiano
letture di poetesse o scrittrici. Significa molto di più: analizzare il
linguaggio utilizzato, gli obiettivi che ci poniamo, le metodologie, le
attenzioni, le scelte …
• gli interventi non devono restare nella scuola, ma devono uscire nel
territorio, nel mondo del lavoro, nella realtà istituzionale, devono
incontrare le famiglie e gli altri ordini di scuole
• tutti i gruppi hanno evidenziato la necessità di un percorso che porti le
studentesse e gli studenti a una consapevolezza di sé, libera da stereotipi
(vedi metodo autobiografico)
• importante per un orientamento di genere il confronto con modelli diversi
non dimenticando mai che i primi modelli siamo noi, docenti spesso
donne
• i prodotti finali spesso sono pubblicazioni, interessante è coinvolgere i
ragazzi anche nelle diverse fasi della costruzione della pubblicazione
Intervento di Barbara Mapelli (docente di Pedagogia delle differenze di
genere presso l’Università Bicocca di Milano )
Durante il primo incontro di coordinamento Roma la prof.ssa Barbara Mapelli
interviene sottolineando alcuni aspetti rilevanti del progetto. Di seguito
vengono trascritti alcuni passaggi dell’intervento.
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1. I progetti che realizzano una diversa attenzione all’educazione di genere
servono per ridare un senso diverso alla scuola
Noi viviamo nella scuola dell’emergenza e l’emergenza non permette
un’azione educativa efficace. La scuola, che dovrebbe essere il luogo della
riflessività, è invece il luogo dell’emergenza, nel quale diventa difficile
pensarsi e riprogettarsi. Non c’è più il tempo del sapere, della costruzione
del sapere e dei saperi (di genere).
2. Le culture di genere sono le culture DELL’EVIDENZA INVISIBILE
Il mondo è formato da uomini e donne, questa differenza è evidente nella
quotidianità, ma nella nostra società la cultura della neutralità è prevalente.
Questa entra prepotentemente nelle nostre scuole ma è un mito
disorientante perché portatore di false neutralità. LA CULTURA DELLA
NEUTRALITÀ CONVIVE CON GLI STEREOTIPI. I percorsi scolastici sono
caratterizzati da stereotipi.
3. Le differenze di genere sono fondative di tutte le altre differenze
Non confondiamo le differenze di genere con le altre differenze, quando ci
incontriamo la prima differenza che leggiamo è quella di genere.
4. Orientamento di genere
È importante capire cosa significa essere uomini e donne, il progetto di sé
come persona sessuata riguarda anche le/gli insegnanti. Il sesso non è un
abito che si abbandona entrando in aula. Se noi pensiamo all’orientamento
di genere non possiamo dimenticare che il primo orientamento è
l’insegnante.
L’insegnante che ha fatto un percorso di cura e di genere, che si è pensata
come donna o come uomo è un primo modello orientativo fondamentale per
gli altri, per gli studenti e le studentesse.
La relazione pedagogica sessuata è la relazione tra docenti consapevoli del
proprio genere e giovani adolescenti.
È importante sviluppare/stimolare la domanda di orientamento. Le
studentesse e gli studenti devono avere un progetto, un disegno, una trama
del proprio destino.
5. Formazione docenti sui temi di genere
Un progetto che si fonda sulla cultura di genere agisce nel profondo e
cambia i/le docenti perché costringe a non nascondersi nella neutralità
(porta alla riflessione in quanto uomini e donne nella scuola). La formazione
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passa attraverso la riflessività: conoscersi come uomini e donne che
insegnano.
6. Esiste un fraintendimento di fondo: il confondere il genere con il genere
femminile
Quando si riflette sull’educazione di genere automaticamente si pensa ad
effettuare interventi, ripensamenti, progetti sul genere femminile, il nostro
sguardo si posa sulle ragazze.
L’attenzione deve andare ad ambedue i sessi .
7. La caratteristica del genere è che è relazionale
È necessario ragionare sul genere come risorsa per ambedue i generi, in
particolare è fondamentale approfondire il punto di vista pedagogico sul
genere maschile, sviluppare il tema del maschile nella scuola.
8. Le reti
Interessante diventa sviluppare le tematiche in oggetto attraverso reti che
operano in continuità e non in modo occasionale affinché il confronto si
possa sviluppare in evoluzione coinvolgendo anche enti e associazioni del
territorio.
9. Le metodologie per la diffusione delle culture di genere
Le metodologie da utilizzare si fondano sulla pedagogia narrativa, l’uso di un
linguaggio sessuato (interessante utilizzare i media analizzandone il
linguaggio, le etiche/non etiche emergenti), l’uso di un linguaggio narrativo
che dia voce ai luoghi dove si parlano soggetti sessuati.
Nella scuola l’intervento passa attraverso le discipline, l’analisi delle
modalità di trasmissione dei contenuti disciplinari e l’approfondimento dei
contenuti stessi.
10.
Quali stili cognitivi, di apprendimento sono privilegiati?
È necessario porsi questo interrogativo per modificare la didattica e
l’orientamento di genere.
Incontri con Barbara Mapelli
Durante l’anno scolastico la rete delle scuole ha organizzato tre incontri con la
prof.ssa Barbara Mapelli per affrontare le seguenti tematiche:
•
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evoluzione del concetto di genere attraverso il tempo, le generazioni, i
simboli
•
la cura di sé e la cura degli altri, il processo di cura nella costruzione del
sé
•
come leggere gli stereotipi e uscire dal condizionamento
•
la cura e il corpo approfondimenti sul vissuto maschile e femminile del
corpo nell’ottica della cura di sé e degli altri
Duranti gli incontri sono state approfondite le seguenti tematiche:
Il genere
È una categoria interpretativa culturale che si lega al cambiamento e all’ambito
relazionale. Per categoria culturale s’intende la costruzione della percezione di
sé come donna o uomo.
Questa costruzione è stratificata perché si ottiene partendo dalle aspettative
sociali sull’essere uomo o donna, questo s’innesta sia sul dato biologico, sia
sulle aspettative genitoriali che a loro volta costituiscono una limitazione della
“libertà di essere“ uomini o donne”.
Il cambiamento
Le relazioni tra uomini e donne e le rispettive identità sono cambiate come i
loro significati. Il cambiamento della donna ha provocato il cambiamento
dell’uomo e la crisi della sua mascolinità, quest’ultima resa visibile dalla ricerca
continua di una identificazione virile e di una nuova appartenenza.
Pedagogia di genere
Nella pedagogia tradizionale non esistono i sessi, c’è ignoranza della cura e del
corpo. Educare al genere significa, invece, accompagnare consapevolmente la
costruzione della propria identità sessuale. Il sapere e l’accettare di essere
donna aiuta a capirsi, a comprendere, ripercorrere la storia delle donne della
propria famiglia e delle donne in genere e a rivalutare le attività che hanno
costruito il “sapere femminile”. Il linguaggio riflette la condizione femminile che
è sempre stato in ombra. Prestare attenzione al linguaggio significa restituire
spessore alle differenze di genere. C’è molta rigidità nell’identificare i
comportamenti maschili e femminili, mentre la cultura si definisce come
neutra. Porre questa “criticità-paradosso” alle classi stimola la discussione:
l’insegnamento è una professione maschile o femminile? Se la scuola non fa
pedagogia di genere conferma e rafforza gli stereotipi della cultura. Nella
scuola è necessario costruire un percorso disciplinare sulla cura offrendo
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modelli, sgretolando stereotipi, riflettendo su un modello culturale di genere
che ci pervade, fondato sulla distanza e non sulla cura.
Genere come cura di sé e dei docenti
È necessario effettuare un percorso personale sul proprio essere donna o uomo
per poter educare al genere gli alunni e le alunne. Questo percorso, di cura di
sé, deve attraversare la propria storia, quella genitoriale/parentale e/o indagare
su quali sono i compiti gravosi di genere. Ciò permette di comprendere:
a. come è cambiato il percepirsi donne o uomini nella propria storia
b. quanto si è cambiati/e e
cambiamenti negli/le alunni/e
poter,
di
conseguenza,
riconoscere
i
c. quanto è importante presentarsi agli alunni e alle alunne nella propria
parzialità intesa come riconoscimento di possesso di un sapere parziale
derivato da una continua ricerca e dal cambiamento
d. come si condiziona il cambiamento negli/le alunni/e con il proprio
cambiamento
Culture del corpo
a. la base della separazione dei ruoli e dei compiti è sintetizzabile in: la
donna è corporeità e materia, mentre l’uomo è spiritualità e intelligenza
(Aristotele)
b. corpi di genere: la donna ha un rapporto complesso con il proprio corpo
(esibizione, malattie alimentari, paura dell’invecchiamento). L’uomo è
passato dal corpo-strumento al corpo da esibire e curare. Queste non
sono rappresentazioni corporali ma culturali
c. il corpo è il confine del nostro io che ci consente di entrare in relazione
con l’altro. Nella scuola non c’è spazio per il corpo
Confusione tra pari opportunità e culture di genere
Le
culture di genere non si muovono in direzione di parità, ma di
valorizzazione delle differenze, dello sviluppo delle potenzialità, della
crescita di uomini e donne. Solo la cultura di genere può sviluppare ciò che
desidero (che donna voglio essere, che tipo di lavoro voglio fare, che tipo di
relazione sessuata voglio impostare).
I saperi della cura
Solo i “gesti di cura” possono diventare strumento di rivoluzione se vengono
problematizzati dagli uomini e dalle donne. Questa analisi permette di
trasformare e trasmettere il sapere della cura acquisito nel proprio vissuto.
Il sapere può così essere ri-acquisito e ri-trasmesso in modo sempre più
arricchito. Se la cura è vista in contrapposizione alla cultura, condiziona le
17
scelte professionali ponendo l’uomo lontano dalla professione docente nei
livelli inferiori e la donna lontana dalle professioni tecnico-scientifiche.
ISTITUTO PROFESSIONALE di Stato “ L. Einaudi”
Obiettivi della ricerca
18
•
analizzare i luoghi (famiglia, scuola) dove si realizza la costruzione
dell’identità di genere
•
analizzare i modi con cui il genere, ossia il modello culturale che definisce
il nostro essere donne o uomini, viene trasmesso nei processi formativi
•
trovare un percorso di lettura che restituisca una riflessione sulle
tematiche del genere maschile:
o in particolare indagare sulla contraddizione presente nella nostra
società
che
ripropone
modelli
gerarchici
misogini
e
contemporaneamente messaggi diversi soprattutto legati al corpo
(la sua cura, il suo uso come territorio di comunicazione)
•
approfondire la tematica della cura con attenzione al genere :
o dalla cura ricevuta alle forme di cura apprese e attuate in contesti
informali
o l’apprendimento della cura professionale
o criticità, incompatibilità,
informale e professionale
coniugazione
tra
l’agito
della
cura
Le studentesse e i pochi studenti dell’I.P.S. Einaudi che hanno partecipano al
progetto e che frequentano il corso di Operatore-Tecnico dei Servizi Sociali,
hanno assistito al convegno organizzato dalla Provincia di Cremona “Di chi è
la cura? lo sguardo sanitario e sociale della cura”, in seguito hanno utilizzato
come input alcuni interventi per riflettere sulle proprie scelte di genere, sui
diversi significati di cura, sulla differenza tra la cura agita negli ambiti privati e
la cura esercitata nella dimensione professionale.
Alcuni interventi hanno sottolineato i diversi aspetti, significati della cura.
La cura viene analizzata dal punto di vista organizzativo di gestione del
territorio, si nominano i soggetti a cui è delegata la cura e i luoghi ad essa
deputati; la cura è delle donne, nelle famiglie, nelle istituzioni, nei luoghi privati
e pubblici.
La cura viene letta a partire dalle situazioni di dolore: il primo passo della cura
consiste nel- l’affrontare quei dolori minimi necessari per superare dolori più
grandi. Curare il dolore significa prendere atto che esiste, non rifuggirlo. La
cura è andare verso, incontrare, andare incontro. La cura vale il dolore che
cerca di togliere.
La cura si attua nella relazione e contiene: cultura, dignità, rispetto, fiducia,
patto, riconoscimento, empatia.
Per curare bisogna stare “di fronte a”, ovvero andare verso-incontro, incontrare
(avvicinamento empatico)
Le parole chiave per attuare la cura sono:
PATTO: per rendere possibile la cura è necessario un patto dove il curato deve
essere garante di se stesso nei confronti del curante che ha un vantaggio: non
è invaso dal dolore
19
RICONOSCIMENTO: ha una base filogenetica (es. cucciolo – madre). Là dove
manca il riconoscimento la relazione diventa essa stessa dolore (l’altro si sente
misconosciuto perché, per es. gli vengono attribuiti parole e pensieri che non
riconosce come propri). Si basa, quindi, sull’ascolto vero (emozioni, desideri,
pensieri, …)
EMPATIA: non significa essere quella persona, ma entrare in quella passione.
Non coincide con l’identificazione che annulla l’altro, ma con la proposizione
delle proprie differenze individuali e di ruolo nell’azione di cura
FIDUCIA: sta alla base delle relazioni sociali, non è solo presenza psichica
consapevole e personale. Senza “affidamento” anche le cure farmacologiche
non hanno effetto. Nel momento del dolore la fiducia va coltivata, educata alla
e nella cura attraverso una riproposizione dei meccanismi fondamentali umani
(piccole attenzioni quotidiane nella relazione). Diventa necessaria una
formazione specifica al prestare attenzione ai desideri, pensieri, gesti
RISPETTO: sta alla base dell’incontro con l’altro, nella giusta distanza, nella
conoscenza della sua storia
Partendo da questo intervento vengono proposte le seguenti attività alle
studentesse e agli studenti dell’ istituto Einaudi e dell’Istituto Tecnico J. Torriani
(caratterizzato da una maggiore componente maschile)
ATTIVITÀ
Obiettivo: far acquisire strumenti di analisi e riflessione critica sul proprio
modello di essere donne o uomini che si formano nell’ambito di professioni di
cura partendo dal proprio vissuto
20
1. La cura nella storia in Europa dai primi secoli d.C ad oggi
La cura nella visione cristiana coincide con la carità verso i poveri che diviene
per il cristianesimo un segno distintivo. La Chiesa considera i poveri il banco di
prova dell’amore di Dio. La povertà non è solo una condizione materiale
involontaria che il buon cristiano deve preoccuparsi di alleviare ma è anche
una dimensione volontaria dell’esistenza che apre la strada alla perfezione
evangelica.
Nel Medioevo gli Stati assumono le prime iniziative in campo assistenziale, che
un tempo erano riservate alla sola Chiesa. Nel Medioevo sorgono istituzioni,
come gli ospedali, anche se presentano caratteristiche molto diverse da quelli
attuali.
Qualche precedente di una pubblica assistenza si può trovare già nell’Impero
romano: gli Imperatori Nerva (96-98) e Traiano (98-117) crearono le istituzioni
alimentari con lo scopo di distribuire aiuti ai bimbi delle famiglie povere e agli
orfani.
Nell’Alto Medioevo sono i Monasteri ad assistere i poveri. La povertà appare
una condizione degradante per l’uomo e alcuni sostengono che è la madre di
molti vizi. In campagna il povero era inserito nella comunità contadina e la
solidarietà del villaggio, del monastero o della parrocchia alleviavano la sua
miseria. In città diventa un fenomeno di massa e si sviluppano fondazioni
caritative soprattutto ecclesiastiche.
Il Trecento rappresentò uno spartiacque. Fu infatti un periodo caratterizzato da
carestie, crisi economiche, guerre continue. La povertà assume aspetti nuovi,
dipende sempre più spesso dalla precarietà del mondo del lavoro. Molti
rimangono senza occupazione e sono costretti ad affidarsi alle elemosine dei
privati o alla pubblica beneficenza. Aumenta la povertà nascono nuovi poveri
(contadini che perdono la terra, piccoli artigiani indebitati, lavoratori salariati o
stagionali, anziani che non hanno più la forza di lavorare) che vanno a
sommarsi ai mendicanti a tempo pieno (ciechi, storpi, lebbrosi) e non sono
distinguibili dai fuorilegge (falsi poveri, briganti, ladri). Si diffonde nei loro
confronti una forte diffidenza e si chiede l’intervento dell’autorità pubblica.
La povertà è divenuta un pericolo per la società.
Il Cinquecento: il nuovo ruolo degli Stati e le prime forme di una politica
sociale. Si organizza l’assistenza ponendola il più possibile sotto il controllo
della Pubblica Amministrazione: si devono censire i poveri e quelli che possono
lavorare devono essere impiegati anche in lavori di pubblica utilità, mentre
vanno sostenuti e nutriti solo quelli anziani, malati invalidi. Si ricorre sempre
più spesso a una imposta il cui pagamento è obbligatorio. Si emanano anche
21
leggi che proibiscono la mendicità e perfino l’elemosina fatta in pubblico. In
Inghilterra, che è all’avanguardia nella organizzazione dell’assistenza, si arriva
a frustare chi è recidivo nel reato di mendicare o addirittura si arriva alla pena
di morte.
Il Seicento: si passa dall’assistenza alla reclusione dei poveri. Michel Foucault
parla di “grande reclusione”. Gli Istituti sono un po’ prigioni, un po’ opifici,
scuole e conventi. La vita comune è minuziosamente organizzata: si lavora, si
prega, si riceve una prima istruzione, si apprende un mestiere. La
giustificazione della reclusione avviene sia in chiave cristiana (vantaggio per i
poveri) sia in chiave laica ed economica: il lavoro dei poveri contribuisce alla
crescita dell’economia del Paese e si riduce il pericolo di contagio e di malattie
epidemiche.
Il Settecento: filantropia (amore per l’uomo) e secolarizzazione dell’assistenza.
Si deve condurre una battaglia contro l’arretratezza delle strutture sociali e
svolgere una azione educativa che elevi gli uomini dalla condizione di
inferiorità in cui si trovano. L’assistenza deve essere affidata solo allo Stato,
viene sottratta agli enti della Chiesa. Repressione della mendicità, poveri
reclusi negli ospedali generali, rieducare i poveri al lavoro dando una
rudimentale preparazione professionale.
L’Ottocento: nel primo Ottocento si afferma in Europa la cultura liberale.
Presupposto del liberalismo è il riconoscimento del valore della libertà
individuale (art.4 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 26
agosto 1789) e lo Stato non deve contrastare lo svolgimento spontaneo della
vita economica e sociale: i privati devono occuparsi dei poveri. Concedere
sussidi ai disoccupati significa sottrarre braccia dal mercato del lavoro,
alterando il normale corso della domanda e dell’offerta. Nel 1834 in Inghilterra
la nuova legge sui poveri abolisce tutti i sussidi in denaro o in natura in
precedenza previsti e mantiene per i poveri la possibilità di entrare negli ospizi.
Si deve evitare che grazie al sussidio la condizione del povero assistito diventi
migliore di quella del lavoratore più umile perché diventerebbe un premio
all’indolenza e al vizio. Ai nuovi poveri generati dalla industrializzazione e
dall’economia capitalistica un economista e filosofo tedesco, Karl Marx, dà il
nome di proletari. Comincia la storia del movimento socialista europeo.
Seconda metà Ottocento: grazie soprattutto alla pressione delle organizzazioni
operaie gli Stati europei intraprendono una politica sociale: lo Stato non
abbandona il cittadino a se stesso o alle crude leggi dell’economia ma si
22
preoccupa di fornirgli i mezzi per soddisfare i bisogni essenziali (vita, salute,
casa, istruzione). Welfare State = Stato del benessere.
In Italia nel periodo successivo all’Unità (1861) lo Stato liberale non si assume
responsabilità dirette in campo sociale delegando i compiti assistenziali alle
Opere pie (fondazioni della Chiesa) e quelli previdenziali alle Società di Mutuo
soccorso (associazioni di lavoratori che si riallacciano alla tradizione delle
corporazioni di mestiere). Alla fine del XIX secolo lo Stato italiano vara le prime
forme di assicurazione sociale obbligatoria e di legislazione del lavoro. Legge
Minghetti 1886: sancisce il divieto di lavoro in opifici e cave ai fanciulli al di
sotto dei 9 anni (età limite dell’obbligo scolastico); di lavoro in miniera per i
minori di 10 anni; di lavoro notturno per i minori di 12. Risale al 1898 invece la
legge che istituisce l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro
dell’industria (nel 1902 tale assicurazione sarà estesa agli operai delle piccole
imprese edili e nel 1917 ai lavoratori agricoli).
Età giolittiana: pur disponendo di un disegno politico di alto profilo, Giolitti non
può agire che limitatamente in campo sociale a causa dell’instabilità della sua
maggioranza parlamentare e della debolezza dello Stato liberale. Va segnalata
nel 1912 la creazione del monopolio statale delle assicurazioni sulla vita con
l’istituzione dell’INA. Giolitti motiva la nascita del monopolio con la necessità di
reperire risorse da destinare alla Cassa per la vecchiaia e l’invalidità dei
lavoratori. Per avere l’assicurazione obbligatoria sulla vecchiaia i lavoratori
devono attendere il 1919.
Fascismo: la società civile perde ogni autonomia e si afferma un modello di
Stato assistenziale autoritario, finalizzato al controllo delle masse ed alla
creazione di consenso al regime. La Federazione nazionale delle società di
mutuo soccorso viene sciolta (1925); si
creano grandi Enti pubblici
previdenziali centralizzati come: INFPS (Istituto nazionale fascista per la
previdenza sociale), INFAIL (Istituto nazionale fascista assicurazione infortuni
sul lavoro) entrambi nel 1933. Tali Istituti sono sopravvissuti fino ad oggi con la
sola scomparsa della “F”. Prima ancora, nel 1925, era nata anche l’OMNI
(Opera nazionale maternità e infanzia) con lo scopo di coordinare e inquadrare
l’assistenza alle madri bisognose e all’infanzia abbandonata. Per la prima volta
le donne sono coinvolte in un servizio fornito dallo Stato con la predisposizione
di consultori per consigliare e aiutare le donne in maternità. L’assistenza resta
affidata alle IPAB (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza). Nel 1937
sorgono gli Enti Comunali di Assistenza (ECA) destinati a essere lo strumento
fondamentale dell’assistenza ai bisognosi anche dopo la caduta del fascismo.
Per quanto riguarda i settori marginali della popolazione (anziani, handicappati
fisici e psichici) la legislazione sociale del fascismo non si discosta dalle
23
precedenti, prevedendo l’internamento coatto presso istituzioni assistenziali e
carcerarie.
Quanto alla legislazione sul lavoro, si segnala il provvedimento con cui
Mussolini riduce la settimana lavorativa a quaranta ore per combattere la
disoccupazione (1934).
Secondo dopoguerra: buona parte della legislazione sociale del fascismo (ad
esempio le leggi sanitarie) passa più o meno intatta alla Repubblica. La stessa
cosa si verifica per gli Enti previdenziali che privati della “F” continuano a
sussistere. Tra i provvedimenti più significativi assunti dai governi tra la fine
degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta troviamo l’estensione della
assicurazione obbligatoria di vecchiaia ai coltivatori diretti, artigiani e
commercianti. La tendenza per quanto riguarda l’assistenza nello stesso
periodo è quella di potenziare gli Enti pubblici che elargiscono sussidi e servizi
a settori ben individuati dalla società (orfani, profughi, mutilati, invalidi).
Negli anni Settanta si costruisce il pilastro del Welfare italiano: nel campo
dell’educazione una riforma importante del centro-sinistra è la riforma della
scuola media, che introduce la media unificata elevando l’obbligo scolastico ai
quattordici anni.
1969: si approva la riforma pensionistica.
1970: Statuto dei lavoratori che stabilisce i diritti fondamentali dei dipendenti
nelle fabbriche e nelle imprese.
1971: istituzione dei primi asili nido come servizio alla collettività.
1972: cominciano a funzionare le Regioni cui spetta per legge di coordinare e
sviluppare i servizi sociali.
Nel campo assistenziale nel 1977: vengono soppressi Enti come l’ECA e le IPAB
fatti salvi quelli che svolgono attività inerenti la sfera educativo-religiosa.
1978: viene introdotto il Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.) che sostituisce le
Casse Mutue e il regime autonomo degli ospedali.
1978: legge 180 vengono aboliti i manicomi. Agli ospedali psichiatrici vengono
sostituiti i servizi territoriali predisposti dalle Regioni.
La crisi del Welfare State: matura alla fine degli anni Settanta. L’aspetto più
evidente è costituito dal problema dei costi. A dottrine economiche neoliberiste che propongono uno smantellamento del Welfare o un suo drastico
ridimensionamento limitando le protezioni sociali alla fascia più povera della
popolazione si contrappongono economisti come Keynes che ritiene
indispensabile che lo Stato sostenga lo sviluppo dell’occupazione attraverso
24
massicci investimenti, di conseguenza afferma che la costruzione del Welfare è
opportuna sia per motivi sociali che per motivi economici.
Il Welfare va riformato ma non abbattuto per non perdere soprattutto le
conquiste sociali che si sono radicate nei Paesi occidentali (difesa
dell’occupazione, diritto all’istruzione, alla salute, alla pensione). Ma quali
principi dovranno ispirare le nuove politiche sociali?
Indipendentemente dalle scelte politiche che verranno adottate non si potrà
prescindere dal rispetto per la dignità dell’uomo in quanto persona.
Tratto da “Storia dei servizi sociali” Modulo di storia settoriale per il monoennio
degli istituti professionali di Aldo Salassa Editrice La Scuola
2. Brain storming scritto e individuale sulla parola “cura”
La parola cura evoca situazioni, luoghi, emozioni differenti che vengono
sintetizzati nelle pagine seguenti. Inevitabilmente legata alla dimensione
privata e femminile, la parola cura porta con sé la fatica quotidiana e la
solitudine. La parola cura è un sostantivo femminile dall’etimologia incerta,
infatti con curiosità si riscopre un uso della parola cura commerciale.
Le ragazze collegano alla parola cura: la cura di sé, la protezione verso gli
altri, la cura dell’aspetto fisico.
I ragazzi condividono con le compagne parole come attenzione, aiuto,
impegno, ma solo loro usano parole come risoluzione, guarigione, ripresa. La
cura ha come obiettivo il superamento di uno stato di disagio, è importante
l’obiettivo, il risultato finale non il percorso.
Il percorso viene proposto anche a una classe prima: riportiamo due scritti
rappresentativi della riflessione:
Maschio: “La parola “cura” ha molti significati, è un “comune multiplo “cioè si
collega a tanti argomenti (medici, familiari, giornalisti, delle persone …) ...
curando troppo la mente senza fare esercizio fisico, si tende a stare male con
se stessi. Se invece, si cura troppo il corpo, senza pensare alla mente, si
diventa poco interessati sui fatti della vita … gli altri si curano di me, facendo
così si curano della mia testa”
Femmina: “Per cura s’intende un periodo nel quale si è ammalati o è successo
qualcosa e ricevi attenzioni dai genitori, dagli amici ... cura non ha un
significato: attenzione, protezione, prevenzione … il giorno del funerale di mio
25
zio ho sentito tutte le persone che mi volevano bene attorno a me,
prima volta mi sono sentita protetta e curata.”
Pensiero
costante
l’attenzione e
persone, corpi e cose
attento
la
per la
e
responsabilità
verso
preoccupazione
nei confronti
di altri
zelo
26
ruoli
Affanno
donna
educazione
Sollecitudine
assistenza
27
famiglia
casa
Vendere
la
cura
curabile
articoli per la cura
della casa
prodotti della cura
preparati per
la cura definitiva
la
cura
e
la
la cura della pelle
tutela
dell’utente
l’assistenza e la cura dei pazienti
la cura del punto vendita
cura
del sonno
la cura dei particolari
cura che non se ne accorga
28
casa di cura
cura del sole
preventiva
cura
la cura
delle anime
propri difetti
curare i
spazzola per la cura dei capelli
la
cura dei dettagli
a cura di giovanni
la cura
dell’esercito
la cura del patrimonio
delle proprie cose
29
aver cura
Cura:
femminile
incerta
di
sostantivo
etimologia
and
rà tutto bene
non preoccuparti
attenzione
sei cambiata
30
2. Brain storming sulla parola cura proposto ai genitori
Le risposte sono state classificate per agevolarne la lettura
Classificazione Padre
LUOGHI
Entrambi
-
ospedale
case di cura
casa
ambiente
Madre
PERSONE
-
infermieri
genitori
parenti
-
anziani
amici
figli
medici
persona
-
disabili
bambini
famiglia
AZIONI DI CURA
-
attenzione
diligenza
controllo
consigliare
sollecitare
parlare
lavoro
fiducia
-
assistere
sostenere
impegno
interesse
-
accudire
pazienza
ascolto
confortare
amore
aiuto
affetto
vicinanza
parole
INTERVENTI
-
terapia
omeopatia
riabilitazione
pulizia
-
medicine
alimentazione
CONDIZIONI CHE
RENDONO
NECESSARIA LA
CURA
-
debolezza
coraggio
stanchezza
-
malattia
bisogno
dolore
-
malessere
solitudine
limiti
AZIONI
PROMOZIONALI
-
guarigione
-
salute
divertimento
-
benessere
31
TEMPO
SENSAZIONI
VISSUTE da
cura
-
occasioni
chi
OGGETTI di CURA
-
soldi
patrimonio
-
-
momento
-
timore
sbaglio
desiderio
corpo
ANALISI:
I luoghi prevalenti si identificano con le istituzioni preposte alla sanità
Le persone richiamano la medicalizzazione della cura, con circoscrizione in
primis della cerchia familiare
Le azioni di cura evidenziano azioni differenziate per genere: i padri
prevalentemente “agiscono” mettendo in campo attenzione, controllo, consigli.
Interessante e a sostegno di quanto detto, i padri identificano la cura come un
“lavoro”. Le madri utilizzano termini che rappresentano metaforicamente “una
coperta di protezione” senza spinta all’azione ma con condivisione empatica
Gli interventi evidenziano ancora differenze di genere: i padri identificano
strumenti di tipo medico; le madri non trovano strumenti
Le condizioni che rendono necessaria la cura vengono identificate in
situazioni di fragilità. L’unica differenza: la solitudine è individuata dalle madri
mentre i padri identificano la debolezza come condizione che necessita di cura
(stereotipi?)
Le azioni promozionali si identificano nell’esclusivo superamento delle
condizioni di necessità
Il tempo ha identificato una dimensione di occasionalità della cura condivisa
dai due generi; non è una pratica intesa come stile di vita
Solo le donne descrivono le sensazioni vissute da chi cura dichiarando due
estremi emotivi: la paura del fallimento/inadeguatezza da una parte e il
desiderio di riuscita dall’altra
Curioso il collegamento che i padri fanno tra cura e soldi e patrimonio
Il corpo è presente senza differenze di genere
32
Gli
studenti e le studentesse descrivono gli atti di cura agiti
(quotidiana o straordinaria) dai genitori
F segnala che è una studentessa che descrive, se non c’è segnalazione è
uno studente, le x indicano che la risposta è stata data più volte
quotidiana
PADRE
33
nulla non lo vedo e
non lo sento (F)
nessuno
non esiste alcun
atto
di
cura
quotidiana
mi parla una volta
ogni tanto
mi dà una mano
con il computer (F)
mi chiede come è
andata a scuola (F)
si preoccupa
dell’andamento
scolastico
mi
viene
a
prendere a scuola
cucina
andiamo in giro
non mi dice mai di
no
manutenzione della
casa
viene a vedere le
gare (F)
mi accompagna a
pallavolo (F)
si
informa
sullo
sport (F)
meno
presente
rispetto a prima (F)
mi accarezza prima
ENTRAMBI
-
interessamento
sulla scuola
accompagnamento
e rientro da scuola
affetto
disponibilità
sostegno morale
paghetta
MADRE
-
-
-
preoccupa della
scuola (F)
tutto
(separata)
(F)
mi accompagna x
c’è sempre lavora
per mantenermi e
mi
aiuta
nei
problemi
cucina
xxxxxxxxxxxxxxx
pulisce xxxx xxxx
mi fa stare bene
amore
consigli x
paghetta x
ascolta
l’impossibile
passiamo molto
tempo insieme e
ci
raccontiamo
cosa facciamo
lava xxxxxxx
stira xxxxxx
fa la spesa x
interessamento
sulle amicizie
sacrificio
ascolto
somministrazione
farmaci
igiene personale
-
di andare a letto (F)
mi
sveglia
al
mattino (F)
telefonate (F)
prepara
la
colazione(F)
mantenimento (F)
prepara i pasti (F)
accompagnamento
dalle amiche e/o
nelle uscite (F)
cure mediche (F)
amore
bacio al risveglio
chiacchierare
a
tavola e confronto
nel dialogo
-
comprensione
cura episodica
PADRE
-
-
-
34
mi
ha
accompagnato
a
Boario Terme ed è
rimasto
in
giro
dalle 11.00 alle
17.00
solo
per
permettermi
di
stare con il mio
ragazzo (F)
nessuno
compra qualcosa
guida
uscire
qualche
sabato sera
mi
ha
accompagnato ai
campionati
rinunciando ad un
appuntamento (F)
mi aiuta
se ho
difficoltà a scuola
(F)
mi ascolta se ho
subito
ingiusti
rimproveri da mia
madre,
amici,
sorella (F)
mi
porta
a
mangiare
ENTRAMBI
-
raccomandazioni
(F)
accompagnamento
dalle amiche (F)
visite mediche e
sostegno malattia
(F)
shopping (F)
soldi x, mi dà
qualche spicciolo
MADRE
- mi
ha
accompagnato
a
Brescia (F)
- mi sorprende con
qualcosa di nuovo
che non mi aspetto
- vicino nei momenti
difficili
- nulla perché mi da
tutto ogni giorno
- mi accompagna a
pallavolo (F)
- mi è stata vicina
quando
piangevo
dalla paura perché
mi ero rotta la
spalla
- mi incoraggia per i
voti (F)
- chiede se sto bene
(F)
- una volta si è
buttata
per
salvarmi
mentre
attraversavo
la
strada
- consigli (F)
- esaminare la stanza
(F)
-
paghetta xx (F)
aiuto nello studio
(F)
interessamento
per la scuola (F)
interessamento
sulle amicizie (F)
aiuto nei confronti
dei “problemi”x (F)
scuola guida (F)
discussione
sulle
regole
conforto
confidare
sentimenti
ed
emozioni
- critiche costruttive
(F)
- sostegno fisico e
morale x (F)
- igiene personale (F)
ANALISI:
Le azioni condivise sono connesse con le problematiche legate all’età delle
figlie (interessamento sulla scuola, accompagnamento dalle amiche e nelle
uscite, visite mediche e sostegno nelle malattie).
Le differenze più evidenti sono legate alle tradizionali funzioni femminili (cura
domestica).
I padri evidenziano prevalentemente azioni di controllo dei comportamenti
della figlia all’esterno dell’ambiente domestico. In famiglia emergono anche
dimensioni di affetto.
Si confermano i risultati della ricerca (la cui restituzione pubblica è stata un
momento di formazione per le studentesse e gli studenti che hanno partecipato
al progetto) curata dalla Provincia di Cremona “Fare famiglia: giovani donne tra
impegni lavorativi e relazioni significative”. Nell’ambito dell’indagine sulla
distribuzione dei ruoli e dei compiti in famiglia rivolta ad un campione di 120
donne dai 25 ai 35 anni, emerge quanto segue:
“Così come era prevedibile, alla luce dell’ampia letteratura a disposizione sul
tema, per la coorte di donne considerate la divisione dei lavori familiari risulta
marcatamente collegata al genere.
Da un primo sguardo ai dati si può dire che sembrano essere presenti alcune
attività più specificatamente legate al genere ed altre maggiormente condivise:
emerge un pesante squilibrio dell’impegno a carico della donna per le tre
principali funzioni di home care (la pulizia della casa, la preparazione dei pasti
e la cura dei figli), mentre la manutenzione della casa (piccoli lavori) e
l’espletamento di pratiche burocratiche sono affidate al partner nella
maggioranza dei casi. Per quanto riguarda le attività di gestione del denaro e le
spese per la gestione quotidiana della casa, la maggioranza delle donne
dichiara di dividere equamente i compiti con il proprio partner.
35
Pur persistendo una situazione di forte asimmetria di genere, qualche
cambiamento nell’organizzazione dei nuclei familiari sembra stia avvenendo. Il
principale cambiamento riguarda non tanto un aumento di responsabilità
esclusiva del partner per quanto riguarda i principali compiti (ed in particolar
modo i tre più “femminilizzati”), quanto la maggiore condivisione tra i partner,
con una conseguente diminuzione, nelle giovani coppie, di attività ad esclusiva
responsabilità della donna (che resta però nella maggior parte dei casi la
principale responsabile di tutte le attività legate al care).
Pur in un quadro di graduale riequilibrio dei ruoli e dei compiti domesticofamiliari all’interno della coppia, è ipotizzabile che la persistenza di asimmetrie
di genere in particolare nei compiti di cura dei figli, ma anche nella pulizia della
casa e nella preparazione dei pasti, possa essere connessa anche con la
reticenza di molte donne a cedere il proprio “potere nella sfera domestico
familiare”, oltreché, per quanto concerne la componente maschile, a un senso
di inadeguatezza nello svolgere determinati compiti di cura”.
Le
studentesse e gli studenti descrivono quelli
insegnamenti che hanno ricevuto dai genitori
PADRE
-
36
pulizia
migliorare il proprio
stile di vita
andare
bene
a
scuola
ordine
avere un carattere
forte
non arrendersi alle
difficoltà
non avere timore del
futuro
sorridere sempre
non avere rancori
ENTRAMBI
-
educazione
rispetto per gli altri
prendersi cura di sé
offrire aiuto a chi ne
ha bisogno
che
sono
gli
MADRE
-
aprirsi agli altri
affrontare ostacoli
cura
igiene
personale
cura nei confronti
degli oggetti
ANALISI
È il padre che “insegna” la maggior parte dei comportamenti “forti” da
tenere nelle relazioni: non arrendersi, non aver timore, ordine, migliorare,
pulizia …
La madre accenna un timido “affrontare ostacoli” per poi concentrarsi nella
cura nei confronti degli oggetti e dell’igiene personale
37
Viene richiesto di riconoscere e descrivere le forme di cura agite nei
confronti dei compagni e delle compagne di classe
L’indagine di tipo qualitativo è fatta su una classe mista. Ogni riga
corrisponde alla dichiarazione di una studentessa (F) o di uno studente
38
FORME DI CURA NEI CONFRONTI DEI FORME DI CURA NEI CONFRONTI
COMPAGNI
DELLE COMPAGNE
1. scherzo e li ascolto (F)
1. le aiuto ma frequento di più i
ragazzi sono meno pettegoli (F)
2. aiuto a fare i compiti (F)
2. aiuto a fare i compiti (F)
3. rispetto
3. rispetto
4. consigli
4. consigli
5. ci aiutiamo a vicenda
5. non fanno testo
6. ci aiutiamo se serve
6. niente
7. per i miei compagni di classe
sono sempre presente anche a
costo di ingoiare bocconi amari
7. per le mie compagne di classe
sono a loro disposizione ma
non come per i ragazzi
8. vorrei una classe dove nessuno
si dà fastidio e nessuno si
prende cura di nessuno
8. nessuna
bisogno
9. sono delegata di classe cerco
di risolvere i problemi (F)
9. seguo ogni problema delle mie
compagne, che sia personale o
con i compagni di classe.
Faccio in modo che non siano
tristi e che possano sfogarsi (F)
10.
li aiuto
chiedo
come
mancano (F)
10.
li aiuto se posso nello
studio (F), faccio da supporto
se hanno un problema, tiro su
il morale, chiedo come stanno
se mancano
11.
nello studio
stanno
se
aiutarsi ad ogni costo
12.
sono sicurissimo di non
aver mai avuto nessuna forma
di cura nei confronti dei miei
compagni in quanto non provo
interesse nel dialogare in modo
serio con alcuno di loro
39
cura
non
ce
n’é
11.
praticamente inesistente
dato che la classe è divisa in
branchi
12.
solo con una parlo e
l’ascolto
perché
è
molto
intelligente le altre esistono
solo come strumento per
ottenere favori
13.
si parla, si ride, ci si
racconta
13.
si parla di scuola
14.
ascoltare, aiutare quando
posso, comportamento un po’
più rigido
14.
ascoltare, aiutare quando
posso
ANALISI:
I ragazzi sono più attenti ad aiutare chi appartiene allo stesso genere, le
ragazze sembrano più disponibili, sicuramente emerge difficoltà ad avere cura
di chi non appartiene al proprio genere
6. Scrittura autobiografica: quando ho curato e quando sono stato/a
curato/a
40
In alcuni casi vengono utilizzati pseudonimi in altri viene indicato solo se
maschio e o femmina
Maschio: “Non ho impressioni, né interesse, né fatti che mi possano interessare
al compimento di questo lavoro, in quanto non mi sono mai interessato a ciò
che mi circonda, se non alle persone a cui tengo. Nella mia scuola tratto tutti
con rispetto e freddezza, non mi importa dei loro pensieri, non mi interessa ciò
che sono, per me è semplice personale che compone un’istituzione. Gli
atteggiamenti del personale della scuola rivolti nei miei confronti sono dovuti
a un loro fine, il loro lavoro. Non do peso a come mi trattano perché non mi
interessa, a me interessa solo di me stesso”.
“Credo che i miei fatti personali, siano miei fatti personali e non materiale
altrui su cui si possa discutere a piacere, nei punti elencati prima è stato un
“esame superficiale” per quanto mi riguarda e ora aprirmi a ciò che è stato il
mio passato non è nei miei interessi”.
Annakiara: “Curare ha molti significati, può essere la cura del fisico, il senso di
protezione nei confronti di chi abbiamo a cuore, curare quando qualcuno è
ammalato, curare le ferite del cuore dopo una delusione. Io sono stata curata
molte volte da mia mamma quando sono stata malata o ero triste ma anche
dai dottori in ospedale. Io aiuto quando gli altri sono in difficoltà o sono tristi”.
Yelena: “Io curo ogni volta che mi interesso ad una persona, do più attenzione
quando hanno bisogno di me o mi chiedono aiuto. Sono stata curata quando
sono stata ricoverata per l’appendicite”.
Jhonny: ... “Sono stato curato le tante volte in cui sono finito in ospedale per
vari problemi, sono stato curato dai miei genitori e dai miei parenti. Ho
curato o almeno cerco di curare quando vado a fare volontariato, perché
altrimenti di mio sono uno che cura poco se non quando serve
davvero”.
Van Helsing: “Sono stato curato quando sono andato in ospedale per delle cure
mediche. Ho curato quando ho fatto volontariato alla Caritas di Roma
fornendo un servizio e un aiuto ai poveri e ai bisognosi”.
Mr Risiw: “Sono stato curato quando ero ammalato, oppure quando ero in
difficoltà, alcuni miei amici hanno cercato di curarmi parlandomi”.
Piacere in laboratorio mi chiamano Genoveffa: “Ci sono molti episodi dove
sono stata curata. Sono andata in ospedale perché cadendo in motorino mi
sono lussata la spalla. I medici che mi hanno fatto le lastre e me l’hanno messa
a posto sono stati gentili e mi hanno tranquillizzato e non mi hanno fatto male.
Invece la cura più brutta che mi sia capitata è stata quando sono stata
ricucita. Qui i medici ridevano di me, mi hanno fatto male e ricucita malissimo.
Adesso ho un segno che rovina la mia immagine. Un altro episodio di cura
è avvenuto quando ero ammalata e i miei nonni mi curavano e stavano con me
41
nei momenti in cui i miei genitori erano al lavoro. Mi ricordo di un solo episodio
dove ho curato una persona. Mia mamma è stata operata a causa di un
fibroma. Il pomeriggio in cui è stata operata l’ho passato in ospedale di fianco a
lei, in caso avesse avuto bisogno di me. Dopo l’operazione, quando è tornata a
casa, mi sono presa cura di lei portandole tutto ciò che le serviva e facendo
quello che non poteva fare”.
Maschio: “La cura ha un significato articolato: attenzione, protezione, impegno,
preoccupazione, accuratezza, sollecitudine affettuosa, atto d’amore … la cura
deve essere del corpo e della mente in modo da avere un’armonia sia esteriore
che interiore … Durante la mia infanzia mia nonna si prendeva cura di me,
stava molto attenta a ciò che facevo e si preoccupava. Tutto quest’affetto che
aveva mia nonna nei miei confronti io lo ritengo un ostacolo ... ho passato i
primi anni che … mi sentivo rinchiuso … adesso c’è mia mamma che si prende
cura di me anche lei è troppo protettiva adesso … capisco che lo fa per il mio
bene …”
Maschio: “In effetti la cura ha un significato articolato perché varia il
significato in base al contesto in cui si usa: ad esempio maneggiare un oggetto
con cura, avere cura di una persona di cui ci si occupa … sono stato curato da
una professoressa che mi proteggeva sempre e cercava di farmi capire dove
sbagliavo … adesso ho molte preoccupazioni e sto curando una ragazza cui
voglio bene, siamo fidanzati … sto provando molte emozioni, nuove, belle,
brutte … spero di provarne ancora…”
Femmina: “Quando si parla di cura, s’intende attenzione, protezione … bisogna
curare corpo e mente, anche la malattia del corpo può essere un segnale: chi
cura solo il corpo, come le veline, poi si sente la testa vuota, chi cura solo la
mente dopo magari è brutto e non trova il partner … io ho una famiglia un po’
disastrata … io mi sono sentita curata da mia sorella che vedo come una
madre, mia madre non la vedevo spesso e mio padre alla sera era a pezzi …
mia sorella è il mio idolo … ultimamente non molto, forse perché sto crescendo
e lei mi pone molti limiti”.
42
ANALISI:
Pochi hanno accettato di raccontare. I racconti sono spesso brevi episodi. In un
caso il rifiuto è esplicito e il racconto è centrato sulla inesistenza della
cura nella scuola: chi agisce lo fa perché è un obbligo intrinseco al lavoro
da svolgere.
Chi decide di scrivere identifica la cura con una malattia o con momenti
circoscritti a episodi specifici. Generalmente sono i genitori che curano, le
ragazze e i ragazzi non riescono a vedere la cura nella relazione con i
pari. La cura è generalmente un’esperienza isolata collegata ad un
momento particolare della vita caratterizzato da una malattia, un lutto,
un abbandono, non è presente nella normalità. Chi “cura” lo fa verso i
poveri, i bisognosi, quando fa volontariato. Interessante la frase di una
ragazza che (la cura più brutta che ho avuto è stata quando …) collega
cura e dolore .
Le ultime tre narrazioni sono state fatte da studenti e studentesse di una classe
prima.
7. Ad alcune studentesse e studenti di una classe prima è stato
chiesto di riflettere sulla differenza tra il pensiero femminile e
maschile soffermandosi in particolare sui problemi delle ragazze e
dei ragazzi
Maschi:
43
•
“sì sicuramente si sentono secondo me troppo sicure di sé, non che sia
un difetto, ma a volte si sopravvalutano e pensano di essere perfette,
sono superflue e vanitose e soprattutto pettegole, si fissano sul loro
corpo, i maschi invece si sentono forti, invincibili, questo quando sono in
gruppo altrimenti sono dei semplici ragazzini, trovano sicurezza
nell’alcol”
•
“sì anche perché anche per le piccole cose si fanno decisioni molto
diverse … ad esempio le ragazze quando hanno un ragazzo sognano una
storia infinita come nei film ... i maschi invece sanno che non è eterno e
piace cambiare ragazza … a volte succede il contrario ma in quel caso è
diverso potrebbe ricevere offese pesanti da altre ragazze o ragazzi. Io
penso che le ragazze siano molto indecise … sulle decisioni da prendere,
guardano il corpo nei minimi particolari ... presumo che le ragazze
abbiano altri problemi ma non credo di saperli tutti. Penso che i problemi
maschili siano più seri … le ragazze si impegnano a scuola e la prendono
seriamente, invece noi possiamo anche metterla in secondo piano e
pensare a divertirci”
• “non c’è differenza, alcuni pensano che ci sia perché secondo loro alcuni
lavori sono esclusivamente per donne altri per uomini, fin dall’antichità si
è pensato che le donne erano inferiori ai maschi ma non è assolutamente
vero, uomini e donne sono alla pari”
Femmine:
44
•
“per me c’è differenza: il pensiero femminile non viene mai preso in
considerazione, quello maschile vale di più. Noi ragazze soffriamo di più
per le storie sentimentali e siamo quelle che pensano di più al futuro ... i
ragazzi sono incapaci … giudicano senza conoscere … non pensano
all’amore come sentimento”
•
“secondo me c’è ... ad esempio di solito è l’uomo a decidere, le ragazze
devono stare sedute in un certo modo (per evitare dei disguidi) mentre i
ragazzi si possono sedere come vogliono …(i ragazzi) fanno battute
stupide se le facciamo noi si offendono, sono più aggressivi … i ragazzi si
curano troppo sono peggio di noi … un problema delle ragazze è che
non possono uscire da sole”
•
“… le donne sono più interessate a come apparire e i maschi molte volte
sono un po’ estranei a questo mondo del come apparire. Un altro punto
dolente è nei sentimenti: la ragazza adora far uscire i propri sentimenti
invece i ragazzi non lo fanno forse perché non lo capiscono o non
vogliono capire ... i ragazzi se ti vedono in difficoltà ti dicono cose per
umiliarti e prenderti in giro. I problemi dei ragazzi sono più facili da
superare perché loro sono indifferenti al mondo ... noi li vediamo forti in
realtà sono i più fragili …”
•
“secondo me il problema delle ragazze è di essere emarginate da un
gruppo per come sono vestite e di non essere accettate da un ragazzo …
sono fissate sul corpo. Il problema dei ragazzi è il denaro”
•
“i maschi sono pieni di pregiudizi, se una ragazza si veste con i pantaloni
a vita alta è una sfigata, se si veste poco è una poco di buono ... hanno
un solo punto fisso il sesso”
•
“sì c’è sempre stata e forse ci sarà sempre perché si sentono i più forti …
il maschilismo oggi è meno frequente ma i maschi pensano di essere più
forti. Adesso le donne credono di volere il potere in famiglia, devo
ammettere che anch’io mi reputo superiore in famiglia agli uomini. Dopo
per il resto nel lavoro e di fronte alla legge siamo uguali … noi ragazze
abbiamo molti problemi perché vogliamo stare con le amiche, divertirci e
invece abbiamo la scuola che ci rovina ...”
•
“gli uomini hanno un potere sulle donne ...”
ANALISI:
Gli scritti sono molto espliciti e descrivono in modo esauriente la visione
reciproca tra i due generi
L’eccesso di attenzione al corpo viene sottolineato come caratteristica
femminile dai ragazzi e riconosciuta dalle ragazze
Entrambi i generi definiscono i propri problemi come più seri rispetto a quelli
dell’altro genere.
I ragazzi rivendicano un potere nei confronti delle ragazze, tale affermazione
è riconosciuta e criticata dalle ragazze
Le affermazioni dei ragazzi sono pervase da stereotipi
8. Seguendo
la tecnica della scrittura
proposta l’attività le “lettere incrociate”:
autobiografica
viene
a) ad ogni studente/ssa viene richiesto di scrivere, raccontando, un
episodio di richiesta di aiuto (personale o conosciuto)
b) ogni scritto viene siglato con la lettera A
c) gli scritti vengono ridistribuiti a caso; il ricevente deve rispondere
con una lettera di cura
d) le risposte vengono siglate con la lettera B
e) lettera A e conseguente risposta B vengono unite e ridistribuite a
caso
f) chi riceve lettera A e relativa risposta B, descrive ciò che ha
evocato in lui la lettura dei due scritti (ricordi, emozioni, …)
g) questi ultimi scritti vengono siglati con la lettera C
h) lettera A, B, C vengono unite e consegnate all’autore della lettera A
i) plenaria: chi vuole esprime le proprie impressioni sulle diverse
modalità di cura
45
Le lettere sono state ricostruite estrapolando frasi e analizzandone il contenuto
per rendere più agevole la lettura (F e M segnalano se femmina o maschio)
Lettera A/F
Tema
Un amore finito
“la persona con cui vivevo una favola e per cui provo un forte
sentimento non vuole più avere niente a che fare con me ... quel
sentimento che mi faceva volare le farfalle nello stomaco ... era
diventato un punto di riferimento nella mia vita.”
Come
“Sto soffrendo …”
mi sento
Cosa ho
fatto
“ho provato a parlarne con gli amici”.
“Ne ho parlato anche con mia mamma,… dice che siamo ragazzini.”
Cosa mi
aspettav
o cosa è
success
o
“ho pensato che magari lei (la madre) poteva capirmi, consigliarmi,
confortarmi e dirmi che si sarebbe risolto tutto e invece mi ha
risposto che sono tutte stupidate … Ma come? A 18 anni non si
provano sentimenti veri? Non si soffre e non si prova affetto per le
persone?”
Cosa
vorrei
“Se avessi avuto qualcuno che mi avesse confortato sarebbe stato
tutto più facile anche se non ne sono sicura. Vorrei dimenticare tutto,
ma lui è sempre nel mio cuore”.
“Quanto vorrei avere un abbraccio da qualcuno per sentire che sono
importante, per sentire l’affetto che manca. Vorrei chiudermi in
camera e piangere, ma non ci riesco, non ho più neanche una
lacrima.”
ANALISI:
Vengono utilizzati termini enfatici per descrivere la relazione. Il rapporto,
vissuto in modo totalizzante, porta alla idealizzazione e assolutizzazione della
relazione, quindi l’abbandono provoca sentimenti di inferiorità (sentire che
sono importante). La richiesta è un intervento “magico” di risoluzione totale (o
si risolve o si dimentica tutto). Emerge il bisogno di contatto fisico (abbraccio) e
riconferma di sé
Lettera B/M
Modalità “anch’io ho 18 anni e anch’io ho vissuto una storia breve, ma molto
utilizzat intensa, anch’io provavo le tue stesse emozioni, delusioni e dolori”.
a per
entrare
46
in
relazion
e
Come
“Quando ho lasciato la mia ragazza mi sentivo male, non sapevo più
mi sento cosa volevo, ero distrutto … ogni suo gesto, passo, carezze, bacio ed
ogni altra emozione che mi faceva provare, nella mia testa sono solo
momenti passati ...”
Cosa ho
fatto
“ho incominciato a riprendere totalmente a fare cazzate su cazzate,
ho ricominciato a frequentare la mia vecchia compagnia, una
compagnia un po’ particolare. Poi passata l’estate l’ho ricercata, ma
non provavo più quello che provavo prima e poi non ero convinto al
100% di quello che facevo, allora lasciavo stare. Poi lei trovò un altro
e per me restò solo un’amica e basta.”
Il futuro
“ora guardo avanti, se mi capiterà un’altra storia ci penserò, ma ora
sto bene da solo con i miei amici e amiche, con le mie cazzate, che,
se pur mi faccio del male, mi hanno aiutato a passare la mia crisi.”
Sostegn “Posso darti un consiglio? DIVERTITI, non pensare al passato, pensa a
o/rispost vivere serenamente senza problemi e paranoie”.
a
/consigli
o
ANALISI:
Identificazione immediata tramite una corrispondenza di esperienza,
descrizione delle emozioni più “lucida”. La reazione è totalmente differente,
non cerca conforto, ma mette in atto azioni
Il consiglio dimostra la distanza minimizzando il problema leggendo il dolore
vissuto come paranoia
Lettera A/F
Tema
Separazione dei genitori
Descrizione dettagliata della successione cronologica degli eventi
47
Sguardo
“io amo i miei genitori, non possono farmi questo, cosa conto io per
sull’event loro … papà ha accettato? Lui? Il mio grande uomo non può fare
o
questo”.
Come mi
sento
“Brucia ...”
Cosa ho
fatto
“piangere chiudere la porta della camera, sbatterla, chiudere fuori
quel mondo crudele che mi ha buttato addosso tutto questo,
chiudere a chiave non dare a nessuno il potere di entrare, piangere,
piangere, non mangiare, piangere, urlare, addormentarsi. Non
uscire più da quella camera se non la mattina con la voglia (non da
me) di andare a scuola, arrivare là e parlare con la mia unica fonte
di ragionamento: la mia migliore amica, lei che sa ascoltare, lei che
sta in silenzio, mi ha portato fuori dalla classe, lei che mi ha fatto
sfogare e poi, per farmi tornare anche se per un secondo il sorriso,
quelle parole che per sempre suoneranno nella mia testa: IO CI
SONO SEMPRE IO NON TI ABBANDONO IO TI VOGLIO BENE! E
abbracciarsi, un abbraccio che non finiva mai, sentirsi amata e
rientrare in classe un po’ più serena, senza la voglia di pensare
cosa sarebbe successo. Uscire da scuola, ecco che la testa
ragiona”.
Il vissuto
“Fare finta di accettare, e fare così per anni fino alla notizia che mia
madre era incinta, non accettare neanche questo ma FINGERE di
essere felice. Ed eccomi qui, mio fratello ha ormai una anno, io vivo
con mia mamma e il suo compagno, tutto sembra felice, ma l’unica
cosa che mi rende felice è vedere arrivare tutti i giorni mio papà.”
ANALISI:
Lo sguardo sull’evento è centrato su di sé, la reazione dolorosa è
accompagnata dalla volontà di razionalizzare gli eventi. Interessante la
modalità di cura utilizzata dall’amica: ascolto e silenzio e abbraccio (presenza
della relazione corporea). La maschera, fingere di essere felice, diventa lo
strumento per poter restare nel nuovo contesto
Lettera B/F
Modalità
utilizzat
a per
entrare
in
relazion
e
48
“Nella tua situazione non mi sono mai trovata. Non ti posso capire,
posso solo immaginare quello che hai passato, anche se mi fa male”.
“I miei genitori litigano spesso, quasi tutti i giorni per colpa di mia
mamma. Io che rientro in casa dopo avere passato magari una
giornata stupenda, loro lì in cucina che litigano. Se faccio qualcosa di
sbagliato se la prendono con me …”
Sostegn
o/rispost
a
/consigli
o
“Adesso magari tua mamma e tuo papà non vanno d’accordo, ma
possono trovare un punto d’incontro per il tuo bene. I tuoi genitori
hanno anche loro un cuore sono umani. Lavorano, si occupano di te,
fanno mille cose. Ed è giusto che anche i tuoi genitori siano felici!
Sicuramente a te hanno pensato. Però ora tua mamma credo sia
felice, e spero anche tuo padre …”
ANALISI:
Identificazione immediata tramite una corrispondenza di esperienza, anche se
parziale, riprendendo il racconto descrivendo eventi simili (anche nella prima
lettera una giornata felice termina con un litigio). Non viene offerto un
consiglio, ma un sostegno attraverso la descrizione di un’ottica diversa
centrata sui bisogni dei genitori. Termina con parole consolatorie
confermandole l’amore dei genitori verso di lei
Lettera A/F
Tema
Malattia e morte
Come ti
senti
“ ti senti veramente sola al mondo, non sai più dove sbattere la testa
...”
Cosa ho
fatto
“vorresti chiedere a tutti aiuto e sostegno, ma poi pensi che non a
tutti interessa come stai e, almeno io, mi vergogno a chiedere aiuto
… ho dovuto trattenere molte lacrime …”
“ho chiesto aiuto indirettamente alla mia migliore amica, che pur
usando poche parole, mi ha saputo sostenere e mi è stata vicina …
mi ha abbracciata forte e lì non ho saputo trattenere le lacrime”.
Cosa
vorrei
“sta nelle persone capire quando qualcuno sta male, anche grazie
all’empatia.”
ANALISI:
Difficoltà nel chiedere aiuto e proiezione sull’altro della presa in carico della
cura.
Emerge la solitudine nell’affrontare i biotemi, l’incapacità di agire e la tendenza
all’attesa
Lettera B/F
Modalità “… Forse proprio perché ho vissuto la tua stessa situazione …
utilizzat Anch’io nell’agosto del 2005 ho perso mio nonno ...”
a per
49
entrare
in
relazion
e
Cosa ho
fatto
“Come te io ho chiesto aiuto indirettamente e per questo infatti devo
ringraziare il mio fidanzato e le mie amiche per essermi stati vicini in
quel momento difficile.”
Inversio
ne
“Io è la prima volta che scrivo dei miei nonni, infatti in questo
momento è come se avessi ricevuto una pugnalata. Dentro la mia
mente stanno passando uno dopo l’altro tutti i momenti passati
insieme …”
ANALISI:
Identificazione e coincidenza di eventi, non ci sono consigli, ma una lunga
narrazione sui ricordi vissuti riferiti ai nonni. Chi risponde parla di sé
La lettera di richiesta di cura diventa strumento per agire una cura su di sé
Lettera A/F
Tema
Bullismo subito
Mi sono
sentita
“perseguitata”.
Cosa ho
fatto
“E io cosa faccio? Niente, abbasso la testa e incasso gli insulti senza
battere ciglio, anche perché non avendo amici che mi sopportano mi
riesce difficile reagire … Ho cercato di parlare con mia mamma ma
non è servito a niente, le avevo proposto di cambiare scuola, ma la
risposta è stata un “no” categorico.”
Come
vedo il
futuro
“Andando avanti di questo passo anche la poca autostima che mi
rimane svanirà, ormai non mi considero più, non so come cambiare
questa situazione …”
Richiest
a
“Cosa posso fare? Come reagire?”
ANALISI:
Fa una richiesta esplicita riconoscendo la propria incapacità a reagire, è
consapevole delle conseguenze e della propria fragilità. I tentativi di soluzione
50
sono stati la fuga e la delega ad altri (alla madre)
Lettera B/F
Modalità
utilizzat
a per
entrare
in
relazion
e
“La lettera di questa ragazza mi fa pensare tanto … Mi dispiace
molto per lei e lo capisco benissimo perché vuole cambiare la scuola,
sta vivendo un “incubo”. Ma la cosa che mi colpisce di più è la
società in cui vive, i ragazzi che non hanno pensato neanche un
secondo cosa vuol dire essere solo e umiliato”.
Come
“e non trovo le parole giuste per descriverti il mio dispiacere”.
mi sento
Sostegn
o/rispost
a
/consigli
o
“Le cose si possono sistemare e migliorare, basta iniziare a reagire”.
“Secondo me ti manca un po’ di “autostima” e anche la colpa è tua e
non perché sei timida, ma perché non reagisci alle prese in giro. Fatti
rispettare e non abbassare la testa”.
ANALISI:
L’inizio segna la distanza, solo successivamente entra in rapporto diretto
salutandola
Alla domanda esplicita “come reagire” risponde esortandola a reagire,
all’affermazione “mi manca autostima” risponde sottolineando che manca di
autostima. L’impressione è che non ci sia stata la necessaria attenzione al testo
e alle richieste o l’incapacità di cogliere il dolore e di saperlo comprendere,
accogliere e restituire cambiato
Lettera A/F
Tema
Morte del padre
Come
“Nessuno mi capisce e potrà mai capire il mio dolore, ho paura. Sono
mi sento fragile, insicura e piena di dubbi, ho paura del futuro, ho terrore dei
cambiamenti, sono smarrita. Ho bisogno di parlare, di aiuto”.
51
Cosa ho
fatto
“Ho parlato con mia sorella. Mi chiudo e divento aggressiva e
allontano tutti”.
Richiest
a
“Sono io che ho qualcosa che non va?”
ANALISI:
La morte del padre risale a molti anni fa. Riscoprire un dolore ancora integro
provoca paura e dubbi sulle proprie capacità di reagire. Si evidenzia una
profonda capacità di lettura emotiva di sé. La lettera termina con una richiesta
esplicita
Lettera B/M
Modalità “Anch’io ho un’esperienza simile alla tua”. “Conosco la tua storia”.
utilizzat
a per
entrare
in
relazion
e
Cosa ho “Ho affrontato e sono andato incontro al mio” dolore subito.”
fatto
“Ho letto le cartelle cliniche, gli articoli di cronaca riguardanti il suo
incidente così non ho dubbi e rimpianti”.
Sostegn “probabilmente è imputabile al fatto che eri troppo piccola per
o/rispos soffrire … così hai richiuso questa esperienza in un cassetto per poi
ta
estrarla adesso da ragazza matura quale sei”.
/consigli
o
ANALISI:
Coglie il bisogno. Racconta la propria esperienza in modo lucido e razionale
dimostrando di saper sostenere e la aiuta a trovare una motivazione allo stato
d’animo vissuto. Restituisce inoltre un’immagine positiva e adulta alla scrivente
52
La cura professionale: la cura nei luoghi di cura, il tirocinio
Tratto dall’intervento del prof. ROMANO MADERA docente di Filosofia morale e
pratiche filosofiche Università Bicocca Milano nel seminario “Di chi è la cura?”
É la MEMORIA il meccanismo essenziale che permette la ricostruzione degli
eventi esperenziali dandone un diverso significato. Bisogna rendere fluida la
memoria perché è in grado di depositare, narrare l’esperienza partendo dal sé
che ricorda.
Tratto dall’intervento della dott.ssa CRISTINA PALMIERI Docente di Pedagogia
della disabilità e dell’integrazione Università Bicocca Milano nel seminario “Di
chi è la cura?”
La cura degli altri, l’aver cura: per una Pedagogia dei Bisogni delle
Persone
Il sapere Pedagogico è un sapere che si interroga sul “compimento” e sulla
forma dell’esistenza; ovvero si sofferma sull’analisi del come le persone si
formano a partire da ciò che è loro dato al momento della nascita:
esperienze/occasioni di dolore, malattia, passaggi evolutivi (le crisi e la
propensione/propulsione all’evoluzione)
Per costruire questo sapere è necessario rimettere in gioco il nostro modo di
prendersi cura di sé soprattutto nel momento in cui mi prendo cura dell’altro.
Come?
CURA
La cura è legittimata da
uno stato di minorità
[manca qualcosa] (del
curato
rispetto
al
curatore)
e
di
conseguenza
su
un
rapporto di potere (UP –
DOWN)
53
BISOGNO
PERSONA
Presupposti di partenza
per elargire cura:
a. Come pensiamo ai
nostri Bisogni
b. Come
interpretiamo
i
Bisogni di un altro
(Scala di Maslow):
 mancanza a cui
dare una risposta
 disagio che mette
in moto la ricerca
di soddisfazione
Alla base della ricerca
della soddisfazione di un
bisogno nell’infante c’è
l’esperienza
corporea.
Questa dimensione apre
naturalmente
alla
comunicazione
(relazione
madreinfante)
La
comunicazione
sviluppa
nell’altro,
tramite
l’azione
del
caregiver, l’acquisizione
degli
strumenti
per
potersi occupare da solo
dei propri bisogni
La
cura
è
quindi
struttura
base
della
nostra
esistenza
(Heiddeger)
Scoperta
di
una
personale
forma
di
prendersi cura, curarsi.
Questa è in costante
divenire
Mette
in
moto
le
potenzialità del Sentirsi
e del porsi Domande
Permette
di
indagare/ricercare
il
Senso (ricerca di senso
dell’esistenza)
Nasce il Desiderio inteso Nasce la Progettualità
come
la
trascrizione intesa
come
il
soggettiva del Bisogno
riconoscere le proprie
potenzialità, svilupparle,
riconoscere i propri limiti
ATTENZIONE Rischi professionali
La cura può essere esercitata in due modi:
a. anticipando liberando: cogliere attraverso l’osservazione attenta le
sfumature dell’altro che lo fanno stare meglio e permettergli di trovarle
nella relazione di cura: le piccole attenzioni che fanno il gesto perfetto
b. sostituire dominando: sostituzione all’altro; agire in situazioni di costante
54
potere
Tratto dall’intervento della dott.ssa PAOLA MARCIALIS Pedagogista
Collaboratrice Pedagogia generale Università Bicocca Milano nel seminario “Di
chi è la cura?”
Il tirocinio è un’esperienza ambigua perché mette in atto buone tecniche ma
anche il dispiacere di entrare nel meccanismo della routine della cura. Bisogna
passare dal controllo dei corpi a una esperienza significativa. Rendere conto
della materialità, ma tradurre il bisogno in desiderio.
In ogni tirocinio c’è un gesto una parola che si immette negli interstizi della
routine liberandola.
Nei tirocini i tutor incontrano operatori tecnicamente bravi ma senza gesti
significativi.
Esistono GESTI MINUTI (il colore preferito, la parola che serve a smuovere, il
profumo che risveglia …), esistono piccole e minuscole AZIONI PERFETTE che
costruiscono la CURA.
a. Racconta dei tuoi “gesti minuti” e delle tue “azioni perfette”
GESTI MINUTI - AZIONI PERFETTE
-
Mettere il cuscino sotto la testa di qualcuno senza che te lo chieda
-
Ho scritto un biglietto a tutti i miei amici con scritto quello che sento,
provo per loro, che gli voglio bene anche se a volte mi ignorano. Penso
sia bello ricevere qualcosa che ti faccia conoscere l’affetto
-
Ho cercato il coniglietto di peluche che ricordava a Matteo il profumo
della mamma riuscendo a tranquillizzarlo e a non farlo sentire
abbandonato
-
Prendere in braccio un bambino che aveva bisogno di coccole
-
Leggere la fiaba preferita
-
Ho cercato di cogliere in ogni utente quel qualcosa che lo diversificava
e che mi permetteva di riconoscerlo
b. Dai tuoi gesti di cura alla “cura professionale”. Scrivi liberamente
55
DAI TUOI GESTI DI CURA ALLA CURA PROFESSIONALE
-
Con le persone che conosco e a cui voglio bene (parenti genitori
amici ...) ho gesti di cura coinvolgenti, in ambito professionale avrò
gesti di cura che mi porteranno ad avere un distacco dalla persona e
non sarò coinvolta in modo totale sulla cura
-
La cura professionale richiede empatia e capacità di non farsi
coinvolgere troppo
-
I gesti di cura normalmente sono molto diversi da quelli professionali
questi ultimi
devono essere precisi, mirati, devono seguire
regolamenti e norme con obblighi e doveri nei confronti di sé stessi e
dei pazienti. La cura professionale rende visibile e palpabile il distacco
fra paziente e operatore. Quando la cura non è un lavoro, ma
presenta un coinvolgimento affettivo, emotivo e relazionale i piccoli
gesti diventano significativi e apprezzabili perché ci fanno sentire
considerati e importanti per qualcuno
-
La mia cura professionale coincide con la mia idea di cura. Io non
riesco a mantenere un distacco, mi piace socializzare, empatizzare,
creare un rapporto libero e senza regole, non rigido, ma felice e
semplice. Un rapporto basato sulla fiducia e sulla soddisfazione dei
bisogni per fare vivere al soggetto la propria vita nel modo più bello e
semplice possibile
Il corso di Operatore Sociale prevede un tirocinio che si svolge durante il terzo
anno. Alle studentesse e agli studenti è stato richiesto di riflettere sulla loro
esperienza.
Seguono le riflessioni delle studentesse e degli studenti coinvolti nel tirocinio
presso strutture diverse (asili nido, centri geriatrici, centri per disabili). Ad ogni
riga della tabella corrispondono le riflessioni di un/una singolo/a studente/essa.
56
57
SIGNIFICATO DELLA
PAROLA CURA
Prendersi cura delle
persone, curare il
proprio corpo, curare
un bambino e farlo
crescere …
In famiglia significa
aiutare una persona in
difficoltà, consigliare e
saper ascoltare …
La parola curare può
significare: rivolgere le
proprie cure; curarsi o
occuparsi di un
determinato problema;
aiutare; prendersi cura
di una persona come
un amico o un
familiare; può anche
voler dire voler bene
ad una persona e
stargli vicino
58
CURA IN AMBITO
PRIVATO
CURA IN AMBITO
PROFESSIONALE
I miei genitori si stanno
prendendo cura di
me ...
La cura dei propri
familiari però è diversa
dalla cura verso una
persona sconosciuta o
una vicina di casa
Ho dovuto aiutare
diverse persone come
gli amici ma anche
persone in famiglia
Durante il tirocinio
la mia cura è stata
un po’ diversa. I
bambini avevano
altri bisogni come:
essere aiutati
durante il pranzo,
essere seguiti
durante il gioco,
essere considerati,
essere curati
durante il sonno,
stare vicino a loro
quando piangono
CURA DA PARTE
DI
PROFESSIONISTI
DIFFERENZE DI
GENERE E AMBITI
PROFESSIONALI
SIGNIFICATO DELLA
PAROLA CURA
CURA IN AMBITO
PRIVATO
CURA IN AMBITO
PROFESSIONALE
Credo di aver curato
molto mio cugino
... le educatrici si
prendevano molta
cura di tutti i
bambini
Mi sono presa cura di
mia nonna quando ha
dovuto subire
un’operazione ai
tendini. Era bello il
clima famigliare che si
era creato, come un
istinto di sopravvivenza
... aiutare chi ha
... aiutavo mia mamma
bisogno di aiuto e chi si nell’accudire mia
trova in difficoltà
sorella quand’era
piccola
… quando i bimbi
erano un po’ tristi
li accoglievano tra
le braccia e gli
facevano le
coccole...
Il mio compito era
intrattenere le
persone anziane
stando con loro a
chiacchierare e
aiutandole a
colorare
far giocare i
bambini,
raccontando storie,
59
CURA DA PARTE
DI
PROFESSIONISTI
Le operatrici si
prendono cura
degli utenti dando
loro la colazione...,
gli preparano da
mangiare..., e gli
fanno compagnia
chiacchierando con
loro fino all’orario
di chiusura
DIFFERENZE DI
GENERE E AMBITI
PROFESSIONALI
Credo che le donne
abbiano più pazienza e
alcune sono più portate
per svolgere lavori come
l’educatrice del nido
Nella vita privata l’uomo
comincia ad aiutare in
casa e non per un solo
fatto culturale, ma
anche per l’ educazione
dei genitori
La differenza .... è solo
puramente etica, cioè
l’operatore può
prendersi cura solo degli
uomini mentre
l’operatrice può
prendersi cura di
entrambi i sessi
fare dei disegni …
SIGNIFICATO DELLA
PAROLA CURA
CURA IN AMBITO
PRIVATO
Prendersi cura di
persone che fanno
fatica e non possono
dirti quello che
sentono
Prendersi cura di
qualcuno in un
contesto professionale
richiede un certo livello
di preparazione e
quindi una adeguata
preparazione nel
settore in cui si opera...
60
CURA IN AMBITO
PROFESSIONALE
CURA DA PARTE
DI
PROFESSIONISTI
DIFFERENZE DI
GENERE E AMBITI
PROFESSIONALI
La maggior parte
del personale ha
svolto diversi tipi di
prestazioni...
L’uomo è emotivamente
più distaccato e agisce
con meccanicità ... Nel
maschio si nota una
certa titubanza ... è un
po’ impacciato non tanto
nello svolgimento
dell’atto di cura in sé,
quanto nel saper
relazionare
adeguatamente con la
... alla ludoteca, ...
mi capita spesso di
curare bambini con
gravi malattie, e
certe volte mi trovo
in difficoltà perché
non so dare quello
che mi chiedono
Per quanto concerne
l’ambito privato si
tratta di un contesto
più legato all’affettività
che spinge ad avere
atteggiamenti di cura
totalmente differenti.
All’interno della cerchia
dei legami affettivi,
quando qualcuno si
trova in stato di
Cura verso
un’anziana del CDA
Gli atteggiamenti
del personale
erano sempre
molto briosi e
stimolanti
bisogno è molto più
immediato l’istinto a
prestare aiuto per
vedere l’altro stare
meglio. Il legame
affettivo è un vincolo
che ti condiziona a tal
punto da non essere più
razionale nel momento
in cui l’altro si trova nel
bisogno. Si tratta, in
qualche modo, anche di
un certo egoismo di
fondo ...
61
... con ogni ospite
hanno un
atteggiamento
differente e
cercano di andare
incontro alle sue
richieste ...
persona. I maschi non
sanno comprendere
emozioni altrui ed
interpretarle in maniera
tale da elaborare una
risposta pertinente. La
donna per un ineffabile
dono di “madre natura”
o chi lo sa, è da sempre
predisposta a curare gli
altri, non per “opera di
bene”, ma grazie
all’istinto materno che la
domina ... Le donne
hanno un’acuta
sensibilità e una forte
propensione verso il
cosiddetto “indifeso”.
Non si tratta di un’azione
meccanica ma qui si va
a tirar fuori un di un
discorso più importante:
la maternità. ... le
differenze sostanziali
stanno proprio nella
natura innata dell’uomo
e della donna. ll motivo
della mia contrarietà sta
nel fatto che non è
giusto escludere a priori
la possibilità che una
donna possa eseguire
un mestiere
prettamente maschile
perché non predisposta.
La vita non è fatta di
stereotipi ma di persone
una differente dall’altra.
Le capacità lavorative di
un soggetto non le valuti
in base al suo sesso, ma
esclusivamente
conoscendo la persona
per quello che è...
SIGNIFICATO DELLA
PAROLA CURA
CURA IN AMBITO
PRIVATO
Personalmente non mi
sono mai preso cura di
nessun mio parente o
amico perché non mi si
è mai proposta una
situazione simile ... (M)
62
CURA IN AMBITO
PROFESSIONAL
E
CURA DA PARTE
DI
PROFESSIONISTI
DIFFERENZE DI
GENERE E AMBITI
PROFESSIONALI
Gli uomini non hanno la
capacità di capire
quando una persona
prova dolore
interiormente, hanno
meno pazienza delle
donne e quindi tutto
questo andrebbe a
sfavorire la persona
malata
dal punto di vista
professionale ... uomo e
donna curano allo stesso
modo
Penso che sia
differente il significato
della parola cura in
ambito privato e
professionale perché a
un parente si è più
legati e se sta male e
ha bisogno di cure
siamo coinvolti anche
emotivamente mentre
a un utente per quanto
ci possiamo affezionare
non sarà comunque la
stessa cosa
Ricordo di essermi
presa cura di mia
mamma quando ha
preso una botta molto
forte alle costole
SIGNIFICATO DELLA
PAROLA CURA
CURA IN AMBITO
PRIVATO
I miei genitori mi
Circa due settimane fa
hanno insegnato che la mio padre è stato
cura che si dà agli altri operato
non è solo un lavoro ...
ma è anche una
63
Al nido ... una volta
mi è piaciuto molto
prendermi cura di
un bambino che
continuava a
piangere perché
voleva la mamma ...
Al nido ho avuto
modo di vedere
diversi modi di
prendersi cura dei
bambini: maestre
più affettuose e
che coccolavano di
più i bambini,
mentre altre erano
più distaccate ...
penso che la
differenza sia che
alcune ci mettono
più passione
Io penso che non ci sia
differenza tra uomo e
donna nel prendersi cura
di qualcuno, dipende dal
carattere di una persona
e non dal sesso...
CURA IN AMBITO
PROFESSIONAL
E
CURA DA PARTE
DI
PROFESSIONISTI
DIFFERENZE DI
GENERE E AMBITI
PROFESSIONALI
In ambito
professionale è ben
diverso, lì devi stare
attenta a ciò che si
fa altrimenti sono
... far sentire a
proprio agio le
persone che si
sentono disagiate
Nella società di oggi
però credo che si faccia
ancora distinzione tra
uomo e donna
soprattutto in alcuni
lavori ... lavori
prettamente maschili
come il camionista, il
meccanico, il muratore
Per la donna è molto più
facile prendersi cura di
una persona, poiché in
noi c’è già un innato
senso di maternità, di
gratificazione per noi
stessi, altrimenti non
sapremo che fare in
questo mondo
pasticci
Ho curato mia mamma
quando è stata
operata ... è stata una
soddisfazione sentirsi
utili
Per me la parola cura
significa avere un
pensiero affettuoso e
premuroso nei
confronti di una o più
persone
SIGNIFICATO DELLA
PAROLA CURA
64
Ho aiutato un
utente a
mangiare ... Ho
pensato la prima
volta “che
schifo”poi l’ho fatto
Nella mia famiglia ci
sono vari modi di
prendersi cura uno
degli altri, non si tratta
solo di cure fisiche ma
anche di cure
“psicologiche”
CURA IN AMBITO
PRIVATO
CURA IN AMBITO
PROFESSIONAL
sensibilità e di dolcezza
anche se l’uomo sta
imparando a far uscire
di sé una concentrazione
di sensibilità per gli altri.
Quindi non è sempre
detto che gli uomini
sono dei “cavernicoli” ci
possono nascondere
molte sorprese
... sono molto
gentili soprattutto
la mia tutor che
provava molto
affetto per questi
utenti
La figura professionale
maschile è più severa e
svolge bene il suo lavoro
solo se ha una passione
per quello che fa
Nell’RSA ... ho
assistito a diverse
cure; quando gli
utenti avevano dei
dolori venivano
aiutati con i
farmaci, ma era
presente una
psicologa che gli
dava sostegno
Le donne sono più
portate per i lavori di
cura perché hanno più
sensibilità ed emotività
che le porta a sapersi
relazionare con più
facilità ... la figura
maschile è più proiettata
verso i lavori manuali
CURA DA PARTE
DI
DIFFERENZE DI
GENERE E AMBITI
E
PROFESSIONISTI
PROFESSIONALI
La parola “cura”
secondo me è riferita
soprattutto alle
attenzioni, ma anche
ai piccoli gesti che ogni
giorno prestiamo in
aiuto alle persone care
Mi sono presa cura di
mia nonna. Devo dire di
essermi sentita a mio
agio perché essendo un
membro della mia
famiglia avevo meno
timore e meno paura di
sbagliare qualcosa
Mi sono presa cura
in particolar modo
di qualcuno,
imboccando un
utente
... le animatrici
erano molto
affezionate agli
utenti che si
sentivano così
protetti e amati ...
Le femmine svolgono il
loro lavoro in modo più
“materno”, mentre i
maschi in modo più
professionale
La parola “CURA” è un
termine ricco di
significati a volte
controversi; se da un
lato vuol dire lavoro
fatto con impegno,
dall’altro significa
anche preoccupazione.
La cura è quel valore
che se viene
accompagnato a
un’azione lo rende
buono di qualità, la
cura è anche
interessamento e
attenzione per qualcosa
Da piccola quando
avevo 10 anni sono
caduta dalle scale, non
mi hanno lasciata da
sola nel momento in cui
avevo bisogno di un
appoggio o sostegno
psicologico
C’era una bambina
che non era tanto
curata bene da
parte dei suoi
genitori e che
veniva quasi
sempre trascurata
all’asilo nido. Infatti
io ho cercato di
manifestarle in
modo particolare il
mio affetto
Ogni educatrice
teneva i bambini
come i suoi figli
in senso che si
impegnava molto e
dava molta
attenzione a loro
Secondo me le donne
quando prendono cura di
qualsiasi cosa sono più
precise nel fare il loro
compito ... io vedo che la
donna ha più esperienza
soprattutto se è una
mamma... ma questo
non vuol dire che gli
uomini non siano bravi
anzi
65
Al giorno d’oggi
prendere cura dei figli e
della casa non è più
compito solo della
donna
SIGNIFICATO DELLA
PAROLA CURA
CURA IN AMBITO
PRIVATO
CURA IN AMBITO
PROFESSIONAL
E
CURA DA PARTE
DI
PROFESSIONISTI
DIFFERENZE DI
GENERE E AMBITI
PROFESSIONALI
Per me la parola curare
sta a significare quel
comportamento di
attenzione, affetto
verso una persona che
secondo i nostri
parametri ha bisogno
d’aiuto, anche solo di
uno sguardo, un
abbraccio, piccoli gesti
che tirano su di morale
Mi è capitato molte
volte di curare
qualcuno, in primis le
amiche in qualsiasi
ambito, sentimentale o
scolastico ...
Prendersi cura di
qualcuno (anziano,
disabile o bambino)
si riferisce a tutte le
attenzioni che
bisogna dare alle
persone che ne
hanno davvero
bisogno. Cure di tipo
affettivo, sanitarie,
igieniche, alimentari
Le
ausiliarie/infermier
e sono molto
affezionate ai loro
ospiti ... li fanno
divertire, danno
delle carezze
affettuose ...
Penso che le donne
abbiano una sensibilità
superiore a quella degli
uomini, tale da essere
particolarmente
predisposte a svolgere
lavori prettamente
sociali: infermiere,
O.S.S., maestre,
educatrici, assistenti
sociali, psicologhe. Vedo
donne anche nell’ambito
di cura estetica come
parrucchiera, estetista
Curare si usa anche in
ambito sanitario ... e
soprattutto in famiglia
sia con atteggiamenti
dolci sia con
atteggiamenti “cattivi”
ma sempre per il loro
bene
La nonna da quando è
vedova
Ho curato qualche
anziano del
centro ... li
osservavo, li aiutavo
e facevo in modo
che tutti lavorassero
... mi sentivo utile e
molto vicina agli
anziani
Gli uomini, non dico che
sono insensibili, ma
penso che non abbiano
quel tatto dolce
nell’interagire con le
persone che chiedono
aiuto
Lavoro sociale come
l’animatore, infermiere,
66
dottore … negli
stereotipi degli italiani
non si adattano al
lavoratore uomo, il vero
lavoro da uomo è
caratterizzato da lavori
manuali o di ufficio
SIGNIFICATO DELLA
PAROLA CURA
CURA IN AMBITO
PRIVATO
Cura è amore, è porre
la propria attenzione
nei confronti di
qualcuno o qualcosa, è
un impegno a
provvedere con
dedizione nel risolvere
un problema
I miei genitori alla mia
nascita, hanno preso
cura della mia identità.
Curando non solo
l’aspetto fisico ma
anche psichico, cioè
nell’apportarmi verso
gli altri in modo
corretto
Prendersi cura di una
persona che conosci
bene è molto più facile
che di una persona che
non conosci affatto
... Mia mamma in quel
momento aveva
bisogno di una “cura
familiare”, alla quale ho
partecipato, standole il
più possibile vicina
67
CURA IN AMBITO
PROFESSIONAL
E
CURA DA PARTE
DI
PROFESSIONISTI
DIFFERENZE DI
GENERE E AMBITI
PROFESSIONALI
Esiste una
particolare
attenzione ai diritti
dei disabili, sia per
quanto riguarda la
socializzazione e
l’educazione
Una ragazza
autistica piangeva,
mi sono avvicinata e
l’ho abbracciata; lei
ha accettato il mio
abbraccio ... Per
quella situazione
avevo solo una base
di amore e
La cura che gli
operatori o meglio
le operatrici hanno
nei confronti dei
loro utenti,
sicuramente loro
hanno esperienza,
teoria e pratica
Questo sentimento lo
potranno sentire anche
alcune persone di sesso
maschile, ma secondo
me non riuscirebbero a
metterlo in pratica come
una donna a pieni voti fa
tenerezza
SIGNIFICATO DELLA
PAROLA CURA
CURA IN AMBITO
PRIVATO
Per me la cura è far del Una delle persone che
bene agli altri, alla mia mi ha curato è stata
famiglia e a tutti quelli mia madre
che amo
68
CURA IN AMBITO
PROFESSIONAL
E
CURA DA PARTE
DI
PROFESSIONISTI
… non potevo
intervenire nel
lavoro
dell’operatrice
perché non avevo le
competenze per
farlo, però ho
saputo regalare un
sorriso e non essere
indifferente alle loro
problematiche. Con
questo le ho fatte
sentire ascoltate e
sostenute
… il curare non è
solo dare una
medicina a un
paziente ma è
anche saperlo
ascoltare,
regalargli un
sorriso o una
carezza e
soprattutto
rispettarlo e stargli
il più possibile
vicino.
L’operatrice ….
ritiene che il
DIFFERENZE DI
GENERE E AMBITI
PROFESSIONALI
I maschi, anche se
spesso non lo
dimostrano sono molto
bravi a prendersi cura
delle persone
nell’ambito sociofamigliare
La donna ha fatto, nella
società contemporanea,
molti progressi perché
ha iniziato a svolgere
molti lavori che erano
prettamente maschili …
Le professioni che
tuttora si tendono ad
SIGNIFICATO DELLA
PAROLA CURA
CURA IN AMBITO
PRIVATO
Per me la parola “cura”
non vuol dire solo
aiutare una persona
quando è gravemente
malata oppure quando
non sta bene, ma
esserci ogni giorno,
Un esempio della mia
vita che riassume un
episodio in cui sono
stata curata per me è il
mio arrivo in Italia
69
CURA IN AMBITO
PROFESSIONAL
E
Baby sitter a due
bambini
migliore aiuto e
miglior cura che
potesse regalare
alle persone in
difficoltà è
ascoltarle
cercando di essere
amichevole,
interessata
cosicché le
persone potessero
sfogarsi e sentirsi
bene con lei e
avere più
speranze, ma
soprattutto non
sentirsi
discriminati
attribuire ad una donna
per questioni culturali
sono quelle che
rientrano pienamente
nell’ambito sociale e
cura della persona
CURA DA PARTE
DI
PROFESSIONISTI
DIFFERENZE DI
GENERE E AMBITI
PROFESSIONALI
Mettersi alla pari
delle persone
straniere, non farle
sentire delle nullità
Uomo e Donna
ugualmente predisposti,
le differenze sono solo
culturali
Uomo: autista di
pullman, gondoliere
non solo quando si
trova in difficoltà. Le
cure sono diverse, la
mia famiglia ha
ricevuto sostegno
quando sono arrivata
in Italia
Donna: operatore sociale
Persona che mi ha
sostenuta durante un
attacco di panico
Pazienza,
tranquillità,
dolcezza,
delicatezza, e
fermezza sono le
parole che
raccontano la cura
di una animatrice
Per un fattore culturale
l’uomo è portato a
pensare di meno agli
altri, la donna è più
portata alla cura di altri.
Gli ambiti professionali che
sono considerati
prettamente maschili sono
l’elettricista, il meccanico,
l’aviatore, e anche il
governo è formato per la
maggior parte da uomini.
Quelli femminili invece
sono l’operatrice sociale,
l’animatrice in centri per
disabili o anziani,
maestra
SIGNIFICATO DELLA
PAROLA CURA
Per me la parola cura
70
CURA IN AMBITO
PRIVATO
Porre le proprie
CURA IN AMBITO
PROFESSIONAL
E
CURA DA PARTE
DI
PROFESSIONISTI
Allo stage ho
DIFFERENZE DI
GENERE E AMBITI
PROFESSIONALI
Per me le donne sono più
significa porre le
proprie attenzioni
verso le esigenze di
una persona
71
attenzioni verso le
esigenze di una persona
Nella famiglia i miei
genitori si prendono
cura di me nella
quotidianità, in modo
materiale e morale…
assistito a diversi
atti di cura; sia in
modo fisico,
quando avevano
dei dolori o delle
malattie venivano
curati con i
farmaci, sia in
modo psicologico,
perché era
presente la
psicologa che gli
dava un sostegno
o un aiuto in
determinati casi. Li
seguivano con
interesse e
premura facendo
in modo che loro si
sentissero protetti
e rassicurati
portate a prendersi cura
di
chi
ha
bisogno
specialmente sul piano
emotivo perché hanno
una maggior sensibilità e
capacità ad entrare in
empatia con loro, mentre
l’uomo è più facilitato
nello svolgere azioni di
tipo materiale o manuali
Ancora oggi, la donna è
discriminata rispetto
all’uomo, infatti ha un
guadagno minore anche
trattandosi dello stesso
lavoro
ANALISI:
La cura si impara nel contesto familiare, nel quale ci si può sperimentare senza
paura di commettere errori perché si conosce l’altro.
La cura familiare è diversa da quella professionale. Quest’ultima infatti richiede
preparazione perché lo “sconosciuto” mette a disagio, crea timore nel curatore
perché difficile è costruire la giusta distanza emotiva.
Il dare la cura ha in sé una componente egoistica perché dà gratificazione.
Viene evidenziata una differenza di genere nell’ambito professionale, ma
sembra che le ragazze rivendichino una capacità innata nel relazionarsi e
leggere le emozioni dell’altro.
La “maternità” viene richiamata per sottolineare la capacità accudente innata
e prettamente femminile che caratterizza la professionalità.
Nell’ambito della professione viene osservata una differenza di genere
operativa: gli uomini curano solo uomini, le donne entrambi i generi (nelle
RSA).
Anche se emerge ancora confusione tra ciò che è naturale e ciò che è culturale
si evidenzia nelle ragazze un incipit critico nei confronti del culturale.
La cura viene vista come valore che diventa di qualità quando è caratterizzato
dalla continuità e dai piccoli gesti.
Le parole più ricorrenti che danno significato alla cura sono:
72
-
alunne: la cura si esercita sia con atteggiamenti dolci, sia con
atteggiamenti “cattivi; la cura che si dà agli altri non è solo un lavoro;
è istintivo prestare aiuto per vedere l’altro stare meglio; è il prendersi
cura di persone che fanno fatica e non possono dirti quello che
sentono
-
operatrici: pazienza, tranquillità, dolcezza, delicatezza, e fermezza;
ascoltare cercando di essere amichevole, interessata cosicché le
persone possano sfogarsi e sentirsi bene e avere più speranze, ma
soprattutto non sentirsi discriminate
9.
La cura nella scuola. Lettura di comportamenti maschili e
femminili
La ricerca è stata effettuata presso l’I.T.I.S. J.Torrriani, scuola dove è ravvisabile
la presenza della componente maschile sia nella composizione delle classi sia
nel corpo docente. L’obiettivo che ci si pone è cogliere, attraverso una indagine
a campione su due classi, le eventuali differenze di genere legate all’esercizio
della cura da parte del personale adulto della scuola. Gli alunni vengono
supportati nel loro compito di osservazione da una griglia di lettura dei
comportamenti, sono previste anche scritture libere su fatti, impressioni,
azioni, comportamenti non verbali ecc.
Griglia di supporto
COMPORTAMENTI FORMALI
1. ingresso in aula (descrivere come avviene l’ingresso del personale adulto
specificandone il sesso e il ruolo)
2. durante la permanenza in aula: quali sono gli atteggiamenti che secondo
te rivelano un’attenzione ed una cura nei confronti degli alunni/e
(descrivere gli atteggiamenti del personale adulto specificandone il sesso
e il ruolo). Esistono differenze di comportamento nei confronti delle
alunne e degli alunni?
3. nel momento in cui sei richiamato sulle regole o su comportamenti
scorretti (descrivere gli atteggiamenti e le parole del personale adulto
specificandone il sesso e il ruolo)
4. nel momento della interrogazione e/o della valutazione (descrivere quelli
che ritieni comportamenti di cura maschili e femminili)
COMPORTAMENTI INFORMALI
1. durante l’intervallo: individuare momenti in cui ritieni che l’adulto abbia
dedicato cura nei tuoi confronti sia in base alla tua richiesta specifica, sia
su sua iniziativa
2. durante i colloqui individuali: individuare le caratteristiche del docente al
quale ti rivolgi per avere un colloquio individuale
Di seguito si riportano alcune frasi significative estrapolate dalla ricerca
indica femmina, M maschio)
(F
In rosso è evidenziato il linguaggio utilizzato per differenziare il genere, in
corsivo le differenze rilevate tra il comportamento maschile e femminile in
73
particolare sono sottolineate le differenze di linguaggio e le reazioni in
situazioni di stress, in verde le frasi significative.
NON CI SONO DIFFFERENZE PERO’…
Le differenze
•
alcuni professori mettono una valutazione a seconda della simpatia però
non ci sono differenze tra cure maschili e femminili (F)
•
non ci sono differenze, solo nei comportamenti informali i professori
maschi sono più disposti al dialogo
La valutazione
74
•
nella mia scuola non c’è molta differenza tra i due sessi, ma c’è una
eccezione: un professore, maschio, secondo me tratta in modo diverso le
ragazze. Gli esempi sono innumerevoli, mi basta pensare a quante volte
sono stato richiamato, io ragazzo, per una battuta mentre se questo
accadeva con una ragazza il professore non prendeva nessun
provvedimento, anzi rideva e scherzava anche lui. Avvenimenti del
genere sono successi anche ai miei compagni di classe, il tutto perché,
secondo me, il professore subisce il fascino delle nostre compagne di
classe e quindi si comporta in modo diverso. La stessa cosa succede
anche nei comportamenti informali. Mi è capitato di vedere il professore
in giro per i corridoi con le ragazze attorno a lui e io mi sono sempre
chiesto perché non chiacchiera in modo informale anche con noi
ragazzi ?
•
il professore maschio chiama alla lavagna e la femmina interroga dal
posto
•
le donne: a parte qualche eccezione tendono ad andare per simpatie e
per pregiudizi anche nelle valutazioni
•
l’insegnante donna: tendono a trattare meglio i maschi, ma solo quelli
che ci mettono impegno. Le femmine, sebbene di impegno ce ne
mettono, tendono a essere “disprezzate”
•
durante le interrogazioni i professori sono più seri, attenti, duri, senza
offrirti alcun aiutino; le professoresse sono invece di manica larga ma
pongono quesiti più difficoltosi e di difficile intuizione risolutiva
•
molte volte il comportamento dei professori nei confronti delle alunne è
diverso rispetto a quello degli alunni, perché le ragazze sono sempre più
giustificate e i voti vengono dati a preferenze (F)
•
più della metà dei professori (maschi e femmine) hanno un
atteggiamento “meno serio” nei confronti delle ragazze. Un professore in
particolare tratta le ragazze come se fossero tutte deboli e incapaci
•
alcuni prof maschi preferiscono le femmine con i voti
•
il comportamento varia a seconda delle materie e a causa di alcuni
pregiudizi come il rendimento, il carattere, il sesso. Solo chi ne è
svantaggiato se ne accorge
Ingresso in aula
nell’ingresso in aula non ci sono differenze, durante la permanenza
in aula l’insegnante maschio tratta meglio i ragazzi: chiama i ragazzi per
cognome e le ragazze per nome
•
per l’ingresso in aula ho notato che i professori maschi preferiscono
che al loro ingresso gli alunni si alzino in piedi. Alcuni professori trattano
in modo diverso i ragazzi dalle ragazze. Un professore maschio tende a
mandare fuori dall’aula gli alunni maschi più frequentemente. Nell’
interrogazione non ci sono molte differenze. Durante l’intervallo non ho
frequenti incontri con i professori tranne quando li incrocio in corridoio: io
li saluto sempre e non sempre loro rispondono
•
•
generalmente le professoresse arrivano con ritardo ma non eccessivo,
mentre i professori sforano l’orario d’entrata non giustificata e sono pure
infuriati per i loro problemi personali che scaricano sui poveri studenti
alzando la voce e aggredendoli verbalmente
•
alcuni prof entrano in ritardo, spesso si tratta di donne le quali sono più
impegnate
•
donne puntuali, salutano e segnano gli assenti
l’ingresso in aula è un po’ diverso: i maschi sono più lunghi a
compilare il registro però sono più puntuali mentre le femmine sono più
sbrigative ma molto spesso arrivano in ritardo o escono subito per
parlare con un collega
•
75
•
uomini: a parte un prof molto cordiale, entrano senza nemmeno salutare
•
l’insegnante di sesso femminile tende a perdersi in eventi di piccola
importanza come ad es si fermano di più a parlare con altre persone
adulte
•
i professori femmine entrano in classe con maggiori materiali borsetta,
borsa/zaino
•
gli insegnanti di sesso maschile arrivano direttamente in aula, fanno
l’appello e dopo anche loro si perdono in chiacchiere
La relazione
•
le professoresse sono aperte a discorsi esterni alla materia e al dibattito
•
le professoresse sono più oggettive nel dialogo
•
per i colloqui individuali preferisco le prof per la loro apertura mentale
•
i professori maschi sono simpatici, ma sempre con un’aria di superiorità,
non sempre ti aiutano se ti serve una mano. Le professoresse sono più
distaccate, ma alcune sono più materne, in caso ti serva aiuto te lo
danno volentieri
•
i professori: non sono aperti al dialogo, preferiscono essere magnanimi
solo con le ragazze
•
i professori sono intenti a spiegare la loro disciplina e lasciano poco
spazio ad altre opinioni
•
i docenti con le alunne sono molto più cordiali e protettive; con gli alunni
maschi si comportano come se fossero dei teppisti
•
Il ragazzo è meno privilegiato di cura rispetto ad una ragazza
•
l’insegnante uomo tratta estremamente con più riguardo le femmine
•
l’insegnante (donna) ha un rapporto migliore con le ragazze ma non
discrimina i ragazzi
Le sanzioni e le regole
76
•
le femmine secondo me non vengono trattate allo stesso modo come gli
alunni: un giorno erano sparite le chiavi del laboratorio e c’erano pochi
sospetti di cui tre femmine e 4 maschi, il professore ha sottinteso che
fossero stati i maschi. Chissà perché (F)
•
i professori limitano i richiami alle ragazze mentre i ragazzi vengono più
massacrati, le professoresse sono più oggettive
•
i professori sono meno severi con la ragazze
•
a mio avviso esiste una distinzione fra alunni maschi e femmine perché
se una ragazza non è pronta all’interrogazione mostra una giustifica dei
genitori per esentarla, invece se un ragazzo porta la stessa giustifica
viene ripreso perché passa per quello che non ha voglia di fare niente,
che cerca degli svincoli
•
i professori in classe fanno molte differenze in base al sesso, con noi
(maschi) si permettono di trattarci male, con loro sono superiguardosi e
chiedono anche scusa
•
i docenti richiamano alle regole in modo diverso: le ragazze vengono
richiamate in modo più carino e meno sgarbato
i maschi sono richiamati più spesso e con più severità, mentre le
ragazze spesso non vengono richiamate
•
•
nelle ore di lezione ho sempre riscontrato maggiore cura e protezione dei
docenti nei confronti delle ragazze perché i maschi sono sempre visti
come più vivaci e scatenati e pagano spesso a caro prezzo questo luogo
comune: ad es. per i brutti voti i professori e le professoresse se la
prendono molto di più coi maschi e “risparmiano” ingiustificatamente le
femmine
•
ci sono prof che magari ti denuncerebbero alla preside se ti trovassero a
fumare in classe quando sono poi i primi (maschi) che fumano nascosti
negli stanzini dei laboratori
•
se suona il cell a uno studente questo prende subito la nota, mentre se
accade al prof, lui può giustificarsi con mille o più scuse e addirittura
risponde dicendo che è per lavoro o per cause urgenti manifestando
l’assoluta mancanza di rispetto nei confronti degli studenti
Le reazioni ai comportamenti degli/lle alunni/e
•
donne: “ma non è possibile sembra di essere in un manicomio”, uomini
calci ai banchi bestemmie
le differenze di comportamento ci sono solo se l’adulto è uomo. I
professori maschi usano un linguaggio da bar, i professori femmine
tendono di più ad attacchi morali
•
•
un professore maschio usa un linguaggio molto volgare
le prof urlano o parlano, i prof urlano e ci dicono parolacce. Le prof
nei rapporti informali hanno un comportamento comprensivo, buono,
materno e gentile
•
•
77
un professore che tira i calci ai banchi per rabbia contro la cattiva
condotta di alcuni in piena spiegazione e poi magari i banchi rotti li fanno
risarcire agli studenti con sentenze inappellabili
•
maschi: si distinguono in chi lavora e chi se ne “sbatte”, questi ultimi
dimostrano comportamenti infantili ed esplosioni di rabbia inutili
•
nel momento in cui siamo sgridati i prof cominciano subito ad agitarsi: ci
insultano con parolacce e ci prendono in giro invece di farci capire dove
abbiamo sbagliato; non se ne accorgono neanche
•
un prof è indisponente perché ci prende spesso in giro e continua a
gridare all’indirizzo di noi maschi
•
un professore che se entri con due minuti di ritardo ti lascia in piedi
contro il muro per due ore come un “c.”, ma se lui arriva con un’ora di
ritardo nessuno può dire nulla
La cura
•
ci sono quattro professori che tengono molto sia a loro stessi che a quello
che insegnano. Entrano in aula tranquilli sia le due femmine che i due
maschi e così mettono tranquillità, fanno piacere la propria disciplina per
come la spiegano e per come si rapportano durante la lezione: si mettono
in mezzo alla classe, si siedono su una sedia a fare lezione, ogni tanto
avviano un discorso o fanno una battuta. Mi piace questo modo di fare
lezione, di interagire, di curare gli alunni senza fare differenze tra maschi
e femmine (F)
•
la prof femmina G. e il prof C. si prendono cura della classe: ci
consigliano quasi come fossero nostri amici, vogliono il nostro bene, ci
mettono in guardia riguardo allo studiare e al buon comportamento
• la maggior parte dei prof (molti maschi e una femmina) non si prendono
cura di noi; svolgono solo il loro compito professionale in modo
estremamente distaccato
• una prof ci cura nel senso che ci tutela nel modo in cui parla alla classe e
al singolo studente
• un professore ha spesso un rapporto professionale con gli studenti, ma
nel “tenere le distanze” riesce spesso e volentieri a mantenere un buon
rapporto
ANALISI:
Talvolta le differenze vengono negate ma subito dopo vengono descritte
situazioni che le raccontano. Sono poche le risposte che in assoluto negano la
presenza di differenze: la maggior parte degli studenti rileva la differenza di
comportamento.
78
Interessante rivelatore di una reale difficoltà che gli studenti e le studentesse
(queste ultime in minoranza) incontrano, quando sono costrette/i a riflettere
analizzando differenze di genere, è l’uso delle parole utilizzate: la parola
professore, che indica di per sé un genere, viene accompagnata da maschio o
da femmina per sottolineare ulteriormente il genere, idem alunni (già
indicatore di genere viene accompagnato da maschi), come se fossero termini
neutrali che necessitano di ulteriore specificazione per assumere il significato
corretto. La bidella non ha bisogno invece di indicazioni ulteriori. L’utilizzo del
termine “uomo” è riferito all’adulto, mentre è raro il termine “donna” (prevale
femmina), in un caso interessante il professore maschio si contrappone alla
femmina.
Sembra che il richiamo alle regole si indirizzi maggiormente nei confronti dei
ragazzi. Le studentesse sembrano godere di maggiore fiducia e spesso
vengono trattate con più condiscendenza. La cura è più praticata nei confronti
delle studentesse (anche gli scritti delle studentesse non negano questo fatto).
I professori utilizzano un linguaggio più volgare e hanno reazioni forti (sono
infuriati, aggressivi).
Le professoresse sono più oggettive e disposte al dialogo e al confronto.
Esiste anche il caso interessante di un professore che tratta le alunne “come se
fossero tutte deboli e incapaci”.
11.
La cura nelle culture. Riflessioni sul ruolo della donna nelle
altre culture
Le studentesse e gli studenti coinvolti hanno partecipato ad alcuni incontri con
il Dott. Eliseo
Bertolasi
(antropologo) e la prof.ssa Rosanna Ciacieri
(Presidente dell’associazione “immigrati cittadini”)
79
Durante gli incontri è stato affrontato il ruolo della donna nella società africana
attraverso il racconto diretto di donne e la restituzione, attraverso immagini e
filmati, di una realtà e di una cultura differente e simile .
L’approccio alle strutture di parentela ha evidenziato come l’organizzazione
delle stesse è fondamentale per definire i ruoli collegati alle pratiche di cura.
Quando un individuo nasce il gruppo (quello della madre o quello del padre)
che si prenderà cura di lui dipenderà dalle relazioni di parentela presenti. Le
rappresentazioni e le concezioni che le diverse culture hanno delle relazioni di
parentela non sono mai separate dai criteri attraverso i quali una società si
serve per assegnare un posto all’individuo all’interno della società stessa.
Interessante verificare come nei sistemi patrilineari la discendenza e l’autorità
sono trasmessi attraverso la linea maschile, nei sistemi matrilineari la
discendenza si trasmette per via femminile, l’autorità per via maschile. Il
potere e l’autorità sono quindi sempre prerogative dell’uomo.
La narrazione di una donna senegalese del proprio vissuto è stato segnata da
alcune frasi particolarmente rappresentative e dense di significati.
“La donna in Senegal è l’attrice principale della vita quotidiana … quando una
donna comincia ad avere figli si cancella per dare loro un futuro”
“Le donne sono il teatro centrale della vita … a loro spetta la gestione
economica“
“Se vogliamo capire la donna africana dobbiamo andare nei villaggi, la donna
viene considerata in rapporto al lavoro che è in grado di svolgere nei campi e
alla capacità procreativa, viene riconosciuta a livello sociale solo quando mette
al modo un figlio”
“È la donna che si fa carico, quotidianamente di una serie di lavori domestici
riguardanti la preparazione del cibo, il procurarsi l’acqua, la gestione della
casa, la cura dei bambini”
“La donna è l’asse portante dell’economia del villaggio”
12.
80
Testi teatrali
Una classe coinvolta nel progetto ha partecipato nel corso dell’anno scolastico
al laboratorio teatrale. Proponiamo alcuni testi elaborati dai/lle ragazzi/e che ci
sono apparsi particolarmente significativi sia sulle differenze di genere sia sui
temi della cura.
VERONICA MI MANCHI (M)
( Cortile della scuola: Marco e Alessia )
MARCO: Ciao Ale, hai notizie di Veronica?
ALESSIA: Si, l'ho sentita proprio l'altro giorno
MARCO: E cosa ti ha detto
ALESSIA: Mi ha detto che sta bene, e che sta proseguendo gli studi…
MARCO: Strano! Non aveva deciso di non andare più avanti con la scuola?
ALESSIA: Si, ma avrà cambiato idea; per fortuna!
MARCO: Meglio per lei!
ALESSIA: (dopo un po’) Ti manca eh?!
MARCO: (facendo finta di non capire) Chi?
ALESSIA: Dai non fare finta di niente; l'ho capito sai, che tra voi due c'era una
certa simpatia!
MARCO: (cercando di sminuire) Beh … sì … insomma … un po’…
ALESSIA: La pensi spesso?
MARCO: (cambiando discorso) Sono un po’ preoccupato; dopo c'è la verifica
d'italiano
ALESSIA: Ti ho chiesto se la pensi spesso?
MARCO: La penso ogni minuto, ogni istante della mia giornata … è entrata nel
mio cuore il primo giorno che l'ho vista, e da lì non è più voluta uscire …
quando ho voglia di vederla vado sul computer, e mi guardo tutte le sue foto …
ne avrò almeno un centinaio … è meravigliosa!
ALESSIA: Aiaiaiai … ti sei preso proprio una bella cotta!
MARCO: Puoi dirlo forte!
ALESSIA: Ma il non averla vista più tutti i giorni a scuola, non ti ha raffreddato
un po’ il sentimento che provi per lei?
MARCO: Per niente
ALESSIA: Si, ma il tempo, la lontananza …
MARCO: Quando ti piace una persona, ti piace
81
ALESSIA: Da come ne parli sei proprio innamorato!
MARCO: Non so se sono innamorato, so solo che per me lei è una ragazza
speciale
ALESSIA: Bhe Veronica è Veronica … è unica!
MARCO: Brava! Ben detto! UNICA. Questa è la parola giusta. (sognante) I suoi
occhi azzurri, il suo sorriso, le sue mani, la sua voce … era la mia musa …
quando c'era lei tutto splendeva …
ALESSIA: Ma queste cose che dici lei le sa? Se un ragazzo dovesse dirmi cose
del genere, io cadrei ai suoi piedi!
MARCO: Si, sa tutto … ho avuto molte opportunità per dichiararmi … tra noi
c'era un rapporto speciale … ma non abbiamo mai voluto rischiare, per paura
di rovinare quell'amicizia così profonda…
ALESSIA: Come fate a non vedervi più?
MARCO: Non lo so! So solo che vorrei urlare al mondo quanto mi manca
ALESSIA: E fallo! Dai, urlalo
MARCO: VERONICA MI MANCHI
ALESSIA: non ho capito!
MARCO: VERONICA MI MANCHI … MI MANCHI … VERONICA MI MANCHI ….
ALESSIA: oddio … ci stanno guardando tutti
MARCO: Non m'interessa! Tutti devono sapere che lei è fantastica! VERONICA
MI MANCHIIIIII …
82
TUTTI DEVONO SAPERE CHE SONO INNAMORATA
SONO SINGLE MA STO BENE (F)
(Cortile della scuola: Giulia e Greta; dopo Federica)
GRETA: Allora?
GIULIA: Allora cosa?
GRETA: Tu non me la racconti giusta! Guarda che faccia!
GIULIA: Cosa dici? È la mia faccia di sempre!
GRETA: Si, si; peccato che io ti conosco troppo bene! Hai gli occhi lucidi!
GIULIA: Sono raffreddata!
GRETA: Oh poverina! Senti: o mi dici tutto, o giuro che ti riempio di solletico!
GIULIA: Tanto non lo soffro!
GRETA: Come vuoi tu! (Greta fa il solletico a Giulia)
GIULIA: Va bene, va bene, basta … parlo. Cosa vuoi sapere?
GRETA: Tutto
GIULIA: Allora … la storia è semplice … mi sa che l'ho trovato …
GRETA: Non ho capito bene Giulia … alza la voce e ripeti …
GIULIA: L'ho trovato … l'ho trovatoooooooo
GRETA: Alt … fermati … calmati … cosa? dove? quando? perché?
GIULIA: Altre domande?!
GRETA: Si: chi è?
GIULIA: È quello giusto! Ne sono sicura
GRETA: Si, ma chi è?
GIULIA: Dovresti saperlo! In classe, è seduto proprio davanti a te.
GRETA: Ma chi? …
GIULIA: Si, lui … esattamente lui … solo lui …
GRETA: No … no … non ci siamo … qui c'è qualcosa che non torna … scusa,
perché proprio lui … ma che cosa avrà mai lui che gli altri non hanno … poi
scusa se te lo dico … dai ammettilo … non è che sia poi … insomma … è
bruttino eh …
GIULIA: Primo: non è brutto … è la persona più splendida del mondo; secondo:
tu non lo conosci
83
GRETA: Ma se ci sto in classe da quattro anni!
GIULIA: Questo non vuol dire conoscere le persone; ti assicuro Greta … non è
come lo vedi tu … è diverso da come sembra
(entra Federica)
FEDERICA: Ciao ragazze?
GIULIA: Ecco Miss simpatia!
FEDERICA: Come va?
GRETA: benissimo! Soprattutto per lei che è al settimo cielo
FEDERICA: (a Giulia) Cos'è successo? Ti sei messa con Brad Pitt?
GRETA: No, meglio, è innamorata persa di Andrea
FEDERICA: (A Greta) Andrea? Quello brutto della tua classe!
GIULIA: Non è brutto!
FEDERICA: Nooo! Comunque auguri e figli maschi!
GIULIA:Qualcuno ha chiesto il tuo parere?
FEDERICA: (con cattiveria) E così Giulia adesso sa cos'è l'amore!
GIULIA: Certo: puoi esserne sicura! Sei tu che non sai niente, antipatica come
sei?
FEDERICA: Antipatica sarai tu e la tua amica qui!
GRETA: Cosa c'entro io, adesso!
FEDERICA: C'entri, eccome, sei amica sua?
GRETA: E allora, è una colpa avere un' amica?
GIULIA: (a Federica) Perché non ti trovi un ragazzo, cosi diventi meno acida!
FEDERICA: Non farmi ridere: io e un maschio? Mai
GIULIA: Tu hai semplicemente paura, paura di affrontare dei rapporti veri
FEDERICA: Non è così; io ci tengo troppo a me stessa, e non mi lascio fregare
da nessuno
GIULIA: Vedi? Non ti fidi degli altri
FEDERICA: L'amore, i ragazzi, le storie, ti portano solo delusioni e sofferenze
GIULIA: Dici così perché non hai amato mai
FEDERICA: Sono single e sto bene così
GIULIA: L'amore è bello, e quando lo incontri, bisogna viverlo fino in fondo
GRETA: Brava Giulia; hai ragione
GIULIA: Io mi ritengo fortunata di vivere una storia così importante
FEDERICA: Sì, voglio vedere che fortuna quando sarai mollata!
84
GIULIA: E smettila, dici così perché non hai il ragazzo; sei troppo acida ed
egoista per averne uno
FEDERICA: (andandosene) Io sono single, e sto bene così!
GIULIA: Ciao Miss Single stammi bene. Che idiota!
GRETA: Ma sì, lasciala stare; è stata sempre così! … (dopo un po’) Allora,
Andrea?
GIULIA: Cosa vuoi sapere ancora?
GRETA: Ma sì, cosa provi? Cosa senti?
GIULIA: Sento … cioè … è come … una specie di … insomma, non lo so … so
solo che lui è quello giusto … è bastato un bacio e …
GRETA: Un bacio? E dov'eravate?…
GIULIA: Voglio gridarlo a tutti … tutti lo devono sapere …
GRETA: E poi che cosa avete fatto?
GIULIA: SONO INNAMORATA … (andandosene)
GRETA: Aspetta dove vai? Devi ancora raccontarmi
GIULIA: SONO INNAMORATAAAA ...
85
IO NON CAMBIERO' MAI PER NESSUNO (F)
( Gemma e Valerio discutono animatamente, fuori dalla scuola )
VALERIO: Allora sabato usciamo insieme, vedrai che seratina!
GEMMA: Io ... veramente ... sabato ho già ... un impegno
VALERIO: Non starai mica scherzando; tu esci con me; ho già organizzato!
GEMMA: Senti, io sabato ho la festa di compleanno di Daniela …
VALERIO: E chi se ne frega! Non vorrai paragonare una stupida festa a quello
che ti propongo io
GEMMA: Intanto non è una stupida festa; e poi ... non posso non andarci
VALERIO: Perché? La chiami e le dici che hai un altro impegno
GEMMA: Non posso; è una mia cara amica; ci conosciamo da un sacco di anni
VALERIO: E allora? Io sono il tuo fidanzato. Chi è più importante? Il fidanzato o
una sfigata festa di compleanno!
GEMMA: Valerio smettila; ti ho già detto che non posso rinunciare
VALERIO: E noi quando ci vediamo?
GEMMA: Un altro giorno
(dopo aver litigato si allontanano e se ne stanno in silenzio; dopo un po’
Gemma si avvicina a Valerio con la scusa di volergli fare vedere il regalo per
Daniela)
GEMMA: Guarda; come ti sembra? Carino eh?
VALERIO: È orribile! E cosa sarebbe?
GEMMA: Il regalo per Daniela; è fantastico; sono sicura che le piacerà un
casino!
VALERIO: E quando saresti andata a prenderlo questo regalo?
(riprende il litigio)
GEMMA: Ieri; dopo la scuola ci sono andata
VALERIO: Non me l'avevi detto
GEMMA: Non penso che sia un problema se non ti dico che cosa faccio tutti i
giorni
VALERIO: Invece dovresti! Al posto di andare sempre in giro a fare la stupida
con le tue amichette …
GEMMA: Sempre in giro …
86
VALERIO: Potresti dedicare un po’ più di tempo a me
GEMMA: Ma se stiamo sempre insieme; ho già trascurato tutti i miei hobby per
te!
VALERIO: Ecco, allora, non andare nemmeno alla festa di compleanno, chissà
cosa combini!
GEMMA: Cosa vuoi che combini? Sono con i miei amici di sempre. Dovresti
avere più fiducia in me
VALERIO: Io ho fiducia in te, solo che ... tu sabato alla festa non ci vai
(il litigio cresce)
GEMMA: SCORDATELO! non hai il diritto di impormi quello che devo fare;
anch'io ho bisogno di vivere i miei spazi
VALERIO: I tuoi spazi?! Mi sembra che ne hai già abbastanza!
GEMMA: Sai che ti dico? Se continui su questo tono, tra un po’ i miei spazi me li
prendo sul serio!
VALERIO: Adesso basta, perché ragioni in questo modo?
GEMMA: Sono fatta così, la penso così!
VALERIO: Ti comporti sempre in modo strano, non ti capisco!
GEMMA: Perché non mi accetti per come sono?
VALERIO: Preferirei che tu avessi idee … diverse … più …
GEMMA: Diverse come?
VALERIO: Diverse
GEMMA: Come le tue insomma …
VALERIO: Ecco brava perché no?
GEMMA: Perché no! Ognuno è fatto a proprio modo, rispettami anche se siamo
diversi …
VALERIO: Io ti voglio così, cambia o …
GEMMA: IO NON CAMBIERÒ MAI PER NESSUNO
87
… MI MANCHI …. (F)
(Mara è a casa sua, e sta guardando delle foto; le appoggia su una superficie
piana una a fianco all'altra; dopo un po’ si sente Giorgia che la chiama; Mara
raccoglie e nasconde velocemente le foto)
GIORGIA: Mara … Maraaaaa … aprimi, sono Giorgia
(Mara va ad aprire; Giorgia entra)
MARA: Come mai qui? Non ti aspettavo
GIORGIA: Sono stufa di studiare; avevo voglia di fare una passeggiata; cosa
stavi facendo?
MARA: No, niente …
GIORGIA: Dai, andiamo a fare un giro
MARA: No, non mi va di uscire
GIORGIA: Ma cos'hai, hai pianto?
MARA: Non starai mica scherzando?!
GIORGIA: Hai pianto. Mara, guardami negli occhi. È un po’ che ti vedo strana;
che ti succede?
MARA: Ma, sì, niente, stai tranquilla
GIORGIA: Sei sempre triste, isolata …
MARA: Ti ho detto che non ho niente
GIORGIA: Lo sai che di me ti puoi fidare
MARA: Ma sì, non è per quello
GIORGIA: E allora?
MARA: Senti, parliamone un'altra volta; adesso non ho tempo
88
GIORGIA: É adesso un'altra volta! Dai, coraggio
MARA: Non è facile parlarne
GIORGIA: Cerca le parole giuste … ti ascolto
MARA: Beh ecco vedi … mio padre … mi manca … sento molto la sua assenza,
nonostante siano ormai passati due anni … mi manca il suo sorriso al risveglio
… non pensavo fosse così importante per me … penso alle cose che facevamo
insieme … a quanto ci divertivamo … e non riesco a dare un senso a tutto
questo … a volte cerco di non pensarci, di far finta di niente … cerco di uscire
… di sorridere … di distrarmi … ma perché la vita mi ha fatto questo? (piange;
Giorgia l'abbraccia)
Poco fa, quando sei arrivata, stavo guardando alcune foto … ti va di vederle?
GIORGIA: Se vuoi
MARA: (foto) Guarda: qui siamo al mare … avevo cinque anni: stavamo
costruendo insieme un castello di sabbia; mi diceva sempre che io ero la sua
principessa; guarda com'ero felice!
(foto) Qui invece avevo sette anni, e mi stava insegnando a nuotare. E grazie a
lui se ora ne sono capace!
(foto) Questa invece è la mia famiglia al completo al mare; guarda Francesca,
mia sorella, che paura dell'acqua che ha!
(foto) E guarda questa: il papà , io, Francesca e te; ti ricordi? Eravamo in
montagna sul bob
GIORGIA: Ma dai non ci posso credere, tutti imbacuccati come degli eschimesi!
MARA: Mi piacerebbe tanto tornare indietro e rifare tutto. Certe volte penso
che non gli ho dedicato abbastanza tempo. Vedi questo bracciale? Me lo ha
regalato lui pochi giorni prima di morire (piange)
GIORGIA: Dai non piangere! Sai Mara, non sempre a tutto c'è una risposta, ma
ti capisco.
MARA: È tutto così difficile! Potessi raggiungerlo!
GIORGIA: No, non devi dire così! Devi trovare la forza per andare avanti
MARA: E dove la trovo la forza?
GIORGIA: Dentro di te. La vita è bella, e va vissuta al meglio
MARA: Non ci sono parole per dire quanto ci volevamo bene
89
GIORGIA: Sì, lo capisco, eravate molto legati, ma tu adesso devi vivere la tua
vita, la vita che ti ha donato lui, e stai sicura, che solo così, potrai renderlo
felice.
MARA: Forse hai ragione; grazie; avevo proprio bisogno di parlare con te; ti
voglio bene (si abbracciano)
GIORGIA: Mi è venuta un'idea! Ci facciamo una foto?
MARA: Ma dai, con questa faccia
GIORGIA: Basta sorridere!
(Giorgia tira fuori il cellulare e si fanno un'auto scatto)
SONO NERVOSA (F)
(Carlotta e Noemi, zaino in spalla, camminano)
CARLOTTA: Ciao Noemi
NOEMI: Ciao
CARLOTTA: Vai a scuola?
NOEMI: E dove se no?!
CARLOTTA: Vai a piedi?
NOEMI: No, in aereo!
CARLOTTA: Facciamo la strada insieme?
NOEMI: Preferisco andare da sola
CARLOTTA: Cos'hai? Sei arrabbiata? Perché sei così?
NOEMI: No, niente
CARLOTTA: Dai, dimmi cosa è successo?
NOEMI: Nieeeente …
CARLOTTA: Scusa se insisto, ma voglio sapere cosa c'è?
NOEMI: Niente, niente, niente!!!
CARLOTTA: Se magari ne parlassi con qualcuno!
NOEMI: E se magari qualcuno mi lasciasse in pace!
CARLOTTA: Sono tua amica, lo sai che a me puoi dire tutto
NOEMI: Più o meno!
90
CARLOTTA: Che c'è? Non ti fidi più di me?
NOEMI: Brava!
CARLOTTA: Ah andiamo bene! Pensavo fossimo amiche!
NOEMI: Ma guarda un po’! Anch'io pensavo che tu fossi mia amica!
CARLOTTA: Ehi, ehi, ehi … non fare la scorbutica; io voglio una spiegazione!
NOEMI: La spiegazione è molto semplice: tu sei come gli altri!
CARLOTTA: Cioè?
NOEMI: La bella faccia davanti e un calcio nel didietro!
CARLOTTA: Io? E che ho fatto?
NOEMI: Sei solo una falsa!
CARLOTTA: Perché mai?
NOEMI: Vuoi saperlo? Sono nervosa!!!!
CARLOTTA: Si, ma che ho fatto, me lo dici o no!
NOEMI: (gridando) SONO NERVOSAAAAA …
91
Conclusioni
Il progetto ha coinvolto molti ragazzi e ragazze, le loro storie, le loro parole si
sono incrociate, incontrate cambiando noi e loro. Insinuando il dubbio che lo
stato delle cose non è un dato immodificabile e che giocare ruoli diversi si può
e si deve.
Le ragazze si sono confrontate con le contraddizioni di chi non vuole ragionare
sulle differenze perché teme di perdere un’uguaglianza vissuta come data. Si
sono scontrate con la volontà di dividere con i ragazzi le fatiche della cura e
contemporaneamente la paura di perdere il monopolio della capacità di
prendersi cura in modo idoneo, convinte che le donne sono più brave a capire,
a leggere i bisogni e trovare le strade per rendere il dolore, la solitudine, la
paura più sopportabili
I ragazzi hanno cercato le parole per leggere una realtà senza stereotipi
incontrando grandi difficoltà e ritornando alle vecchie classificazioni per
ritrovare una rassicurante rappresentazione del loro vissuto .
Tutti sono cambiati, segnati da un altrove riscoperto dentro di sé. Nessuna
soluzione , nessuna rivoluzione , ma tante domande nuove, tanti dubbi e la
voglia di ritrovarsi diversi e diverse
92