file - Teatro Testoni Ragazzi
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Cantamaggio. Voci suoni urla lacrime risate mani corpi occhi che si toccano. Vita, vita da scrivere, luci e ombre che si confondono in un unico turbinio. Immagini sparse, casuali, rarefatte. Sole, tanto sole. E acqua, tanta acqua. E noi, novanta ragazzi o cento o non so quanti, che ce ne fregavamo. Non ci importava. Poteva cascare il mondo, noi avremmo comunque recitato, avremmo comunque cantato. Il caldo balordo durante il riscaldamento. Il sudore che incornicia i volti, l'energia che sprizzava da ogni sguardo abbraccio salto movimento. Dal suolo, dal cielo, dal lago. Immagazzini. Rielabori. Apri al mondo La prima lettura del copione. Parole semplici e vibranti, che cantano di guerra e pace e disobbedienza, "l'obiezione in questi 100 anni di storia l'han conosciuta troppo poco!". Lacrime e ricordi, “questa divisa è bella ma non la porto”. Il canto in coro, a volte stonato a volte pure a volte no. Strambi muscoli facciali in movimento, e lu che ranceche che ammonte ppe lu mure (impronunciabile). Per conquistar la trincea, Savoia, si va. Erba, collina, sigarette, chitarra. Canzoni canzoni canzoni musica, bello veder tante bocche sorridere e cantare e ancora sorridere. "Suonaci questo, no questo, no dai prima questo", alla fine ha suonato davvero di tutto. Wow, non gli chiederò di prestarmi la chitarra, è troppo bravo, a suonar dopo di lui ci faccio solo una gran brutta figura. E' buio, è sera. Tutti a teatro a cantare di alberi e partigiani, rapanelli e Resistenza. Mi commuovo, "RAZZA: PARTIGIANA!" e scende la lacrimuccia. Oppure tutti a ballare, saltare, mi sento un cretino ma mi sto divertendo troppo per smettere. Caffè e brioche la mattina, e poi recitare recitare recitare. Conosco ragazzi e ragazze nuovi, oh che bello, li conosco da due giorni e mi pare di conoscerli da mesi. Recitare recitare recitare. E si arriva al Gran Giorno. Risveglio agrodolce, esaltato e un pochetto triste per la fine imminente. Recitare recitare recitare. Alle 16 non abbiamo mai fatto una prova generale, come diavolo faremo a metterlo in scena? "Fidati, è sempre così, verrà e anche bene." Diluvia. Si dice di farlo al coperto. Amarezza, mastico il fumo della sigaretta pensando a quanto non darei per fottermene dell'acqua e continuare. A un certo punto, la frase. "“Al diavolo la pioggia, lo facciamo lo stesso!” E il boato. Il nostro boato. Potevano essere due minuti o due ore, non saprei. Forse i due minuti o le due ore più intense di tutto il Cantamaggio, senza dubbio tra le più intense della mia vita. Abbracci, urla, primi abbozzi di lacrime, tanta tanta energia e tanta tanta adrenalina. Tutto è pronto. Si comincia. Recitare recitare recitare. E se non mi ricordo la battuta, la poesia, il movimento? Non mi importa. Non mi importa di questo, del freddo, del fango, di NULLA. Ergeremo il nostro canto disarmato, niente di più, niente di meno. "Savoia, si va!" Recitare recitare recitare, essere sé stessi e al contempo essere un altra persona, lasciare che tutto si sovrapponga senza alcuna menzogna. Creare altre scene, altre vite, altre realtà. E poi, all'improvviso, fine. Non ci credo. Non ci posso credere. Abbracci rubati, mi innamoro di tutti, godo di ogni singolo respiro che sto condividendo con gli altri. Piango e rido. Grazie. Ogni singola goccia di pioggia o di sudore, ogni singola voce e ogni singolo odore è rimasto impresso da qualche parte dentro di me, e non riuscirò mai a ringraziarvi abbastanza per essere stati miei compagni di viaggio. Abbiamo camminato insieme per tre giorni, e non me lo dimenticherò. Abbiamo viaggiato "per la stessa ragione del viaggio", e non mi dimenticherò nemmeno questo. Anzi, credo che non dimenticherò proprio nulla. Un saluto, e un abbraccio a ciascuno di voi. Grazie per ogni sguardo condiviso, per ogni parola detta o non detta, per ogni secondo trascorso insieme a tessere il nostro canto disarmato. Grazie per esserci stati. Ancora immagini sparse, rarefatte. Ogni ricordo rinasce dalle proprie ceneri. Voci suoni urla lacrime risate mani corpi occhi che si toccano. Cantamaggio. Flavio Panteghini Io conosco il fumo del bosco e toccai la cenere verde delle montagne odorose, poi vissi sotto il fumo della città recalcitrante e delle sue panetterie. Ma più tardi io conobbi, nella Spagna dei miei dolori, il fumo della distruzione; odio ancor oggi quel ricordo perchè non c'è fumo più amaro del fumo inutile della guerra. P. Neruda grazie per aver conosciuto con me tutto questo; grazie per avermi dato tutta l’amicizia e la simpatia che avete; grazie perché siete le migliori persone che io abbia mai conosciuto; grazie perché li, con voi, sotto la pioggia battente carica di emozioni, sono diventata un po’ più grande, e ho capito cosa voglio essere, CHI voglio essere. Grazie perché con voi ho vissuto i tre giorni più belli della mia vita; grazie per esserci stati, e grazie se ci sarete; grazie per ogni battuta che abbiamo imparato; grazie per ogni spostamento che abbiamo fatto in quel prato umido e appiccicoso, pieno di impronte di anfibi e di inni gioiosi urlati a squarciagola. Grazie perché solo ora capisco che, prima di conoscere voi, sapevo ben poco, e che ho ancora tanta strada da fare; grazie perché ogni volta che penso a quei tre giorni sorrido; grazie perché non so bene se alla fine, oltre alla pioggia, anche qualche lacrima di felicità abbia bagnato quell’erba verde. E grazie, grazie, grazie per aver levato in alto, con me, un unico, grande, potente, sincero e grandioso CANTODISARMATO!!!!!! Delfina Pevere Se mi chiedessero di riassumere il Cantamaggio in uno o due flash non avrei dubbi. Il primo sarebbe il momento in cui Bruno mi (e ci) guarda, getta uno sguardo fuori dal magazzino ed esclama: “Al diavolo la pioggia, lo facciamo lo stesso!”. Il secondo invece è l'abbraccio finale, quando incuranti dell'essere zuppi e rischiare broncopolmoniti ognuno correva dall'altro per abbracciarlo, per condividere la gioia di aver preso parte a questo Cantamaggio. Bruno ha coraggiosamente deciso di seguire la nostra pazzia, poiché sull'onda dell'entusiasmo eravamo li come delle persone poco sane di mente a incitare perché si facesse la performance e quando il tuo regista è abbastanza folle da seguire il proprio “esercito”, va ripagato al massimo delle proprie possibilità, e anche qualcosa in più! Consapevoli di quale fosse il nostro mestiere, siamo scesi sul campo di battaglia, decisi a non darla vinta alla pioggia, con una voglia matta di dimostrare quanto eravamo pronti e motivati. Lasciatemelo dire, abbiamo stravinto! Sembra di usare frasi fatte, ma io personalmente ho capito che ce l'avremmo fatta guardando negli occhi i miei compagni poco prima che cominciasse la performance. Arrivavamo da due giorni carichi di lavoro, un tema ed un copione bellissimi ai quali volevamo rendere onore. Il training era stato duro e mirato, le lezioni di canto coinvolgenti e divertentissime; ci siamo presentati il martedì alle 16, senza aver fatto una prova generale. Forse, o forse no, avevamo tutti un po' paura. Paura di non ricordare la battuta, paura di non ricordare la posizione in cui dovevamo essere, paura di sbagliare qualcosa. Ma qui è entrata in gioco la magia del Cantamaggio, che ha portato in ognuno di noi la forza del compagno accanto. Perché se ti lasci coinvolgere ed avvolgere, questa magia ti fa spiccare il volo. Così infatti è stato, avevamo paura, ma non ci siamo mai arresi. Abbiamo marciato e cantato, uniti. Questo io ho visto in tutti gli sguardi, la voglia di mettersi in gioco, la folle motivazione che solo il Cantamaggio ti può dare. E credo sia per questo che tutti alla fine ci siamo abbracciati. Abbiamo (almeno, io si) anche pianto sotto quella dannata pioggia. Ce l'avevamo fatta! Ricordo ancor oggi quelle sensazioni, e ancora oggi mi commuovo. Davvero, le parole non potranno mai rendere giustizia a quello che si è innalzato da quel prato il primo di Maggio. Paura, gioia, rabbia, tensione, coraggio e felicità, tutte compresse in un unico, meraviglioso canto. E quindi grazie, grazie, grazie e ancora grazie a tutti, ed è veramente minimizzare quello che provo. Grazie a chi ci ha guidato. Grazie a chi ci ha ispirato. Grazie a chi ha aiutato. Grazie anche a chi è venuto a vederci, perché un grazie a loro è più che doveroso. E grazie a voi miei commilitoni, il maltempo ci voleva congedare, ma noi siamo stati tutti sovrani, perché (per citare Don Milani) l'obbedienza non è una virtù. Io ricordo e sempre ricorderò il fumo di questo Cantamaggio. Questa è la mia personale, forse un po' epica, visione di questo evento davvero speciale. Di nuovo grazie a chi era li con me, perché ancora una volta mi rende fiero di far parte di questo mondo e consentitemi, dopo tutto questo papiro di concludere con un concetto che ho già espresso ma che per me è molto importante. Abbiamo marciato e cantato, UNITI... Gabriele Zagnoni