L`ecoendoscopia nella diagnosi delle lesioni cistiche del pancreas
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L`ecoendoscopia nella diagnosi delle lesioni cistiche del pancreas
590 Editoriali Recenti Prog Med 2013; 104: 590-596 L’ecoendoscopia nella diagnosi delle lesioni cistiche del pancreas Filippo Antonini, Giampiero Macarri Riassunto. Le lesioni cistiche del pancreas sono sempre più frequentemente riscontrate nella pratica clinica. Sono generalmente asintomatiche e scoperte in modo occasionale. La distinzione tra lesioni benigne e neoplastiche è cruciale per il successivo trattamento ma la diagnosi è spesso difficile. L’ecoendoscopia (EUS), con l’aggiunta dell’agoaspirato ecoendo-guidato (EUS-FNA), è emersa come una tecnica ideale nella valutazione di queste lesioni. Endoscopic ultrasound in the diagnosis of pancreatic cystic lesions. Summary. Pancreatic cystic lesions are increasingly being detected in clinical practice. They are commonly asymptomatic and incidentally discovered. Distinction between neoplastic and benign lesions is crucial for determining treatment but definite diagnosis is often difficult. Endoscopic ultrasound (EUS), with additional EUS-guided fine needle aspiration (EUS-FNA), has emerged as an ideal technique in the evaluation of these lesions. Parole chiave. Agoaspirato, ecoendoscopia, IPMN, lesioni cistiche del pancreas. Key words. Endoscopic ultrasound, fine-needle aspiration, IPMN, pancreatic cystic lesions. Introduzione specifici. In passato venivano spesso considerate lesioni benigne, ma negli ultimi anni numerosi studi hanno portato a definirne meglio le caratteristiche e a evidenziare in alcune di esse un potenziale maligno. Le LCP infatti rappresentano una grande varietà di entità e possono essere distinte in non neoplastiche e neoplastiche, queste ultime a loro volta in benigne o maligne (tabella 1)4. Nella pratica clinica, le LCP di più frequente riscontro sono le pseudocisti, anche se la prevalenza delle cisti neoplastiche è in aumento. Infatti le neoplasie cistiche, un tempo ritenute rare, possono costituire dal 10 al 50% delle LCP a seconda degli studi1-5. Le neoplasie cistiche comprendono la neoplasia cistica mucinosa (NCM), la neoplasia mucinosa papillare intradut- Descritte in letteratura già nell’8001, le lesioni cistiche del pancreas (LCP) sono state considerate fino a pochi anni fa rare e poco rilevanti. Oggi rappresentano invece una entità emergente, di sempre maggior riscontro nella pratica clinica, oggetto di numerosi studi, classificazioni e linee-guida. L’epidemiologia esatta non è tuttora nota, ma studi radiologici mediante tomografia computerizzata (TC) e risonanza magnetica (RM) hanno mostrato una prevalenza di LCP tra il 2,4% e il 13,5%, che aumenta fino al 19,6% in lavori in cui non siano stati esclusi pazienti con patologia pancreatica nota2. Uno studio autoptico condotto su 300 pazienti ha rilevato una sorprendente prevalenza di LCP in circa il 25% dei casi, tenendo preTabella 1. Principali tipi di LCP. sente però che si trattava soCisti non neoplastiche – Pseudocisti prattutto di soggetti anziani3. L’aumentato interesse – Cisti congenite per queste lesioni è sicura– Mucinose mente dovuto alla diffusione Neoplasie cistiche e al miglioramento tecnologico delle metodiche di imaging che spesso ne rilevano – Sierose la presenza quali reperti occasionali in corso di esami di – Degenerazione routine, essendo le LCP gecistica di tumori neralmente prive di sintosolidi matologia o fattori di rischio – Neoplasia cistica mucinosa (NCM) – Neoplasia mucinosa papillare intraduttale (IPMN) – Cistoadenoma sieroso (CAS) – Cistoadenocarcinoma sieroso – Variante cistica di adenocarcinoma duttale – Variante cistica di neoplasie endocrine UOC Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, Università Politecnica delle Marche, Ospedale “A. Murri”, Fermo. Pervenuto il 7 settembre 2012. F. Antonini, G. Macarri: L’ecoendoscopia nella diagnosi delle lesioni cistiche del pancreas tale (IPMN: intraductal papillary mucinous neoplasm) e il cistoadenoma sieroso (CAS). Mentre le prime due lesioni hanno dimostrato un potenziale maligno, variabile dalla displasia fino al carcinoma invasivo, il CAS è considerato una entità benigna, così come le pseudocisti. Una corretta diagnosi risulta quindi fondamentale per evitare, da un lato, di sottostimare una lesione maligna, dall’altro di sottoporre pazienti a inutili interventi di chirurgia pancreatica. Anche se ci sono dei criteri clinico-demografici utili nel differenziare i vari tipi di cisti (tabella 2), la diagnosi differenziale risulta molto complessa soprattutto per la sovrapposizione di alcune caratteristiche di imaging, in assenza comunque di un quadro clinico-laboratoristico specifico. Per questo sono stati individuati alcuni criteri morfologici per lo studio delle LCP (tabella 3)6. Le tecniche radiologiche maggiormente utilizzate nelle LCP sono la TC e la RM. Queste metodiche sono in grado di offrire molte utili informazioni morfologiche con un’accettabile accuratezza nel differenziare lesioni benigne e maligne, ma si sono dimostrate di limitato ausilio nel determinare una diagnosi specifica (inferiore al 50%)7. L’ecoendoscopia (EUS) è emersa come una tecnica molto utile nella diagnosi delle patologie bilio-pancreatiche e si è dimostrata superiore alla TC e alla RM nell’individuazione di tumori pancreatici inferiori ai 20 mm di diametro8. L’EUS è considerata una tecnica ideale per lo studio delle LCP per vari motivi. Innanzitutto la vicinanza del trasduttore ecografico con le lesioni permette di visualizzare meglio alcuni dettagli morfologici, inoltre consente uno studio contemporaneo del circostante parenchima pancreatico permettendo, per esempio, di visualizzare i rapporti tra le cisti e i dotti pancreatici, o come pure di riscontrare segni suggestivi di pancreatite cronica. Infine, la possibilità di eseguire agoaspirati (FNA: fine-needle aspiration) sotto guida EUS ha contribuito ad aumentare l’accuratezza diagnostica della metodica e a renderla utilissima nella gestione delle LCP. La NCM, l’IPMN e il CAS, insieme alle pseudocisti, rappresentano circa il 90% delle LCP ed è pertanto di queste quattro entità che ci occuperemo in questa rassegna in cui verranno discusse le potenzialità diagnostiche dell’EUS, sia morfologica che con FNA. Neoplasia cistica mucinosa Le NCM sono caratterizzate da un epitelio colonnare di tipo ovarico, producente mucina, che non si riscontra in nessun’altra lesione cistica del pancreas e che è pertanto patognomico di questa entità9,10. Hanno potenzialità maligna, variando da quadri benigni, definiti come cistoadenomi (o con “displasia di basso grado”) fino a forme francamente maligne di carcinoma invasivo (riscontrato dal 6 al 36% delle NCM)9,10. Rappresentano circa il 2% di tutti i tumori pancreatici e circa un terzo delle neoplasie cistiche4. Interessano quasi esclusivamente il sesso femminile (F:M=20:1) e generalmente si riscontrano nell’età adulta (età media alla diagnosi 48 anni). Le forme maligne si riscontrano in pazienti 15-20 anni più anziani, suggerendo una degeTabella 2. Caratteristiche clinico-demografiche delle LCP. nerazione tempo-dipendente. Nella maggior parte dei casi NCM IPMN-BD CAS Pseudocisti (95%) sono interessati il corSesso (% femmine) >95 ~50 70 <25 po-coda pancreas e le rare localizzazioni cefaliche sono Età media (anni) 50 60-70 60 40-50 spesso maligne2,4,10. La sintoAsintomatici (%) 50 25 50 ~0 matologia è aspecifica e non correla con la gravità di maLocalizzazione (% corpo-coda) 95 40 50 65 lattia dal momento che si Potenziale maligno (%) 6-36 25 3 0 possono riscontrare forme maligne in pazienti asintomatici. I sintomi più frequenti sono senso di pesantezza e ripienezza postprandiale, Tabella 3. Principali criteri morfologici delle LCP. nausea, anoressia e la preSetti interni Assenza di setti (Uniloculare) senza di una massa palpabile4. In caso di cistoadenocarPresenza di setti (Multiloculare) – macrocistiche: poche cisti (<6) di cinoma mucinoso della testa grandi dimensioni (>2 cm) si può manifestare ittero per – microcistiche: molte cisti (>6) di il coinvolgimento del coledopiccole dimensioni (<2 cm) co distale2,4,10. Spessore parete – Spessa (>2 mm) Agli esami di imaging appaiono generalmente co– Sottile (<2 mm) me lesioni solitarie, di granContorni – Rotondi o ovali di dimensioni, variabili tra 5 e 35 cm, con diametro medio – Lobulati di 7-10 cm4,10. Le NCM non 591 592 Recenti Progressi in Medicina, 104 (11), novembre 2013 sono in comunicazione con il dotto pancreatico principale anche se ci sono evidenze recenti di una possibile microscopica comunicazione con lo stesso1. All’EUS appaiono come grandi cisti multiloculari macrocistiche, con contorni rotondeggianti e parete spessa che può presentare calcificazioni fino al 30% dei casi (aspetto “a guscio d’uovo”) (figura 1). Possono presentare anche un aspetto uniloculare entrando in diagnosi differenziale con le pseudocisti7. Sono suggestivi di degenerazione maligna la presenza di componenti solide, ispessimenti o calcificazioni di parete, ostruzione del dotto pancreatico o del coledoco (con ittero) e dimensioni >4 cm7,9,10. Dal momento che le attuali evidenze sembrano suggerire che tutte le NCM andranno incontro nel tempo a degenerazione maligna, tutti i pazienti candidabili all’intervento chirurgico dovrebbero essere sottoposti a resezione9. In caso di neoplasia non invasiva la resezione completa comporta un tasso di guarigione del 100% dal momento che le NCM, a differenza degli IPMN, non recidivano dopo chirurgia e pertanto non necessitano di follow-up9. Figura 1. Immagine EUS di neoplasia cistica mucinosa: cisti uniloculare con pareti spesse e contorni tondi. IPMN Gli IPMN originano dalla proliferazione di cellule mucosecernenti dei dotti pancreatici che, producendo una eccessiva quantità di muco, inducono ectasia dei dotti creando delle lesioni cistiche. Può essere interessato esclusivamente il dotto pancreatico principale (IPMN-MD: IPMN-main duct), solo i dotti secondari (IPMN-BD: IPMN-branch duct), oppure entrambi (IPMN-MT: IPMN-mixed type). Gli IPMN rappresentano circa il 25% delle neoplasie cistiche e l’1% di tutti i tumori pancreatici4. C’è una leggera prevalenza nel sesso maschile e l’età media è in genere maggiore rispetto alle altre LCP (60-70 anni). Interessano prevalentemente la regione cefalica ma si possono riscontrare in qualunque porzione del pancreas1,4. Nel 20-30% dei casi sono multifocali e nel 5-10% possono interessare l’intera ghiandola1. I sintomi sono raramente specifici e maggiormente presenti nelle IPMN-MD: dolore addominale, perdita di peso, pancreatite acuta, ittero e diabete sono i disturbi più frequentemente riscontrati2,4,5. Gli IPMN-MD, non presentando cisti ma solo dilatazione del dotto pancreatico principale, vanno in diagnosi differenziale soprattutto con la pancreatite cronica, mentre gli IPMN-BD, e anche i MT, devono essere distinti dalle altre LCP2,4. L’aspetto caratteristico degli IPMN-BD è quello di lesioni cistiche multiloculari, disposte “a grappolo”7,11. A seconda del numero dei dotti coinvolti, si possono evidenziare una o più cisti, che assumono forme e dimensioni variabili. Sono state descritte cisti “ovali”, “tubulari”, “a clava” o “a dito”, che possono ritrovarsi anche nella stessa lesione, generando il cosiddetto aspetto “pleomorfico”11. La comunicazione con il dotto pancreatico principale è presente per definizione e va quindi ricercata anche se non sempre risulta visibile (figura 2 e 3). Figura 2. Immagine EUS di IPMN-BD: multiple cisti (frecce nere) alcune delle quali in comunicazione con il dotto pancreatico principale (freccia bianca) che appare leggermente dilatato. Figura 3. Immagine EUS di IPMN-MD: dilatazione del dotto pancreatico principale in regione cefalopancreatica (>6 mm) con presenza di nodulo murale (freccia). F. Antonini, G. Macarri: L’ecoendoscopia nella diagnosi delle lesioni cistiche del pancreas Il rischio di malignità degli IPMN-MD è del 61,6%, mentre è del 25,5% per gli IPMN-BD9. Per cercare di uniformare l’approccio a queste lesioni, che presentano dunque un differente grado di malignità, l’Associazione Internazionale di Pancreatologia ha recentemente aggiornato le linee-guida per la gestione delle lesioni mucinose, indicando dei criteri di “allarme” e “ad alto rischio”9. Pazienti con dilatazione del dotto pancreatico principale ≥10 mm e/o con lesioni solide associate (“ad alto rischio”) andrebbero operati. Criteri di “allarme” sono invece considerati: dimensioni ≥3 cm, noduli murali, ispessimenti parietali, presenza di linfoadenopatia, oppure un dotto pancreatico principale con un diametro tra i 5 e i 9 mm con o senza una brusca variazione nel proprio calibro e conseguente atrofia del parenchima a valle. In questi pazienti è consigliata l’EUS ± FNA per stratificarne ulteriormente il rischio9. L’EUS consente inoltre di studiare endoscopicamente la papilla di Vater che può apparire dilatata con presenza di muco, assumendo l’aspetto cosiddetto “a bocca di pesce”, patognomonico di IPMN, presente soprattutto in caso di interessamento del dotto pancreatico principale (figura 4). Figura 4. Visione endoscopica di papilla di Vater dilatata con presenza di muco (aspetto “a bocca di pesce”). Cistoadenoma sieroso I CAS sono neoplasie epiteliali che presentano un epitelio semplice cuboidale con cellule ricche di glicogeno producenti un liquido acquoso di aspetto sieroso12. Rappresentano circa il 30% delle neoplasie cistiche del pancreas. Sono prevalenti nel sesso femminile (65%) e si riscontrano in soggetti di mezza età (media 60 anni)4. Possono interessare tutte le regioni del pancreas e nel 50% dei casi sono localizzati in regione cefalica. Le dimensioni sono variabili da pochi cm fino a 20, con una media di circa 6 cm2,4,5. Come per le NCM non esiste un quadro clinico specifico e spesso il riscontro è occasionale a esami radiologici. Sono cisti che possono però crescere di dimensioni e diventare quindi sintomatiche nel tempo, determinando anche ittero in caso di compressione del coledoco per “effetto massa”4. All’imaging appaiono come lesioni in genere isolate, caratteristicamente di aspetto multiloculare microcistico. Il tipico quadro EUS è quello di una lesione con aspetto “ad alveare” o “a spugna” caratterizzato da numerose (in genere >6) piccole cisti (2-3 mm di diametro) separate da sottili setti fibrosi (figura 5)11. In meno del 20% dei casi i setti possono confluire centralmente determinando una cicatrice “stellata” con o senza calcificazione, patognomonica per questo tipo di lesione. La parte fibrosa appare iperecogena e vascolarizzata mentre le cisti risultano ipo-anecogene7,11. Sono descritte varianti morfologiche più rare come la variante simil-solida, per la presenza di molta fibrosi, e le forme oligocistiche, caratterizzate da pochi spazi cistici4,7,11. La variante uniloculare, senza cioè la presenza di setti visibili, è presente in Figura 5. Immagine EUS di cistoadenoma sieroso: aspetto “ad alveare” con microcisti e multipli setti fibrosi. circa il 10% dei casi e pone problemi di diagnosi differenziale con le NCM e le pseudocisti7. Il CAS presenta tipicamente una parete sottile (<2 mm), poco visibile e con contorni lobulati che, insieme alla frequente localizzazione cefalopancreatica, aiuta nella distinzione morfologica tra le forme uniloculari di CAS e NCM11,13. Sono generalmente singole anche se è descritta un’associazione con la sindrome di Von Hipple-Lindau, dove si evidenziano numerose cisti più piccole virtualmente identiche al CAS4. A oggi meno di 30 casi di cistoadenocarcinoma sieroso sono descritti in letteratura, in genere con presenza di infiltrazione di organi adiacenti e metastasi, e pertanto il CAS viene considerato una lesione benigna, meritevole generalmente solo di fol- 593 594 Recenti Progressi in Medicina, 104 (11), novembre 2013 low-up di imaging. La resezione chirurgica è riservata ai pazienti sintomatici o nel sospetto di evoluzione maligna4. Pseudocisti pancreatica Le pseudocisti pancreatiche sono raccolte fluide situate all’interno o in adiacenza del parenchima pancreatico, provviste di un rivestimento fibroso ma senza parete epiteliale2,4. Sono generalmente conseguenti a pancreatite acuta o cronica o secondarie a trauma addominale, accidentale o chirurgico. Da sempre considerate come le lesioni cistiche di maggior riscontro nella pratica clinica (75%), sono sempre più spesso rivalutate nel sospetto di una misconosciuta neoplasia cistica2,4. Si possono riscontrare a ogni età e in entrambi i sessi, anche se in gran parte sono conseguenza di pancreatite e quindi interessano soprattutto maschi di età adultà con storia di abuso alcolico. A differenza delle neoplasie cistiche fin’ora descritte, le pseudocisti pancreatiche sono raramente asintomatiche2,4. Si presentano spesso come cisti di grandi dimensioni, variabili tra i 3 e i 20 cm. Interessano ogni porzione del pancreas e solitamente sono extra-pancreatiche2,4. Appaiono come lesioni in genere singole, uniloculari, senza setti o lesioni solide associate (figura 6)8. La parete, costituita da tessuto infiammatorio, può essere sottile, ma in genere risulta uniforme e ben visibile. I contorni sono rotondi o ovalari e l’ecostruttura interna può mostrare materiale ipoecogeno, corpuscolato, mobile con i movimenti, imputabile a detriti necrotici8. Generalmente è presente una comunicazione con i dotti pancreatici che però raramente risulta apprezzabile11. Soprattutto in assenza di un quadro clinico specifico, è importante lo studio del parenchima pancreatico circostante alla ricerca di segni suggestivi di pancreatite cronica, come calcoli Figura 6. Immagine EUS di pseudocisti pancreatica: lesione cistica uniloculare a pareti ben definite e circostante parenchima di aspetto disomogeneo (freccia). intraduttali o calcificazioni. Sono infatti caratteristiche fondamentali nella diagnosi differenziale con le neoplasie cistiche: una storia di pancreatite o trauma addominale, abitudini alcoliche, segni di pancreatite cronica e variazioni dimensionali nel giro di pochi giorni. In mancanza di tali criteri, è difficile la diagnosi differenziale con le altre LCP4. Nel 60% dei casi si assiste a una risoluzione spontanea. Nei rimanenti casi, in pazienti sintomatici, va preso in considerazione il drenaggio della pseudocisti che potrà essere chirurgico, endoscopico o percutaneo a seconda delle varie situazioni1. Ruolo dell’EUS-FNA nelle lesioni cistiche del pancreas L’EUS, oltre a fornire dettagliate informazioni morfologiche, ha il vantaggio di poter eseguire FNA, permettendo di aumentare l’accuratezza diagnostica della metodica mediante l’analisi del fluido intracistico, della parete cistica o di eventuali lesioni solide associate (figura 7)2. Nel corso degli anni si sono condotti numerosi studi volti a identificare nel fluido intracistico elementi in grado di distinguere i vari tipi di LCP. Sono risultati utili l’analisi chimico-fisica, il dosaggio delle amilasi e dei marcatori tumorali (tabella 4)11,14. Già l’aspetto macroscopico del liquido aspirato può a volte essere suggestivo evidenziando un materiale viscoso e mucoide nelle neoplasie mucinose e un liquido chiaro e limpido nei CAS; nelle pseudocisti, dove è presente materiale necrotico-emorragico, il liquido generalmente ha un aspetto torbido, di colore brunastro. L’analisi della viscosità del liquido intracistico ha mostrato valori elevati (cioè superiori a quelli del siero) nell’89% delle neoplasie mucinose e bassi in tutte le pseudocisti e nei CAS. I bassi valori riscontrati in alcune neoplasie mucinose sono dovuti a una scarsa produzione di mucina14. Figura 7. Immagine EUS di FNA di lesione cistica delle testa del pancreas. Si nota la punta dell’ago (iperecogena) all’interno della cisti per l’analisi del fluido intracistico. F. Antonini, G. Macarri: L’ecoendoscopia nella diagnosi delle lesioni cistiche del pancreas Tabella 4. Caratteristiche EUS e del liquido intracistico. NCM IPMN-BD CAS Pseudocisti Ad arancia A grappolo A spugna o ad alveare Variabile Multiloculare macrocistico/ uniloculare Multiloculare macrocistico/ uniloculare Multiloculare microcistico (uniloculare 10%) Uniloculare Parete Spessa Spessa Sottile Sottile/spessa Contorni Tonda Lobulati Lobulati Tonda o ovalare Dimensioni >5 cm <3 cm >3 cm >3 cm Multifocalità No Sì No Rara Comunicazione con il DPP No Sì No Comune Normale/deviato Normale/dilatato Normale/deviato Normale/tortuoso/dilatato (con calcoli) Di parete (a “guscio d’uovo” 30%) No Centrale (cicatrice “stellata” 20%) No Regolare A volte irregolare Regolare Irregolare Aspetto liquido Viscoso, mucoide Viscoso, mucoide Acquoso, limpido Brunastro Amilasi (intracistico) Variabile/<250U/L >>250 U/L <250 U/L >>250 U/L >192 ng/mL >192 ng/mL <5 ng/mL <192 ng/mL Mucina Mucina Glicogeno Istiociti/Macrofagi Aspetto Morfologia Aspetto del DPP* Calcificazioni Parenchima pancreatico CEA (intracistico) Citologia DPP: dotto pancreatico principale Le amilasi, come prevedibile, risultano molto elevate nelle pseudocisti e negli IPMN, mentre sono basse nei CAS. I valori riportati in letteratura sono molto variabili ma, assumendo un cut-off indicativo di 250 U/L, possiamo dire che si riscontrano quantità superiori (in genere dell’ordine delle migliaia) nel 90% delle pseudocisti e nel 75% degli IPMN, mentre i CAS hanno quasi sempre valori inferiori11,14. Le NCM hanno mostrato valori di amilasi molto variabili, sia sopra che sotto i 250 U/L, probabilmente per la presenza di microscopiche comunicazioni con il dotto pancreatico; sono comunque generalmente inferiori rispetto a quelli riscontrati negli IPMN e nelle pseudocisti. Tra i marcatori tumorali il CEA è quello che si è dimostrato essere il più accurato nel differenziare tra neoplasia mucinosa e non mucinosa. Valori superiori al cut-off di 192 ng/mL, stabilito in un lavoro di Brugge et al. nel 2004, hanno mostrato una specificità e una sensibilità rispettivamente dell’84% e del 75% per lesioni mucinose15. Un CEA <5ng/mL è invece suggestivo per CAS con una sensibilità del 50-100% e una specificità del 77-95%2. Le pseudocisti hanno valori <192 ng/mL nell’8695% dei casi, e nel 25% risulta <5 ng/mL11. Lo studio citologico del fluido intracistico è largamente utilizzato, riportando una sensibilità di circa il 50% nel differenziare tra neoplasia mucinosa e non mucinosa. Nelle pseudocisti si riscontrano usualmente istiociti, macrofagi e neutrofili. Nelle neoplasie cistiche il riscontro di cellule specifiche, come le cellule cuboidali ricche di glicogeno del CAS, o le cellule mucinose cilindriche, sono patognomoniche ma purtroppo molto raramente evidenziabili11. Il riscontro di cellule maligne ha invece mostrato una elevata specificità anche se gravata da una scarsa sensibilità16. I risultati in letteratura sono molto variabili, legati in gran parte alla scarsa cellularità che si ottiene dal campione prelevato e anche alle competenze specifiche del citologo. Infatti la parete epiteliale della cisti può non avere una distribuzione uniforme contribuendo così alla difficoltà nel reperire cellule17. Per cercare di ovviare a questi problemi è stato prodotto un ago che consente l’esecuzione di un “brushing” all’interno della cisti. La tecnica, sebbene abbia dato dei primi risultati incoraggianti, anche se gravata da alcune complicanze, è attualmente poco utilizzata18. Recentemente è stata riportata una tecnica per l’esecuzione di una biopsia mirata della parete cistica eseguendo dei passaggi con ago sulla parete della cisti “collassata” dopo averla completamente svuotata del proprio contenuto liquido19. In fase ancora di studio è l’analisi molecolare del fluido intracistico (mutazioni del gene K-RAS, analisi di perdite alleliche multiple) che sembra aprire prospettive future promettenti soprattutto nell’individuare cisti maligne16,17. Tramite l’EUS è possibile eseguire FNA anche di lesioni solide eventualmente associate alle LCP, 595 596 Recenti Progressi in Medicina, 104 (11), novembre 2013 per escluderne la potenzialità maligna. Questo è importante soprattutto nelle lesioni mucinose in cui non è sempre facile differenziare noduli murali da aggregati di mucina17. L’EUS-FNA delle LCP è una metodica relativamente sicura gravata da complicanze in circa il 23% dei casi11. La più frequente è la pancreatite, solitamente di grado lieve. Il sanguinamento intracistico è in genere autolimitantesi e può manifestarsi con dolore. L’infezione è rara, grazie anche all’utilizzo profilattico di chinolonici per via endovenosa, attualmente raccomandato nell’esecuzione di FNA di lesioni cistiche20. Per ridurre ulteriormente le complicanze dell’EUS-FNA, si dovrebbe cercare di svuotare interamente la cisti punta, ridurre il numero di passaggi con l’ago (preferibilmente un singolo passaggio), ed evitare il passaggio in lunghe porzioni di parenchima pancreatico sano17. Conclusioni Le LCP costituiscono una entità emergente in medicina. Il loro riscontro è spesso occasionale e avviene solitamente in individui asintomatici e in assenza di fattori di rischio specifici. Rappresentano un gruppo eterogeneo, comprendendo sia forme benigne che francamente maligne. La diagnosi differenziale non è sempre agevole mancando un quadro clinico-laboratoristico specifico. L’EUS sembra avere un ruolo cruciale nella diagnosi, potendosi tra l’altro avvalere dell’esame del liquido intracistico ottenuto mediante EUS-FNA. Nonostante ciò, nemmeno l’EUS si è dimostrata da sola sufficientemente accurata nella diagnosi specifica delle LCP. La migliore gestione rimane pertanto di natura multidisciplinare, considerando, oltre all’aspetto morfologico della lesione e all’eventuale analisi del liquido intracistico, tutte le caratteristiche epidemiologico-demografiche a nostra conoscenza. Ulteriori sviluppi dell’EUS potrebbero aumentare l’accuratezza della metodica nella diagnosi di tali lesioni. Bibiliografia 1. Garcea G, Ong SL, Rajesh A, et al. Cystic lesions of the pancreas. A diagnostic and management dilemma. Pancreatology 2008; 8: 236-51. 2. de Jong K, Bruno MJ, Fockens P. Epidemiology, diagnosis, and management of cystic lesions of the pancreas. Gastroentrol Res Pract 2012; 2012: 147465. Epub 2011 Oct 11. 3. Kimura W, Nagai H, Kuroda A, Muto T, Esaki Y. Analysis of small cystic lesions of the pancreas. Int J Pancreatol 1995; 18: 197-206. 4. Spence RA, Dasari B, Love M, Kelly B, Taylor M. Overview of the investigation and management of cystic neoplasms of the pancreas. Dig Surg 2011; 28: 386-97. 5. 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