Documento integrale sullo sviluppo del Pinerolese

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Documento integrale sullo sviluppo del Pinerolese
Circolo intercomunale di Pinerolo del Partito Democratico
Via San Giuseppe n° 62, 10064 Pinerolo (To)
[email protected]; www.partitodemocraticopinerolo.it
LE POLITICHE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL
PINEROLESE NELL’AMBITO DEI PROCESSI DI GOVERNO
DELLA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI
Proposte formulate dal
Circolo intercomunale di Pinerolo del Partito Democratico
Pinerolo, 15 ottobre 2012
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Indice
Il quadro di riferimento
I.
Settori di intervento – Obiettivi – Progetti
Scheda 1) Energie alternative, risparmio energetico, ambiente
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7
8
Scheda 1a) Promozione degli interventi, facilitazione all’accesso agli incentivi, gestione
del patrimonio pubblico nell’ambito delle politiche per la produzione di energie da fonti
alternative, risparmio energetico e tutela dell’ambiente
9
Scheda 2) Salute e welfare
10
Scheda 3) Istruzione e formazione
11
Scheda 4) Industria, artigianato e commercio
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Scheda 5) Agricoltura e risorse montane
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Scheda 6) Governo e tutela del territorio
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Scheda 7) Cultura, patrimonio storico, artistico e paesaggistico
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Scheda 8) Infrastrutture e trasporti
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II.
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Progetti
Progetto n° 1: Laurea magistrale in “Scienza ed economia della montagna”
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Progetto n° 2: Valorizzazione del Museo della Cavalleria di Pinerolo
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A nome del Circolo intercomunale di Pinerolo del Partito Democratico ringrazio tutte le persone che, nel corso degli ultimi mesi,
hanno contribuito con proposte, idee e riflessioni alla stesura di questo documento. Esso costituisce un punto di partenza, non
certo di arrivo, per stimolare il dibattito sul futuro del nostro territorio.
Il documento è frutto di un ciclo di incontri iniziati nell’autunno del 2011 e di una serie di approfondimenti interni al partito a
fronte dei quali è emersa netta la convinzione che dall’attuale crisi si potrà uscire solo adottando politiche fortemente innovative,
volte a generare condizioni di sviluppo sostenibile e di benessere sociale che abbiano al centro dell’attenzione il lavoro ed il
“fare lavorativo” di ogni individuo.
La competizione sui mercati internazionali deve essere uno stimolo a favore dello sviluppo economico, sociale, culturale di tutti i
paesi e non già una corsa al livellamento verso il basso dei diritti e dello stato sociale.
In questo scenario il Partito Democratico intende proseguire il confronto con i cittadini, le amministrazioni, le forze politiche, in
particolare quelle del centrosinistra, le organizzazioni sindacali ed imprenditoriali, le associazioni degli artigiani, dei
commercianti, gli ordini ed i collegi professionali, le associazioni del volontariato laico e religioso, le associazioni culturali ed
ambientaliste, le istituzioni universitarie e scolastiche, i centri di ricerca, in un’ottica di collaborazione finalizzata ad individuare
ed a perseguire soluzioni che possano essere tradotte in azioni concrete in tempi brevi.
Una dote che spesso manca alla politica è la creatività. Troppo impegnata a conservare rendite di posizione acquisite nel tempo
e ad uniformarsi alle degenerazioni ed ai vizi della società, anziché correggerli, la politica dimentica che per progettare il futuro
occorre spogliarsi dei vecchi e fallimentari modelli di sviluppo, occorre osare di essere creativi, con sobrietà e realismo.
Nella nostra piccola realtà e con i modesti mezzi a nostra disposizione, con questo documento intendiamo proprio dare spazio a
una politica creativa, aperta al confronto e lontana dagli accordi sotterranei di potere; una politica che susciti interesse, curiosità,
nuovi stimoli soprattutto nei giovani. In buona sostanza pensiamo sia possibile progettare un futuro nuovo, diverso da quello
che si prospetta davanti ai nostri occhi, e che parecchie siano le opportunità che il nostro territorio offre. Occorre saperle
coglierle integrando in modo sinergico le potenzialità espresse dalla città, dalla pianura, dalla collina e dalla montagna. Occorre
che ognuno di noi impari a guardare oltre il proprio recinto, oltre i propri interessi per cogliere, tutti insieme, le sfide imposte
dalla globalizzazione dei mercati e trasformarle in opportunità.
Il Pinerolese, come ogni altro territorio, con le sue peculiarità deve essere in grado di assicurare le capacità materiali ed
immateriali necessarie a garantire la sostenibilità di un nuovo mercato sociale globale in grado di correggere le distorsioni
introdotte dall’attuale globalizzazione selvaggia.
Il mercato globale e l’incontrollato sviluppo economico, privo di guida politica ed avulso dai territori, non potranno operare alcun
riequilibrio fra le ricchezze e le povertà presenti sul pianeta e, ancora di meno, riusciranno a governare il complesso processo
delle relazioni economiche e sociali fra paesi emergenti ed occidente. Creare il nuovo mercato sociale globale significa quindi
trasformare il capitalismo liberista, che oggi conosciamo, in una nuova forma di economia sociale nella quale cittadini, territori,
etica ed economia rappresentano i fattori che concorrono allo sviluppo ed alla redistribuzione delle ricchezze ed al rilancio
dell’economia, a partire da quella locale, a vantaggio di nuove forme di lavoro.
E’ una sfida avvincente che noi riformisti intendiamo cogliere declinandola sul nostro territorio insieme a tutti i cittadini che si
renderanno disponibili.
Luigi Pinchiaroglio
Segretario del Circolo intercomunale di Pinerolo
del Partito Democratico
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Il quadro di riferimento
Scopo della politica non è quello di elencare i problemi, bensì di operare efficacemente per risolverli ed adottare strategie
preventive volte ad evitare la loro insorgenza.
I problemi dei quali è oberato il nostro Paese, amplificati negli ultimi tempi dalla drammatica crisi economica e finanziaria, sono
ben noti a tutti, come ben note sono le ricadute negative sul nostro territorio. Non è quindi più il tempo di produrre documenti di
analisi. Essi appartengono al passato e ad un approccio che non ha portato, e continuerebbe a non portare, a risultati tangibili.
Ora urge individuare soluzioni concrete che possano ridare fiato all’economia e speranza in un futuro migliore ai cittadini.
In questo scenario, una forza politica riformista, qual è il Partito Democratico, ha il compito di presentare ai cittadini delle linee di
azione che coniughino rigore, equità, solidarietà, giustizia e consentano di avviare una nuova stagione di progresso economico
e sociale nell’ambito del quale crescita e sviluppo non siano più sinonimi di ricchezza per pochi, distruzione dell’ambiente e
depauperamento delle risorse naturali, ma corrispondano ad un diverso modello economico che abbia al centro l’uomo ed
il lavoro in una nuova alleanza che necessariamente deve vedere il “fare lavorativo” rispondere ai bisogni
dell’esistenza umana, parlare all’uomo e dell’uomo. Il lavoro, quindi, come elemento fondamentale per generare
sviluppo sostenibile e benessere sociale.
Pensare in questi termini significa:

abbandonare la visione liberista dello sviluppo illimitato,

superare lo storico doppio dualismo valore-lavoro e valore-mercato per accettare di considerare l’uomo ed il
lavoro al centro di un processo di sviluppo e di crescita che fondi le sue basi:
 sulla sostenibilità intesa come soddisfacimento dei bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle future
generazioni di soddisfare i propri bisogni,
 sul governo dei processi della globalizzazione dei mercati che deve diventare fonte di emancipazione sociale e di
accrescimento economico e culturale per tutti i cittadini del mondo e non già strumento di sfruttamento nei paesi
emergenti ed in quelli più poveri, e di distruzione dei diritti nei paesi ad economie avanzate.
In questo quadro di riferimento, la cui regolazione appartiene in larga misura alle politiche di livello sovra territoriale (nazionale,
europeo, mondiale), e in un momento storico nel quale pesanti sono le ricadute a livello locale indotte da un’economia sempre
più governata:

dalle transazioni finanziarie e sempre meno finalizzata alla produzione di beni e servizi,

da una distorta globalizzazione dei mercati nella quale la competitività si gioca sul terreno del costo per unità di prodotto è
non già sulla qualità del prodotto stesso,
come può un territorio delineare una sua strategia di crescita e di sviluppo senza dover soccombere a fattori ad esso
esterni?
La risposta può essere trovata nella misura in cui, avendo ben chiaro che i territori, con le loro peculiarità, devono essere parte
integrante ed attiva dei processi volti a governare la globalizzazione dei mercati ed a dare vita ad una economia solidale che
nasca dal basso, anche a livello locale si è disponibili a ripensare e a mettere in discussione:

i modelli di crescita e di sviluppo oggi seguiti,

il proprio agire nella quotidianità dei rapporti all’interno della società (nel lavoro, nella politica, nelle relazioni
interpersonali) abbandonando personalismi, egoismi, autoreferenzialità, il tutto a vantaggio della riscoperta di uno spirito
più solidale, meno individualista, più rivolto a costruire un futuro che non potrà in alcun modo essere la riedizione del
passato,

i vecchi ed i nuovi conservatorismi presenti, sebbene con pesi e misure diverse, in tutto il Paese nelle sue più diverse
articolazioni sociali, economiche, politiche e culturali,

gli schemi mentali precostituiti ed ingessati che impediscono la formulazione di nuove idee, tarpano ogni iniziativa
individuale e collettiva, impediscono le necessarie decisioni essendo, per lo più, rivolti a mantenere immutate rendite di
posizione acquisite,

le politiche volte unicamente a difendere ciò che c’è, azione (questa) fondamentale per scongiurare l’impoverimento di
un territorio ma assolutamente non sufficiente per creare condizioni di sviluppo e di distribuzione della ricchezza.
Ascolto, conoscenza, creatività, cultura, equità, formazione, giustizia, innovazione, partecipazione, ricerca, rigore, sobrietà nei
comportamenti e solidarietà sono i pilastri sui quali si deve basare la ricerca di strategie di sviluppo che siano in grado di
governare gli effetti della globalizzazione dei mercati trovando le opportune sinergie fra le economie locali ed i
processi di internazionalizzazione dell’economia.
E’ altresì evidente che lo sviluppo sostenibile di un territorio non può prescindere dalla sua capacità di porsi come protagonista
del proprio futuro e di sapersi ritagliare un ruolo specifico. Questa esigenza deve essere affermata e manifestata non già
in difesa di un assurdo ed anacronistico localismo, finalizzato a far prevalere un territorio su un altro, una porzione di Paese su
un’altra, ma in ossequio al fatto che locale e globale rappresentano entrambi le colonne portanti sulle quali deve sorgere il
nuovo edificio dello sviluppo e della crescita armonica dell’economia mondiale.
Questa visione dello sviluppo sostenibile deve entrare a pieno titolo nelle politiche per lo sviluppo del Pinerolese ed assumere
assume ancora più forza nel momento in cui appare irreversibile il processo di ridisegno delle autonomie locali, in particolare la
sostituzione delle Provincia di Torino con la Città Metropolitana di Torino. Un passaggio questo che, se dal punto di vista della
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riduzione dei costi della politica e della pubblica amministrazione è condivisibile, presenta parecchie incognite, punti oscuri e
minacce per il nostro territorio.
Quale sarà il livello di rappresentanza concesso ai territori esterni a Torino ed alla sua prima cintura?
Quali saranno le possibilità che questi territori avranno di incidere sulle politiche della Città Metropolitana per
garantire loro pari dignità nei confronti della metropoli e scongiurare un futuro di marginalizzazione e di irreversibile
declino?
Domande le cui risposte potranno essere date in funzione della capacità dei territori esterni a Torino di fornire proposte,
idee e di candidarsi ad essere poli attrattivi di eccellenze in settori specifici.
Se questo è il quadro di riferimento, il compito che ci attende, come forza politica e come cittadini, è senza alcun dubbio molto
arduo, ma non insuperabile. E’ un compito che impone di avere una visione della politica che vada ben al di là della gestione
dell’ordinaria amministrazione e sia in grado di delineare un progetto per il futuro. Un compito che richiede da parte di tutti la
messa in campo di energie, competenze, disponibilità a dialogare con tutti i soggetti con molta umiltà, spogliandosi di
dosso qualsiasi accenno di autosufficienza.
Ogni territorio costituisce un tassello del ben più vasto mosaico mondiale con il quale occorre confrontarsi ogni giorno per
governare ed indirizzare i rapidi cambiamenti. Non ci sono barriere fisiche o economiche con le quali sia possibile pensare di
ostacolare la globalizzazione dei mercati. Più alte sono le barriere che pensiamo di poter erigere, più dirompenti possono
essere gli effetti sullo sviluppo dei territori locali. Condizione che vale a tutti i livelli, dal nazionale al locale.
Delineato lo scenario nel quale ci troviamo ad agire, questo documento, senza avere la pretesa di essere completo ed
esaustivo, intende offrire alcune idee e linee di azione.
Nei suoi contenuti esso rappresenta il frutto delle riflessioni che sono state svolte a seguito del ciclo di incontri avuti con i
soggetti che operano nella società Pinerolese nei diversi ambiti (produttivi, professionali, sindacali, formativi, culturali, turistici,
tecnici, scientifici, assistenziali, ecc.) e che costituiscono, unitamente alle cittadine ed ai cittadini nonché alle altre forze
politiche, i destinatari di una proposta che poniamo sul tavolo del dibattito politico ed a fronte della quale auspichiamo possano
giungere ulteriori idee e proposte.
I contenuti del documento non intendono quindi essere un punto di arrivo del dibattito politico, bensì un punto di partenza per un
ampio confronto.
E’ altresì doveroso precisare che il documento in esame non intende sovrapporsi, sostituirsi o entrare in conflitto con i
programmi e le attività delle Amministrazioni locali del Pinerolese, ed in particolare di quella del Comune di Pinerolo,
bensì fornire un contributo per favorire interventi su scala territoriale. Alcuni obiettivi, qui presentati, è possibile siano già
individuati nei programmi di alcune Amministrazioni, altri siano oggetto di dibattito e studio. Tuttavia, essendo questo un
documento che ha la pretesa di rivolgersi ad un intero territorio sovra comunale, è logico che in esso vengano riportate tutte le
linee di intervento che si intende perseguire con la finalità di costruire una proposta politica per il Pinerolese e non solo per
alcune specifiche realtà comunali.
Rimane peraltro evidente il ruolo centrale che il Comune di Pinerolo deve giocare, nell’ambito di qualsiasi progetto di sviluppo
del Pinerolese, in quanto Comune capofila del territorio.
L’implementazione delle proposte qui contenute non necessita la costituzione di alcun nuovo organismo/agenzia che produca
costi a carico della collettività. Unicamente si rende necessaria l’attivazione, attraverso i normali canali di comunicazione, di una
forte sinergia fra gli attori istituzionali, politici, sindacali, sociali, economici e finanziari che operano sul territorio.
Nessuna strategia politica, volta a creare le condizioni per garantire sviluppo sostenibile, potrà mai avere successo senza che:

attorno ad essa si formi un blocco sociale forte e coeso esteso a tutte le categorie del lavoro, i pensionati, i giovani, i
disoccupati, il mondo dei saperi e dell’economia, il volontariato, fondato su una prospettiva politica orientata a definire un
progetto per il Paese fondato sulla democrazia, il lavoro, l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, le pari
opportunità di crescita sociale, in grado di sostenere con slancio e convinzione una forte spinta innovativa che interessi tutti
i settori della società,

permei nella società un nuovo approccio culturale per mezzo del quale ogni individuo sappia mettersi in gioco, essere
imprenditore di se stesso, spogliarsi di ogni forma di pregiudizio e, soprattutto sia disponibile a mettere in dubbio le proprie
certezze attraverso l’attivazione di un confronto attivo, propositivo e continuo con una realtà in costante mutamento,

la politica, senza farsi trascinare dagli eventi, sappia fare il proprio compito anche osando, indipendentemente dai
propri tornaconti elettorali, di imboccare la strada della sperimentazione di nuovi scenari finalizzati a garantire:
 condizioni di vita migliori per tutti (e non solo di una parte a svantaggio di un’altra),
 l’estensione della base dei diritti e della democrazia,
 la difesa della legalità e della giustizia,
senza che ciò porti a perdere di vista la necessità di risolvere i problemi quotidiani con le loro emergenze.
L’esito positivo di qualsiasi politica di sviluppo è peraltro sotteso alla costituzione di un’ampia rete di relazioni che consenta
sinergie, maggiore comunicazione, acquisizione di un valore aggiunto in termini di conoscenza ed opportunità. Rete di relazioni
fra territori, cittadini, organizzazioni, istituzioni, associazioni, imprese in grado di:

superare confini reali e virtuali,

socializzare esperienze vissute, positive e negative,

accrescere il potenziale di conoscenza,
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
stimolare una concorrenza nella quale la competitività del prodotto si giochi esclusivamente sull’eccellenza della sua qualità
e sull’elevato contenuto di innovazione e di ricerca, e non già sul basso costo di produzione, frutto dello sfruttamento dei
lavoratori e mantenimento in condizioni di povertà di interi Paesi,

attrarre capitali nazionali ed internazionali da investire nella formazione di laboratori pilota rivolti a creare opportunità di
lavoro e di apertura di nuove medio-piccole aziende industriali ed artigianali.
Sulla base di questi presupposti e con l’obiettivo di fornire alcune risposte ai tanti interrogativi esistenti sul tappeto del dibattito
sullo sviluppo del Pinerolese, nelle schede che seguono, sono individuati alcuni settori di intervento e, attraverso l’esame
dei loro punti di forza e di debolezza, delle loro opportunità e criticità/minacce, sono proposti obiettivi/progetti fra i quali operare
le scelte strategiche per garantire al Pinerolese condizioni di sviluppo sostenibile ed autorevolezza nelle diverse sedi.
In particolare nella:

prima parte (Settori di intervento - Obiettivi - Progetti) sono riportate otto schede relative ad altrettanti settori di
intervento analizzati con l’individuazione di alcune proposte di obiettivi/progetti fra i quali poter selezionare quelli
prioritari;

seconda parte (Progetti) sono approfonditi nel dettaglio due fra i diversi progetti enunciati nella prima parte.
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I) SETTORI DI INTERVENTO
OBIETTIVI
PROGETTI
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Scheda 1) Energie alternative, risparmio energetico, ambiente
Le politiche di scala locale in materia di energie alternative, risparmio energetico ed ambiente possono sostanzialmente svilupparsi lungo le
seguenti direttrici:
I.
II.
III.
edilizia,
mobilità e trasporti,
produzione e consumo finale dell’energia.
Il primo tema incrocia le politiche di scala regionale e nazionale (regolamentazioni e incentivi) con quelle tipiche di scala comunale:

piano regolatore, regolamentazioni edilizie e relative norme attuative,

edilizia pubblica e LLPP.
Il secondo tema rinvia a politiche relative a:

offerta di trasporto pubblico in sostituzione del mezzo privato.

modello insediativo (pianificazione urbana delle funzioni residenziali, dei servizi e delle attività produttive che inducono necessità di
spostamento delle persone e delle cose).
Il terzo tema trova applicazione delle politiche di:

promozione degli interventi e facilitazione all’accesso agli incentivi,

gestione del patrimonio pubblico.
Tutti temi strettamente connessi fra loro e correlati a politiche di area vasta volte a declinare un nuovo “modello di territorio” in grado di
coniugare la trasversalità dei vari ambiti di azione. Pertanto, per correttezza e completezza espositiva, si rimanda la trattazione dei temi I e II
rispettivamente alle successive schede “6) Governo e difesa del territorio” e “8) Infrastrutture e trasporti” riservando alla seguente sotto-scheda
1a) la trattazione degli ambiti afferenti la:

promozione degli interventi e facilitazione all’accesso degli incentivi,

gestione del patrimonio pubblico.
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Scheda 1a) Promozione degli interventi, facilitazione all’accesso agli incentivi, gestione del patrimonio
pubblico nell’ambito delle politiche per la produzione di energie da fonti alternative, risparmio energetico e
tutela dell’ambiente
Punti di forza
 La crisi economica e la crisi del modello di sviluppo economico fino ad oggi seguito, per lo più basato sull’impiego di fonti di energia non
rinnovabili, impongono politiche volte a privilegiare l’utilizzo di un diversificato numero di fonti energetiche rinnovabili, alternative
a quelle tradizionali.
Punti di debolezza
 Quadro normativo obsoleto e non rispondente agli standard attuali in particolare per quanto riguarda le procedure autorizzative, la
valutazione dell’impatto sull’ambiente (agricolo, forestale, urbano, ecc.).
 Costi elevati di impianto e produzione in presenza di un difficile accesso al credito.
 Scarsa disponibilità di finanziamenti pubblici e difficoltà di intervento da parte degli enti locali a causa dei tagli sugli investimenti.
Opportunità
 Esistenza di un patrimonio edilizio privato e pubblico “datato” che può rappresentare una potenziale domanda di interventi per
l’installazione di sistemi di produzione di energia rinnovabile.
 Esistenza di un patrimonio agricolo/forestale che può rappresentare fonte di approvvigionamento degli elementi naturali necessari per
produzione di energia rinnovabile.
 Presenza sul territorio di un’azienda pubblica (ACEA) che può ulteriormente estendere la sua mission industriale.
Criticità e minacce
 Mancanza di fonti di finanziamento.
Obiettivi – Progetti
 Stipula di un protocollo di intesa fra il sistema locale del credito, a cominciare dalle banche del territorio, e le Amministrazioni
locali per facilitare/semplificare il ricorso al credito delle famiglie e delle imprese per l’investimento in fonti rinnovabili e riqualificazioni
energetiche. Nel protocollo le Amministrazioni potranno offrire assistenza alle filiali locali delle agenzie di credito, anche in accordo con lo
Sportello Energia Provinciale, per la corretta valutazione di fattibilità tecnico economica degli interventi, facilitazione e velocizzazione delle
pratiche di autorizzazione dei progetti – ove previste – e forme di garanzia sui mutui (creazione di un Fondo di Garanzia alimentato in
automatico sul volume di operazioni).
 Aggiornamento delle procedure autorizzative e delle regolamentazioni locali che incidono sulle materie: edilizia, igiene sanità, polizia
locale, polizia amministrativa, ecc. per l’eliminazione di previsioni obsolete e l’adeguamento alle norme e agli standard attuali.
 Realizzazione, ove fattibile, di impianti di solare termico e fotovoltaico sulle coperture degli edifici di proprietà comunale (con
successiva estensione a tutto il patrimonio immobiliare pubblico) attivando/completando il programma di sostituzione delle coperture in
eternit, anche attraverso il concorso del finanziamento tramite terzi o la cessione del diritto di superficie dei tetti con destinazione dei
canoni generati a:
- interventi di riqualificazione degli edifici comunali,
- adeguamento dei sistemi di climatizzazione e illuminazione con introduzione di fonti termiche diverse oggetto di programmi di
incentivazione in conto energia (biomasse legnose o vegetali di scarto, geotermia a bassa entalpia, pompe di calore, cogenerazione e
teleriscaldamento, ecc.).
 Attivazione delle procedure degli “acquisti verdi” per le forniture degli enti pubblici.
 Estensione della mission industriale di ACEA a tutto lo spettro di interventi per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e la
realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili anche con l’attivazione di contratti con società ESCO (Energy Service
Companies) controllate o anche solo partecipate da ACEA. Nei contratti con società ESCO gli interventi materiali ed i finanziamenti sono a
carico delle queste società, mentre l’utente è sgravato da ogni forma di investimento e di finanziamento per migliorare l’efficienza
energetica dei suoi impianti. L’ESCO si ripaga l'investimento, e il costo dei servizi erogati, con una parte del risparmio energetico effetto
dell'intervento. Il risparmio energetico è quello rilevato a consuntivo e non quello teorico. I rischi, sia finanziari sia tecnici, dell'operazione,
sono a carico della ESCO. Se l'intervento risulta tecnicamente sbagliato e quindi non remunerativo, è la Esco che ne sostiene i costi e non
l'utente; se non ci sono i risparmi attesi sarà la Esco (come Società di Servizi) a coprire la differenza di costi. La differenza tra la bolletta
energetica pre e post intervento migliorativo spetta contrattualmente alla ESCO, in toto o pro-quota, fino alla fine del periodo di rimborso
previsto nel programma o contratto. Allo scadere del contratto (generalmente 8-12 anni), l'utente diventerà proprietario delle parti di
impianto migliorate e, quindi, beneficerà della maggiore efficienza del proprio impianto. A questo punto deciderà se curare in proprio la
gestione oppure se affidarla alla ESCO.
 Sfruttamento della presenza sul territorio di un elevato numero di piccoli “salti idraulici” dai quali, nel rispetto del regime idraulico
(senza captazione di acqua) e del sistema naturale di ogni corso d’acqua, potrebbero essere messe a disposizione discrete produzioni di
energia elettrica con ricadute positive nel settore elettromeccanico per la costruzione, installazione e manutenzione di alcune centraline
idrauliche. Le fonti di finanziamento per gli interventi potrebbero essere trovate nell’ambito delle gare per la riassegnazione delle
concessioni idroelettriche in scadenza, a fronte delle quali è necessario che la montagna del Pinerolese giochi un ruolo attivo.
 Costruzione di impianti di ultima generazione per la produzione di energia da colture e di centrali integrate ad olio vegetale o da
biomasse legnose che non abbiano impatti negativi sull’ambiente (emissioni nocive, polveri sottili, ecc.) e non sottraggano suolo alle
attività agricole per fini alimentari ed alle attività forestali.
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Scheda 2) Salute e welfare
Punti di forza
 Presenza sul territorio di strutture socio-sanitarie e di professionalità di eccellenza.
 Presenza sul territorio di buon numero di associazioni di volontariato che prestano il loro servizio nel campo socio-assistenziale.
Punti di debolezza
 Malfunzionamento delle Federazioni costituite con il nuovo Piano Sanitario Regionale (destinate a gestire acquisti, stoccaggio,
distribuzione, controllo di gestione ecc,) con produzione di diseconomie, anziché delle previste economie, e disservizi per i cittadini.
 Mancato turn over del personale (medico ed infermieristico) dell’Ospedale Civile di Pinerolo con rischio di declassamento di
quest’ultimo.
 Indiscriminato taglio dei fondi per la sanità e per l’assistenza a non autosufficienti senza una reale analisi delle spesa per evidenziare e
correggere sprechi.
 Mancanza sul territorio del Pinerolese di un modello sanitario pubblico efficace ed efficiente con ripercussioni negative sul tessuto
sociale locale ed obbligo di pazienti e parenti a migrare altrove.
 Progressivo incremento dell’indice di invecchiamento della popolazione con contestuale incremento dei fenomeni edipemiologici
rilevanti.
 Incremento della domanda di accesso ai servizi socio-assistenziali da parte di individui singoli e/o nuclei familiari disagiati
economicamente (effetto in parte dovuto all’aumento della disoccupazione e dell’inoccupazione).
 Incremento della disgregazione sociale.
Opportunità
 Potenzialità offerte dalla messa in rete delle strutture pubbliche, private e del volontariato.
 Presenza di progetti proposti da attori sociali presenti sul territorio.
Criticità e minacce
 Diminuzione del livello qualitativo dei servizi a fronte della politica di tagli indiscriminati sul personale e sui fondi.
 Progressiva privatizzazione delle attività sanitarie “redditizie”.
 Difficoltà nel garantire percorsi terapeutico-assistenziali appropriati ed efficaci a fronte della necessità delle strutture sanitarie di
limitare i tempi di degenza in presenza di un territorio sempre più in difficoltà a:
assolvere alla funzione di filtro che limiti ai soli casi di stretta necessità il ricovero,
garantire adeguate assistenze alle post-acuzie.
 Ripercussioni negative sui livelli di assistenza residenziale e semiresidenziali socio-sanitaria a seguito dell’introduzione del nuovo
modello integrato di assistenza previsto dalla Delibera della Giunta Regionale del Piemonte 30 luglio 2012, n. 45-4248.
Obiettivi - Progetti
 Gestione centralizzata a livello regionale delle gare d’appalto per beni e servizi.
 Salvaguardare il livello qualitativo dell’Ospedale Civile di Pinerolo, punto di riferimento per un esteso e variegato territorio ed un
importante bacino di utenza.
 Confermare:
l’importanza dei servizi socio-sanitari sul territorio per limitare il ricorso alla lungo-degenza in quanto il sostegno al paziente
ed alla famiglia riduce la tendenza all’ospedalizzazione,
l’esperienza dell’associazionismo tra medici di medicina generale, la cosiddetta medicina di gruppo,con il possibile sviluppo
dell'esperienza delle Case della Salute (centri che gestiscono letti per cure primarie evitando di ingolfare gli ospedali) che già allo
stato attuale, oltre all’assistenza medica ai pazienti, potrebbe contribuire a ridurre i loro disagi e a diffondere i servizi sul territorio; la
tutela dei pazienti sul territorio continua ad essere fondamentale da un lato per il benessere degli stessi e dall’altro per il
contenimento dei costi, considerato quanto incide un giorno di ricovero ospedaliero rispetto all’assistenza “ domiciliare”.
 Operare nelle sedi politiche ed istituzionali affinché a livello nazionale sia venga attuata la ridefinizione della convenzione nazionale dei
medici di medicina generale.
 Avviare una capillare mappatura del territorio circa le caratteristiche della domanda/offerta dei servizi socio-sanitari in relazione ai dati
demografici ed epidemiologici.
 Attuare politiche di sostegno alla domiciliarità promuovendo ed incrementando anche quelle esperienze, già partite in alcune aree del
nostro territorio, che vedono le stesse RSA farsi carico di sostenere gli anziani a domicilio con proprio personale che esce dalla struttura
realizzando un esempio virtuoso di messa in rete di servizi e strutture a sostegno dei più deboli.
 Dare spazio a forme di assistenza professionale, anche attraverso l’avvio di forme di nuova mutualità e di professionalità, più a
contatto domiciliare con i pazienti, soprattutto se anziani ed affetti da patologie geriatriche, in sinergia con le associazioni del volontariato,
in modo da poter intervenire sulla “filiera della debolezza” che è causa dell’insorgere di altre debolezze, soprattutto a livello famigliare. In
questo campo l’avvio di un servizio di teleassistenza è dispensabile per garantire servizio di elevato livello
 Operare affinché nel Pinerolese “nessun cittadino si senta solo e nessun cittadino sia lasciato solo” anche attraverso l’istituzione di
sportelli di ascolto presso strutture del volontariato e del terzo settore.
 Attivazione di una rete locale di solidarietà e mutualità fra tutti i soggetti pubblici, privati e del volontariato che copra l’intero territorio.
 Contribuire ad ampliare l’obiettivo di una medicina attiva e preventiva, una delle poche vie per avere una sanità sana e di risparmio e
per mantenere i livelli di occupazione di personale a importante specializzazione.
 Dare corso alla sperimentazione di un progetto improntato sulla “sanità di iniziativa”, di contrasto alle malattie croniche, prendendo
come campione sperimentale un nucleo di persone critiche per motivi di salute, di fragilità sociale, relazionale, cognitiva o
comportamentale, abitanti presso uno specifico e limitato territorio (isolato, quartiere, aggregato di condomini…), attraverso una
monitoraggio preventivo dei problemi che può incontrare, allo scopo di evitare l’evolversi degli stessi verso condizioni di acuzie.
 Attivare, nell’ambito del rilancio della sede universitaria di Pinerolo e del consorzio di formazione CUEA il corso di studi triennale in
infermieristica volto a formare professionisti della salute (infermieri) in grado di svolgere un’assistenza al malato qualificata e di alto
livello (v. Scheda 3).
 Attuazione di politiche volte a contrastare l’esclusione sociale, l’emarginazione ed a favorire fra i cittadini la formulazione di “patto di
coabitazione attiva” attraverso il quale essi siano resi partecipi e responsabili delle scelte effettuate a livello territoriale.
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Scheda 3) Istruzione e formazione
Punti di forza
 Ottima offerta di percorsi di istruzione e formazione nonché di attività culturali organizzate dalle istituzioni scolastiche e di formazione
pubbliche/private e su base volontaristica da associazioni.
 Le scuole di ogni ordine e grado presenti sul territorio rappresentano dei centri di eccellenza.
 Autonomia scolastica.
Punti di debolezza
 Mancanza di coordinamento e di programmazione fra le diverse istituzioni scolastiche e di formazione con gli operatori economici,
centri di servizi (privati e pubblici) e con le organizzazioni imprenditoriali, commerciali ed artigianali operanti sul territorio.
 Mancanza di adeguati fondi.
 La scuola non interessa se non agli addetti ai lavori.
 Le due culture più rilevanti in Italia (a partire dalla seconda metà del Novecento) non sono mai riuscite a concordare, meno che mai a
condividere, una idea di scuola (almeno superiore) che potesse essere messa alla base di un processo di riforma “possibile”.
 La scuola è una macchina, un’organizzazione nella quale rischiano di prevalere le logiche burocratico-amministrative, proprie
delle grandi organizzazioni, sulla sua missione educatrice e formatrice.
 Il lavoro docente ha certamente una dimensione culturale (… e anche creativa), ma la componente di ripetitività, che è altresì presente,
nei momenti di indebolimento etico e valoriale, rischia di prevalere, di ingessare le dinamiche, di ricoprire di ruggine i delicati ingranaggi,
mettendo a rischio la qualità dell’insegnamento e quindi la qualità complessiva della scuola.
Opportunità
 L’attuale crisi economica e finanziaria fornisce/impone alla scuola una grande opportunità di rinnovamento e di riforma. Le deve fare
compiere un salto in avanti e far diventare risorsa, bene collettivo primario per la comunità di riferimento, punto di produzione
culturale e sociale che interscambia ed interloquisce con il territorio (istituzioni, enti, università, aziende, associazioni, centri di formazione,
ecc.), ma anche con altri territori, idee, esperienze, progetti, risultati di sperimentazioni in tutte le discipline (umanistiche, scientifiche e
tecniche) attraverso una fruttuosa alleanza fra le principali agenzie formative (famiglia, scuola, associazioni, istituzioni, ecc.) ed il mondo
del lavoro dalla quale non può che trarne vantaggio la qualità dell’offerta formativa.
 Specificità del territorio che occorre cogliere per orientare la proposta formativa.
Criticità e minacce
 Taglio lineare dei fondi.
 Perdurare di politiche governative volte a creare sperequazioni fra i diversi corsi di studi con separazione dei medesimi in due livelli
distinti (scuole di serie A e di serie B).
Obiettivi - Progetti
 Istituzione di Comitati tecnici scientifici (aperti alla più articolata rappresentanza del territorio) in grado di assolvere alla funzione di
laboratori per confrontare/discutere/ragionare intorno alle caratteristiche che devono assumere i diversi indirizzi. Lavorare lungo questa
strada (senza con ciò immaginare di ledere un diritto/responsabilità della comunità docente della singola scuola) significa affiancare alla
visione/dimensione nazionale una visione più prossima alle esigenze culturali e lavorative del nostro territorio che deve essere in grado,
per il successo dell’iniziativa, di esprimere un punto di vista unitario e condiviso.
 Valorizzazione del campus scolastico di Pinerolo, nella sua unitarietà, verso il mondo produttivo è fondamentale per cogliere i risultati
positivi in qualsiasi progetto di collaborazione fra scuola e società. In quest’ottica i suddetti Comitati tecnici scientifici non dovranno essere
orgasmi chiusi all’interno di ogni istituti, bensì dovranno essere aperti all’interdisciplinarietà delle diverse realtà scolastiche.
 Avvio di progetti di alto contenuto educativo sociale come ad esempio:
il “Progetto educativo antimafia”, che le scuole superiori possono attivare in collaborazione con il Centro Studi ed Iniziative
Culturali Pio La Torre di Palermo,
il “Progetto della Città Educativa” finalizzato a:

insegnare il rispetto dei diritti, delle regole, della legalità, del valore della cittadinanza (intesa come diritto di
partecipazione ed assunzione di responsabilità),

avviare un percorso formativo sulla gestione nonviolenta dei conflitti interpersonali, sulla capacità di ascolto degli altri
e sulla diffusione delle capacità di mediazione, negoziazione.

sviluppare le capacità auto valutative.
 Rilancio della sede universitaria di Pinerolo e del consorzio di formazione CUEA attraverso l’istituzione (in collaborazione con
Università e Politecnico di Torino) di corsi di laurea magistrale, di specializzazione, dottorati di ricerca che non siano la riedizione di corsi
universitari torinesi finalizzati ad abbinare ricerca, sperimentazione e didattica sui temi interdisciplinari che riguardano specifiche
professionalità, già oggetto di formazione nel passato, e nuovi settori come l’economia della montagna, la bioagricoltura, l’utilizzo di
materiali naturali (settori che possono valorizzare la specificità del territorio e le sue risorse). In particolare si propone l’istituzione di:
un corso di post laurea magistrale in Scienza ed economia della montagna (Scienze delle Alpi). Per il dettaglio si rimanda al
Progetto n° 1 riportato nell’allegato “Progetti”. Stiamo parlando di un progetto a fronte del quale è necessario si attivi a livello locale
una sinergia fra le Amministrazioni presenti sul territorio, le associazioni di categoria, i cittadini volontari disponibili a fornire le loro
competenze specifiche, per delineare un percorso che porti alla costituzione di un organismo legittimato a:

avviare i contatti con tutti i soggetti che dovranno entrare a far parte del progetto,

creare una rete di relazioni fra di essi.
un corso di studi triennale in infermieristica volto a formare professionisti della salute (infermieri) in grado di svolgere
un'assistenza al malato qualificata e di alto livello.
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Scheda 4) Industria, artigianato e commercio
Punti di forza
 Presenza sul territorio di una tradizione artigianale e commerciale che occorre valorizzare.
Punti di debolezza
 La storica vocazione produttiva del Pinerolese nei settori dell’industria, dell’artigianato e del commercio, negli ultimi decenni ha dovuto
confrontarsi con le mutate condizioni dei mercati e con il conseguente impoverimento di un tessuto economico che oggi, sotto i colpi della
pesante crisi economica e finanziaria, stenta ancora di più a tenere il passo nello scenario della competizione globale.
 Ridotta capacità produttiva dei settori manifatturieri, delle botteghe artigianali e commerciali che un tempo trainavano l’economia locale.
 Bassa scolarità e formazione fra i disoccupati ed inadeguata offerta di formazione da parte delle istituzioni scolastiche.
Opportunità
 Presenza sul territorio di potenziali applicazione nel campo della green economy.
 Vicinanza territoriale a realtà tecniche e scientifiche quali l’”Incubatore di imprese innovative del Politecnico di Torino”, l’”Incubatore di
imprese dell’Università degli studi di Torino”, l’”Environment Park di Torino”.
 Disponibilità di aree produttive dismesse o in fase di dismissione potenzialmente convertibili per altre attività.
Criticità e minacce
 Mancanza delle fonti di finanziamento.

Carenza di un’adeguata e diffusa attitudine imprenditoriale e scarsa capacità attrattiva del territorio per nuovi insediamenti produttivi.
Obiettivi - Progetti
 Incentivazione all’insediamento di piccoli laboratori industriali/artigianali di sperimentazione e produzione (in un primo tempo anche
solo di prototipi) nel campo della green economy e delle nuove tecnologie con l’inserimento di addetti a seguito di percorsi formativi
adeguatamente progettati. Obiettivo questo che può concorrere anche alla finalità di alimentare un circuito virtuoso a sostegno delle
attività commerciali tradizionali, non inserite nei circuiti della grande distribuzione per la quale è necessario adottare una moratoria sui
nuovi insediamenti.
 Attivazione di protocolli di collaborazione fra:
amministrazioni locali,
realtà tecniche e scientifiche già presenti in Provincia, come l’”Incubatore di imprese innovative del Politecnico di Torino”,
l’”Incubatore di imprese dell’Università degli studi di Torino”, l’”Environment Park di Torino”,
centri ed istituti di ricerca (pubblici e privati),
ordini e collegi professionali,
associazioni di categoria ed organizzazioni sindacali,
associazioni scientifiche e tecniche nazionali ed internazionali,
fondazioni ed istituti bancari.
 Candidatura del territorio Pinerolese a diventare polo di eccellenza produttiva (distretto), con ricadute positive negli ambiti industriale,
artigianale e commerciale esistenti o di futura costituzione, nell’ambito settori economici afferenti:
l’ambiente e l’energia (v. obiettivi-progetti Scheda 1a),
1
l’iso-bioedilizia tramite:
avvio di laboratori sperimentali (ad es. su edifici pubblici: ospedali, scuole) da adeguare alle nuove norme tecniche con la
formazione di operai specializzati, artigiani e tecnici, condizione indispensabile per gettare il seme dal quale può
nascere un’attività produttiva di richiamo internazionale.
sinergie con il progetto che la Regione Piemonte ha attivato per la realizzazione di un’attrezzatura da impiegare nel campo
della qualificazione dinamica di dispositivi antisismici e di altri componenti caratterizzati da materiali innovativi. Progetto dal
quale potranno nascere altre iniziative attinenti il settore sperimentale sopra indicato. La sede ove sarà costruita la suddetta
attrezzatura non sarà sicuramente possibile trovarla nel Pinerolese, tuttavia il nostro territorio ha tutte le caratteristiche per
diventare il luogo ove sviluppare produzioni/sperimentazioni collaterali e dare concretezza alla loro realizzazione
anche attraverso un diretto coinvolgimento nel progetto della Regione.
 Lancio del progetto smart city per la città di Pinerolo (con possibile estensione del medesimo al territorio del Pinerolese) attraverso
l’accesso a fonti di finanziamento pubblico erogati a fronte di bandi di gara nazionali ed europei. Un primo passo in questa direzione è
l’adozione del piano regolatore comunale dell’innovazione digitale con l’individuazione della azioni da intraprendere relativamente a
servizi digitali per cittadini/imprese e le relative risorse necessarie e le fonti di finanziamento:
miglioramento della struttura amministrativa,
connettività a banda larga,
open data,
disponibilità di aree urbane wi-fi,
organizzazione di un servizio multi-informativo, attivabile a singola richiesta, per fornire informazioni culturali, economiche, logistiche,
installazione sperimentale di impianti di illuminazione pubblica a LED,
interventi di supporto all’avvio ed allo sviluppo di imprese innovative,
sportello di identità digitale,
sportello digitale delle agevolazioni sociali,
catasto digitale delle infrastrutture del soprasuolo e del sottosuolo,
ecc.
1
Iso-bioedilizia: applicazione associata della moderna tecnologia dell’isolamento sismico con le più avanzate tecniche di costruzione
che garantiscono l’efficienza energetica e, in generale, l’uso sostenibile dei materiali da costruzioni, siano essi naturali - legno, argilla,
terra cruda, vetro, ecc. - o artificiali - cemento armato, acciaio, fibre di carbonio, ecc. - e della componentistica meccanica di alta
precisione. Rendere perfettamente compatibili, e complementari, sicurezza - contro il sisma - ed efficienza energetica è un obiettivo non
da poco che è ancora distante dall’essere raggiunto e sul quale sono aperti scenari relativi alla ricerca ed alla produzione.
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Scheda 5) Agricoltura e risorse montane
Punti di forza
 Settori di importanza strategica per lo sviluppo del Pinerolese in relazione all’eccellenza delle produzioni agricole/zootecniche, all’offerta
turistica delle valli ed alla disponibilità di risorse naturali.
 Conoscenza del reticolo idraulico di superficie e delle falde.
 Conoscenza della fertilità dei terreni e delle colture più adeguate per le singole zone agrarie.
 Presenza di una imprenditoria agricola consolidata.
 Presenza di una viabilità alpina e di campagna che può costituire una rete di percorsi escursionistici.
Punti di debolezza
 Invecchiamento degli addetti in presenza di assenza di giovani disponibili ad intraprendere lavori agricoli.
 Modesta scolarizzazione e professionalità degli imprenditori agricoli rispetto alle esigenze.
 Ambiente agricolo dequalificato dalla presenza di insediamenti industriali, commerciali, artigianali (anche abbandonati) sorti sulla base
di una pianificazione urbanistica scorretta che non che non ha perseguito l’obiettivo di limitare il consumo di suolo ed in particolare di
suolo fertile.
 Domanda ed offerta dei prodotti regolata dalle politiche commerciali della grande distribuzione.
 Carenza della conoscenza dei prodotti locali a livello nazionale ed internazionale.
 Assenza di una costante manutenzione delle infrastrutture naturali/artificiali (torrenti, canali, fossi, rii, strade, sentieri, ecc.).
 Assenza di manutenzione dei boschi.
 Scarsa valorizzazione dei sentieri escursionistici.
Opportunità
 Necessità di (ri)formare nuove professionalità nel campo agricolo e forestale.
 Presenza di un territorio (in particolare montano) che necessità di essere ripopolato a fini produttivi e non esclusivamente turistici.
Criticità e minacce
 Uso e consumo intensivo dell’ambiente a fini speculativi.
 Abbandono di insediamenti turistici per effetto della crisi (alti costi di gestione, investimenti non più remunerativi).
 Recente approvazione di disposizioni legislative regionali troppo permissive in tema di accesso con i mezzi motorizzati sulla
viabilità agro-silvo-pastorale e di utilizzo sei sentieri montani per attività di escursionismo o di gare con veicoli a motore.
 Fenomeni di dissesto idrogeologico indotti dalla mancanza di manutenzione delle infrastrutture naturali/artificiali (torrenti, canali,
fossi, rii, strade, sentieri, ecc.)
 Scarso coinvolgimento della popolazione residente nella tutela del territorio.
 Perdurare delle condizioni di crisi economica.
Obiettivi - Progetti
 Promozione della gestione conservativa dell’uso e della tutela del suolo indirizzata alla limitazione dell’ulteriore consumo di suolo
agricolo ed al mantenimento e miglioramento delle forme d’uso dotate di stabilità intrinseca,
 Contrasto agli interventi urbanistici montani di tipo speculativo su borgate storiche con incentivazione del recupero a fini residenziali
e turistici senza incrementi di cubatura.
 Incentivazione della produzione di nuove colture da impiantare in sinergia con Università, Centri di ricerca.
 Progettazione di percorsi formativi per favorire l’imprenditoria giovanile.
 Valorizzazione delle produzioni locali con azioni di marketing mirate ad ampliare il bacino dei consumatori (a livello locale ed
internazione).
 Estensione del catasto dei sentieri a tutto il territorio montano con introduzione di restrizioni normative all’uso dei sentieri montani e
boschivi per attività di escursionismo o di gare con veicoli a motore.
 Affidamento della riqualificazione e della manutenzione degli stessi a cooperative locali.
 Censimento dei terreni incolti ed avvio, nelle more dell’approvazione di un testo di legge che disciplini la materia, di trattative con i
proprietari affinché concedano ad uso gratuito, o dietro riconoscimento di un canone simbolico, l’uso per scopo agricoli dei loro
appezzamenti.
 Valorizzazione della vocazione del territorio e delle risorse fornite dal medesimo attraverso l’impiego delle professionalità formate
attraverso il corso di post laurea magistrale in Scienza ed economia della montagna (Scienze delle Alpi) (v. Scheda 3).
 Rivalutazione della campagna e della montagna come un laboratori idonei ad identificare un modello di sviluppo alternativo,
dove sperimentare scelte consapevoli, nel rispetto di indirizzi condivisi:
conservazione e recupero delle borghi rurali e montani con criteri di architettura ecosostenibile,
autonomia rispetto ad alimenti ed energia: produzione e consumo in loco,
attivazione di filiere corte nel settore alimentare,edilizio, ecc.,
massima efficienza degli edifici nel captare, conservare e impiegare energia, acqua e materiali,
materiali e attività a basso impatto sulla salute umana e sull’ambiente,
valorizzazione della cultura del lavoro manuale e delle risorse senza depauperarle,
nuova organizzazione del lavoro: lavori con meno spostamenti (telelavoro).
 Potenziamento e rilancio di Pracatinat s.c.p.a. in coerenza con il ruolo trentennale e le funzioni di welfare contenute nella propria
mission che prevede la realizzazione di servizi educativi e formativi, socio-culturali e ricettivi, con particolare riguardo alla sostenibilità e
alla cittadinanza, al diritto allo studio, allo sport, alla montagna e al turismo. Per Pracatinat, che è l’azienda più grande della medio-alta
Valle Chisone, la sopravvivenza e lo sviluppo sono dati dalla capacità e possibilità di rinforzarsi con reti che consentano sinergie fra i
diversi livelli territoriali con possibili ritorni di risorse sul livello locale. La possibilità di continuare ad essere un punto di riferimento
importante per il territorio regionale in tutte le sue articolazioni, ma anche struttura - modello ed eccellenza riconosciuta a livello nazionale
(con relativa valorizzazione dei propri Soci), richiede oggi, in concomitanza con la crisi che investe tutti i settori delle Amministrazioni, la
ricerca di nuove modalità di collaborazione e di risorse, oltre che ri-orientamenti nei contenuti e nelle pratiche della Società.
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Scheda 6) Governo e difesa del territorio
Nota: Per governo del territorio è da intendersi “l’insieme di tutte quelle attività conoscitive, regolative, di programmazione, di localizzazione e di
attuazione degli interventi, nonché di vigilanza e di controllo, volte a perseguire la tutela e la valorizzazione del territorio, la disciplina degli usi e
delle trasformazioni dello stesso e la mobilità in relazione a obiettivi di sviluppo del territorio. Il governo del territorio comprende altresì
l'urbanistica, l'edilizia, i programmi infrastrutturali, la difesa del suolo, nonché la cura degli interessi pubblici funzionalmente collegati con le
medesime materie.” I comuni sono gli enti preposti alla pianificazione urbanistica ed i soggetti primari titolari delle funzioni di governo del
territorio.
Punti di forza
 Vigenza di un PTC della Provincia di Torino che ha, fra i suoi principali obiettivi, il contenimento del consumo di suolo.
 Nuovo PRGC del Comune di Pinerolo: obiettivo dell’attuale Amministrazione comunale.
Punti di debolezza
 Assenza di una legge quadro nazionale, di una legge regionale di riforma del settore e di norme volte a disciplinare gli interventi
urbanistici perequativi e compensativi.
 Vigenza di un PRGC della città di Pinerolo sovradimensionato e superato.
 Presenza di un territorio del Pinerolese fortemente urbanizzato con interventi poco coordinati fra i diversi Comuni.
Opportunità
 Presenza di un patrimonio edilizio storico che necessità di interventi riqualificazione e recupero.
Criticità e minacce
 Forte richiesta di interventi di social housing la cui carenza comporta effetti negativi sui ceti sociali più deboli e già maggiormente
esposti alla crisi economica.
 Ricorso a successivi “interventi tampone”, non coordinati e non inseriti in un disegno urbanistico complessivo, volti a consentire
trasformazioni edilizie attraverso la totale o parziale variazione di destinazione d’uso di aree da produttive a residenziali.
Obiettivi - Progetti
 Adozione di una politica di governo del territorio volta a:
ridimensionare la capacità insediativa (è, in particolare, il caso del Comune di Pinerolo che necessità di un nuovo PRGC),
limitare l’ulteriore consumo di suolo nelle aree libere (anche interne al centro abitato),
incentivare gli interventi volti a riutilizzare aree già compromesse, riqualificare i centri storici “ripensando” le loro funzioni con la
finalità di farli diventare poli attrattori di attività residenziali,
rispondere efficacemente alla risposta di edilizia abitativa per le fasce deboli dei cittadini (social housing),
compattare le funzioni commerciali e produttive nell’ottica di un’efficace lotta alla dispersione urbana,
preservare i territori agricoli dalla cementificazione e dal loro impiego per attività produttive non finalizzate
all’alimentazione,
modulare gli oneri di urbanizzazione con la finalità di incentivare le ristrutturazioni e le riqualificazioni energetiche del patrimonio
edilizio esistente,
dotare gli Uffici comunali di strumenti e procedure di qualità per la effettiva verifica di congruità dei progetti edilizi con le norme di
rendimento energetico ed eco-sostenibilità delle costruzioni, siano esse private o pubbliche, e la successiva verifica di buona
esecuzione,
riqualificare le aree artigianali ed industriali, in occasione di nuovi interventi, ed individuare nuove aeree sulla base di Piani di
insediamenti produttivi intercomunali che limitino l’attuale eccessiva parcellizzazione e frammentazione sul territorio delle medesime,
giungendo alla stipula di un Protocollo per il coordinamento sovra comunale dei nuovi insediamenti,
adottare una visione della pianificazione comunale che introduca il principio della perequazione urbanistica eliminando disparità
di trattamenti fra soggetti uguali e possibili pressioni orientate a far prevalere interessi privati a danno di interessi pubblici,
superare l’istituto dell’indennizzo espropriativo, non più sostenibile dalle finanze dei comuni, a vantaggio delle procedure di
compensazioni volumetriche,
sottoscrivere accordi di partenariato pubblico-privato in grado di assicurare effettivi contenuti operativi alla funzione sociale della
proprietà privata (art. 42 della Costituzione) in un giusto equilibrio fra la necessità di assicurare i legittimi interessi dei privati e la
necessità di garantire gli interessi ed i bisogni di servizi della collettività,
avviare forme di sperimentazione di edilizia innovativa, che basandosi sull’applicazione delle più recenti tecnologie frutto della
ricerca, coniughino gli elevati standard qualitativi oggi disponibili nei campi della sicurezza antisismica, del contenimento energetico e
dell’utilizzo di materiali naturali e/o di nuova generazione,
adottare contratti di disponibilità, recentemente introdotti nell’ordinamento dei contratti pubblici di lavori, mediante i quali affidare, a
rischio ed a spese dell’affidatario, la costruzione e la messa a disposizione a favore dell’Amministrazione aggiudicataria di un
un’opera di proprietà privata, destinata all’esercizio di un pubblico servizio, a fronte della corresponsione di un corrispettivo.
prevenire e gestire i fattori di rischio idrogeologico con l’obiettivo di raggiungere valori residuali di rischio accettabili per la
sicurezza dei cittadini, del territorio e delle infrastrutture su di esso presenti,
in questo ambito, in accordo con il PTC della Provincia di Torino, sono di interesse prioritario:
gli interventi di manutenzione ordinaria che interessano ampi contesti territoriali di versanti, aree boscate, alvei e reticoli
fluviali, opere d'arte per la regimazione e la regolazione idraulica (realizzabili anche attraverso l’attivazione dei contratti per i
lavori socialmente utili e l’avvio di cantieri scuola creando opportunità occupazionali senza la necessità di alcuna progettazione
di dettaglio e/o preventiva autorizzazione), in particolare:
o
attività forestali e selvi-colturali a cadenza periodica per il controllo e la difesa della stabilità dei versanti,
o
interventi su strade secondarie, strade forestali e sentieri, per eliminare intralci di ogni tipo alla percorribilità e per il
mantenimento della funzionalità delle opere di smaltimento delle acque (canalette, pozzetti, ecc.),
o
pulizia della rete idrografica naturale ed artificiale e delle opere di regimazione e difesa,
o
attività di sorveglianza sul territorio per la tempestiva segnalazione del manifestarsi di indizi di possibili fenomeni di
dissesto o di situazioni anomale di qualunque tipo riguardanti i versanti vallivi,
gli interventi di manutenzione straordinaria che interessano settori localizzati di versante o tratte di aste torrentizie e fluviali,
e che possono comprendere anche la realizzazione di opere, interventi forestali di ripristino, bonifica, ecc.
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Scheda 7) Cultura, patrimonio storico, artistico e paesaggistico
Punti di forza
 Presenza sul territorio di istituzioni storico-culturali pubbliche e associazioni storico-culturali private di alto livello.
 Presenza sul territorio di un patrimonio storico, artistico e paesaggistico che occorre valorizzare a scopi culturali e turistici.
Punti di debolezza
 Scarsa efficienza nel coordinamento fra i vari soggetti storico-culturali che operano sul territorio.
 Assenza di un evento storico-culturale importante di richiamo sovra territoriale.
 Elevati costi di gestione del patrimonio storico-culturale presente sul territorio.
Opportunità

Specificità storico-culturali espresse dal territorio.
Criticità e minacce
 Interventi edilizi di tipo speculativo in aeree ad alto valore paesaggistico.
 Eccessiva frammentazione dell’offerta storico-culturale.
 Progressiva accessibilità all’offerta storico-culturale accessibile alla sola fascia medio-alta della popolazione.
 Costante diminuzione dei fondi stanziati.
Obiettivi – Progetti
 Favorire la valorizzazione culturale, la tutela, il recupero e la conservazione del patrimonio storico-artistico pubblico nonché del patrimonio
paesaggistico attraverso la messa in sicurezza, la manutenzione ordinaria e straordinaria e, se necessario, anche attraverso l’alienazione
selettiva di parte del patrimonio edilizio pubblico, fermo restando il vincolo che il risultato dell’alienazione non generi interventi di
trasformazione invasivi del patrimonio stesso.
 Tutelare il patrimonio paesaggistico da interventi edilizi di tipo speculativo.
 Incentivare la valorizzazione culturale, la tutela, il recupero e la conservazione del patrimonio storico-artistico privato.
 Favorire la trasmissione e la diffusione della cultura, come fonte di emancipazione sociale individuale e collettiva, è una delle priorità che
deve darsi una politica che intende perseguire uno sviluppo sostenibile. Quattro sono gli obiettivi/progetti identificati:
il Pinerolese fabbrica della cultura e del sapere
Creazione di una rete fra tutti gli operati locali del settore storico-culturale ed i potenziali finanziatori pubblici e privati (istituzioni,
associazioni, enti e fondazioni culturali, compagnie teatrali, musei, fondazioni bancarie, ecc.) con la finalità di creare un
coordinamento necessario per garantire le necessarie sinergie.
Individuazione degli interventi finalizzati alla nascita di una rassegna annuale culturale finalizzata ad identificare il territorio.
il Pinerolese territorio della cultura ambulante
Periodico trasferimento nei quartieri, nei borghi, nelle frazioni, nelle piazze delle manifestazioni culturali che usualmente
vengono rappresentate nel chiuso dei teatri di città o di paese
Diffusione sul territorio all’aperto, nei mesi primaverili/estivi, di cicli di manifestazioni tematiche (letterarie, musicali, artistiche,
scientifiche, ecc.) in modo da rendere partecipata ed interattiva l’informazione e la formazione anche per quel pubblico non
particolarmente acculturato,
Individuazione di aree e spazi da rendere disponibili, nel rispetto di un regolamento, a gruppi spontanei per gestire iniziative e
consentire la creazione di laboratorio di innovazione e creatività,
il Pinerolese territorio della conoscenza critica attraverso,
Organizzazione di eventi rivolti ad educare i cittadini alla conoscenza critica finalizzata a:
o
limitare i consumi non eco-compatibili e privilegiare quelli che si inseriscono nella filiera della green economy,
o
favorire l’impiego di energie rinnovabili,
o
recuperare la manualità nell’impiego di materiali naturali,
o
incentivare l’utilizzo sostenibile dei mezzi di trasporto, soprattutto in città.
Il Pinerolese territorio della Cavalleria e del cavallo,
Il Museo della Cavalleria rappresenta un percorso storico-artistico-culturale-sportivo unico che occorre valorizzare con il
contestuale completamento della Scuola di Equitazione. Entrambi rappresentano elementi trainanti di un progetto di sviluppo del
settore che, nel medio-periodo, deve poter decollare.
Un primo e fondamentale passo in questa è la ripresentazione (adeguatamente aggiornata al contesto attutale) da parte del
Gruppo Consiliare Regionale del PD della proposta di legge e n° 85/2005. Per il dettaglio si rimanda al titolo: “Progetto n° 2 –
Valorizzazione del Museo della Cavalleria di Pinerolo” riportato nell’allegato “Progetti”.
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Scheda 8) Infrastrutture e trasporti
Punti di forza
 Interventi stradali eseguiti in occasione delle Olimpiadi invernali 2006 (completamento dell’Autostrada del Pinerolese, ammodernamento
ed adeguamento della SR 589 dei Laghi di Avigliana, della SP 161 della Val Pellice, varianti di Osasco e Bibiana, strada delle Cave).
Punti di debolezza
 SP 169 della Val Germanasca, SR 23 del Colle del Sestriere (in alcuni tratti puntuali).
 Infrastrutture ferroviarie.
Opportunità
 Elaborazione del nuovo Piano regionale dei trasporti.
Criticità e minacce
 Ulteriori impatti negativi sugli investimenti e sulla manutenzione delle strade provinciali a seguito della sostituzione della Provincia
di Torino con la Città metropolitana di Torino.
 Stralcio dell’ammodernamento della linea ferroviaria Torino-Pinerolo dal piano degli investimenti per le linee locali.
 Soppressione dell’esercizio della linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice.
Obiettivi – Progetti
 Adeguamento e messa in sicurezza della SP 169 della Val Germanasca e completamento della messa in sicurezza dei tratti critici della
SR 23 del Colle del Sestriere.
 Riorganizzazione dell’esercizio ferroviario sulla linea Torino-Pinerolo-Torre Pellice nell’ambito di un progetto di gestione
complessiva del traffico su rotaia e su gomma che, anche attraverso l’attivazione di forma di partenariato pubblico-privato, garantisca:
il completo inserimento dei trasporti del Pinerolese nel sistema della mobilità metropolitana,
livelli di servizio efficienti, economicamente ed ambientalmente sostenibili,
il riavvio delle procedure di appalto per i lavori dell’ammodernamento e potenziamento della tratta ferroviaria Torino-Pinerolo,
la ripresa dell’esercizio sulla tratta ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice,
la realizzazione dello scalo merci ferroviario dell’area industriale di Pinerolo con la sua “messa in rete” con lo scalo di Candiolo ed il
polo intermodale di Orbassano.
 Garantire il mantenimento del collegamento ferroviario sulla tratta Pinerolo-Torino-Milano.
 Elaborazione del piano della mobilità sostenibile della Città di Pinerolo sulla base del quale ridefinire le aree periferiche/centrali da
adibire a parcheggi superficiali/interrati, le modalità di finanziamento/realizzazione/gestione, i sistemi di collegamento da e per le aree di
parcheggio, il completamento della rete urbana e sub-urbana della piste ciclabili con il rilancio del servizio di bike sharing (modello e
funzionalità da rivisitare in base alle migliori esperienze degli impianti oggi in esercizio).
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II) PROGETTI
In questa sezione sono approfonditi due fra i diversi progetti che sono stati enunciati nella prima sezione.
Approfondimenti di altri progetti potranno andare ad implementare i contenuti della sezione a seguito del dibattito che
sarà avviato con la pubblicazione del documento.
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Progetto n° 1 – Laurea magistrale in “Scienza ed economia della montagna”
(Elvio Fassone, già Senatore dell’Ulivo)
La situazione locale
Attualmente dei tre corsi che erano operanti non ne è rimasto alcuno nella nostra città.
La convenzione con l’Università non è stata rinnovata. Il corso in Economia e gestione dell’impresa viene svolto a Torino, e non v’è alcuna
prospettiva che possa essere ripristinato a Pinerolo. Se non si addiviene ad una nuova convenzione in tempi brevissimi, non esisterà più una
ragionevole possibilità di una sede universitaria, staccata o meno.
Inoltre vi sono elementi preoccupanti, quale la pesante situazione economica del Consorzio (CUEA), gli incerti di bilancio, e un generale
sfavore, in sede centrale, a mantenere - e tanto meno ad accrescere - le sedi staccate, salvo che rappresentino una “specificità” meritevole di
sostegno.
Dunque, Pinerolo, se vuole sopravvivere, deve trovare una soluzione specifica, corrispondente ad una sua vocazione, e fortemente
sostenuta dal territorio.
Ipotesi alternative
a)
Management del turismo e della cultura
E’ stata affacciata l’ipotesi di ottenere un corso a Pinerolo affine a quello in atto ed in via di esaurimento, dandogli una fisionomia in parte
diversa.
Si tratterebbe di conservare l’impianto del corso di Economia e gestione dell’impresa, implementandolo con insegnamenti di Management del
turismo e Management della cultura.
Il corso rimarrebbe di durata triennale; avrebbe il vantaggio di raccogliere l’eredità e l’esperienza dei master in Management della cultura, che
vengono realizzati da anni dal SUMI di Pinerolo. Utilizzerebbe la asserita vocazione turistica del Pinerolese, derivante dall’essere stato un sito
olimpico di prima grandezza, dopo Torino, e da altre eventuali benemerenze minori, prevalentemente simboliche (la Cavalleria, la presenza nel
territorio di alcuni “attrattori” di spicco, come il Forte, il Valdismo, i castelli).
L’ipotesi è fortemente caldeggiata da una parte dei Docenti della Facoltà di Economia.
Incontra resistenza, invece, in altra parte dei Docenti di Economia, riluttanti a spostarsi in sede decentrata; nonché, a quanto consta,
nell’oggettiva difficoltà della Facoltà a reperire i Professori necessari in un organico che si sta riducendo.
Altra difficoltà è ravvisabile nel fatto che in Piemonte esistono o sono previsti altri corsi analoghi, ed è difficile pensare che il mercato possa
assorbire ulteriori laureati nel settore.
Un ulteriore, e determinante, ostacolo è rappresentato dall’incertezza (per non dire del probabile venir meno) del finanziamento del quale
sembrava dovesse farsi carico la Regione Piemonte.
b)
Laurea magistrale in Scienza ed economia della montagna, ovvero Scienze delle Alpi
Si affaccia dunque la necessità di una diversa ipotesi praticabile, che può sintetizzarsi nella istituzione di un corso di laurea magistrale (o di
secondo livello) in Scienza ed economia della montagna, ovvero Scienze delle Alpi.
L’ipotesi muove dalla premessa necessaria, secondo la quale l’istituzione di un corso in una sede decentrata deve rispondere ad un’oggettiva
specificità che la sede può offrire.
A questa stregua è stata inizialmente formulata - con il giudizio favorevole di un nucleo di Docenti dell’Università torinese - l’ipotesi di trasferire a
Pinerolo il corso inter-facoltà, di primo livello, di “Scienza [e cultura] delle Alpi”, che è già operante a Torino nelle due formule di “Scienza e
cultura delle Alpi” (SCA) e di “Scienza e turismo alpino” (STA).
A sostegno di questa ipotesi giocano le seguenti considerazioni:
 il corso incontra difficoltà nel proseguire a Torino, dove lo STA è in via di esaurimento,
 Pinerolo potrebbe aggiungere una dimensione internazionale, connettendosi con il corso affine esistente nella città gemellata di Gap (F),
 il corso verrebbe integrato e potenziato con il capitolo dell’Economia montana, oggi carente o di esiguo rilievo nella configurazione di
Torino.
A questa ipotesi, peraltro, si oppone la difficoltà di trasferire in una sede distaccata un corso che coinvolge più Facoltà.
Prima opzione da valutare in sede politica
Una soluzione ottimale sarebbe quella di accostare nella medesima sede sia un corso triennale di primo livello, sia un corso biennale di
secondo livello.
Ciò comporterebbe la presenza a Pinerolo di un corso triennale in Economia del turismo (o formula affine) e di un suo sviluppo in una laurea
magistrale in Scienza ed Economia (o Cultura) delle Alpi.
Questo gioverebbe ai fini della concentrazione ed unitarietà dei due corsi, posto che i risultati della ricerca e della qualificazione attesi dal
secondo livello si proiettano oggettivamente anche sul primo (non v’è buona didattica se non si accompagna a buona ricerca).
Questa scelta - che valorizzerebbe molto Pinerolo - va però incontro alle prevedibili difficoltà di trasferire in una sede decentrata un intero ciclo,
oltre tutto già rappresentato, nel corso triennale, in altre sedi.
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Va aggiunto che appare sconsigliabile affiancare, e tanto meno miscelare, turismo e scienza, sia pure cercando di omogeneizzarle attraverso
l’oggetto (ad es. “turismo alpino” e “scienza delle Alpi”). Il corso di laurea in Scienze del turismo presenta un’ampia attenzione a materie come
letteratura, lingue, geografia, lingue e culture extra-europee, scienze della mediazione linguistica, arte, architettura e altre, che, prescindendo
dalla loro dignità, rivelano la loro funzionalità a professioni di accompagnamento turistico in senso proprio, e non hanno attinenza con lo studio
dei problemi della montagna.
La scelta deve quindi essere netta, e non deve indulgere ad eclettismi compiacenti, ma alla fine negativi.
Ove non sia possibile instaurare a Pinerolo un intero ciclo (3+2) ma vi sia - come sembra - disponibilità dell’Università ad allocare nelle sedi
staccate dei corsi di secondo livello (il c.d. “+ 2”), si rende necessaria una decisa presa di posizione a favore del corso di laurea di secondo
livello in Scienza [e cultura] della montagna (o delle Alpi), in ragione della unicità di questa disciplina, del suo connotato trans-frontaliero, che
Torino non assicurerebbe in egual modo, e della vocazione specifica del territorio pinerolese.
Perché un corso di “Scienze della montagna”, o “delle Alpi”
1)
Esperienze in atto
La montagna è un fenomeno di gigantesche dimensioni, che dà da vivere a circa 11 milioni di persone. Essa viene, peraltro, studiata
prevalentemente sotto il profilo naturalistico (tutela dell’ambiente, dei boschi, dell’insieme delle geo-risorse, e simili) o sotto il profilo della
promozione turistica (cioè sul come sostenere l’economia montana attraverso la promozione del turismo).
Lo si constata esaminando gli obiettivi formativi di alcune esperienze in atto.
Il corso in “Scienze e cultura delle Alpi” (corso di laurea interfacoltà incentrato sulla Facoltà di Agraria di Torino - Grugliasco) si propone secondo le sue stesse indicazioni - di laureare un soggetto “che sia un tecnico ed un umanista ad un tempo, capace di riconoscere i beni liberi,
materiali e immateriali, presenti nel territorio, per organizzarne un’ideale ed equilibrata fruizione anche in chiave turistica, sotto il vincolo della
loro tutela e valorizzazione”.
Questo professionista avrà la competenza per “trasformare pienamente in risorse le diverse componenti del territorio alpino … attraverso lo
studio di itinerari inediti, l’illustrazione di siti interessanti e poco noti, l’ideazione di nuove forme museali ed eco-museali e di turismo informato,
consapevole ed eco-sostenibile …”. Egli sarà destinato ad operare … al servizio di enti locali, consorzi e cooperative, enti parco, società di
gestione e promozione turistica”, in attività che vanno “dalla proposta di itinerari tematici alla progettazione di percorsi eco-museali” , (…) dalla
“conoscenza delle peculiarità storico-culturali e paesaggistico-ambientali” alla capacità di “formulare progetti di massima” e di valutarne le
ricadute e i costi.
Similmente il corso di laurea di primo livello, in atto ad Edolo (BS) da oltre dieci anni, e promanante dalla Facoltà di Agraria di Milano, si propone
espressamente di formare un “manager della montagna” in grado di “gestire le attività connesse all’ambiente montano, alla tutela del territorio e
allo sviluppo dell’agricoltura”.
Nel quadro della “formazione superiore per la montagna” (master, corsi di perfezionamento, dottorati) consta che l’Università del
Molise, in collaborazione con l’Istituto nazionale per la Montagna (IMONT) ha avviato un network per la formazione a distanza su tematiche
relative alla montagna, articolato su quattro aree tematiche che riprendono in parte i profili di cui sopra (turismo, gestione delle aree protette,
gestione di foresta fauna e agricoltura, governo del territorio e dell’ambiente). Esso comprende, dunque, in parte ristretta, anche le
problematiche diverse, ma non si tratta propriamente di un corso di laurea.
2)
Necessità di nuovi profili
La montagna è assai meno studiata sotto il profilo politico-sociale, o antropologico. Si intende dire che, a fronte del pur rilevante obiettivo di
conoscere e tutelare le risorse naturali della montagna, e quello di attirare turisti in montagna per sostenerne l’economia, si pone, e con priorità,
l’obiettivo di costruire un sistema di relazioni complesso e articolato, capace altresì, e primariamente, di trattenere in montagna chi ci vive e
la cura, per impedirne lo spopolamento e il degrado, e quindi assicurare la conservazione della risorsa-montagna.
Accanto a questo obiettivo, si pone quello, complementare ed anch’esso imprescindibile, di attirare in montagna attività economiche stabili
diverse da quelle connesse direttamente con il turismo, onde avere dei circuiti economici auto-sufficienti, validi anche nelle zone non
turistiche, e produttivi di ricchezza lungo tutto l’arco dell’anno.
Infatti:
1.a) non tutta la montagna è turisticamente attraente, anzi sono relativamente poche le realtà montane in grado di reggersi sul turismo. I
Comuni considerati montani sono 3.545 (su poco più di 8.000); di essi solo il 20,5% è definito “Comune turistico”, e solo il 7,6% è considerato
“Centro ad elevato sviluppo turistico” (dati Censis 2006). Cionondimeno tutta la montagna deve essere salvaguardata;
1.b) dei 3.545 Comuni montani, ben 1.343 (pari al 38%) sono considerati “montagna povera”, cioè comuni con accentuati indicatori di malessere
(elevata percentuale di contribuenti con reddito basso; elevato indice di invecchiamento; basso livello dei servizi presenti; esiguità dei
componenti di ciascun nucleo familiare). Sono territori ad alta probabilità di desertificazione in un lasso di tempo non grande;
1.c) anche la montagna turisticamente forte è stagionale, e in varie parti dell’anno deve vivere di se stessa e non del turismo; all’interno di
questa categoria, solo una parte può considerarsi bi-stagionale (estate e inverno), mentre una parte è mono-stagionale (economia della neve).
Si tratta quindi di assicurare vitalità economica anche agli 8-10 mesi in cui il flusso turistico è inesistente o minimo;
1.d) anche la montagna a forte richiamo turistico è tale non solo perché dispone di notevoli bellezze naturali, ma altresì perché ha esercitato
una forte ed assidua cura migliorativa del proprio territorio (si pensi alle Dolomiti ed al Trentino in genere). E’ necessaria pertanto un’economia
di mantenimento autosufficiente;
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1.e) anche la montagna a forte richiamo turistico ha per lo più come principale supporto l’economia della neve. Essa deve perciò mettere in
conto che tale economia si può considerare ormai matura (cioè non in grado di far ipotizzare una sua espansione), a rischio di sopravvivenza (a
causa delle variazioni climatiche, che spostano sempre più in alto la fondamentale risorsa-neve), e sempre più onerosa (perché la tendenziale
diminuzione dell’innevamento naturale esige consumi crescenti di acqua per l’innevamento artificiale).
Abbandono o spopolamento di parte cospicua dei territori montani, ed eccesso di antropizzazione degli altri costituiscono i due fenomeni
che devono essere contrastati a livello politico, e che richiedono una forte implementazione delle conoscenze, non solo bio-geologiche.
Ne consegue che deve essere potenziato il momento della ricerca, quale sussidio indispensabile per politiche di tutela della popolazione
residente; di parziale conversione delle economie montane; di valorizzazione massima delle risorse della montagna, non in funzione del
solo turismo, ma in funzione delle realtà di impresa che in essa siano incoraggiate a stabilirsi.
Le sedi politiche tipiche (ministeri di competenza, ma più ancora le Regioni e le stesse Comunità Montane) non paiono adeguatamente
attrezzate per una valutazione accurata ed a lungo termine dei problemi della montagna (cfr. le varie, insoddisfacenti proposte di riforma del
testo unico sulla montagna). Ancora più problematica è la situazione dopo che la riforma del titolo V della Costituzione ha affidato notevoli
competenze anche alle Regioni.
Una sede di autentica ricerca scientifica appare un indispensabile supporto per tutte le istituzioni chiamate ad elaborare politiche della
montagna non meramente declamatorie.
3)
Giustificazione di un Corso di Scienze della montagna, o delle Alpi
In questa prospettiva appare essenziale affiancare alle discipline che già formano oggetto di insegnamento un complesso di materie che
investono non solo la conoscenza delle risorse della montagna, ma anche una politica complessiva della montagna.
a)
L’intitolazione del corso può avere qualche significato non irrilevante.
Il parlare di “Scienze delle Alpi” è premessa utile per evidenziare il carattere trans-frontaliero del corso, e, conseguentemente, rende
indispensabile puntare sin dall’inizio ad una cooperazione con altri Stati alpini.
Il parlare di “Scienze della montagna” amplia lo spettro delle materie, in quanto l’Italia comprende amplissimi territori montani non alpini, con
problematiche in parte diverse (in esse, ad esempio, è meno marcato il pericolo dello spopolamento, ma è moto più vistoso - soprattutto nella
parte meridionale della dorsale appenninica - il pericolo del dissesto idrogeologico, che richiede competenze speciali).
La scelta è politica. La sicura rilevanza di una dimensione trans-frontaliera può indurre a propendere per la prima intitolazione, mentre possono
far optare per la seconda la copertura dell’intero territorio, nonché il possibile coinvolgimento di docenti o studenti o Paesi non coinvolti dall’arco
alpino.
b)
Occorre ribadire che l’esigenza di fondo è quella di rendere vivibile (per chi vi abita, al fine di non indurlo all’abbandono) ed
attraente (per chi non vi abita e può essere indotto a svolgervi un’attività) un territorio che presenta un’oggettiva maggior difficoltà di esistenza.
Quindi è indispensabile pensare ad una “specialità di trattamento” corrispondente alla specialità delle esigenze della popolazione montana.
E’ la stessa Costituzione a prevederlo, là dove (art. 44) stabilisce che “la legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”. La forma
precettiva “dispone”, in luogo di una dizione semplicemente facoltativa, significa che è compito ed obbligo del legislatore adottare provvedimenti
specifici a favore della montagna. L’esplicita previsione costituzionale sta inoltre a significare, poiché altrimenti non avrebbe ragion d’essere,
che tali provvedimenti devono essere in deroga rispetto a quelli di portata generale.
La montagna - in altri termini - richiede, per espresso dettato costituzionale, una legislazione eccezionale. Per costruirla occorrono
competenze specialistiche.
c)
Poiché le Alpi non sono una realtà esclusivamente italiana, ma coinvolgono almeno altri tre Stati (Francia, Svizzera, Austria; cui si può
aggiungere la Slovenia) si rivela necessaria un’analisi sistematica delle legislazioni e delle politiche straniere al riguardo, nonché una
conoscenza delle migliori prassi adottate da detti Stati, ed infine un’accurata interrelazione tra lo studio dell’ambiente e lo studio delle esigenze
delle popolazioni residenti.
Assume risalto - a titolo di esempi, non esaustivi - lo studio di normative su materie specialistiche, quali:
 una normativa sugli appalti, che faciliti il lavoro delle piccole e medie imprese locali;
 una normativa sui lavori di conservazione del territorio, da affidare ai residenti, con procedure semplificate e con previsione di compensi
adeguati; una normativa fiscale che abbia riguardo alle pluri-attività, cioè alla normale esigenza, per il residente, di svolgere diverse
attività remunerative nel corso delle stagioni;
 una normativa che affronti, specie sul piano tributario e fiscale, gli oggettivi maggiori costi della vita in montagna (quali riscaldamento,
trasporti, approvvigionamenti, edilizia, servizi, altro);
 una normativa che incoraggi, mediante esenzioni ed incentivi iniziali, l’imprenditoria, in particolare giovanile, che vada ad insediarsi in
territori montani;
 una normativa che faciliti il recupero delle terre abbandonate, permetta agli Enti locali il loro utilizzo non solo a fini pubblici, ma anche per
agevolare l’intrapresa privata, secondo piani approvati nelle sedi competenti;
 una normativa che tuteli i servizi in montagna (scuole, uffici postali, farmacie, presidi sanitari, collegamenti) secondo parametri diversi da
quelli usuali, eventualmente anche anti-economici;
 una normativa che, sul piano della tutela del territorio, regoli la dislocazione degli impianti, il sorvolo con velivoli, l’utilizzo delle acque a fini
di innevamento artificiale;
 un diverso assetto del governo locale, attraverso una revisione delle funzioni delle Comunità montane e dei Comuni.
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d)
Una prospettiva del genere è parzialmente nuova, e quindi richiede una preventiva acquisizione di un intero bagaglio di conoscenze.
Non si tratta solamente di conoscere i boschi e le acque, ma anche le specificità della vita delle persone della montagna, la “governance” di
queste aree e la gestione dei giorni e degli spazi che non sono interessati dai week-end e dalle settimane della neve.
Volendo abbozzare un primo elementare elenco di materie, a puro titolo indicativo e senza pretesa di organicità e di esaustività, si può per
intanto distinguere un profilo pubblicistico da uno privatistico (precisando che tali materie si aggiungono a quelle ordinariamente previste a
proposito della conoscenza del territorio montano).
Profilo pubblicistico

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



legislazione nazionale, sovra-nazionale (1) e regionale sulla montagna (corso verosimilmente biennale);
legislazione comparata;
elementi di diritto costituzionale e amministrativo;
diritto tributario;
organi di governo dei territori montani;
azioni amministrative in favore della montagna (analisi comparate) e simili.
Queste conoscenze possono condurre a costruire un deposito di sapere specialistico, oggi lacunoso, nell’ottica di un forte sostegno all’azione
politica; nonché ad aprire prospettive di occupazione al servizio degli uffici legislativi regionali, di comunità montane e degli Istituti sovraterritoriali esistenti o istituendi.
(1)
(si può ricordare che la Convenzione delle Alpi, con i suoi protocolli, richiede costante attuazione, attraverso interventi legislativi nazionali e
regionali)(similmente il Protocollo di Kyoto e altri accordi internazionali).
Altre materie, come, a titolo di esempio:


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




la pianificazione forestale;
la messa in sicurezza idro-geologica dei territori, in dimensione sovra-locale;
la facilitazione e disciplina delle intestazioni catastali in montagna;
l’accorpamento fondiario;
la legge-quadro sui parchi;
le leggi-quadro sui trasferimenti alle aree montane;
le esigenze dell’architettura montana;
lo studio delle esperienze della manutenzione del territorio praticata dai residenti;
le tecniche di programmazione su area vasta;
lo studio dei mestieri della montagna, la loro preservazione e diffusione,
possono, a loro volta, offrire prospettive occupazionali negli Uffici studio anche a livello superiore.
Profilo privatistico
Solo per l’ipotesi - non auspicabile - che si voglia affiancare allo studio di cui sopra anche un profilo avente connessioni con il fatto turistico,
accanto alle materie anzidette - attinenti, in senso lato, al profilo pubblico della gestione della montagna - altre possono implementare il profilo
privato, inteso come “marketing della montagna” in senso ampio.
Oggi la promozione turistica della montagna ha dimensioni ancora, salve limitate eccezioni, in buona parte artigianale. Ma il turismo ha assunto,
e viene sempre più assumendo, dimensioni industriali, centrate su tour operator internazionali e intercontinentali.
Diventano quindi essenziali materie come:





4)
la promozione turistica qualificata;
la gestione degli impianti;
la gestione dei bacini e delle acque;
il marketing di territorio;
la conoscenza del territorio anche sotto l’aspetto delle risorse e delle iniziative culturali, della sua storia e del costume;
approfondita delle lingue, anche in ambito tecnico-specialistico; e simili.
la conoscenza
Possibile strutturazione progressiva del corso
4.a)
Scartata, per i motivi sopra esposti, la prospettiva ideale di trasferire a Pinerolo il corso di laurea inter-facoltà di “Scienza e cultura
delle Alpi”, in svolgimento a Torino, e di combinarlo con il corso di laurea di secondo livello, rimane praticabile, e vivamente raccomandabile, la
prospettiva subordinata del solo corso di laurea magistrale, caratterizzato dagli aspetti di novità e di internazionalità dei quali si è detto.
4.b)
Poiché l’istituzione di un corso di laurea di secondo livello, adeguatamente presentabile e sostenibile, è cosa di notevole impegno, si
ritiene opportuno, per intanto, dare vita ad un master, da effettuarsi a Pinerolo, sotto la guida di docenti specialisti, e con la partecipazione dei
laureati del corso di primo livello svolto a Torino-Grugliasco negli anni precedenti. Tale corso avrebbe come obiettivo quello di definire “che
cosa insegnare” nel corso di laurea magistrale.
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4.c)
Una diversa ipotesi, anch’essa funzionale all’opzione sub 4.b (elaborata, questa, in sede pinerolese) scaturisce dalle considerazioni
che seguono.
Parlare di montagna significa parlare in modo integrato di problemi molto complessi, che vanno studiati in modo approfondito, nella prospettiva
di delinearne le soluzioni. Solo a questo punto possono essere illustrati e fatti oggetto di didattica.
In funzione di questo obiettivo può essere opportuno andare oltre il pur necessario master di cui si è detto, e stabilizzarlo attraverso un Centro
studi, o Centro di ricerca a livello di eccellenza. Il medesimo funzionerà da supporto stabile al corso, dopo l’esaurimento del master.
In questa ipotesi, considerato che a) la ricerca deve precedere la didattica ; b) la ricerca deve procedere in modo coordinato con
Università straniere ; c) il necessario raccordo con le ricerche condotte dalle Università straniere è bene si traduca in un Coordinamento
avente sede a Pinerolo; tutto ciò considerato, per sviluppare la ricerca e successivamente la didattica, si può iniziare istituendo a Pinerolo un
Centro studi (il nome è semplicemente indicativo);
5)
Conclusivamente, ove si opti, in via principale, per l’ipotesi sub 4.b, ed affiancando ad essa in via complementare quella sub 4.c), la
sequenza operativa potrebbe avere i seguenti contenuti.
A)
Attivazione a Pinerolo, il più presto possibile e con le risorse messe a disposizione dalla Regione Piemonte, nei locali del
SUMI resi progressivamente disponibili dalla riduzione dei corsi in svolgimento, di un Centro Studi sui problemi della
montagna” d’intesa tra l’Università di Torino, a livello di Interfacoltà, e il Pinerolese (Comune di Pinerolo, Comunità
montana del Pinerolese, Consorzio CUEA, Soc. Pracatinat, eventuali docenti e personalità del territorio, altri), con compiti di
ricerca, in accordo con Università straniere; e, a questo fine,
B)
Avviamento dei contatti con altre Università europee, per proporre l’adesione all’iniziativa congiunta. Si segnala che sono
in corso da tempo contatti e scambi tra la SUMI di Pinerolo e l’Università di Gap,
C)
Studio coordinato, tra le Università aderenti, delle modalità dell’iniziativa congiunta.
Particolare risalto all’obiettivo di realizzare una eccellenza di livello europeo.
D)
Eventuale istituzione di un corso internazionale di Dottorato di ricerca, con sede amministrativa presso l’Università di Torino,
ed allocazione a Pinerolo.
E)
Ricerca accurata di sponsor. Contatti con Istituti specializzati per il Coordinamento interuniversitario e la ricerca di fondi (ad
esempio, ACIES di Lione).
8)
F)
[e contestualmente]
insediamento a Pinerolo, nell’anno accademico 2012-13, con le risorse messe a disposizione dalla Regione Piemonte, e
con allocazione nei locali del SUMI, di un master di primo livello, cui potrebbero partecipare, tra gli altri, i laureati degli anni
precedenti del Corso di laurea inter-facoltà di “Scienze e cultura delle Alpi”, in svolgimento a Torino-Grugliasco. Tale master
avrà come obiettivo, da perseguire d’intesa con il “Centro Studi” di cui al punto E), quello di definire i contenuti ed i
programmi (il “che cosa insegnare”) nel corso di laurea magistrale di cui al punto che segue.
Risulta esservi un reale interesse - indispensabile per la buona riuscita del progetto - da parte dei laureati del corso di primo
livello, ad avere una sede di perfezionamento.
G)
Istituzione, a Pinerolo, a partire dall’anno 2011/’12, del corso di laurea magistrale in “Scienze della montagna”, in classe LM
48 (classe delle Lauree magistrali in Pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale) naturale sviluppo in specialistica
del Progetto Interfacoltà omonimo già attivo (DM 270/04) presso le sedi di Torino e Grugliasco.
Le risorse economiche
Sino a questo momento, le risorse ritenute necessarie per un corso di laurea magistrale sono state stimate in 300/360.000 euro l’anno,
conseguenti alla previsione di un organico minimo di (1+2+6) nove docenti, di cui un professore ordinario e due associati a carico
dell’Università, e sei ricercatori a carico del territorio richiedente. Gli anzidetti 300.000 (o più) euro corrisponderebbero alle retribuzioni per i
ricercatori.
Sino alla durata in carica della precedente Giunta regionale, si fece affidamento su un finanziamento di apprezzabile consistenza, che avrebbe
potuto quanto meno dare inizio al progetto, ove condiviso dalle Istituzioni del territorio. Con l'avvento della nuova Presidenza e della nuova
Giunta le risorse, a quanto consta, non sono più state allocate a questo fine.
Considerando che l'organizzazione e la gestione di un master di preparazione per il corso di secondo livello, o, come sembra preferibile, di un
dottorato avente la stessa finalità, comporta un ordine di spesa quanto mai modesto, la strada appare certamente percorribile. Si tratta di dare
corpo, e soprattutto sostegno convinto, al progetto da parte non solo delle Istituzioni, ma anche degli Enti del territorio.
Dalla bontà dei risultati del dottorato o del master, dal successo o meno dei collegamenti internazionali, dall’eccellenza del progetto, possono
scaturire i finanziamenti europei e regionali necessari per sostenere il corso.
Il Centro Studi, sulla cui necessità ci si è soffermati (al punto 5.A), potrebbe operare senza ulteriori aggravi, o con aggravi molto contenuti,
utilizzando i ricercatori non solo nella didattica ma, appunto, nella ricerca “sul campo”, ed avvalendosi altresì di ulteriori dottorandi, le cui borse
di studio potrebbero essere garantite da sponsor, specie se interessati a produzioni attinenti la materia, e da fondi europei, giustificati entrambi
dalla novità e dall’eccellenza perseguita.
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Progetto n° 2 – Valorizzazione del Museo della Cavalleria di Pinerolo
Di seguito si riportano la Relazione e la Proposta di leggere regionale n° 85, presentata il 30.06.2005, in tema di “Contributo straordinario della
Regione Piemonte per la realizzazione di un progetto di ristrutturazione e valorizzazione del Museo della Cavalleria di Pinerolo.
I contenuti della relazione e degli articoli della p.d.l. evidenziano la validità e l’attualità del progetto, finalizzato a creare le condizioni per
consentire che l’attuale Museo della Cavalleria diventi, attraverso i moderni strumenti della moderna museologia, un polo culturale, scientifico di
livello internazionale, attrattore di una domanda di conoscenza storico-artistico-culturale-sportiva con effetti positivi sulle attività economiche
indotte.
Adeguatamente aggiornata al contesto attuale, la p.d.l. si propone venga ripresentata dal Gruppo Consiliare Regionale del PD.
Relazione alla p.d.l. regionale 85/2005 estratta dal sito della Regione Piemonte
La storia del Museo
Il vivo desiderio dei Cavalieri di tutta Italia, di vedere riunite in un'unica sede le testimonianze di gloria dell'Arma e dei suoi uomini migliori,
cominciò ad affacciarsi come idea allorché si costituì in Torino il 20 giugno 1958 l'"Associazione Ente Museo Nazionale dell'Arma di Cavalleria",
che in data 11 giugno 1960 assunse la denominazione di Società Amici del Museo Nazionale della Cavalleria Italiana.
La sede desiderata, scelta per ragioni storiche, morali e per le lunghe tradizioni militari, fu la Città di Pinerolo, universalmente nota come "Culla
della Cavalleria".
Scelta quanto mai felice poiché in favore di Pinerolo concorreva anche l'esistenza del maneggio "Caprilli" che con le restanti attrezzature nelle
vicine località di Baudenasca, del Monbrone e di Baldissero - i cui ostacoli naturali ed artificiali costituivano e potrebbero, basta vederlo, ancora
costituire palestra di ardimento per i giovani Cavalieri - avrebbe completato il complesso del Museo, formando un armonico insieme, ricco di
storia e di gloria.
Il Comune di Pinerolo, sensibile ai problemi culturali e turistici e conscio dell'importanza che tale istituzione avrebbe rivestito, concesse per il
Museo un'ala dell'ex Caserma Fenulli, un tempo Principe Amedeo: luogo questo particolarmente caro ai Cavalieri di ogni grado per aver
ospitato per circa un secolo, dal 1849, il Comando della Scuola d'Applicazione di Cavalleria - e diventato famoso in tutto il mondo, unitamente al
nome di Pinerolo, grazie al "Metodo naturale di equitazione" ideato dal Capitano Federico Caprilli.
In data 21 dicembre 1961, l'allora Ministro della Difesa, con dispaccio n. 1603, inviava al Presidente della Società Amici del Museo la seguente
risposta:
"In accoglimento delle istanze del Consiglio Nazionale dell'Associazione Nazionale Arma di Cavalleria è stata decisa l'istituzione del Museo
Storico dell'Arma stessa nella sede di Pinerolo". Detta decisione rappresenta il vero e proprio atto di nascita del Museo.
Il Direttore dell'epoca potè così presentare istanza al Capo dello Stato affinché venisse conferita la personalità giuridica all'Ente, (cosa che
avvenne in virtù del Decreto Presidenziale 12 luglio 1966, n. 682) e, successivamente, provvedere alla inaugurazione e conseguente apertura al
pubblico, il 13 ottobre 1968. Recentemente con D.P.R. n. 526 del 28 giugno 1986, estinta la personalità giuridica, è passato, quale Ente Militare,
alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore dell'Esercito; con Disposizione Ministeriale del novembre 1986, lo Stato Maggiore dell'Esercito ha
sancito che l'Ente fosse inglobato, quale reparto, nella Scuola d'Applicazione d'Arma di Torino.
Superati i difficili tempi dell'inizio, l'Ente si è man mano arricchito sia per il materiale storico assegnato dal Ministero Difesa Esercito, sia
soprattutto per il contributo determinante di Enti pubblici e privati e di singoli Cavalieri e loro familiari, i quali, con l'invio di cimeli, uniformi, armi,
libri, documenti e fotografie, hanno consentito di tradurre in concreta realtà una vecchia aspirazione dei Cavalieri; il flusso delle donazioni che
inizialmente era circoscritto nell'ambito piemontese si è esteso, in un secondo tempo, a tutte le regioni italiane ed oggi anche all'estero.
Attualmente i donatori ammontano a 900 unità circa.
In questa generosa gara per donare testimonianze riguardanti la trisecolare storia dell'Arma, accanto a nomi altisonanti, vediamo quelli di
sconosciuti Cavalieri, che inviano magari soltanto una fotografia, forse anche sbiadita, accompagnandola però con parole spesso commoventi,
attestanti il loro profondo attaccamento all'Arma, di cui si sentono onorati di aver portato un giorno gli amati colori.
In sintesi, pur nascendo ultimo in ordine di tempo, fra i musei d'Arma, non è certo il meno importante, anzi la rarità, la preziosità dei reperti ne
fanno uno dei più interessanti in campo europeo.
La varietà di cimeli, la loro singolare ed elegante presentazione, avvincono l'attenzione dei visitatori. Recentemente, i componenti il "Cadre Noir"
di Saumur così commentavano:
"Più che in un Museo, sembra di essere in casa di una grande famiglia, fra i ricordi dei propri antenati".
Infatti dai cimeli esposti traspare un senso profondo di umanità che parla all'occhio, alla mente e soprattutto al cuore, anche delle gentili
visitatrici.
E ciò perché la Cavalleria è multiforme. Accanto alla parte militare - numerose le testimonianze di eroici Cavalieri - che è preminente, com'è
giusto che sia, v'è l'aspetto sportivo: coppe e trofei vinti nei campi di gara di tutto il mondo; quello sentimentale: gli zoccoli e i ferri dei cavalli
famosi o morti in combattimento, testimonianze dell'attaccamento del Cavaliere al proprio destriero; quello mondano e romantico, rappresentato
dagli oggetti che i Reparti di Cavalleria regalavano e regalano tuttora alle spose dei propri Ufficiali nel giorno delle nozze.
Pinerolo è da quasi due secoli una delle culle dell'equitazione mondiale.
La città negli anni si è integrata profondamente con la Scuola di Cavalleria, imparando ad amare e rispettare i suoi uomini, la loro storia, la loro
etica.
Dalla scuola sono usciti alcuni degli ufficiali più eroici che hanno combattuto per il nostro Paese.
Negli anni, cavalleggeri di tutto il mondo sono venuti a Pinerolo per apprendere nuove e rivoluzionarie tecniche equestri.
Oggi questa secolare storia resta traccia nel Museo della Cavalleria, che l'Esercito Italiano ha allestito grazie a generose donazioni ed alla
professionalità, competenza scientifica ed entusiasmo dei propri ufficiali distaccati al Museo.
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Il nostro progetto si colloca idealmente in questa tradizione e si propone di svilupparla utilizzando gli strumenti della moderna museologia,
dell'informatica e della multimedialità, per far entrare il Museo a pieno titolo nel circuito delle grandi istituzioni europee del settore.
Questa valorizzazione, che il materiale raccolto nel Museo ben merita, sarà anche un momento di promozione di tutto il pinerolese, poiché il
territorio in cui è nata e cresciuta questa istituzione è sempre stato parte integrante della scuola e del suo spirito.
L’obiettivo: creazione di un Museo europeo della Cavalleria
In Europa sono soltanto tre le grandi realtà museali legate all'arma della cavalleria ed all'Equitazione, tutte nate da importanti istituzioni equestri
e militari, come il museo di Vienna in Austria. Il Museo di Pinerolo quindi può proporsi come una grande realtà europea del settore.
Per far questo occorre mettere in atto una serie di interventi per trasformare l'attuale struttura in un moderno polo museale.
Oggi un moderno museo infatti deve poter contare su un apparato che unisca la precisione scientifica alla chiarezza e spettacolarità
dell'esposizione, alla completa informatizzazione dei materiali raccolti, alla loro presenza nella grande realtà della rete informatica, alla
circuitazione di mostre proprie ed all'accoglienza di manifestazioni esterne, ed infine deve contare su un'efficiente pubblicazione delle proprie
attività.
Altrettanta cura la struttura deve porre nel restauro e nella conservazione dei reperti.
Il Museo di Pinerolo dopo aver raccolto e catalogato un'enorme massa di materiali (circa 10.000 pezzi tra divise, armi, stendardi, documenti,
libri, quadri, bronzi, oggetti equestri e circa 8.000 fotografie d'epoca), deve ora continuare la propria attività con un piano complessivo di
sviluppo che comprende vari interventi rivolti sia alla struttura sia la territorio che la ospita.
Negli ultimi anni risulta sempre più evidente come la cultura possa essere un'ottima forma di investimento per il territorio: Pinerolo ben
valorizzata può produrre un indotto prezioso per tutta la comunità.
Attraverso questo progetto vorremmo creare "l'humus" per attività terziarie che arricchiscano l'offerta del pinerolese collegate al mondo del
cavallo, e promuovere l'intero territorio come tassello dell'itinerario artistico culturale di un Piemonte da scoprire non solo per vino e tartufi.
Il Cantiere del Museo
Progetto d'intervento
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Il progetto dovrebbe far capo ad un'Associazione, avente figura giuridica, responsabile dello sviluppo del Museo (i cui rappresentanti sono
da individuare), con potere decisionale per la messa a punto e l'approvazione del piano di lavoro e per il reperimento dei fondi ad esso
necessari.
L'Associazione potrà incaricare un Gruppo di lavoro, in cui siano presenti diverse professionalità, per a definizione del progetto e per
curare la conseguente attuazione in collaborazione con Enti e gruppi professionali altamente qualificati.
Il Gruppo di Lavoro individuerà il progetto seguendo le linee generali di sviluppo indicate dall'Associazione.
Il Gruppo di Lavoro curerà in particolare la valorizzazione delle risorse professionali presenti nel pinerolese e, quando ciò sia possibile,
stimolerà la nascita di nuove realtà e la specializzazione di quelle esistenti, anche attraverso corsi di formazione. Per far questo, una volta
definito il progetto, si procederà ad un censimento delle risorse presenti nella provincia. Approvato dall'Associazione il piano di rilancio del
Museo, il Gruppo di Lavoro aprirà uno spazio organizzativo fisso a Pinerolo dando inizio all'attuazione pratica del progetto.
Un comitato scientifico, con potere consultivo, integrerà l'attività dell'Associazione dando indicazioni sulle nuove acquisizioni (che potranno
anche non essere solo delle donazioni), sulle manifestazioni e le mostre promosse dal Museo e sulla definizione del catalogo generale.
L'Associazione provvederà contestualmente ad individuare sinergie con altri musei d'arma, con il circuito museale piemontese e con altri
Enti e sponsor interessati al progetto stesso.
Date le particolari caratteristiche dell'iniziativa, rivolta anche al rilancio turistico, economico e culturale del territorio, sarà importante che le
possibili sinergie salvaguardino sempre a fisionomia autonoma del progetto.
Campi di intervento
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Conservazione dei reperti.
Questa voce ha carattere di particolare urgenza, soprattutto per i materiali fotografici, che ad una prima valutazione, appaiono sottoposti ad
un'avanzata ossidazione. Le foto vanno fatte riprodurre subito su pellicola di medio/grande formato e sottoposte ad un restauro radicale.
Questa prima, impellente attività, potrà portare alla nascita di un piccolo gruppo di restauro collegato con il museo.
Le immagini ri-fotografate saranno poi scansionate e andranno a far parte del grande database del museo.
Altrettanta attenzione andrà dedicata alle divise ed agli accessori (alcuni reperti hanno più di duecento anni).
Anche in questo caso occorrerà creare un piccolo gruppo di restauro specializzato nel tessile, che potrà essere qualificato attraverso
opportuni corsi.
Il centro di restauro, che potrebbe essere pensato come una cooperativa giovanile, o altro gruppo di autoimprenditorialità specializzata da
proporre anche in altre situazioni.
Catalogazione e informatizzazione di tutti i reparti esposti, della biblioteca e della futura videoteca.
La gran quantità di materiale esposto richiede la totale catalogazione informatica e la riproduzione e digitalizzazione di tutti i reperti in un
unico grande database.
Questa attività consentirà di creare una massa di dati omogenei che costituiranno l'archivio informatico del Museo che, con un motore
informatico dotato di chiavi di ricerca, potrà essere fruibile sia sulla rete Internet intranet, sia su CD Rom multimediali sia come strumento
diretto di lavoro per studiosi.
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Percorsi tematici
Il Museo attualmente è organizzato secondo alcuni percorsi storico/tematici:
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Uniformi ed accessori, con materiali di altissimo pregio;
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Fotografie, anche questo settore presenta materiali di estremo interesse;
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Armi leggere;
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Blindati e carrozze.
La ricchezza, in alcuni casi l'unicità, dei reperti lo rende estremamente interessante per lo studioso. La struttura espositiva, molto rigorosa
scientificamente, ha in molti casi soprattutto una valenza conservativa. Il museo infatti, data l'assenza di momenti d'animazione e di
un'esposizione dinamica e divulgativa, presenta attualmente un limitato grado di appetibilità per un pubblico non qualificato.
Grazie alla professionalità ed alla dedizione dell'attuale staff esclusivamente militare (purtroppo molto ridotto), il museo è visitato ogni anno da
15.000 perone, nonostante sia fruibile solo ad orari e settori limitati.
Una riorganizzazione dei settori che tenga conto di un pubblico non specializzato potrebbe presentare questi settori:

il cavallo: le razze, le qualità, il suo impegno bellico, agonistico, civile, ecc..., settore nuovo per il Museo, ma di grande interesse per il
pubblico comune, e buon collegamento con i tanti musei del cavallo presenti in tutto il mondo (soprattutto in USA, Argentina e Cina),
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l'attrezzatura equestre: le bardature, le difese in battaglia, le carrozze, - settore da implementare, anche se è estremamente interessante la
dotazione di carrozze. In questo settore potrebbe essere interessante la collaborazione con altre istituzioni piemontesi come il Museo
dell'Automobile e l'Armeria Reale,
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il Cavaliere: l'equipaggiamento, le uniformi, le decorazioni e le insegne. Questo settore è il settore "forte" del Museo, che andrà promosso
con mostre, cataloghi e sinergie con altre strutture affini, come il Museo della Moda e di Tessuti di Milano,
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il Cavaliere: tecniche di addestramento e conduzione,

l'importanza rivoluzionaria del Metodo Caprilli, che tanto ha contribuito alla fama della scuola di Pinerolo, andrà sottolineata ed integrata
con informazioni più ampie su l'intero panorama della tecnica equestre,
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le strategie e le grandi battaglie equestri. Attraverso simulazioni informatiche il pubblico sarà in grado di capire complesse strategie militari
ed intervenire virtualmente alle grandi battaglie della storia della cavalleria. Le simulazioni potranno essere disponibili presso i totem
informatici che accompagnano il visitatore nella visita del museo, o trovare un proprio spazio spettacolare su grandi schermi grazie ad un
mix di informatica, multimedialità ed animazione tridimensionale.
Percorsi tematici interattivi
Ai percorsi che utilizzano in modo "tradizionale" il materiale del Museo si affiancherà una nuova sezione, propedeutica alla visita, che integra i
materiali del museo e la loro storia in chiave "emozionale", proponendo un viaggio nell'anima della cavalleria.
Tutti i sensi del corpo del visitatore potrebbero essere coinvolti in un'esperienza spaziale, tattile ed emotiva, attraverso un percorso di sale
multimediali interattive ad alta tecnologia.
Ristrutturazione architettonica e percorsi di visita
Progetto di ristrutturazione del Museo della Cavalleria di Pinerolo.
Una volta individuati i percorsi di lettura del museo e la loro progressione sarà necessario inserire efficacemente il nuovo progetto nello spazio
attuale, intervenendo dove necessario anche sulla struttura architettonica. Lo spazio sarà modulato da una segnaletica con codici chiari ed
efficaci che condurrà il visitatore lungo i vari percorsi senza mai fargli perdere l'idea del contesto in cui si trova.
Allo stato attuale questa è solo una voce di lavoro che andrà studiata in modo approfondito: lo scopo è quello di rendere chiaro ed autonomo il
percorso di visita, di fornire al visitatore informazioni "su misura" che soddisfino le singole richieste, di contestualizzare storicamente reperti e
collezioni, di "spettacolarizzare" il percorso e, naturalmente, di garantire un'efficace salvaguardia ai reperti storici esposti (come protezione
dall'irraggiamento solare, dall'umidità e dagli agenti inquinanti esterni).
Politica di acquisizioni e scambi con altri musei
Si ritiene importante sottolineare la necessità di creare sinergie con i musei del settore presenti in altri paesi; trovare punti di incontro con i
musei d'arma italiani ed inserire in modo organico il museo di Pinerolo nel sistema museale piemontese attraverso la realizzazione di attività
comuni.
Il Museo è nato ed è cresciuto grazie alla generosità ed all'entusiasmo di molti benefattori ed all'intervento risolutivo dell'Esercito Italiano, oggi
deve ripensare la propria struttura in modo autonomo, diventando un'istituzione a sé.
Questa filosofia, che coinvolge gli aspetti della vita amministrativa del museo prevede anche una precisa politica di acquisizioni e scambi con
altri musei, non legata necessariamente al meccanismo della donazione. Si tratta di un aspetto particolarmente importante per completare le
nuove collezioni indicate e per rendere organico il percorso espositivo, così come abbiamo indicato.
Animazione
Il Museo della Cavalleria di Pinerolo può essere pensato come un grande parco tematico con un'offerta di manifestazioni ampia e per tutti.
L'attività di animazione ben si può integrare nel quadro ipotizzato.
Manifestazioni
Intorno al museo potranno essere pensate numerose manifestazioni collaterali legate direttamente alla struttura come mostre temporanee o
mostre esterne ospitate dalla nuova struttura, cicli di proiezioni, conferenze, convegni. A tali eventi potranno essere affiancati anche altre
manifestazioni di tipo più generale, volte alla promozione del museo e del territorio.
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Promozione
Un museo moderno è un organismo che vive in uno spazio di relazione ampio, al di là delle proprie strutture fisiche. È importante quindi che
anche il Museo della Cavalleria si doti di strumenti adeguati a sottolineare la propria presenza ed a pubblicizzare le proprie attività.
Il territorio
Uno degli obiettivi primari dell'operazione di valorizzazione del Museo della Cavalleria di Pinerolo è la rivitalizzazione del settore turistico del
pinerolese, anche nella prospettiva dei prossimi Giochi Olimpici Invernali del 2006. Ricorrenti crisi industriali suggeriscono infatti la ricerca di
nuovi sbocchi per l'occupazione soprattutto nelle attività di un terziario di alto livello.
Il "cantiere" del museo prima e la gestione del museo rinnovato dovrebbero creare buone opportunità in questo settore sia ad operatori ed alle
aziende già attive e sviluppare la nascita di nuovi soggetti. Ad esse andranno affiancati corsi di formazione e di riqualificazione ed opportuni
incentivi per la creazione di nuove aziende giovanili e cooperative. La pubblicazione del Museo, elemento di forte attrazione anche
internazionale, dovrebbe essere un elemento trainante per una serie di iniziative volte a valorizzare anche molti altri aspetti della vita culturale
ed economica del pinerolese. A questo proposito la creazione di un Marchio di Qualità da assegnare ai prodotti ed ai servizi più qualificati offerti
dalla provincia, potrebbe essere legata all'immagine del museo con il logo del Cavallino Rampante simbolo della Scuola di Cavalleria.
Sinergie e sponsorizzazioni
L'operazione così come è stata descritta è di grande respiro e prevede un forte impegno economico, riteniamo però che grazie al patrimonio
"grezzo" del museo, essa possa essere adeguatamente finanziata. Occorrono evidentemente forti sinergie con altre istituzioni museali, ma
soprattutto un forte impegno della Regine Piemonte e dello Stato per creare le condizioni di sviluppo del nuovo museo. A questi soggetti
"istituzionali" riteniamo però possibile affiancare anche altri sponsor, sia per iniziative specifiche sia per l'attività permanente. Questi ultimi
potrebbero essere raggruppati in un consorzio di imprese interessate a legare il proprio marchio al museo.
Relazione tecnica
Generalità
La proposta di legge in oggetto ha lo scopo di finanziare l'ente militare Museo della Cavalleria di Pinerolo. Il progetto è finalizzato a promuovere
e valorizzare il patrimonio storico e culturale del Museo e a realizzare la sua ristrutturazione, attraverso l'erogazione di un contributo
straordinario.
Riferimento al bilancio annuale
La quantificazione della spesa prevista per l'anno 2005 ammonta a euro 1.550.000,00. Trattasi di spesa in conto corrente e in conto capitale. La
spesa in conto corrente è mirata alla valorizzazione del Museo e alla sua promozione. Il contributo straordinario in conto capitale a favore del
Museo della Cavalleria di Pinerolo, ente militare alle dirette dipendenze dello Stato maggiore dell'esercito nonché reparto nella Scuola di
Applicazione di Torino, è invece volto a dare corso ad un progetto di ristrutturazione. Responsabile del progetto è l'Assessorato regionale alla
Cultura e le unità previsionali di base responsabili della spesa sono le UPB 31031 (Beni culturali Musei e patrimonio culturale Tit. I spese
correnti) e UPB 31032 (Beni culturali Musei e patrimonio culturale Tit. II spese di investimento). L'ente Museo presenta entro due mesi dalla
promulgazione della legge un piano di attività, di sviluppo e ristrutturazione secondo le finalità dell'articolo 1 e lo realizza entro il 30 giugno 2006.
Ogni anno l'ente presenta all'Assessorato alla Cultura una relazione sul complesso delle attività svolte. Il presente provvedimento prevede una
ripartizione dello stanziamento complessivo di 1.550.000,00 euro nelle seguenti modalità:
a) un importo, pari a euro 105.000,00 finalizzato a oneri per la valorizzazione e promozione del Museo della Cavalleria di Pinerolo;
b) una somma pari a 1.445.000,00, quale contributo straordinario in conto capitale al Museo della Cavalleria di Pinerolo per realizzare il
progetto.
La copertura finanziaria degli interventi richiesti è individuabile nelle dotazioni finanziarie della UPB 09011 (Bilanci e finanze Bilanci tit.I spese
correnti) e UPB 09012 (Bilanci e finanze Bilanci tit.II spese di investimento) del bilancio di previsione per l'anno 2005 che, al momento,
presentano le necessarie disponibilità (1).
Riferimento al bilancio pluriennale
La spesa corrente e la spesa di investimento per gli anni 2006 e 2007, pari a quella del 2005 per ciascun anno, in termini di competenza,
imputate alle UPB 30031 e 30032 del bilancio pluriennale per gli anni 2005-2007, trovano copertura finanziaria nelle dotazioni delle UPB 09011
e 09012 del bilancio pluriennale per gli anni 2005-2007.
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Proposta di legge regionale 85/2005 estratta dal sito della Regione Piemonte
Presentata nella VIII Legislatura dai Consiglieri regionali: Placido Roberto, Auddino Angelo, Bellion Marco, Bertetto Oscar, Boeti
Antonino, Cavallaro Sergio, Comella Pier Giorgio, Ferraris Giorgio, Larizza Rocco, Muliere Rocchino, Pozzi Paola, Ronzani Gianni,
Travaglini Marco
Art. 1
(Finalità)
1. La Regione Piemonte promuove, valorizza e diffonde il patrimonio storico espresso dalla tradizione e dalla cultura del Museo della Cavalleria
di Pinerolo.
Art. 2
(Associazione per lo sviluppo del Museo)
1. Per realizzare le finalità di cui all'articolo 1, si darà corso ad un progetto di ristrutturazione e valorizzazione del Museo. A tale scopo, con
provvedimento di Giunta, viene costituita un'Associazione, avente figura giuridica, responsabile dello sviluppo del Museo, i cui rappresentanti
sono da individuare, con potere decisionale per la messa a punto e l'approvazione del piano di lavoro e per il reperimento dei fondi ad esso
necessari.
2. L'Associazione può incaricare un gruppo di lavoro, in cui siano presenti diverse professionalità, per la definizione del progetto e per curare la
conseguente attuazione in collaborazione con enti e gruppi professionali altamente qualificati.
3. Il gruppo di lavoro individua il progetto seguendo le linee generali di sviluppo indicate dall'Associazione. Il gruppo di lavoro cura in particolare
la valorizzazione delle risorse professionali presenti nel pinerolese e, quando ciò sia possibile, stimola la nascita di nuove realtà e la
specializzazione di quelle esistenti, anche attraverso corsi di formazione. Per far questo, una volta definito il progetto, si procede ad un
censimento delle risorse presenti nella provincia. Approvato dall'Associazione il piano di rilancio del Museo, il gruppo di lavoro apre uno spazio
organizzativo fisso a Pinerolo dando inizio all'attuazione pratica del progetto.
4. Un comitato scientifico, con potere consultivo, integra l'attività dell'Associazione dando indicazioni sulle nuove acquisizioni, non solo a titolo di
donazioni, sulle manifestazioni e le mostre promosse dal Museo e sulla definizione del catalogo generale.
5. L'Associazione provvede contestualmente ad individuare sinergie con altri musei d'arma, con il circuito museale piemontese e con altri enti e
sponsor interessati al progetto stesso.
Art. 3
(Modalità di contribuzione)
1. Lo stanziamento è subordinato alla presentazione da parte dell'ente beneficiario all'Assessorato regionale alla Cultura, entro due mesi dalla
promulgazione della presente legge, di un piano di attività, di sviluppo e ristrutturazione avente le finalità di cui all'articolo 1 e da realizzarsi con
gradualità entro il 30 giugno 2006.
2. L'ente beneficiario presenta all'Assessorato regionale alla Cultura una relazione alla fine di ogni anno sul complesso delle attività svolte.
Art. 4
(Norma finanziaria)
1. Per l'attuazione della presente legge, è autorizzata la spesa complessiva per l'anno finanziario 2005 di 1.500.000,00 euro.
2. All'onere previsto al comma 1, nello stato di previsione della spesa del bilancio di previsione per l'anno 2005, si provvede nell'UPB n. 30031
(Beni culturali Musei e patrimonio culturale Tit. I spese correnti) e UPB 31032 (Beni culturali Musei e patrimonio culturale Tit. II spese di
investimento) a stanziare rispettivamente la somma di 105.000,00 euro e 1.445.000,00 euro, in termini di competenza e di cassa.
3. Alla copertura degli stanziamenti previsti al comma 2, si fa fronte riducendo rispettivamente, in termini di competenza e di cassa, le UPB
09011 (Bilanci e finanze Bilanci tit.I spese correnti) e 09012 (Bilanci e finanze Bilanci tit.II spese di investimento) del bilancio di previsione per
l'anno 2005.
4. Per gli anni 2006 e 2007, agli oneri pari a 1.550.000,00 euro per ciascun anno, ripartiti nelle UPB 30031 e 30032 del bilancio pluriennale per
gli anni 2005-2007, si provvede con le dotazioni finanziarie dell'UPB 09011 e 09012 del bilancio pluriennale per gli anni 2005-2007.
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