ACPreport_1.16_Italia - ACP

Transcript

ACPreport_1.16_Italia - ACP
01 2016
report
ACP
NR.
NAPOLI Un Natale a sorpresa
SICILIA Italia: un punto di arrivo o di partenza?
INDIA La fede all‘ombra dell‘Himalaya
UCRAINA Tra guerra e miseria
re.
parole fcohrita
i.
azioni
Desideri conoscere meglio il lavoro di ACP? Contattaci: verremo volentieri a presentare il nostro impegno missionario anche nella tua chiesa.
Per informazioni: Tel. +39 011 297 58 08 I [email protected]
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AC PREPO RT
EDITORIALE
Indice
Editoriale
2
Editoriale
3
Svizzera
Un‘aggressione che fa riflettere
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Italia
Napoli: un Natale a sorpresa
Cari amici,
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Italia
Italia: un punto di arrivo o di partenza?
l’avrete notato anche voi: tutto, attorno a noi, si muove
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India
La fede all’ombra dell‘Himalaya
sempre più velocemente. Dopo secoli di calma apparente, il XXI secolo ha visto un’accelerazione su tutti i
10 Ucraina
L‘Ucraina tra guerra e miseria
fronti, nel bene e nel male: gli spostamenti sono sem-
12 Aiutaci
Cerchiamo ambasciatori, intercessori e promotori
sempre più fluidi, le certezze sempre meno solide.
13 ACP valori e obiettivi
Breve profilo
Ondate sempre più massicce di disperati si affollano
pre più rapidi, la società sempre più instabile, i valori
14 ACP promozioni
Informazioni legali
ai nostri confini, la povertà è una piaga sociale sempre
15 Moldavia
Un trasloco che cambia la vita
più confuse, prive di punti di riferimento spirituali.
16 Cuba
Profezie mancate
più pressante, le persone accanto a noi sono sempre
ACP non può rimanere indifferente di fronte a questi
bisogni, e si impegna per cambiare le cose. Su questo
numero vi parliamo del duplice lavoro che, insieme ai
nostri partner locali, svolgiamo in Italia, tra i bisognosi
e gli immigrati, in Ucraina, dove tentiamo di portare
una carezza e un sorriso a persone strette tra guerra
e miseria, e in Moldavia, dove offriamo a tante famiglie
indigenti un aiuto per ricominciare.
Il mondo corre sempre più veloce, ma ACP non resta
a guardare. Con il tuo aiuto, tenere il ritmo sarà più
In copertina
Su ogni barcone
che attraversa il
Mediterraneo sono
stipati centinaia
di profughi. Quale
sarà il loro destino?
semplice.
Cristoforo Gautschi
Direttore ACP Onlus
A C PR E P O R T
SVIZZERA
Un‘aggressione
Un inquietante
episodio ha coin­
volto Kurush,
collaboratore di
ACP, attivo in
Turchia e in Siria.
La sua testimo­
nianza di fede
ha dato fastidio
a qualcuno.
che fa riflettere
Andreas Rossel
Public Relations I Multimedia
“Ehi, tu!” Sul portone di casa Kurush riceve uno
spintone alla schiena e, quando si gira, un pugno gli
rompe il naso.
«Quattro uomini mi hanno aggredito, ho visto la lama
di un coltello. Uno di loro mi ha colpito alla testa da
dietro, tenendo l’anello del portachiavi in pugno. Per
vari minuti non hanno smesso di colpirmi». Il rumore ha attirato l’attenzione dei vicini, costringendo gli
aggressori alla fuga; alla vittima, rimasta a terra
stordita, verranno riscontrati la frattura del setto nasale, una commozione cerebrale, contusioni e ferite in
varie parti del corpo.
Kurush è arrivato in Svizzera dall’Iran nel 2008, finendo ben presto nel giro della criminalità.
Arrestato dalla polizia, viene trasferito
«Per ora mi
all’Istituto per minori di Aarburg con
sento più
la prospettiva di venire espatriato non
al sicuro in
appena raggiunta la maggiore età.
Siria che qui In quel periodo però la sua vita comincia a cambiare. «Nel periodo trascorso
in Svizzera:
all’istituto
- ricorda - ho parlato a lungo
lì non mi è
con
un
pastore
evangelico, che mi ha
mai successo
raccontato
di
Gesù.
Alla fine del 2013,
nulla».
due settimane prima del mio diciottesimo compleanno, ho avuto una crisi: in quella occasione ho pregato Gesù chiedendogli di darmi un’altra
opportunità». Che è arrivata: invece dell’espatrio
riceve l’autorizzazione a tornare a casa e, poco dopo,
il permesso di soggiorno. «Per me è stato un segno
che Dio aveva ascoltato ed esaudito la mia preghiera.
Così gli ho affidato la mia vita diventando cristiano».
Nella zona di crisi Alla fede di Kurush segue l’azione.
Partecipa a missioni lungo il confine fra la Turchia e
la Siria, passando un periodo anche nella martoria-
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ta Kobane, dove trova una situazione drammatica:
«Tutte le organizzazioni umanitarie a eccezione di ACP
- spiega - hanno lasciato il campo. Nessuno presta
aiuto, tanto meno le organizzazioni islamiche».
Kurush, che parla correntemente il farsi, il curdo,
l’inglese e il tedesco, accompagna un medico svizzero durante le visite di tenda in tenda fungendo da interprete; questa esperienza lo aiuta a sviluppare una
sensibilità per la cultura dei rifugiati. Ciò che gli sta
particolarmente a cuore è la situazione dei bambini.
«Già dal primo giorno ho visto molta miseria e sofferenza. I bambini non hanno né scuole da frequentare
né una prospettiva per il futuro». Per questo motivo
Kurush lavora soprattutto con i più piccoli: «Voglio
offrire un futuro ai bambini, e con questo obiettivo ho
messo in piedi un programma di sostegno per loro e i
loro genitori».
«Jihadista cristiano» Domenica 7 febbraio 2016:
Kurush è ospite in una chiesa svizzera dove parla
della sua fede e delle sue esperienze in Turchia e in
Siria. Sa che può essere pericoloso. «In varie occasioni sono stato minacciato dagli integralisti islamici:
mi hanno detto che sono un “jihadista cristiano”, un
estremista».
Dopo il culto, mentre sta tornando a casa, nota alcune
persone alle sue spalle. «Riesco a cogliere qualche
stralcio di conversazione: sono sicuramente albanesi». Kurush prosegue senza preoccuparsi, fino a
quando subisce l’aggressione, inaspettata, proprio
davanti al portone di casa.
«Oggi mi sento a disagio quando rientro a casa, soprattutto quando passo nei posti più nascosti. Per ora
mi sento più al sicuro in Siria che qui in Svizzera: lì
non mi è mai successo nulla».
È molto probabile che l’aggressione sia stata di
matrice religiosa. La libertà di religione, caposaldo della Confederazione svizzera, rischia di venire
messa in scacco da un gruppo di fanatici accecati
dall’ideologia? 
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AC PREPO RT
NAPOLI
Napoli: un Natale a sorpresa
ACP è una realtà missionaria ormai nota nel nord Europa;
nel corso del 2015 è sbarcata anche in Italia per dare il suo
contributo all’opera di evangelizzazione e per offrire un
sostegno concreto a chi ne ha bisogno.
Cris Gautschi
Direttore ACP Italia
Il progetto “Pacchetti di Natale” è ormai una realtà
consolidata in Europa: decine di missioni evangeliche,
tra cui ACP, con l’arrivo dell’autunno attivano i loro
volontari per raccogliere e preparare migliaia di pacchi
- quest’anno hanno superato quota 94 mila - che verranno poi distribuiti a bambini bisognosi e famiglie indigenti
delle aree più svantaggiate del Continente, portando
un momento di gioia a chi, nel corso dell’anno, fatica
perfino a fare la spesa.
uno dei responsabili della missione napoletana - abbiamo capito subito che sarebbe stata per noi una grande
opportunità di evangelizzazione e di testimonianza.
Prima di tutto di fede, ma anche e soprattutto d’amore». Grazie all’intervento di Cris, responsabile di ACP
Italia, la macchina si è mossa e meno di tre mesi dopo
arrivavano a Napoli oltre 1.500 pacchi, pronti per essere
distribuiti a bambini e famiglie. «È stata - continua Giovanni - una vera e propria invasione d’amore!».
Mille pacchi per mille famiglie L’edizione 2015 ha segnato una novità: all’elenco delle località interessate dal
progetto si è aggiunta anche Napoli. Una collaborazione
con la missione evangelica locale Christian House ha
permesso di raggiungere con un pacco dono centinaia
di famiglie del capoluogo partenopeo e dei comuni vicini,
dando ai volontari coinvolti la possibilità di stabilire un
contatto, trasmettendo l’affetto e la speranza del messaggio cristiano anche attraverso un gesto concreto.
La collaborazione di Christian House con ACP, che ha
permesso di portare l’operazione “Pacchetti di natale”
anche a Napoli, è nata lo scorso settembre. «Appena
abbiamo scoperto questa iniziativa - spiega Giovanni,
Per i più poveri Per la distribuzione sono stati organizzati momenti di incontro in quartieri ad alto rischio, in
altre zone intere comunità evangeliche hanno aperto
le porte delle proprie chiese per ospitare bambini e
famiglie disagiate, che hanno ricevuto con gioia questi
doni. Inoltre, nel corso delle festività natalizie, è stata
prevista anche una distribuzione mirata agli immigrati,
presso una struttura di Giugliano: duecento persone
hanno potuto ricevere un dono e sentirsi amate.
Azione
pacchetti regalo
Un impegno per i
bisognosi di Napoli e
dintorni
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NAPOLI
Alcune
testimonianze
Un semplice
pacco regalo
Un enorme effetto
che ha aperto i cuori
di molte persone e
che ha trasmesso
speranza
Una famiglia di Mugnano (NA): «In questo periodo
difficile, di grande crisi, ho attraversato momenti
di grande scoraggiamento. Purtroppo non lavoro
da molto tempo e per questo un mio amico che
frequenta la chiesa evangelica locale ha pensato
di farmi dono di un pacco per la mia famiglia e uno
per i miei figli. Sono stati per me di grande benedizione. Ho visto i miei figli gioire come non mai.
Finalmente vedevo nei loro occhi un po‘ di entusiasmo. Mi avete reso felice. Poi ho letto la lettera
della donatrice. Ci siamo commossi, speriamo di
riuscire a contattarla per ringraziarla!»
Daniel Eggenberger, Svizzera: Sono stato in grado di
partecipare alla distribuzione di pacchetti di Natale a
Napoli. DIversi tra i destinatari di questi doni hanno
seguito la chiamata di seguire Gesù Cristo. Abbiamo
colto l’occasione per parlare con le persone e mi sono
rallegrato di vedere tutti questi occhi luminosi e genitori felici: un’esperienza davvero edificante.
Testimoniare l‘amore di Cristo A margine delle
iniziative pubbliche sono stati moltissimi i contatti che
i volontari locali hanno sviluppato con singole famiglie,
effettuando una distribuzione più mirata. Il tutto è stato
possibile grazie alla cooperazione tra enti, chiese e
associazioni che hanno collaborato per la buona riuscita
di questa grande operazione di amore e solidarietà che
ha permesso di avere un contatto diretto con i bambini
e le loro famiglie, testimoniando loro l’amore di Cristo
e donando un sorriso, un abbraccio e un gesto d’affetto. «Questi doni non cambieranno di certo le loro vite
- conclude Giovanni -, ma aver parlato di Cristo e aver
distribuito materiale evangelistico avrà di sicuro lasciato
un segno. Un segno d’amore».
Le zone raggiunte I pacchi sono stati
distribuiti a Napoli nei quartieri Vomero,
Camaldoli, Santa Lucia, Sanità, Quartieri Spagnoli, Arenaccia, Rione Incis,
Capodimonte, Poggioreale e nei comuni
di Ercolano, Marano, Mugnano, Giugliano, Fusaro, Melito, Casoria, Casalnuovo,
San Giovanni a Teduccio, Miano, Moschiano, Poggiomarino.
Alcune centinaia di pacchi sono stati distribuiti anche
nelle zone di Caserta e Pescara (Abruzzo).
«Una grande operazione di solidarietà e di amore
cristiano - ha dichiarato Alessandro Iovino, presidente di Christian House - che ha mobilitato tanti giovani,
e non solo, portandoli dalla Svizzera fino a Napoli. Mi
Una grande
operazione
di solidarietà
e di amore
cristiano che
ha mobilitato
tanti giovani
sono commosso nel vedere questo impegno. Qualcuno mi ha detto che, nell’aprire questi pacchi, ha
visto venire fuori l’amore: sì, l’amore che tanti hanno
avuto nel preparare i regali. Ed ecco che questo dono
è diventato qualcosa di più grande. Di più prezioso.
Questa collaborazione con ACP ci onora. È nata da
pochi mesi, ed è già così benedetta!».
La Christian House è un centro di accoglienza per
tutti coloro che vivono un forte disagio sociale e spirituale. Offrire aiuti concreti: un pasto caldo, assistenza
medica di base, abbigliamento, orientamento, ma
anche supporto psicologico e spirituale.
In particolare la missione è impegnata nel progetto
“mensa itinerante”: in sede vengono preparati pasti
caldi e beni di prima necessità che poi vengono distribuiti in vari punti della città.
La sede della missione è anche luogo di discussione
e confronto attraverso convegni, tavole rotonde e
incontri di natura culturale e spirituale. Tutti i membri
dell’opera sono volontari 
Biscotti
Si riconoscono?
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SICILIA
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:
a
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Ita ivo o di
di arrnza?
parte
Ogni settimana circa 3000 profughi
arrivano in Italia. Molti attraversano
l’Italia e proseguono il loro viaggio,
ma migliaia di loro decidono
di restare nel nostro Paese.
Cris Gautschi
Direttore ACP Italia
Nel corso del 2014 sono giunti in Italia oltre 175.000 profughi, contro i 43.000 dell’anno precedente. L’Italia è di
gran lunga il Paese europeo più accogliente e tollerante
nei loro confronti: nel resto d’Europa, infatti, i migranti
che arrivano dal Medio Oriente e dall’Africa vedono presto svanire la speranza di una vita migliore e si trovano
di fronte a una dura realtà fatta di arresti ed espulsioni,
attacchi di matrice razzista, maltrattamenti.
Noi di ACP ci siamo chiesti seriamente che cosa
possiamo fare per le migliaia di disperati che sbarcano
sulle coste italiane. Per capire meglio la situazione
e venire incontro alle necessità specifiche abbiamo
deciso di metterci in contatto con GiM-Italia, una delle
principali organizzazioni cristiane impegnate nel soccorso dei migranti. Abbiamo visitato la sede nazionale
della missione a Piedimonte Etneo, in Sicilia, e siamo
rimasti impressionati dalla passione e dall’impegno
che il direttore del centro Enos Nolli e i suoi collaboratori dimostrano nei confronti dei rifugiati. Abbiamo così
deciso di offrire a GiM il nostro sostegno, con l’obiettivo
di stabilire una collaborazione a lungo termine.
In quest’ottica abbiamo preso l’impegno di informare
le chiese sui bisogni e le attività svolte, e nel contempo
di venire incontro a questi bisogni fornendo, a cadenza
mensile, il materiale necessario ai progetti in corso.
Famiglia riunita
Adnan ha potuto
riabbracciare la
moglie e i quattro figli
Testimonianze
 Osaro (Nigeria) - Suo padre, un noto politico, a
seguito del cambio di governo aveva subìto diverse
minacce ed era dovuto fuggire dal Paese. Dopo aver
subito la perdita della madre e di un fratello minore,
Osaro e il resto della famiglia si erano rifugiati in un
Paese vicino; Osaro era in seguito giunto in Libia per
cercare lavoro, ma dopo lo scoppio della rivoluzione
era stato fatto prigioniero dai ribelli insorti contro il
regime di Gheddafi. Ferito durante un bombardamento, era stato costretto a imbarcarsi e dopo un viaggio
travagliato è giunto in Italia. Durante il soggiorno nel
Centro per richiedenti asilo di Mineo, Osaro ha aperto
il suo cuore a Dio. Che lo ha consolato: Osaro è riuscito
miracolosamente a rimettersi in contatto con la fidanzata, della quale aveva perso le tracce per sette anni, e
poco dopo ha ritrovato anche suo padre, ristabilendo
un contatto perduto ben nove anni prima. Dopo aver
ricevuto in Italia un permesso di soggiorno umanitario
ha potuto raggiungere i familiari nel Paese africano
dove vivevano da anni sotto protezione; lì si è sposato
con la sua fidanzata e hanno avuto un bambino. Attualmente Osaro si trova in Svezia per lavoro, ma continua
a subire i disagi della sua condizione di rifugiato perché
il suo permesso italiano non lo autorizza a stabilirsi
stabilmente in quel Paese.
 Adnan e Shabir (Pakistan) - Sono fuggiti dal Belucistan (regione meridionale del Pakistan) a causa del
genocidio in atto da anni contro il loro gruppo etnico,
lasciando moglie e figli, mentre oltre 30 mila capifamiglia come loro scomparivano nel nulla. Di tradizione
musulmana moderata, li abbiamo incontrati presso il
centro di Mineo e, giorno dopo giorno, li abbiamo visti
aprirsi al Signore e iniziare a leggere la Parola di Dio.
Grazie a Dio entrambi, dopo una complessa procedura
durata più di cinque anni, hanno potuto
beneficiare del riconoscimento dello
status di rifugiato da parte dell’ONU, e
hanno avuto così la possibilità di ottenere
il ricongiungimento familiare. Recentemente Adnan ha potuto riabbracciare
la moglie e i quattro figli, e attualmente
sta cercando lavoro in Germania.
Odissea e fuga
Osaro è stato prigioniero dei ribelli libici
A C PR E P O R T
SICILIA
 Sekani (Egitto) - Incontrato al campo di Mineo, era
appena giunto in Italia per sfuggire alla persecuzione
degli estremisti islamici contro i cristiani. Ci ha aiutato
con costanza nella distribuzione di generi alimentari
agli altri rifugiati e giorno dopo giorno abbiamo visto la
sua fede crescere. Oggi parla correntemente l’italiano,
è ben integrato, e dopo l’ottenimento del permesso
di soggiorno ha potuto maturare un po’ di esperienza
come mediatore interculturale; ama il Signore, si è
affezionato a noi e collabora in modo regolare con
GiM. Ora che in Egitto la
situazione è più tranquilla Sekani ha potuto fare
visita ai suoi familiari
rimasti nel Paese e rivedere per un’ultima volta il
padre. 
I responsabili
Enos e Margherita
Nolli, in alto: Salvo
Bonaccorsi
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GiM-Italia (Gioventù in Missione) è un movimento
composto da cristiani provenienti da diverse realtà
evangeliche; opera attraverso l’evangelizzazione,
l’insegnamento biblico e il discepolato, l’aiuto sociale e
umanitario occupandosi in particolare di sostegno e integrazione dei profughi, missioni all’estero, consulenza
familiare, accoglienza e ritiri spirituali presso le sue
strutture. Ha sedi permanenti in Lombardia, Umbria,
Sardegna e Sicilia.
Sin dall’inizio dell’emergenza profughi, ormai cinque
anni fa, dalla nostra sede di Piedimonte ci siamo attivati per fornire assistenza a Mineo (dove sorge il Centro
accoglienza richiedenti asilo più grande di Europa), a
Caltanissetta, a Catania e in vari centri di accoglienza
minori. Recentemente il nostro impegno si è esteso
con l’apertura di un nuovo punto d’incontro a Catania.
Nel primo periodo il nostro impegno si è concentrato
sulla distribuzione di aiuti pratici (cibo e vestiario) per
venire incontro all’emergenza; attualmente i nostri
sforzi puntano soprattutto alla cura e all’ascolto dei
migranti, che incontriamo regolarmente cercando di
aiutarli, incoraggiarli e sostenerli.
L’aiuto di ACP ci sta permettendo di lavorare con più
efficacia e serenità e consideriamo questo apporto una
reale risposta ai bisogni dei profughi e un esaudimento
alle nostre preghiere.
Il nuovo depliant
“le operazioni di
soccorso”: richiedilo
al nostro ufficio
Video www.acp-it.tv/italia
Filmato Abbiamo realizzato un
nuovo video sull’impegno di ACP
a favore dei migranti. Prenota una
proiezione nella tua chiesa!
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AC PREPO RT
INDIA
Heidi Al Safau ha dato tutta se stessa
per anni, ha percorso in fuoristrada
sentieri in capo al mondo, «seminando»
su un terreno duro e sassoso.
La sua testimonianza.
La fede all’ombra dell‘Himalaya
Heidi Al Safau
ex responsabile dei progetti ACP in India
Ufficialmente sono pensionata ma continuo a seguire
l’andamento dei progetti nell’India nord-orientale. Di
recente, insieme a una coppia di amici, ho affrontato un
nuovo viaggio, durato sei settimane.
Traffico stradale “indianstyle” L’India ha progettato
di collegare le sue città principali con una comoda rete
autostradale. Al momento i lavori sono in pieno svolgimento, e questo significa che nel corso del nostro viaggio siamo costretti a continui cambi di corsia e a evitare
l’imprevedibile traffico in senso contrario. Anche le
vacche sacre ci ostacolano nel viaggio perché, evidentemente, anche loro trovano le nuove strade più confortevoli per i loro spostamenti. Come se non bastasse,
alcuni abitanti del luogo hanno scoperto che le superfici
asfaltate sono ideali per mettere a seccare il riso o la
juta, e occupano alcuni tratti della carreggiata. I nuovi
tratti di strada richiedono un continuo spostamento a
zig-zag e quelli vecchi mettono a dura prova le sospensioni dell’auto, mentre passiamo da una buca all’altra.
Forse, penso, sarebbe opportuno introdurre l’obbligo di
indossare il casco anche nelle autovetture.
Che i continui scossoni facciano staccare gli specchietti
retrovisori laterali non è tanto grave, visto che in India
sono comunque superflui: tutti gli automobilisti qui
sembrano cambiare direzione «per fede». Questo, se
non altro, ci permette di ridurre le distanze rispetto alla
vettura accanto a noi, e a procedere più spediti nelle file
a quattro corsie che percorrono la città.
Non stupisce, in fondo, che con un tale trattamento a un
certo punto siano saltate due sospensioni della macchina. Poco dopo salta anche la molla dell’acceleratore,
e la mia povera automobile si trasforma improvvisa-
mente in un razzo, costringendomi a tenere il piede più
sotto che sopra il pedale. A un certo punto, su un tratto
di strada ripido e sotto la pioggia battente, la macchina
entra inaspettamente in sciopero. Soltanto la mattina
seguente un meccanico ci permette di proseguire il
viaggio.
“Produzione propria” Nonostante tutto, dopo tre giorni
arriviamo a Hangrum, dove trascorriamo momenti
preziosi con gli insegnanti, gli alunni e gli abitanti del
villaggio. Qui è in corso uno sviluppo positivo: i dodici
insegnanti sono molto motivati a portare un po’ di civiltà
attraverso l’istruzione. Uno di loro ha appena iniziato,
ma non è un perfetto sconosciuto: si tratta di Heleiwang
Riame ed è stato uno dei nostri primi studenti. A causa
della morte del padre, dopo il liceo era stato costretto
a interrompere gli studi universitari e a occuparsi della
famiglia; ora lavora nella scuola come insegnante.
Questo esempio di “produzione propria” mi entusiasma.
Incontro anche due diciottenni che frequentano il
liceo. Parlano un inglese perfetto e sono vestiti con
Da allievo a
insegnante
Heleiwang Riame
a Hangrum
A C PR E P O R T
INDIA
Convegno di preghiera nella regione dell’Himalaya Un altro momento culminante del nostro
viaggio è il convegno di preghiera nella regione
dell’Himalaya con volontari venuti dall’India,
partner dal Bhutan e dal Nepal e ospiti dalla
dalla Thailandia, ma anche dalla Svizzera e dalla
Norvegia. Durante il convegno e la riunione del
comitato direttivo veniamo a sapere come Dio ha
operato nel 2015. E ogni volta è un’emozione.
La gita improvvisata sulle montagne ai piedi
dell’Himalaya ci toglie il fiato: davanti a noi, vicinissimo, si estende l’impressionante massiccio
montuoso. L’incanto si spegne lungo il viaggio di ritorno,
su strade tipicamente “indianstyle”: discese così ripide
che la nostra jeep sembra in procinto di rovesciarsi, costeggiate da pareti rocciose friabili e minacciosi
precipizi. Il viaggio dura molte ore, in parte al buio. Il
convegno di preghiera prosegue così privatamente e
con toni piuttosto drammatici.
cura. I due raccontano di non aver dimenticato Gesù,
di frequentare una chiesa e di partecipare agli studi
biblici. Sentirli mi commuove: evidentemente il seme è
germogliato.
In capo al mondo Dopo altri tre giorni avventurosi sulle
“strade” indiane raggiungiamo Longwa, un villaggio di ex
cacciatori di teste. Dopo il caloroso benvenuto da parte
di insegnanti, volontari e bambini, rimaniamo sorpresi
dalla comodità delle stanze nella nuova foresteria: tutte
hanno il bagno con il water e una caldaia per l’acqua
calda. I due giorni che trascorriamo a Longwa sono
densi di colloqui, feste e riunioni di culto. Anche qui i
progressi sono evidenti. I primi alunni hanno ormai
completato gli studi primari, vivono in famiglie cristiane
e frequentano le scuole medie superiori.
Durante il ritorno a Siliguri ci capita l’occasione per un
safari: cavalchiamo elefanti, osserviamo rinoceronti e
altri animali esotici che in Europa non avremmo mai occasione di vedere. Arrivati a Siliguri ci godiamo i nostri
letti e pietanze finalmente senza peperoncino.
L’indovina nel tempio Gli ultimi giorni
è prevista un’evangelizzazione in un
villaggio. Alcuni abitanti si avvicinano
con esitazione e posso raccontare loro il
lieto messaggio di Gesù.
Durante un incontro di preghiera al
quale partecipano trentacinque donne,
ascoltiamo con interesse il racconto di
una di loro. Era destinata a morire prima ancora di nascere, ma il tentativo di
aborto fallì; all’età di tre anni fu portata
in un tempio e consacrata alle divinità
locali e per anni rimase sola, senza
conoscere né pace né gioia. Sviluppò
doti divinatorie e i visitatori venivano
e le portavano dei sacrifici. A otto anni ricevette una
Bibbia da alcuni cristiani. Si aggrappò a quel libro e per
la prima volta in vita sua provò un
senso
di pace. Anni dopo sentì un
All’età di tre
pastore predicare e per lei fu subito
anni è stata
evidente che doveva accettare Gesù
consacrata
nella sua vita. Da allora è una delle
alle divinità
persone più felici della terra.
locali
Sono riconoscente Anch’io sono
felice. Sono riconoscente per il buon periodo trascorso
in India. Riconoscente che tutti i nostri progetti stanno
proseguendo bene e che la benedizione di Dio è visibile.
Riconoscente per le numerose persone che hanno
trovato Gesù. Riconoscente per i giovani che hanno
completato la formazione scolastica, e in parte anche
quella universitaria, e che oggi sono sposati ed esercitano una professione.
All’inizio del mio impegno in India ho seminato su
un terreno duro e sassoso, che con il tempo in molti
luoghi si è ammorbidito: il seme ora germoglia e
stanno crescendo buoni frutti. Il lavoro e il sostegno
da parte di molti donatori non sono stati inutili. Chi
ha pregato è stato esaudito. Continuiamo a portare
avanti il lavoro insieme. 
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AC PREPO RT
UCRAINA
Il viaggio ha inizio all’aeroporto
di Francoforte. Elizabeth e il
suo team hanno l’aria un po‘
nervosa perché non hanno
idea di che cosa li aspetti...
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Elizabeth Gersner
Fundraising
Un viaggio missionario in Ucraina, in pieno inverno,
per portare un po’ di conforto a chi vive nelle zone più
isolate: una sfida che ACP ha accolto con entusiasmo
nonostante le condizioni proibitive.
Insieme allo staff prendiamo l’aereo con una certa
apprensione.
Vento gelato e montagne di neve Che cosa significa
viaggiare in una zona di crisi? Sentiremo rumore di
spari? Queste e altre domande frullano nella mia mente ma la mia fiducia in Dio supera le preoccupazioni.
Dopo una notte a Kiev riprendiamo il viaggio la mattina
presto. Un vento gelato ci soffia contro, lottiamo contro
montagne di neve e raggiungiamo stanchi e intirizziti la
stazione dei treni. Passiamo un’intera giornata in treno
attraversando un territorio sconfinato, poi altre ore
in macchina su strade sconnesse realizzate ai tempi
dell’Unione Sovietica, fino a quando raggiungiamo il
centro missionario di Slavjansk. Da qui sono nate sedici nuove comunità evangeliche nell’Ucraina dell’est.
Duecento collaboratori e volontari sono impegnati
nell’opera: guidano la scuola biblica, i centri di recupero e le nuove comunità e offrono aiuti umanitari;
rischiano quotidianamente la vita per fornire
almeno lo stretto necessario alle vittime della
guerra e per annunciare loro la speranza in Gesù.
La paura rimane Insieme a un gruppo teatrale
venuto dalla capitale, Kiev, ci mettiamo in viaggio:
l’obiettivo è consegnare, nel giro di cinque giorni,
viveri, beni di prima necessità e pacchi dono, e
per raccontare a migliaia di persone il messaggio di Gesù. Fa un freddo polare. La presenza
nella vettura dei diciotto giovani attori e di cinque
enormi costumi di animali contribuiscono a far
salire la temperatura. Il rimorchio è stipato di
attrezzature teatrali, pacchi di viveri e più di 1400
pacchi-dono.
Durante gli spostamenti attraverso le “zone
calde”, mentre passiamo accanto ai carri armati
e vediamo le bocche dei cannoni puntate verso di
noi, ci assale la paura. «La sera dobbiamo andare
via di qui perché iniziano a sparare», ci dice Ivan,
responsabile del progetto ACP in Ucraina. Sa
quel che dice perché visita questi posti una decina
La trama della rappresentazione teatrale:
un gatto furbo, una capra
stanca, una mucca saggia, un maiale innamorato di se stesso e un topo
vanitoso. Durante la ricerca avventurosa e inutile del regalo più grande, tutti trovano Gesù e
gli aprono il cuore. Gesù
Cristo è il più grande regalo di Natale che Dio ci
ha dato, ed è per tutti!
di volte all’anno. In più occasioni nel corso della giornata
veniamo fermati dai soldati che
ci chiedono i documenti. Gli avvertimenti nei punti di controllo
si ripetono: «Le strade sono
minate». Nonostante questo
proseguiamo. Abbiamo una
missione e una passione: vogliamo mostrare l’amore di Dio
in modo pratico alle persone.
Anche se, certo, abbiamo paura.
«Abbiamo mangiato cibo per
cani…» Alcuni amici hanno
donato pacchi di sopravvivenza attraverso il sito di ACP, e
ora noi stiamo trasportando questi pacchi lungo una
strada dissestata e coperta di neve verso i villaggi più
remoti dell‘Ucraina. Nell’aria fredda si sente odore di
legna e di carbone, cani randagi girano fra le lamiere
ondulate e i cespugli brulli. L’ambiente appare grigio e
deserto. Marina Popovich abita in una piccola capanna di due stanze insieme ai suoi sei figli, di cui uno è
gravemente ammalato.
È evidente che questa donna sta affrontando una situazione molto difficile ma, per amore dei suoi figli, non si
vuole arrendere. Il suo volto è segnato dalla continua
tensione. «Per tre mesi ci siamo nascosti in cantina,
noi e i nostri sei figli, di cui due neonati. Mio marito era
gravemente malato. Non avevamo finestre, né corrente elettrica, né riscaldamento. Nulla. Abbiamo mangiato cibo per cani», ci racconta Marina nel suo “salotto”
che allo stesso tempo funge da camera da letto, cucina
e lavanderia. «Avevamo paura di uscire
dalla cantina perché sentivamo sparare
«La sera
continuamente». Nel frattempo suo madobbiamo
rito è morto perché non c’era possibilità
andare via
di curarlo. È riuscito a sopravvivere alla
di qui perché guerra, ma non al cancro. Il mio tentativo
iniziano a
di immedesimarmi nella donna fallisce:
sparare»
il mondo da cui vengo è troppo diverso.
Marina è contenta che la guerra sia solo
un brutto ricordo; la miseria, invece, difficilmente verrà
superata in tempi brevi.
Ogni famiglia cui consegnamo un pacco di sopravvivenza con beni alimentari, articoli per l’igiene e com-
A C PR E P O R T
UCRAINA
bustibile, ha passato momenti difficili e vive nell’indigenza più completa. Due giorni fa una famiglia di sei
persone ha perso la casa a causa di un incendio. La
maggior parte della gente deve cercare di sopravvivere
senza lavoro e senza reddito. Tra loro c’è una donna
sola, madre di dieci figli, che l’ex-marito ha tentato più
volte di uccidere. Prima d’ora non mi ero mai trovata
di fronte a storie simili e non riuscirei a sopportarle
emotivamente se non vedessi anche la profonda riconoscenza di chi riceve i nostri doni.
Quando i bambini desiderano la pace La luce negli occhi dei più piccoli è emozionante. Due volte al
giorno svolgiamo un programma di intrattenimento
per bambini proponendo un pezzo teatrale sul Natale.
Molti di loro non hanno mai visto nulla di simile e sono
felicissimi. Un bambino di una famiglia povera mi è
rimasto particolarmente impresso: non ha un berretto,
né calzini, né guanti, e non ha mai ricevuto un regalo.
Apre il suo pacco e lancia un grido di gioia: ci ha trovato
due berretti, dei calzini pesanti e dei guanti! Mentre si
infila gli indumenti ci guarda radioso. Qui evidentemente Dio è all’opera.
Prima della distribuzione dei regali abbiamo chiesto
ai bambini quali fossero i loro desideri. Le risposte ci
hanno riportato immediatamente dall’aria di festa alla
dura realtà: «La pace. Una famiglia. Amici. Amore».
I genitori sono riconoscenti e profondamente commossi per il nostro impegno. «Non abbiamo mai visto nulla
di simile prima d’ora. Normalmente nessuno viene fin
qui, in capo al mondo!», ci dice il responsabile della
casa della cultura di Komyshne.
Le ferite provocate dalla guerra sono visibili ovunque;
la gente è affamata di speranza e di pace. Con il pezzo
teatrale per i bambini e attraverso i dialoghi con le
persone che abbiamo incontrato in questo viaggio
abbiamo tentato di comunicare l’unico messaggio che
può portare speranza e pace in quella terra martoriata: Gesù, l’unica risposta possibile ai loro bisogni.
Siamo riconoscenti a Dio per la protezione, gli occhi
felici e i cuori commossi. Vi siamo riconoscenti per
le vostre preghiere, i regali e il continuo sostegno al
nostro lavoro. 
11
12
AC PREPO RT
AIUTACI
Cerchiamo
ambasciatori, intercessori e promotori
Se ti stai chiedendo:
«posso fare qualcosa
per aiutare i cristiani
perseguitati, per soccor­
rere i bisognosi e far co­
noscere Gesù Cristo?»...
la risposta è «Sì, puoi!»
 Diventa ambasciatore di ACP Armato di un kit promozionale - depliant, materiale informativo, filmati - puoi far
conoscere ACP ai tuoi vicini di casa, ai membri della tua
chiesa locale o alla tua cellula domestica. Avrai un’ampia
autonomia operativa: le possibilità spaziano dal contatto
a tu per tu all’allestimento di uno stand a una fiera, dalla
presenza al mercato locale alla proiezione dei filmati in
incontri pubblici. Dai spazio alla tua iniziativa!
Andreas Rossel
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Sommare o moltiplicare? In questi anni le sfide si sono
fatte sempre più impegnative: catastrofi naturali, attentati terroristici, conflitti armati, il dramma dei rifugiati...
sono drammi di portata planetaria, che però ci offrono
opportunità mai avute in passato: migliaia di persone
che sono state perseguitate e messe in fuga dai loro
stessi correligionari ora si aprono al messaggio di Gesù.
Le sfide, sempre più numerose, non possono più essere
superate semplicemente aggiungendo ulteriori aiuti
umanitari: il moltiplicarsi dei drammi richiede una moltiplicazione dei soccorsi.
Forse ti chiedi: «Che cosa posso fare? Posso dare un
contributo in denaro, certo. Ma devo limitarmi a questo?» Ecco allora alcuni spunti per te.
 Sostienici come intercessore di ACP La preghiera è il
tuo punto di forza? Partecipa alla nostra azione “Preghiera esplosiva”. Ti invieremo regolarmente soggetti di
preghiera legati al nostro servizio e ti terremo aggiornato
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 Partecipa a una missione di ACP Non vedi l’ora di
uscire per metterti all’opera e dare il tuo contributo pratico con un impegno concreto? ACP ti offre la possibilità
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 Getta la rete: promuovi ACP su Facebook Sei presente con frequenza sui social network? Perché non sfrutti
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estendere ulteriormente l’attività della missione. Scrivici:
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Video recenti di ACP su www.acp-it.org
Italia - Rotta della speranza (5 min.)
Iraq - Aiuto alla sopravvivenza (3 min.)
Pakistan - La persecuzione continua (5 min.)
Siberia - Dove l’impossibile diventa possibile (8 min.)
Romania - Dare è tutto (4 min.)
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INTESTATO A
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3. ACP fa conoscere Gesù Cristo
Diffondiamo il messaggio cristiano:
 con impegno  con rispetto  col cuore
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2. ACP aiuta i bisognosi
Forniamo aiuti umanitari adeguati al bisogno:
 con tempestività  con efficienza  senza burocrazia
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1. ACP assiste i cristiani perseguitati
Diamo loro una voce e aiuto pratico:
 con coraggio  con determinazione
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ACP sta per Azione per i cristiani perseguitati. La spinta
iniziale per la sua fondazione fu data dalla situazione dei
cristiani perseguitati dietro la cortina di ferro. Investiamo
nelle persone, lavoriamo in collaborazione con partner locali
competenti, affidabili e lungimiranti in quattro continenti. Il
lavoro di ACP ha tre punti focali.
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ACP: valori e obiettivi
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L‘ALTO PREZZO DELLA FEDE
La forte testimonianza di persecuzione
di Maryam e Marzieh. Profonda ed edificante.
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I racconti e gli aneddoti raccolti in questa
pubblicazione si sono rivelati utili nell’evangelizzazione, per guidare le persone verso Dio. Molti
dei testi sono tratti da parabole bibliche.
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Chiedimi cos’è l’islam
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nero o blu) e non deve recare abrasioni, correzioni o cancellature. La causale è
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A C PR E P O R T
MOLDAVIA
15
Un trasloco che
cambia la vita
La profonda povertà che regna
in Moldavia è testimoniata anche
dalle abitazioni fatiscenti in cui
vivono suoi abitanti. Un nuovo
progetto di ACP permette loro
di passare da una situazione di
indigenza a una vita dignitosa.
Hanspeter Lehmann
Fundraising
Serghey è un agricoltore e vive con la moglie Zina, la
suocera, cinque figli propri e due orfani del vicinato in un
locale di 20 metri quadri. I pasti vengono preparati sul
fuoco del camino, che contemporaneamente riscalda la
baracca. La famiglia sopravvive con ciò che produce il
terreno dietro casa.
La buona volontà non manca Il padre fa di tutto per
offrire una vita decorosa ai figli, ma i suoi sforzi non
bastano. Soldi non ce ne sono e il mercato è troppo distante per potervi vendere i loro prodotti agricoli. L’ultimo
raccolto è andato perso a causa delle temperature che
per molto tempo sono rimaste attorno ai 50°C. Come se
non bastasse, lo Stato ha chiuso la scuola del villaggio
e con essa la possibilità per i figli di Serghey di ottenere
un’istruzione di base.
Ogni domenica la famiglia è seduta in chiesa, che raggiunge dopo aver percorso un lungo tragitto a piedi. Victor,
il pastore, in occasione di una visita a casa loro capisce
subito che così non possono sopravvivere. Poche elemosine non bastano. Senza esitazioni inizia a ristrutturare uno
degli edifici che sono stati acquistati di recente.
diverso dall’edificio fatiscente che hanno abbandonato:
nuovi pavimenti e finestre, una vera cucina, riscaldamento,
mura intonacate e imbiancate.
Serghey da allora mette a disposizione della chiesa locale
le sue conoscenze nel campo dell’agricoltura, mentre la
madre si dedica con passione a un lavoro part-time nell’istituto per portatori di handicap.
Un Natale speciale Ho visitato la famiglia e ho visto il
regalo più grande della mia vita: una casa ristrutturata,
una famiglia radiosa e riconoscente, che scintilla come un
albero di Natale.
Questo esempio di miseria estrema, nonostante tanta
buona volontà, riguarda numerosissime famiglie moldave.
Insieme possiamo dare a molti altri la possibilità di passare da uno stato di mera sopravvivenza a una vita dignitosa.
Ci sono numerosi edifici abbandonati dai proprietari che si
sono trasferiti altrove. Con appena diecimila euro è possibile acquistare e ristrutturare completamente un appartamento: un investimento che può cambiare radicalmente
la vita di intere famiglie. E noi, nonostante la distanza che
ci separa da quelle zone, con un piccolo aiuto concreto
possiamo fare parte di questo cambiamento. 
Un piacevole trasloco Ora Victor si dirige con il suo team
verso la catapecchia della famiglia, ancora ignara delle
novità, e annuncia: «Oggi è una giornata speciale! Caricate
i vostri animali nel furgone, insieme agli attrezzi ancora
utilizzabili, e salite anche voi. Lasciate stare tutto il resto!»
La famiglia non sa che cosa l’aspetta e vuole raccogliere
ancora un paio di cose. «No - li ferma Victor - lasciate qui i
materassi! Anche le stoviglie! Tutto!».
Tornati a Sarata Galbena la famiglia viene invitata prima
di tutto a farsi una doccia – un’esperienza nuova – per
liberarsi della sporcizia e dei parassiti. Poi ricevono degli
indumenti nuovi, arrivati lì con un trasporto umanitario di
ACP. I vecchi stracci finiscono nella spazzatura.
Il momento in cui la famiglia entra nella sua nuova
abitazione è indescrivibile: stanze separate per maschi e
femmine, i genitori hanno una camera matrimoniale e la
nonna una camera tutta per lei. Una casa dall’aspetto ben
Questo progetto è nato
dall‘azione pacchetti di Natale
16
AC PREPO RT
CUBA
Profezie mancate
«Tra venti anni non
ci saranno più cubani
che credono in Dio»:
la presuntuosa previsione
dei rivoluzionari
di sinistra non si
è realizzata.
chiare.
parole fo
azioni rti.
Rupert Stürenberg
Volontario di ACP
Cuba, il “paradiso delle conquiste sociali”, ha avuto il
coraggio di tener testa per decenni agli Stati Uniti.
Il partito sorpassato dalle chiese
L’elite di sinistra è riuscita a sopravvivere? Sì. È riuscita a esportare nel mondo l’ideale del socialismo
tropicale? Molto meno. È riuscita a realizzare con
coerenza il suo velleitario programma di stampo marxista-leninista? No, a eccezione dei suoi catastrofici
effetti collaterali.
Durante la nostra visita abbiamo conosciuto un credente cubano che ben testimonia la situazione: nato
nel 1961, è cresciuto durante gli anni “gloriosi” della
Rivoluzione e ha vissuto le varie fasi delle persecuzioni
nei confronti dei cristiani. Ci racconta: «Oggi le Asambleas de Dios de Cuba, per nominare solo uno fra tanti
movimenti cristiani presenti nel Paese, contano oltre
130 mila membri: un numero di gran lunga superiore
a quello degli iscritti al Partito comunista, fermo a
80 mila unità».
Un coraggio ammirevole
Siamo impressionati da ciò che sta avvenendo: i cristiani resistono nonostante le autorità minaccino confische o la demolizione arbitraria degli edifici di culto.
Gli evangelisti conservano il loro entusiasmo per Dio
e per il loro lavoro, nonostante gli ostacoli burocratici
di un regime totalitario. I Sendas, gruppi evangelistici locali, visitano con coraggio in modo sistematico i
villaggi e i quartieri più poveri per aiutare i bisognosi e
dimostrare amore per il prossimo in modo tangibile.
Dio vince sull‘ideologia
Durante un convegno abbiamo incontrato alcuni
collaboratori che da diverso tempo sono sostenuti
da ACP, e che svolgono il loro lavoro con fedeltà e
costanza. Ci raccontano che quando il direttore di una
scuola biblica della Florida consegna una Bibbia di
studio a ogni partecipante, per molti è la realizzazione
di un sogno. Gli stipendi cubani non permetterebbero
mai di affrontare una tale spesa. Equipaggiati con
la loro Bibbia e incoraggiati da oratori come Waldemar Sardaczuk e Pawel Sturz, i cristiani di Cuba si
rimettono al lavoro per allontanare ogni giorno di più
la “profezia” comunista e rendere sempre maggiore
la distanza tra il numero dei credenti e quello degli
iscritti al partito. 