Secolo d`Italia
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CON IL PDL ANNO LXI N.12 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Pierferdy Casini non è Roosevelt: ha paura di restare con un pugno di mosche in mano Girolamo Fragalà Si sentono il nuovo che avanza, i “panchinari” di Monti, scesi in campo come riserve dei Montezemolo-boys dai quali hanno ottenuto il contentino di qualche candidatura nel listone del Prof. Guidate dal leader dellʼUdc, le piccole truppe del “centrino” cercano di ritagliarsi un ruolo nella campagna elettorale lanciando guanti di sfida a tutti e beccandosi, in risposta, lʼironia degli avversari e gli sfottò del web. Ma Casini – dopo essere stato per mesi lʼuomo dellʼelogio sperticato al Prof, che era immenso e puro anche quando starnutiva – non demorde e se la prende con chi, in questi giorni, sta invitando gli elettori a non disperdere il voto: «Quello al voto utile – è insorto Pierferdy – è un appello consueto da parte di tutti coloro che temono il centro e la Lista Monti. Lo fanno perché si sentono deboli». Lo dice proprio nei giorni in cui cʼè una vera e propria emorragia, in tanti stanno abbandonando il partito, lʼultimo in ordine cronologico è un assessore calabrese, Francescantonio Stillitani, a poche ore dallʼaddio di 55 amministratori campani passati col Pdl. E sono giorni difficili, per il “centrino” anche per le notizie che arrivano dai sondaggi, quasi tutti in calo. Quello dellʼIpsos, riguardante la Lombardia, dà lʼUdc in discesa, al 2,2 per cento o giù di lì, un risultato da allarme rosso, poco al di sopra di Fli (quotato attorno allʼ1,4%). Il presunto “nuovo che avanza”, sommato in tutte le sue particelle, si troverebbe fermo sul quattro per cento, punto più punto meno. Da qui il nervosismo, il confronto chiesto a WWW.SECOLODITALIA.IT Udc in un mare di guai: si salvi chi può, è iniziata la grande fuga dal centro d’Italia mercoledì 16/1/2013 Storace: alla Regione ce la faremo, ricordate la mia rimonta su Piero Badaloni? AMBROSIONI PAG.3 Il George Clooney di San Pietro conquista la prima di “Vanity Fair” FEDERICI PAG.4 Berlusconi sulle liste, il tentativo di alzare i toni. «Le liste dellʼUdc – ha commentato Francesco Pionati, dellʼAlleanza di Centro – chiariscono quale sia la famiglia alla quale si riferisce Casini nel suo slogan elettorale: la sua e quella dei suoi amici. Le liste-Caligola sono una sorta di ufficio di collocamento per incapaci e figli di papà». Ma il “centrino” montiano inveisce perché pensava di aver già scalato la montagna e ora le forze cominciano a venir meno. E subentra il terrore di restare con un pugno di mosche in mano. «Lʼunica cosa di cui aver paura – sosteneva Roosevelt – è la paura». Soprattutto per Casini & C. Francesco Signoretta scorso dicembre, dai decreti attuativi del governo tecnico. E adesso Pd e “centrino” vogliono considerarli figli di nessuno. Lʼaccertamento pensato da Tremonti prendeva a base le sole spese effettive fatte dal contribuente, quello del Professore (caldeggiato dalla sinistra) considera anche quelle presuntive fondate sulle medie Istat e su analisi e studi economici. Ha detto giustamente Renato Brunetta che in questo modo si è trasformato uno “strumento personalizzato” in uno ”statistico- induttivo”. E se il contribuente si vuole opporre alla ricostruzione dellʼAgenzia delle entrate? Può farlo, ma è lui stesso che ha lʼonere di una prova quasi impossibile. I parametri statistici, infatti, sono difficili da smontare. Tanto “terrore” per nulla, ha fatto notare la Cgia di Mestre. Lʼerario, stando ai conteggi fatti, dovrebbe incassare non più di 800 milioni com- plessivi. Pochi, se si considera che sul versante opposto i danni saranno molto forti, perché il redditometro costituirà un potente disincentivo a spendere: gli italiani viaggeranno di meno, non cambieranno la macchina, si terranno il televisore vecchio, non rinnoveranno i mobili e faranno a meno del vestito nuovo. Servirebbe maggiore sviluppo, invece si frenano i consumi, si accentua la recessione e si mettono le ali alla disoccupazione. Come risultato, non cʼè male. Ma a Bersani va bene una piccola grande bugia. In linea con quanto disse a novembre, durante il confronto sulle primarie: «Meglio un passerotto in mano che un tacchino sul tetto», equivalente tedesco del proverbio «meglio un uovo oggi che una gallina domani». Avanti, dunque, con le frasi a effetto. Tutto fa brodo. Il redditometro, il passerotto, il tacchino, lʼuovo e la gallina. Bersani tra tacchini, passerotti, galline e redditometro Ci risiamo, a sentire sinistra e centristi è tutta colpa di Berlusconi. Le tasse troppo alte? Colpa sua. LʼImu? Colpa sua. Il redditometro? Colpa sua. Monti e Bersani cercano di frenare la rimonta del Cavaliere gettando fumo negli occhi, anche a costo di essere smentiti. Anche perché, come sempre avviene, lʼaccusa conquista i titoli di prima pagina, la smentita un trafiletto. «Il redditometro non è uno strumento risolutivo per combattere lʼevasione fiscale», lʼultimo tentativo propagandistico del candidato premier del centrosinistra. Che, come il Prof, cerca di cambiare le carte in tavola. È vero, infatti, che è stato Tremonti a resuscitare lo strumento, ma è anche vero che il meccanismo che in questi giorni sta buttando nel panico migliaia di famiglie è stato modificato e messo a punto, lo Il patto dei parlamentari: «Solo due mandati e trasparenza sui redditi» 2 Stop alle finte liste di Monti e Grillo. Ma anche ai simboli di comunisti e poveracci… Antonio Marras Valter Delle Donne I candidati del Popolo della libertà al Senato e alla Camera che saranno inseriti nelle liste della Camera e del Senato alle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio si impegneranno a firmare il “patto del parlamentare”, cioè una serie di regole e di impegni proposti dal partito, da mettere in pratica una volta eletti. Un patto che si sviluppa in sei impegni, tra cui quello cosiddetto anti-ribaltone, cioé a non cambiare gruppo parlamentare. Il testo del "Patto" è sul sito web del Pdl. Questi i sei punti che dovranno essere rispettati dai candidati: 1) «Impegnarmi al servizio del Paese per non più di due le- gislature, a partire da questa»; 2) «Votare il dimezzamento degli emolumenti dei pralamentari»; 3) «Approvare la riforma della Costituzione con il dimezzamento del numero dei parlamentari»; 4) «Votare una legge che azzeri il finanziamento pubblico ai partiti»; 5) «Non tradire il mandato degli elettori, passando ad altro gruppo parlamentare»; 6) «Impegnarmi alla totale trasparenza sulla mia attività e sui miei redditi». Nella passata legislatura i parlamentari che hanno lasciato il Pdl per vestire un'altra casacca sono stati più di cento. A Montecitorio sono stati circa settata mentre a Palazzo Madama hanno sfiorato quota trenta. Scopelliti: «Le liste del Pdl in Calabria? Saranno premiate le persone serie» Nella giornata in cui Pierluigi Bersani, in tour elettorale a Catanzaro, è tornato a evocare lo spettro del ritorno di Berlusconi («chi non vota il Pd aiuta il Cavaliere»), Giuseppe Scopelliti ha osservato ironico: «L'esordio del Pd in Calabria non è certamente dei migliori. Però è un problema che non ci appartiene...». Il presidente della Regione Calabria e coordinatore regionale del Pdl è in piena campagna elettorale, gli appuntamenti si susseguono uno dopo l'altro e lunedì ha parlato con Berlusconi in merito a una possibile griglia di candidati. «Le liste – ha spiegato – saranno definite questa settimana, dopo le riunioni anche sul territorio. Abbiamo già avuto un primo confronto e nei prossimi giorni usciremo ufficial- mente e daremo la lista dei candidati. Berlusconi ha voluto ribadire che ci sarà una rigorosa attenzione rivolta a quelli che sono i criteri messi in campo».Amargine di una conferenza stampa a Catanzaro, Scopelliti ha chiarito che «deroghe ce ne saranno molto poche e da parte del partito c'è l'idea di coinvolgere settori della società civile, amministratori locali bravi, uomini che hanno consenso, che sono affermati e credibili sul territorio. E anche, ovviamente, una riconferma per una parte di coloro che sono già stati in Parlamento». Per Scopelliti questa è una «fase di confronto con il partito. Anche la riunione che abbiamo avuto lunedì con Berlusconi è stata molto importante, non soltanto sui son- daggi che sono emersi ma anche, e soprattutto, sulla strategia da mettere in campo. C'é un'ampia e larga condivisione con un forte senso di responsabilità di tutto il gruppo dirigente che ha il compito di governare un partito come il Pdl». E, infine, ha stoppato le polemiche innescate dal Pd locale, che nei giorni scorsi aveva definito il Pdl alleato con il Carroccio «nemico della Calabria». «Quando qualcuno parla di Scopelliti e del Pdl e dell'alleanza con la Lega – ha puntualizzato – vorrei ricordare che si tratta delle stesse persone che sedevano in Parlamento quando, con quattro voti, hanno approvato la riforma del federalismo nel 2001 perché D'Alema aveva la necessità della famosa costola della sinistra...». Spariscono, con un colpo di penna, i progetti rivoluzionari di insurrezione dai vampiri dellʼesattoria, come quelli della lista “Liberi da Equitalia”, ma arrivano anche duri colpi alle velleità di chi aspirava a una nuova era bolscevica, come quelli del “Partito dei comunisti italiani” e di “Rifondazione comunista-sinistra europea”, spariti dalla competizione elettorale per decisione del ministero dellʼInterno. Sotto la scure del Viminale, però, restano anche simboli poco noti e di cui non resterà traccia, ma che covavano in se il bacillo dellʼoriginalità. Come la lista “Come ci hanno ridotto”, cancellata, a meno di miracoli, dalle prossime elezioni politiche, nonostante una divertente raffigurazione di un uomo in disgrazia. Su un totale di 219 simboli presentati, 169 sono stati ammessi e 34 sono stati ricusati, ovvero i depositanti sono invitati a sostituirli entro 48 ore.Altri 16 simboli non hanno i requisiti necessari per partecipare alla competizione elettorale per carenza di documentazione. Tra i più noti, sono stati ricusati dal Viminale i due “simboli civetta” che copiavano quelli del premier uscente Mario Monti (“Monti presidente per lʼEuropa”), del M5S e del magistratoAntonio Ingroia (“Rivoluzione Civile”). Ricusato anche il contrassegno presentato dalla Lega Nord, con Alberto da Giussano, la scritta Maroni, il simbolo della Padania e la scritta “TreMonti”. Ora la Lega e tutti i titolari degli altri simboli ricusati hanno 48 ore di tempo per modificare il contrassegno. Il depositante può anche presentare opposizione entro 48 ore, sul quale decide, nelle successive 48 ore, lʼUfficio centrale nazionale. I depositanti di un altro contrassegno possono presentare opposizione contro la decisione del ministero dellʼInterno di accettare un contrassegno che ritengano facilmente confondibile con il proprio; sulla opposizione, che deve essere presentata entro 48 ore dalla decisione, delibera lʼUfficio nazionale centrale. Tra un paio di giorni lʼultimo verdetto, oltre il quale può esserci solo la giustizia amministrativa. Storace: «Alla Regione Lazio ce la faremo. Ricordate la mia rimonta su Badaloni?» 3 Antonella Ambrosioni Cellulare bollente. «Chiamami tra unʼora». Tardo pomeriggio e il telefono squilla a vuoto. Panico. Finalmente risponde. Sta per andare a Porta a Porta: «Scusa, sto lavorando al liste e programma, giornata di fuoco». La campagna elettorale inizia così. Cuore e grinta e Francesco Storace si mette in marcia per una campagna elettorale che lo vede candidato unico del centrodestra alla Regione Lazio. Tutto in 40 giorni: si può fare? Non cʼè motivo per non farlo proprio ora. Nel 2000 mi separavano 18 punti percentuali da Badaloni e vinsi. Adesso i sondaggi danno tra me e Zingaretti solo 8 punti di differenza. E con lʼentusiasmo che vedo crescere, penso proprio che la partita sarà molto, molto interessante. Quanto la conforta presentarsi con un centrodestra unito? Mi dà una grande responsabilità. Cʼè una direzione da indicare non solo per il centrodestra ma per il futuro del Lazio. E sono orgoglioso di poter essere io a contribuire a darla. Lʼunità è un valore aggiunto in questo momento, con un centrosinistra assolutamente spappolato… Tabellina di marcia? Eventi, incontri e incitamento continui sul pro- traverso il ricorso a competenze, talenti, persone di qiualità che possano proporre progetti qualificanti. gramma. Punto uno: ritorno alla sobrietà. Vorrei che dal presidente allʼultimo burocrate, chi volesse unʼauto blu se la pagasse da sé. Guai a dare lʼidea di privilegi ingiustificati. È possibile? Certo, basta unʼordinanza. Lʼho già fatto in passato. Poi basta parole: dire «no agli sprechi» direi che è banale. occorre lavorare per evitare che si ricreino le condizioni precedenti che tutti sappiamo. Secondo punto? Il lavoro. Quando arrivai, trovai la disoccupazione al 12 per cento. lʼho lasciata al 7%. Crescita e sviluppo del Lazio saranno allʼordine del giorno. Vorrei innescare un circolo virtuoso at- Lei ha aperto ospedali in passato, tra cui unʼeccellenza come il “SantʼAndrea”. Pensa di vantare unʼapertura di credito con i cittadini del Lazio? Come li convincerà a rivotarla? Facendo capire loro che bisogna puntare sui territori, creando e moltiplicando i presidi sanitari che il cittadino può trovare, prima ancora di arrivare allʼOspedale. In tal modo si eviterebbe di intasare i servizi essenziali nelle grandi strutture. Direi loro, inoltre, che gli ospedali non vanno chiusi quando non funzionano. Vanno fatti funzionare. Il che è possibile. Vorrei rovesciare lʼimmagine che una sinistra faziosa dà della sanità del Lazio, demonizzandola. Bisogna trovare risorse e invito, pertanto, a diffidare di chi dice di voler operare tagli, perché non è altro che unʼarma offerta a chi vuole sottrarre risorse da questo settore. Tutti in campagna elettorale faranno promesse. Lei cosa pensa di mettere in campo come valore aggiunto? La coerenza dei comportamenti, in nome della quale sono stato fuori dal Parlamento 5 anni. bero emerse dalla relazione di Pisanu: un riferimento esplicito al presunto ruolo svolto, nel confronto con i mafiosi, da Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Luciano Violante. «La sua comunicazione sulle stragi – ha detto Laboccetta rivolgendosi a Pisanu – è del tutto irricevibile e rappresenta una ferita alla commissione Antimafia nel merito e nel metodo, non un contributo di verità: lei ha “sbianchettato” alcune responsabilità». Per l'esponente del Pdl «qualcuno ha voluto che non si vincesse allora la guerra alla mafia e il nostro dovere è quello di dare un volto e un nome a quel qualcuno. Lei nel tentativo di salvare i vertici politico istituzionali dell'epoca, a cominciare dal presidente della Repubblica Scalfaro, ha finito per privare di ogni logica l'impianto delle sue comunicazioni». Per Laboccetta «nel tragico biennio '92-'93 non c'è stata una trattativa tra Stato e mafia: sostengo invece che certamente che c'è stato un vergognoso e pericoloso cedimento dello Stato alle richieste della mafia rispetto alla gestione del 41 bis, il carcere duro voluto dal giudice Falcone». Con questo cedimento, ha detto ancora Laboccetta, «potremmo parlare di vera e propria resa alla mafia, che ha coinvolto a diversi livelli l'esecutivo Ciampi voluto da Scalfaro, che fu il vero protagonista della vicenda con un ruolo mai completamente esplorato». Laboccetta poi si è interrogato anche su «quella lettera inviata a Violante da Don Vito Ciancimino per essere ascoltato e che lo stesso Violante ricorda di aver ricevuto solo dopo undici anni. Mistero nel mistero, la missiva reca un protocollo sbagliato, falso o impossibile. Auspico – ha concluso Laboccetta – che nella prossima legislatura la commissione possa far conoscere agli italiani le colpe e le responsabilità che certa politica ebbe, in uno dei momenti più difficili della vita nazionale». Stato-mafia, scontro su Pisanu: «Ha “sbianchettato” le responsabilità di Scalfaro, Ciampi e Violante» Desiree Ragazzi La ricostruzione di Beppe Pisanu sulla trattativa mafia-Stato continua a provocare polemiche in commissione Antimafia. Dopo la dura presa di posizione dei giorni scorsi di Maurizio Gasparri e di altri esponenti del Pdl, ieri anche Amedeo Laboccetta, con un lungo e articolato intervento a San Macuto, ha frontalmente attaccato le comunicazioni di Pisanu, arrivate al termine della lunga inchiesta sugli anni bui delle stragi compiute da Cosa Nostra. Per il parlamentare del Pdl alcune responsabilità politiche non sareb- E per il “George Clooney di San Pietro” arriva la copertina su “Vanity Fair” 4 Guglielmo Federici Non è un attore o un'attrice avvenente, non è un top player del calcio, non è Obama o un politico potente a campeggiare sulla copertina di Vanity Fair oggi in edicola. Audite audite, è monsignor Georg Gänswein, il segretario particolare di Sua Santità, Benedetto XVI, col titolo “Padre Georg, essere bello non è un peccato”. È la prima volta che una rivista che veleggia tra il glamour e il dorato mondo dei vip arriva a un prefetto della Casa Pontificia, all'uomo più influente della curia vaticana in qualità di nuovo prefetto della Casa Pontificia. Bello, occhi azzurri, un tempo con i boccoli, ribattezzato “il George Clooney di San Pietro”, o il Padre Ralph di Uccelli di Rovo, la rivista ne rievoca la vita, la carriera, i successi fino ad arrivare a fianco di Papa Ratzinger, suo fedele servitore da dieci anni. Lʼinattesa promozione a prefetto e arcivescovo del chiacchierato Padre Georg rappresenta per il segretario, si legge nella rivista, un attestato pubblico di stima da parte di Benedetto XVI. Una stima che non è mai venuta meno, neanche quando don Gänswein era finito nel mirino delle critiche interne ai sacri pa- lazzi per la gestione delle carte papali, sottratte e divulgate dallʼaiutante di camera Paolo Gabriele, il colpevole – reo confesso, condannato e infine graziato – della fuga di notizie. Padre Georg, sulla cover del numero 3/2013 di, ha 56 anni. Si Vanity Fair è raccontato tutto alla stregua di un personaggio da star-system. appena arrivato sotto i riflettori Donatella Versace gli dedicò una collezione uomo, nacquero siti Web e fan club su Facebook. È rimasto memorabile, anche perché catturato dalle telecamere, lʼapprezzamento per il «giovanissimo segretario» che Ratzinger si sentì fare dalla signora Franca Ciampi durante la prima visita del Papa al Quirinale. I paparazzi non gli diedero tregua: dopo vari appostamenti e molta pazienza, «uno di loro riuscì a fotografarlo in calzoncini corti mentre giocava a tennis in un club romano, e lo scatto finì in copertina», si legge. «Al compimento dei suoi cinquantʼanni, e «L'agenzia umanitaria del Papa agisce anche dall'Italia» Giovanna Taormina «Non dimenticate i cristiani che vivono in Medio Oriente: portano un contributo nobile e autentico alla Chiesa». Questa lʼesortazione del Papa durante il suo viaggio in Libano. Ed è lʼindicazione che traccia la strada allʼAssociazione Cnewa che ora opera anche dallʼItalia oltre che dallʼAmerica e dal Canada. È la speciale agenzia del Santo Padre per lʼaiuto alle Chiese del vicino Oriente in coordinamento con la congregazione per le Chiese orientali. Un importante evento di lancio è previsto nelle sale dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. «Sosteniamo la missione pastorale nel vicino Oriente – sostiene il Segretario generale di Cnewa, Monsignor John E. Kozar – e forniamo assistenza umanitaria a coloro che sono nella necessità». Monsignor Kozar, ci spiega cosa sono le Chiese Cattoliche Orientali? La maggior parte delle persone in Occidente conosce solo la Chiesa latina. Si sa poco del ricco patrimonio e delle tradizioni delle Chiese cattoliche orientali. In molti casi, queste sono le Chiese più storiche e antiche che compongono la Chiesa cattolica. Sono ricche in termini di patrimonio liturgico e spirituale, ma anche per le loro lingue e culture. In Medio Oriente le troviamo in Egitto, Iraq, Israele, Giordania, Libano, Palestina e Siria. Le troviamo anche in Iran e Turchia. È possibile trovare cristiani di rito orientale in Eritrea, Etiopia e India. Perché le sostenete in maniera così forte? Sono in grande sofferenza: si trovano in aree di grande tensione, di guerra e d'ingiustizia. Molti cristiani cattolici sono fuggiti negli ultimi anni a causa delle persecuzioni, dell'instabilità economica e degli sconvolgimenti politici. Come opera lʼAssociazione in Paesi come il Libano e la Siria? del primo del pontificato di Benedetto XVI, Gänswein venne intervistato dal programma tedesco della Radio Vaticana: non era mai accaduto prima al segretario di un Papa vivente. In quella occasione, spiegò che il suo compito consisteva nel «proteggere il Santo Padre da una valanga di corrispondenza, di carte e burocrazia» in modo da permettergli di dedicarsi alla preghiera, alla riflessione e alla scrittura. «Sono lo spazzaneve del Papa», disse in unʼaltra occasione. Da ragazzo, ha raccontato, portava «lunghi capelli riccioluti», e questo non piaceva a papà Albert, che gli chiedeva invano di tagliarli. Tra i 15 e i 18 anni ascoltava «Cat Stevens, i Pink Floyd e i Beatles». Suonava il clarinetto nella banda del paese ed era anche appassionato di storia dellʼarte. Ha giocato a calcio e ha fatto il maestro di sci. Una passione, questa, che non ha abbandonato, neanche oggi che si trova in Vaticano. In Siria, per esempio, offre prodotti alimentari di base, abbigliamento e un posto dove dormire per chi è costretto a fuggire dalla violenza della guerra civile. In Egitto accompagna i cristiani nelle loro numerose incertezze dopo la primavera araba. In Libano aiuta i fedeli a rimanere forti. Più in generale costruiamo scuole e garantiamo il loro sostegno, aiutiamo gli ambulatori e gli ospedali, sviluppiamo programmi di crescita delle comunità, diamo supporto a seminaristi e novizie, costruiamo case di prima accoglienza. Qual è il ricordo più vivo delle sue visite in questi Paesi? La semplicità dei bambini. Francia, è ai minimi storici la popolarità di Hollande Antonio Pannullo Nuovo record di impopolarità per il presidente francese, François Hollande, che domani terrà la grande conferenza stampa di inizio anno a Parigi. Secondo un sondaggio realizzato da LH2 per “Le Nouvel Observateur", il capo dello Stato ha perso un altro punto di popolarità rispetto al mese scorso. Secondo lo studio, il 54% dei francesi ha un'opinione negativa, il 39% un'opinione positiva, e il 7% non si pronuncia. L'indagine è stata realizzata venerdì e sabato, ossia prima che il presidente lanciasse l'intervento militare della Francia in Mali. Da notare che la popolarità del presidente è inferiore di ben 15 punti rispetto a quella dell'ex presidente, Nicolas Sarkozy, nello stesso periodo (54% di opinioni favorevoli nel gennaio 2008). Per il giornale è dunque troppo presto per misurare l'impatto di questa nuova guerra sull'immagine del capo dello Stato. Secondo il governativo “Le Monde", tre eventi non legati tra loro - il Mali, la riforma del lavoro e la sua determinazione per andare avanti con il progetto di legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, nonostante le vaste proteste - potrebbero segnare una svolta del suo quinquennio all'Eliseo. A crollare nei sondaggi, è soprattutto il premier, Jean-Marc Ayrault, che è crollato di 21 punti in sei mesi: secondo lo studio, il 54% dei francesi ha un'opinione negativa, il 35% un'opinione positiva, e l'11% non si pronuncia.Intanto sul fronte africano la Francia è pronta ad inviare più truppe in Mali dove i suoi caccia hanno condotto nella notte raid contro una cittadina occupata dagli islamisti. «Per il momento abbiamo 750 uomini, ma questo sarà aumentato», ha detto infatti il presidente Hollande, che ha confermato gli attacchi aerei nella notte contro Diabaly, la cittadina a 400 chilometri dalla capitale Bamako occupata ieri dai ribelli dopo che erano stati costretti a lasciare la cittadina centrale di Konna. L'obiettivo è costringerli a ritirarsi, ha spiegato il presidente francese sottolineando che si esercita la massima attenzione per evitare vittime tra la popolazione civile. La missione francese in Mali è iniziata cinque giorni fa, dietro la richiesta di 5 aiuto del governo di Bamako di fronte all'avanzata verso sud delle forze islamiste che lo scorso anno avevano occupato il nord. Al momento la Francia è l'unico Paese impegnato, mentre Belgio e Danimarca si sono impegnati a inviare aerei di trasporto per supporto logistico e Londra ha inviato già due aerei con la stessa funzione. Per Hollande «sarà necessaria ancora una buona settimana prima che l'Unione africana possa schierare il suo contingente». Intanto l'Onu lancia l'allarme profughi. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha riferito che circa 144mila persone sono fuggite dal Mali nel corso dell'ultimo anno mentre in altre aree del Paese si contano già 230mila sfollati. La maggior parte viene accolto in Mauritania, Niger e Burkina Faso. I marò furono assediati dai comunisti indiani Rivelazioni dell'avvocato dei marò sui retroscena politici delle vicenda: si è appreso che il locale partito comunista, di opposizione, ha inscenato prima di Natale una manifestazione violenta contro i marò e contro il permesso accordato dalla corte di trascorrere le festività in Italia. All'udienza di ieri in cui il tribunale di Kollam, nello Stato indiano meridionale del Kerala, ha rinviato al 18 febbraio il processo di primo grado a carico dei due marò che é sospeso in attesa della sentenza della Corte Suprema di NewDelhi, i due imputati, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, non sono infatti comparsi in aula per «ragioni di ordine pubblico». Lo ha reso noto l'avvocato dei marò che segue il procedimento penale a Kollam, A.K. Manoj, precisando «di aver chiesto al tribunale di esonerare i due militari dal comparire all'udienza di oggi per questioni di sicurezza e di ordine pubblico dopo le proteste di un partito dell'opposizione contrario al permesso natalizio». Il legale ha poi rivelato che prima di Natale «una folla di manifestanti del partito comunista locale ha assediato il suo ufficio dove c'erano i marò e che la polizia è dovuta intervenire per riportare la calma e disperdere la folla». L'incidente è avvenuto quando il tribunale ha riconsegnato i documenti ai due italiani per la licenza natalizia concessa dall'Alta Corte del Kerala. «Per evitare que- sti disordini e anche la ressa dei giornalisti abbiamo quindi deciso di chiedere alla Corte il permesso di non presentare gli imputati, che è stata accettata» ha aggiunto. Nell'udienza di ieri, il giudice della prima sezione, P.D. Rajan, ha anche accolto la richiesta dei legali per un rinvio di un mese dell'udienza. «Si è trattato di una pura formalità», ha spiegato ancora l'avvocato Manoj perché il procedimento penale è sospeso su ordine dell'Alta Corte del Kerala in attesa di una pronuncia sulla petizione relativa alla traduzione degli atti in italiano e anche su "richiesta orale" della Corte Suprema che si deve pronunciare sulla questione della giurisdizione. La Libia continua a essere nel caos, anche se sono poche le notizie che giungono in Europa. In particolare Bengasi è scossa da violenze di ogni genere: ieri un agente di polizia è morto dopo che una bomba è stata lanciata contro la sua auto. Lo riferisce la stampa locale. Secondo testimoni, l'ordigno è stato lanciato da giovani a bordo di un'altra auto. La città della Cirenaica è da mesi teatro di attacchi e violenze contro le forze dell'ordine. E proprio per motivi di sicurezza il governo italiano ha disposto la sospensione temporanea dell'attività del Consolato generale a Bengasi. Il personale dipendente farà rientro in Italia nelle prossime ore. Lo riferisce la Farnesina.Anche in relazione alla decisione assunta - prosegue la nota - il governo italiano si è tenuto in queste ore in costante contatto con il governo libico, cui è stato nuovamente confermato il so- stegno italiano all'azione di consolidamento democratico e istituzionale condotta dalle autorità di Tripoli. Tentativi di destabilizzazione quali l'attentato terroristico compiuto sabato scorso contro il console generale Guido de Sanctis dimostrano la necessità che la comunità internazionale intensifichi il sostegno alle istituzioni e al popolo libico. Le nostre imprese sono comprensibilmente preoccupata: «Sappiamo quanto sia vitale la collaborazione con le rappresentanze diplomatiche in territori caldi, ci auguriamo che l'operatività del conosolato riprenda presto e rafforzata», ha dichiarato infatti Frederic Santelli, del gruppo Bonatti di Parma, operativo da 34 anni in Libia. Il rappresentante del gruppo Bonatti - al centro delle cronache nei primi giorni della rivoluzione di febbraio per gli sforzi compiuti per far rimpatriare dalla Libia un migliaio di dipendenti italiani e stranieri - ha ribadito l'impegno a restare nel Paese, nonostante le difficoltà della transizione. Sulla stessa linea anche l'ad della finanziaria industriale Trevi di Cesena, Cesare Trevigiani: «La Libia per noi rimane prioritaria - ha detto - e anche questo fa parte della normalità di una transizione, che riguarda anche altri Paesi come l'Egitto, mentre in Tunisia è andata meglio. Il gruppo Trevi opera a livello internazionale nella ingegneria del sottosuolo, e ha cominciato a lavorare in Libia negli anni '80 con il progetto del grande fiume per portare acqua dalle falde profonde del deserto verso le città costiere, mentre ora attende di tornare ad operare con le costruzioni. E mentre la Farnesina prendeva la grave decisione, il sindaco di Roma Gianni Alemanno inaugurava a Roma una mostra di un artista nato nei pressi di Bengasi,Ali Wakwak; «Dopo la decisione italiana di chiudere il consolato a Bengasi aprire questa mostra di pace e di speranza è molto significativo». Così il sindaco di Roma ha salutato l'apertura della mostra che sarà ospitata al complesso del Vittoriano fino al 28 febbraio, e ha concluso: «Roma vuole essere un punto di riferimento per creare un incontro per tutti i popoli del Mediterraneo». Giovanni Trotta Redazione La Farnesina chiude il consolato a Bengasi: allarme degli operatori economici Palese: ecco tutti i disastri che Vendola lascia in Puglia 6 Redazione «Al netto delle sue narrazioni di una Puglia in cui va tutto bene, che regge la crisi meglio di altre Regioni e che dice di voler mettere in sicurezza prima di andar via, è evidente che il presidente Vendola non poteva scegliere momento più favorevole per defilarsi da una regione che, dopo otto anni di governo della sinistra, è oberata dalle tasse e in balìa del caos in settori strategici quali la sanità, i rifiuti, le stesse energie rinnovabili, tutti fiori allʼocchiello e cavalli di battaglia delle due campagne elettorali condotte da Vendola in Puglia dal 2005 ad oggi». Lo dichiara il capogruppo del Pdl alla Regione Puglia, Rocco Palese, che prosegue: «Ormai quotidianamente leggiamo e vediamo il presidente Vendola narrare alla stampa regionale e nazionale di una Puglia vir- Latina, un progetto per i bimbi non udenti Redazione Il progetto “Linguisticamente” è stato finanziato con il 5 per mille dellʼIrpef di cui il Comune di Latina, amministrato dal centrodestra, è destinatario dal 2009. Tali fondi sono destinati alle attività sociali svolte nel Comune di residenza del contribuente, e l'iniziativa è rivolta ai bambini e ragazzi non udenti della città di Latina. «Il progetto – spiega lʼassessore ai Servizi sociali, Patrizia Fanti – si propone di supportare il percorso scolastico garantendo lʼattuazione del diritto allo studio dei bambini e ragazzi sordi, costituendo una rete di supporto pedagogico, relazionale, psicologico per i ragazzi e le loro famiglie, attraverso attività coordinate da figure professionali esperte». Lʼiniziativa, nata dallʼEnte Nazionale Sordi e subito condivisa dallʼassessorato, ha ricevuto lʼampio consenso delle famiglie che si trovano ad affrontare il problema. Le difficoltà incontrate dai genitori sono notevoli e vanno dalla gestione del deficit agli errati approcci psicopedagogici legati alla scarsa cultura e conoscenza della sordità. Problemi spesso aggravati dalle lacunose informazioni legali e previdenziali. «Il progetto – prosegue la Fanti – non costituisce un supporto nelle ore scolastiche, là dove i bambini e i ragazzi sordi fruiscono dellʼassistenza alla comunicazione scolastica, ma si realizza nelle ore non scolastiche, in quelle ore cioè in cui le famiglie subiscono un abbandono totale e quando eventuali interventi riabilitativi e di supporto ai processi di apprendimento comportano spese ed enormi sacrifici. tuale. Lungi dallʼessere tutto a posto, in Puglia i cittadini hanno pagato i fallimenti del governo Vendola di tasca propria con quasi 340 milioni di euro di tasse nel 2012 e continueranno a pagare quasi 270 milioni di euro nel 2013. In un contesto in cui il Piano di Rientro del governo Vendola, fatto solo di tagli ai servizi e non agli sprechi, ha chiuso oltre 20 ospedali senza riconvertirli, senza attivare servizi territoriali alternativi e senza riuscire a dotare la Puglia di un modello organizzativo del sistema sanitario. Per non parlare delle liste dʼattesa che ormai sono chilometriche. Non va meglio nel settore dei rifiuti con una differenziata che non ha mai lontanamente neanche sfiorato quel tasso del 55 percento previsto dal Piano Vendola e delle energie rinnovabili, dove cʼè una giungla in cui le regole, anche quando ci sono, vengono facilmente aggirate, come dimostrano le decine di inchieste giudiziarie. Per non parlare dellʼenorme contenzioso generato in questi anni dalla Regione in tutti i settori e che sarà, anche quello, pagato dai cittadini. Tutto si può dire – conclude l'esponente del Pdl – tranne che la Puglia sia in sicurezza». La Sardegna punta sull'astrofisica Redazione La Regione Sardegna, amministrata da una Giunta di centrodestra, incentrando il proprio programma di governo sulla persona, ha individuato l'innovazione e la ricerca come fattori principali dello sviluppo, scegliendo di investire nella ricerca e in particolar modo sullʼastrofisica. «Una scommessa che si sta dimostrando vincente e il recente Protocollo è una conferma che rafforza lʼimpegno di puntare sulle massime eccellenze collegandosi ai grandi centri di ricerca». Eʼ quanto ha affermato il vicepresidente della Regione e assessore della Programmazione Giorgio La Spisa, sottoscrivendo, con il presidente dellʼAgenzia Spaziale Italiana (Asi), Enrico Saggese, il Protocollo di intesa tra Regione e Asi per lo sviluppo di infomobilità e tecnologie innovative per i sistemi di circolazione ferroviaria in Sardegna. «Vogliamo creare i presupposti – continua La Spisa – perché, in futuro, la Regione possa posizionarsi, in ambito nazionale ed internazionale, come esempio virtuoso di applicazione delle tecnologie satellitari al controllo del traffico ferroviario e di diffusione dei sistemi di infomobilità ferroviaria, per il trasporto di passeggeri e merci, anche con la prospettiva di poter utilizzare il sistema satellitare Egnos, già operativo, e il nuovo sistema satellitare Galileo, in fase di realizzazione, e promuoverne le applicazioni in ambito ferroviario. La collaborazione tra Regione e Asi potrà favorire enti e imprese private per lo sviluppo di nuove tecnologie». «LʼAsi è oggi fortemente impegnata – ha proseguito Saggese – nella creazione di infrastrutture satellitari fondamentali per il Paese. I sistemi satellitari, nel campo dellʼosservazione del territorio, delle telecomunicazioni, della localizzazione, sono un elemento strategico per garantire il benessere e la sicurezza dei cittadini e lo sviluppo del nostro sistema economico. La sinergia con gli altri enti della pubblica amministrazione, in partico- lare con le Regioni, consente di raggiungere risultati importanti, pur nel contesto macroeconomico obiettivamente difficile, sia a livello nazionale sia internazionale».E poi dicono delle parentopoli itliane... Il fratellastro del presidente Barack Obama insegue la poltrona di governatore in Kenya. Malik Obama, 54 anni, ha stabilito di seguire a livello locale le orme del più illustre fratello, attuale inquilino della Casa Bianca, decidendo di candidarsi alla carica di governatore per la contea di Siaya, nel Kenya occidentale. Il suo sfidante sarebbe un parente dell'attuale primo ministro Raila Odinga. Odinga, leader del partito Orange democratic movement, di etnia Luo, aveva sfidato il presidente in carica Mwai Kibaki per le elezioni presidenziali del dicembre 2007. Malik Obama, che con il presidente americano condivide lo stesso padre, si presenterà come un candidato indipendente alle prossime elezioni nazionali del 4 marzo e durante un discorso pubblico ha detto che farà riferimento alla parentela con il presidente degli Stati Uniti per affrontare questioni come la povertà e la disoccupazione: «La contea di Siaya - ha detto - ha tanti problemi, dalla mancanza di infrastrutture alla povertà. Tutto a causa di un cattivo governo. Questo cambierà se sarò eletto». Tornano nelle piazze della Capitale i fasti del Carnevale romano Guglielmo Federici Piazza Navona, Via del Corso, Piazza del Popolo e via di Ripetta. Sono solo alcuni dei luoghi nevralgici che coinvolgeranno i romani nella quinta edizione della rassegna che riporta in auge gli antichi splendori del Carnevale romano. Per dieci giorni, a partire dal 2 febbraio, performance di commedia dellʼarte improvvisate in piazza e artisti di strada disseminati per i vicoli della città, tra fuochi barocchi, parate, mostre, attività per bambini, animazioni, la Capitale si trasformerà in un teatro a cielo aperto. Riecheggiando tradizioni e fasti tipici dei grandi eventi carnascialeschi della Roma papalina rinascimentale, la manifestazione - promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche culturali - celebrerà il suo momento inaugurale a Piazza del Popolo, dove sarà realizzato un apposito villaggio con allestimento ideato dal maestro scenografo Maurizio Varamo del Teatro dell'Opera di Roma. Da non perdere, poi, l'appuntamento alle 15,30 del 2 febbraio con la grande sfilata coordinata da Alessandro Salari per l'Accademia del Teatro Equestre: evento che ricalca le orme della rinomata gara dei cavalli berberi lungo via del Corso, che ispirò per secoli le arti di grandi scrittori, pittori e artisti. Alla parata prenderanno parte oltre cento cavalli, carrozze, figuranti in costume, attori della commedia dellʼarte, artisti equestri, gruppi storici, e i prestigiosi corpi militari che hanno dato lustro alla storia della cavalleria italiana. La sfilata quest'anno è dedicata al grande Giuseppe Verdi e proporrà un'accurata selezione dei costumi del Teatro dell'Opera scelti dalla stilista Anna Biagiotti. Sempre nella giornata inaugurale, alle 17,30 a piazza Navona sarà in scena un canovaccio della commedia dell'arte, “I pa- 7 stori cantatori”, con testi e regia di Leonardo Petrillo, spettacolo che alle 18, 30 passerà il testimone al Gran Valzer delle Carrozze. Tra gli eventi in cartellone segnaliamo, tra i tanti, quello dell'11 febbraio, ore 17,50, quando lʼArena di Piazza del Popolo ospiterà unʼanticipazione dello spettacolo “Gabriele d'Annunzio, tra amori e battaglie”, scritto e interpretato da Edoardo Sylos Labini, con la consulenza di Giordano Bruno Guerri, pièce che sarà in scena nei principali teatri italiani da febbraio (al Teatro Nazionale di Roma dal 21 al 24 febbraio), per celebrare il 150° anniversario della nascita del Vate. Lettere L'amaro umorismo di Mario Monti Lʼuomo che ha tassato (o meglio, tartassato) gli italiani più di tutti i governi della Repubblica italiana, nasconde in sé insospettabili “risorse” umoristiche. Aveva asserito che dopo la fine del suo governo sarebbe tornato a fare lʼaccademico, ma appena rialzatosi dallo sgambetto, si è buttato nellʼaborrito agone politico. Aveva raddoppiato lʼImu, e un attimo dopo ha scimmiottato Berlusconi. Gianni Toffali In Italia non c'è più... Spartacus Passate le due manifestazioni studentesche dell'autunno, la protesta popolare produce un silenzio cosmico! D'altronde in Italia per trovare ancora una persona che ragioni con la testa sua o che mostri gesta di rivolta è cosa ardua: molto più facile incontrare un chiosco di gelati nel bel mezzo del deserto. L'unico che tentò in questo paese conformista una mezza rivoluzione fu il gladiatore Spartacus. Luigi Cardarelli Ben venga la proposta di Maroni In prima pagina sul Giornale di Sicilia il titolo non ammette fraintendimenti. Si parla di crisi nera e di interi settori che sono sull'orlo di sparire. Maroni chiede di trattenere il 75% delle tasse in Lombardia e i governatori delle altre grandi regioni padane vorrebbero fare altrettanto. Ben venga che ogni regione spenda quello che incassa. Carmelo Smeriglio Il caso della benzina in Campania I prezzi della benzina, soprattutto in Campania, hanno raggiunto un limite insostenibile e la cosa peggiore è l'applicazione di tariffe differenziate a seconda del distributore, e quindi della zona, che prevedono sconti mirati ad accaparrarsi la clientela. Se è vera la notizia secondo la quale saranno i Comuni a rilasciare le autorizzazioni per nuovi impianti e ad esercitare controlli sulla sicurezza delle strutture, significa che di fronte a provvedimenti futuri tesi alla liberalizzazione delle aree di stoccaggio dovrebbe corrispondere prezzi più bassi. Ma ci sono perplessità per quanto avvenuto in altre zone. Bruno Russo La mia esperienza sui dati occupazionali Ma quale diminuzione della produzione industriale del 7%? Voglio togliere un po' di lavoro all'Istat e anticipare i dati che forse avranno tra breve. Tornato al lavoro dopo l'Epifania ho fatto il consueto giro di telefonate dei miei clienti. Su 10 officine meccaniche, 4 non hanno risposto, il numero selezionato dopo decenni di regolare servizio non era più attivo. Elio Nliltio L'annuale "mazzata" del canone della Rai La questua si ripete ogni anno con messaggi martellanti inseriti all'interno dei vari telegiornali che ci ricordano che il canone Rai è un tributo e come tale va obbligatoriamente pagato. Non è chiaro per quale ragione tutti i tributi si paghino attraverso il famoso modulo F24, la cui presentazione presso qualsiasi sportello bancario o postale è completamente gratuita, mentre solo per il tributo che si chiama canone, eccetto qualche rara eccezione, il pagamento prevede commissioni aggiuntive. Nunzia May Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi Direttore Politico Marcello De Angelis Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250