Leishmaniosi canina in Triveneto: quali novità?
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Leishmaniosi canina in Triveneto: quali novità?
12-07-2007 3:10 Pagina 295 canina in Leishmaniosi Triveneto: quali novità? R. Cassini M. Pietrobelli Università di Padova F. Montarsi A. Natale G. Capelli I.Z.S. delle Venezie Legnaro (PD) P. Beraldo Università di Udine A. Sinigaglia Azienda U.S.S.L 17 Regione Veneto G. Moresco A.S.S. 6, Regione Friuli Venezia Giulia Introduzione La leishmaniosi è una zoonosi protozoaria presente con diverse forme cliniche e altrettanto differenti caratteristiche epidemiologiche in molte aree dell’Europa, dell’Asia, dell’Africa e del centro e sud America. In Italia l’unica specie di Leishmania segnalata è L. infantum, agente responsabile della della leishmaniosi canina e della leishmaniosi viscerale e di quella cutanea nell’uomo, oltre che della leishmaniosi canina. L’unico serbatoio riconosciuto della malattia è il cane e i vettori responsabili della trasmissione sono alcune specie di insetti ematofagi del genere Phlebotomus, chiamati comunemente pappataci. In alcune Regioni del centro e del sud Italia la malattia è conosciuta da tempo, sia nel cane che nell’uomo, mentre le prime segnalazioni di focolai autoctoni per quanto riguarda il nord Italia risalgono alla metà degli anni ’90; negli ultimi dieci anni anche in questa parte d’Italia la malattia sta assumendo sempre maggiore importanza. Il Triveneto non è rimasto indenne da questa tendenza e negli ultimi anni si sono susseguite varie segnalazioni nel cane, che, grazie ad indagini appositamente predisposte, hanno portato alla luce l’esistenza di veri e propri focolai autoctoni della malattia con circolazione del protozoo all’interno della popolazione canina locale, compresa quella che non aveva mai effettuato viaggi verso aree a rischio. A partire dal primo focolaio segnalato nella zona della Valpolicella a Verona nel 1994, una sorveglianza sierologica ed entomologica delle aree limitrofe compiuta negli anni seguenti e fino al 2002 ha dimostrato che il focolaio originale era ancora attivo e che l’infezione si stava espandendo a nord-ovest, verso il lago di Garda. 7 / 295 Contributi pratici 07_luglio_2007_DEF.qxp 07_luglio_2007_DEF.qxp 12-07-2007 3:10 Pagina 296 Contributi pratici Inoltre sono stati individuati focolai nell’area a nord-est di Verona), nella zona di Arco di Trento e nella zona di Vittorio Veneto Considerando la tendenza al diffondersi dei focolai e il rischio di una loro stabilizzazione, negli ultimi due anni (2005-2006) si è cercato, compatibilmente con le risorse disponibili, di monitorare l’evolversi dell’infezione nel Triveneto attraverso indagini sierologiche ed entomologiche realizzate in alcune aree appositamente selezionate opportunamente individuate. Basandosi sulla segnalazione di sospetti casi autoctoni di leishmaniosi canina, nell’arco dei due anni, sono state prese in considerazione 3 aree, una in Veneto (Colli Euganei) e due in Friuli Venezia Giulia (Comuni di Majano e Caneva). Per quanto riguarda l’area dei Colli Euganei, erano già state condotte indagini entomologiche negli anni 2002 e 2003 nella zona settentrionale. Forse anche a causa delle condizioni climatiche avverse, erano stati trovati solo 4 flebotomi (3 P. perniciosus e 1 Sergentomya minuta) nel 2002 e nessuno nel 2003. Questa presenza, anche se minima, confermava il sospetto che l’area dei Colli Euganei fosse idonea dal punto di vista climatico e ambientale allo svilup- po di questi insetti, possibili vettori di leishmaniosi. Per quanto riguarda invece il Friuli Venezia Giulia, non risultava essere mai stato segnalato alcun focolaio autoctono di leishmaniosi. Nella fig. 1 viene visualizzata la distribuzione geografica dei focolai già precedentemente descritti e quella delle aree considerate nel presente studio. Materiali e metodi Anno 2005 Le metodiche utilizzate sono quelle già ampiamente descritte in precedenti. Per le indagini entomologiche sono state utilizzate trappole adesive (sticky trap) e trappole a luce (CDC light trap), mentre le analisi sierologiche sono state eseguite secondo la tecnica dell’immunoflourescenza indiretta (IFI), considerando il valore di 1:40 come cut-off (citare cosa?), indicativo non tanto di infezione in atto, ma di un avvenuto “contatto” con un flebotomo infetto, informazione preziosa per la definizione della circolazione del protozoo in una determinata area. Nel 2005, sulla base della segnalazione di un probabile caso autoctono è stata organizzata una giornata di campiona- Fig. 1 - Focolai di leishmaniosi descritti nel Triveneto (1=Verona-Valpolicella, 2=Verona-nordovest, 3=Arco di Trento, 4=Verona-nordest, 5=Vittorio Veneto) e aree prese in considerazione nel presente studio (A=Majano, B=Colli Euganei, C=Caneva) mento gratuito aperta a tutti i proprietari di cani del Comune di Majano (UD) ed eventuali proprietari interessati dei Comuni limitrofi. In tutto sono stati raccolti e analizzati 193 campioni. In questa area non è stato possibile procedere alla ricerca entomologica. Sempre nel 2005, in seguito alla segnalazione di 2 casi positivi autoctoni, uno in località Calaone - Comune di Baone (PD) ed uno in località Stevenà - Comune di Caneva (PN), si è proceduto ad effettuare una ricerca entomologica presso la residenza dei proprietari dei cani positivi e presso luoghi idonei nelle vicinanze. In tutto sono stati individuati 2 siti a Baone e 3 siti a Caneva. Nel caso di Baone sono state effettuate in tutto 27 catture mediante sticky trap, durante il periodo giugno-settembre. In parallelo sono stati individuati altri due siti di cattura sempre all’interno del territorio dei Colli Euganei. Un primo sito in località Ponte della Torre - Comune di Este (PD) - ed un secondo in località Teolo alto - Comune di Teolo (PD). Presso questi due siti sono state effettuate rispettivamente 4 e 7 catture, mediante CDC light trap. Nel caso di Caneva, invece, sono state effettuate in tutto 36 catture mediante sticky trap e 4 catture mediante CDC light trap nel periodo giugno-ottobre. Le catture sono state effettuate, quando possibile, con cadenza settimanale. Per tutti i flebotomi raccolti si è proceduto ad una diagnosi di specie mediante chiarificazione in clorallattofenolo e osservazione al microscopio ottico dopo montaggio su vetrino di preparati permanenti a base di fenolo-balsamo. Anno 2006 Durante l’anno 2006 è stato deciso di concentrarsi nelle due aree di Baone e Caneva dove, oltre ad essere stati segnalati i casi positivi autoctoni, era stata verificata la presenza del vettore grazie alle ricerche entomologiche. Per quanto riguarda Baone è stata organizzata una giornata di prelievi gratuiti sui cani per i residenti del Comune stesso e dei Comuni limitrofi nel mese di maggio 7 / 296 07_luglio_2007_DEF.qxp 12-07-2007 3:11 Pagina 297 (fig. 2), durante la quale sono stati raccolti 201 campioni. Sui campioni risultati positivi al test sierologico è stato prelevato, a distanza di circa un mese, un secondo campione di siero per la conferma della positività ed è stato effettuata, quando possibile, la ricerca diretta mediante puntato linfonodale (colorazione Hemacolor®) e tramite analisi PCR. Sempre durante il mese di maggio, veterinari liberi professionisti del territorio hanno raccolto 40 campioni di siero provenienti da cani residenti in diversi Comuni della zona sud dei Colli Euganei. Durante i mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre si è poi proceduto al monitoraggio entomologico. In tutto sono stati individuati 7 siti per un totale di 60 catture, sia mediante sticky trap che CDC light trap (fig. 3). Il sito di Teolo alto è stato nuovamente monitorato per un totale di 4 catture mediante CDC light trap. Nel caso di Caneva è stata organizzata una analoga giornata di prelievi nel mese di giugno durante la quale sono stati prelevati 365 soggetti. Anche in questo caso i positivi sono stati prelevati una seconda volta, dopo circa un mese, per la conferma della positività sierologica e per la ricerca diretta del parassita tramite PCR. La ricerca entomologica ha interessato 8 siti per un totale di 83 catture, dal mese di giugno fino al mese di ottobre. Anche in questo caso tutti i flebotomi raccolti sono stati identificati secondo quanto precedentemente descritto. Fig. 2 Giornata di campionamento 7 / 297 Fig. 3 CDC light trap posizionata 07_luglio_2007_DEF.qxp 12-07-2007 3:11 Pagina 298 Contributi pratici Tabella 1 - Risultati delle analisi sierologiche nelle 4 aree di campionamento Tabella 2 - Dati anamnestici e risultati delle analisi per i 20 cani positivi del comune di Baone Tabella 3 - Numero e densità dei flebotomi catturati in zona Colli Euganei Risultati Indagine sierologica Nella tabella 1 vengono riportati i risultati delle indagini sierologiche. Sul totale dei 193 campioni raccolti a Majano nel 2005, sono risultati positivi 2 soggetti (1,0%), entrambi al limite della soglia (1:40). I due cani positivi, che dai dati anamnestici risultavano non essere mai stati in aree a rischio, sono stati in seguito prelevati nuovamente a distanza di circa 1 mese. Solo un soggetto è risultato nuovamente positivo al titolo soglia di 1:40. Per quanto concerne i 20 cani positivi di Baone, ben 18 non riportavano esperienze di viaggio in aree a rischio. Sul totale dei positivi, inoltre, 15 soggetti vivevano in località Calaone in una area collinare situata tra i 175 m e i 250 m sul livello del mare. Gli altri 5 soggetti risiedevano tutti in Comune di Baone, ma in altre località generalmente in zona pedecollinare, e per la maggior parte sono risultati positivi al limite della soglia (2 soggetti si sono negativizzati al secondo prelievo). Il dettaglio degli accertamenti indiretti tramite test sierologico IFI (con rispettivo titolo) e gli accertamenti diretti tramite puntato linfonodale per i soggetti di Baone risultati positivi vengono presentati nella tabella 2. Solo per 11 soggetti è stato possibile eseguire l’esame PCR, che è risultato positivo per 2 campioni. Sul totale dei 40 cani prelevati dalla zona di Monselice da veterinari liberi professionisti, 2 soggetti sono risultati positivi al limite della soglia, ma non sono stati confermati al secondo prelievo. I 3 soggetti positivi di Caneva sono risultati essere 2 cani conviventi in località Stevenà – Comune di Caneva (entrambi 1:2560 al primo prelievo e 1:640 al secondo) ed un cane residente in Comune di Polcenigo (1:40 ad entrambi i prelievi). Per tutti non risultava dalla anamnesi alcun viaggio in zone a rischio. Due campioni su 3 sono risultati positivi all’analisi PCR. Indagine entomologica Nelle tabelle che seguono vengono riportati i risultati delle ricerche entomologiche. Nelle tab. 3 - 4 e - 5 sono riporta- 7 / 298 07_luglio_2007_DEF.qxp 12-07-2007 3:11 ti il numero di flebotomi trovati per ogni sito di cattura e la densità stimata sulla base del numero di sticky traps posizionate, rispettivamente per la zona dei Colli Euganei e per la zona di Caneva. Nella tabella 5 è riportata la divisione per specie. Le specie riscontrate sono 3 (P. perniciosus, P. neglectus e Sergentomya minuta) ma per alcune femmine non è stato possibile arrivare ad una identificazione di specie. A parte alcuni rari esemplari di S. minuta, flebotomo erpetofilo privo di significato vettoriale, le due specie con importanza epidemiologica (P. perniciosus e P. neglectus) rappresentavano la quasi la totalità degli identificati per i siti dei Colli Euganei (il 94,4% sia nel 2005 che nel 2006) e la totalità per i siti di Caneva. Nelle due figure che seguono sono riportati gli andamenti della densità dei flebotomi durante la stagione di cattura 2006. Nella figura 4 sono evidenziati gli andamenti dei due siti più produttivi e quello totale della zona del Comune di Baone, mentre nella figura 5 l’andamento del sito più produttivo e quello totale della zona del Comune di Caneva. Discussione Le attività di monitoraggio effettuate in questi ultimi due anni hanno confermato il trend di diffusione dei focolai di leishmaniosi in Italia nord-orientale, segnalando individuando, per la prima volta, casi autoctoni in Friuli Venezia Giulia. In particolare, per quanto riguarda l’area dei Colli Euganei, il riscontro di sieroprevalenze decisamente alte per un’area fino ad oggi considerata indenne e la presenza dei vettori dell’infezione con una densità che nel mese di agosto 2006 ha superato il valore di 8 soggetti/m2), fa presupporre che si sia stabilito in località di Calaone un focolaio autoctono e che l’infezione possa diffondersi anche ad altre aree dei Ccolli Euganei. La circolazione del patogeno è stata confermata anche dalle positività riscontrate sia all’esame del puntato linfonodale che alla PCR. Non è stato possibile però condurre questi esami in maniera metodica Pagina 299 Tabella 4 - Numero e densità dei flebotomi catturati in zona di Caneva Tabella 5 - Divisione per specie dei flebotomi catturati Fig. 4 - Andamento della densità dei flebotomi nella zona di Baone (Colli Euganei) su tutti gli animali sospetti. Si vuole comunque ribadire che, per indagini di tipo epidemiologico, l’esame sierologico rimane l’esame di riferimento, in quanto consente di stimare, con adeguata accuratezza e costi limitati, la percentuale di 7 / 299 cani che è entrata in contatto con il patogeno all’interno di una specifica popolazione e di trarre importanti considerazioni a riguardo. L’approccio da seguire in questa situazione, come in altri nuovi focolai che si sono manifestati recente- 07_luglio_2007_DEF.qxp 12-07-2007 3:11 Pagina 300 Contributi pratici Fig. 5 - Andamento della densità dei flebotomi nella zona di Caneva mente e che si possono manifestare in futuro nelle aree del nord Italia fino ad ora considerate indenni, è tecnicamente teoricamente semplice, ma complicato dal punto di vista operativo, perché necessita il coinvolgimento di più attori in grado di agire in modo coordinato. Da un lato infatti deve muoversi l’autorità sanitaria (ASL e Comune), ma al tempo stesso alcune attività (terapia, profilassi, controllo sierologico) possono o devono essere fatte dai veterinari liberi professionisti del territorio o garantite dalla disponibilità di adeguati presidi sanitari a livello locale. La popolazione, ed in particolare i proprietari di cani, devono essere informati correttamente sulla malattia e sulle possibili attività di profilassi da mettere in atto, ma resta a discrezione del singolo realizzare quanto consigliato. Dal momento però che attuare o meno determinate azioni profilattiche (registrazione all’anagrafe della popolazione canina, monitoraggio sierologico dei cani e trattamento tempestivo dei positivi, uso di presidi anti-parassitari durante il periodo di rischio) hanno conseguenze di interesse generale, il Comune può potrebbe decidere di rendere obbligatori alcuni di questi interventi. Nel caso del Comune di Baone sono stati realizzati degli incontri di sensibilizzazione rivolti alla popolazione e si è cercato di promuovere un uso diffuso di mezzi di profilassi, in particolare i presidi antiparassitari attivi nei confronti dei flebotomi. Molti autori concordano nel sostenere che l’uso da parte di molti proprietari in contemporanea di presidi antiparassitari (in particolare i collari) siano un mezzo che in determinate situazioni può ridurre notevolmente il rischio di trasmissione del parassita. Altro punto cardine rimane il trattamento tempestivo dei cani positivi. A questo risultato ci si può arrivare solo mantenendo regolarmente monitorati i cani che vivono in zone potenzialmente a rischio. Sarebbe consigliabile proporre ai proprietari un controllo sierologico annuale dei cani da effettuarsi nel periodo primaverile, in modo da poter individuare anche quei soggetti infetti che però non hanno ancora manifestato alcun sintomo. Ricordiamo che anche i cani asintomatici sono in grado di trasmettere il protozoo ai vettori, anche se con efficienza minore rispetto ad un cane sintomatico. Chiaramente dal punto di vista della sanità pubblica il cane infetto rimane il rischio da evitare e, se non è possibile la sterilizzazione tramite trattamento, da associarsi all’uso di presidi antiparassitari protettivi nei confronti dei flebotomi, o il trasferimento del cane in zone dove non siano presenti i vettori della leishmaniosi, l’ultima possibilità è quella della soppressione del cane, da applicare soprattutto in caso di soggetti gravemente malati, per i quali assume anche un significato eutanasico. Nella zona di Caneva, al contrario di quella di Baone, non sembra che in questo momento si stia sviluppando un vero e proprio focolaio autoctono, ma il riscontro di anche solo due soggetti positivi ad alto titolo e senza storie di viaggio in zone a rischio rappresenta comunque 7 / 300 un campanello d’allarme. Il patogeno, infatti, probabilmente sta circolando anche se con una velocità ed una diffusione minore rispetto ai Colli Euganei. Questa ipotesi è supportata anche dal riscontro, in questa area, di densità di flebotomi più basse. In definitiva la situazione somiglia è simile a quanto riportato per la può essere paragonata a quella osservata nella limitrofa area di Vittorio Veneto e sarebbe opportuno valutare con maggiore attenzione se la bassa sieroprevalenza non sia dovuta ad un effetto diluizione. Stante la classica distribuzione della leishmaniosi a macchia di leopardo, potrebbero esistere infatti delle piccole aree con valori di sieroprevalenza decisamente maggiori allo 0,8% riportato per l’insieme dei 365 soggetti testati. Conclusioni L’approccio mantenuto in questi anni è sempre stato similare, basandosi si è sempre basato su ricerche entomologiche e su indagini sierologiche mirate a specifiche aree, scelte sulla base di segnalazioni di casi positivi autoctoni. Si vuole perciò rammentare quanto sia importante la segnalazione da parte dei liberi professionisti dei casi di leishmaniosi, ed in particolare di quei casi di leishmaniosi in cui non risulti dalla anamnesi uno spostamento in area a rischio. Tale segnalazione è peraltro prevista dal Regolamento di Polizia Veterinaria (D.P.R. 320/1954) e rappresenta il primo fondamentale passo per poter iniziare un monitoraggio attivo del territorio e di conseguenza una efficace attività di controllo. Le attività di monitoraggio in futuro potrebbero trarre vantaggio da un approccio maggiormente integrato e basato sull’utilizzo di moderni sistemi di visualizzazione geografica ed analisi spaziale dei dati. Tale approccio è già stato suggerito per altre zone d’Italia dove il problema leishmaniosi è sicuramente più sentito perché endemico. La bibliografia è disponibile sul sito www.ilprogressoveterinario.it