acCURAtaMENTE - Provincia di Cremona
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acCURAtaMENTE LA CURA DI SÉ E DEGLI ALTRI ATTRAVERSO LE DIFFERENZE DI GENERE 1 Premessa L’I.P.S. “L. Einaudi“ ha concorso al Bando, emanato dal Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità e dal Centro di formazione studi FORMEZ Dipartimento della Funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, a favore degli Istituti di Istruzione secondaria di II grado per la progettazione e realizzazione di moduli didattici sulle differenze di genere. L’Istituto Einaudi ha costruito una rete con altri tre istituti (I.T.I.S. “J. Torrioni”, I.P.I.A.L.L. “A. Stradivari”, I.M. “S. Anguissola”) e avviato una collaborazione esterna con diversi soggetti presenti sul territorio (Centro Studi dell’Autobiografia Paola Dorascenzi; Consigliere di Parità della Provincia di Cremona prof.ssa Carmela Fazzi e avv. Uliana Garoli; Comune di Cremona: Assessorato Politiche Educative Daniela Polenghi, Assessorato alle Pari Opportunità Caterina Ruggeri, Assessorato Politiche Sociali e Centro per le Famiglie Maura Ruggeri; A.S.L. della provincia di Cremona). La rete così costituita ha scelto tra i vari temi proposti dal bando quello inerente alla “cura” ritenuto quello più idoneo e in continuità con le attività progettuali già condivise negli anni scolastici precedenti. Ogni Istituto coinvolto ha delineato un proprio percorso progettuale (vedi scheda successiva) definendo temi portanti, attività e processi che analizzassero i vari aspetti e le sfumature della cura, tutti comunque coerenti col proprio indirizzo formativo. Il risultato è stato un approccio alla cura complesso che ha coinvolto diversi aspetti. L’Istituto “L. Einaudi” ha orientato la propria ricerca sul corso Operatori e Tecnici dei Servizi Sociali (classi 3^ - 4^ e 5^) che presenta una componente prettamente femminile di iscritti. Alcune attività, per ovviare alla parzialità di genere, hanno coinvolto classi dell’I.T.I.S. “J. Torrioni” che presenta una componente prettamente maschile di iscritti. Perché Operatori e Tecnici dei Servizi Sociali? Nel corso Operatori e Tecnici dei Servizi Sociali la CURA viene affrontata dal punto di vista storico con un approccio che ne identifica gli strumenti nella costruzione di Enti benefici, sanitari, sociali che intervengono per delimitare la povertà, la malattia, la fragilità, il disagio. Le alunne e gli alunni hanno costruito una sintesi del percorso riflettendo sulla parzialità offerta da questa visione e promuovendo la ricerca di un nuovo modello di analisi e di interventi. 2 La ricerca è partita per rispondere a questa prima esigenza e in corso d’opera ha investito il proprio essere uomo o donna nella frequenza scolastica di un corso sociale nella prospettiva di lavoro nel settore. Come si è sviluppata la ricerca I docenti coinvolti nel progetto sono stati convocati a Roma per un primo confronto e divulgazione dei vari temi progettuali presentati dalle varie scuole finanziate. In tale occasione sono state analizzate tematiche irrinunciabili inerenti al genere e possibili percorsi. L’Istituto “L. Einaudi” ha coinvolto gli e le alunne in attività a spirale sul tema che ha sempre di più permeato l’attività didattica e la crescita personale. Si è inizialmente partiti da un’interrogazione sui diversi significati dati alla “Cura”. In seguito sono stati analizzati i luoghi della cura (famiglia, scuola, le relazioni attraversate dalla cura, la cura esercitata e vista nelle esperienze di tirocinio). Contemporaneamente alunni e alunne hanno partecipato al convegno promosso dalla Provincia di Cremona “Di chi è la cura? Lo sguardo sanitario e sociale della cura”. Si sono proposte quindi scritture autobiografiche sul tema con richieste esplicite e altre nascoste (v. testi teatrali) Metodologia Sono state predisposte: griglie di osservazione e raccolta dati sulla cura a scuola agita da docenti e alunni; domande aperte rivolte ai genitori inerenti alla cura agita nei confronti dei/lle figli/e. Si è utilizzata la tecnica autobiografica per: raccontare episodi vissuti di cura, scrivere lettere di richiesta di cura e relative risposte, costruire testi teatrali, comparare i propri vissuti interfamiliari con quelli agiti e/o osservati nei contesti di tirocinio, raccogliere riflessioni legate alle differenze di genere in ambito professionale. Esiti Se in prima istanza ci sembrava di raccogliere solo stereotipi dagli scritti e dalla raccolta dati, man mano nel procedere del progetto, le ragazze e i ragazzi ci hanno dimostrato di dedicare sempre più tempo ed energie nella riflessione autonoma sul tema. Ci hanno cosi permesso di evidenziare: sensazioni, pensieri, titubanze, paure, necessità inerenti al ricevere e dare cura; i temi su 3 cui ragazze e ragazzi chiedono rispetto e attenzione da parte degli adulti e dai pari. Ci sentiamo di ringraziare di cuore tutti/e alunni/e, docenti che hanno condiviso il percorso progettuale, che ci hanno enumerato le difficoltà e le gratificazioni incontrate senza mai perdere il senso dell’attività. Prefazione di Barbara Mapelli Carissime, carissimi, riprendo, per scrivere qualcosa sulla realizzazione del vostro progetto, la formula della lettera, che già alcuni anni fa avevo adottato proprio con voi, alla fine di uno dei primi percorsi che abbiamo fatto insieme. E ci siamo ora ritrovate e ritrovati, avete raccolto la proposta di questo Bando nazionale, l’avete vinto col vostro progetto e ora, con questo testo, emergono gli esiti principali del vostro lavoro. Dico esiti principali perché sono convinta che quando si fa un buon lavoro pedagogico i risultati, quelli veri, restano e sono dentro le persone, alunni, alunne e docenti, nel loro avere ed essersi comprese, nell’essere cambiate, nell’aver acquisito nuovi saperi nati da una pratica, da riflessioni comuni. Il meglio dunque, dell’esito di un progetto – lo dico in forma un po’ paradossale – è quello che non si vede. Ma in questo caso anche quello che si vede mi sembra testimoni di un lavoro ben fatto, vasto, ma pensato nelle sue diverse articolazioni: un risultato non facile da ottenere poiché rappresenta la collaborazione di più Istituti. Alcune osservazioni, allora, su quanto avete scritto e raccolto. Innanzitutto l’idea del formato a libro mi è subito sembrata opportuna, e mi sono confermata in questo giudizio quando l’ho visto: un libro dà l’idea di contenere saperi, che si possono trasmettere, tramandare ad altri e altre, un libro indica che il lavoro fatto ha meritato di assumere questa forma, è educativo, formativo, quanto e forse più di qualunque manuale tradizionale o libro di testo. 4 Proseguo. Sono state coinvolte tutte le componenti della scuola, anche i genitori – e con buoni risultati sembra – insomma è stato fatto ciò che si predica sempre e non si realizza mai, trovare un progetto che riesca a comprendere in sé, se pure in forme diverse, con diverso impegno, naturalmente, tutte e tutti. D’altronde la complessità del tema centrale, la cura, non poteva che articolarsi in un progetto con tanti protagonisti e ricco di molti e differenti stimoli realizzativi. Ma certamente, come è giusto, protagonisti sono stati soprattutto studenti e studentesse e nel riguardare l’insieme di tutti i lavori prodotti e immaginare tutto quello che sta alle spalle del risultato finale, ho avuto l’impressione netta che il tema della cura, nella sua quasi infinita complessità, sia stato colto nelle sue differenti articolazioni e qualità, materiali e immateriali. La cura come sapere, ad es. la bella ricerca storica, la cura pensata, la cura agita nelle diverse situazioni e relazioni educative e tra pari. Perché la cura è azione e movimento, è pensiero, è emozione e sentimenti. Soprattutto è un processo che coinvolge tutta le persona e proprio in questo, credo, consista una delle sue virtù educative: la cura accompagna, può accompagnare nel suo divenire e nella sua pratica-pensiero il fare scuola, in ogni sua forma. Ne sono testimonianza le varie realizzazioni di cura riprese e raccontate nel testo. Le scritture autobiografiche, cui, come è noto, sono particolarmente legata, e che hanno la capacità di connettere l’apprendimento al vissuto personale, trasformandolo in esperienza, che diviene così narrabile, trasferibile all’esperienza altrui e suscita, può suscitare empatia e tutte quelle caratteristiche e qualità della cura che sono state elencate e discusse nel vostro testo. Le lettere incrociate sono una messa in pratica di attività di cura. In esse ragazze e ragazzi hanno affrontato e hanno comunicato tra loro sui grandi temi della vita, solitudine, malattia, morte, separazione dei genitori … Raccontando si sono presi cura di sé e l’altro/altra che rispondeva altrettanto si prendeva cura e la scuola intanto dimostrava di poter essere luogo nel quale la vita entra, si fa discorso, diviene sapere. La cura consente poi di leggere e interpretare anche le differenze di genere, in forme non ideologiche né stereotipate: ne è esempio il lavoro di osservazione sui docenti maschi e sulle docenti. È veramente straordinario quanto le studentesse e gli studenti hanno saputo trarre dalle loro osservazioni, quanto vengano confermati molti stereotipi e quanto vengano tramandati dai comportamenti 5 degli/delle insegnanti nelle classi. Tutto questo, come il resto peraltro, meriterebbe proseguimento, riflessione, condivisione. E, infine, ma il mio sguardo è stato inevitabilmente rapido, i testi teatrali, molto belli, non rituali mi sono apparsi, ma sentiti. E la cura allora viene messa in scena, la cura diviene curativa nel momento in cui l’azione scenica, le parole e i dialoghi trovano risonanza e si rispecchiano nel sentire altrui. Non mi resta ora che salutarvi, ringraziare tutte e tutti per il grande lavoro fatto e pensare – me lo auguro proprio – che tutto questo non si fermi, ma prosegua e poterci così tra qualche mese ancora incontrare e procedere insieme nel nostro lavoro di cura. Barbara 6 7 LA CURA DI SÉ E DEGLI ALTRI ATTRAVERSO LE DIFFERENZE DI GENERE I.P.I.A.L.L. STRADIVARI” TEMA CENTRALE PROGETTO DEL La cura di attraverso l’abbigliamento “A. I.P.S. “L. EINAUDI” sé Breve descrizione della Il disagio e il benessere. tematica che si intende Etica ed estetica affrontare dell’abbigliamento. Ricerche e riflessioni legate al mondo della moda. L’evoluzione del concetto di genere attraverso il tempo, le generazioni e le mode. 8 I.T.I.S. TORRIANI” “J. Liceo “S. ANGUISSOLA” Ridefinire le La cura di sé La differenza di genere professioni legate attraverso il attraverso l’educazione all'esercizio delle linguaggio del corpo alimentare e la cura di sé responsabilità di cura Da un’analisi storico inter/culturale della “cura” all’analisi personale delle forme di cura ricevute per pro-muovere l’apprendimento di forme di cura professionali corrette. Ridefinire le professioni legate all'esercizio di cura per promuovere nuove forme di imprenditoria sociale collegate ai servizi alla persona necessari in una società multiculturale a forte tasso di invecchiamento. Riflettere sulla identità di genere, oltre gli stereotipi del femminile” e maschile”, attraverso la riscoperta della corporeità. Il tema dell’identità di genere viene affrontato coinvolgendo l’intera corporeità e ricorrendo a diversi linguaggi: non solo al linguaggio verbale, ma anche ai linguaggi non verbali come la musica, l’immagine, il gesto, la spazialità. L’ipotesi di ricerca prende in esame il livello di consapevolezza dei/lle adolescenti in materia di educazione alimentare, all’interno della più vasta cura del proprio corpo: dall’essere “nutriti” all’assunzione di responsabilità del “farsi carico di sé”, nel progetto di costruzione dell’identità di genere. I.P.I.A.L.L. STRADIVARI” TEMA CENTRALE PROGETTO DEL La cura di attraverso l’abbigliamento Cambiamenti che intendono promuovere 9 “A. I.P.S. “L. EINAUDI” sé si Partendo dalla consapevolezza che il modo di vestire condiziona il giudizio degli altri sul singolo/a, che l’abbigliamento “griffato” di-venta un “valore” o un “non valore” fonte di aggregazioni e divisioni nel gruppo, il progetto si propone di: - Confrontare linguaggi, comportamenti, mode ed abbigliamenti fra generazioni e generi I.T.I.S. TORRIANI” “J. Liceo “S. ANGUISSOLA” Ridefinire le La cura di sé La differenza di genere professioni legate attraverso il attraverso l’educazione all'esercizio delle linguaggio del corpo alimentare e la cura di sé responsabilità di cura Fare acquisire strumenti di analisi e riflessione critica sul proprio modello di essere donne e uomini che si stanno formando nell’ambito di professioni di cura: - Promuovere un apprendimento ancorato alle emozioni vissute e alle azioni esperite - - Riconoscere gli stereo-tipi di genere e valorizzare le differenze e le uguaglianze - Analizzare i condiziona-menti sociali sul gruppo e sulla moda Educare alla formazione di personalità autonome, maschili e femminili, in grado di relazionarsi nella scuola e nel mondo del lavoro attraverso l’acquisizione e l’armonizzazione: − delle dimensioni: cognitiva, emotiva, attiva Rilevare modelli di − delle relazioni: con cura maschili e sé, con l’altro, con femminili attraverso una lettura e l’ambiente scrittura critica e − dei linguaggi: riflessiva verbali e non verbali Analizzare gli atteggiamenti i gesti le parole, le attese, i silenzi che la cura e il prendersi cura implicano per noi e per gli altri Avviare al confronto ineluttabile con l’alterità, (in questo caso il corpo “immaginato”, il maschile, il mercato), attraverso la lettura degli stati emotivi legati alla propria sensibilità di genere: - educare alla pratica della cura di sé attraverso il farsi carico in prima persona della propria alimentazione, della “costru-zione” e del modellamento del corpo, della scelta di un progetto di vita - acquisire competenze di decodifica dei messaggi pubblicitari e degli stereotipi legati al genere, alla salute, al cibo, per vivere il corpo femminile al di fuori del modello imposto e per avvicinarsi alla molteplicità delle espressioni e delle - I.P.I.A.L.L. STRADIVARI” TEMA CENTRALE PROGETTO produzione finale DEL La cura di attraverso l’abbigliamento. “A. I.P.S. “L. EINAUDI” sé Progettazione e realizzazione di modelli e abiti per le nuove generazioni Organizzazione sfilata Liceo S.ANGUISSOLA ridefinire le La cura di sé La differenza di genere professioni legate attraverso il attraverso l’educazione all'esercizio delle linguaggio del corpo alimentare e la cura di sé. responsabilità di cura Scritture autobiografiche sulle cure ricevute e date (diari dei tirocini, scritture dei genitori) Scritture Presentazione degli esiti delautobiografiche sulle l’intervista cure ricevute e date Spot pubblicitari: Presentazione del - raccolta di semplici della progetto in Power pensieri, sms, aforismi da Presentazione delle Point e/o ipertesto collocare su adesivi, tappe più significative cartoncini d’auguri del percorso in Power Sitografia ragionata su Point identità di genere e stereotipi maschili e La cura fotografata femminili Costruzione di “etichette”: gli slogan della cura 10 I.T.I.S “J. TORRIANI” forme delle pratiche di cura (con attenzione all’alimenta- zione) in età infantile (ruolo della madre e del padre) scrittura autobiografica dei comportamenti alimentari in età adolescenziale (il cibo “scelto” e i luoghi dell’alimentazione) 11 LE TAPPE DEL PERCORSO PROGETTUALE in rete La formazione Primo incontro a Roma Dai gruppi di lavoro emergono domande, riflessioni, proposte attive. 1. orientamento formativo di genere Le scelte relative ai percorsi scolastici e lavorativi sono segnate dal genere. Perché ancora oggi alcuni percorsi di formazione sono prettamente femminili (in particolare quelli legati alla cura) e l’ambito tecnico scientifico è frequentato da una minoranza delle donne sia nell’ambito scolastico sia in quello lavorativo? Quale orientamento può rendere più libere le ragazze dagli stereotipi e avvicinarle ad ambiti non tradizionalmente abitati dal genere femminile? Quale ruolo ha la famiglia? Quale ruolo giocano le altre agenzie educative e i mass media? 2. formazione docenti ai temi di genere Quali approcci usare per la formazione dei docenti? In che modo portare i/le docenti ad acquisire una diversa consapevolezza del loro essere donne e uomini nella scuola? Come arrivare a una capacità autoriflessiva che ponga uno sguardo esterno su di sé e faccia ritrovare nuovi significati attraverso la lettura della differenza? 3. la costruzione delle reti La costruzione delle reti è fondamentale per affrontare il discorso delle pari opportunità. L’ideale è costruire reti fisse che si fondano su finalità condivise e possono lavorare non in modo occasionale ma continuo su diversi temi che si ritrovano uniti nelle finalità generali (non generiche). Si auspica la costruzione di reti fisse utilizzabili per l’attuazione di progetti diversi 4. le metodologie per la diffusione della cultura di genere Attenzione al linguaggio, alla comunicazione non verbale, ma anche uno sguardo attento al contesto nel quale vogliamo intervenire per diffondere la cultura di genere (es. analizzare i videogames utilizzati dagli adolescenti può essere interessante perchéle strategie di battaglie utilizzate si fondano su specifici approcci mentali maschili) In plenaria, sono emerse alcune riflessioni interessanti: • la didattica delle discipline: esiste una connessione tra la didattica della scienza (l’assenza di collaborazione e la prevalenza di un lavoro individuale che non richiede confronto collaborativo, la mancanza di continui riferimenti alla dimensione applicativa, il linguaggio, la CNV …) e l’autoesclusione delle ragazze ? 12 • può essere interessante una riflessione sugli stili d’insegnamento che sulle stesse discipline hanno i e le docenti? Facile pratica da attuare con osservazione e confronto • esiste uno stile cognitivo e di apprendimento che possiamo definire di genere? Si può verificare nelle classi chiedendo ai ragazzi e alle ragazze quando è avvenuta la comprensione dei contenuti, che cosa ha agevolato l’acquisizione delle informazioni, che cosa ha semplificato le procedure, quale linguaggio è risultato più diretto • il metodo autobiografico è stato scelto da molti Istituti, ma pochi l’hanno identificato con una metodologia precisa confondendolo con quello biografico (presentare modelli di donne, es. biografie di scienziate). Più volte la prof.ssa Barbara Mapelli ha richiamato al recupero del metodo autobiografico senza confusioni e alla sua irrinunciabilità • la revisione curricolare in chiave di genere non significa inserire nell’ora di diritto la storia dei diritti delle donne, nell’ora di storia l’approfondimento sulle suffragette, nell’ora di matematica la presentazione della studiosa geniale ma dimenticata, nell’ora d’italiano letture di poetesse o scrittrici. Significa molto di più: analizzare il linguaggio utilizzato, gli obiettivi che ci poniamo, le metodologie, le attenzioni, le scelte … • gli interventi non devono restare nella scuola, ma devono uscire nel territorio, nel mondo del lavoro, nella realtà istituzionale, devono incontrare le famiglie e gli altri ordini di scuole • tutti i gruppi hanno evidenziato la necessità di un percorso che porti le studentesse e gli studenti a una consapevolezza di sé, libera da stereotipi (vedi metodo autobiografico) • importante per un orientamento di genere il confronto con modelli diversi non dimenticando mai che i primi modelli siamo noi, docenti spesso donne • i prodotti finali spesso sono pubblicazioni, interessante è coinvolgere i ragazzi anche nelle diverse fasi della costruzione della pubblicazione Intervento di Barbara Mapelli (docente di Pedagogia delle differenze di genere presso l’Università Bicocca di Milano ) Durante il primo incontro di coordinamento Roma la prof.ssa Barbara Mapelli interviene sottolineando alcuni aspetti rilevanti del progetto. Di seguito vengono trascritti alcuni passaggi dell’intervento. 13 1. I progetti che realizzano una diversa attenzione all’educazione di genere servono per ridare un senso diverso alla scuola Noi viviamo nella scuola dell’emergenza e l’emergenza non permette un’azione educativa efficace. La scuola, che dovrebbe essere il luogo della riflessività, è invece il luogo dell’emergenza, nel quale diventa difficile pensarsi e riprogettarsi. Non c’è più il tempo del sapere, della costruzione del sapere e dei saperi (di genere). 2. Le culture di genere sono le culture DELL’EVIDENZA INVISIBILE Il mondo è formato da uomini e donne, questa differenza è evidente nella quotidianità, ma nella nostra società la cultura della neutralità è prevalente. Questa entra prepotentemente nelle nostre scuole ma è un mito disorientante perché portatore di false neutralità. LA CULTURA DELLA NEUTRALITÀ CONVIVE CON GLI STEREOTIPI. I percorsi scolastici sono caratterizzati da stereotipi. 3. Le differenze di genere sono fondative di tutte le altre differenze Non confondiamo le differenze di genere con le altre differenze, quando ci incontriamo la prima differenza che leggiamo è quella di genere. 4. Orientamento di genere È importante capire cosa significa essere uomini e donne, il progetto di sé come persona sessuata riguarda anche le/gli insegnanti. Il sesso non è un abito che si abbandona entrando in aula. Se noi pensiamo all’orientamento di genere non possiamo dimenticare che il primo orientamento è l’insegnante. L’insegnante che ha fatto un percorso di cura e di genere, che si è pensata come donna o come uomo è un primo modello orientativo fondamentale per gli altri, per gli studenti e le studentesse. La relazione pedagogica sessuata è la relazione tra docenti consapevoli del proprio genere e giovani adolescenti. È importante sviluppare/stimolare la domanda di orientamento. Le studentesse e gli studenti devono avere un progetto, un disegno, una trama del proprio destino. 5. Formazione docenti sui temi di genere Un progetto che si fonda sulla cultura di genere agisce nel profondo e cambia i/le docenti perché costringe a non nascondersi nella neutralità (porta alla riflessione in quanto uomini e donne nella scuola). La formazione 14 passa attraverso la riflessività: conoscersi come uomini e donne che insegnano. 6. Esiste un fraintendimento di fondo: il confondere il genere con il genere femminile Quando si riflette sull’educazione di genere automaticamente si pensa ad effettuare interventi, ripensamenti, progetti sul genere femminile, il nostro sguardo si posa sulle ragazze. L’attenzione deve andare ad ambedue i sessi . 7. La caratteristica del genere è che è relazionale È necessario ragionare sul genere come risorsa per ambedue i generi, in particolare è fondamentale approfondire il punto di vista pedagogico sul genere maschile, sviluppare il tema del maschile nella scuola. 8. Le reti Interessante diventa sviluppare le tematiche in oggetto attraverso reti che operano in continuità e non in modo occasionale affinché il confronto si possa sviluppare in evoluzione coinvolgendo anche enti e associazioni del territorio. 9. Le metodologie per la diffusione delle culture di genere Le metodologie da utilizzare si fondano sulla pedagogia narrativa, l’uso di un linguaggio sessuato (interessante utilizzare i media analizzandone il linguaggio, le etiche/non etiche emergenti), l’uso di un linguaggio narrativo che dia voce ai luoghi dove si parlano soggetti sessuati. Nella scuola l’intervento passa attraverso le discipline, l’analisi delle modalità di trasmissione dei contenuti disciplinari e l’approfondimento dei contenuti stessi. 10. Quali stili cognitivi, di apprendimento sono privilegiati? È necessario porsi questo interrogativo per modificare la didattica e l’orientamento di genere. Incontri con Barbara Mapelli Durante l’anno scolastico la rete delle scuole ha organizzato tre incontri con la prof.ssa Barbara Mapelli per affrontare le seguenti tematiche: • 15 evoluzione del concetto di genere attraverso il tempo, le generazioni, i simboli • la cura di sé e la cura degli altri, il processo di cura nella costruzione del sé • come leggere gli stereotipi e uscire dal condizionamento • la cura e il corpo approfondimenti sul vissuto maschile e femminile del corpo nell’ottica della cura di sé e degli altri Duranti gli incontri sono state approfondite le seguenti tematiche: Il genere È una categoria interpretativa culturale che si lega al cambiamento e all’ambito relazionale. Per categoria culturale s’intende la costruzione della percezione di sé come donna o uomo. Questa costruzione è stratificata perché si ottiene partendo dalle aspettative sociali sull’essere uomo o donna, questo s’innesta sia sul dato biologico, sia sulle aspettative genitoriali che a loro volta costituiscono una limitazione della “libertà di essere“ uomini o donne”. Il cambiamento Le relazioni tra uomini e donne e le rispettive identità sono cambiate come i loro significati. Il cambiamento della donna ha provocato il cambiamento dell’uomo e la crisi della sua mascolinità, quest’ultima resa visibile dalla ricerca continua di una identificazione virile e di una nuova appartenenza. Pedagogia di genere Nella pedagogia tradizionale non esistono i sessi, c’è ignoranza della cura e del corpo. Educare al genere significa, invece, accompagnare consapevolmente la costruzione della propria identità sessuale. Il sapere e l’accettare di essere donna aiuta a capirsi, a comprendere, ripercorrere la storia delle donne della propria famiglia e delle donne in genere e a rivalutare le attività che hanno costruito il “sapere femminile”. Il linguaggio riflette la condizione femminile che è sempre stato in ombra. Prestare attenzione al linguaggio significa restituire spessore alle differenze di genere. C’è molta rigidità nell’identificare i comportamenti maschili e femminili, mentre la cultura si definisce come neutra. Porre questa “criticità-paradosso” alle classi stimola la discussione: l’insegnamento è una professione maschile o femminile? Se la scuola non fa pedagogia di genere conferma e rafforza gli stereotipi della cultura. Nella scuola è necessario costruire un percorso disciplinare sulla cura offrendo 16 modelli, sgretolando stereotipi, riflettendo su un modello culturale di genere che ci pervade, fondato sulla distanza e non sulla cura. Genere come cura di sé e dei docenti È necessario effettuare un percorso personale sul proprio essere donna o uomo per poter educare al genere gli alunni e le alunne. Questo percorso, di cura di sé, deve attraversare la propria storia, quella genitoriale/parentale e/o indagare su quali sono i compiti gravosi di genere. Ciò permette di comprendere: a. come è cambiato il percepirsi donne o uomini nella propria storia b. quanto si è cambiati/e e cambiamenti negli/le alunni/e poter, di conseguenza, riconoscere i c. quanto è importante presentarsi agli alunni e alle alunne nella propria parzialità intesa come riconoscimento di possesso di un sapere parziale derivato da una continua ricerca e dal cambiamento d. come si condiziona il cambiamento negli/le alunni/e con il proprio cambiamento Culture del corpo a. la base della separazione dei ruoli e dei compiti è sintetizzabile in: la donna è corporeità e materia, mentre l’uomo è spiritualità e intelligenza (Aristotele) b. corpi di genere: la donna ha un rapporto complesso con il proprio corpo (esibizione, malattie alimentari, paura dell’invecchiamento). L’uomo è passato dal corpo-strumento al corpo da esibire e curare. Queste non sono rappresentazioni corporali ma culturali c. il corpo è il confine del nostro io che ci consente di entrare in relazione con l’altro. Nella scuola non c’è spazio per il corpo Confusione tra pari opportunità e culture di genere Le culture di genere non si muovono in direzione di parità, ma di valorizzazione delle differenze, dello sviluppo delle potenzialità, della crescita di uomini e donne. Solo la cultura di genere può sviluppare ciò che desidero (che donna voglio essere, che tipo di lavoro voglio fare, che tipo di relazione sessuata voglio impostare). I saperi della cura Solo i “gesti di cura” possono diventare strumento di rivoluzione se vengono problematizzati dagli uomini e dalle donne. Questa analisi permette di trasformare e trasmettere il sapere della cura acquisito nel proprio vissuto. Il sapere può così essere ri-acquisito e ri-trasmesso in modo sempre più arricchito. Se la cura è vista in contrapposizione alla cultura, condiziona le 17 scelte professionali ponendo l’uomo lontano dalla professione docente nei livelli inferiori e la donna lontana dalle professioni tecnico-scientifiche. ISTITUTO PROFESSIONALE di Stato “ L. Einaudi” Obiettivi della ricerca 18 • analizzare i luoghi (famiglia, scuola) dove si realizza la costruzione dell’identità di genere • analizzare i modi con cui il genere, ossia il modello culturale che definisce il nostro essere donne o uomini, viene trasmesso nei processi formativi • trovare un percorso di lettura che restituisca una riflessione sulle tematiche del genere maschile: o in particolare indagare sulla contraddizione presente nella nostra società che ripropone modelli gerarchici misogini e contemporaneamente messaggi diversi soprattutto legati al corpo (la sua cura, il suo uso come territorio di comunicazione) • approfondire la tematica della cura con attenzione al genere : o dalla cura ricevuta alle forme di cura apprese e attuate in contesti informali o l’apprendimento della cura professionale o criticità, incompatibilità, informale e professionale coniugazione tra l’agito della cura Le studentesse e i pochi studenti dell’I.P.S. Einaudi che hanno partecipano al progetto e che frequentano il corso di Operatore-Tecnico dei Servizi Sociali, hanno assistito al convegno organizzato dalla Provincia di Cremona “Di chi è la cura? lo sguardo sanitario e sociale della cura”, in seguito hanno utilizzato come input alcuni interventi per riflettere sulle proprie scelte di genere, sui diversi significati di cura, sulla differenza tra la cura agita negli ambiti privati e la cura esercitata nella dimensione professionale. Alcuni interventi hanno sottolineato i diversi aspetti, significati della cura. La cura viene analizzata dal punto di vista organizzativo di gestione del territorio, si nominano i soggetti a cui è delegata la cura e i luoghi ad essa deputati; la cura è delle donne, nelle famiglie, nelle istituzioni, nei luoghi privati e pubblici. La cura viene letta a partire dalle situazioni di dolore: il primo passo della cura consiste nel- l’affrontare quei dolori minimi necessari per superare dolori più grandi. Curare il dolore significa prendere atto che esiste, non rifuggirlo. La cura è andare verso, incontrare, andare incontro. La cura vale il dolore che cerca di togliere. La cura si attua nella relazione e contiene: cultura, dignità, rispetto, fiducia, patto, riconoscimento, empatia. Per curare bisogna stare “di fronte a”, ovvero andare verso-incontro, incontrare (avvicinamento empatico) Le parole chiave per attuare la cura sono: PATTO: per rendere possibile la cura è necessario un patto dove il curato deve essere garante di se stesso nei confronti del curante che ha un vantaggio: non è invaso dal dolore 19 RICONOSCIMENTO: ha una base filogenetica (es. cucciolo – madre). Là dove manca il riconoscimento la relazione diventa essa stessa dolore (l’altro si sente misconosciuto perché, per es. gli vengono attribuiti parole e pensieri che non riconosce come propri). Si basa, quindi, sull’ascolto vero (emozioni, desideri, pensieri, …) EMPATIA: non significa essere quella persona, ma entrare in quella passione. Non coincide con l’identificazione che annulla l’altro, ma con la proposizione delle proprie differenze individuali e di ruolo nell’azione di cura FIDUCIA: sta alla base delle relazioni sociali, non è solo presenza psichica consapevole e personale. Senza “affidamento” anche le cure farmacologiche non hanno effetto. Nel momento del dolore la fiducia va coltivata, educata alla e nella cura attraverso una riproposizione dei meccanismi fondamentali umani (piccole attenzioni quotidiane nella relazione). Diventa necessaria una formazione specifica al prestare attenzione ai desideri, pensieri, gesti RISPETTO: sta alla base dell’incontro con l’altro, nella giusta distanza, nella conoscenza della sua storia Partendo da questo intervento vengono proposte le seguenti attività alle studentesse e agli studenti dell’ istituto Einaudi e dell’Istituto Tecnico J. Torriani (caratterizzato da una maggiore componente maschile) ATTIVITÀ Obiettivo: far acquisire strumenti di analisi e riflessione critica sul proprio modello di essere donne o uomini che si formano nell’ambito di professioni di cura partendo dal proprio vissuto 20 1. La cura nella storia in Europa dai primi secoli d.C ad oggi La cura nella visione cristiana coincide con la carità verso i poveri che diviene per il cristianesimo un segno distintivo. La Chiesa considera i poveri il banco di prova dell’amore di Dio. La povertà non è solo una condizione materiale involontaria che il buon cristiano deve preoccuparsi di alleviare ma è anche una dimensione volontaria dell’esistenza che apre la strada alla perfezione evangelica. Nel Medioevo gli Stati assumono le prime iniziative in campo assistenziale, che un tempo erano riservate alla sola Chiesa. Nel Medioevo sorgono istituzioni, come gli ospedali, anche se presentano caratteristiche molto diverse da quelli attuali. Qualche precedente di una pubblica assistenza si può trovare già nell’Impero romano: gli Imperatori Nerva (96-98) e Traiano (98-117) crearono le istituzioni alimentari con lo scopo di distribuire aiuti ai bimbi delle famiglie povere e agli orfani. Nell’Alto Medioevo sono i Monasteri ad assistere i poveri. La povertà appare una condizione degradante per l’uomo e alcuni sostengono che è la madre di molti vizi. In campagna il povero era inserito nella comunità contadina e la solidarietà del villaggio, del monastero o della parrocchia alleviavano la sua miseria. In città diventa un fenomeno di massa e si sviluppano fondazioni caritative soprattutto ecclesiastiche. Il Trecento rappresentò uno spartiacque. Fu infatti un periodo caratterizzato da carestie, crisi economiche, guerre continue. La povertà assume aspetti nuovi, dipende sempre più spesso dalla precarietà del mondo del lavoro. Molti rimangono senza occupazione e sono costretti ad affidarsi alle elemosine dei privati o alla pubblica beneficenza. Aumenta la povertà nascono nuovi poveri (contadini che perdono la terra, piccoli artigiani indebitati, lavoratori salariati o stagionali, anziani che non hanno più la forza di lavorare) che vanno a sommarsi ai mendicanti a tempo pieno (ciechi, storpi, lebbrosi) e non sono distinguibili dai fuorilegge (falsi poveri, briganti, ladri). Si diffonde nei loro confronti una forte diffidenza e si chiede l’intervento dell’autorità pubblica. La povertà è divenuta un pericolo per la società. Il Cinquecento: il nuovo ruolo degli Stati e le prime forme di una politica sociale. Si organizza l’assistenza ponendola il più possibile sotto il controllo della Pubblica Amministrazione: si devono censire i poveri e quelli che possono lavorare devono essere impiegati anche in lavori di pubblica utilità, mentre vanno sostenuti e nutriti solo quelli anziani, malati invalidi. Si ricorre sempre più spesso a una imposta il cui pagamento è obbligatorio. Si emanano anche 21 leggi che proibiscono la mendicità e perfino l’elemosina fatta in pubblico. In Inghilterra, che è all’avanguardia nella organizzazione dell’assistenza, si arriva a frustare chi è recidivo nel reato di mendicare o addirittura si arriva alla pena di morte. Il Seicento: si passa dall’assistenza alla reclusione dei poveri. Michel Foucault parla di “grande reclusione”. Gli Istituti sono un po’ prigioni, un po’ opifici, scuole e conventi. La vita comune è minuziosamente organizzata: si lavora, si prega, si riceve una prima istruzione, si apprende un mestiere. La giustificazione della reclusione avviene sia in chiave cristiana (vantaggio per i poveri) sia in chiave laica ed economica: il lavoro dei poveri contribuisce alla crescita dell’economia del Paese e si riduce il pericolo di contagio e di malattie epidemiche. Il Settecento: filantropia (amore per l’uomo) e secolarizzazione dell’assistenza. Si deve condurre una battaglia contro l’arretratezza delle strutture sociali e svolgere una azione educativa che elevi gli uomini dalla condizione di inferiorità in cui si trovano. L’assistenza deve essere affidata solo allo Stato, viene sottratta agli enti della Chiesa. Repressione della mendicità, poveri reclusi negli ospedali generali, rieducare i poveri al lavoro dando una rudimentale preparazione professionale. L’Ottocento: nel primo Ottocento si afferma in Europa la cultura liberale. Presupposto del liberalismo è il riconoscimento del valore della libertà individuale (art.4 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 26 agosto 1789) e lo Stato non deve contrastare lo svolgimento spontaneo della vita economica e sociale: i privati devono occuparsi dei poveri. Concedere sussidi ai disoccupati significa sottrarre braccia dal mercato del lavoro, alterando il normale corso della domanda e dell’offerta. Nel 1834 in Inghilterra la nuova legge sui poveri abolisce tutti i sussidi in denaro o in natura in precedenza previsti e mantiene per i poveri la possibilità di entrare negli ospizi. Si deve evitare che grazie al sussidio la condizione del povero assistito diventi migliore di quella del lavoratore più umile perché diventerebbe un premio all’indolenza e al vizio. Ai nuovi poveri generati dalla industrializzazione e dall’economia capitalistica un economista e filosofo tedesco, Karl Marx, dà il nome di proletari. Comincia la storia del movimento socialista europeo. Seconda metà Ottocento: grazie soprattutto alla pressione delle organizzazioni operaie gli Stati europei intraprendono una politica sociale: lo Stato non abbandona il cittadino a se stesso o alle crude leggi dell’economia ma si 22 preoccupa di fornirgli i mezzi per soddisfare i bisogni essenziali (vita, salute, casa, istruzione). Welfare State = Stato del benessere. In Italia nel periodo successivo all’Unità (1861) lo Stato liberale non si assume responsabilità dirette in campo sociale delegando i compiti assistenziali alle Opere pie (fondazioni della Chiesa) e quelli previdenziali alle Società di Mutuo soccorso (associazioni di lavoratori che si riallacciano alla tradizione delle corporazioni di mestiere). Alla fine del XIX secolo lo Stato italiano vara le prime forme di assicurazione sociale obbligatoria e di legislazione del lavoro. Legge Minghetti 1886: sancisce il divieto di lavoro in opifici e cave ai fanciulli al di sotto dei 9 anni (età limite dell’obbligo scolastico); di lavoro in miniera per i minori di 10 anni; di lavoro notturno per i minori di 12. Risale al 1898 invece la legge che istituisce l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro dell’industria (nel 1902 tale assicurazione sarà estesa agli operai delle piccole imprese edili e nel 1917 ai lavoratori agricoli). Età giolittiana: pur disponendo di un disegno politico di alto profilo, Giolitti non può agire che limitatamente in campo sociale a causa dell’instabilità della sua maggioranza parlamentare e della debolezza dello Stato liberale. Va segnalata nel 1912 la creazione del monopolio statale delle assicurazioni sulla vita con l’istituzione dell’INA. Giolitti motiva la nascita del monopolio con la necessità di reperire risorse da destinare alla Cassa per la vecchiaia e l’invalidità dei lavoratori. Per avere l’assicurazione obbligatoria sulla vecchiaia i lavoratori devono attendere il 1919. Fascismo: la società civile perde ogni autonomia e si afferma un modello di Stato assistenziale autoritario, finalizzato al controllo delle masse ed alla creazione di consenso al regime. La Federazione nazionale delle società di mutuo soccorso viene sciolta (1925); si creano grandi Enti pubblici previdenziali centralizzati come: INFPS (Istituto nazionale fascista per la previdenza sociale), INFAIL (Istituto nazionale fascista assicurazione infortuni sul lavoro) entrambi nel 1933. Tali Istituti sono sopravvissuti fino ad oggi con la sola scomparsa della “F”. Prima ancora, nel 1925, era nata anche l’OMNI (Opera nazionale maternità e infanzia) con lo scopo di coordinare e inquadrare l’assistenza alle madri bisognose e all’infanzia abbandonata. Per la prima volta le donne sono coinvolte in un servizio fornito dallo Stato con la predisposizione di consultori per consigliare e aiutare le donne in maternità. L’assistenza resta affidata alle IPAB (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza). Nel 1937 sorgono gli Enti Comunali di Assistenza (ECA) destinati a essere lo strumento fondamentale dell’assistenza ai bisognosi anche dopo la caduta del fascismo. Per quanto riguarda i settori marginali della popolazione (anziani, handicappati fisici e psichici) la legislazione sociale del fascismo non si discosta dalle 23 precedenti, prevedendo l’internamento coatto presso istituzioni assistenziali e carcerarie. Quanto alla legislazione sul lavoro, si segnala il provvedimento con cui Mussolini riduce la settimana lavorativa a quaranta ore per combattere la disoccupazione (1934). Secondo dopoguerra: buona parte della legislazione sociale del fascismo (ad esempio le leggi sanitarie) passa più o meno intatta alla Repubblica. La stessa cosa si verifica per gli Enti previdenziali che privati della “F” continuano a sussistere. Tra i provvedimenti più significativi assunti dai governi tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta troviamo l’estensione della assicurazione obbligatoria di vecchiaia ai coltivatori diretti, artigiani e commercianti. La tendenza per quanto riguarda l’assistenza nello stesso periodo è quella di potenziare gli Enti pubblici che elargiscono sussidi e servizi a settori ben individuati dalla società (orfani, profughi, mutilati, invalidi). Negli anni Settanta si costruisce il pilastro del Welfare italiano: nel campo dell’educazione una riforma importante del centro-sinistra è la riforma della scuola media, che introduce la media unificata elevando l’obbligo scolastico ai quattordici anni. 1969: si approva la riforma pensionistica. 1970: Statuto dei lavoratori che stabilisce i diritti fondamentali dei dipendenti nelle fabbriche e nelle imprese. 1971: istituzione dei primi asili nido come servizio alla collettività. 1972: cominciano a funzionare le Regioni cui spetta per legge di coordinare e sviluppare i servizi sociali. Nel campo assistenziale nel 1977: vengono soppressi Enti come l’ECA e le IPAB fatti salvi quelli che svolgono attività inerenti la sfera educativo-religiosa. 1978: viene introdotto il Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.) che sostituisce le Casse Mutue e il regime autonomo degli ospedali. 1978: legge 180 vengono aboliti i manicomi. Agli ospedali psichiatrici vengono sostituiti i servizi territoriali predisposti dalle Regioni. La crisi del Welfare State: matura alla fine degli anni Settanta. L’aspetto più evidente è costituito dal problema dei costi. A dottrine economiche neoliberiste che propongono uno smantellamento del Welfare o un suo drastico ridimensionamento limitando le protezioni sociali alla fascia più povera della popolazione si contrappongono economisti come Keynes che ritiene indispensabile che lo Stato sostenga lo sviluppo dell’occupazione attraverso 24 massicci investimenti, di conseguenza afferma che la costruzione del Welfare è opportuna sia per motivi sociali che per motivi economici. Il Welfare va riformato ma non abbattuto per non perdere soprattutto le conquiste sociali che si sono radicate nei Paesi occidentali (difesa dell’occupazione, diritto all’istruzione, alla salute, alla pensione). Ma quali principi dovranno ispirare le nuove politiche sociali? Indipendentemente dalle scelte politiche che verranno adottate non si potrà prescindere dal rispetto per la dignità dell’uomo in quanto persona. Tratto da “Storia dei servizi sociali” Modulo di storia settoriale per il monoennio degli istituti professionali di Aldo Salassa Editrice La Scuola 2. Brain storming scritto e individuale sulla parola “cura” La parola cura evoca situazioni, luoghi, emozioni differenti che vengono sintetizzati nelle pagine seguenti. Inevitabilmente legata alla dimensione privata e femminile, la parola cura porta con sé la fatica quotidiana e la solitudine. La parola cura è un sostantivo femminile dall’etimologia incerta, infatti con curiosità si riscopre un uso della parola cura commerciale. Le ragazze collegano alla parola cura: la cura di sé, la protezione verso gli altri, la cura dell’aspetto fisico. I ragazzi condividono con le compagne parole come attenzione, aiuto, impegno, ma solo loro usano parole come risoluzione, guarigione, ripresa. La cura ha come obiettivo il superamento di uno stato di disagio, è importante l’obiettivo, il risultato finale non il percorso. Il percorso viene proposto anche a una classe prima: riportiamo due scritti rappresentativi della riflessione: Maschio: “La parola “cura” ha molti significati, è un “comune multiplo “cioè si collega a tanti argomenti (medici, familiari, giornalisti, delle persone …) ... curando troppo la mente senza fare esercizio fisico, si tende a stare male con se stessi. Se invece, si cura troppo il corpo, senza pensare alla mente, si diventa poco interessati sui fatti della vita … gli altri si curano di me, facendo così si curano della mia testa” Femmina: “Per cura s’intende un periodo nel quale si è ammalati o è successo qualcosa e ricevi attenzioni dai genitori, dagli amici ... cura non ha un significato: attenzione, protezione, prevenzione … il giorno del funerale di mio 25 zio ho sentito tutte le persone che mi volevano bene attorno a me, prima volta mi sono sentita protetta e curata.” Pensiero costante l’attenzione e persone, corpi e cose attento la per la e responsabilità verso preoccupazione nei confronti di altri zelo 26 ruoli Affanno donna educazione Sollecitudine assistenza 27 famiglia casa Vendere la cura curabile articoli per la cura della casa prodotti della cura preparati per la cura definitiva la cura e la la cura della pelle tutela dell’utente l’assistenza e la cura dei pazienti la cura del punto vendita cura del sonno la cura dei particolari cura che non se ne accorga 28 casa di cura cura del sole preventiva cura la cura delle anime propri difetti curare i spazzola per la cura dei capelli la cura dei dettagli a cura di giovanni la cura dell’esercito la cura del patrimonio delle proprie cose 29 aver cura Cura: femminile incerta di sostantivo etimologia and rà tutto bene non preoccuparti attenzione sei cambiata 30 2. Brain storming sulla parola cura proposto ai genitori Le risposte sono state classificate per agevolarne la lettura Classificazione Padre LUOGHI Entrambi - ospedale case di cura casa ambiente Madre PERSONE - infermieri genitori parenti - anziani amici figli medici persona - disabili bambini famiglia AZIONI DI CURA - attenzione diligenza controllo consigliare sollecitare parlare lavoro fiducia - assistere sostenere impegno interesse - accudire pazienza ascolto confortare amore aiuto affetto vicinanza parole INTERVENTI - terapia omeopatia riabilitazione pulizia - medicine alimentazione CONDIZIONI CHE RENDONO NECESSARIA LA CURA - debolezza coraggio stanchezza - malattia bisogno dolore - malessere solitudine limiti AZIONI PROMOZIONALI - guarigione - salute divertimento - benessere 31 TEMPO SENSAZIONI VISSUTE da cura - occasioni chi OGGETTI di CURA - soldi patrimonio - - momento - timore sbaglio desiderio corpo ANALISI: I luoghi prevalenti si identificano con le istituzioni preposte alla sanità Le persone richiamano la medicalizzazione della cura, con circoscrizione in primis della cerchia familiare Le azioni di cura evidenziano azioni differenziate per genere: i padri prevalentemente “agiscono” mettendo in campo attenzione, controllo, consigli. Interessante e a sostegno di quanto detto, i padri identificano la cura come un “lavoro”. Le madri utilizzano termini che rappresentano metaforicamente “una coperta di protezione” senza spinta all’azione ma con condivisione empatica Gli interventi evidenziano ancora differenze di genere: i padri identificano strumenti di tipo medico; le madri non trovano strumenti Le condizioni che rendono necessaria la cura vengono identificate in situazioni di fragilità. L’unica differenza: la solitudine è individuata dalle madri mentre i padri identificano la debolezza come condizione che necessita di cura (stereotipi?) Le azioni promozionali si identificano nell’esclusivo superamento delle condizioni di necessità Il tempo ha identificato una dimensione di occasionalità della cura condivisa dai due generi; non è una pratica intesa come stile di vita Solo le donne descrivono le sensazioni vissute da chi cura dichiarando due estremi emotivi: la paura del fallimento/inadeguatezza da una parte e il desiderio di riuscita dall’altra Curioso il collegamento che i padri fanno tra cura e soldi e patrimonio Il corpo è presente senza differenze di genere 32 Gli studenti e le studentesse descrivono gli atti di cura agiti (quotidiana o straordinaria) dai genitori F segnala che è una studentessa che descrive, se non c’è segnalazione è uno studente, le x indicano che la risposta è stata data più volte quotidiana PADRE 33 nulla non lo vedo e non lo sento (F) nessuno non esiste alcun atto di cura quotidiana mi parla una volta ogni tanto mi dà una mano con il computer (F) mi chiede come è andata a scuola (F) si preoccupa dell’andamento scolastico mi viene a prendere a scuola cucina andiamo in giro non mi dice mai di no manutenzione della casa viene a vedere le gare (F) mi accompagna a pallavolo (F) si informa sullo sport (F) meno presente rispetto a prima (F) mi accarezza prima ENTRAMBI - interessamento sulla scuola accompagnamento e rientro da scuola affetto disponibilità sostegno morale paghetta MADRE - - - preoccupa della scuola (F) tutto (separata) (F) mi accompagna x c’è sempre lavora per mantenermi e mi aiuta nei problemi cucina xxxxxxxxxxxxxxx pulisce xxxx xxxx mi fa stare bene amore consigli x paghetta x ascolta l’impossibile passiamo molto tempo insieme e ci raccontiamo cosa facciamo lava xxxxxxx stira xxxxxx fa la spesa x interessamento sulle amicizie sacrificio ascolto somministrazione farmaci igiene personale - di andare a letto (F) mi sveglia al mattino (F) telefonate (F) prepara la colazione(F) mantenimento (F) prepara i pasti (F) accompagnamento dalle amiche e/o nelle uscite (F) cure mediche (F) amore bacio al risveglio chiacchierare a tavola e confronto nel dialogo - comprensione cura episodica PADRE - - - 34 mi ha accompagnato a Boario Terme ed è rimasto in giro dalle 11.00 alle 17.00 solo per permettermi di stare con il mio ragazzo (F) nessuno compra qualcosa guida uscire qualche sabato sera mi ha accompagnato ai campionati rinunciando ad un appuntamento (F) mi aiuta se ho difficoltà a scuola (F) mi ascolta se ho subito ingiusti rimproveri da mia madre, amici, sorella (F) mi porta a mangiare ENTRAMBI - raccomandazioni (F) accompagnamento dalle amiche (F) visite mediche e sostegno malattia (F) shopping (F) soldi x, mi dà qualche spicciolo MADRE - mi ha accompagnato a Brescia (F) - mi sorprende con qualcosa di nuovo che non mi aspetto - vicino nei momenti difficili - nulla perché mi da tutto ogni giorno - mi accompagna a pallavolo (F) - mi è stata vicina quando piangevo dalla paura perché mi ero rotta la spalla - mi incoraggia per i voti (F) - chiede se sto bene (F) - una volta si è buttata per salvarmi mentre attraversavo la strada - consigli (F) - esaminare la stanza (F) - paghetta xx (F) aiuto nello studio (F) interessamento per la scuola (F) interessamento sulle amicizie (F) aiuto nei confronti dei “problemi”x (F) scuola guida (F) discussione sulle regole conforto confidare sentimenti ed emozioni - critiche costruttive (F) - sostegno fisico e morale x (F) - igiene personale (F) ANALISI: Le azioni condivise sono connesse con le problematiche legate all’età delle figlie (interessamento sulla scuola, accompagnamento dalle amiche e nelle uscite, visite mediche e sostegno nelle malattie). Le differenze più evidenti sono legate alle tradizionali funzioni femminili (cura domestica). I padri evidenziano prevalentemente azioni di controllo dei comportamenti della figlia all’esterno dell’ambiente domestico. In famiglia emergono anche dimensioni di affetto. Si confermano i risultati della ricerca (la cui restituzione pubblica è stata un momento di formazione per le studentesse e gli studenti che hanno partecipato al progetto) curata dalla Provincia di Cremona “Fare famiglia: giovani donne tra impegni lavorativi e relazioni significative”. Nell’ambito dell’indagine sulla distribuzione dei ruoli e dei compiti in famiglia rivolta ad un campione di 120 donne dai 25 ai 35 anni, emerge quanto segue: “Così come era prevedibile, alla luce dell’ampia letteratura a disposizione sul tema, per la coorte di donne considerate la divisione dei lavori familiari risulta marcatamente collegata al genere. Da un primo sguardo ai dati si può dire che sembrano essere presenti alcune attività più specificatamente legate al genere ed altre maggiormente condivise: emerge un pesante squilibrio dell’impegno a carico della donna per le tre principali funzioni di home care (la pulizia della casa, la preparazione dei pasti e la cura dei figli), mentre la manutenzione della casa (piccoli lavori) e l’espletamento di pratiche burocratiche sono affidate al partner nella maggioranza dei casi. Per quanto riguarda le attività di gestione del denaro e le spese per la gestione quotidiana della casa, la maggioranza delle donne dichiara di dividere equamente i compiti con il proprio partner. 35 Pur persistendo una situazione di forte asimmetria di genere, qualche cambiamento nell’organizzazione dei nuclei familiari sembra stia avvenendo. Il principale cambiamento riguarda non tanto un aumento di responsabilità esclusiva del partner per quanto riguarda i principali compiti (ed in particolar modo i tre più “femminilizzati”), quanto la maggiore condivisione tra i partner, con una conseguente diminuzione, nelle giovani coppie, di attività ad esclusiva responsabilità della donna (che resta però nella maggior parte dei casi la principale responsabile di tutte le attività legate al care). Pur in un quadro di graduale riequilibrio dei ruoli e dei compiti domesticofamiliari all’interno della coppia, è ipotizzabile che la persistenza di asimmetrie di genere in particolare nei compiti di cura dei figli, ma anche nella pulizia della casa e nella preparazione dei pasti, possa essere connessa anche con la reticenza di molte donne a cedere il proprio “potere nella sfera domestico familiare”, oltreché, per quanto concerne la componente maschile, a un senso di inadeguatezza nello svolgere determinati compiti di cura”. Le studentesse e gli studenti descrivono quelli insegnamenti che hanno ricevuto dai genitori PADRE - 36 pulizia migliorare il proprio stile di vita andare bene a scuola ordine avere un carattere forte non arrendersi alle difficoltà non avere timore del futuro sorridere sempre non avere rancori ENTRAMBI - educazione rispetto per gli altri prendersi cura di sé offrire aiuto a chi ne ha bisogno che sono gli MADRE - aprirsi agli altri affrontare ostacoli cura igiene personale cura nei confronti degli oggetti ANALISI È il padre che “insegna” la maggior parte dei comportamenti “forti” da tenere nelle relazioni: non arrendersi, non aver timore, ordine, migliorare, pulizia … La madre accenna un timido “affrontare ostacoli” per poi concentrarsi nella cura nei confronti degli oggetti e dell’igiene personale 37 Viene richiesto di riconoscere e descrivere le forme di cura agite nei confronti dei compagni e delle compagne di classe L’indagine di tipo qualitativo è fatta su una classe mista. Ogni riga corrisponde alla dichiarazione di una studentessa (F) o di uno studente 38 FORME DI CURA NEI CONFRONTI DEI FORME DI CURA NEI CONFRONTI COMPAGNI DELLE COMPAGNE 1. scherzo e li ascolto (F) 1. le aiuto ma frequento di più i ragazzi sono meno pettegoli (F) 2. aiuto a fare i compiti (F) 2. aiuto a fare i compiti (F) 3. rispetto 3. rispetto 4. consigli 4. consigli 5. ci aiutiamo a vicenda 5. non fanno testo 6. ci aiutiamo se serve 6. niente 7. per i miei compagni di classe sono sempre presente anche a costo di ingoiare bocconi amari 7. per le mie compagne di classe sono a loro disposizione ma non come per i ragazzi 8. vorrei una classe dove nessuno si dà fastidio e nessuno si prende cura di nessuno 8. nessuna bisogno 9. sono delegata di classe cerco di risolvere i problemi (F) 9. seguo ogni problema delle mie compagne, che sia personale o con i compagni di classe. Faccio in modo che non siano tristi e che possano sfogarsi (F) 10. li aiuto chiedo come mancano (F) 10. li aiuto se posso nello studio (F), faccio da supporto se hanno un problema, tiro su il morale, chiedo come stanno se mancano 11. nello studio stanno se aiutarsi ad ogni costo 12. sono sicurissimo di non aver mai avuto nessuna forma di cura nei confronti dei miei compagni in quanto non provo interesse nel dialogare in modo serio con alcuno di loro 39 cura non ce n’é 11. praticamente inesistente dato che la classe è divisa in branchi 12. solo con una parlo e l’ascolto perché è molto intelligente le altre esistono solo come strumento per ottenere favori 13. si parla, si ride, ci si racconta 13. si parla di scuola 14. ascoltare, aiutare quando posso, comportamento un po’ più rigido 14. ascoltare, aiutare quando posso ANALISI: I ragazzi sono più attenti ad aiutare chi appartiene allo stesso genere, le ragazze sembrano più disponibili, sicuramente emerge difficoltà ad avere cura di chi non appartiene al proprio genere 6. Scrittura autobiografica: quando ho curato e quando sono stato/a curato/a 40 In alcuni casi vengono utilizzati pseudonimi in altri viene indicato solo se maschio e o femmina Maschio: “Non ho impressioni, né interesse, né fatti che mi possano interessare al compimento di questo lavoro, in quanto non mi sono mai interessato a ciò che mi circonda, se non alle persone a cui tengo. Nella mia scuola tratto tutti con rispetto e freddezza, non mi importa dei loro pensieri, non mi interessa ciò che sono, per me è semplice personale che compone un’istituzione. Gli atteggiamenti del personale della scuola rivolti nei miei confronti sono dovuti a un loro fine, il loro lavoro. Non do peso a come mi trattano perché non mi interessa, a me interessa solo di me stesso”. “Credo che i miei fatti personali, siano miei fatti personali e non materiale altrui su cui si possa discutere a piacere, nei punti elencati prima è stato un “esame superficiale” per quanto mi riguarda e ora aprirmi a ciò che è stato il mio passato non è nei miei interessi”. Annakiara: “Curare ha molti significati, può essere la cura del fisico, il senso di protezione nei confronti di chi abbiamo a cuore, curare quando qualcuno è ammalato, curare le ferite del cuore dopo una delusione. Io sono stata curata molte volte da mia mamma quando sono stata malata o ero triste ma anche dai dottori in ospedale. Io aiuto quando gli altri sono in difficoltà o sono tristi”. Yelena: “Io curo ogni volta che mi interesso ad una persona, do più attenzione quando hanno bisogno di me o mi chiedono aiuto. Sono stata curata quando sono stata ricoverata per l’appendicite”. Jhonny: ... “Sono stato curato le tante volte in cui sono finito in ospedale per vari problemi, sono stato curato dai miei genitori e dai miei parenti. Ho curato o almeno cerco di curare quando vado a fare volontariato, perché altrimenti di mio sono uno che cura poco se non quando serve davvero”. Van Helsing: “Sono stato curato quando sono andato in ospedale per delle cure mediche. Ho curato quando ho fatto volontariato alla Caritas di Roma fornendo un servizio e un aiuto ai poveri e ai bisognosi”. Mr Risiw: “Sono stato curato quando ero ammalato, oppure quando ero in difficoltà, alcuni miei amici hanno cercato di curarmi parlandomi”. Piacere in laboratorio mi chiamano Genoveffa: “Ci sono molti episodi dove sono stata curata. Sono andata in ospedale perché cadendo in motorino mi sono lussata la spalla. I medici che mi hanno fatto le lastre e me l’hanno messa a posto sono stati gentili e mi hanno tranquillizzato e non mi hanno fatto male. Invece la cura più brutta che mi sia capitata è stata quando sono stata ricucita. Qui i medici ridevano di me, mi hanno fatto male e ricucita malissimo. Adesso ho un segno che rovina la mia immagine. Un altro episodio di cura è avvenuto quando ero ammalata e i miei nonni mi curavano e stavano con me 41 nei momenti in cui i miei genitori erano al lavoro. Mi ricordo di un solo episodio dove ho curato una persona. Mia mamma è stata operata a causa di un fibroma. Il pomeriggio in cui è stata operata l’ho passato in ospedale di fianco a lei, in caso avesse avuto bisogno di me. Dopo l’operazione, quando è tornata a casa, mi sono presa cura di lei portandole tutto ciò che le serviva e facendo quello che non poteva fare”. Maschio: “La cura ha un significato articolato: attenzione, protezione, impegno, preoccupazione, accuratezza, sollecitudine affettuosa, atto d’amore … la cura deve essere del corpo e della mente in modo da avere un’armonia sia esteriore che interiore … Durante la mia infanzia mia nonna si prendeva cura di me, stava molto attenta a ciò che facevo e si preoccupava. Tutto quest’affetto che aveva mia nonna nei miei confronti io lo ritengo un ostacolo ... ho passato i primi anni che … mi sentivo rinchiuso … adesso c’è mia mamma che si prende cura di me anche lei è troppo protettiva adesso … capisco che lo fa per il mio bene …” Maschio: “In effetti la cura ha un significato articolato perché varia il significato in base al contesto in cui si usa: ad esempio maneggiare un oggetto con cura, avere cura di una persona di cui ci si occupa … sono stato curato da una professoressa che mi proteggeva sempre e cercava di farmi capire dove sbagliavo … adesso ho molte preoccupazioni e sto curando una ragazza cui voglio bene, siamo fidanzati … sto provando molte emozioni, nuove, belle, brutte … spero di provarne ancora…” Femmina: “Quando si parla di cura, s’intende attenzione, protezione … bisogna curare corpo e mente, anche la malattia del corpo può essere un segnale: chi cura solo il corpo, come le veline, poi si sente la testa vuota, chi cura solo la mente dopo magari è brutto e non trova il partner … io ho una famiglia un po’ disastrata … io mi sono sentita curata da mia sorella che vedo come una madre, mia madre non la vedevo spesso e mio padre alla sera era a pezzi … mia sorella è il mio idolo … ultimamente non molto, forse perché sto crescendo e lei mi pone molti limiti”. 42 ANALISI: Pochi hanno accettato di raccontare. I racconti sono spesso brevi episodi. In un caso il rifiuto è esplicito e il racconto è centrato sulla inesistenza della cura nella scuola: chi agisce lo fa perché è un obbligo intrinseco al lavoro da svolgere. Chi decide di scrivere identifica la cura con una malattia o con momenti circoscritti a episodi specifici. Generalmente sono i genitori che curano, le ragazze e i ragazzi non riescono a vedere la cura nella relazione con i pari. La cura è generalmente un’esperienza isolata collegata ad un momento particolare della vita caratterizzato da una malattia, un lutto, un abbandono, non è presente nella normalità. Chi “cura” lo fa verso i poveri, i bisognosi, quando fa volontariato. Interessante la frase di una ragazza che (la cura più brutta che ho avuto è stata quando …) collega cura e dolore . Le ultime tre narrazioni sono state fatte da studenti e studentesse di una classe prima. 7. Ad alcune studentesse e studenti di una classe prima è stato chiesto di riflettere sulla differenza tra il pensiero femminile e maschile soffermandosi in particolare sui problemi delle ragazze e dei ragazzi Maschi: 43 • “sì sicuramente si sentono secondo me troppo sicure di sé, non che sia un difetto, ma a volte si sopravvalutano e pensano di essere perfette, sono superflue e vanitose e soprattutto pettegole, si fissano sul loro corpo, i maschi invece si sentono forti, invincibili, questo quando sono in gruppo altrimenti sono dei semplici ragazzini, trovano sicurezza nell’alcol” • “sì anche perché anche per le piccole cose si fanno decisioni molto diverse … ad esempio le ragazze quando hanno un ragazzo sognano una storia infinita come nei film ... i maschi invece sanno che non è eterno e piace cambiare ragazza … a volte succede il contrario ma in quel caso è diverso potrebbe ricevere offese pesanti da altre ragazze o ragazzi. Io penso che le ragazze siano molto indecise … sulle decisioni da prendere, guardano il corpo nei minimi particolari ... presumo che le ragazze abbiano altri problemi ma non credo di saperli tutti. Penso che i problemi maschili siano più seri … le ragazze si impegnano a scuola e la prendono seriamente, invece noi possiamo anche metterla in secondo piano e pensare a divertirci” • “non c’è differenza, alcuni pensano che ci sia perché secondo loro alcuni lavori sono esclusivamente per donne altri per uomini, fin dall’antichità si è pensato che le donne erano inferiori ai maschi ma non è assolutamente vero, uomini e donne sono alla pari” Femmine: 44 • “per me c’è differenza: il pensiero femminile non viene mai preso in considerazione, quello maschile vale di più. Noi ragazze soffriamo di più per le storie sentimentali e siamo quelle che pensano di più al futuro ... i ragazzi sono incapaci … giudicano senza conoscere … non pensano all’amore come sentimento” • “secondo me c’è ... ad esempio di solito è l’uomo a decidere, le ragazze devono stare sedute in un certo modo (per evitare dei disguidi) mentre i ragazzi si possono sedere come vogliono …(i ragazzi) fanno battute stupide se le facciamo noi si offendono, sono più aggressivi … i ragazzi si curano troppo sono peggio di noi … un problema delle ragazze è che non possono uscire da sole” • “… le donne sono più interessate a come apparire e i maschi molte volte sono un po’ estranei a questo mondo del come apparire. Un altro punto dolente è nei sentimenti: la ragazza adora far uscire i propri sentimenti invece i ragazzi non lo fanno forse perché non lo capiscono o non vogliono capire ... i ragazzi se ti vedono in difficoltà ti dicono cose per umiliarti e prenderti in giro. I problemi dei ragazzi sono più facili da superare perché loro sono indifferenti al mondo ... noi li vediamo forti in realtà sono i più fragili …” • “secondo me il problema delle ragazze è di essere emarginate da un gruppo per come sono vestite e di non essere accettate da un ragazzo … sono fissate sul corpo. Il problema dei ragazzi è il denaro” • “i maschi sono pieni di pregiudizi, se una ragazza si veste con i pantaloni a vita alta è una sfigata, se si veste poco è una poco di buono ... hanno un solo punto fisso il sesso” • “sì c’è sempre stata e forse ci sarà sempre perché si sentono i più forti … il maschilismo oggi è meno frequente ma i maschi pensano di essere più forti. Adesso le donne credono di volere il potere in famiglia, devo ammettere che anch’io mi reputo superiore in famiglia agli uomini. Dopo per il resto nel lavoro e di fronte alla legge siamo uguali … noi ragazze abbiamo molti problemi perché vogliamo stare con le amiche, divertirci e invece abbiamo la scuola che ci rovina ...” • “gli uomini hanno un potere sulle donne ...” ANALISI: Gli scritti sono molto espliciti e descrivono in modo esauriente la visione reciproca tra i due generi L’eccesso di attenzione al corpo viene sottolineato come caratteristica femminile dai ragazzi e riconosciuta dalle ragazze Entrambi i generi definiscono i propri problemi come più seri rispetto a quelli dell’altro genere. I ragazzi rivendicano un potere nei confronti delle ragazze, tale affermazione è riconosciuta e criticata dalle ragazze Le affermazioni dei ragazzi sono pervase da stereotipi 8. Seguendo la tecnica della scrittura proposta l’attività le “lettere incrociate”: autobiografica viene a) ad ogni studente/ssa viene richiesto di scrivere, raccontando, un episodio di richiesta di aiuto (personale o conosciuto) b) ogni scritto viene siglato con la lettera A c) gli scritti vengono ridistribuiti a caso; il ricevente deve rispondere con una lettera di cura d) le risposte vengono siglate con la lettera B e) lettera A e conseguente risposta B vengono unite e ridistribuite a caso f) chi riceve lettera A e relativa risposta B, descrive ciò che ha evocato in lui la lettura dei due scritti (ricordi, emozioni, …) g) questi ultimi scritti vengono siglati con la lettera C h) lettera A, B, C vengono unite e consegnate all’autore della lettera A i) plenaria: chi vuole esprime le proprie impressioni sulle diverse modalità di cura 45 Le lettere sono state ricostruite estrapolando frasi e analizzandone il contenuto per rendere più agevole la lettura (F e M segnalano se femmina o maschio) Lettera A/F Tema Un amore finito “la persona con cui vivevo una favola e per cui provo un forte sentimento non vuole più avere niente a che fare con me ... quel sentimento che mi faceva volare le farfalle nello stomaco ... era diventato un punto di riferimento nella mia vita.” Come “Sto soffrendo …” mi sento Cosa ho fatto “ho provato a parlarne con gli amici”. “Ne ho parlato anche con mia mamma,… dice che siamo ragazzini.” Cosa mi aspettav o cosa è success o “ho pensato che magari lei (la madre) poteva capirmi, consigliarmi, confortarmi e dirmi che si sarebbe risolto tutto e invece mi ha risposto che sono tutte stupidate … Ma come? A 18 anni non si provano sentimenti veri? Non si soffre e non si prova affetto per le persone?” Cosa vorrei “Se avessi avuto qualcuno che mi avesse confortato sarebbe stato tutto più facile anche se non ne sono sicura. Vorrei dimenticare tutto, ma lui è sempre nel mio cuore”. “Quanto vorrei avere un abbraccio da qualcuno per sentire che sono importante, per sentire l’affetto che manca. Vorrei chiudermi in camera e piangere, ma non ci riesco, non ho più neanche una lacrima.” ANALISI: Vengono utilizzati termini enfatici per descrivere la relazione. Il rapporto, vissuto in modo totalizzante, porta alla idealizzazione e assolutizzazione della relazione, quindi l’abbandono provoca sentimenti di inferiorità (sentire che sono importante). La richiesta è un intervento “magico” di risoluzione totale (o si risolve o si dimentica tutto). Emerge il bisogno di contatto fisico (abbraccio) e riconferma di sé Lettera B/M Modalità “anch’io ho 18 anni e anch’io ho vissuto una storia breve, ma molto utilizzat intensa, anch’io provavo le tue stesse emozioni, delusioni e dolori”. a per entrare 46 in relazion e Come “Quando ho lasciato la mia ragazza mi sentivo male, non sapevo più mi sento cosa volevo, ero distrutto … ogni suo gesto, passo, carezze, bacio ed ogni altra emozione che mi faceva provare, nella mia testa sono solo momenti passati ...” Cosa ho fatto “ho incominciato a riprendere totalmente a fare cazzate su cazzate, ho ricominciato a frequentare la mia vecchia compagnia, una compagnia un po’ particolare. Poi passata l’estate l’ho ricercata, ma non provavo più quello che provavo prima e poi non ero convinto al 100% di quello che facevo, allora lasciavo stare. Poi lei trovò un altro e per me restò solo un’amica e basta.” Il futuro “ora guardo avanti, se mi capiterà un’altra storia ci penserò, ma ora sto bene da solo con i miei amici e amiche, con le mie cazzate, che, se pur mi faccio del male, mi hanno aiutato a passare la mia crisi.” Sostegn “Posso darti un consiglio? DIVERTITI, non pensare al passato, pensa a o/rispost vivere serenamente senza problemi e paranoie”. a /consigli o ANALISI: Identificazione immediata tramite una corrispondenza di esperienza, descrizione delle emozioni più “lucida”. La reazione è totalmente differente, non cerca conforto, ma mette in atto azioni Il consiglio dimostra la distanza minimizzando il problema leggendo il dolore vissuto come paranoia Lettera A/F Tema Separazione dei genitori Descrizione dettagliata della successione cronologica degli eventi 47 Sguardo “io amo i miei genitori, non possono farmi questo, cosa conto io per sull’event loro … papà ha accettato? Lui? Il mio grande uomo non può fare o questo”. Come mi sento “Brucia ...” Cosa ho fatto “piangere chiudere la porta della camera, sbatterla, chiudere fuori quel mondo crudele che mi ha buttato addosso tutto questo, chiudere a chiave non dare a nessuno il potere di entrare, piangere, piangere, non mangiare, piangere, urlare, addormentarsi. Non uscire più da quella camera se non la mattina con la voglia (non da me) di andare a scuola, arrivare là e parlare con la mia unica fonte di ragionamento: la mia migliore amica, lei che sa ascoltare, lei che sta in silenzio, mi ha portato fuori dalla classe, lei che mi ha fatto sfogare e poi, per farmi tornare anche se per un secondo il sorriso, quelle parole che per sempre suoneranno nella mia testa: IO CI SONO SEMPRE IO NON TI ABBANDONO IO TI VOGLIO BENE! E abbracciarsi, un abbraccio che non finiva mai, sentirsi amata e rientrare in classe un po’ più serena, senza la voglia di pensare cosa sarebbe successo. Uscire da scuola, ecco che la testa ragiona”. Il vissuto “Fare finta di accettare, e fare così per anni fino alla notizia che mia madre era incinta, non accettare neanche questo ma FINGERE di essere felice. Ed eccomi qui, mio fratello ha ormai una anno, io vivo con mia mamma e il suo compagno, tutto sembra felice, ma l’unica cosa che mi rende felice è vedere arrivare tutti i giorni mio papà.” ANALISI: Lo sguardo sull’evento è centrato su di sé, la reazione dolorosa è accompagnata dalla volontà di razionalizzare gli eventi. Interessante la modalità di cura utilizzata dall’amica: ascolto e silenzio e abbraccio (presenza della relazione corporea). La maschera, fingere di essere felice, diventa lo strumento per poter restare nel nuovo contesto Lettera B/F Modalità utilizzat a per entrare in relazion e 48 “Nella tua situazione non mi sono mai trovata. Non ti posso capire, posso solo immaginare quello che hai passato, anche se mi fa male”. “I miei genitori litigano spesso, quasi tutti i giorni per colpa di mia mamma. Io che rientro in casa dopo avere passato magari una giornata stupenda, loro lì in cucina che litigano. Se faccio qualcosa di sbagliato se la prendono con me …” Sostegn o/rispost a /consigli o “Adesso magari tua mamma e tuo papà non vanno d’accordo, ma possono trovare un punto d’incontro per il tuo bene. I tuoi genitori hanno anche loro un cuore sono umani. Lavorano, si occupano di te, fanno mille cose. Ed è giusto che anche i tuoi genitori siano felici! Sicuramente a te hanno pensato. Però ora tua mamma credo sia felice, e spero anche tuo padre …” ANALISI: Identificazione immediata tramite una corrispondenza di esperienza, anche se parziale, riprendendo il racconto descrivendo eventi simili (anche nella prima lettera una giornata felice termina con un litigio). Non viene offerto un consiglio, ma un sostegno attraverso la descrizione di un’ottica diversa centrata sui bisogni dei genitori. Termina con parole consolatorie confermandole l’amore dei genitori verso di lei Lettera A/F Tema Malattia e morte Come ti senti “ ti senti veramente sola al mondo, non sai più dove sbattere la testa ...” Cosa ho fatto “vorresti chiedere a tutti aiuto e sostegno, ma poi pensi che non a tutti interessa come stai e, almeno io, mi vergogno a chiedere aiuto … ho dovuto trattenere molte lacrime …” “ho chiesto aiuto indirettamente alla mia migliore amica, che pur usando poche parole, mi ha saputo sostenere e mi è stata vicina … mi ha abbracciata forte e lì non ho saputo trattenere le lacrime”. Cosa vorrei “sta nelle persone capire quando qualcuno sta male, anche grazie all’empatia.” ANALISI: Difficoltà nel chiedere aiuto e proiezione sull’altro della presa in carico della cura. Emerge la solitudine nell’affrontare i biotemi, l’incapacità di agire e la tendenza all’attesa Lettera B/F Modalità “… Forse proprio perché ho vissuto la tua stessa situazione … utilizzat Anch’io nell’agosto del 2005 ho perso mio nonno ...” a per 49 entrare in relazion e Cosa ho fatto “Come te io ho chiesto aiuto indirettamente e per questo infatti devo ringraziare il mio fidanzato e le mie amiche per essermi stati vicini in quel momento difficile.” Inversio ne “Io è la prima volta che scrivo dei miei nonni, infatti in questo momento è come se avessi ricevuto una pugnalata. Dentro la mia mente stanno passando uno dopo l’altro tutti i momenti passati insieme …” ANALISI: Identificazione e coincidenza di eventi, non ci sono consigli, ma una lunga narrazione sui ricordi vissuti riferiti ai nonni. Chi risponde parla di sé La lettera di richiesta di cura diventa strumento per agire una cura su di sé Lettera A/F Tema Bullismo subito Mi sono sentita “perseguitata”. Cosa ho fatto “E io cosa faccio? Niente, abbasso la testa e incasso gli insulti senza battere ciglio, anche perché non avendo amici che mi sopportano mi riesce difficile reagire … Ho cercato di parlare con mia mamma ma non è servito a niente, le avevo proposto di cambiare scuola, ma la risposta è stata un “no” categorico.” Come vedo il futuro “Andando avanti di questo passo anche la poca autostima che mi rimane svanirà, ormai non mi considero più, non so come cambiare questa situazione …” Richiest a “Cosa posso fare? Come reagire?” ANALISI: Fa una richiesta esplicita riconoscendo la propria incapacità a reagire, è consapevole delle conseguenze e della propria fragilità. I tentativi di soluzione 50 sono stati la fuga e la delega ad altri (alla madre) Lettera B/F Modalità utilizzat a per entrare in relazion e “La lettera di questa ragazza mi fa pensare tanto … Mi dispiace molto per lei e lo capisco benissimo perché vuole cambiare la scuola, sta vivendo un “incubo”. Ma la cosa che mi colpisce di più è la società in cui vive, i ragazzi che non hanno pensato neanche un secondo cosa vuol dire essere solo e umiliato”. Come “e non trovo le parole giuste per descriverti il mio dispiacere”. mi sento Sostegn o/rispost a /consigli o “Le cose si possono sistemare e migliorare, basta iniziare a reagire”. “Secondo me ti manca un po’ di “autostima” e anche la colpa è tua e non perché sei timida, ma perché non reagisci alle prese in giro. Fatti rispettare e non abbassare la testa”. ANALISI: L’inizio segna la distanza, solo successivamente entra in rapporto diretto salutandola Alla domanda esplicita “come reagire” risponde esortandola a reagire, all’affermazione “mi manca autostima” risponde sottolineando che manca di autostima. L’impressione è che non ci sia stata la necessaria attenzione al testo e alle richieste o l’incapacità di cogliere il dolore e di saperlo comprendere, accogliere e restituire cambiato Lettera A/F Tema Morte del padre Come “Nessuno mi capisce e potrà mai capire il mio dolore, ho paura. Sono mi sento fragile, insicura e piena di dubbi, ho paura del futuro, ho terrore dei cambiamenti, sono smarrita. Ho bisogno di parlare, di aiuto”. 51 Cosa ho fatto “Ho parlato con mia sorella. Mi chiudo e divento aggressiva e allontano tutti”. Richiest a “Sono io che ho qualcosa che non va?” ANALISI: La morte del padre risale a molti anni fa. Riscoprire un dolore ancora integro provoca paura e dubbi sulle proprie capacità di reagire. Si evidenzia una profonda capacità di lettura emotiva di sé. La lettera termina con una richiesta esplicita Lettera B/M Modalità “Anch’io ho un’esperienza simile alla tua”. “Conosco la tua storia”. utilizzat a per entrare in relazion e Cosa ho “Ho affrontato e sono andato incontro al mio” dolore subito.” fatto “Ho letto le cartelle cliniche, gli articoli di cronaca riguardanti il suo incidente così non ho dubbi e rimpianti”. Sostegn “probabilmente è imputabile al fatto che eri troppo piccola per o/rispos soffrire … così hai richiuso questa esperienza in un cassetto per poi ta estrarla adesso da ragazza matura quale sei”. /consigli o ANALISI: Coglie il bisogno. Racconta la propria esperienza in modo lucido e razionale dimostrando di saper sostenere e la aiuta a trovare una motivazione allo stato d’animo vissuto. Restituisce inoltre un’immagine positiva e adulta alla scrivente 52 La cura professionale: la cura nei luoghi di cura, il tirocinio Tratto dall’intervento del prof. ROMANO MADERA docente di Filosofia morale e pratiche filosofiche Università Bicocca Milano nel seminario “Di chi è la cura?” É la MEMORIA il meccanismo essenziale che permette la ricostruzione degli eventi esperenziali dandone un diverso significato. Bisogna rendere fluida la memoria perché è in grado di depositare, narrare l’esperienza partendo dal sé che ricorda. Tratto dall’intervento della dott.ssa CRISTINA PALMIERI Docente di Pedagogia della disabilità e dell’integrazione Università Bicocca Milano nel seminario “Di chi è la cura?” La cura degli altri, l’aver cura: per una Pedagogia dei Bisogni delle Persone Il sapere Pedagogico è un sapere che si interroga sul “compimento” e sulla forma dell’esistenza; ovvero si sofferma sull’analisi del come le persone si formano a partire da ciò che è loro dato al momento della nascita: esperienze/occasioni di dolore, malattia, passaggi evolutivi (le crisi e la propensione/propulsione all’evoluzione) Per costruire questo sapere è necessario rimettere in gioco il nostro modo di prendersi cura di sé soprattutto nel momento in cui mi prendo cura dell’altro. Come? CURA La cura è legittimata da uno stato di minorità [manca qualcosa] (del curato rispetto al curatore) e di conseguenza su un rapporto di potere (UP – DOWN) 53 BISOGNO PERSONA Presupposti di partenza per elargire cura: a. Come pensiamo ai nostri Bisogni b. Come interpretiamo i Bisogni di un altro (Scala di Maslow): mancanza a cui dare una risposta disagio che mette in moto la ricerca di soddisfazione Alla base della ricerca della soddisfazione di un bisogno nell’infante c’è l’esperienza corporea. Questa dimensione apre naturalmente alla comunicazione (relazione madreinfante) La comunicazione sviluppa nell’altro, tramite l’azione del caregiver, l’acquisizione degli strumenti per potersi occupare da solo dei propri bisogni La cura è quindi struttura base della nostra esistenza (Heiddeger) Scoperta di una personale forma di prendersi cura, curarsi. Questa è in costante divenire Mette in moto le potenzialità del Sentirsi e del porsi Domande Permette di indagare/ricercare il Senso (ricerca di senso dell’esistenza) Nasce il Desiderio inteso Nasce la Progettualità come la trascrizione intesa come il soggettiva del Bisogno riconoscere le proprie potenzialità, svilupparle, riconoscere i propri limiti ATTENZIONE Rischi professionali La cura può essere esercitata in due modi: a. anticipando liberando: cogliere attraverso l’osservazione attenta le sfumature dell’altro che lo fanno stare meglio e permettergli di trovarle nella relazione di cura: le piccole attenzioni che fanno il gesto perfetto b. sostituire dominando: sostituzione all’altro; agire in situazioni di costante 54 potere Tratto dall’intervento della dott.ssa PAOLA MARCIALIS Pedagogista Collaboratrice Pedagogia generale Università Bicocca Milano nel seminario “Di chi è la cura?” Il tirocinio è un’esperienza ambigua perché mette in atto buone tecniche ma anche il dispiacere di entrare nel meccanismo della routine della cura. Bisogna passare dal controllo dei corpi a una esperienza significativa. Rendere conto della materialità, ma tradurre il bisogno in desiderio. In ogni tirocinio c’è un gesto una parola che si immette negli interstizi della routine liberandola. Nei tirocini i tutor incontrano operatori tecnicamente bravi ma senza gesti significativi. Esistono GESTI MINUTI (il colore preferito, la parola che serve a smuovere, il profumo che risveglia …), esistono piccole e minuscole AZIONI PERFETTE che costruiscono la CURA. a. Racconta dei tuoi “gesti minuti” e delle tue “azioni perfette” GESTI MINUTI - AZIONI PERFETTE - Mettere il cuscino sotto la testa di qualcuno senza che te lo chieda - Ho scritto un biglietto a tutti i miei amici con scritto quello che sento, provo per loro, che gli voglio bene anche se a volte mi ignorano. Penso sia bello ricevere qualcosa che ti faccia conoscere l’affetto - Ho cercato il coniglietto di peluche che ricordava a Matteo il profumo della mamma riuscendo a tranquillizzarlo e a non farlo sentire abbandonato - Prendere in braccio un bambino che aveva bisogno di coccole - Leggere la fiaba preferita - Ho cercato di cogliere in ogni utente quel qualcosa che lo diversificava e che mi permetteva di riconoscerlo b. Dai tuoi gesti di cura alla “cura professionale”. Scrivi liberamente 55 DAI TUOI GESTI DI CURA ALLA CURA PROFESSIONALE - Con le persone che conosco e a cui voglio bene (parenti genitori amici ...) ho gesti di cura coinvolgenti, in ambito professionale avrò gesti di cura che mi porteranno ad avere un distacco dalla persona e non sarò coinvolta in modo totale sulla cura - La cura professionale richiede empatia e capacità di non farsi coinvolgere troppo - I gesti di cura normalmente sono molto diversi da quelli professionali questi ultimi devono essere precisi, mirati, devono seguire regolamenti e norme con obblighi e doveri nei confronti di sé stessi e dei pazienti. La cura professionale rende visibile e palpabile il distacco fra paziente e operatore. Quando la cura non è un lavoro, ma presenta un coinvolgimento affettivo, emotivo e relazionale i piccoli gesti diventano significativi e apprezzabili perché ci fanno sentire considerati e importanti per qualcuno - La mia cura professionale coincide con la mia idea di cura. Io non riesco a mantenere un distacco, mi piace socializzare, empatizzare, creare un rapporto libero e senza regole, non rigido, ma felice e semplice. Un rapporto basato sulla fiducia e sulla soddisfazione dei bisogni per fare vivere al soggetto la propria vita nel modo più bello e semplice possibile Il corso di Operatore Sociale prevede un tirocinio che si svolge durante il terzo anno. Alle studentesse e agli studenti è stato richiesto di riflettere sulla loro esperienza. Seguono le riflessioni delle studentesse e degli studenti coinvolti nel tirocinio presso strutture diverse (asili nido, centri geriatrici, centri per disabili). Ad ogni riga della tabella corrispondono le riflessioni di un/una singolo/a studente/essa. 56 57 SIGNIFICATO DELLA PAROLA CURA Prendersi cura delle persone, curare il proprio corpo, curare un bambino e farlo crescere … In famiglia significa aiutare una persona in difficoltà, consigliare e saper ascoltare … La parola curare può significare: rivolgere le proprie cure; curarsi o occuparsi di un determinato problema; aiutare; prendersi cura di una persona come un amico o un familiare; può anche voler dire voler bene ad una persona e stargli vicino 58 CURA IN AMBITO PRIVATO CURA IN AMBITO PROFESSIONALE I miei genitori si stanno prendendo cura di me ... La cura dei propri familiari però è diversa dalla cura verso una persona sconosciuta o una vicina di casa Ho dovuto aiutare diverse persone come gli amici ma anche persone in famiglia Durante il tirocinio la mia cura è stata un po’ diversa. I bambini avevano altri bisogni come: essere aiutati durante il pranzo, essere seguiti durante il gioco, essere considerati, essere curati durante il sonno, stare vicino a loro quando piangono CURA DA PARTE DI PROFESSIONISTI DIFFERENZE DI GENERE E AMBITI PROFESSIONALI SIGNIFICATO DELLA PAROLA CURA CURA IN AMBITO PRIVATO CURA IN AMBITO PROFESSIONALE Credo di aver curato molto mio cugino ... le educatrici si prendevano molta cura di tutti i bambini Mi sono presa cura di mia nonna quando ha dovuto subire un’operazione ai tendini. Era bello il clima famigliare che si era creato, come un istinto di sopravvivenza ... aiutare chi ha ... aiutavo mia mamma bisogno di aiuto e chi si nell’accudire mia trova in difficoltà sorella quand’era piccola … quando i bimbi erano un po’ tristi li accoglievano tra le braccia e gli facevano le coccole... Il mio compito era intrattenere le persone anziane stando con loro a chiacchierare e aiutandole a colorare far giocare i bambini, raccontando storie, 59 CURA DA PARTE DI PROFESSIONISTI Le operatrici si prendono cura degli utenti dando loro la colazione..., gli preparano da mangiare..., e gli fanno compagnia chiacchierando con loro fino all’orario di chiusura DIFFERENZE DI GENERE E AMBITI PROFESSIONALI Credo che le donne abbiano più pazienza e alcune sono più portate per svolgere lavori come l’educatrice del nido Nella vita privata l’uomo comincia ad aiutare in casa e non per un solo fatto culturale, ma anche per l’ educazione dei genitori La differenza .... è solo puramente etica, cioè l’operatore può prendersi cura solo degli uomini mentre l’operatrice può prendersi cura di entrambi i sessi fare dei disegni … SIGNIFICATO DELLA PAROLA CURA CURA IN AMBITO PRIVATO Prendersi cura di persone che fanno fatica e non possono dirti quello che sentono Prendersi cura di qualcuno in un contesto professionale richiede un certo livello di preparazione e quindi una adeguata preparazione nel settore in cui si opera... 60 CURA IN AMBITO PROFESSIONALE CURA DA PARTE DI PROFESSIONISTI DIFFERENZE DI GENERE E AMBITI PROFESSIONALI La maggior parte del personale ha svolto diversi tipi di prestazioni... L’uomo è emotivamente più distaccato e agisce con meccanicità ... Nel maschio si nota una certa titubanza ... è un po’ impacciato non tanto nello svolgimento dell’atto di cura in sé, quanto nel saper relazionare adeguatamente con la ... alla ludoteca, ... mi capita spesso di curare bambini con gravi malattie, e certe volte mi trovo in difficoltà perché non so dare quello che mi chiedono Per quanto concerne l’ambito privato si tratta di un contesto più legato all’affettività che spinge ad avere atteggiamenti di cura totalmente differenti. All’interno della cerchia dei legami affettivi, quando qualcuno si trova in stato di Cura verso un’anziana del CDA Gli atteggiamenti del personale erano sempre molto briosi e stimolanti bisogno è molto più immediato l’istinto a prestare aiuto per vedere l’altro stare meglio. Il legame affettivo è un vincolo che ti condiziona a tal punto da non essere più razionale nel momento in cui l’altro si trova nel bisogno. Si tratta, in qualche modo, anche di un certo egoismo di fondo ... 61 ... con ogni ospite hanno un atteggiamento differente e cercano di andare incontro alle sue richieste ... persona. I maschi non sanno comprendere emozioni altrui ed interpretarle in maniera tale da elaborare una risposta pertinente. La donna per un ineffabile dono di “madre natura” o chi lo sa, è da sempre predisposta a curare gli altri, non per “opera di bene”, ma grazie all’istinto materno che la domina ... Le donne hanno un’acuta sensibilità e una forte propensione verso il cosiddetto “indifeso”. Non si tratta di un’azione meccanica ma qui si va a tirar fuori un di un discorso più importante: la maternità. ... le differenze sostanziali stanno proprio nella natura innata dell’uomo e della donna. ll motivo della mia contrarietà sta nel fatto che non è giusto escludere a priori la possibilità che una donna possa eseguire un mestiere prettamente maschile perché non predisposta. La vita non è fatta di stereotipi ma di persone una differente dall’altra. Le capacità lavorative di un soggetto non le valuti in base al suo sesso, ma esclusivamente conoscendo la persona per quello che è... SIGNIFICATO DELLA PAROLA CURA CURA IN AMBITO PRIVATO Personalmente non mi sono mai preso cura di nessun mio parente o amico perché non mi si è mai proposta una situazione simile ... (M) 62 CURA IN AMBITO PROFESSIONAL E CURA DA PARTE DI PROFESSIONISTI DIFFERENZE DI GENERE E AMBITI PROFESSIONALI Gli uomini non hanno la capacità di capire quando una persona prova dolore interiormente, hanno meno pazienza delle donne e quindi tutto questo andrebbe a sfavorire la persona malata dal punto di vista professionale ... uomo e donna curano allo stesso modo Penso che sia differente il significato della parola cura in ambito privato e professionale perché a un parente si è più legati e se sta male e ha bisogno di cure siamo coinvolti anche emotivamente mentre a un utente per quanto ci possiamo affezionare non sarà comunque la stessa cosa Ricordo di essermi presa cura di mia mamma quando ha preso una botta molto forte alle costole SIGNIFICATO DELLA PAROLA CURA CURA IN AMBITO PRIVATO I miei genitori mi Circa due settimane fa hanno insegnato che la mio padre è stato cura che si dà agli altri operato non è solo un lavoro ... ma è anche una 63 Al nido ... una volta mi è piaciuto molto prendermi cura di un bambino che continuava a piangere perché voleva la mamma ... Al nido ho avuto modo di vedere diversi modi di prendersi cura dei bambini: maestre più affettuose e che coccolavano di più i bambini, mentre altre erano più distaccate ... penso che la differenza sia che alcune ci mettono più passione Io penso che non ci sia differenza tra uomo e donna nel prendersi cura di qualcuno, dipende dal carattere di una persona e non dal sesso... CURA IN AMBITO PROFESSIONAL E CURA DA PARTE DI PROFESSIONISTI DIFFERENZE DI GENERE E AMBITI PROFESSIONALI In ambito professionale è ben diverso, lì devi stare attenta a ciò che si fa altrimenti sono ... far sentire a proprio agio le persone che si sentono disagiate Nella società di oggi però credo che si faccia ancora distinzione tra uomo e donna soprattutto in alcuni lavori ... lavori prettamente maschili come il camionista, il meccanico, il muratore Per la donna è molto più facile prendersi cura di una persona, poiché in noi c’è già un innato senso di maternità, di gratificazione per noi stessi, altrimenti non sapremo che fare in questo mondo pasticci Ho curato mia mamma quando è stata operata ... è stata una soddisfazione sentirsi utili Per me la parola cura significa avere un pensiero affettuoso e premuroso nei confronti di una o più persone SIGNIFICATO DELLA PAROLA CURA 64 Ho aiutato un utente a mangiare ... Ho pensato la prima volta “che schifo”poi l’ho fatto Nella mia famiglia ci sono vari modi di prendersi cura uno degli altri, non si tratta solo di cure fisiche ma anche di cure “psicologiche” CURA IN AMBITO PRIVATO CURA IN AMBITO PROFESSIONAL sensibilità e di dolcezza anche se l’uomo sta imparando a far uscire di sé una concentrazione di sensibilità per gli altri. Quindi non è sempre detto che gli uomini sono dei “cavernicoli” ci possono nascondere molte sorprese ... sono molto gentili soprattutto la mia tutor che provava molto affetto per questi utenti La figura professionale maschile è più severa e svolge bene il suo lavoro solo se ha una passione per quello che fa Nell’RSA ... ho assistito a diverse cure; quando gli utenti avevano dei dolori venivano aiutati con i farmaci, ma era presente una psicologa che gli dava sostegno Le donne sono più portate per i lavori di cura perché hanno più sensibilità ed emotività che le porta a sapersi relazionare con più facilità ... la figura maschile è più proiettata verso i lavori manuali CURA DA PARTE DI DIFFERENZE DI GENERE E AMBITI E PROFESSIONISTI PROFESSIONALI La parola “cura” secondo me è riferita soprattutto alle attenzioni, ma anche ai piccoli gesti che ogni giorno prestiamo in aiuto alle persone care Mi sono presa cura di mia nonna. Devo dire di essermi sentita a mio agio perché essendo un membro della mia famiglia avevo meno timore e meno paura di sbagliare qualcosa Mi sono presa cura in particolar modo di qualcuno, imboccando un utente ... le animatrici erano molto affezionate agli utenti che si sentivano così protetti e amati ... Le femmine svolgono il loro lavoro in modo più “materno”, mentre i maschi in modo più professionale La parola “CURA” è un termine ricco di significati a volte controversi; se da un lato vuol dire lavoro fatto con impegno, dall’altro significa anche preoccupazione. La cura è quel valore che se viene accompagnato a un’azione lo rende buono di qualità, la cura è anche interessamento e attenzione per qualcosa Da piccola quando avevo 10 anni sono caduta dalle scale, non mi hanno lasciata da sola nel momento in cui avevo bisogno di un appoggio o sostegno psicologico C’era una bambina che non era tanto curata bene da parte dei suoi genitori e che veniva quasi sempre trascurata all’asilo nido. Infatti io ho cercato di manifestarle in modo particolare il mio affetto Ogni educatrice teneva i bambini come i suoi figli in senso che si impegnava molto e dava molta attenzione a loro Secondo me le donne quando prendono cura di qualsiasi cosa sono più precise nel fare il loro compito ... io vedo che la donna ha più esperienza soprattutto se è una mamma... ma questo non vuol dire che gli uomini non siano bravi anzi 65 Al giorno d’oggi prendere cura dei figli e della casa non è più compito solo della donna SIGNIFICATO DELLA PAROLA CURA CURA IN AMBITO PRIVATO CURA IN AMBITO PROFESSIONAL E CURA DA PARTE DI PROFESSIONISTI DIFFERENZE DI GENERE E AMBITI PROFESSIONALI Per me la parola curare sta a significare quel comportamento di attenzione, affetto verso una persona che secondo i nostri parametri ha bisogno d’aiuto, anche solo di uno sguardo, un abbraccio, piccoli gesti che tirano su di morale Mi è capitato molte volte di curare qualcuno, in primis le amiche in qualsiasi ambito, sentimentale o scolastico ... Prendersi cura di qualcuno (anziano, disabile o bambino) si riferisce a tutte le attenzioni che bisogna dare alle persone che ne hanno davvero bisogno. Cure di tipo affettivo, sanitarie, igieniche, alimentari Le ausiliarie/infermier e sono molto affezionate ai loro ospiti ... li fanno divertire, danno delle carezze affettuose ... Penso che le donne abbiano una sensibilità superiore a quella degli uomini, tale da essere particolarmente predisposte a svolgere lavori prettamente sociali: infermiere, O.S.S., maestre, educatrici, assistenti sociali, psicologhe. Vedo donne anche nell’ambito di cura estetica come parrucchiera, estetista Curare si usa anche in ambito sanitario ... e soprattutto in famiglia sia con atteggiamenti dolci sia con atteggiamenti “cattivi” ma sempre per il loro bene La nonna da quando è vedova Ho curato qualche anziano del centro ... li osservavo, li aiutavo e facevo in modo che tutti lavorassero ... mi sentivo utile e molto vicina agli anziani Gli uomini, non dico che sono insensibili, ma penso che non abbiano quel tatto dolce nell’interagire con le persone che chiedono aiuto Lavoro sociale come l’animatore, infermiere, 66 dottore … negli stereotipi degli italiani non si adattano al lavoratore uomo, il vero lavoro da uomo è caratterizzato da lavori manuali o di ufficio SIGNIFICATO DELLA PAROLA CURA CURA IN AMBITO PRIVATO Cura è amore, è porre la propria attenzione nei confronti di qualcuno o qualcosa, è un impegno a provvedere con dedizione nel risolvere un problema I miei genitori alla mia nascita, hanno preso cura della mia identità. Curando non solo l’aspetto fisico ma anche psichico, cioè nell’apportarmi verso gli altri in modo corretto Prendersi cura di una persona che conosci bene è molto più facile che di una persona che non conosci affatto ... Mia mamma in quel momento aveva bisogno di una “cura familiare”, alla quale ho partecipato, standole il più possibile vicina 67 CURA IN AMBITO PROFESSIONAL E CURA DA PARTE DI PROFESSIONISTI DIFFERENZE DI GENERE E AMBITI PROFESSIONALI Esiste una particolare attenzione ai diritti dei disabili, sia per quanto riguarda la socializzazione e l’educazione Una ragazza autistica piangeva, mi sono avvicinata e l’ho abbracciata; lei ha accettato il mio abbraccio ... Per quella situazione avevo solo una base di amore e La cura che gli operatori o meglio le operatrici hanno nei confronti dei loro utenti, sicuramente loro hanno esperienza, teoria e pratica Questo sentimento lo potranno sentire anche alcune persone di sesso maschile, ma secondo me non riuscirebbero a metterlo in pratica come una donna a pieni voti fa tenerezza SIGNIFICATO DELLA PAROLA CURA CURA IN AMBITO PRIVATO Per me la cura è far del Una delle persone che bene agli altri, alla mia mi ha curato è stata famiglia e a tutti quelli mia madre che amo 68 CURA IN AMBITO PROFESSIONAL E CURA DA PARTE DI PROFESSIONISTI … non potevo intervenire nel lavoro dell’operatrice perché non avevo le competenze per farlo, però ho saputo regalare un sorriso e non essere indifferente alle loro problematiche. Con questo le ho fatte sentire ascoltate e sostenute … il curare non è solo dare una medicina a un paziente ma è anche saperlo ascoltare, regalargli un sorriso o una carezza e soprattutto rispettarlo e stargli il più possibile vicino. L’operatrice …. ritiene che il DIFFERENZE DI GENERE E AMBITI PROFESSIONALI I maschi, anche se spesso non lo dimostrano sono molto bravi a prendersi cura delle persone nell’ambito sociofamigliare La donna ha fatto, nella società contemporanea, molti progressi perché ha iniziato a svolgere molti lavori che erano prettamente maschili … Le professioni che tuttora si tendono ad SIGNIFICATO DELLA PAROLA CURA CURA IN AMBITO PRIVATO Per me la parola “cura” non vuol dire solo aiutare una persona quando è gravemente malata oppure quando non sta bene, ma esserci ogni giorno, Un esempio della mia vita che riassume un episodio in cui sono stata curata per me è il mio arrivo in Italia 69 CURA IN AMBITO PROFESSIONAL E Baby sitter a due bambini migliore aiuto e miglior cura che potesse regalare alle persone in difficoltà è ascoltarle cercando di essere amichevole, interessata cosicché le persone potessero sfogarsi e sentirsi bene con lei e avere più speranze, ma soprattutto non sentirsi discriminati attribuire ad una donna per questioni culturali sono quelle che rientrano pienamente nell’ambito sociale e cura della persona CURA DA PARTE DI PROFESSIONISTI DIFFERENZE DI GENERE E AMBITI PROFESSIONALI Mettersi alla pari delle persone straniere, non farle sentire delle nullità Uomo e Donna ugualmente predisposti, le differenze sono solo culturali Uomo: autista di pullman, gondoliere non solo quando si trova in difficoltà. Le cure sono diverse, la mia famiglia ha ricevuto sostegno quando sono arrivata in Italia Donna: operatore sociale Persona che mi ha sostenuta durante un attacco di panico Pazienza, tranquillità, dolcezza, delicatezza, e fermezza sono le parole che raccontano la cura di una animatrice Per un fattore culturale l’uomo è portato a pensare di meno agli altri, la donna è più portata alla cura di altri. Gli ambiti professionali che sono considerati prettamente maschili sono l’elettricista, il meccanico, l’aviatore, e anche il governo è formato per la maggior parte da uomini. Quelli femminili invece sono l’operatrice sociale, l’animatrice in centri per disabili o anziani, maestra SIGNIFICATO DELLA PAROLA CURA Per me la parola cura 70 CURA IN AMBITO PRIVATO Porre le proprie CURA IN AMBITO PROFESSIONAL E CURA DA PARTE DI PROFESSIONISTI Allo stage ho DIFFERENZE DI GENERE E AMBITI PROFESSIONALI Per me le donne sono più significa porre le proprie attenzioni verso le esigenze di una persona 71 attenzioni verso le esigenze di una persona Nella famiglia i miei genitori si prendono cura di me nella quotidianità, in modo materiale e morale… assistito a diversi atti di cura; sia in modo fisico, quando avevano dei dolori o delle malattie venivano curati con i farmaci, sia in modo psicologico, perché era presente la psicologa che gli dava un sostegno o un aiuto in determinati casi. Li seguivano con interesse e premura facendo in modo che loro si sentissero protetti e rassicurati portate a prendersi cura di chi ha bisogno specialmente sul piano emotivo perché hanno una maggior sensibilità e capacità ad entrare in empatia con loro, mentre l’uomo è più facilitato nello svolgere azioni di tipo materiale o manuali Ancora oggi, la donna è discriminata rispetto all’uomo, infatti ha un guadagno minore anche trattandosi dello stesso lavoro ANALISI: La cura si impara nel contesto familiare, nel quale ci si può sperimentare senza paura di commettere errori perché si conosce l’altro. La cura familiare è diversa da quella professionale. Quest’ultima infatti richiede preparazione perché lo “sconosciuto” mette a disagio, crea timore nel curatore perché difficile è costruire la giusta distanza emotiva. Il dare la cura ha in sé una componente egoistica perché dà gratificazione. Viene evidenziata una differenza di genere nell’ambito professionale, ma sembra che le ragazze rivendichino una capacità innata nel relazionarsi e leggere le emozioni dell’altro. La “maternità” viene richiamata per sottolineare la capacità accudente innata e prettamente femminile che caratterizza la professionalità. Nell’ambito della professione viene osservata una differenza di genere operativa: gli uomini curano solo uomini, le donne entrambi i generi (nelle RSA). Anche se emerge ancora confusione tra ciò che è naturale e ciò che è culturale si evidenzia nelle ragazze un incipit critico nei confronti del culturale. La cura viene vista come valore che diventa di qualità quando è caratterizzato dalla continuità e dai piccoli gesti. Le parole più ricorrenti che danno significato alla cura sono: 72 - alunne: la cura si esercita sia con atteggiamenti dolci, sia con atteggiamenti “cattivi; la cura che si dà agli altri non è solo un lavoro; è istintivo prestare aiuto per vedere l’altro stare meglio; è il prendersi cura di persone che fanno fatica e non possono dirti quello che sentono - operatrici: pazienza, tranquillità, dolcezza, delicatezza, e fermezza; ascoltare cercando di essere amichevole, interessata cosicché le persone possano sfogarsi e sentirsi bene e avere più speranze, ma soprattutto non sentirsi discriminate 9. La cura nella scuola. Lettura di comportamenti maschili e femminili La ricerca è stata effettuata presso l’I.T.I.S. J.Torrriani, scuola dove è ravvisabile la presenza della componente maschile sia nella composizione delle classi sia nel corpo docente. L’obiettivo che ci si pone è cogliere, attraverso una indagine a campione su due classi, le eventuali differenze di genere legate all’esercizio della cura da parte del personale adulto della scuola. Gli alunni vengono supportati nel loro compito di osservazione da una griglia di lettura dei comportamenti, sono previste anche scritture libere su fatti, impressioni, azioni, comportamenti non verbali ecc. Griglia di supporto COMPORTAMENTI FORMALI 1. ingresso in aula (descrivere come avviene l’ingresso del personale adulto specificandone il sesso e il ruolo) 2. durante la permanenza in aula: quali sono gli atteggiamenti che secondo te rivelano un’attenzione ed una cura nei confronti degli alunni/e (descrivere gli atteggiamenti del personale adulto specificandone il sesso e il ruolo). Esistono differenze di comportamento nei confronti delle alunne e degli alunni? 3. nel momento in cui sei richiamato sulle regole o su comportamenti scorretti (descrivere gli atteggiamenti e le parole del personale adulto specificandone il sesso e il ruolo) 4. nel momento della interrogazione e/o della valutazione (descrivere quelli che ritieni comportamenti di cura maschili e femminili) COMPORTAMENTI INFORMALI 1. durante l’intervallo: individuare momenti in cui ritieni che l’adulto abbia dedicato cura nei tuoi confronti sia in base alla tua richiesta specifica, sia su sua iniziativa 2. durante i colloqui individuali: individuare le caratteristiche del docente al quale ti rivolgi per avere un colloquio individuale Di seguito si riportano alcune frasi significative estrapolate dalla ricerca indica femmina, M maschio) (F In rosso è evidenziato il linguaggio utilizzato per differenziare il genere, in corsivo le differenze rilevate tra il comportamento maschile e femminile in 73 particolare sono sottolineate le differenze di linguaggio e le reazioni in situazioni di stress, in verde le frasi significative. NON CI SONO DIFFFERENZE PERO’… Le differenze • alcuni professori mettono una valutazione a seconda della simpatia però non ci sono differenze tra cure maschili e femminili (F) • non ci sono differenze, solo nei comportamenti informali i professori maschi sono più disposti al dialogo La valutazione 74 • nella mia scuola non c’è molta differenza tra i due sessi, ma c’è una eccezione: un professore, maschio, secondo me tratta in modo diverso le ragazze. Gli esempi sono innumerevoli, mi basta pensare a quante volte sono stato richiamato, io ragazzo, per una battuta mentre se questo accadeva con una ragazza il professore non prendeva nessun provvedimento, anzi rideva e scherzava anche lui. Avvenimenti del genere sono successi anche ai miei compagni di classe, il tutto perché, secondo me, il professore subisce il fascino delle nostre compagne di classe e quindi si comporta in modo diverso. La stessa cosa succede anche nei comportamenti informali. Mi è capitato di vedere il professore in giro per i corridoi con le ragazze attorno a lui e io mi sono sempre chiesto perché non chiacchiera in modo informale anche con noi ragazzi ? • il professore maschio chiama alla lavagna e la femmina interroga dal posto • le donne: a parte qualche eccezione tendono ad andare per simpatie e per pregiudizi anche nelle valutazioni • l’insegnante donna: tendono a trattare meglio i maschi, ma solo quelli che ci mettono impegno. Le femmine, sebbene di impegno ce ne mettono, tendono a essere “disprezzate” • durante le interrogazioni i professori sono più seri, attenti, duri, senza offrirti alcun aiutino; le professoresse sono invece di manica larga ma pongono quesiti più difficoltosi e di difficile intuizione risolutiva • molte volte il comportamento dei professori nei confronti delle alunne è diverso rispetto a quello degli alunni, perché le ragazze sono sempre più giustificate e i voti vengono dati a preferenze (F) • più della metà dei professori (maschi e femmine) hanno un atteggiamento “meno serio” nei confronti delle ragazze. Un professore in particolare tratta le ragazze come se fossero tutte deboli e incapaci • alcuni prof maschi preferiscono le femmine con i voti • il comportamento varia a seconda delle materie e a causa di alcuni pregiudizi come il rendimento, il carattere, il sesso. Solo chi ne è svantaggiato se ne accorge Ingresso in aula nell’ingresso in aula non ci sono differenze, durante la permanenza in aula l’insegnante maschio tratta meglio i ragazzi: chiama i ragazzi per cognome e le ragazze per nome • per l’ingresso in aula ho notato che i professori maschi preferiscono che al loro ingresso gli alunni si alzino in piedi. Alcuni professori trattano in modo diverso i ragazzi dalle ragazze. Un professore maschio tende a mandare fuori dall’aula gli alunni maschi più frequentemente. Nell’ interrogazione non ci sono molte differenze. Durante l’intervallo non ho frequenti incontri con i professori tranne quando li incrocio in corridoio: io li saluto sempre e non sempre loro rispondono • • generalmente le professoresse arrivano con ritardo ma non eccessivo, mentre i professori sforano l’orario d’entrata non giustificata e sono pure infuriati per i loro problemi personali che scaricano sui poveri studenti alzando la voce e aggredendoli verbalmente • alcuni prof entrano in ritardo, spesso si tratta di donne le quali sono più impegnate • donne puntuali, salutano e segnano gli assenti l’ingresso in aula è un po’ diverso: i maschi sono più lunghi a compilare il registro però sono più puntuali mentre le femmine sono più sbrigative ma molto spesso arrivano in ritardo o escono subito per parlare con un collega • 75 • uomini: a parte un prof molto cordiale, entrano senza nemmeno salutare • l’insegnante di sesso femminile tende a perdersi in eventi di piccola importanza come ad es si fermano di più a parlare con altre persone adulte • i professori femmine entrano in classe con maggiori materiali borsetta, borsa/zaino • gli insegnanti di sesso maschile arrivano direttamente in aula, fanno l’appello e dopo anche loro si perdono in chiacchiere La relazione • le professoresse sono aperte a discorsi esterni alla materia e al dibattito • le professoresse sono più oggettive nel dialogo • per i colloqui individuali preferisco le prof per la loro apertura mentale • i professori maschi sono simpatici, ma sempre con un’aria di superiorità, non sempre ti aiutano se ti serve una mano. Le professoresse sono più distaccate, ma alcune sono più materne, in caso ti serva aiuto te lo danno volentieri • i professori: non sono aperti al dialogo, preferiscono essere magnanimi solo con le ragazze • i professori sono intenti a spiegare la loro disciplina e lasciano poco spazio ad altre opinioni • i docenti con le alunne sono molto più cordiali e protettive; con gli alunni maschi si comportano come se fossero dei teppisti • Il ragazzo è meno privilegiato di cura rispetto ad una ragazza • l’insegnante uomo tratta estremamente con più riguardo le femmine • l’insegnante (donna) ha un rapporto migliore con le ragazze ma non discrimina i ragazzi Le sanzioni e le regole 76 • le femmine secondo me non vengono trattate allo stesso modo come gli alunni: un giorno erano sparite le chiavi del laboratorio e c’erano pochi sospetti di cui tre femmine e 4 maschi, il professore ha sottinteso che fossero stati i maschi. Chissà perché (F) • i professori limitano i richiami alle ragazze mentre i ragazzi vengono più massacrati, le professoresse sono più oggettive • i professori sono meno severi con la ragazze • a mio avviso esiste una distinzione fra alunni maschi e femmine perché se una ragazza non è pronta all’interrogazione mostra una giustifica dei genitori per esentarla, invece se un ragazzo porta la stessa giustifica viene ripreso perché passa per quello che non ha voglia di fare niente, che cerca degli svincoli • i professori in classe fanno molte differenze in base al sesso, con noi (maschi) si permettono di trattarci male, con loro sono superiguardosi e chiedono anche scusa • i docenti richiamano alle regole in modo diverso: le ragazze vengono richiamate in modo più carino e meno sgarbato i maschi sono richiamati più spesso e con più severità, mentre le ragazze spesso non vengono richiamate • • nelle ore di lezione ho sempre riscontrato maggiore cura e protezione dei docenti nei confronti delle ragazze perché i maschi sono sempre visti come più vivaci e scatenati e pagano spesso a caro prezzo questo luogo comune: ad es. per i brutti voti i professori e le professoresse se la prendono molto di più coi maschi e “risparmiano” ingiustificatamente le femmine • ci sono prof che magari ti denuncerebbero alla preside se ti trovassero a fumare in classe quando sono poi i primi (maschi) che fumano nascosti negli stanzini dei laboratori • se suona il cell a uno studente questo prende subito la nota, mentre se accade al prof, lui può giustificarsi con mille o più scuse e addirittura risponde dicendo che è per lavoro o per cause urgenti manifestando l’assoluta mancanza di rispetto nei confronti degli studenti Le reazioni ai comportamenti degli/lle alunni/e • donne: “ma non è possibile sembra di essere in un manicomio”, uomini calci ai banchi bestemmie le differenze di comportamento ci sono solo se l’adulto è uomo. I professori maschi usano un linguaggio da bar, i professori femmine tendono di più ad attacchi morali • • un professore maschio usa un linguaggio molto volgare le prof urlano o parlano, i prof urlano e ci dicono parolacce. Le prof nei rapporti informali hanno un comportamento comprensivo, buono, materno e gentile • • 77 un professore che tira i calci ai banchi per rabbia contro la cattiva condotta di alcuni in piena spiegazione e poi magari i banchi rotti li fanno risarcire agli studenti con sentenze inappellabili • maschi: si distinguono in chi lavora e chi se ne “sbatte”, questi ultimi dimostrano comportamenti infantili ed esplosioni di rabbia inutili • nel momento in cui siamo sgridati i prof cominciano subito ad agitarsi: ci insultano con parolacce e ci prendono in giro invece di farci capire dove abbiamo sbagliato; non se ne accorgono neanche • un prof è indisponente perché ci prende spesso in giro e continua a gridare all’indirizzo di noi maschi • un professore che se entri con due minuti di ritardo ti lascia in piedi contro il muro per due ore come un “c.”, ma se lui arriva con un’ora di ritardo nessuno può dire nulla La cura • ci sono quattro professori che tengono molto sia a loro stessi che a quello che insegnano. Entrano in aula tranquilli sia le due femmine che i due maschi e così mettono tranquillità, fanno piacere la propria disciplina per come la spiegano e per come si rapportano durante la lezione: si mettono in mezzo alla classe, si siedono su una sedia a fare lezione, ogni tanto avviano un discorso o fanno una battuta. Mi piace questo modo di fare lezione, di interagire, di curare gli alunni senza fare differenze tra maschi e femmine (F) • la prof femmina G. e il prof C. si prendono cura della classe: ci consigliano quasi come fossero nostri amici, vogliono il nostro bene, ci mettono in guardia riguardo allo studiare e al buon comportamento • la maggior parte dei prof (molti maschi e una femmina) non si prendono cura di noi; svolgono solo il loro compito professionale in modo estremamente distaccato • una prof ci cura nel senso che ci tutela nel modo in cui parla alla classe e al singolo studente • un professore ha spesso un rapporto professionale con gli studenti, ma nel “tenere le distanze” riesce spesso e volentieri a mantenere un buon rapporto ANALISI: Talvolta le differenze vengono negate ma subito dopo vengono descritte situazioni che le raccontano. Sono poche le risposte che in assoluto negano la presenza di differenze: la maggior parte degli studenti rileva la differenza di comportamento. 78 Interessante rivelatore di una reale difficoltà che gli studenti e le studentesse (queste ultime in minoranza) incontrano, quando sono costrette/i a riflettere analizzando differenze di genere, è l’uso delle parole utilizzate: la parola professore, che indica di per sé un genere, viene accompagnata da maschio o da femmina per sottolineare ulteriormente il genere, idem alunni (già indicatore di genere viene accompagnato da maschi), come se fossero termini neutrali che necessitano di ulteriore specificazione per assumere il significato corretto. La bidella non ha bisogno invece di indicazioni ulteriori. L’utilizzo del termine “uomo” è riferito all’adulto, mentre è raro il termine “donna” (prevale femmina), in un caso interessante il professore maschio si contrappone alla femmina. Sembra che il richiamo alle regole si indirizzi maggiormente nei confronti dei ragazzi. Le studentesse sembrano godere di maggiore fiducia e spesso vengono trattate con più condiscendenza. La cura è più praticata nei confronti delle studentesse (anche gli scritti delle studentesse non negano questo fatto). I professori utilizzano un linguaggio più volgare e hanno reazioni forti (sono infuriati, aggressivi). Le professoresse sono più oggettive e disposte al dialogo e al confronto. Esiste anche il caso interessante di un professore che tratta le alunne “come se fossero tutte deboli e incapaci”. 11. La cura nelle culture. Riflessioni sul ruolo della donna nelle altre culture Le studentesse e gli studenti coinvolti hanno partecipato ad alcuni incontri con il Dott. Eliseo Bertolasi (antropologo) e la prof.ssa Rosanna Ciacieri (Presidente dell’associazione “immigrati cittadini”) 79 Durante gli incontri è stato affrontato il ruolo della donna nella società africana attraverso il racconto diretto di donne e la restituzione, attraverso immagini e filmati, di una realtà e di una cultura differente e simile . L’approccio alle strutture di parentela ha evidenziato come l’organizzazione delle stesse è fondamentale per definire i ruoli collegati alle pratiche di cura. Quando un individuo nasce il gruppo (quello della madre o quello del padre) che si prenderà cura di lui dipenderà dalle relazioni di parentela presenti. Le rappresentazioni e le concezioni che le diverse culture hanno delle relazioni di parentela non sono mai separate dai criteri attraverso i quali una società si serve per assegnare un posto all’individuo all’interno della società stessa. Interessante verificare come nei sistemi patrilineari la discendenza e l’autorità sono trasmessi attraverso la linea maschile, nei sistemi matrilineari la discendenza si trasmette per via femminile, l’autorità per via maschile. Il potere e l’autorità sono quindi sempre prerogative dell’uomo. La narrazione di una donna senegalese del proprio vissuto è stato segnata da alcune frasi particolarmente rappresentative e dense di significati. “La donna in Senegal è l’attrice principale della vita quotidiana … quando una donna comincia ad avere figli si cancella per dare loro un futuro” “Le donne sono il teatro centrale della vita … a loro spetta la gestione economica“ “Se vogliamo capire la donna africana dobbiamo andare nei villaggi, la donna viene considerata in rapporto al lavoro che è in grado di svolgere nei campi e alla capacità procreativa, viene riconosciuta a livello sociale solo quando mette al modo un figlio” “È la donna che si fa carico, quotidianamente di una serie di lavori domestici riguardanti la preparazione del cibo, il procurarsi l’acqua, la gestione della casa, la cura dei bambini” “La donna è l’asse portante dell’economia del villaggio” 12. 80 Testi teatrali Una classe coinvolta nel progetto ha partecipato nel corso dell’anno scolastico al laboratorio teatrale. Proponiamo alcuni testi elaborati dai/lle ragazzi/e che ci sono apparsi particolarmente significativi sia sulle differenze di genere sia sui temi della cura. VERONICA MI MANCHI (M) ( Cortile della scuola: Marco e Alessia ) MARCO: Ciao Ale, hai notizie di Veronica? ALESSIA: Si, l'ho sentita proprio l'altro giorno MARCO: E cosa ti ha detto ALESSIA: Mi ha detto che sta bene, e che sta proseguendo gli studi… MARCO: Strano! Non aveva deciso di non andare più avanti con la scuola? ALESSIA: Si, ma avrà cambiato idea; per fortuna! MARCO: Meglio per lei! ALESSIA: (dopo un po’) Ti manca eh?! MARCO: (facendo finta di non capire) Chi? ALESSIA: Dai non fare finta di niente; l'ho capito sai, che tra voi due c'era una certa simpatia! MARCO: (cercando di sminuire) Beh … sì … insomma … un po’… ALESSIA: La pensi spesso? MARCO: (cambiando discorso) Sono un po’ preoccupato; dopo c'è la verifica d'italiano ALESSIA: Ti ho chiesto se la pensi spesso? MARCO: La penso ogni minuto, ogni istante della mia giornata … è entrata nel mio cuore il primo giorno che l'ho vista, e da lì non è più voluta uscire … quando ho voglia di vederla vado sul computer, e mi guardo tutte le sue foto … ne avrò almeno un centinaio … è meravigliosa! ALESSIA: Aiaiaiai … ti sei preso proprio una bella cotta! MARCO: Puoi dirlo forte! ALESSIA: Ma il non averla vista più tutti i giorni a scuola, non ti ha raffreddato un po’ il sentimento che provi per lei? MARCO: Per niente ALESSIA: Si, ma il tempo, la lontananza … MARCO: Quando ti piace una persona, ti piace 81 ALESSIA: Da come ne parli sei proprio innamorato! MARCO: Non so se sono innamorato, so solo che per me lei è una ragazza speciale ALESSIA: Bhe Veronica è Veronica … è unica! MARCO: Brava! Ben detto! UNICA. Questa è la parola giusta. (sognante) I suoi occhi azzurri, il suo sorriso, le sue mani, la sua voce … era la mia musa … quando c'era lei tutto splendeva … ALESSIA: Ma queste cose che dici lei le sa? Se un ragazzo dovesse dirmi cose del genere, io cadrei ai suoi piedi! MARCO: Si, sa tutto … ho avuto molte opportunità per dichiararmi … tra noi c'era un rapporto speciale … ma non abbiamo mai voluto rischiare, per paura di rovinare quell'amicizia così profonda… ALESSIA: Come fate a non vedervi più? MARCO: Non lo so! So solo che vorrei urlare al mondo quanto mi manca ALESSIA: E fallo! Dai, urlalo MARCO: VERONICA MI MANCHI ALESSIA: non ho capito! MARCO: VERONICA MI MANCHI … MI MANCHI … VERONICA MI MANCHI …. ALESSIA: oddio … ci stanno guardando tutti MARCO: Non m'interessa! Tutti devono sapere che lei è fantastica! VERONICA MI MANCHIIIIII … 82 TUTTI DEVONO SAPERE CHE SONO INNAMORATA SONO SINGLE MA STO BENE (F) (Cortile della scuola: Giulia e Greta; dopo Federica) GRETA: Allora? GIULIA: Allora cosa? GRETA: Tu non me la racconti giusta! Guarda che faccia! GIULIA: Cosa dici? È la mia faccia di sempre! GRETA: Si, si; peccato che io ti conosco troppo bene! Hai gli occhi lucidi! GIULIA: Sono raffreddata! GRETA: Oh poverina! Senti: o mi dici tutto, o giuro che ti riempio di solletico! GIULIA: Tanto non lo soffro! GRETA: Come vuoi tu! (Greta fa il solletico a Giulia) GIULIA: Va bene, va bene, basta … parlo. Cosa vuoi sapere? GRETA: Tutto GIULIA: Allora … la storia è semplice … mi sa che l'ho trovato … GRETA: Non ho capito bene Giulia … alza la voce e ripeti … GIULIA: L'ho trovato … l'ho trovatoooooooo GRETA: Alt … fermati … calmati … cosa? dove? quando? perché? GIULIA: Altre domande?! GRETA: Si: chi è? GIULIA: È quello giusto! Ne sono sicura GRETA: Si, ma chi è? GIULIA: Dovresti saperlo! In classe, è seduto proprio davanti a te. GRETA: Ma chi? … GIULIA: Si, lui … esattamente lui … solo lui … GRETA: No … no … non ci siamo … qui c'è qualcosa che non torna … scusa, perché proprio lui … ma che cosa avrà mai lui che gli altri non hanno … poi scusa se te lo dico … dai ammettilo … non è che sia poi … insomma … è bruttino eh … GIULIA: Primo: non è brutto … è la persona più splendida del mondo; secondo: tu non lo conosci 83 GRETA: Ma se ci sto in classe da quattro anni! GIULIA: Questo non vuol dire conoscere le persone; ti assicuro Greta … non è come lo vedi tu … è diverso da come sembra (entra Federica) FEDERICA: Ciao ragazze? GIULIA: Ecco Miss simpatia! FEDERICA: Come va? GRETA: benissimo! Soprattutto per lei che è al settimo cielo FEDERICA: (a Giulia) Cos'è successo? Ti sei messa con Brad Pitt? GRETA: No, meglio, è innamorata persa di Andrea FEDERICA: (A Greta) Andrea? Quello brutto della tua classe! GIULIA: Non è brutto! FEDERICA: Nooo! Comunque auguri e figli maschi! GIULIA:Qualcuno ha chiesto il tuo parere? FEDERICA: (con cattiveria) E così Giulia adesso sa cos'è l'amore! GIULIA: Certo: puoi esserne sicura! Sei tu che non sai niente, antipatica come sei? FEDERICA: Antipatica sarai tu e la tua amica qui! GRETA: Cosa c'entro io, adesso! FEDERICA: C'entri, eccome, sei amica sua? GRETA: E allora, è una colpa avere un' amica? GIULIA: (a Federica) Perché non ti trovi un ragazzo, cosi diventi meno acida! FEDERICA: Non farmi ridere: io e un maschio? Mai GIULIA: Tu hai semplicemente paura, paura di affrontare dei rapporti veri FEDERICA: Non è così; io ci tengo troppo a me stessa, e non mi lascio fregare da nessuno GIULIA: Vedi? Non ti fidi degli altri FEDERICA: L'amore, i ragazzi, le storie, ti portano solo delusioni e sofferenze GIULIA: Dici così perché non hai amato mai FEDERICA: Sono single e sto bene così GIULIA: L'amore è bello, e quando lo incontri, bisogna viverlo fino in fondo GRETA: Brava Giulia; hai ragione GIULIA: Io mi ritengo fortunata di vivere una storia così importante FEDERICA: Sì, voglio vedere che fortuna quando sarai mollata! 84 GIULIA: E smettila, dici così perché non hai il ragazzo; sei troppo acida ed egoista per averne uno FEDERICA: (andandosene) Io sono single, e sto bene così! GIULIA: Ciao Miss Single stammi bene. Che idiota! GRETA: Ma sì, lasciala stare; è stata sempre così! … (dopo un po’) Allora, Andrea? GIULIA: Cosa vuoi sapere ancora? GRETA: Ma sì, cosa provi? Cosa senti? GIULIA: Sento … cioè … è come … una specie di … insomma, non lo so … so solo che lui è quello giusto … è bastato un bacio e … GRETA: Un bacio? E dov'eravate?… GIULIA: Voglio gridarlo a tutti … tutti lo devono sapere … GRETA: E poi che cosa avete fatto? GIULIA: SONO INNAMORATA … (andandosene) GRETA: Aspetta dove vai? Devi ancora raccontarmi GIULIA: SONO INNAMORATAAAA ... 85 IO NON CAMBIERO' MAI PER NESSUNO (F) ( Gemma e Valerio discutono animatamente, fuori dalla scuola ) VALERIO: Allora sabato usciamo insieme, vedrai che seratina! GEMMA: Io ... veramente ... sabato ho già ... un impegno VALERIO: Non starai mica scherzando; tu esci con me; ho già organizzato! GEMMA: Senti, io sabato ho la festa di compleanno di Daniela … VALERIO: E chi se ne frega! Non vorrai paragonare una stupida festa a quello che ti propongo io GEMMA: Intanto non è una stupida festa; e poi ... non posso non andarci VALERIO: Perché? La chiami e le dici che hai un altro impegno GEMMA: Non posso; è una mia cara amica; ci conosciamo da un sacco di anni VALERIO: E allora? Io sono il tuo fidanzato. Chi è più importante? Il fidanzato o una sfigata festa di compleanno! GEMMA: Valerio smettila; ti ho già detto che non posso rinunciare VALERIO: E noi quando ci vediamo? GEMMA: Un altro giorno (dopo aver litigato si allontanano e se ne stanno in silenzio; dopo un po’ Gemma si avvicina a Valerio con la scusa di volergli fare vedere il regalo per Daniela) GEMMA: Guarda; come ti sembra? Carino eh? VALERIO: È orribile! E cosa sarebbe? GEMMA: Il regalo per Daniela; è fantastico; sono sicura che le piacerà un casino! VALERIO: E quando saresti andata a prenderlo questo regalo? (riprende il litigio) GEMMA: Ieri; dopo la scuola ci sono andata VALERIO: Non me l'avevi detto GEMMA: Non penso che sia un problema se non ti dico che cosa faccio tutti i giorni VALERIO: Invece dovresti! Al posto di andare sempre in giro a fare la stupida con le tue amichette … GEMMA: Sempre in giro … 86 VALERIO: Potresti dedicare un po’ più di tempo a me GEMMA: Ma se stiamo sempre insieme; ho già trascurato tutti i miei hobby per te! VALERIO: Ecco, allora, non andare nemmeno alla festa di compleanno, chissà cosa combini! GEMMA: Cosa vuoi che combini? Sono con i miei amici di sempre. Dovresti avere più fiducia in me VALERIO: Io ho fiducia in te, solo che ... tu sabato alla festa non ci vai (il litigio cresce) GEMMA: SCORDATELO! non hai il diritto di impormi quello che devo fare; anch'io ho bisogno di vivere i miei spazi VALERIO: I tuoi spazi?! Mi sembra che ne hai già abbastanza! GEMMA: Sai che ti dico? Se continui su questo tono, tra un po’ i miei spazi me li prendo sul serio! VALERIO: Adesso basta, perché ragioni in questo modo? GEMMA: Sono fatta così, la penso così! VALERIO: Ti comporti sempre in modo strano, non ti capisco! GEMMA: Perché non mi accetti per come sono? VALERIO: Preferirei che tu avessi idee … diverse … più … GEMMA: Diverse come? VALERIO: Diverse GEMMA: Come le tue insomma … VALERIO: Ecco brava perché no? GEMMA: Perché no! Ognuno è fatto a proprio modo, rispettami anche se siamo diversi … VALERIO: Io ti voglio così, cambia o … GEMMA: IO NON CAMBIERÒ MAI PER NESSUNO 87 … MI MANCHI …. (F) (Mara è a casa sua, e sta guardando delle foto; le appoggia su una superficie piana una a fianco all'altra; dopo un po’ si sente Giorgia che la chiama; Mara raccoglie e nasconde velocemente le foto) GIORGIA: Mara … Maraaaaa … aprimi, sono Giorgia (Mara va ad aprire; Giorgia entra) MARA: Come mai qui? Non ti aspettavo GIORGIA: Sono stufa di studiare; avevo voglia di fare una passeggiata; cosa stavi facendo? MARA: No, niente … GIORGIA: Dai, andiamo a fare un giro MARA: No, non mi va di uscire GIORGIA: Ma cos'hai, hai pianto? MARA: Non starai mica scherzando?! GIORGIA: Hai pianto. Mara, guardami negli occhi. È un po’ che ti vedo strana; che ti succede? MARA: Ma, sì, niente, stai tranquilla GIORGIA: Sei sempre triste, isolata … MARA: Ti ho detto che non ho niente GIORGIA: Lo sai che di me ti puoi fidare MARA: Ma sì, non è per quello GIORGIA: E allora? MARA: Senti, parliamone un'altra volta; adesso non ho tempo 88 GIORGIA: É adesso un'altra volta! Dai, coraggio MARA: Non è facile parlarne GIORGIA: Cerca le parole giuste … ti ascolto MARA: Beh ecco vedi … mio padre … mi manca … sento molto la sua assenza, nonostante siano ormai passati due anni … mi manca il suo sorriso al risveglio … non pensavo fosse così importante per me … penso alle cose che facevamo insieme … a quanto ci divertivamo … e non riesco a dare un senso a tutto questo … a volte cerco di non pensarci, di far finta di niente … cerco di uscire … di sorridere … di distrarmi … ma perché la vita mi ha fatto questo? (piange; Giorgia l'abbraccia) Poco fa, quando sei arrivata, stavo guardando alcune foto … ti va di vederle? GIORGIA: Se vuoi MARA: (foto) Guarda: qui siamo al mare … avevo cinque anni: stavamo costruendo insieme un castello di sabbia; mi diceva sempre che io ero la sua principessa; guarda com'ero felice! (foto) Qui invece avevo sette anni, e mi stava insegnando a nuotare. E grazie a lui se ora ne sono capace! (foto) Questa invece è la mia famiglia al completo al mare; guarda Francesca, mia sorella, che paura dell'acqua che ha! (foto) E guarda questa: il papà , io, Francesca e te; ti ricordi? Eravamo in montagna sul bob GIORGIA: Ma dai non ci posso credere, tutti imbacuccati come degli eschimesi! MARA: Mi piacerebbe tanto tornare indietro e rifare tutto. Certe volte penso che non gli ho dedicato abbastanza tempo. Vedi questo bracciale? Me lo ha regalato lui pochi giorni prima di morire (piange) GIORGIA: Dai non piangere! Sai Mara, non sempre a tutto c'è una risposta, ma ti capisco. MARA: È tutto così difficile! Potessi raggiungerlo! GIORGIA: No, non devi dire così! Devi trovare la forza per andare avanti MARA: E dove la trovo la forza? GIORGIA: Dentro di te. La vita è bella, e va vissuta al meglio MARA: Non ci sono parole per dire quanto ci volevamo bene 89 GIORGIA: Sì, lo capisco, eravate molto legati, ma tu adesso devi vivere la tua vita, la vita che ti ha donato lui, e stai sicura, che solo così, potrai renderlo felice. MARA: Forse hai ragione; grazie; avevo proprio bisogno di parlare con te; ti voglio bene (si abbracciano) GIORGIA: Mi è venuta un'idea! Ci facciamo una foto? MARA: Ma dai, con questa faccia GIORGIA: Basta sorridere! (Giorgia tira fuori il cellulare e si fanno un'auto scatto) SONO NERVOSA (F) (Carlotta e Noemi, zaino in spalla, camminano) CARLOTTA: Ciao Noemi NOEMI: Ciao CARLOTTA: Vai a scuola? NOEMI: E dove se no?! CARLOTTA: Vai a piedi? NOEMI: No, in aereo! CARLOTTA: Facciamo la strada insieme? NOEMI: Preferisco andare da sola CARLOTTA: Cos'hai? Sei arrabbiata? Perché sei così? NOEMI: No, niente CARLOTTA: Dai, dimmi cosa è successo? NOEMI: Nieeeente … CARLOTTA: Scusa se insisto, ma voglio sapere cosa c'è? NOEMI: Niente, niente, niente!!! CARLOTTA: Se magari ne parlassi con qualcuno! NOEMI: E se magari qualcuno mi lasciasse in pace! CARLOTTA: Sono tua amica, lo sai che a me puoi dire tutto NOEMI: Più o meno! 90 CARLOTTA: Che c'è? Non ti fidi più di me? NOEMI: Brava! CARLOTTA: Ah andiamo bene! Pensavo fossimo amiche! NOEMI: Ma guarda un po’! Anch'io pensavo che tu fossi mia amica! CARLOTTA: Ehi, ehi, ehi … non fare la scorbutica; io voglio una spiegazione! NOEMI: La spiegazione è molto semplice: tu sei come gli altri! CARLOTTA: Cioè? NOEMI: La bella faccia davanti e un calcio nel didietro! CARLOTTA: Io? E che ho fatto? NOEMI: Sei solo una falsa! CARLOTTA: Perché mai? NOEMI: Vuoi saperlo? Sono nervosa!!!! CARLOTTA: Si, ma che ho fatto, me lo dici o no! NOEMI: (gridando) SONO NERVOSAAAAA … 91 Conclusioni Il progetto ha coinvolto molti ragazzi e ragazze, le loro storie, le loro parole si sono incrociate, incontrate cambiando noi e loro. Insinuando il dubbio che lo stato delle cose non è un dato immodificabile e che giocare ruoli diversi si può e si deve. Le ragazze si sono confrontate con le contraddizioni di chi non vuole ragionare sulle differenze perché teme di perdere un’uguaglianza vissuta come data. Si sono scontrate con la volontà di dividere con i ragazzi le fatiche della cura e contemporaneamente la paura di perdere il monopolio della capacità di prendersi cura in modo idoneo, convinte che le donne sono più brave a capire, a leggere i bisogni e trovare le strade per rendere il dolore, la solitudine, la paura più sopportabili I ragazzi hanno cercato le parole per leggere una realtà senza stereotipi incontrando grandi difficoltà e ritornando alle vecchie classificazioni per ritrovare una rassicurante rappresentazione del loro vissuto . Tutti sono cambiati, segnati da un altrove riscoperto dentro di sé. Nessuna soluzione , nessuna rivoluzione , ma tante domande nuove, tanti dubbi e la voglia di ritrovarsi diversi e diverse 92