Aneddoti ebraici

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Aneddoti ebraici
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Aneddoti ebraici
Vička Gančeva
Scherzi e barzellette esiIT
stono da che mondo è
mondo. L’umorismo infatti fa
parte dell’essenza umana; è
una delle peculiarità dell’intelligenza ed uno dei modi in cui si
manifesta l'immaginativa
umana. La capacità di ridere di
sé stessi non è solo la strada
che conduce all'autocoscienza,
ma esprime anche la speciale
dote di giudicare i propri errori
e difetti, deridendo i quali
aumentano i pregi interiori dell’uomo e la capacità di resistere alle avversità del destino.
Esprimere a parole la particolarità dell’umorismo, tanto più se ebraico, è
cosa veramente ardua. Mi sembra
come volersi sforzare di descrivere il
carattere di una nota o di un profumo.
"Il genere comico in letteratura non è
una strada asfaltata percorsa da un
folto plotone di umoristi. Esso ricorda,
piuttosto, un piccolo marciapiede di
ventura per eterni ribelli..." – dice
Eduard Světlík, scrittore ceco contemporaneo tra i più letti.
Lo specifico dell’aneddoto in quanto tale
si basa sulla sua forma breve, comica,
fatta non tanto per la lettura quanto per
la narrazione. Proprio per questo motivo
risulta abbastanza complesso farne un'analisi. Non è possibile stabilire la nascita dell’aneddoto, né tanto meno dell'autore. Il suo fascino, il suo valore e finanche la sua sopravvivenza sono strettamente collegati al modo in cui esso è
trasmesso. Infatti non tutto ciò che suona
interessante durante la narrazione,
lascia la stessa impressione durante la
lettura, e proprio a tale scopo l’aneddoto cambia spesso forma.
Anche gli Ebrei, come altri popoli, raccontavano e raccontano storielle allegre
e barzellette capaci di sollevare il morale e colorire i momenti di disperazione
o della vita di tutti i giorni. "Nessun altro
popolo ha mai fatto sé stesso bersaglio
delle proprie barzellette quanto quello
ebreo – scrivevano già Sigmung Freud
e Theodor Reik. Il senso dell’umorismo
degli Ebrei è una vittoria su una sconfitta."
Uno dei tratti più caratteristici dell’umorismo ebraico è il suo stretto legame con
la Bibbia e l'Eretz Israel (la Terra di
Israele). Per quanto il riso o la derisione
propria agli Ebrei cinesi si possa distinguere dall’umorismo, per esempio, dei
tedeschi o degli americani, in tutti si può
notare la stessa nostalgia per la propria
terra e la tendenza a fare riferimento
agli avi. "Noi stiamo meglio sempre
dove non siamo. Ma dov’è che non
siamo veramente? – si chiede un ignoto
autore.
Molti Ebrei hanno scelto e scelgono per
ritrovare il senso perduto della patria e
per meglio integrarsi nella società
maggioritaria, la conversione, anche
come scelta di sopravvivenza. In fin dei
conti però, anche dopo tutte le
metamorfosi del destino, l’Ebreo è
rimasto sempre Ebreo e si è accorto che
niente al mondo può sostituirgli la
magia dello shabbath, i millenari rituali
legati alla nascita, al matrimonio, alla
morte e alle festività che ne creano
l'immagine intellettuale e spirituale.
Neanche gli accorgimenti estetici in
forma di conversione (anche se alcuni
non la prendono così alla leggera)
impongono un nuovo codice morale,
né scalfiscono il tipico carattere
ebraico.
"A New York, Brighton Beach si dice
"Odessa sull'Hudson". Persino le insegne
lì continuano ad essere ancora in russo.
Il viaggiatore arrivando stupisce:
- Vivete qui ormai da anni e non avete
imparato a parlare nemmeno un po'
d'inglese!
- E perché dovremmo? Noi comunque
non andiamo in giro per l'America."
"Sulla porta dell'ufficio parrocchiale c'è
scritto: Venti monete d'oro per chi si fa
battezzare.
Natan e Aronne fermi lì davanti discutono:
- Basta che ci vada solo uno di noi, poi
con i soldi facciamo a metà.
Dopo poco, quando il neoconvertito
esce, l'amico gli chiede la sua parte
così come erano rimasti d'accordo:
- E su, dammi finalmente queste 10
monete d'oro!
Il novello cristiano gli risponde:
- Voi Ebrei non sapete far altro che pensare ai soldi.
Molto spesso l'aneddoto mira al senso
profondamente radicato per il commercio e le finanze. Benché la sua sottigliezza si possa facilmente rintracciare
nella storia ebraica, va agli Ebrei il
merito di riconoscersi apertamente questo aspetto e farvi riferimento nei loro
scherzi.
"Quanto fanno due più due? - Se compro o se vendo?"
"Quanto meno ospiti ci sono tanto più
grande è la festa."
"Quanto pagherà la mamma per due
chili di mele se un chilo costa 2 corone?
- Non lo so, maestro, veramente. La
mamma sa contrattare veramente molto
bene."
"Ci paga poco, ma bene."
L'esperienza storica racconta che gli
Ebrei nella maggioranza dei casi erano
obbligati a pensare "alcune mosse"
prima (non a caso i migliori giocatori di
scacchi sono quasi sempre Ebrei).
Sembra che proprio queste circostanze
abbiano edificato quell'arte tipicamente
ebrea di intuire subito le contraddizioni
e contrattare immediatamente. Per
questo anche nei ghetti, se non
addirittura anche nei campi di
concentramento, faccia a faccia con la
morte, gli Ebrei conservarono la
capacità di sopportare in modo
smisurato la disperazione, le umiliazioni
e i maltrattamenti.
"Non abbassare la testa che forse ci
incontreremo ancora! Alla peggio come
due saponette nella vetrina di qualche
profumeria." - si facevano coraggio gli
abitanti del ghetto di Varsavia.
"In un treno viaggiano un Francese, un
Cinese e un Ebreo. Nel tè di tutti e tre
galleggia una vespa. Il Francese toglie
la vespa e beve il tè, il Cinese mangia
la vespa e beve il tè, l'Ebreo toglie la
vespa, la vende al Cinese e con il
Francese comincia a trattare per vendersi il tè."
L'umorismo ebraico è spesso triste, sarcastico e con una certa dose di amarezza. Si può dunque, in tal caso, parlare
di riso con le lacrime agli occhi. "Non
ci crederete, ma anche Sara è morta."
Altro particolare dell'umorismo ebraico è
l'autoironia, presente in dosi veramente
rilevanti. Gli Ebrei hanno creato delle
storielle che prendono di mira la particolarità del proprio carattere. Hanno
inventato varie figure comiche e nell'esposizione hanno riflesso i propri difetti:
i lineamenti positivi e negativi del proprio carattere.
"Com'è che sono proprio i neri a fare
jazz e non per esempio i Papua o gli
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Ebrei? - E chi è l'Ebreo che se ne
andrebbe in giro col naso bucato?"
"Dopo il primo concerto a Mosca,
Menuhin fu circondato da giornalisti che
gli chiedevano la sua opinione sulla
scuola di violino sovietica. - La ammiro
profondamente. - Cosa ne dice di
Oistrach? - È un grande violinista,
abbiamo suonato spesso insieme.
Secondo me è il numero due al mondo.
- E Kogan? - Eccellente! Il numero tre. E Vajman? - Un insigne virtuoso, lo
metterei al quarto posto. - E chi è,
secondo lei, il numero uno al mondo,
signor Menuhin? - Eh signori, ce ne
sarebbero!"
"La saggezza dei sette grandi ebrei:
Mosé insegnò che tutto viene dall'alto,
Cristo che tutto viene dal cuore,
Salomone, toccandosi la fronte, che tutto
viene da un solo posto, Marx, toccandosi
sotto la cintura, che tutto viene da un
determinato posto, e Einstein sicuro
dichiarò che tutto è relativo."
Ridendo di sé stessi si rivela la vera
faccia dell'essere umano. E dove, se
non nel sacro rapporto tra un uomo e
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una donna, questo è più vero? Anche in
questa sfera l'ispirazione ebraica è
incredibilmente varia ed eccentrica, e
non risparmia niente.
" - Mamma, come mai Salomone era
così saggio?
- Perché, figlio mio, aveva molte donne
con cui si rallegrava ogni giorno."
"Una donna a cui era scappato il marito
va dal rabbino per sapere se questi
ritornerà da lei. Siccome il rabbino è
occupato, la domanda gli viene posta
dal servitore. Poco dopo di ritorno,
dice:
- Il rabbino ha detto che tornerà, ma io
penso di no.
- Che strano! Lui dice che mio marito
tornerà e tu no.
- Il rabbino non ti ha vista, io sì."
"- Dottore, per favore, faccia in modo
che io abbia dei bambini. Sa, mio
nonno non ha avuto figli, mio padre
nemmeno e ora neanch'io...
- Oh senta, e da dove sarebbe saltato
fuori lei allora?
- Io? Ma io sono di Colonia, signor
dottore."
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Agli aneddoti ebraici si riallacciano
anche una quantità non indifferente di
barzellette e scherzi sugli Ebrei da parte
di non ebrei. Senza dubbio questa
produzione si può contrassegnare come
antisemita. Come giustamente asseriva
Jean-Paul Sartre, l'antisemita non
possiede la capacità di scherzare.
Questi piuttosto generalizza cadendo
nelle estremizzazioni. "Se Jan ha rubato,
allora Jan è un ladro. Se però a rubare
è stato Isacco, allora gli Ebrei sono
ladri."
" - Che ne pensi: Adamo ed Eva erano
ebrei?
- Sì, certo, dei sovetici.
- Perché proprio sovietici e non solo
semplicemente Ebrei?
- Andare in giro nudi, avere solo una
mela in due e pensare di essere in
paradiso, chi altri ci riuscirebbe?"
La conclusione a questa breve riflessione
sugli aneddoti ebraici, veramente
difficile da cogliere, potrebbe forse
entrare a far parte degli aforismi
ebraici: "Non disperare mai! Dio ti
perdona, è da contratto di lavoro."
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