Secolo d`Italia

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Secolo d`Italia
CON IL PDL
ANNO LXI N.12
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Pierferdy Casini non è
Roosevelt: ha paura di
restare con un pugno
di mosche in mano
Girolamo Fragalà
Si sentono il nuovo che
avanza, i “panchinari” di Monti,
scesi in campo come riserve
dei Montezemolo-boys dai quali
hanno ottenuto il contentino di
qualche candidatura nel listone
del Prof. Guidate dal leader
dellʼUdc, le piccole truppe del
“centrino” cercano di ritagliarsi
un ruolo nella campagna elettorale lanciando guanti di sfida a
tutti e beccandosi, in risposta,
lʼironia degli avversari e gli
sfottò del web. Ma Casini –
dopo essere stato per mesi
lʼuomo dellʼelogio sperticato al
Prof, che era immenso e puro
anche quando starnutiva – non
demorde e se la prende con
chi, in questi giorni, sta invitando gli elettori a non disperdere il voto: «Quello al voto
utile – è insorto Pierferdy – è
un appello consueto da parte di
tutti coloro che temono il centro
e la Lista Monti. Lo fanno perché si sentono deboli». Lo dice
proprio nei giorni in cui cʼè una
vera e propria emorragia, in
tanti stanno abbandonando il
partito, lʼultimo in ordine cronologico è un assessore calabrese, Francescantonio
Stillitani, a poche ore dallʼaddio
di 55 amministratori campani
passati col Pdl. E sono giorni
difficili, per il “centrino” anche
per le notizie che arrivano dai
sondaggi, quasi tutti in calo.
Quello dellʼIpsos, riguardante
la Lombardia, dà lʼUdc in discesa, al 2,2 per cento o giù di
lì, un risultato da allarme
rosso, poco al di sopra di Fli
(quotato attorno allʼ1,4%). Il
presunto “nuovo che avanza”,
sommato in tutte le sue particelle, si troverebbe fermo sul
quattro per cento, punto più
punto meno. Da qui il nervosismo, il confronto chiesto a
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Udc in un mare di guai:
si salvi chi può, è iniziata
la grande fuga dal centro
d’Italia
mercoledì 16/1/2013
Storace: alla Regione
ce la faremo, ricordate
la mia rimonta
su Piero Badaloni?
AMBROSIONI PAG.3
Il George Clooney
di San Pietro
conquista la prima
di “Vanity Fair”
FEDERICI PAG.4
Berlusconi sulle liste, il tentativo
di alzare i toni. «Le liste dellʼUdc – ha commentato Francesco Pionati, dellʼAlleanza di
Centro – chiariscono quale sia
la famiglia alla quale si riferisce
Casini nel suo slogan elettorale:
la sua e quella dei suoi amici.
Le liste-Caligola sono una sorta
di ufficio di collocamento per incapaci e figli di papà». Ma il
“centrino” montiano inveisce
perché pensava di aver già
scalato la montagna e ora le
forze cominciano a venir meno.
E subentra il terrore di restare
con un pugno di mosche in
mano. «Lʼunica cosa di cui aver
paura – sosteneva Roosevelt –
è la paura». Soprattutto per Casini & C.
Francesco Signoretta
scorso dicembre, dai decreti
attuativi del governo tecnico. E
adesso Pd e “centrino” vogliono considerarli figli di nessuno. Lʼaccertamento pensato
da Tremonti prendeva a base
le sole spese effettive fatte dal
contribuente, quello del Professore (caldeggiato dalla sinistra) considera anche quelle
presuntive fondate sulle medie
Istat e su analisi e studi economici. Ha detto giustamente
Renato Brunetta che in questo
modo si è trasformato uno
“strumento personalizzato” in
uno ”statistico- induttivo”. E
se il contribuente si vuole opporre alla ricostruzione dellʼAgenzia delle entrate? Può
farlo, ma è lui stesso che ha
lʼonere di una prova quasi impossibile. I parametri statistici,
infatti, sono difficili da smontare. Tanto “terrore” per nulla,
ha fatto notare la Cgia di Mestre. Lʼerario, stando ai conteggi fatti, dovrebbe incassare
non più di 800 milioni com-
plessivi. Pochi, se si considera
che sul versante opposto i
danni saranno molto forti, perché il redditometro costituirà
un potente disincentivo a
spendere: gli italiani viaggeranno di meno, non cambieranno la macchina, si terranno
il televisore vecchio, non rinnoveranno i mobili e faranno a
meno del vestito nuovo. Servirebbe maggiore sviluppo, invece si frenano i consumi, si
accentua la recessione e si
mettono le ali alla disoccupazione. Come risultato, non cʼè
male. Ma a Bersani va bene
una piccola grande bugia. In
linea con quanto disse a novembre, durante il confronto
sulle primarie: «Meglio un passerotto in mano che un tacchino sul tetto», equivalente
tedesco del proverbio «meglio
un uovo oggi che una gallina
domani». Avanti, dunque, con
le frasi a effetto. Tutto fa brodo.
Il redditometro, il passerotto, il
tacchino, lʼuovo e la gallina.
Bersani tra tacchini, passerotti, galline e redditometro
Ci risiamo, a sentire sinistra e
centristi è tutta colpa di Berlusconi. Le tasse troppo alte?
Colpa sua. LʼImu? Colpa sua.
Il redditometro? Colpa sua.
Monti e Bersani cercano di frenare la rimonta del Cavaliere
gettando fumo negli occhi,
anche a costo di essere smentiti. Anche perché, come sempre
avviene,
lʼaccusa
conquista i titoli di prima pagina, la smentita un trafiletto.
«Il redditometro non è uno
strumento risolutivo per combattere lʼevasione fiscale», lʼultimo tentativo propagandistico
del candidato premier del centrosinistra. Che, come il Prof,
cerca di cambiare le carte in
tavola. È vero, infatti, che è
stato Tremonti a resuscitare lo
strumento, ma è anche vero
che il meccanismo che in questi giorni sta buttando nel panico migliaia di famiglie è stato
modificato e messo a punto, lo
Il patto dei parlamentari: «Solo due
mandati e trasparenza sui redditi»
2
Stop alle finte liste di Monti
e Grillo. Ma anche ai simboli
di comunisti e poveracci…
Antonio Marras
Valter Delle Donne
I candidati del Popolo della libertà al Senato e alla
Camera che saranno inseriti nelle liste della Camera e del Senato alle prossime elezioni politiche
del 24 e 25 febbraio si impegneranno a firmare il
“patto del parlamentare”, cioè una serie di regole e
di impegni proposti dal partito, da mettere in pratica
una volta eletti. Un patto che si sviluppa in sei impegni, tra cui quello cosiddetto anti-ribaltone, cioé a
non cambiare gruppo parlamentare. Il testo del
"Patto" è sul sito web del Pdl. Questi i sei punti che
dovranno essere rispettati dai candidati: 1) «Impegnarmi al servizio del Paese per non più di due le-
gislature, a partire da questa»; 2) «Votare il dimezzamento degli emolumenti dei pralamentari»; 3)
«Approvare la riforma della Costituzione con il dimezzamento del numero dei parlamentari»; 4) «Votare una legge che azzeri il finanziamento pubblico
ai partiti»; 5) «Non tradire il mandato degli elettori,
passando ad altro gruppo parlamentare»; 6) «Impegnarmi alla totale trasparenza sulla mia attività e
sui miei redditi».
Nella passata legislatura i parlamentari che hanno
lasciato il Pdl per vestire un'altra casacca sono stati
più di cento. A Montecitorio sono stati circa settata
mentre a Palazzo Madama hanno sfiorato quota
trenta.
Scopelliti: «Le liste del Pdl in Calabria?
Saranno premiate le persone serie»
Nella giornata in cui Pierluigi Bersani, in tour elettorale a Catanzaro, è tornato a evocare lo
spettro del ritorno di Berlusconi
(«chi non vota il Pd aiuta il Cavaliere»), Giuseppe Scopelliti ha osservato ironico: «L'esordio del Pd
in Calabria non è certamente dei
migliori. Però è un problema che
non ci appartiene...». Il presidente
della Regione Calabria e coordinatore regionale del Pdl è in piena
campagna elettorale, gli appuntamenti si susseguono uno dopo
l'altro e lunedì ha parlato con Berlusconi in merito a una possibile
griglia di candidati. «Le liste – ha
spiegato – saranno definite questa settimana, dopo le riunioni
anche sul territorio. Abbiamo già
avuto un primo confronto e nei
prossimi giorni usciremo ufficial-
mente e daremo la lista dei candidati. Berlusconi ha voluto ribadire
che ci sarà una rigorosa attenzione rivolta a quelli che sono i criteri messi in campo».Amargine di
una conferenza stampa a Catanzaro, Scopelliti ha chiarito che
«deroghe ce ne saranno molto
poche e da parte del partito c'è
l'idea di coinvolgere settori della
società civile, amministratori locali
bravi, uomini che hanno consenso, che sono affermati e credibili sul territorio. E anche,
ovviamente, una riconferma per
una parte di coloro che sono già
stati in Parlamento». Per Scopelliti questa è una «fase di confronto con il partito. Anche la
riunione che abbiamo avuto lunedì con Berlusconi è stata molto
importante, non soltanto sui son-
daggi che sono emersi ma anche,
e soprattutto, sulla strategia da
mettere in campo. C'é un'ampia e
larga condivisione con un forte
senso di responsabilità di tutto il
gruppo dirigente che ha il compito
di governare un partito come il
Pdl». E, infine, ha stoppato le polemiche innescate dal Pd locale,
che nei giorni scorsi aveva definito
il Pdl alleato con il Carroccio «nemico della Calabria». «Quando
qualcuno parla di Scopelliti e del
Pdl e dell'alleanza con la Lega –
ha puntualizzato – vorrei ricordare
che si tratta delle stesse persone
che sedevano in Parlamento
quando, con quattro voti, hanno
approvato la riforma del federalismo nel 2001 perché D'Alema
aveva la necessità della famosa
costola della sinistra...».
Spariscono, con un colpo di penna, i progetti rivoluzionari di insurrezione dai vampiri dellʼesattoria, come quelli
della lista “Liberi da Equitalia”, ma arrivano anche duri
colpi alle velleità di chi aspirava a una nuova era bolscevica, come quelli del “Partito dei comunisti italiani” e di
“Rifondazione comunista-sinistra europea”, spariti dalla
competizione elettorale per decisione del ministero dellʼInterno. Sotto la scure del Viminale, però, restano anche
simboli poco noti e di cui non resterà traccia, ma che covavano in se il bacillo dellʼoriginalità. Come la lista “Come
ci hanno ridotto”, cancellata, a meno di miracoli, dalle
prossime elezioni politiche, nonostante una divertente
raffigurazione di un uomo in disgrazia. Su un totale di 219
simboli presentati, 169 sono stati ammessi e 34 sono stati
ricusati, ovvero i depositanti sono invitati a sostituirli entro
48 ore.Altri 16 simboli non hanno i requisiti necessari per
partecipare alla competizione elettorale per carenza di
documentazione. Tra i più noti, sono stati ricusati dal Viminale i due “simboli civetta” che copiavano quelli del premier uscente Mario Monti (“Monti presidente per
lʼEuropa”), del M5S e del magistratoAntonio Ingroia (“Rivoluzione Civile”). Ricusato anche il contrassegno presentato dalla Lega Nord, con Alberto da Giussano, la
scritta Maroni, il simbolo della Padania e la scritta “TreMonti”. Ora la Lega e tutti i titolari degli altri simboli ricusati hanno 48 ore di tempo per modificare il
contrassegno. Il depositante può anche presentare opposizione entro 48 ore, sul quale decide, nelle successive 48 ore, lʼUfficio centrale nazionale. I depositanti di un
altro contrassegno possono presentare opposizione contro la decisione del ministero dellʼInterno di accettare un
contrassegno che ritengano facilmente confondibile con
il proprio; sulla opposizione, che deve essere presentata
entro 48 ore dalla decisione, delibera lʼUfficio nazionale
centrale. Tra un paio di giorni lʼultimo verdetto, oltre il
quale può esserci solo la giustizia amministrativa.
Storace: «Alla Regione Lazio ce la faremo.
Ricordate la mia rimonta su Badaloni?»
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Antonella Ambrosioni
Cellulare bollente. «Chiamami tra unʼora».
Tardo pomeriggio e il telefono squilla a
vuoto. Panico. Finalmente risponde. Sta
per andare a Porta a Porta: «Scusa, sto lavorando al liste e programma, giornata di
fuoco». La campagna elettorale inizia così.
Cuore e grinta e Francesco Storace si
mette in marcia per una campagna elettorale che lo vede candidato unico del centrodestra alla Regione Lazio.
Tutto in 40 giorni: si può fare?
Non cʼè motivo per non farlo proprio ora.
Nel 2000 mi separavano 18 punti percentuali da Badaloni e vinsi. Adesso i
sondaggi danno tra me e Zingaretti solo 8 punti
di differenza. E con lʼentusiasmo che vedo crescere, penso proprio che la partita sarà molto,
molto interessante.
Quanto la conforta presentarsi con un centrodestra unito?
Mi dà una grande responsabilità. Cʼè una direzione da indicare non solo per il centrodestra ma per il futuro del Lazio. E sono
orgoglioso di poter essere io a contribuire a
darla. Lʼunità è un valore aggiunto in questo
momento, con un centrosinistra assolutamente spappolato…
Tabellina di marcia?
Eventi, incontri e incitamento continui sul pro-
traverso il ricorso a competenze, talenti,
persone di qiualità che possano proporre
progetti qualificanti.
gramma. Punto uno: ritorno alla sobrietà. Vorrei che dal presidente allʼultimo burocrate, chi
volesse unʼauto blu se la pagasse da sé.
Guai a dare lʼidea di privilegi ingiustificati.
È possibile?
Certo, basta unʼordinanza. Lʼho già fatto in passato. Poi basta parole: dire «no agli sprechi»
direi che è banale. occorre lavorare per evitare
che si ricreino le condizioni precedenti che tutti
sappiamo.
Secondo punto?
Il lavoro. Quando arrivai, trovai la disoccupazione al 12 per cento. lʼho lasciata al 7%. Crescita e sviluppo del Lazio saranno allʼordine del
giorno. Vorrei innescare un circolo virtuoso at-
Lei ha aperto ospedali in passato, tra
cui unʼeccellenza come il “SantʼAndrea”. Pensa di vantare unʼapertura di
credito con i cittadini del Lazio?
Come li convincerà a rivotarla?
Facendo capire loro che bisogna puntare sui territori, creando e moltiplicando i presidi sanitari che il cittadino
può trovare, prima ancora di arrivare
allʼOspedale. In tal modo si eviterebbe
di intasare i servizi essenziali nelle
grandi strutture. Direi loro, inoltre, che
gli ospedali non vanno chiusi quando non funzionano. Vanno fatti funzionare. Il che è possibile. Vorrei rovesciare lʼimmagine che una
sinistra faziosa dà della sanità del Lazio, demonizzandola. Bisogna trovare risorse e invito, pertanto, a diffidare di chi dice di voler
operare tagli, perché non è altro che unʼarma
offerta a chi vuole sottrarre risorse da questo
settore.
Tutti in campagna elettorale faranno promesse. Lei cosa pensa di mettere in campo
come valore aggiunto?
La coerenza dei comportamenti, in nome
della quale sono stato fuori dal Parlamento 5
anni.
bero emerse dalla relazione di Pisanu: un
riferimento esplicito al presunto ruolo
svolto, nel confronto con i mafiosi, da
Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi
e Luciano Violante. «La sua comunicazione sulle stragi – ha detto Laboccetta rivolgendosi a Pisanu – è del tutto irricevibile
e rappresenta una ferita alla commissione
Antimafia nel merito e nel metodo, non un
contributo di verità: lei ha “sbianchettato”
alcune responsabilità». Per l'esponente del
Pdl «qualcuno ha voluto che non si vincesse allora la guerra alla mafia e il nostro
dovere è quello di dare un volto e un nome
a quel qualcuno. Lei nel tentativo di salvare
i vertici politico istituzionali dell'epoca, a cominciare dal presidente della Repubblica
Scalfaro, ha finito per privare di ogni logica
l'impianto delle sue comunicazioni». Per
Laboccetta «nel tragico biennio '92-'93 non
c'è stata una trattativa tra Stato e mafia: sostengo invece che certamente che c'è stato
un vergognoso e pericoloso cedimento
dello Stato alle richieste della mafia rispetto
alla gestione del 41 bis, il carcere duro voluto dal giudice Falcone». Con questo cedimento, ha detto ancora Laboccetta,
«potremmo parlare di vera e propria resa
alla mafia, che ha coinvolto a diversi livelli
l'esecutivo Ciampi voluto da Scalfaro, che
fu il vero protagonista della vicenda con un
ruolo mai completamente esplorato». Laboccetta poi si è interrogato anche su
«quella lettera inviata a Violante da Don
Vito Ciancimino per essere ascoltato e che
lo stesso Violante ricorda di aver ricevuto
solo dopo undici anni. Mistero nel mistero,
la missiva reca un protocollo sbagliato,
falso o impossibile. Auspico – ha concluso
Laboccetta – che nella prossima legislatura
la commissione possa far conoscere agli
italiani le colpe e le responsabilità che certa
politica ebbe, in uno dei momenti più difficili
della vita nazionale».
Stato-mafia, scontro su Pisanu: «Ha “sbianchettato”
le responsabilità di Scalfaro, Ciampi e Violante»
Desiree Ragazzi
La ricostruzione di Beppe Pisanu sulla trattativa mafia-Stato continua a provocare polemiche in commissione Antimafia. Dopo la
dura presa di posizione dei giorni scorsi di
Maurizio Gasparri e di altri esponenti del
Pdl, ieri anche Amedeo Laboccetta, con un
lungo e articolato intervento a San Macuto,
ha frontalmente attaccato le comunicazioni
di Pisanu, arrivate al termine della lunga inchiesta sugli anni bui delle stragi compiute
da Cosa Nostra. Per il parlamentare del Pdl
alcune responsabilità politiche non sareb-
E per il “George Clooney di San Pietro”
arriva la copertina su “Vanity Fair”
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Guglielmo Federici
Non è un attore o un'attrice avvenente, non è un top player del calcio, non è Obama o un politico
potente a campeggiare sulla copertina di Vanity Fair oggi in edicola. Audite audite, è monsignor
Georg Gänswein, il segretario
particolare di Sua Santità, Benedetto XVI, col titolo “Padre Georg,
essere bello non è un peccato”. È
la prima volta che una rivista che
veleggia tra il glamour e il dorato
mondo dei vip arriva a un prefetto
della Casa Pontificia, all'uomo più
influente della curia vaticana in
qualità di nuovo prefetto della
Casa Pontificia. Bello,
occhi azzurri, un tempo
con i boccoli, ribattezzato “il George Clooney di San Pietro”, o il
Padre Ralph di Uccelli
di Rovo, la rivista ne
rievoca la vita, la carriera, i successi fino ad
arrivare a fianco di
Papa Ratzinger, suo
fedele servitore da
dieci anni. Lʼinattesa
promozione a prefetto
e arcivescovo del
chiacchierato Padre Georg rappresenta per il segretario, si legge
nella rivista, un attestato pubblico
di stima da parte di Benedetto
XVI. Una stima che non è mai venuta meno, neanche quando don
Gänswein era finito nel mirino
delle critiche interne ai sacri pa-
lazzi per la gestione delle carte
papali, sottratte e divulgate dallʼaiutante di camera Paolo Gabriele, il colpevole – reo confesso,
condannato e infine graziato –
della fuga di notizie. Padre Georg,
sulla cover del numero 3/2013 di,
ha 56 anni. Si Vanity Fair è raccontato tutto alla stregua di un
personaggio da star-system. appena arrivato sotto i riflettori Donatella Versace gli dedicò una
collezione uomo, nacquero siti
Web e fan club su Facebook. È rimasto memorabile, anche perché
catturato dalle telecamere, lʼapprezzamento per il «giovanissimo
segretario» che Ratzinger si sentì
fare dalla signora Franca Ciampi
durante la prima visita del Papa al
Quirinale. I paparazzi non gli diedero tregua: dopo vari appostamenti e molta pazienza, «uno di
loro riuscì a fotografarlo in calzoncini corti mentre giocava a tennis
in un club romano, e lo scatto finì
in copertina», si legge. «Al compimento dei suoi cinquantʼanni, e
«L'agenzia umanitaria del Papa
agisce anche dall'Italia»
Giovanna Taormina
«Non dimenticate i cristiani che vivono in
Medio Oriente: portano un contributo nobile
e autentico alla Chiesa». Questa lʼesortazione del Papa durante il suo viaggio in Libano. Ed è lʼindicazione che traccia la strada
allʼAssociazione Cnewa che ora opera
anche dallʼItalia oltre che dallʼAmerica e dal
Canada. È la speciale agenzia del Santo
Padre per lʼaiuto alle Chiese del vicino
Oriente in coordinamento con la congregazione per le Chiese orientali. Un importante
evento di lancio è previsto nelle sale dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. «Sosteniamo la missione
pastorale nel vicino Oriente – sostiene il Segretario generale di Cnewa, Monsignor John
E. Kozar – e forniamo assistenza umanitaria
a coloro che sono nella necessità».
Monsignor Kozar, ci spiega cosa sono le
Chiese Cattoliche Orientali?
La maggior parte delle persone in Occidente
conosce solo la Chiesa latina. Si sa poco
del ricco patrimonio e delle tradizioni delle
Chiese cattoliche orientali. In molti casi,
queste sono le Chiese più storiche e antiche
che compongono la Chiesa cattolica. Sono
ricche in termini di patrimonio liturgico e spirituale, ma anche per le loro lingue e culture.
In Medio Oriente le troviamo in Egitto, Iraq,
Israele, Giordania, Libano, Palestina e Siria.
Le troviamo anche in Iran e Turchia. È possibile trovare cristiani di rito orientale in Eritrea, Etiopia e India.
Perché le sostenete in maniera così
forte?
Sono in grande sofferenza: si trovano in
aree di grande tensione, di guerra e d'ingiustizia. Molti cristiani cattolici sono fuggiti
negli ultimi anni a causa delle persecuzioni,
dell'instabilità economica e degli sconvolgimenti politici.
Come opera lʼAssociazione in Paesi
come il Libano e la Siria?
del primo del pontificato di Benedetto XVI, Gänswein venne intervistato dal programma tedesco
della Radio Vaticana: non era mai
accaduto prima al segretario di un
Papa vivente. In quella occasione,
spiegò che il suo compito consisteva nel «proteggere il Santo
Padre da una valanga di corrispondenza, di carte e burocrazia»
in modo da permettergli di dedicarsi alla preghiera, alla riflessione e alla scrittura. «Sono lo
spazzaneve del Papa», disse in
unʼaltra occasione. Da ragazzo,
ha raccontato, portava «lunghi capelli riccioluti», e questo non piaceva a papà Albert, che gli
chiedeva invano di tagliarli. Tra i
15 e i 18 anni ascoltava «Cat Stevens, i Pink Floyd e i Beatles».
Suonava il clarinetto nella banda
del paese ed era anche appassionato di storia dellʼarte. Ha giocato a calcio e ha fatto il maestro
di sci. Una passione, questa, che
non ha abbandonato, neanche
oggi che si trova in Vaticano.
In Siria, per esempio, offre prodotti alimentari di base, abbigliamento e un posto dove
dormire per chi è costretto a fuggire dalla
violenza della guerra civile. In Egitto accompagna i cristiani nelle loro numerose incertezze dopo la primavera araba. In
Libano aiuta i fedeli a rimanere forti. Più in
generale costruiamo scuole e garantiamo il
loro sostegno, aiutiamo gli ambulatori e gli
ospedali, sviluppiamo programmi di crescita
delle comunità, diamo supporto a seminaristi e novizie, costruiamo case di prima accoglienza.
Qual è il ricordo più vivo delle sue visite
in questi Paesi?
La semplicità dei bambini.
Francia, è ai minimi storici
la popolarità di Hollande
Antonio Pannullo
Nuovo record di impopolarità per il presidente francese, François Hollande, che domani terrà la
grande conferenza stampa di inizio anno a Parigi.
Secondo un sondaggio realizzato da LH2 per “Le
Nouvel Observateur", il capo dello Stato ha perso
un altro punto di popolarità rispetto al mese scorso.
Secondo lo studio, il 54% dei francesi ha un'opinione negativa, il 39% un'opinione positiva, e il 7%
non si pronuncia. L'indagine è stata realizzata venerdì e sabato, ossia prima che il presidente lanciasse l'intervento militare della Francia in Mali. Da
notare che la popolarità del presidente è inferiore
di ben 15 punti rispetto a quella dell'ex presidente,
Nicolas Sarkozy, nello stesso periodo (54% di opinioni favorevoli nel gennaio 2008). Per il giornale è
dunque troppo presto per misurare l'impatto di questa nuova guerra sull'immagine del capo dello
Stato. Secondo il governativo “Le Monde", tre
eventi non legati tra loro - il Mali, la riforma del lavoro e la sua determinazione per andare avanti con
il progetto di legge sul matrimonio tra persone dello
stesso sesso, nonostante le vaste proteste - potrebbero segnare una svolta del suo quinquennio
all'Eliseo. A crollare nei sondaggi, è soprattutto il
premier, Jean-Marc Ayrault, che è crollato di 21
punti in sei mesi: secondo lo studio, il 54% dei francesi ha un'opinione negativa, il 35% un'opinione positiva, e l'11% non si pronuncia.Intanto sul fronte
africano la Francia è pronta ad inviare più truppe in
Mali dove i suoi caccia hanno condotto nella notte
raid contro una cittadina occupata dagli islamisti.
«Per il momento abbiamo 750 uomini, ma questo
sarà aumentato», ha detto infatti il presidente Hollande, che ha confermato gli attacchi aerei nella
notte contro Diabaly, la cittadina a 400 chilometri
dalla capitale Bamako occupata ieri dai ribelli dopo
che erano stati costretti a lasciare la cittadina centrale di Konna. L'obiettivo è costringerli a ritirarsi, ha
spiegato il presidente francese sottolineando che si
esercita la massima attenzione per evitare vittime
tra la popolazione civile. La missione francese in
Mali è iniziata cinque giorni fa, dietro la richiesta di
5
aiuto del governo di Bamako di fronte all'avanzata
verso sud delle forze islamiste che lo scorso anno
avevano occupato il nord. Al momento la Francia è
l'unico Paese impegnato, mentre Belgio e Danimarca si sono impegnati a inviare aerei di trasporto
per supporto logistico e Londra ha inviato già due
aerei con la stessa funzione. Per Hollande «sarà
necessaria ancora una buona settimana prima che
l'Unione africana possa schierare il suo contingente». Intanto l'Onu lancia l'allarme profughi. L'Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha
riferito che circa 144mila persone sono fuggite dal
Mali nel corso dell'ultimo anno mentre in altre aree
del Paese si contano già 230mila sfollati. La maggior parte viene accolto in Mauritania, Niger e Burkina Faso.
I marò furono assediati
dai comunisti indiani
Rivelazioni dell'avvocato dei marò
sui retroscena politici delle vicenda:
si è appreso che il locale partito comunista, di opposizione, ha inscenato prima di Natale una
manifestazione violenta contro i
marò e contro il permesso accordato dalla corte di trascorrere le festività in Italia. All'udienza di ieri in
cui il tribunale di Kollam, nello Stato
indiano meridionale del Kerala, ha
rinviato al 18 febbraio il processo di
primo grado a carico dei due marò
che é sospeso in attesa della sentenza della Corte Suprema di NewDelhi, i due imputati, Massimiliano
Latorre e Salvatore Girone, non
sono infatti comparsi in aula per «ragioni di ordine pubblico». Lo ha reso
noto l'avvocato dei marò che segue
il procedimento penale a Kollam,
A.K. Manoj, precisando «di aver
chiesto al tribunale di esonerare i
due militari dal comparire all'udienza
di oggi per questioni di sicurezza e
di ordine pubblico dopo le proteste
di un partito dell'opposizione contrario al permesso natalizio». Il legale
ha poi rivelato che prima di Natale
«una folla di manifestanti del partito
comunista locale ha assediato il suo
ufficio dove c'erano i marò e che la
polizia è dovuta intervenire per riportare la calma e disperdere la
folla». L'incidente è avvenuto
quando il tribunale ha riconsegnato
i documenti ai due italiani per la licenza natalizia concessa dall'Alta
Corte del Kerala. «Per evitare que-
sti disordini e anche la ressa dei
giornalisti abbiamo quindi deciso di
chiedere alla Corte il permesso di
non presentare gli imputati, che è
stata accettata» ha aggiunto. Nell'udienza di ieri, il giudice della prima
sezione, P.D. Rajan, ha anche accolto la richiesta dei legali per un rinvio di un mese dell'udienza. «Si è
trattato di una pura formalità», ha
spiegato ancora l'avvocato Manoj
perché il procedimento penale è sospeso su ordine dell'Alta Corte del
Kerala in attesa di una pronuncia
sulla petizione relativa alla traduzione degli atti in italiano e anche su
"richiesta orale" della Corte Suprema che si deve pronunciare sulla
questione della giurisdizione.
La Libia continua a essere nel caos,
anche se sono poche le notizie che
giungono in Europa. In particolare Bengasi è scossa da violenze di ogni genere: ieri un agente di polizia è morto
dopo che una bomba è stata lanciata
contro la sua auto. Lo riferisce la stampa
locale. Secondo testimoni, l'ordigno è
stato lanciato da giovani a bordo di un'altra auto. La città della Cirenaica è da
mesi teatro di attacchi e violenze contro
le forze dell'ordine. E proprio per motivi
di sicurezza il governo italiano ha disposto la sospensione temporanea dell'attività del Consolato generale a Bengasi. Il
personale dipendente farà rientro in Italia nelle prossime ore. Lo riferisce la Farnesina.Anche in relazione alla decisione
assunta - prosegue la nota - il governo
italiano si è tenuto in queste ore in costante contatto con il governo libico, cui
è stato nuovamente confermato il so-
stegno italiano all'azione di consolidamento democratico e istituzionale condotta dalle autorità di Tripoli. Tentativi di
destabilizzazione quali l'attentato terroristico compiuto sabato scorso contro il
console generale Guido de Sanctis dimostrano la necessità che la comunità
internazionale intensifichi il sostegno alle
istituzioni e al popolo libico. Le nostre imprese sono comprensibilmente preoccupata: «Sappiamo quanto sia vitale la
collaborazione con le rappresentanze
diplomatiche in territori caldi, ci auguriamo che l'operatività del conosolato riprenda presto e rafforzata», ha
dichiarato infatti Frederic Santelli, del
gruppo Bonatti di Parma, operativo da
34 anni in Libia. Il rappresentante del
gruppo Bonatti - al centro delle cronache
nei primi giorni della rivoluzione di febbraio per gli sforzi compiuti per far rimpatriare dalla Libia un migliaio di
dipendenti italiani e stranieri - ha ribadito
l'impegno a restare nel Paese, nonostante le difficoltà della transizione. Sulla
stessa linea anche l'ad della finanziaria
industriale Trevi di Cesena, Cesare Trevigiani: «La Libia per noi rimane prioritaria - ha detto - e anche questo fa parte
della normalità di una transizione, che riguarda anche altri Paesi come l'Egitto,
mentre in Tunisia è andata meglio. Il
gruppo Trevi opera a livello internazionale nella ingegneria del sottosuolo, e
ha cominciato a lavorare in Libia negli
anni '80 con il progetto del grande fiume
per portare acqua dalle falde profonde
del deserto verso le città costiere, mentre ora attende di tornare ad operare con
le costruzioni. E mentre la Farnesina
prendeva la grave decisione, il sindaco
di Roma Gianni Alemanno inaugurava
a Roma una mostra di un artista nato nei
pressi di Bengasi,Ali Wakwak; «Dopo la
decisione italiana di chiudere il consolato a Bengasi aprire questa mostra di
pace e di speranza è molto significativo». Così il sindaco di Roma ha salutato l'apertura della mostra che sarà
ospitata al complesso del Vittoriano fino
al 28 febbraio, e ha concluso: «Roma
vuole essere un punto di riferimento per
creare un incontro per tutti i popoli del
Mediterraneo».
Giovanni Trotta
Redazione
La Farnesina chiude il consolato a Bengasi:
allarme degli operatori economici
Palese: ecco tutti i disastri
che Vendola lascia in Puglia
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Redazione
«Al netto delle sue narrazioni di una Puglia in cui
va tutto bene, che regge la crisi meglio di altre Regioni e che dice di voler mettere in sicurezza
prima di andar via, è evidente che il presidente
Vendola non poteva scegliere momento più favorevole per defilarsi da una regione che, dopo otto
anni di governo della sinistra, è oberata dalle
tasse e in balìa del caos in settori strategici quali
la sanità, i rifiuti, le stesse energie rinnovabili, tutti
fiori allʼocchiello e cavalli di battaglia delle due
campagne elettorali condotte da Vendola in Puglia dal 2005 ad oggi». Lo dichiara il capogruppo
del Pdl alla Regione Puglia, Rocco Palese, che
prosegue: «Ormai quotidianamente leggiamo e
vediamo il presidente Vendola narrare alla
stampa regionale e nazionale di una Puglia vir-
Latina, un progetto
per i bimbi non udenti
Redazione
Il progetto “Linguisticamente” è stato finanziato
con il 5 per mille dellʼIrpef di cui il Comune di
Latina, amministrato dal centrodestra, è destinatario dal 2009. Tali fondi sono destinati alle
attività sociali svolte nel Comune di residenza
del contribuente, e l'iniziativa è rivolta ai bambini e ragazzi non udenti della città di Latina.
«Il progetto – spiega lʼassessore ai Servizi sociali, Patrizia Fanti – si propone di supportare il
percorso scolastico garantendo lʼattuazione del
diritto allo studio dei bambini e ragazzi sordi,
costituendo una rete di supporto pedagogico,
relazionale, psicologico per i ragazzi e le loro
famiglie, attraverso attività coordinate da figure
professionali esperte». Lʼiniziativa, nata dallʼEnte Nazionale Sordi e subito condivisa dallʼassessorato, ha ricevuto lʼampio consenso
delle famiglie che si trovano ad affrontare il problema. Le difficoltà incontrate dai genitori sono
notevoli e vanno dalla gestione del deficit agli
errati approcci psicopedagogici legati alla
scarsa cultura e conoscenza della sordità. Problemi spesso aggravati dalle lacunose informazioni legali e previdenziali. «Il progetto –
prosegue la Fanti – non costituisce un supporto
nelle ore scolastiche, là dove i bambini e i ragazzi sordi fruiscono dellʼassistenza alla comunicazione scolastica, ma si realizza nelle
ore non scolastiche, in quelle ore cioè in cui le
famiglie subiscono un abbandono totale e
quando eventuali interventi riabilitativi e di supporto ai processi di apprendimento comportano
spese ed enormi sacrifici.
tuale. Lungi dallʼessere tutto a posto, in Puglia i
cittadini hanno pagato i fallimenti del governo
Vendola di tasca propria con quasi 340 milioni di
euro di tasse nel 2012 e continueranno a pagare
quasi 270 milioni di euro nel 2013. In un contesto
in cui il Piano di Rientro del governo Vendola, fatto
solo di tagli ai servizi e non agli sprechi, ha chiuso
oltre 20 ospedali senza riconvertirli, senza attivare
servizi territoriali alternativi e senza riuscire a dotare la Puglia di un modello organizzativo del sistema sanitario. Per non parlare delle liste
dʼattesa che ormai sono chilometriche. Non va
meglio nel settore dei rifiuti con una differenziata
che non ha mai lontanamente neanche sfiorato
quel tasso del 55 percento previsto dal Piano
Vendola e delle energie rinnovabili, dove cʼè una
giungla in cui le regole, anche quando ci sono,
vengono facilmente aggirate, come dimostrano le
decine di inchieste giudiziarie. Per non parlare
dellʼenorme contenzioso generato in questi anni
dalla Regione in tutti i settori e che sarà, anche
quello, pagato dai cittadini. Tutto si può dire – conclude l'esponente del Pdl – tranne che la Puglia
sia in sicurezza».
La Sardegna punta sull'astrofisica
Redazione
La Regione Sardegna, amministrata da una Giunta
di centrodestra, incentrando il proprio programma di
governo sulla persona, ha individuato l'innovazione
e la ricerca come fattori principali dello sviluppo, scegliendo di investire nella ricerca e in particolar modo
sullʼastrofisica. «Una scommessa che si sta dimostrando vincente e il recente Protocollo è una conferma che rafforza lʼimpegno di puntare sulle
massime eccellenze collegandosi ai grandi centri di
ricerca». Eʼ quanto ha affermato il vicepresidente
della Regione e assessore della Programmazione
Giorgio La Spisa, sottoscrivendo, con il presidente
dellʼAgenzia Spaziale Italiana (Asi), Enrico Saggese,
il Protocollo di intesa tra Regione e Asi per lo sviluppo di infomobilità e tecnologie innovative per i sistemi di circolazione ferroviaria in Sardegna.
«Vogliamo creare i presupposti – continua La Spisa
– perché, in futuro, la Regione possa posizionarsi,
in ambito nazionale ed internazionale, come esempio virtuoso di applicazione delle tecnologie satellitari
al controllo del traffico ferroviario e di diffusione dei sistemi di infomobilità ferroviaria, per il trasporto di passeggeri e merci, anche con la prospettiva di poter
utilizzare il sistema satellitare Egnos, già operativo,
e il nuovo sistema satellitare Galileo, in fase di realizzazione, e promuoverne le applicazioni in ambito
ferroviario. La collaborazione tra Regione e Asi potrà
favorire enti e imprese private per lo sviluppo di
nuove tecnologie». «LʼAsi è oggi fortemente impegnata – ha proseguito Saggese – nella creazione di
infrastrutture satellitari fondamentali per il Paese. I
sistemi satellitari, nel campo dellʼosservazione del
territorio, delle telecomunicazioni, della localizzazione, sono un elemento strategico per garantire il
benessere e la sicurezza dei cittadini e lo sviluppo
del nostro sistema economico. La sinergia con gli
altri enti della pubblica amministrazione, in partico-
lare con le Regioni, consente di raggiungere risultati
importanti, pur nel contesto macroeconomico obiettivamente difficile, sia a livello nazionale sia internazionale».E poi dicono delle parentopoli itliane... Il
fratellastro del presidente Barack Obama insegue la
poltrona di governatore in Kenya. Malik Obama, 54
anni, ha stabilito di seguire a livello locale le orme
del più illustre fratello, attuale inquilino della Casa
Bianca, decidendo di candidarsi alla carica di governatore per la contea di Siaya, nel Kenya occidentale. Il suo sfidante sarebbe un parente
dell'attuale primo ministro Raila Odinga. Odinga, leader del partito Orange democratic movement, di
etnia Luo, aveva sfidato il presidente in carica Mwai
Kibaki per le elezioni presidenziali del dicembre
2007. Malik Obama, che con il presidente americano
condivide lo stesso padre, si presenterà come un
candidato indipendente alle prossime elezioni nazionali del 4 marzo e durante un discorso pubblico
ha detto che farà riferimento alla parentela con il presidente degli Stati Uniti per affrontare questioni come
la povertà e la disoccupazione: «La contea di Siaya
- ha detto - ha tanti problemi, dalla mancanza di infrastrutture alla povertà. Tutto a causa di un cattivo
governo. Questo cambierà se sarò eletto».
Tornano nelle piazze della Capitale
i fasti del Carnevale romano
Guglielmo Federici
Piazza Navona, Via del Corso, Piazza del Popolo e via di Ripetta. Sono solo alcuni dei luoghi nevralgici che coinvolgeranno i romani
nella quinta edizione della rassegna che riporta in auge gli antichi splendori del Carnevale romano. Per dieci giorni, a partire dal 2
febbraio, performance di commedia dellʼarte
improvvisate in piazza e artisti di strada disseminati per i vicoli della città, tra fuochi barocchi, parate, mostre, attività per bambini,
animazioni, la Capitale si trasformerà in un
teatro a cielo aperto. Riecheggiando tradizioni
e fasti tipici dei grandi eventi carnascialeschi
della Roma papalina rinascimentale, la manifestazione - promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche culturali - celebrerà il
suo momento inaugurale a Piazza del Popolo,
dove sarà realizzato un apposito villaggio con
allestimento ideato dal maestro scenografo
Maurizio Varamo del Teatro dell'Opera di
Roma. Da non perdere, poi, l'appuntamento
alle 15,30 del 2 febbraio con la grande sfilata
coordinata da Alessandro Salari per l'Accademia del Teatro Equestre: evento che ricalca le
orme della rinomata gara dei cavalli berberi
lungo via del Corso, che ispirò per secoli le arti
di grandi scrittori, pittori e artisti. Alla parata
prenderanno parte oltre cento cavalli, carrozze, figuranti in costume, attori della commedia dellʼarte, artisti equestri, gruppi storici, e
i prestigiosi corpi militari che hanno dato lustro
alla storia della cavalleria italiana. La sfilata
quest'anno è dedicata al grande Giuseppe
Verdi e proporrà un'accurata selezione dei costumi del Teatro dell'Opera scelti dalla stilista
Anna Biagiotti. Sempre nella giornata inaugurale, alle 17,30 a piazza Navona sarà in scena
un canovaccio della commedia dell'arte, “I pa-
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stori cantatori”, con testi e regia di Leonardo
Petrillo, spettacolo che alle 18, 30 passerà il
testimone al Gran Valzer delle Carrozze. Tra
gli eventi in cartellone segnaliamo, tra i tanti,
quello dell'11 febbraio, ore 17,50, quando
lʼArena di Piazza del Popolo ospiterà unʼanticipazione dello spettacolo “Gabriele d'Annunzio, tra amori e battaglie”, scritto e interpretato
da Edoardo Sylos Labini, con la consulenza di
Giordano Bruno Guerri, pièce che sarà in
scena nei principali teatri italiani da febbraio
(al Teatro Nazionale di Roma dal 21 al 24 febbraio), per celebrare il 150° anniversario della
nascita del Vate.
Lettere
L'amaro umorismo di Mario Monti
Lʼuomo che ha tassato (o meglio, tartassato) gli italiani più di tutti i
governi della Repubblica italiana, nasconde in sé insospettabili “risorse” umoristiche. Aveva asserito che dopo la fine del suo governo
sarebbe tornato a fare lʼaccademico, ma appena rialzatosi dallo
sgambetto, si è buttato nellʼaborrito agone politico. Aveva raddoppiato lʼImu, e un attimo dopo ha scimmiottato Berlusconi.
Gianni Toffali
In Italia non c'è più... Spartacus
Passate le due manifestazioni studentesche dell'autunno, la protesta
popolare produce un silenzio cosmico! D'altronde in Italia per trovare
ancora una persona che ragioni con la testa sua o che mostri gesta di
rivolta è cosa ardua: molto più facile incontrare un chiosco di gelati nel
bel mezzo del deserto. L'unico che tentò in questo paese conformista
una mezza rivoluzione fu il gladiatore Spartacus.
Luigi Cardarelli
Ben venga la proposta di Maroni
In prima pagina sul Giornale di Sicilia il titolo non ammette fraintendimenti. Si parla di crisi nera e di interi settori che sono sull'orlo
di sparire. Maroni chiede di trattenere il 75% delle tasse in Lombardia e i governatori delle altre grandi regioni padane vorrebbero fare altrettanto. Ben venga che ogni regione spenda quello
che incassa.
Carmelo Smeriglio
Il caso della benzina in Campania
I prezzi della benzina, soprattutto in Campania, hanno raggiunto un
limite insostenibile e la cosa peggiore è l'applicazione di tariffe differenziate a seconda del distributore, e quindi della zona, che prevedono sconti mirati ad accaparrarsi la clientela. Se è vera la notizia
secondo la quale saranno i Comuni a rilasciare le autorizzazioni per
nuovi impianti e ad esercitare controlli sulla sicurezza delle strutture,
significa che di fronte a provvedimenti futuri tesi alla liberalizzazione
delle aree di stoccaggio dovrebbe corrispondere prezzi più bassi. Ma
ci sono perplessità per quanto avvenuto in altre zone.
Bruno Russo
La mia esperienza sui dati occupazionali
Ma quale diminuzione della produzione industriale del 7%? Voglio togliere un po' di lavoro all'Istat e anticipare i dati che forse avranno tra
breve. Tornato al lavoro dopo l'Epifania ho fatto il consueto giro di telefonate dei miei clienti. Su 10 officine meccaniche, 4 non hanno risposto, il
numero selezionato dopo decenni di regolare servizio non era più attivo.
Elio Nliltio
L'annuale "mazzata" del canone della Rai
La questua si ripete ogni anno con messaggi martellanti inseriti all'interno dei vari telegiornali che ci ricordano che il canone Rai è un
tributo e come tale va obbligatoriamente pagato. Non è chiaro per
quale ragione tutti i tributi si paghino attraverso il famoso modulo F24,
la cui presentazione presso qualsiasi sportello bancario o postale è
completamente gratuita, mentre solo per il tributo che si chiama canone, eccetto qualche rara eccezione, il pagamento prevede commissioni aggiuntive.
Nunzia May
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
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d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
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7 agosto 1990 n. 250