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Storicamente la presenza delle donne nella realtà polacca è stata influenzata da vari modelli culturali e di comportamento. Malgrado il diritto di voto e di elezione, raggiunto nel 1918, la presenza femminile in
Noi donne
della nuova Polonia
TREND 1
di Anna Czajka
Parlamento è comunque sempre stata modesta. Ancora oggi la principale barriera è data dall’egemonia maschilista e paternalista esercitata
sui vari partiti
er un lettore italiano può sembrare
problematico esporre i problemi
della rappresentanza femminile in
una democrazia che, come quella polacca,
è ancora in uno stadio di formazione.
Tuttavia indicare alcuni tratti caratteristici
di una tale rappresentanza, che si sono
venuti formando in un processo storico e
attraverso un confronto globale, sembra
importante, anche perché una riflessione
su di essi può condurre a problematizzazioni produttive per la valutazione della
situazione in Italia e per lo sviluppo di
pratiche europee.
Per delineare queste caratteristiche seguirò un procedimento misto, basato primariamente sui risultati di ricerche sociologiche e di genere (che sono sviluppate
molto intensamente in Polonia, specialmente a seguito di cooperazioni europee),
secondariamente sulla mia esperienza
accademica, e infine su considerazioni
ricavate dalla filosofia della cultura.
La prima impressione che si ha confrontandosi con la problematica della rappresentanza di genere in Polonia è quella di
una sconcertante ambiguità: si percepisce
la forte presenza delle donne nei diversi
campi della realtà polacca, che però non si
P
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riflette univocamente in fatti quantificabili e in strutture socio-politiche.
La forte presenza delle donne nella realtà
polacca è stata influenzata da vari modelli
di comportamento, che non sono ancora
stati analizzati a sufficienza nella complessità dei loro effetti: il modello contadino (partnership nel lavoro), il modello
della piccola nobiltà terriera (szlachta) e
della intellighenzia (dal carattere romantico, in seguito trasformato nel modello
positivistico del lavoro per la patria), il
modello cattolico (con forte incidenza del
culto mariano), il modello comunista
(parità di diritti, soggettività maschile
delle donne). Nel secolo scorso ha avuto
grande importanza per la formazione delle
donne polacche l’esempio di Maria CurieSklodowska.
Va sottolineato che le donne polacche fin
dal 1918 (fin dalle prime votazioni della
Polonia tornata indipendente per l’assemblea costituente) godono del diritto di
voto, che sono state fra le prime donne a
conseguire in Europa.
La presenza delle donne nella realtà polacca si rispecchia in modo differenziato nella
loro rappresentanza nei più importanti
settori: lavoro, politica, cultura1.
TREND 1
_Il Partito delle Donne (sotto la leader, la scrittrice Manuela Gretkowska), con il suo programma trasversale e
post-ideologico ha ottenuto risultati modesti, lontani dal
rendere possibile l’ingresso al Sejm
ricevono in media retribuzioni più basse
(11% meno degli uomini; in Italia 17%, in
Europa 15%); le differenze maggiori emergono nelle categorie operaie e artigiane. Le
donne polacche occupano posti direttivi più
spesso (33%) che nella media europea
(30%); sono membri degli organi manageriali e decisionali delle grandi imprese e
strutture economiche in una percentuale
intorno al 10% (di fronte a una media europea del 3%).
Le donne polacche eseguono anche la maggior parte dei lavori domestici (familiari)
non retribuiti, di cui sono generalmente i
principali “manager” (a loro toccano in
misura prevalente le decisioni sulle spese
familiari, situazione che i sociologi polacchi
chiamano “matriarcato manageriale”), a differenza del ruolo “satellitare” delle donne
nelle famiglie italiane medie e anche della
distribuzione esattamente calcolata dei ruoli
nelle famiglie tedesche negli ultimi decenni
(dopo il 1968). Malgrado l’accresciuta
Grazia Neri_AFP
Lavoro e retribuzione
Le donne polacche del secondo dopoguerra sono donne lavoratrici. Attualmente
hanno un’occupazione la maggior parte
(oltre il 90%) delle donne con istruzione
secondaria superiore e universitaria, oltre il
60% delle donne con istruzione media e
oltre il 40% delle donne con istruzione elementare.
Benché abbiano una carriera professionale
più stabile e non cambino volontariamente il
posto di lavoro a causa delle difficoltà finanziarie delle loro aziende, le donne polacche
occupano generalmente posti di lavoro meno
stabili. Il tasso di disoccupazione non mostra
differenze rilevanti tra uomini e donne
(18% e 19,7% rispettivamente). Le donne
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influenza del modello cattolico della moglie
che lavora a casa, sono sempre più numerosi
i polacchi che approvano il modello della
partnership e il lavoro della donna fuori
della famiglia (anche per la prospettiva di
maggiori opportunità materiali per la famiglia).
Le donne non hanno bisogno di
Politica
Malgrado il diritto di voto e di elezione
raggiunto nel 1918, la percentuale delle
donne elette al Parlamento tra le due guerre
raggiungeva a malapena il 2% al Sejm
(camera bassa) e il 5% Senato. Nel periodo
della Repubblica popolare, sebbene l’uguaglianza tra uomini e donne fosse ufficialmente proclamata e ideologicamente propagandata, la presenza delle donne al Sejm non
superava il 23%; le donne non erano visibili
nel dominante partito PZPR [Partito operaio
unificato polacco] (se non formalmente, per
una specie di ruolo di “vetrina”), erano pressoché assenti nel Comitato centrale e negli
altri organi dirigenti. È degno di nota che il
numero delle donne attive politicamente sia
rapidamente diminuito negli anni del “disgelo” politico (come il 1956 e il 1989); fatto
che segnala la regolare esclusione delle
donne dalle fasi costituenti e dai processi di
rinnovamento legislativo.
L’attuale rappresentanza delle donne al Sejm
e al Senato ammonta al 20%, percentuale
allineata alla media europea. Al momento, a
parte episodi “di colore” che possono confermare stereotipi femminili negativi (comportamenti che suscitano scandali, sottomissione alla chiesa), non è possibile scorgere nessuna versione specificamente femminile
della politica. Gli esempi attuali migliori
sono realizzazioni di modelli maschili oppure di politiche pro-famiglia.
A questo punto, anticipando le conclusioni di
questo articolo, si potrebbe già chiedere:
quali potrebbero essere i tratti caratteristici
della femminilità nella politica? Se ci riferissimo a una delle poche fonti di concezioni
filosofiche dell’identità femminile, ai lavori
della filosofa ebreo-tedesca Margarete
Susman2, la risposta sarebbe: l’adeguarsi alle
situazioni attualmente vissute, una permanente dialettizzazione dell’estraneità, un
approccio qualitativo e integrale ai problemi,
capace di guardare alla dimensione dei fini a
cui sono subordinate le forme di agire riconosciute.
l’insegnamento che mi ha dato
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compassione e sono capaci di
qualunque sacrificio, per fare
qualcosa. Questo è
la Polonia [...]. Le donne sono
capaci di tutto quello di cui
sono capaci gli uomini, bisogna
solo darne loro l’opportunità,
gliela si è data solo di rado. Ma
gliela si dovrà dare. E questo
giorno verrà e allora le donne,
come ho scritto, avranno occhi
d'oro, avranno capelli d’oro.
[…] Verrà questo giorno in cui
saremo liberi da tutto, da
questa sporcizia, da questa
miseria. [...] E verrà a cadere
tutto quello che oggi ci rovina
[…] Saremo liberi gli uni con
gli altri, uomini e donne. E
riscopriremo la bontà e l’amore
e questa sarà la nostra libertà.
Ingeborg Bachmann
_A fianco, Maria Curie-Sklodowska, il cui esempio ha
avuto una grande importanza per la formazione delle
donne polacche nel secolo scorso
TREND 1
Corbis
Nel Parlamento europeo la rappresentanza
delle donne polacche è una delle più deboli:
raggiunge il 13% a fronte della media europea del 30 percento. Questo fatto viene
interpretato come risultato della forte concorrenza degli uomini, che vedono nell’attività politica europea l’opportunità di una
carriera economicamente vantaggiosa.
Diametralmente opposta è la situazione ai
livelli più bassi dell’amministrazione e della
rappresentanza politica, meno economicamente attraente per gli uomini. Qui, per
esempio, la carica di “capo villaggio” (soltys)
è oggi occupata prevalentemente (oltre
85%), e in misura sempre crescente, da
donne, che raggiungono risultati sempre più
evidenti nella buona amministrazione dei
comuni rurali.
Cultura
Sorprendentemente forte è la presenza
delle donne nella cultura, tradizionalmente
monopolio maschile. Le donne sono attive
particolarmente in quei settori della cultura
che non si convertono immediatamente in
attività politiche.
Sono ben noti i risultati di studi comparativi
europei concernenti le carriere accademiche
delle donne: in Polonia il ruolo di professore
ordinario è occupato da donne nel 18% dei
casi (in Germania nell’8%), percentuale
inferiore solo a quelle di Portogallo,
Lettonia, Finlandia ed Estonia (Paesi con
forti tradizioni cattolica o protestante).
In Polonia il numero delle donne che conseguono l’abilitazione alla docenza universitaria è più alto che in Germania; le donne attive nella docenza e nella ricerca sono meglio
integrate nelle strutture accademiche, le loro
carriere hanno uno sviluppo più ”dolce”,
meno esposto a sbarramenti od ostacoli
(come essere confrontate con l’alternativa:
“adesso o mai più”); a differenza che in
molte situazioni europee, riescono a conciliare la carriera con il matrimonio e la maternità: il 90% di loro sono sposate, il 75%
hanno figli. Questo è un effetto (di solito
non considerato nelle analisi statistiche) di
un modello di famiglia supportato dalla
generazione dei nonni e del modello socialista dell’ambizione a realizzare se stessi tramite una carriera professionale.
I settori delle scienze umane (come per
esempio la polonistica) sono caratterizzati da
forti personalità femminili; altre professioni
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NOI DONNE DELLA NUOVA POLONIA
ra mondiale, fino a Wislawa Szymborska,
Premio Nobel, nel dopoguerra) è una delle
più ricche dell’Europa, e non ha equivalenti,
per esempio, in Germania o in Italia. Oggi è
rappresentata da autrici come Dorota
Maslowska, Izabela Filipiak, Kinga Dunin,
Manuela Gretkowska. Questa letteratura,
pur critica nei confronti dell’eredità contenuta nelle figure normative tradizionali
della donna polacca madre e patriota, colloca
al suo centro l’aspirazione a intensificare e
realizzare la vita nella pienezza dei suoi
aspetti.
_La poesia femminile polacca, che ha una sua tradizione
storica, è una delle più ricche d’Europa. Oggi è rappresentata da autrici come Dorota Maslowska (sotto), Izabela Filipiak, Kinga Dunin e Manuela Gretkowska
Grazia Neri_Oeil public
tradizionalmente preferite dalle donne sono
la medicina e l’insegnamento.
Si deve inoltre considerare il vasto e profondo contributo delle donne alla cultura polacca nell’ambito della letteratura e della poesia, che – se vogliamo seguire le concezioni
sviluppate da Vico fino a Kloskowska3 –
costituisce la pietra angolare della cultura e
crea i sistemi simbolici a cui ci si riferisce
permanentemente. Sappiamo che il sistema
simbolico della cultura – come dimostra
bene l’esempio della Polonia del periodo
delle spartizioni – è una componente costitutiva della comunità nazionale, più forte delle
strutture statali.
La poesia femminile polacca (che ha una sua
tradizione storica: da Eliza Orzeszkowa e
Maria Konopnicka tra Otto e Novecento,
Zofia Nalkowska prima della Seconda guer-
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_In Polonia le donne sono attive particolarmente in quei
settori della cultura che non si convertono immediatamente in attività politiche. Sotto, Roza Thun, a capo della Fondazione Schumann di Varsavia
delle donne potrebbe essere subordinata al
principio di intensificare la vita e il suo
senso, potrebbe orientare le relazioni interpersonali verso una direzione sentita come
quella giusta, in un modo più sensibile e differenziato, meno di routine, di quanto sia
avvenuto finora.
La politica delle donne, provvisoriamente e
utopicamente caratterizzata dall’impegno a
trovare un orizzonte di vita sensata, ovviamente in cooperazione con gli uomini,
potrebbe offrire un’opportunità per uscire
dall’attuale impasse politica.
Passi da compiere
La principale barriera per la rappresentanza politica delle donne in Polonia è il
sistema attuale di formazione e finanzia-
Grazia Neri_Oeil public
Iato impressionante
La precedente combinazione dei dati concernenti la rappresentanza politica delle
donne polacche con i dati relativi alla loro
importanza nella cultura mostra uno iato
impressionante. La rappresentanza effettiva
sembra inadeguata e pare indicare una tensione tra la situazione fattuale delle donne e
un orizzonte inespresso di valori femminili4.
Inoltre è possibile avanzare l’ipotesi che il
tipo di politica praticato attualmente è
incompatibile col potenziale di femminilità
contenuto nella vita culturale. La politica
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mento dei partiti, che perpetua i rapporti di
potere – paternalistici – esistenti. Nella maggior parte dei partiti, dominati da uominipaternalisti, prevale il timore della concorrenza interna ed esterna delle donne. Perciò
solo un numero minimo di donne è ammesso nelle liste di candidati, persino nei partiti
il cui programma include la promozione dell’uguaglianza di genere, e i deputati prestano
poca attenzione alle rivendicazioni delle
organizzazioni (non governative) delle
donne. Un indicatore caratteristico di una
situazione di crisi è la discrepanza tra la politica dei deputati e l’opinione pubblica, che
inequivocabilmente appoggia un’equa partecipazione delle donne alla politica. Dopo le
ultime elezioni (ottobre 2007) la partecipazione delle donne al governo e al Sejm è
ancora diminuita. Il Partito delle Donne, con
il suo programma trasversale e post-ideologico (sicurezza economica per le donne, protezione della loro salute, assicurazione delle
condizioni per l’educazione dei bambini,
modificazione della politica statale e internazionale dal punto di vista femminile), ha
ottenuto risultati lontani dal rendere possibile l’ingresso al Sejm.
Tutto ciò indica la necessità di correggere
questo stato della rappresentanza politica
sottoponendo agli organismi internazionali
(dell’Unione Europea) richieste e proposte
miranti a introdurre un sistema di quote.
Questa sarebbe la prima condizione per realizzare un’uguaglianza di genere che tenga
conto della loro specificità. Ciò farebbe probabilmente sorgere molti nuovi problemi
che al momento non possono essere previsti,
ma la cui manifestazione è inevitabile e presumibilmente feconda.
La problematica della rappresentanza femminile mostrerà la sua difficoltà radicale
nella dialettica tra una rappresentanza
immediata di genere (delle persone del genere femminile) e una rappresentanza qualificata dall’impegno per difendere gli interessi
delle donne e quelli di un dialogo tra i sessi.
Un altro problema da affrontare sarà quello
di una comunicazione genuina di questi
interessi nei media dominati dalle lobbies
esistenti.
Ulteriori difficoltà avranno carattere generale e persino filosofico: di fronte alle inadeguatezze della democrazia, che provocano un
fluttuare e sovrapporsi caleidoscopico di idee
e comportamenti, sarà necessario riflettere
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sugli atti del comprendere e del giudicare,
che non dovrebbero ridursi a opzioni digitali
su un menu già predisposto, ma dar vita a
una ricerca della verità continuamente rinnovata.
L’introduzione di un sistema di quote
dovrebbe essere accompagnata dallo sforzo
per avvicinare l’orizzonte culturale dei valori
femminili ai campi dell’azione pratica, per
tradurre tali valori in proposte concrete
riguardanti soluzioni politiche, economiche e
amministrative.
Un momento indispensabile per questa svolta è la ricostruzione della tradizione dell’attività sociale delle donne, dei modelli di femminilità e delle categorie del pensiero femminile (tenendo conto del loro aspetto interculturale). Queste sono le condizioni di un
contributo specifico delle donne al dialogo
tra i sessi. L’analisi dei valori femminili nelle
singole culture così come la descrizione dei
diversi canoni culturali (che sono come fibre
fluttuanti) rientrano tra i compiti principali
all’interno della politica di genere e del processo di definizione dell’identità europea. In
questo permanente sforzo di definizione il
problema della vita va affrontato non
aggrappandosi a dogmi tramandati, ma
cogliendo la vita contemporaneamente come
qualcosa che è “più che vita” e che “dà la
vita”.
1. L’esposizione della rappresentanza femminile in questi
settori si basa su dati contenuti nelle seguenti pubblicazioni:
Krajowy System Monitorowania Równego Traktowania
Kobiet i Mezczyzn [Sistema nazionale di monitoraggio del
pari trattamento di donne ed uomini], Scholar, Warszawa
2006 (financed by European Project PHARE); Malgorzata
Fuszara, Kobiety w politice [Donne in politica], Trio,
Warszawa 2007; Renata Siemieƒska, Annette Zimmer
(eds.), Gendered Career Trajectories in Academia in CrossNational Perspective, Scholar, Warszawa 2007.
2. Si veda in italiano Margarete Susman, Il senso
dell’amore, a cura di Anna Czajka, Diabasis, Reggio Emilia
2007. Mi permetto anche di rimandare all’articolo di uscita
imminente: Anna Czajka, La donna e l’amore: poesia,
metafisica, cultura. Appunti sul contributo di Margarete
Susman al pensiero femminile e alla cultura del dialogo tra i
sessi, in “Nuova Corrente” (Genova), 2008 (55), nr. 141.
3. Si veda Anna Czajka, Kloskowska e il problema
dell’interculturalità, in east, 2008, nr. 19, pp. 108-118.
4. Su questo argomento si veda la recente pubblicazione di
Anna Titkow, Tozsamosc polskich kobiet [L’identità delle
donne polacche], Wydawnictwo IFiS PAN, Warszawa 2007.