Chi non risica…

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Chi non risica…
PROGRAMMA DI AZIONE REGIONALE PROMOZIONE DELLA SALUTE 2004-2005 (DD 466 - 29.11.04)
BANDO REGIONALE 2004-2005 PROGETTI DI PROMOZIONE DELLA SALUTE (DD 500 - 20.12.04–BURP 51–23.12.04)
CHI NON RISICA…?
Filone tematico
Incidenti stradali
Tema
Destinatari
Prevenzione disagio adolescenziale (Rischio in età evolutiva)
Fascia dei 18enni frequentanti le scuole superiori del V.C.O. (IV
anno di corso)
Scuola media superiore (IV anno)
Setting
Responsabile del progetto
Croce Mauro
ASL 14 Verbano-Cusio-Ossola - SS Educazione Sanitaria
Via Mazzini 117, 28887 Omegna (VB)
Tel. 0323-868111 Cell. 339-3997375 Fax 0323-623020
[email protected]
ProSa on-line: P0237
FINANZIAMENTO CONCESSO: 5516.00 €
VALUTAZIONE PROGETTO: 22/22
Abstract
Il progetto che si intende presentare costituisce il tentativo di migliorare e formalizzare una precedente serie di
interventi pensati e realizzati a partire dal tema degli incidenti stradali in alcune scuole superiori del V.C.O. (37 classi
nel complesso) nel corso degli ultimi anni scolastici.
L’intervento originario è stato richiesto dalla Rete delle Scuole per l’Educazione alla Salute (organismo che
raggruppa i referenti alla salute dei 12 istituti superiori della provincia del V.C.O.) e ha visto la collaborazione
organica del locale comando di Polizia Stradale, impegnato in interventi di circa due ore con le classi quarte (l’anno
della patente) degli Istituti coinvolti, il collegamento con il Referente per l’Educazione alla Salute dell’A.S.L. e un
contributo economico da parte dell’Amministrazione provinciale del V.C.O.. L’idea che ha sostenuto il progetto è
quindi nata all’interno delle scuole, espressione di un comune sentire verso un problema che nel territorio provinciale
ha sempre avuto un forte impatto sull’opinione pubblica e sui giovani in particolare. L’impianto metodologico adottato
ha cercato di mantenere un saldo ancoraggio con la domanda iniziale, gli incidenti stradali, ma senza precludersi la
possibilità di allargare l’orizzonte fino a comprendere altre attività tipiche della fase adolescenziale e caratterizzate
dalla presenza di rischi e/o pericoli (comportamenti dipendenti, risk/sensation seeking, presa di decisione, ecc…).
L’approccio che si è deciso di adottare ha cercato di assumere un atteggiamento ‘critico’ nei confronti del rischio e
del pericolo, evitando però derive moralistiche o, all’opposto, consolatorie. Il dispositivo formativo scelto e
considerato più idoneo per perseguire questa finalità ci è sembrato essere quello del ‘processo’: a finire in tribunale è
stato il rischio stesso. Questa soluzione ha trovato sostanza in una simulazione della durata di circa 3 ore in cui i
ragazzi dibattevano le proprie tesi (pro e contro il rischio) all’interno di un impianto formativo idoneo all’emersione e al
confronto delle diverse rappresentazioni sociali dei temi.
Il percorso formativo che qui si intende aggiornare e riproporre vuole mantenere l’accento sul ‘perché’ certe cose
avvengono e quali bisogni soddisfano, facendo in modo che siano i ragazzi stessi a dotarsi di chiavi di lettura
autonome e originali, non mutuate, cioè, da quello che pensano gli adulti. Occorre evitare letture semplicistiche del
fenomeno, più inclini alla rassicurazione che alla comprensione.
I buoni risultati ottenuti nella prima serie di attività (valutazioni indipendenti condotte dalle scuole e dai formatori
coinvolti) hanno suggerito di riproporre l’intervento con l’obiettivo di uscire dalla fase, per così dire, sperimentale,
cercando soprattutto una (buona) prassi in grado di rendere l’attività meno episodica.
L’analisi del processo che ha portato in precedenza alla realizzazione degli interventi fa ritenere che gli sforzi
debbano essere finalizzati alla creazione di una rete tra i soggetti coinvolti in grado di monitorare il fenomeno e di
gestire organicamente la strategia preventiva. La rete dovrebbe riguardare sia i servizi a matrice socio-sanitari
impegnati in ambito preventivo (cfr. più sopra) che il mondo della scuola, (almeno) per le due componenti principali:
docenti (la rete sopracitata e il C.S.A.) e studenti (ad esempio per il tramite della Consulta Provinciale). Il
completamento della rete si può però ottenere solo rafforzando la collaborazione con le Forze dell’Ordine, sulla
falsariga di quanto avvenuto in passato ma nell’ottica di stabilizzarne i contributi e la partecipazione.
MODULO parte 2 PROGETTO
1. Contesto di Partenza
Il progetto che si intende presentare costituisce il tentativo di migliorare e formalizzare una precedente
serie di interventi pensati e realizzati a partire dal tema degli incidenti stradali in alcune scuole superiori
della provincia del V.C.O. (37 classi nel complesso) nel corso degli ultimi anni scolastici. Di conseguenza
la proposta è analizzabile, ad un tempo, sia dal punto di vista della continuità con esperienze precedenti
che per gli importanti elementi di innovazione che si intende inserire. Le soluzioni possibili per attenuare i
punti deboli, correggere le storture ed enfatizzare i plus sono state in parte abbozzate durante gli incontri
di restituzione avvenuti tra operatori e referenti scolastici ma, certamente, la corretta calibratura degli
interventi, soprattutto per ciò che concerne i cambiamenti organizzativi auspicati, necessita di ulteriore
analisi e della compartecipazione di tutti i soggetti potenzialmente interessati.
La prima formulazione del bisogno di occuparsi della prevenzione degli incidenti stradali è avvenuta
durante gli incontri della Rete delle Scuole per l’Educazione alla Salute (organismo che raggruppa i
referenti alla salute dei 12 istituti superiori della provincia del V.C.O.): un comune sentire che ha portato
progressivamente ad una definizione più accurata del bisogno stesso e alla conseguente progettazione
dell’intervento. Fin dalle prime battute si è sostanziata la collaborazione con il servizio di Educazione alla
Salute dell’A.S.L. 14 di Omegna e, successivamente, la ricerca del coinvolgimento del locale comando di
Polizia Stradale. La prima progettazione ha portato di fatto all’impostazione di un doppio intervento: un
incontro iniziale con gli studenti curato dalla Polizia Stradale, e calibrato sulla base delle esigenze delle
singole scuole, e un successivo momento di approfondimento (intervento diretto in aula di circa 4 ore)
gestito da operatori esperti in collaborazione con Referente Ed. Sanitaria della ASL.
I risultati conseguiti in questo primo ciclo di interventi appaiono incoraggianti per quanto non ancora
supportati da un sistema di valutazione scientifico. Gli indicatori che è possibile menzionare riguardano il
grado di interesse e soddisfazione degli studenti partecipanti (rilevati attraverso valutazioni indipendenti
degli operatori e delle singole scuole) e le considerazioni dei referenti scolastici (espressi verbalmente
negli incontri di restituzione): in entrambi i casi i giudizi espressi sono di segno marcatamente positivo. In
particolare risulta che gli studenti abbiano particolarmente apprezzato il coinvolgimento, la partecipazione
e l’impatto dell’attività così come ‘utile’ è l’aggettivo più utilizzato in riferimento al significato
dell’operazione nel complesso. Volendo sintetizzare la valutazione dei referenti scolastici ci si può
concentrare sulla ricerca delle condizioni di replicabilità e di messa a regime dell’operazione per il positivo
riscontro avuto sia in ordine ai temi affrontati che relativamente alla metodologia adottata.
In altre parole, ci si accinge a continuare il lavoro abbozzato cercando il consolidamento in più direzioni:
sul fronte diretto della prevenzione, e relativamente ai destinatari diretti dell’intervento, è necessario
tradurre le intuizioni e i primi riscontri in una pratica valutativa che dia compiutamente la misura dei
cambiamenti innescati. Sempre in merito all’intervento deve essere ulteriormente sviluppata la
collaborazione con alcuni attori (Polizia Stradale) e promosso il raccordo con altri soggetti coinvolti (118,
altri attori pubblici/sociali con esperienza nel campo). Quest’ultimo passaggio deve trovare riscontro
anche in una serie di cambiamenti a livello contestuale e organizzativo: il buon esito della prima serie di
interventi deve necessariamente sfociare nella costituzione di una rete di monitoraggio delle attività che
formalizzi il coinvolgimento degli attori interessati. Dall’iniziale gruppo di lavoro alla Rete di Scuole, al
C.S.A. di Verbania e alla Consulta Provinciale degli Studenti, dalla Polizia Stradale al 118 ed
eventualmente altri servizi dell’ASL interessati , oltrechè cooperative e associazioni del terzo settore
coinvolte in attività di prevenzione con adolescenti.
2. Diagnosi educativa ed organizzativa
Diversi elementi sembrano indicare come - se negli ultimi trent’anni gli incidenti mortali hanno registrato
una riduzione del 40 % - per i giovani tra 15 e 24 anni il tasso di mortalità per incidente stradale
risulterebbe sostanzialmente invariato e questo sembra essere una costante nel mondo occidentale: gli
incidenti stradali sono, in molte nazioni europee, la prima causa di morte per i giovani. L’attrazione,
l’incuranza e la ricerca del rischio così come la sottovalutazione delle conseguenze sono in relazione a
diversi elementi specifici dell’essere adolescente. Tali elementi vanno dall’uso di sostanze prima e
durante la guida alla percezione di essere immuni al pericolo, dalla stanchezza alla disattenzione, alla
sfida, all’influenza del gruppo e alla ricerca di emozioni anche per fuggire situazioni di noia, di vuoto, di
sofferenza: elementi attraverso i quali cercare una personalissima legittimazione ed una identità.
Un’analisi più attenta dei fattori che influenzano i comportamenti a rischio permette di abbozzare una
riflessione sulle possibili strategie di prevenzione delle condotte a rischio di incidente stradale.
Gli studi e le osservazioni sui comportamenti correlati alla ricerca del rischio (si veda ad es. per quanto
attiene gli incidenti stradali: Anna De Santi “La prevenzione dei comportamenti a rischio di incidente
stradale”, Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica, Istituto Superiore di Sanità – Roma) sembrano
indicare alcuni determinanti che influiscono su questo tipo di comportamenti. I determinanti verranno
presentati in prospettiva positiva, ovvero come fattori capaci di predisporre, abilitare e rinforzare i
comportamenti di salute.
Determinanti Predisponenti
1. La conoscenza (razionale) delle norme di sicurezza e dell’importanza dell’abilità e dell’esperienza
alla guida, nonché delle conseguenze del non rispetto delle norme;
2. Attitudini non rinforzanti le credenze sostenute da pensiero magico: il credersi invincibili, a me
non può succedere, mi è andata bene altre volte;
3. Valori alternativi all’esibizione e alla sfida ricercati attraverso la condotta alla guida;
4. Atteggiamenti tesi ad evitare sia il consumo di alcol-sostanze e farmaci per chi guida sia la guida
in condizioni psicofisiche di stanchezza;
5. Sé complesso, ovvero la capacità/possibilità di rappresentarsi come portatore di molteplici
istanze (identità e ruoli) quindi non spinto ad approfittare di ogni occasione che possa offrire
emozioni di rischio, di ricerca di esibizione, di ostentazione;
6. Percezione del rischio e consapevolezza della propria vulnerabilità in termini di locus of control.
Determinanti Abilitanti
1. Mezzi sicuri (gomme, strade);
2. Controlli da parte della polizia e leggi adeguate (patente a punti);
3. Ottimizzazione e riduzione dei tempi delle procedure di pronto soccorso.
Determinanti Rinforzanti
1. Politici: promozione di leggi attente alla sicurezza e campagne di sensibilizzazione alla guida
sicura; manutenzione del manto stradale;
2. Famiglia: apprendere e sostenere modelli di guida sicuri (cinture, velocità, rispetto regole), non
valorizzare la cultura legata all’uso dell’alcol e delle sostanze;
3. Gruppo dei pari: consapevolezza dei rischi, promuovere un atteggiamento non valorizzante la
guida insicura ed in condizioni di alterazione o atteggiamenti di sfida;
4. Insegnanti: sostenere modelli di guida sicuri (cinture, velocità, rispetto regole) non valorizzare la
cultura legata all’uso dell’alcol e delle sostanze;
5. Operatori sanitari: fare comprendere i rischi della guida in stato di alterazione.
L’intervento che s’intende proporre vuole agire soprattutto a livello dei fattori predisponenti e rinforzanti i
comportamenti di salute. Attraverso l’attività di formazione iniziale, ovvero la concertazione con gli altri
attori interessati (insegnanti, polizia stradale, operatori del 118), si procederà a discutere, selezionare e
ridefinire i determinanti ritenuti prioritari, integrando così le diverse istanze e chiavi di lettura del
fenomeno.
3. Prove di efficacia ed esempi di buona pratica
La prevenzione degli incidenti stradali è un ambito di lavoro verso il quale sempre più confluiscono
pratiche ed esperienze da tutto il mondo occidentale. Il dato di innesco che giustifica e legittima questa
nuova attenzione è probabilmente rappresentato dall’analisi dei dati epidemiologici che testimoniano il
fatto che una sensibile riduzione del numero di incidenti mortali sia un dato assoluto (generale) che non
trova riscontro nella fascia di popolazione di età compresa tra i 15 e i 24 anni: in altre parole il tasso di
decessi adolescenziali – giovanili derivanti dal comportamento alla guida sembrerebbe rimasto pressoché
invariato ( cfr sul tema incidenti stradali: Commissione Europea, Libro Bianco, La politica europea dei
trasporti fino al 2010: il momento delle scelte). Questa attenzione ha reso quindi possibile una
sistematizzazione dei diversi tipi di intervento che ha portato alla realizzazione di alcune linee guida
indirizzate in modo particolare a neopatentati: in Australia, è stata ad esempio realizzata una sorta di
guida alla realizzazione di interventi di prevenzione a cura della Road Traffic Authority (R.T.A.) “Principles
of effective community-based safe driving programs for novice drivers and passengers”. Tra le
raccomandazioni in essa contenute è da sottolineare ad esempio il richiamo alle discussioni di gruppo e
momenti di role –playing, alla promozione delle life skill e al coinvolgimento di più figure impegnate o
coinvolte a diverso titolo nell’ambito. Queste indicazioni sono state raccolte nell’intervento precedente
citato più sopra e certamente caratterizzeranno anche il prossimo.
Buone prassi in ordine alla tematica degli incidenti stradali sono considerate senza dubbio le esperienze
che fanno riferimento alla Rete di Sicurezza della provincia di Modena che negli anni si è consolidata sia
in merito al coinvolgimento delle figure significative prossimali (per implementare cambiamenti
organizzativi, ambientali e contestuali) che alla prevenzione diretta verso il target e la formazione dei
formatori.
Dal punto di vista metodologico l’intervento diretto si inserisce a pieno titolo negli interventi di prevenzione
più attuali in cui l’impianto progettuale non deve garantire solo in merito al passaggio di una informazione
corretta ma deve ricercare le migliori condizioni possibili attraverso le quali veicolare le informazioni.
Senza dilungarsi eccessivamente, le parole chiave per comprendere gli aspetti innovativi sembrerebbero
essere la centratura sul gruppo dei pari, il coinvolgimento attivo dei protagonisti (anche) su codici
affettivi/espressivi, la problematizzazione degli assunti e delle rappresentazioni, ecc… (cfr, ad esempio,
Croce M.; Martinetti M.; Vassura M.: Le rappresentazioni sociali di dipendenza e rischio: ma i ragazzi che
ne pensano? Riflessioni “a caldo” da un progetto di prevenzione “in corso d’opera” Dal fare al dire,
3/2004, pp 27-38.
Infine, è possibile far rientrare tra le buone prassi anche alcuni interventi di prevenzione su temi diversi
realizzati negli ultimi anni nella provincia del V.C.O.: al di là delle singole applicazioni, la partenership tra
ente locale (A.S.L., provincia, comuni, ecc…) e organizzazioni del terzo settore (cooperative ed
associazioni) e l’alleanza con le istituzioni scolastiche, in rete o per il tramite del C.S.A., si è rivelata nel
tempo un fattore determinante per gli aspetti contenutistici, metodologici e, soprattutto, per la diffusione e
la continuità nel tempo degli interventi.
4. Modelli teorici di cambiamento dei comportamenti
Il modello teorico di cambiamento che si intende adottare scaturisce dall’incrocio di due variabili, una
relativa alla particolare fascia di età cui il progetto si riferisce, l’adolescenza, e l’altra all’insieme di
pratiche che rientrano nell’alveo della ricerca-azione. Partendo da quest’ultimo punto, da Lewin in avanti,
la psicologia sociale e quella di comunità in particolare sono convinte che si favorisce il cambiamento
nella misura in cui gli individui sono in condizione di influenzamento (ad esempio in un confronto
all’interno di un gruppo omogeneo). I famosi studi per favorire il consumo di frattaglie da parte delle
casalinghe americane cui la guerra imponeva la restrizione, hanno dimostrato in maniera inequivocabile
che le pratiche più efficaci sono quelle nelle quali la questione viene affrontata in gruppo, alla presenza di
un formatore e coordinatore, per la possibilità di intercettare le diverse spinte proprie di un gruppo alle
prese con il cambiamento: ogni intervento con i gruppi - attraverso una azione esercitata per modificare
le norme - producono la comparsa di forze che neutralizzeranno l’effetto di questa pressione ed
aumentano l’equilibrio quasi stazionario a prezzo di un aumento della tensione interna al gruppo. E’
quindi più “economico” ed efficace cercare di ridurre l’intensità delle forze che si oppongono alla
modificazione delle norme di un gruppo, piuttosto che esercitare una modificazione crescente che
imporrà all’individuo tensioni conflittuali. I meccanismi che rendono possibile il cambiamento non
risiedono nella “semplice” organizzazione di un setting di apprendimento attivo, quanto nella
comprensione di come l’elemento di conformità al gruppo sia uno degli elementi di maggiore resistenza al
cambiamento e sia quindi necessario riorientare questa forza per ottenere un cambiamento. Ma se si
agisce rafforzando le forze che spingono nella direzione desiderata dal conduttore, si determina nel
gruppo uno stato di tensione elevato (aggressività, fuga, abbassamento del livello della azione
construttiva, resistenze etc) mentre l’agire sulle forze opposte favorisce il cambiamento attraverso le fasi
di a) scongelamento (unfreezing);b) cambiamento (moving);c) cristallizzazione (freezing). (Lewin K.,
(1943), “Behind Food Habits and Methods of Change”, in Bullettin of the Research Council, 108. Lewin
K., (1947), “Frontiers in Group Dynamics”, in Human Relations, pp 2-38. Lewin K, (1948), trad it. 1972, “I
conflitti sociali”, F.Angeli, Milano).
L’altro termine del binomio, l’adolescenza, sembra fornire da questo punto di vista uno scenario
privilegiato. Per gli adolescenti, più che per altri, il gruppo dei pari prossimali riveste infatti un’importanza
decisiva per le dinamiche di confronto, influenzamento e cambiamento. Tra i diversi autori che si sono
occupati della questione G. Pietropolli Charmet teorizza il gruppo dei pari come la ‘vera’ testa pensante,
una superpotenza nella determinazione dei comportamenti individuali degli adolescenti. In altre parole, in
condizioni di coinvolgimento emotivo e/o esperienziale, il gruppo dei pari permette lo sdoganamento e la
fissazione delle nuove informazioni in grado di ristrutturare la rappresentazione di un determinato
fenomeno giudicato saliente dal gruppo: rende cioè possibile il cambiamento (cfr. G. Pietropolli Charmet,
I nuovi adolescenti, R. Cortina, Milano (2000)).
5. Gerarchia di obiettivi congruenti con la diagnosi educativa ed organizzativa
Nella tabella gli obiettivi sono correlati con la diagnosi educativa e i PAR citati precedentemente. Pertanto
ad ogni obiettivo corrispondono uno o più PAR (la corrispondenza viene espressa dal codice di
riferimento associato ad ogni obiettivo). Gli obiettivi specifici sono stati descritti in relazione al programma
di attività .
Obiettivi generali
1. Stimolare negli adolescenti l’espressione e il confronto dei significati individuali, sociali e
relazionali legati ai comportamenti a rischio (Det. Pred 2-6);
2. Aumentare negli adolescenti la consapevolezza degli atteggiamenti e delle condotte a rischio
individuali e gruppali (Det. Rinf. n°4);
3. Mettere gli adolescenti in condizione di ricercare e confrontare attivamente le informazioni
relative ai comportamenti a rischio (Det. Rinf 3);
4. Avviare un processo di sensibilizzazione degli adulti nei confronti delle rappresentazioni degli
adolescenti sul tema dei comportamenti a rischio (Det. Rinf. 2, 4).
Obiettivi specifici per attività
Fase
Attività
0
Costituzione dei gruppi di
sostegno: Costituzione dei
gruppi di coordinamento, di
progettazione formativa e
gruppo di restituzione in base ai
loro compiti -mandati
1
A. Progettazione - redazione
del progetto operativo
Obiettivi
Coordinamento:
1. Rafforzare il coordinamento e
l’integrazione tra le realtà ambientali
coinvolti nel problema (Scuola, Polizia
Stradale, Operatori sanitari del 118 ) (Det.
Rinf 2,4,5);
2. Garantire la coerenza delle azioni nelle
diverse fasi;
3. Garantire la diffusione dei risultati e
l’integrazione con altre attività di
prevenzione delle ASL coinvolte;
Progetto:
4. Garantire la programmazione delle attività
e la valutazione in itinere e finale, di
processo e esito;
Restituzione:
5. Migliorare la conoscenza sul tema e
fornire spunti di sviluppo in altri contesti
prossimali
6.Garantire la progettazione di un percorso
che coinvolga attivamente gli studenti sul
tema;
7. Raggiungimento della redazione di un
progetto che tenga conto dei diversi
formatori/informatori coinvolti in un ottica di
integrazione;
Tempi
1 mese
aprile 2005
2 mesi
maggiogiugno 2005
B. Impostazione del sistema
di valutazione
8. Implementare un sistema di valutazione
partecipata;
9. Aumentare l’interesse degli adolescenti
rispetto al tema e creare di un clima di
partecipazione e di apprendimento attivo
nelle classi;
10. Migliorare la conoscenza (razionale)
delle norme di sicurezza e dell’importanza
dell’abilità e dell’esperienza alla guida (Det.
Pred 1);
11. Raggiungere una consapevolezza della
propria vulnerabilità rispetto al
comportamento a rischio (credenze, valori,
atteggiamenti) (Det. Pred. 2,3,5);
12. Rafforzare ed aumentare atteggiamenti
tesi ad evitare il consumo di alcol-sostanze
e farmaci per chi guida (Det. Pred. 4);
13. Incrementare la presenza di
atteggiamenti di accettazione e
partecipazione ad altri interventi esterni
concernenti la sicurezza stradale e la
prevenzione degli incidenti (Det. Rinf. 1, 4,
5);
14. Sensibilizzare la comunità locale e le
agenzie educative (scuola-famiglie) rispetto
al tema della prevenzione e alle
problematiche adolescenziali relative ai
comportamenti a rischio (Det. Rinf. 2,4);
15. Costruire occasioni di confronto sui
modelli degli interventi di prevenzione (Det.
Rinf . 1,2,4,5);
3 mesi
lugliosettembre
2005
2 mesi
2
Attività in aula
3
Serata-evento
4
A. Valutazione conclusiva:
valutazione del processo e degli
esiti del progetto
16. Attivare e realizzare un processo di
valutazione partecipata;
1 mese
gennaio 2006
B. Rielaborazione e
diffusione dati di valutazione
17. Promuovere un processo di
rielaborazione sull’efficacia del progetto;
18. Favorire la visibilità dei dati e materiali
(Det. Rinf. 1,2,3,4,5).
1 mese
febbraio 2006
ottobrenovembre
2005
1 mese
dicembre
2005
6. Programma delle attività
Quello che segue è il quadro sinottico delle attività previste. In questo contesto è possibile formulare
evidentemente solo un programma di massima, una sorta di scheletro del percorso. L’aggiornamento che
deriverà dalla diagnosi educativa ed organizzativa permetterà in seguito di calibrare meglio l’intero
intervento. A livello generale le attività costitutive riguardano la creazione dei gruppi di sostegno
all’intervento, l’attività di prevenzione diretta con il target di riferimento, la sensibilizzazione della comunità
locale e l’impostazione del sistema di valutazione dalle primissime fasi di lavoro.
Fase
Attività
0
Costituzione dei gruppi di sostegno:
Costituzione dei gruppi di
coordinamento, di progettazione
formativa e gruppo di restituzione in base
ai loro compiti -mandati
1
A. Progettazione - redazione del
progetto operativo
Attori coinvolti
Gruppo di coordinamento: Asl,
Rete delle scuole per l’Educazione
alla Salute, operatori del 118,
Polizia stradale
Gruppo di progettazione formativa:
operatori direttamente coinvolti
nell’intervento in aula
Gruppo di restituzione: REPES
scolastici, Assessorato provinciale
alla Politiche Sociali, Questura,
Consulta Studentesca
Gruppo di progettazione formativa
Tempi
1 mese
aprile 2005
2 mesi
maggiogiugno 2005
B. Impostazione del sistema di
valutazione
2
Attività in aula
3
Serata-evento rivolta alla Comunità di
riferimento
Gruppo di coordinamento
Gruppo di progettazione formativa
Formatori
Polizia Stradale
Operatori 118
Studenti delle scuole superiori
Gruppo di coordinamento
Gruppo di progettazione formativa
Gruppo di restituzione
Studenti, Famiglie
A. Valutazione conclusiva: valutazione
del processo e degli esiti del progetto
Gruppo di coordinamento
Gruppo di progettazione formativa
B. Rielaborazione e diffusione dati di
valutazione
Gruppo di coordinamento
Gruppo di restituzione
Studenti, Famiglie
4
3 mesi
lugliosettembre
2005
2 mesi:
ottobrenovembre,
2005
1 mese
dicembre
2005
1 mese
gennaio
2006
1 mese
febbraio
2006
7. Alleanze per salute tra gli attori interessati al progetto (sia interni all’azienda sanitaria sia
esterni nella comunità)
L’approccio di rete all’intervento rappresenta allo stesso tempo un fattore di successo e un limite della
precedente serie di interventi. L’esperienza diretta che ha preceduto questa nuova progettazione è infatti
nata come un’attività di rete: rete delle scuole che hanno colto il bisogno, progressivo coinvolgimento
dell’A.S.L., di operatori esterni, della polizia locale, rete, infine, nella restituzione e nella lettura dei
principali risultati. Questo buon esito processuale ha però avuto un limite intrinseco, quasi genetico: è
durato quanto è durato il progetto.
Per queste ragioni, alla base di questa nuova idea progettuale c’è la volontà di recuperare quel
particolare tipo di approccio con alcuni elementi innovativi. Occorre, infatti, estendere in numero e qualità
il coinvolgimento di altri soggetti e occorre altresì fornire le condizioni affinché il gruppo di lavoro così
costituito non si esaurisca nel breve volgere del lasso di tempo dedicato al progetto.
Come misure di sostegno al progetto sono previsti tre distinti gruppi di lavoro. La modalità operativa sarà
costituita da incontri a periodicità stabilità per l’attività di monitoraggio dell’intero percorso. In particolare il
progetto prevede la costituzione di un gruppo di coordinamento, un gruppo di progettazione
formativa e un gruppo di restituzione. Il gruppo di coordinamento sarà costituito da tutti gli attori
coinvolti in precedenza con l’aggiunta del servizio 118 e di altri servizi A.S.L.. L’alleanza verrà cercata
anche con la Prefettura che in passato ha già assunto un ruolo attivo nel sostegno di altri progetti in
ambito preventivo (alcol alla guida, videoindipendenti, rischio e dipendenza per gli adolescenti e gioco
d’azzardo). Il gruppo di coordinamento stabilisce il programma di massima, declina gli obiettivi operativi e
cura la comunicazione verso l’esterno (sia eventuali pubblicazioni che eventi rivolti alla comunità). Il
gruppo di progettazione formativa è costituito dagli operatori direttamente coinvolti nell’intervento e
imposta, monitora e supervisiona tutte quelle attività che si svolgono con il target di riferimento. Il gruppo
denominato di restituzione è, in metafora, il committente sostanziale (per quanto indiretto) dell’intervento.
E’ di fatto un gruppo di coordinamento allargato che prevede la partecipazione dei REPES scolastici e
delle altre istituzioni attive sul territorio sia per le politiche di prevenzione (ad esempio l’Assessorato
provinciale alla Politiche Sociali) che per la gestione della sicurezza (ad esempio la Prefettura) .
Attraverso il collegamento con il C.S.A. si cercherà il fattivo coinvolgimento della Consulta Studentesca
così da garantire in merito alla congruenza delle scelte e delle opzioni adottate per il target cui sono
indirizzate le attività.
8. 9. Piano per la valutazione (di processo e di risultato)
La costruzione del sistema di valutazione avverrà a partire dalla redazione del progetto operativo. Il
processo di valutazione è da considerarsi un elemento che accompagna ogni fase delle attività; al
termine del progetto verrà effettuata una rielaborazione e diffusione dei dati di valutazione.
Ciò che segue è una breve esemplificazione di ciò che s’intende utilizzare. In particolare verrà prestata la
massima attenzione nello stabilire i cambiamenti attesi relativamente alla valutazione di risultato: ciò sarà
possibile solo durante la progettazione operativa.
Indicatori di processo
Fase
0
a) Indici qualitativi e quantitativi di partecipazione alla costituzione de i gruppi di sostegno alle
attività
b) Livello di integrazione delle diverse professionalità
Fase
1
Fase
2
Fase
3
Fase
4
Indici qualitativi e quantitativi di partecipazione alla progettazione operativa
a)
b)
c)
a)
b)
a)
b)
Grado di soddisfazione rispetto all’attività formativa svolta in aula
Partecipazione attiva dei ragazzi al percorso
Grado di soddisfazione espressa dagli studenti
Grado di interesse e partecipazione della comunità locale ‘adulta’ all’evento organizzato
Grado di interesse e partecipazione della comunità locale ‘giovanile’ all’evento organizzato
Indici qualitativi e quantitativi di partecipazione alla valutazione conclusiva
Grado di accessibilità e fruibilità del materiale pubblicato sul web
Indicatori di risultato
Di seguito si riporta la tabella riferita agli indicatori di risultato rivista e integrata. Le annotazioni servono a
specificare quanto indicato in prima stesura e a integrare le parti mancanti o lacunose. Il rischio di
‘genericità’ è riferibile soprattutto alla difficoltà attuale a dimensionare compiutamente alcune attività:
l’attivazione della rete di sostegno all’intervento garantisce, per tipologia e quantità dei partecipanti,
rispetto alla giusta calibrazione in corso d’opera degli interventi progettati.
Fase
0
Fase
1
Fase
2
Fase
3
Fase
4
Coordinamento, progettazione, valutazione e scientificità per tutte le fasi del progetto: per gli
operatori la percezione che i gruppi di sostegno al progetto (coordinamento, progettazione formativa
e restituzione) abbiano effettivamente svolto la funzione di supporto e complemento all’operatività
diretta lungo tutte le fasi del percorso
a) Realizzazione di un progetto operativo coerente con gli obiettivi e nei tempi previsti
b) Realizzazione di un piano di valutazione in grado di calibrare positivamente le attività in corso
d’opera, fornire feed-back agli operatori e verificare parametri di efficacia ed efficienza
Percezione del grado di utilità da parte degli studenti, sia in ordine ai temi trattati che alla
metodologia utilizzata
a) Progettazione partecipata e realizzazione dell’evento rivolto alla comunità e in particolare alla
componente ‘adulta’ della scuola
b) Numero di partecipanti all’evento
a) Realizzazione di un report valutativo in grado di orientare l’implementazione futura degli interventi
e delle azioni del percorso, con particolare riferimento alla possibilità di una messa a regime della
rete istituzionale di prevenzione sul tema
b) Pubblicazioni sul web del materiale divulgabile entro 1 mese dal termine delle attività
Strumenti di rilevazione
Strumenti
Questionari
Interviste
Schede di rilevazione
Schede di monitoring
Relazioni qualitative
Indicatori di processo
fase 2
fase 0
fase 0
fase 2
fase 4
Indicatori di risultato
fase 2
fase 3
fase 3
fase 1
fase 4
Strumenti per la diffusione dei risultati
Pubblicazioni sul web del materiale divulgabile
Serata-evento
Video documentale dell’attività
10. Piano di comunicazione e documentazione del progetto
Sul fronte interno la comunicazione viene garantita a livello strutturale dalla periodicità prestabilita per gli
incontri dei gruppi di sostegno alle attività. In particolare è previsto che il coordinatore del progetto
partecipi agli incontri di tutti e tre i gruppi. A supporto è prevista inoltre la convocazione via e-mail dei
diversi partecipanti e la relativa diffusione di un sintetico verbale a beneficio di tutti i soggetti coinvolti.
Spetta in particolare al coordinatore l’individuazione del materiale documentale (ricerche, review,
questionari, ecc…) idoneo ad orientare positivamente tutti i processi decisionali.
Dal punto di vista esterno, la numerosità e l’eterogeneità dei soggetti coinvolti rende possibile il ricorso e
l’utilizzo di una pluralità di media soprattutto a livello locale. In dettaglio, l’organizzazione della
comunicazione esterna spetta al Gruppo di Coordinamento che gestisce i rapporti.
Infine, rientra nell’ambito della comunicazione esterna anche l’organizzazione di una serata-evento
(descritta in dettaglio più oltre), collocata appena prima della valutazione conclusiva con l’obiettivo di
coinvolgere la comunità locale sensibilizzandola sul tema. A livello documentale è prevista la
realizzazione di un video che illustri i principali passaggi del percorso intrapreso con una particolare
attenzione agli interventi diretti in aula.
11. Gruppo di progetto
Il gruppo di progetto rappresenta il nucleo centrale della rete di soggetti coinvolti e coinvolgibili
nell’iniziativa in quanto ha progettato e realizzato interamente la precedente serie di interventi.
•
•
•
Mauro Croce, psicologo, Direttore Struttura Semplice Educazione Sanitaria della A.S.L. 14.
Coordinatore del progetto
Monica Soni, psicologa libera professionista, lavora come consulente per le scuole primarie e
secondarie nell’ambito dell’orientamento e della prevenzione e come formatrice per Enti di
Formazione locali.
Mauro Vassura, psicologo libero professionista, si occupa di prevenzione e di processi formativi.
Lavora nelle scuole secondarie superiori negli ambiti del counseling e dell’orientamento.
Vi sono state precedenti collaborazioni ma nel corso del progetto andranno coinvolti in maniera articolata
anche :
• Laura Lazzari, referente per il C.S.A. Verbania;
• Insegnanti referenti per l’educazione alla salute facenti parte della rete di scuole sopra citata;
• Comando Polizia Stradale di Verbania;
• Prefettura di Verbania;
Associazione Alternativa a…, per le riprese video.
12. Tabella dei costi
Tipologia di spesa
Personale
Voci analitiche di spesa
Auto/co-finanziamento
Formatori: incontri con classi
(40 h X 2); partecipazione
gruppi, serata evento, varie,
(26 h X 2).
Totale 132 ore X 38 EURO
LORDI A ORA: 5016 Euro
Direttore S.S. Educ.
Sanitaria (circa una
sessantina di ore di
lavoro)
Altro personale ASL
(Amm.vo, 118, etc) da
definire)
Finanziamento
richiesto
5.016€
Attrezzature
Sussidi
Spese di gestione e
funzionamento
Spese di
coordinamento
Altro
Realizzazione videodocumento
500€
500 €
Totale contributo richiesto 5.516 €
Omegna 31 gen. 05
Responsabile del progetto
Il referente aziendale PES
Mauro Croce
Mauro Croce
Il direttore generale
Dr. Mario Vannini