Aneddoti ebraici
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Aneddoti ebraici
24 economicrevue cultura kultura 23 Aneddoti ebraici Vička Gančeva Scherzi e barzellette esiIT stono da che mondo è mondo. L’umorismo infatti fa parte dell’essenza umana; è una delle peculiarità dell’intelligenza ed uno dei modi in cui si manifesta l'immaginativa umana. La capacità di ridere di sé stessi non è solo la strada che conduce all'autocoscienza, ma esprime anche la speciale dote di giudicare i propri errori e difetti, deridendo i quali aumentano i pregi interiori dell’uomo e la capacità di resistere alle avversità del destino. Esprimere a parole la particolarità dell’umorismo, tanto più se ebraico, è cosa veramente ardua. Mi sembra come volersi sforzare di descrivere il carattere di una nota o di un profumo. "Il genere comico in letteratura non è una strada asfaltata percorsa da un folto plotone di umoristi. Esso ricorda, piuttosto, un piccolo marciapiede di ventura per eterni ribelli..." – dice Eduard Světlík, scrittore ceco contemporaneo tra i più letti. Lo specifico dell’aneddoto in quanto tale si basa sulla sua forma breve, comica, fatta non tanto per la lettura quanto per la narrazione. Proprio per questo motivo risulta abbastanza complesso farne un'analisi. Non è possibile stabilire la nascita dell’aneddoto, né tanto meno dell'autore. Il suo fascino, il suo valore e finanche la sua sopravvivenza sono strettamente collegati al modo in cui esso è trasmesso. Infatti non tutto ciò che suona interessante durante la narrazione, lascia la stessa impressione durante la lettura, e proprio a tale scopo l’aneddoto cambia spesso forma. Anche gli Ebrei, come altri popoli, raccontavano e raccontano storielle allegre e barzellette capaci di sollevare il morale e colorire i momenti di disperazione o della vita di tutti i giorni. "Nessun altro popolo ha mai fatto sé stesso bersaglio delle proprie barzellette quanto quello ebreo – scrivevano già Sigmung Freud e Theodor Reik. Il senso dell’umorismo degli Ebrei è una vittoria su una sconfitta." Uno dei tratti più caratteristici dell’umorismo ebraico è il suo stretto legame con la Bibbia e l'Eretz Israel (la Terra di Israele). Per quanto il riso o la derisione propria agli Ebrei cinesi si possa distinguere dall’umorismo, per esempio, dei tedeschi o degli americani, in tutti si può notare la stessa nostalgia per la propria terra e la tendenza a fare riferimento agli avi. "Noi stiamo meglio sempre dove non siamo. Ma dov’è che non siamo veramente? – si chiede un ignoto autore. Molti Ebrei hanno scelto e scelgono per ritrovare il senso perduto della patria e per meglio integrarsi nella società maggioritaria, la conversione, anche come scelta di sopravvivenza. In fin dei conti però, anche dopo tutte le metamorfosi del destino, l’Ebreo è rimasto sempre Ebreo e si è accorto che niente al mondo può sostituirgli la magia dello shabbath, i millenari rituali legati alla nascita, al matrimonio, alla morte e alle festività che ne creano l'immagine intellettuale e spirituale. Neanche gli accorgimenti estetici in forma di conversione (anche se alcuni non la prendono così alla leggera) impongono un nuovo codice morale, né scalfiscono il tipico carattere ebraico. "A New York, Brighton Beach si dice "Odessa sull'Hudson". Persino le insegne lì continuano ad essere ancora in russo. Il viaggiatore arrivando stupisce: - Vivete qui ormai da anni e non avete imparato a parlare nemmeno un po' d'inglese! - E perché dovremmo? Noi comunque non andiamo in giro per l'America." "Sulla porta dell'ufficio parrocchiale c'è scritto: Venti monete d'oro per chi si fa battezzare. Natan e Aronne fermi lì davanti discutono: - Basta che ci vada solo uno di noi, poi con i soldi facciamo a metà. Dopo poco, quando il neoconvertito esce, l'amico gli chiede la sua parte così come erano rimasti d'accordo: - E su, dammi finalmente queste 10 monete d'oro! Il novello cristiano gli risponde: - Voi Ebrei non sapete far altro che pensare ai soldi. Molto spesso l'aneddoto mira al senso profondamente radicato per il commercio e le finanze. Benché la sua sottigliezza si possa facilmente rintracciare nella storia ebraica, va agli Ebrei il merito di riconoscersi apertamente questo aspetto e farvi riferimento nei loro scherzi. "Quanto fanno due più due? - Se compro o se vendo?" "Quanto meno ospiti ci sono tanto più grande è la festa." "Quanto pagherà la mamma per due chili di mele se un chilo costa 2 corone? - Non lo so, maestro, veramente. La mamma sa contrattare veramente molto bene." "Ci paga poco, ma bene." L'esperienza storica racconta che gli Ebrei nella maggioranza dei casi erano obbligati a pensare "alcune mosse" prima (non a caso i migliori giocatori di scacchi sono quasi sempre Ebrei). Sembra che proprio queste circostanze abbiano edificato quell'arte tipicamente ebrea di intuire subito le contraddizioni e contrattare immediatamente. Per questo anche nei ghetti, se non addirittura anche nei campi di concentramento, faccia a faccia con la morte, gli Ebrei conservarono la capacità di sopportare in modo smisurato la disperazione, le umiliazioni e i maltrattamenti. "Non abbassare la testa che forse ci incontreremo ancora! Alla peggio come due saponette nella vetrina di qualche profumeria." - si facevano coraggio gli abitanti del ghetto di Varsavia. "In un treno viaggiano un Francese, un Cinese e un Ebreo. Nel tè di tutti e tre galleggia una vespa. Il Francese toglie la vespa e beve il tè, il Cinese mangia la vespa e beve il tè, l'Ebreo toglie la vespa, la vende al Cinese e con il Francese comincia a trattare per vendersi il tè." L'umorismo ebraico è spesso triste, sarcastico e con una certa dose di amarezza. Si può dunque, in tal caso, parlare di riso con le lacrime agli occhi. "Non ci crederete, ma anche Sara è morta." Altro particolare dell'umorismo ebraico è l'autoironia, presente in dosi veramente rilevanti. Gli Ebrei hanno creato delle storielle che prendono di mira la particolarità del proprio carattere. Hanno inventato varie figure comiche e nell'esposizione hanno riflesso i propri difetti: i lineamenti positivi e negativi del proprio carattere. "Com'è che sono proprio i neri a fare jazz e non per esempio i Papua o gli cultura kultura Ebrei? - E chi è l'Ebreo che se ne andrebbe in giro col naso bucato?" "Dopo il primo concerto a Mosca, Menuhin fu circondato da giornalisti che gli chiedevano la sua opinione sulla scuola di violino sovietica. - La ammiro profondamente. - Cosa ne dice di Oistrach? - È un grande violinista, abbiamo suonato spesso insieme. Secondo me è il numero due al mondo. - E Kogan? - Eccellente! Il numero tre. E Vajman? - Un insigne virtuoso, lo metterei al quarto posto. - E chi è, secondo lei, il numero uno al mondo, signor Menuhin? - Eh signori, ce ne sarebbero!" "La saggezza dei sette grandi ebrei: Mosé insegnò che tutto viene dall'alto, Cristo che tutto viene dal cuore, Salomone, toccandosi la fronte, che tutto viene da un solo posto, Marx, toccandosi sotto la cintura, che tutto viene da un determinato posto, e Einstein sicuro dichiarò che tutto è relativo." Ridendo di sé stessi si rivela la vera faccia dell'essere umano. E dove, se non nel sacro rapporto tra un uomo e 23 una donna, questo è più vero? Anche in questa sfera l'ispirazione ebraica è incredibilmente varia ed eccentrica, e non risparmia niente. " - Mamma, come mai Salomone era così saggio? - Perché, figlio mio, aveva molte donne con cui si rallegrava ogni giorno." "Una donna a cui era scappato il marito va dal rabbino per sapere se questi ritornerà da lei. Siccome il rabbino è occupato, la domanda gli viene posta dal servitore. Poco dopo di ritorno, dice: - Il rabbino ha detto che tornerà, ma io penso di no. - Che strano! Lui dice che mio marito tornerà e tu no. - Il rabbino non ti ha vista, io sì." "- Dottore, per favore, faccia in modo che io abbia dei bambini. Sa, mio nonno non ha avuto figli, mio padre nemmeno e ora neanch'io... - Oh senta, e da dove sarebbe saltato fuori lei allora? - Io? Ma io sono di Colonia, signor dottore." economicrevue Agli aneddoti ebraici si riallacciano anche una quantità non indifferente di barzellette e scherzi sugli Ebrei da parte di non ebrei. Senza dubbio questa produzione si può contrassegnare come antisemita. Come giustamente asseriva Jean-Paul Sartre, l'antisemita non possiede la capacità di scherzare. Questi piuttosto generalizza cadendo nelle estremizzazioni. "Se Jan ha rubato, allora Jan è un ladro. Se però a rubare è stato Isacco, allora gli Ebrei sono ladri." " - Che ne pensi: Adamo ed Eva erano ebrei? - Sì, certo, dei sovetici. - Perché proprio sovietici e non solo semplicemente Ebrei? - Andare in giro nudi, avere solo una mela in due e pensare di essere in paradiso, chi altri ci riuscirebbe?" La conclusione a questa breve riflessione sugli aneddoti ebraici, veramente difficile da cogliere, potrebbe forse entrare a far parte degli aforismi ebraici: "Non disperare mai! Dio ti perdona, è da contratto di lavoro." 25