classi prime - ICS Don Orione
Transcript
classi prime - ICS Don Orione
Anno scolastico 2013 – 2014 Concorso Letterario LE BRICIOLE DI POLLICINO ELABORATI DEI VINCITORI – CLASSE PRIMA Un bambino riceve in regalo uno strano robot che aveva notato in un negozio di giocattoli e per il quale aveva manifestato un interesse particolare. Una volta a casa nella sua cameretta si accorge che il robot prende pian piano vita, dimostrando un'intelligenza superiore a quella dell'uomo. Prendendo spunto da questa situazione scrivi un racconto. 1° CLASSIFICATO RACHELE STELLUTI – Classe 1°C Era il 20 dicembre. Mancava meno di una settimana a Natale e la mamma di Luigi non aveva ancora trovato il regalo perfetto per suo figlio. Luigi era figlio unico così la mamma aveva pensato di regalargli un cucciolo che gli tenesse compagnia. L'idea fu un fiasco: a meno di un mese da Natale il bambino diventò improvvisamente allergico al pelo degli animali. Sua madre pensò di regalargli un pesce rosso, ma con il gatto dei vicini che gironzolava sempre sul loro balcone, decise di lasciar perdere. Così quel pomeriggio nevoso di dicembre la mamma portò Luigi in un grande negozio di giocattoli. Appena dentro Luigi rimase a bocca aperta … sembrava il Paradiso! Bambini felici, giocattoli di ogni forma e dimensione da tutte le parti, erano queste le immagini che vide quando entrò in quel piccolo meraviglioso mondo. Si guardò intorno e subito lo colpì un robot: era grigio metallizzato, con due grandi occhi neri e una bocca sottile e sorridente. Sembrava gli dicesse: “Prendimi e portami a casa con te.” La madre se ne accorse e gli chiese: “Ti piace?”Luigi fece cenno di sì. “Scrivilo nella lettera per Babbo Natale e vedrai che te lo porterà in dono” gli disse la mamma e tornarono a casa. Era la mattina del venticinque e Luigi, come ogni anno era ansioso di vedere i regali che aveva ricevuto. Aprì i primi pacchi, scartò i regali e quando arrivò all'ultima scatola fu felice di vedere che all'interno si trovava il robot che desiderava. Saltellò e gridò di gioia per tutta la casa. Si rifugiò poi in camera sua e mise la batteria al giocattolo. Il robot iniziò pian piano a muoversi e poi a parlare e a cantare. Luigi giocò tutto il giorno. La mattina dopo la mamma gli disse di fare i compiti di matematica. Luigi che non era molto bravo si mise di malavoglia alla scrivania della sua cameretta e iniziò a leggere ad alta voce il problema. Dietro di lui una voce gli sussurrò il risultato del problema. Il bambino si voltò stupefatto … era stato il robot! Era incredibile! Allora lesse un altro problema e subito ecco la vocina metallica risolvere correttamente il nuovo problema. Luigi corse dai suoi genitori e spiegò loro ciò che era accaduto. All'inizio questi non gli credettero e pensarono che fosse frutto della sua immaginazione, ma poi quando il ragazzino mostrò loro come il robot sapeva risolvere un problema di matematica dovettero ricredersi. Era impressionante! Luigi provò con problemi sempre più difficili e a tutte le domande il suo nuovo amico rispondeva correttamente. Tutti i suoi compiti furono svolti dal robottino. Dopo le vacanze lo portò a scuola. La maestra di matematica fece una verifica e Luigi prese dieci proprio grazie al robot che aveva tenuto nascosto in cartella per tutto il tempo. Fuori dalla scuola raccontò a Marco, il suo migliore amico, ciò che gli era successo e al magnifico potere del robot. Fu una settimana bellissima e il robot diventò un amico per Luigi, un compagno di giochi e il fratellino che non aveva mai avuto. Luigi e Marco cominciarono a prendere voti altissimi e nessuno riuscì mai a capirne il motivo. Luigi pensò che grazie al robottino le sue paure, i suoi dolori e le sue tristezze non sarebbero più tornate. Si sbagliava! L'America iniziò ad entrare in crisi. Luigi non era preoccupato perché lui e la sua famiglia conducevano una vita ricca, avrebbe dovuto rinunciare solo a qualche regalo o a qualche viaggio, ma poteva comunque continuare a condurre una vita serena. Non era lo stesso per il suo migliore amico! La sua famiglia ora si trovò senza poter fare le vacanze o poter comprare giocattoli ai due fratellini di Marco dato che i soldi bastavano appena per mangiare. Marco raccontò tutto a Luigi che avrebbe voluto tanto aiutare il suo amico, ma non sapeva come fare. Passò molte notti insonni torturato dal pensiero che Marco potesse finire in mezzo ad una strada. Il giorno dopo gli venne in mente di chieder consiglio al suo amico robot. Gli disse: “Cosa devo fare per aiutare Marco e la sua famiglia?” Il robot rispose con la sua voce metallica: “C'è solo una cosa che puoi fare, devi vendermi alla Nasa. Così facendo aiuterai gli scienziati a comprendere cose inspiegabili e con i soldi che ricaverai il tuo amico non sentirà il peso della crisi”. Luigi scoppiò in lacrime. Voleva aiutare Marco, ma non poteva rinunciare alla compagnia del suo nuovo amico! Passò una settimana a riflettere, ma alla fine prese una decisione. Consultò la Nasa che alla scoperta del robot, impazzì e offrì un mucchio di soldi e un lavoro importante ai genitori di Marco. Luigi accettò, fu la decisione più dura della sua vita. Sapeva di aver fatto una buona azione nei confronti di Marco e di tutta la popolazione, ma dentro di lui, in fondo al suo cuore, rimase un vuoto che nessuno riuscì più a colmare. 2° CLASSIFICATO EMMA PIERRI – Classe 1°C Toby guardava il tramonto dal suo balcone, da dove si vedevano gli enormi palazzi della sua città e le imponenti montagne al suo confine, che sembrava guardassero proprio lui. Il sole era di un arancione intenso ed insieme al rosa del cielo dava vita ad uno spettacolo indimenticabile. L'indomani sarebbe stato il suo compleanno e si chiedeva se i suoi genitori gli avessero preso il fantastico robot su cui aveva messo gli occhi due mesi prima: non riusciva a pensare ad altro. Toby era stanchissimo e così, subito dopo cena, andò a dormire insieme al suo panda di peluche. Dormì fino a mattino inoltrato e appena si svegliò corse in salotto. I suoi genitori erano lì che lo aspettavano, gli diedero il regalo che, con profonda gioia di Toby, era ciò che più voleva, il suo fantastico robot! Urlò per la felicità e si precipitò nella sua cameretta. Tolse al giocattolo tutta la plastica che aveva intorno e appena libero questi iniziò a camminare. Ed era senza pile! Toby lo fissava a bocca aperta, incapace di capire ciò che stava succedendo. Riuscì a malapena a dire: - Sei vivo!?- Il robot si voltò e disse: - Certamente. Il mio nome è T-3900 e sono qui per sapere come vivevano gli uomini nel passato. Vengo dall'anno 2739.- Il robot poi gli tese la mano e Toby gliela strinse dicendo: - Mi chiamo Toby e ho 8 anni … - e da qui iniziò il loro dialogo. Scoprirono di avere molte cose in comune e parlarono della loro vita: Toby del suo presente e T3900 del futuro. Poi Toby disse: - Vieni, ti faccio conoscere i miei genitori.Quando i suoi capirono che T-3900 era veramente vivo e che non era uno scherzo, chiamarono i giornalisti. Questi impazzirono, il robot divenne la notizia più famosa del mondo. Il robot era intelligentissimo: risolveva i problemi matematici più difficili in pochi minuti, sapeva i nomi di tutte le specie e di tutte le formule scientifiche e qualche volta riusciva a predire il futuro. Rivelò che riusciva anche a viaggiare nel tempo, cosa che solo i robot più avanzati riuscivano a fare. Fece settimane di interviste, in TV e per i giornalisti, che lo resero quasi una divinità. Un giorno però il robot annunciò a Toby che doveva ripartire. Il bambino era tristissimo. Nel robot Toby vedeva l'amico che gli era sempre mancato. Allora T-3900 gli fece una proposta: - Se vuoi, puoi venire nel futuro con me per un giorno.- Toby si dimostrò subito entusiasta e il robot disse: Sei pronto? Partiamo ora!- - Certamente! Andiamo!T-3900 creò, con il suo bracciale, un portale e trascinò Toby dentro. Dopo pochi secondi arrivarono a destinazione. Toby rimase incantato nel vedere il mondo del futuro. Grossi palazzi di vetro li fissavano come a minacciarli di cadere su di loro. Le macchine bianche e nere volavano sopra le loro teste come piccoli aerei. Ma la cosa che si notava di più era l'aria: era pulita e non c'era odore di gas. Si stava proprio bene nel futuro! Lo colpì il modo di vestire degli abitanti: gli uomini in stile Elvis, le donne con delle gonnelline fluo. In quelle giornate fecero di tutto, andarono a fare shopping, visitarono musei, andarono allo zoo … Toby comprò dei vestiti, un localizzatore e una macchina fotografica con la quale fotografò tutto ciò che vedeva. Poi disse al robot: - Ora possiamo andare!- No, non possiamo - ribatté il robot – ho consumato troppa energia. Dobbiamo andare dal mio Creatore, subito!Così i due arrivarono dal Creatore al quale spiegarono la situazione. Il Creatore rivolgendosi a T3900 disse: - Bravo, hai svolto bene il tuo compito, ma vi aiuterò solo se mi portate l'anello del mare altrimenti, ragazzino, dovrai rimanere qui per sempre! Toby iniziò a sentirsi male, ma T-3900 aveva già un piano con cui dimostrò ancora una volta la sua intelligenza. Pensò di scambiare i suoi vestiti, che erano dei reperti storici, con l'anello del mare che apparteneva ad un archeologo, il quale si dimostrò felicissimo di concludere l'affare. Tornarono così dal Creatore che si mise subito al lavoro. Impiegò due o tre ore per dare la possibilità a Toby di tornare a casa. Il robot lo riportò indietro nel tempo e poi gli disse: - Questo è un addio, Toby. Non tornerò più nel passato. Dopo questa missione il Creatore mi distruggerà per fare nuovi robot. Addio, Toby! Il bambino lo abbracciò e gli disse: - Non ti dimenticherò mai.E così T-3900 tornò nel futuro. Toby rimase lì, immobile. Poi, nella notte, i suoi singhiozzi si sentirono in lontananza. 3° CLASSIFICATO ANTONIA CIVITILLO – Classe 1° E “ Tic, tac, tic, tac “ … è la sera di Natale e Riccardo si trova nella sua stanza pensando ai Natali passati. Non aveva mai ricevuto un regalo che soddisfacesse le proprie aspettative, ma quest'anno voleva il meglio. Tutti i giorni dopo la scuola si ritrovava lì, in quel posto per lui magico, dove avrebbe voluto entrare per acquistare un robot. I suoi compagni lo deridevano, perché alla sua età era davvero incomprensibile che desiderasse ancora un giocattolo del genere! Ma lui non li ascoltava ed ogni sera al calar del sole esprimeva sempre lo stesso desiderio. Finalmente arrivò la sera del 24 dicembre e Riccardo corse in soggiorno per vedere se era già arrivato il suo regalo … ma non vide niente; ritornò nel suo letto con la speranza di trovarlo il più presto possibile. Mentre stava quasi per addormentarsi, improvvisamente, Riccardo sentì uno strano rumore che veniva verso di lui, aprì gli occhi e ….lì davanti a lui c'era proprio il suo robot, quello che aveva sognato da anni, ma che non aveva mai potuto toccare con le proprie mani! All'inizio era un po' spaventato ed aveva paura che quel rumore potesse svegliare i suoi genitori! Cercò di spegnere il giocattolo, ma non ci riuscì, quindi decise di nasconderlo nel suo armadio così i suoi genitori non lo avrebbero sentito né scoperto al mattino dopo. Ma non fu così. Proprio mentre stava ritornando verso il suo letto, vide un'ombra che si avvicinava pian piano a lui; Riccardo, spaventato, si infilò sotto le coperte, nell'intento di addormentarsi pensando si trattasse solo di un brutto sogno. Il robot dispiaciuto davanti a tale reazione si sistemò piano piano, senza farsene accorgere, al suo fianco. Il mattino successivo Riccardo, come al solito, si svegliò presto; dormire in quella casa era quasi impossibile: la mamma che cucinava, il papà che doveva recarsi al lavoro e le tre sorelline che gridavano a squarciagola per tutta la casa. Ancora rintronato si alzò e … rimase sbalordito nel vedere il robot che lui pensava di aver chiuso nell'armadio, magicamente, era risalito sul suo letto. Il negoziante gli aveva detto che era magico, ma lui non credeva alla magia e tanto meno ai grandi! Ma questa volta aveva ragione il negoziante; dentro il giocattolo non c'era un sensore che gli permetteva di comunicare con gli uomini, ma un vero e proprio cuore! Questo non gli dispiaceva affatto, finalmente un vero e proprio amico con cui parlare e magari fare anche i compiti! Passati un po' di giorni, Riccardo e il robot cominciarono a conoscersi meglio e il ragazzo scoprì che il robot era davvero una persona, una persona in miniatura. Gli diede il nome di Cuor d'Oro, perché gli era sembrato subito che fosse buono. Il robot decise di portarlo a visitare la sua città ed attraverso un vortice di luce bianca che si aprì improvvisamente lo trasportò magicamente a Robotilandia. Riccardo notò che era un paese incantevole, dove tutti si volevano bene ed erano tutti amici. Tranne un robot, il più grande fra tutti, quello che non aveva mai avuto amici e quello che tutti odiavano. Riccardo allora senza paura decise di recarsi dal mostruoso robot di nome Bob (un nome troppo sdolcinato per lui!) per parlargli e cercare di capire per quale motivo si comportasse così. Bob disse al piccolo Riccardo che il suo comportamento era dovuto dal fatto che egli era sempre evitato dagli altri per la sua statura. Riccardo gli disse che anche lui, alcune volte, si era trovato a disagio , ma poi grazie agli amici e al suo coraggio era riuscito a non farsi più evitare. Allora il robot, grazie al ragazzo, si riprese e andò ad annunciare alla città che era diventato migliore. All'inizio non gli credettero, ma poi a poco a poco che il tempo passava, l'intera popolazione si accorse che era veramente cambiato. Da quel giorno i robot furono tutti amici e impararono molto da Riccardo che venne proclamato insieme a Cuor d'Oro, capitano del popolo. Ma ormai il tempo a disposizione era finito, Riccardo aveva promesso ai suoi genitori che sarebbe ritornato entro e non oltre le cinque … e quindi doveva muoversi! Non poteva ritardare! Prima che Riccardo lasciasse Robotilandia gli abitanti gli regalarono un amuleto prezioso, attraverso il quale, ogni qual volta si fosse trovato in difficoltà, avrebbe potuto chiedere l'intervento dei suoi amici robot. Il ragazzo li ringraziò per il dolce dono e ritornò a casa. Cuor d'Oro accompagnò Riccardo e prima di salutarlo gli disse che non sempre i propri desideri si avverano, ma che sicuramente, anche se per poco, quella giornata sarebbe rimasta sempre nella loro mente e nel loro cuore per aver imparato che nella vita l'importante è avere un grande cuore per aiutare chi è in difficoltà, chi ha bisogno ed essere sempre buoni, generosi, altruisti e non aspettare Natale per esserlo. E ricordare che i beni materiali prima o poi finiranno mentre il bene che si prova per una persona rimarrà per l'eternità anche quando il cuore di quella persona smetterà di battere. Lo salutò e se ne andò. Il ragazzo rimase sorpreso dalle quelle parole e pensò fra sé: - Un amico così non lo incontrerò mai più!