lume di speranza

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lume di speranza
lume di speranza
La rivista della CBM Missioni cristiane per i ciechi nel mondo
N. 1 • 2010
India:
la vista
ritrovata
insieme per fare di più
Care amiche,
cari amici,
Aiuti d’emergenza per Haiti
Il 12 gennaio, la regione in cui sorge la capitale haitiana è stata rasa al suolo da
un sisma di magnitudo 7 sulla scala Richter. La CBM presta aiuti d’emergenza
per mezzo dei suoi partner locali.
i tragici eventi di
Haiti mi hanno profondamente scosso:
tre milioni di persone hanno perso
tutto, i morti e i feriti si contano a centinaia di migliaia. Gli aiuti faticano a giungere a destinazione, gli ostacoli sono ancora molti. Il senso di impotenza è dilagante. Chi si sarebbe potuto preparare a
una simile e inattesa catastrofe?
I nostri partner locali stanno facendo
tutto quanto in loro potere per portare
aiuto alle vittime del terremoto, salvando quante più vite possibile. Dopo
tante notti insonni, le giornate restano
piene di dolore e preoccupazione. Gli
abitanti di Haiti hanno perso tutto: parenti e amici, casa e lavoro.
Vi sono immensamente grato per le vostre promesse di donazione, i vostri versamenti, la vostra solidarietà e il vostro
appoggio. Grazie a voi, abbiamo potuto
salvare vite, lenire la sofferenza e ridare
un barlume di speranza.
Con la ricostruzione, i nostri partner
hanno ripreso gli aiuti mirati alle famiglie. Le ferite dell’animo col tempo si rimargineranno e lentamente tornerà il
coraggio di guardare avanti. Con l’aiuto
e il sostegno di tutti, un nuovo inizio è
possibile.
E proprio a un nuovo inizio ho potuto
assistere in India, dove le persone handicappate non smettono di lottare nonostante le condizioni deplorevoli in cui
sono costrette a vivere, dove gli ospedali
si prendono cura con grande affetto dei
pazienti nonostante siano sovraffollati,
dove viene incoraggiato il potenziale dei
bambini ciechi e altrimenti disabili, come
Leela, la bimba di cui potete leggere la
storia in questo numero. Simili miracoli
sono possibili soltanto grazie alla vostra
solidarietà. Grazie di cuore.
Hansjörg Baltensperger
lume di speranza
La sorte si è accanita duramente contro i tre milioni di abitanti della regione di Port-au-Prince, già poverissimi prima della catastrofe. Ad avere
la peggio, sono in particolare gli handicappati e le loro famiglie. Come può
un disabile fisico o un cieco farsi largo
tra i detriti? Come potrà mai rimpiazzare i mezzi ausiliari andati distrutti o
persi? Come farà a beneficiare degli
aiuti d’emergenza se non può raggiungere i punti di distribuzione? La
cinquantina di operatori attivi nei cinque progetti sostenuti dalla CBM ad
Haiti segue ogni anno duemila disabili
e cura più di 100 000 malati agli occhi
e audiolesi. Ora, nonostante siano essi
stessi e le loro famiglie vittime del terremoto, stanno prestando i primi soccorsi. Il sisma ha però danneggiato le
apparecchiature e i locali, e la CBM si
sta adoperando per porre rimedio a
questo stato di cose.
I danni sono ingentissimi. Un ospedale
pediatrico si è ripiegato su sé stesso e
interi insediamenti sono franati dai
fianchi delle montagne. L’ospedale
pediatrico Grace Children Hospital sostenuto dalla CBM ha riportato solo
lievi danni e i tre ospedali gestiti dai
partner locali della CBM lavorano a
ritmo continuo per curare le fratture e
le infezioni, non di rado è necessario
ricorrerere all’amputazione. I pochi
nosocomi ancora funzionanti sono
sovraffollati.
Quattro giorni dopo il terremoto è atterrata ad Haiti la coordinatrice degli
aiuti d’emergenza della CBM Valérie
Scherrer. A pagina 6 vi proponiamo
un’intervista fatta un giorno prima
del terremoto che ha devastato Haiti.
La lunga esperienza ha insegnato alla
signora Scherrer che «l’unico modo
per risolvere i problemi è quello di
porgersi la mano e darsi da fare tutti
assieme».
Per maggiori dettagli sull’operato
della CBM ad Haiti e sui suoi progetti
sul posto potete consultare il nostro
sito www.cbmswiss.ch alla voce
«Notiziario».
Appello a sostegno de
gli aiuti d’emergenza
Consentite ai nostri op
eratori locali di presta
re aiuti
d’emergenza e alla ric
ostruzione. Siate con
noi al fianco
delle vittime del terre
moto.
India:
la vista ritrovata
I parenti in trepida attesa davanti al reparto di chirurgia non staccano gli occhi dalla porta che dà sulla sala operatoria.
Tra di loro, Rao Sreenivas, il papà di Leela, la ragazzina di nove anni che in questo momento si trova sotto i ferri.
Leela, penso, potrebbe essere mia figlia.
Hansjörg Baltensperger
Nella testa di Rao si affollano mille
pensieri, ma lui non può far altro che
aspettare. I minuti passano con esasperante lentezza mentre il destino
di Leela è riposto nelle mani del chirurgo oculista dott. Manjunath Ravindra e dell’anestesista, di cui papà
Rao si vuole e si deve fidare. In
fondo, cinque settimane or sono è
stato operato il primo occhio e tutto
è andato per il meglio. Ogni intervento comporta tuttavia dei rischi,
già a partire dall’anestesia totale. I
miei pensieri e le mie preghiere sono
tutti per la piccola Leela.
glia superava le sue possibilità. Non
c’erano soluzioni in vista: l’ospedale
regionale chiedeva 550 franchi per
occhio, un capitale per Rao, che con
un reddito di due franchi al giorno
riesce a malapena a mantenere la
moglie e i due figli.
Un futuro compromesso?
Rao si sentiva come se stesse viaggiando a tutta velocità in piena pioggia monsonica lungo una strada ripida e scivolosa. Dopo che un compagno di scuola l’aveva colpita all’oc-
I parenti preoccupati non staccano
gli occhi dal reparto di chirurgia.
chio destro con una pietra, la vista di
Leela aveva incominciato a scemare.
Per un po’ era ancora riuscita a seguire le lezioni sedendosi direttamente davanti alla lavagna, ma poi il
buio ha preso il sopravvento e la
bimba è dovuta rimanere a casa.
Papà Rao era preoccupato per il suo
futuro: «Che cosa ne sarà di lei
quando sarò vecchio e non potrò più
mantenerla? Nessuno sposa una
Una situazione disperata
«Mi sentivo così impotente», ricorda
papà Rao. L’autista di tuk-tuk (un pittoresco tassì a tre ruote) è abituato
ad affrontare gli ostacoli e risolvere i
problemi che gli si parano sul cammino, ma l’incipiente cecità della fiLeela ha perso la vista a causa della
cataratta.
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Miss Svizzera 2008 Whitney Toyloy, che ha accompagnato Leela alla clinica oftalmologica sostenuta dalla CBM, ascolta le spiegazioni del dott. Ravindra mentre osserva l’occhio affetto dalla cataratta.
donna cieca che non è in grado di
fare i lavori di casa».
La squadra della speranza
Alcune settimane dopo l’incidente di
Leela, un parente racconta che una
squadra mobile della clinica oftalmologica Sankar si trova nella regione
per visitare i poveri! Senza pensarci
due volte, papà Rao si reca con la figlia nella clinica sostenuta dalla CBM
nella città di Vishakapatnam, distante cinque ore di viaggio. Il dottor
Ravindra conferma la diagnosi dell’ospedale regionale: Leela soffre di
cataratta congenita, il cui decorso è
stato accelerato dal colpo inferto con
la pietra.
Un ultimo sguardo e un respiro profondo prima di accedere alla sala
operatoria.
lume di speranza
Massima concentrazione: il chirurgo
oculista dott. Manjunath Ravindra.
Una gioia insperata
Una seconda notizia ha immensamente rallegrato papà Rao. Posso immaginarmi quanto gli sia costato non
gettare le braccia al collo del dottor
Ravindra! «Ero così riconoscente
quando il medico mi ha assicurato
che avrebbe aiutato mia figlia – gratis!»
Montagne rosa
Il cristallino destro di Leela è stato sostituito con uno artificiale nel corso
di un breve intervento andato nel migliori dei modi. Liberata dal velo grigio che le offuscava gli occhi, la ragazzina ha potuto per la prima volta
vedere il mondo nitidamente e a colori, persino in lontananza: «Per
prima cosa ho guardato dalla finestra
e ho visto le montagne! Erano tutte
rosa!».
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Ora che ci vede bene, persino aiutare in casa è una gioia per Leela.
La migliore qualità anche per
i poveri
Nella clinica oftalmologica Sankar di
Vishakapatnam vengono eseguite
ogni anno più di 15 000 operazioni e
seguiti circa 70 000 pazienti, offrendo a chiunque bussi alla sua
porta le cure migliori, dai malati che
vivono nella più totale indigenza a
quelli benestanti, che sono la minoranza. Dato che le prestazioni della
clinica sono finanziate dai pazienti
paganti, dai contributi statali e dalla
CBM, chi è privo di mezzi viene curato gratuitamente. La struttura è disposta su cinque piani e comprende
un reparto completo di oftalmologia, a cui si possono rivolgere bambini e adulti con la cataratta, il glaucoma, problemi alla cornea e alla retina. Il servizio di ottica si occupa
specificamente di terapie e mezzi ausiliari. La clinica organizza visite di
controllo nelle scuole e con il servizio
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mobile si reca nelle regioni discoste,
nell’intento di prevenire i casi di cecità evitabile.
giante: «Mia figlia ha ricevuto una
nuova vita e io sono immensamente
grato per questo». Leela non vede
l’ora di tornare a casa e a scuola.
Ancora un po’ di pazienza
Dopo trenta interminabili minuti,
finalmente le porte della sala operatoria si aprono. Leela, ancora sotto
anestesia, viene portata in sala risveglio. Il papà attende trepidante e
dopo un’oretta la ragazzina finalmente si sveglia e subito indossa i
suoi abiti. Fiduciosa, felice e impaziente attende che arrivi il giorno
seguente.
Famiglia in festa
Tutti sono felici e accorrono in visita
alla famiglia. Tra parenti e amici,
l’unico locale dell’abitazione è subito
affollato! Commosso, assisto al miracolo compiuto grazie alle donazioni
degli amici della CBM Svizzera. Leela
spazza il cortile, lava le stoviglie e fa
i compiti con grande precisione,
nulla le sfugge più.
Finalmente libera!
Il dottor Ravindra toglie con cura la
medicazione. Leela sorride tranquilla. A quanto pare, dopo la prima
operazione andata bene, non si
aspettava nulla di diverso. La sua
vista è ora perfetta, come conferma
la visita di controllo. Papà Rao è rag-
Immensa gratitudine
Leela è stata salvata dalla cecità e da
un destino di miseria. La mamma,
profondamente grata, ringrazia
commossa il nostro chirurgo: «La ringrazio di cuore, dottore, per essere
stato la mano della divina provvidenza».
«Voi potete aiutarci a guarire i ciechi come Leela!
Un intervento alla cataratta su un bambino costa
180 franchi, su un adulto 50 franchi. Donate la
luce – la luce è vita!»
Hansjörg Baltensperger
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Sguardi e risguardi
Porgersi la mano
Valérie Scherrer di Delémont è attiva negli interventi d’emergenza da tredici
anni e da tre lavora come coordinatrice degli aiuti d’emergenza della CBM.
Il suo obiettivo è quello di evitare che dopo una catastrofe le persone handicappate vengano dimenticate. L’intervista che segue è stata fatta poco
prima del terremoto che ha raso al suolo Haiti.
Nella tua vita hai incontrato moltissime vittime di catastrofi. Che cosa ti
colpisce di più?
La loro incredibile forza di volontà e il
desiderio di tornare alla vita com’era
prima della catastrofe, nonostante
abbiano perso nel giro di pochissimo
tempo casa, famiglia e amici. Più di
tutti mi commuovono i disabili: essendo meno visibili, vengono spesso
dimenticati, ma basta fornire loro un
aiuto minimo che subito si rimboccano le maniche in favore della collettività.
Sopravvivono alle catastrofi le persone handicappate?
Ogni volta mi sconvolge sentire affermazioni tipo «non si vedono disabili
in giro, di sicuro sono tutti morti».
Non si vedono in giro perché sono
ancora nelle loro case, bloccati lì
dalla perdita della persona che si occupava di loro o dei mezzi ausiliari,
per esempio la sedia a rotelle. Basta
cercare e chiedere per trovarli.
Raccontaci di un incontro che ti ha
colpita.
Lo scorso autunno, tre tifoni hanno
devastato le Filippine. Una donna in
sedia a rotelle mi ha raccontato che
era a casa da sola e improvvisamente
lume di speranza
ha visto l’acqua salire. Nessuno sentiva
le sue urla. Ben presto si è ritrovata
letteralmente con l’acqua alla gola.
Era già certa di morire, quando all’ultimo è apparso suo figlio, che l’ha
tratta in salvo portandola in un luogo
rialzato. Per evitare che simili drammi
si ripetano, questa donna è ora membro del gruppo locale di sostegno ai
disabili, che ha preso contatto con la
protezione civile e le autorità per studiare i provvedimenti da adottare in
caso di catastrofe. Simili dimostrazioni
di forza e volontà di cambiamento mi
colpiscono sempre molto.
In che cosa consiste il tuo lavoro?
Intervengo a titolo preventivo presso i
nostri partner aiutandoli a valutare le
esigenze delle potenziali vittime di
una catastrofe, in particolare di quelle
handicappate. Io metto a disposizione
la mia esperienza e le mie competenze, loro mi spiegano le peculiarità
locali e la conformazione della regione. In caso di emergenza, occorre
agire in modo rapido, mirato e possibilmente coordinato con le altre organizzazioni. La CBM e i suoi partner
portano aiuti d’emergenza generici,
ma anche specifici per i disabili, i quali
vengono coinvolti direttamente.
Quanto è importante riuscire a mettersi nei panni delle vittime?
È fondamentale, altrimenti non potrei fare il mio lavoro. Per poter assistere nel modo migliore le vittime di
una catastrofe, devo essere in grado
di immedesimarmi nella loro situazione, di ascoltarle, di comprenderle.
Ogni dramma è diverso, non è possibile intervenire con soluzioni preconfezionate. È importante ascoltare le
vittime, sono loro gli esperti che mi
aiutano ad aiutare.
Come fai a resistere di fronte a tanta
sofferenza?
Mi basta guardare il volto sorridente
di una persona handicappata che cre-
deva di essere stata dimenticata. La
sua gratitudine mi sprona a impegnarmi ancora di più. Ogni successo
equivale a un progresso, ogni intervento mi insegna qualcosa, ogni incontro è unico e un grande arricchimento. Non lavoro secondo schemi
fissi, mantengo un approccio critico,
osservo, scopro, aiuto a eliminare le
ingiustizie e a sviluppare nuove soluzioni per ogni problema.
Che cosa limita il coinvolgimento dei
disabili?
Le persone handicappate vengono
regolarmente dimenticate dalle unità
di intervento. Non è per nulla evidente far capire ai normabili che i disabili possono sopravvivere a una catastrofe e partecipare ai soccorsi. I
pregiudizi sono radicatissimi: i disabili non sono in grado di agire né di
comunicare tantomeno di apprendere; non hanno bisogno di aiuti speciali e non possono rendersi utili. La
CBM si adopera affinché le altre organizzazioni non ignorino più gli
handicappati, rendendo i punti di distribuzione accessibili a tutti e trasmettendo le comunicazioni in modo
acustico e visivo. Soltanto i disabili
sanno riconoscere le barriere, per eliminarle occorre quindi coinvolgerli, a
vantaggio dell’intera popolazione.
Dove trovi tutta questa energia?
Vedere le persone che si aiutano tra
di loro mi dà un’enorme carica. Ogni
situazione d’emergenza presenta
nuove sfide che mi motivano a dare il
massimo. L’unico modo per risolvere i
problemi è quello di porgersi la
mano e darsi da fare tutti assieme,
fedeli al motto della CBM «insieme
per fare di più».
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blickKontakt
La colletta natalizia dei bambini di Thun
I bambini della parrocchia di ThunLerchenfeld si sono rimboccati le
maniche e prima di Natale hanno
venduto le loro creazioni, nonostante il gelo. Con il ricavato dalla
vendita dei loro lavoretti hanno finanziato dodici operazioni alla cataratta!
«Sono stati bravissimi! Faceva un
freddo tremendo», racconta la responsabile Franziska Lüber. «ma con
ogni pezzo venduto aumentava
l’entusiasmo. I bambini continuavano a contare i soldi calcolando
quante operazioni si sarebbero potute pagare. Dopo tre ore, avevamo
incassato più di 600 franchi, un risultato fantastico!»
Gli oggetti in vendita erano lumini
e decorazioni natalizie preparati dai
bambini con materiali naturali.
Quasi tutti si sono presentati all’appuntamento il mattino di sabato
5 dicembre, in barba al gran freddo.
I passanti venivano cortesemente invitati all’acquisto, ricordando che il
prezzo era solo indicativo, ognuno
era libero di versare quello che voleva. Alla fine solo pochissimi og-
getti sono rimasti invenduti. «Siamo
tornati a casa col cuore gonfio di
gioia», conclude Franziska Lüber.
«Aiutare gli altri rende indubbiamente felici!»
«I bambini si rivolgevano ai passanti
con sempre maggiore entusiasmo e
rispondevano alle domande che venivano loro poste.»
L’essere umano, rivela uno studio
psicologico, ha bisogno di tre cose
per essere psichicamente sano ed
emotivamente stabile: l’amore, l’essere necessario con i propri talenti e
il senso di appartenenza. Se questi tre
elementi sono fondamentali per gli individui sani, lo sono
ancora di più per le
persone che nelle regioni in sviluppo vivono ai margini
della società a causa
di un handicap. Oggi
come un tempo,
i disabili continuano
a essere emarginati
o nascosti. Le loro
capacità non vengono incoraggiate,
sono considerati esseri inferiori se non
addirittura inutili.
Gli operatori della CBM si occupano
di queste persone bisognose donando rispetto, amore e prestando
loro le cure mediche, riabilitative e
psicologiche del caso fino alla loro
completa (re)integrazione.
Quando mi recato in visita a un progetto in Uganda, è stato per me affascinante vedere letteralmente sbocciare gli alunni audiolesi della scuola
speciale sostenuta dalla CBM, dove
per la prima volta in vita loro vengono considerati persone e dove
viene loro insegnato a comunicare
con il linguaggio dei segni. L’amore è
più di un sentimento – è un’azione.
Spunto di riflessione
Ricevere amore
«Anche se i nostri sentimenti vanno
e vengono, l’amore di Dio resta»
C.S. Lewis
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Christoph Hickert,
Responsabile comunicazione CBM
www.cbmswiss.ch
Peter,
un raggio di sole
Quando i bambini sorridono, lo
fanno con l’intero viso, anche se
sono affetti dalla sindrome di Down
e vivono a Mukuru, una baraccopoli
a sud di Nairobi. Questa è la storia di
Peter.
Down, una malattia che rallentava
fortemente il suo sviluppo. Con le
giuste cure, sarebbe potuto crescere
bene e un giorno acquisire una
buona dose di indipendenza.
La baraccopoli di Mukuru a sud di
Nairobi conta all’incirca un milione di
abitanti, di cui il 10 per cento è affetto da handicap. Di loro si occupa
una ventina di collaboratori dell’associazione keniota di aiuto ai disabili
sostenuta dalla CBM. Gli operatori effettuano visite a domicilio, organizzano nelle scuole incontri informativi
sulla salute e propongono – assistiti
dalle mamme - cliniche terapeutiche
diurne.
La mamma di Peter ha accettato di
farsi aiutare e da oltre due anni ese-
Peter aveva circa un anno quando
Titus, un operatore sanitario, ha bussato alla porta della capanna della
sua famiglia. Il bimbo avrebbe dovuto incominciare da settimane a
stare seduto da solo, faticava a seguire le cose con lo sguardo e aveva
un aspetto particolare. La mamma
era preoccupata che il figlioletto
avesse qualcosa che non andava, che
sarebbe dovuto dipendere da qualcuno per sempre.
Impressum
Titus ha spiegato alla mamma che
Peter era affetto dalla sindrome di
gue pazientemente gli esercizi con il
suo bimbo. Innanzitutto, con un
panno gli massaggia braccia e gambe
per scaldare i muscoli, dopo di che gli
scioglie le articolazioni dell’anca e
delle ginocchia prima di passare al
busto. Dopo di che, Peter è pronto
per incominciare con la parte attiva
dell’allenamento.
Felice e orgoglioso, Peter mostra
come riesce a salire sulla panca senza
nessun aiuto e quanti passi compie
senza alcun sostegno.
I dieci membri della famiglia di Peter
si dividono una capanna di appena
dodici metri quadrati. Gli abitanti di
Mukuru tirano a campare con lavoretti saltuari, come venditori ambulanti, domestici e operai in fabbrica.
Che in simili condizioni i bambini disabili non vengano trascurati bensì
attivamente incoraggiati è una cosa
bellissima.
Voi potete
finanziare con 60 franchi un mese di assistenza e terapia.
Rendete felici i bambini handicappati!
Editore
CBM Missioni cristiane per i ciechi nel mondo
Seestrasse 160, casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044 275 21 87, fax 044 275 21 89, [email protected]
Donazioni: conto postale 65-149199-4. Le donazioni sono
deducibili dalle imposte secondo le direttive cantonali.
Pubblicazione
5 volte l’anno per i sostenitori della CBM Missioni cristiane
per i ciechi nel mondo
Comunicazione, redazione
Christoph Hickert, Stefan Leu
Fabio Chierichetti & Co. (versione italiana)
Riproduzione di articoli e immagini consentita con indicazione
della fonte.
Abbonamenti
L’abbonamento annuale costa CHF 5.–
Tipografia/sponsor
Tipografia Franz Kälin AG, Einsiedeln
Qualora i fondi raccolti superino quelli necessari per l’attuazione
di un progetto, l’eccedenza verrà impiegata per soccorrere i più
bisognosi.