Le monocoltu re dei distretti salvano l`Italia

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Le monocoltu re dei distretti salvano l`Italia
--,
Gda -Il
iornale dell'arredamento
?
marzo 2006
Le monocoltu
re dei
distretti
salvano
l'Italia
La mission della Fiera di Milano
Non ho mai letto, specialmentein questi ultimi tempi, sulle
grandi testate giornalisticheche ben 7 Regioniitaliane (con
23.000.000 di abitanti)hannoun reddito pro capite superiore del 25% a quello della mediaeuropea. Ci eguagliasolo il
RegnoUnito con 7 Regionima con solo 13.000.000 di persone. Unprimato, dunque.Sia pure a rischio. C'è una prevalente cattiva letteraturadegli economistisulle specializzazioni produttive, sulle PMI,sui distretti. Anchese senzail manifatturiero del Made in Italy l'economia italiana crollerebbe
impoverendoalmeno 25 Province che, da sole, esportano
151 miliardi di euro, pari al 55% del totale manifatturiero
nazionale. Sparirebbero anche 12 prodotti di punta e 15
voci del commercio con l'estero per un saldo attivo di 33
miliardi di euro nel 2004. Saldo attivo nonostantele asimmetrie nei cambi, il dumping cinese, le contraffazioni dei
marchi. Prato diventerebbe come Avellino. Matera come
Nuoro. Biella,Firenzee Pisadimezzerebberola loro ricchezza. (Le statistichesono elaboratedalla FondazioneEdison).
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LE INSIDIEDELLA CINA
La specializzazionemanifatturieraitaliana assomigliamolto
a quella della Cina. Con una differenza sostanzialedovuta
alle asimmetrie socio-economicheper cui si compete ad
armi irrimediabilmenteimpari. La decimazionedella grande
impresaitalianadegli anni '80 ha reso orfani i mestieri italiani che oggi i cinesi ci insidianolasciandolisenzasupporto e
senza guida delle multinazionali
, senza le loro scuole di for-
mazione,senza la loro ricerca con le ricadute sull'indotto,
senzapoli di attrazionecon osmosi beneficheche creano e
rafforzano chi gravita attorno alle grandi aziende sane e
dinamiche.
Negli ultimi lO anni due terzi dei 40 prodotti più esportati
sono stati colpiti dalla concorrenzacinese che sul mercato
europeoci ha sottratto già oltre 15 miliardi di euro nel tessile-abbigliamento,calzature,oreficeria, mobilio,rubinetteria,
piccoli elettrodomestici,occhialeria,sedie e divani,quest'ultimi
una crescita
cinesetedesco
in Europa
del 1500%.
Noncon
so quanto
il mercato
dell'arredamento
potrà
essere recuperabileper l'Italia, complice Cina,Polonia, Slovacchia, Romania,Turchia... senza una ripianificazionedell'industriae dell'artigianatoitaliani.
IL MODELLODISTRETTUALEDA DIFENDERE
C'è, come dicevo, una pessima letteratura economicache
ritiene irreversibileil declino del sistema manifatturieroitaliano, ineludibilela crisi dei distretti, ineluttabileil predominio asiatico e del mondo emergente. Ma un recentissimo
studio di Mediobanca-Unioncamere
rileva l'esistenzadi ben
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I
Eppurec'è chi sostiene che il Made in Italy è indifendibile
assieme ai suoi distretti e che il suo successo storico sia
dipeso più dalle svalutazionidella lira, compensativedelle
inefficienze,del Paese,che non dall'efficienza del sistema
produttivo. E arrivato il tempo per cui ogni distretto dovrà
organizzarele "sue squadre"per difendere l'occupazione,il
PIL, la bilancia commerciale, la storia produttiva, i know
howacquisiti. Ma,soprattutto, perché il 50%degli addetti al
manifatturierolavora nei distretti che rappresentanoil 40%
dell'exportitalianocon punteverso il 70%.
Una realtà oggi a rischio, ma per congiunture sia interne
che esterne superabili con l'imprenditorialità non solo del
prodotto, ma anche della sua commercializzazione.(Fonte:
Il Sole 24 Ore,articoli del prof. Marco Fortis Vicepresidente
FondazioneEdison).
3.600 medie impresedinamichein crescita che appartengono ai settori del Made in Italy e, quindi, non un'alternativa
all'esistente, ma una delle sue espressioni di successo.
Cioè ricerca, innovazione,investimentie managerialitàpossono vincere la concorrenzaasiatica ancheal di fuori dell'hitech e del terziario avanzato.È un problemadi ri-organizzazione, di aggregazioni,di strutture commerciali unificate,di
politiche europee,di investimenti.
E giusto sapere che Modae Arredamentovalgono in export
42 miliardi di euro, più dell'industriatedesca dell'automobile
messainsieme.
È giusto sapere che l'Italia è il primo esportatore mondiale
di oreficeria e occhialeriaed il secondoesportatore mondiale di calzaturee di pelletteria. Si potrebbe continuarea raccontare le virtù del manifatturiero,ma la cosa che conta di
più è la convinzioneche non ne possiamo fare a meno e
che,quindi, siamo obbligati a rafforzare i modelli distrettuali
in affanno,invecchiati,insidiati.
DISTRETTICOME MULTINAZIONALI
C'è, dunque,un patrimonio, più che da salvare,da rilanciare. Non ci si può illudere aspettandoche la Cina cresca, si
arricchiscae consumiil made in Italy. La Cinaha già sottratto all'Italia,nellasola UE,9 miliardidi euro.
E siamo soltanto all'inizio. Di questo passo caleranno le
esportazioniitaliane in tutto il mondo prima di poterle compensarecon la vendita dei prodotti italiani alla Cina,se mai
ci sarà questa Cina importatrice del lusso come la fantastichiamooggi. Se non si stimola e si conquista la domanda
estera e se non sapremo cavalcarla dovunquesi presenti,
sarà difficile che riparta la domandainterna ormai svuotata
da quella riserva che proprio il boom del made in Italy nella
prima metà degli anni '90 avevacontribuito ad accumulare.
FARE SQUADRA
Non è facile "fare squadra"con la miriade di piccole e orgogliose strutture produttive.
E un'espressionescontata, ma quando è stata tradotta in
pratica i risultati sono stati immediati ed eccellenti. La
FIAMP,per esempio,è un'organizzazioneche associa calzaturieri, pellettieri, orafi e occhialeria;ha chiesto al governo
a) il marchio di origine sui prodotti importati dall'UE, b) la
lotta alle contraffazioni,c) il riequilibrio del dumping valutario cinese, d) misurefiscali a favore dell'innovazionee per la
ricerca. Ebbeneil valore aggiuntogenerato dai suddetti settori è superiore a quello dell'industriaaeronauticafrancese
del polo di Tolosa.
Possiamopermettercidi non fare squadra?
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distretti italiani sanno lavorare come pochi al mondo, ma
non
sanno
vendere,
non ne
hanno
i mezzinon
e gli sanno
uomini.relazionarsi con il mondo'
Il made in Italy si tutela non con la difesa ad oltranza, ma
con l'attacco ad oltranza. C'è bisogno di un marketing
distrettualee di un mixmarketingefficiente per riconquistare
le posizioniperse in questi ultimi anni per la quasi improvvisa "globalizzazioneasiatica".
I DISTRETTI DEL MOBILE
Brianza,Trivenetoe Marche hannopreso una legnata dalla
Germania,forse definitivaper le produzioninormali. Ormai i
tedeschi stanno spostandol'asse produttivoin Poloniae nei
Paesidel profondo est europeodimenticandol'Italia. È stata
una fortuna che il Regno Unito abbia in parte bilanciato il
calo in Germaniacon importazionieccezionalidi mobili. Ma
c'è ancora mezzo mondo da conquistare.Perfino la stessa
Germania,
più con
normali,
ma
prodotti
speciali,di non
nicchia,
dai produzioni
valori aggiunti
visibili
e con
appetibili.
O
;
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2
~
A.
con serviziextra-ordinariper prodotti ordinari.
Ma non si possono più giocare partite importanti con avversari temibili e con partner giustamenteesigenti,se si lavora
La domandac'era, c'è e ci sarà. Bisognacercarla con i pro- in ordine sparso,scoordinatie sovrapposti.
dotti e le operazioni giuste, senza aspettarla sull'uscio di I distretti devonodiventarelaboratori di aggregazioni,di poli
casa dove bussanogli altri.
,commerciali,
di centri di sviluppoe di ricerca. La sfida non
In Italia ci sono centinaiadi sistemi locali del lavoro. E arri- si gioca più nelle piccole aziende, ma sui territori che le
vato il momentodi trasformare le monocolturedel territorio ospitano attraverso la crescita dimensionale,per fusione o
in piccole o grandi multinazionalidotate di ricerca, finanzia- aggregazione,con la comunicazioneinternazionaledi marmenti, managerialità,vendita e logistica internazionale.Soli chi collettivi, con clausole europeedi salvaguardiae di antisi perde. Insiemesi vince. None of us is as good as ali of dumping, con la lotta alle contraffazioni, con il sostegno
usoRilanciaresu basi di efficienzail territorio monocolturale pubblico all'innovazione~ all'occupazione.Le aree-sistema
non significa delocalizzare,ma soprattutto creare e ricreare devonoindustrializzarsi.E questa la vera sfida che può salle condizioniper crescere,nonostantela competizionecine- vare e far crescerei piccoli di alta e buonaqualità.
se, nonostantela crisi della Germania,nonostanteil supe- Senzaquesta nuovaimprenditorialitàl'Italia, il cui manifattureuro e quant'altro. Bisognaaggregarsiattorno ai più forti e riero la rende ancora ricca e prospera, si impoverirà e si
creare poli della distribuzioneper far crescere i piccoli pro- collocherà sempre più ai margini dell'Europae del mondo.
duttori. La distribuzioneè la molla della nuovaeconomia. I Invocarel'hitech e il terziario avanzatoè corretto, ma non in
sostituzionedel "vecchio"manifatturiero.Gli accessori della
moda (15 miliardi di dollari) compensanola nostra minor
forza dell'hitech. Farmaceutico + export "povero" italiano
precedonoper importo lo stesso mix francese, tedesco e
inglese.(Valutazionidella FondazioneEdison).
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Dunquedel "made in Italy" non si può fare a meno. E portante per il PIL, l'occupazione,lo sviluppo,la bilanciadei pagamenti e la prosperitàdei territori, non soltanto delle 7 regioni più evolute,ma anche delle regioni che devono crescere
con vocazioni specifiche già presenti individualisticamente
ovunque. Aggregare, fondere, gestire poli commerciali,
essere presenti nel mondo, relazionarsicon le distribuzioni
organizzate...questo vuoi dire "fare squadra"e "multinazionalizzarsi".Chi comincia?Sicuramentei leader. E ne bastano pochi. Del resto è semprestato così.
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