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di Luciano Ferraro
Wine Spectator: ecco i 100 migliori vini d’Italia
18 FEBBRAIO 2016 | di Luciano Ferraro | @Corrieredivini
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Notizie, dettagli, percorsi, successi e scivoloni del vino
(soprattutto italiano) e di chi lo produce
DIVINI
Luciano Ferraro, 54 anni, capo
redattore del Corriere della Sera. Da
Veronelli negli anni '80, ha imparato
che dietro a ogni vignaiolo c'è una
storia da raccontare. Autore di alcune
guide alle enoteche d'Italia, ai tempi in cui non
esistevano i wine bar.
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Molte conferme, qualche ritorno e otto nuovi ingressi tra i migliori vini d’Italia scelti
dalla redazione “Wine Spectator” per la quinta edizione di OperaWine. Il Vinitaly di
Tasca d'Almerita
Per quanto riguarda le Denominazioni DOC e DOCG i
disciplinari e l'elenco delle cantine geolocalizza
18.02 | 10:01 Lettore_12289782
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ah ah... questi "vignaioli" raccontati dal veronelliano... tutta
vigna e calli sulle mani...
18.02 | 15:17 mrz2
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Verona, che quest’anno arriva al mezzo secolo di vita, si aprirà per la quinta volta
con l’evento organizzato assieme alla squadra dei critici americani, ai quali è affidato
il compito di stilare una lista di aziende (e dei loro vini) che rappresentino il vertice
dell’Italia enoica. La linea scelta è quella di affiancare aziende stranote a realtà meno
conosciute che raccontino frammenti di territorio. Il totale fa 101 aziende, da tutte le
regioni. Ad OperaWine si incontrano produttori, esperti e importatori: il vino italiano
si mette in vetrina, pensando alle vendite oltre i confini, che nel 2015 hanno fatto
incassare al settore 5,5miliardi di euro.
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Il Chianti Classico 2015 è stato presentato come anteprima da
botte. Potrà essere messo in commerc
17.02 | 08:29 Lettore_12286808
Qui c'è la pagina dell'evento, il 2015 c'è
http://www.chianticlassicocollection.it/?jjj=1455649279
16.02 | 20:21 luf
Mi sa che ce' un errore, il Chianti Classico dell'annata 2015 e'
troppo giovane per essere messo in
16.02 | 17:17 Lettore_5263682
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OperaWine edizione 2015
Chi ci sarà al Palazzo della Gran Guardia? Innanzittuto gli immancabili, le famiglie
storiche: i Biondi Santi con il Brunello Tenuta Greppo 2008, i Lunelli di Ferrari con la
Riserva Lunelli 2006, gli Antinori con il Badia a Passignano Riserva 2007, i
Frescobaldi con il Nipozzano Vecchie Viti Riserva 2012, i Tasca D’Almerita con il
Tascante 2012. Poi i campioni dell’export, gli ambasciatori del vino italiano: tra
questi Allegrini con l’Amarone 2010, Mascarello con il Barolo Monprivato 2001,
Bologna con il Bricco dell’Uccellone 2010, Bruno Giacosa e il suo Barolo Le Roccche
del Falletto, versione Riserva 2007. E poi Casanova di Neri con il Brunello Cerretalto
2008, Donnafugata con il Ben Ryé 2010, Gaja con il Sperss 2011, Gianfranco Fino
con l’Es 2012, Masi con il Mazzano 2007, l’Ornellaia con l’annata 2002. Certezze da
wine lover.
La pattuglia dei debuttanti genera invece qualche stupore. E’ capitanata dal cantante
pop Sting, che scruta Firenze dalla sua collina tra la zona del Chianti e la Valdarno
nella sua grande Tenuta Il Palagio. Il buen ritiro dell’ex Police, in poco meno di 20
anni, si è trasformato in una azienda agricola che ha scelto la biodinamica, puntando
soprattutto sui vitigni locali, dal Sangiovese al Colorino. Sting ha promesso che sarà
presente a Verona, bersaglio preferito dai fotografi, con l’annata 2011 del Sister
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Moon, il rosso che ricorda la canzone in cui annuncia che la “sorella luna sarà la mia
guida” (richiamo preveggente al calendario astronomico usato nell’agricoltura
biodinamica?).
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Vinitaly Lounge, OperaWine 2014
Altro debutto: Ippolito 1845 è l’antitesi del pop, una solida cantina calabrese che
punta soprattutto sul Cirò (a Verona porterà il Ripe del Falco Riserva 2001), guidata
dall’ultima generazione, Gianluca e Vincenzo, ancorata alla tradizione. Tra i
produttori che si affacciano per la prima volta ad OperaWine ci sono i giovani della
pugliese Schola Sarmenti delle famiglie Calabrese e Marra che a Nardò hanno
rimesso in sesto, alla fine degli anni Novanta, un vecchio stabilimento vinicolo in
disuso, dedicandosi soprattutto a Primitivo e Negramaro. Poi l’abruzzese Binomio,
interessante azienda nata dal patto (e dalla passione) di Stefano Inama e Sabatino Di
Properzio de La Valentina; Castello d’Albola, l’avamposto nel Chianti Classico della
famiglia Zonin; la piemontese Elvio Cogno, sul bricco della Ravera, una gamma di
Barolo di alta qualità; e dal Nord Est la Bellenda autrice di interessanti Prosecco,
anche con il Metodo Classico e la rifermentazione in bottiglia, e infine La Tunella, dai
Colli Orientali del Friuli, con Massimo e Marco Zorzetting che portano avanti la
tradizione famigliare.
Rientrano nella lista, dopo aver saltato una o più edizioni, Norante Di Majo dal
Molise, i prosecchisti Bisol, i siciliani Cusumano, gli americani di Castello Banfi,
Bertani dalle terre dell’Amarone. ”Ogni anno – spiega Tom Matthews, esecutive
editor di Wine Spectator – siamo chiamati a stilare la lista dei 100 che rappresentano
il meglio dell’Italia. Impossibile, quindi cambiamo la lista inserendo nuovi
produttori e nuovi vini. I nuovi otto ingressi del 2016 rappresentano la sorprendente
varietà del vino italiano”.
Tag: OperaWine, Tom Matthews, Vinitaly
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