Abdelaziz arrivato nel 2005 come clandestino dall`Egitto, su una barca

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Abdelaziz arrivato nel 2005 come clandestino dall`Egitto, su una barca
 INTERVISTA A EMARA ABDELAZIZ SABRY ABDELAZIZ Incontro Abdelaziz a Milano, nella sede di A.C.C.E.S.S.O, la cooperativa sociale che ha accolto il tirocinio LIFT. Abdelaziz è dispiaciuto di non potermi accogliere nell’appartamento di viale Monza: “Vi sono ancora molte cose da fare e da aggiustare e non c’era posto per sedersi. Inoltre il lunedì lavoro al mercato qui vicino ed era più vicino alla sede” afferma Abdelaziz, che anche dopo il tirocinio LIFT continua la sua doppia vita: al mattino lavora ai mercati di Milano, nei banchi come fruttivendolo, e al pomeriggio si dedica come volontario sia nell’associazione TODO CAMBIO che come socio nella cooperativa A.C.C.E.S.S.O Stefania: “ Com’è iniziata la tua storia in Italia, da quanto tempo sei qui?”. Abdelaziz: “Sono arrivato nel 2005 come clandestino dall’Egitto, su una barca, perché in Italia è difficile entrare in altri modi, più regolari. Nel 2001 avevo finito di studiare in Egitto come elettricista, poi ho lavorato come cassiere, nella sicurezza, ho fatto un po’ di lavoretti… ho il diploma da elettricista, anche se non volevo studiare quello, ma in Egitto quando finisci le scuole, ti obbligano a scegliere la scuola da fare in base ai tuoi voti… infatti non mi piaceva e dopo tre anni ho smesso… forse se avessi continuato, magari ora non ero in Italia, sai in Egitto c’è molto lavoro da elettricista e sei ben pagato. Dopo due giorni che sono arrivato in Italia, ho cercato subito lavoro: un amico mi ha accompagnato ai mercati generali e li mi sono proposto; ho imparato piano piano i nomi dei frutti, come sistemare la frutta, e tante altre cose… sai, avevo degli amici da appoggio, ma dovevo darmi da fare perché poi tocca a te, dipende molto da come impari le cose… Poi per gli stranieri è diverso: cambia il modo di cercare lavoro, come farlo, come mantenerlo, perché non è facile mantenerlo, infatti non puoi sbagliare, perché se continui a sbagliare, in tre giorni ti dicono “ciao”. Stefania: “E’ diverso dall’Egitto?” Abdelaziz: “Certo, completamente diverso: la gente lì fa i banchi con quello che hanno, qui ci sono le bilance, i bancali, sistemano la frutta in modo regolare. Qui ho lavorato con tante persone diverse e bisogna abituarsi a lavorare con tutti: si impara sempre!” Stefania: “Come è iniziata la tua storia con A.C.C.E.S.S.O?” Abdelaziz: “E’ nato tutto nel 2009, quando è stata fatta la sanatoria, ma a me è andata male perché sono stato truffato da una signora, che mi aveva promesso che mi avrebbe regolarizzato, e così io l’ho pagata tanto, ma in realtà era una truffatrice… Quando mi son accorto di tutto, ho provato ad andare da un avvocato, però non avevo trovato una soluzione, allora mi hanno consigliato di andare nello sportello di A.C.C.E.S.S.O, dove mi potevano dare aiuto, ma in realtà non era possibile fare nulla. Soltanto nel 2012 sono stato regolarizzato (dopo 7 anni che ero in Italia). Però in quel giorno del 2009 è iniziato il mio rapporto con l’associazionismo, all’inizio con TODO CAMBIO, che mi hanno coinvolto in alcune loro attività, soprattutto indirizzate a iniziative per promuovere la modifica delle leggi sull’immigrazione…Sai, in Italia è difficile se non hai il permesso di soggiorno, hai una vita d’inferno: è bruttissimo perché ti trattano come un delinquente… inoltre non vivi tranquillo, ma con agitazione, perché hai sempre paura che ti controllino i documenti e se scoprono che non sei in regola vai in prigione anche per 18 mesi (non proprio in prigione, ma nei centri di permanenza, che sono come le prigioni). Mi sono interessato alle loro attività e da lì è iniziato tutto, ho conosciuto tutti e anche Lucia, la mia tutor. Sono molto interessanti i progetti dell’associazione, perché può aiutare molti e potrà dare ospitalità per alcuni mesi alle persone che non hanno un appoggio… sai, soprattutto oggi che non c’è lavoro, è difficile per gli italiani, ma figurati per noi stranieri… Stefania: “Mi racconti del progetto di viale Monza?” Abdelaziz : “Io e Lucia ci conosciamo da quasi 4 anni… un giorno Lucia mi chiama per dirmi che avevamo vinto il progetto del comune di Milano. L’appartamento è stato confiscato alla mafia da LIBERA… il padrone ora è in carcere e usava l’appartamento per nascondere la droga: infatti quando siamo andati a vedere il posto, era tutto spaccato, dai muri al pavimento, perché la polizia aveva rotto tutto per vedere se era stata nascosta la droga. Ora stiamo cercando di rimettere a posto l’appartamento: cerchiamo sempre dei progetti che possano aiutare a finanziarci, perché bisogna rifare tutto e ristrutturare, c’è da rifare tutto. Ci vogliono molti soldi per metterlo a posto e stiamo cercando i contatti, per esempio la scorsa settimana abbiamo incontrato LIBERA, che ci ha dato il contatto con Leroy Merlin, che ci darebbe del materiale per ristrutturare.. anche LIBERA ci sta aiutando con la manodopera, ma ci vorrebbe anche il materiale… L’appartamento vogliamo trasformarlo in luogo di prima accoglienza per gli immigrati, per dare posto ad altri che hanno difficoltà: un primo appoggio, per chi non ha un supporto. Sia per chi ha bisogno di una casa, o chi per esempio ha bisogno di mettere da parte dei soldi per il permesso di soggiorno e quindi per un po’ di tempo non riesce a pagare l’affitto. Oppure chi vuole tornare per un po’ nel suo Paese, sai, qui perdi il posto di affitto se non paghi… Inoltre c’è il problema dei rifugiati, che hanno bisogno di molto supporto soprattutto sino a quando non trovano un lavoro… loro hanno molto emergenza… Io ho vissuto questo, perché per un periodo non lavoravo e avevo bisogno di un posto dove dormire… Purtroppo ci sono tante persone che hanno bisogno…ci vorrebbe un grattacielo almeno per aiutare una minima parte…infatti nell’appartamento di viale Monza, non faremo stare per sempre, ma soltanto per massimo 6 mesi, per spingere chi ci sarà a trovare lavoro e diventare indipendenti, noi troveremo un modo per fare un accordo scritto su questo” Stefania: “E con TODO CAMBIO di cosa vi occupate?” Abdelaziz: “ Io faccio parte del direttivo e ci occupiamo della mediazione, dei corsi di lingua italiana e facciamo anche uno sportello legale, per supporto per le pratiche del permesso di soggiorno… è nell’ambito dell’immigrazione… Mi piace molto, ma bisogna avere molto tempo, perché io lavoro anche e non ho moltissimo tempo… Per esempio abbiamo fatto un’assemblea con oltre 30 immigrati che vengono in associazione, per dargli supporto con i problemi che stanno avendo con la nuova sanatoria e io sono rimasto con la bocca aperta per tutti i problemi che hanno… Sai, anche io sono stato truffato, nel 2009, e non ho potuto denunciare ed è molto brutto, per quello voglio aiutare chi ha vissuto questi problemi, perché so cosa hanno passato. Stefania: “E per il futuro?” Abdelaziz: “Purtroppo qui in Italia, sai ho preso il permesso e ormai sono più di 10 anni che sono qui… sono quasi italiano… Il mio sogno è quello di avere un banco di frutta e verdura tutto mio, già mi sto muovendo perché sto prendendo la patente, ho fatto la teoria e mi manca la pratica, speriamo. Io sono musulmano e noi diciamo “il futuro è nelle mani di Dio, Inshallah”. Abdelaziz e Sara, impegnati nella ristrutturazione dell’appartamento di viale Monza