I Carles li reis, nostre emper‹er›

Transcript

I Carles li reis, nostre emper‹er›
I
Carles li reis, nostre emper‹er›e magnes,
Set anz tuz pleins ad estét en Espaigne:
Tresqu’en la mer cunquist la tere altaigne.
N’i ad castel ki devant lui remaigne;
Mur ne citét n’i est remés a fraindre,
Fors Sarraguce, ki est en une muntaigne.
Li reis Marsilie la tient, ki Deu nen aimet,
Mahumet sert e Apollin recleimet:
Ne·s poet guarder que mals ne l’i ateignet.
II
Li reis Marsilie esteit en Sarraguce.
Alez en est en un verger suz l’umbre;
Sur un perrun de marbre bloi se culched,
AOI.
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AOI. Questo gruppo di lettere, che figurano di solito alla fine di alcune lasse nel
manoscritto di Oxford, è stato interpretato in vario modo, nessuno pienamente
soddisfacente. È stato ipotizzato che possa costituire un’indicazione di qualche
tipo, per colui che recita il testo.
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Chanson de Roland
Versione ritmica
del testo tramandato da Turoldo
a cura di Massimo Giannotta
I
Re Carlo, nostro imperatore magno, 1
Sette anni pieni è stato nella Spagna:
La terra altera ha preso fino al mare.
Non v’è castel che avanti a lui rimanga
Mur né città non v’è più da espugnare,
Sol Saragozza che è su una montagna
Tiene Marsilio, re che Dio non ama,
Maometto serve e ad Apollo prega 2
E guardarsi non può che mal gl’incolga.
II
Il Re Marsilio stava in Saragozza.
In un verziere è andato sotto l’ombra;
S’è steso s’una pietra blu di marmo
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Carlo fu incoronato imperatore il giorno di Natale dell’ 800 e il titolo gli venne
riconosciuto dall’Imperatore d’Oriente, solo nell’812. Dunque nell’anno 778
della rotta di Roncisvalle, non poteva vantarlo ancora. Inoltre la sua spedizione
in Spagna durò meno di un anno. Queste sono solo le prime delle numerose inesattezze storiche che comunque non hanno particolare importanza per gli aspetti
squisitamente espressivi del testo.
2. Apollo, con Maometto e il non meglio conosciuto Tervagante, formavano nella
letteratura cristiana medievale, una sorta d’immaginaria trinità alternativa a quella
cristiana.
1.
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Envirun lui plus de vint milië humes.
Il en apelet e ses dux e ses cuntes:
– Oëz, seignurs, quel pecchét nus encumbret:
Li e‹m›per‹er›es Carles de France dulce
En cest païs nos est venuz cunfundre.
Jo nen ai ost qui bataille li dunne,
Ne n’ai tel gent ki la sue deru‹m›pet.
Cunseilez mei cume mi saivë hume,
Si·m guarisez e de mort e de hunte! –
N’i ad paien ki un sul mot respundet,
Fors Blancandrins de‹l› castel de Valfunde.
III
Blancandrins fut des plus saives paiens;
De vasselage fut asez chevaler:
Prozdom i out pur sun seignur aider.
E dist al rei: – Or ne vus esmaiez!
Mandez Carlun, a l’orguillus e fier,
‹Fe›deilz servises e mult granz amistez.
Vos li durrez urs e leons e chens,
Set cenz camelz e mil hosturs müers,
D’or e d’argent .IIII.C. muls cargez,
Cinquante carre, qu’en ferat carïer:
Ben en purrat lüer ses soldeiers.
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Intorno a lui son più di ventimila.
Ai suoi duchi e ai suoi conti si rivolge:
«Signori, udite quale mal c’incombe:
Carlo, l’imperator di Francia dolce,
In questa terra è venuto ad umiliarci.
Esercito non ho che dia battaglia,
Né gente tal che la sua volga in rotta.
Consigliatemi voi, uomini saggi,
Fatemi salvo dalla morte e l’onta!»
Pagan non v’è che motto sol risponda,
Sol Blancandrin di rocca di Valfonda.
III
Fu Blancandrin de’ più savi pagani,
Fu cavaliere per valore grande,
Valente fu in aiuto al suo signore.
Disse egli al re: «Or non vi sgomentate!
Offrite a Carlo ch’è orgoglioso e fiero,
Grande amicizia ed un servir fedele.
Leoni gli darete e orsi e cani,
Astòri mille con penne mutate, 3
Settecento cammelli e quattrocento 4
[bis]
D’oro e d’argento muli sovra carchi,
Cinquanta carri pel trasporto fare:
Ben potrà lui pagarne i suoi soldati. 5
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Per tutti i rapaci la muta delle penne rappresenta una fase delicata, dunque se
la muta è già avvenuta, l’animale, utilizzato per la falconeria, risulta di maggior
pregio.
4. Il raddoppiamento del verso 32 per ragioni di traduzione, non è considerato nel
conteggio dei versi. Nello stesso modo sono trattati i raddoppiamenti successivi.
5. L’esercito franco, in realtà, non aveva soldati mercenari.
3.
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En ceste tere ad asez osteiét:
En France, ad Ais, s’en deit ben repairer.
Vos le sivrez a la feste seint Michel,
Si recevrez la lei de chrestïens,
Serez ses hom par honur e par ben.
S’en volt ostages, e vos l’en enveiez,
U dis u vint, pur lui afiancer:
Enveiu‹n›s i les filz de noz muillers;
Par num d’ocire enveierai le men.
Asez est melz qu’il i perdent le‹s› chefs,
Que nus perduns l’onur ne la deintét,
Ne nus seiuns cunduiz a mendeier! – AOI.
IV
Dist Blancandrins: – Pa‹r› ceste meie destre
E par la barbe ki al piz me ventelet,
L’ost des Franceis verrez sempres desfere;
Francs s’en irunt en France, la lur tere.
Quant cascuns ert a sun meillor repaire,
Carles serat ad Ais, a sa capele.
A seint Michel tendrat mult halte feste;
Vendrat li jurz, si passerat li termes,
N’orrat de nos paroles ne nuveles.
Li reis est fiers e sis curages pesmes:
De noz ostages ferat tre‹n›cher les testes.
Asez est mielz, qu’il i perdent les testes,
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In questa terra assai ha guerreggiato:
In Francia ad Aix deve ben ritornare.
Alla festa di San Michel vi andrete,
Legge cristiana voi riceverete,
Vassallo in bene e onore gli sarete. 6
Se vuole ostaggi voi gliel’invierete,
O dieci o venti, per rassicurarlo.
Mandiamo i figli delle nostre spose;
Il mio lo manderò pur fosse ucciso.
Meglio assai ch’essi perdano le teste
Che noi onore e autorità perdiamo
E non esser condotti a mendicare.»
IV
«Per questa destra – disse Blancandrino –
E per la barba che sul petto è mossa,
L’oste dei Franchi tosto vedre’ sciolta:
In Francia i Franchi andranno, loro terra.
Quando ciascun sarà nel suo dominio,
Carlo sarà ad Aix, la sua cappella,
A San Michel terrà ben alta festa.
Verrà il giorno, i termini scadranno,
Da noi parole non udrà e novelle.
È fiero il re ed ha crudele il cuore:
Troncar farà le teste ai nostri ostaggi.
Ma meglio assai che perdano le teste
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6. Vassallo: era colui che, dietro giuramento di fedeltà al signore, riceveva l’investitura di un feudo. Con il signore il vassallo restava legato da un rapporto di
dipendenza, ricevendone in cambio protezione. La parola viene usata frequentemente in senso figurato, ad indicare virtù di coraggio, lealtà e valore.
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Que nus perduns clere Espaigne, la bele,
Ne nus aiuns les mals ne les suffraites. –
Dïent paien: – Issi poet il ben estre. –
V
Li reis Marsilie out sun cunseill finét,
Si·n apelat Clarin de Balaguét,
Est‹r›amarin e Eudropin, sun per,
E Priamun e Guarlan le barbét
E Machiner e sun uncle Maheu
E Joüner e Malbien d’ultre mer
E Blancandrins por la raisun cunter.
Des plus feluns dis en ad apelez:
– Seignurs baruns, a Carlemagne irez;
Il est al siege a Cordres la citét.
Branches d’olive en voz mains porterez:
Ço senefiet pais e humilitét.
Par voz saveirs se·m püez acorder,
Jo vos durrai or e argent asez,
Teres e fiez tant cum vos en vuldrez. –
Dïent paien: – De ço avun asez! – AOI.
VI
Li reis Marsilie out finét sun cunseill.
Dist a ses humes: – Seignurs, vos en ireiz,
Branches d’olive en voz mains portereiz;
Si me direz Carlemagne le rei,
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Che noi si perda chiara Spagna bella
E non si abbia noi sventure e mali.»
«Bene può esser.» Dicono i pagani.
V
Il suo consiglio ha chiuso il re Marsilio,
Così Clarin di Balaguer lui chiama,
Estramarin ed Eudropin suo pari,
E Priamon e Guarlan il barbuto,
E Machiner e Maheu, suo zio,
E Joüner e Malbien ch’è d’oltremare,
E Blancandrin per dire il suo pensiero.
Dei più felloni dieci n’ha chiamati. 7
«Siri baron, da Carlomagno andrete, 8
Della città di Cordova è all’assedio,
Rame d’olivo in mano porterete:
Ciò significa pace ed umiltà.
Se per saggezza vostra, accordo avrete,
Oro a voi io darò e argento assai
E terre e feudi, quanti ne vorrete.»
Dice i pagan: «Con ciò ne abbiamo assai!»
VI
Il suo consiglio ha chiuso il re Marsilio.
Ai suoi disse: «Signori, ora andrete,
Rame d’olivo in mano porterete
E a Carlomagno il re, per me direte,
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Fellone: traditore; che manca al giuramento di fedeltà, alla parola data; sleale.
Barone: nobile; feudatario. Usato frequentemente in senso figurato a indicare
nobiltà e valore.
7.
8.
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Pur le soen Deu, qu’il ait mercit de mei.
Ja ne verrat passer cest premer meis,
Que je·l sivrai od mil de mes fedeilz,
Si recevrai la chrestïene lei:
Serai ses hom par amur e par feid.
S’il voelt ostages, il en avrat par veir. –
Dist Blancandrins: – Mult bon plait en avreiz. –
VII
Dis blanches mules fist amener Marsilies,
Que li tramist li reis de Suatilie;
Li freins unt d’or, les seles d’argent mises.
Cil sunt muntez ki le message firent;
Enz en lur mains portent branches d’olive.
Vindrent a Charles, ki France ad en baillie;
Ne·s poet guarder quë alques ne l’engignent.
VIII
Li empereres se fait e balz e liez:
Cordres ad prise e les murs peceiez,
Od ses cadables les turs en abatiéd.
Mult grant eschech en unt si chevaler
D’or e d’argent e de guarnemenz chers.
En la citét nen ad remés paien
Ne seit ocis, u devient chrestïen.
Li empereres est en un grant verger,
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AOI.
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AOI.
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Che abbia mercé di me, per il suo Dio. 9
Che questo mese non vedrà passare
Che io lo seguirò con mille fidi,
Riceverò la legge dei cristiani:
Vassallo suo sarò per fede e amore.
Invero lui ne avrà, se vuole ostaggi.»
Blancandrin disse: «Voi buon patto avrete.»
VII
Marsilio fe’ condurre dieci mule,
Gliele mandò re di Suatilia, bianche,
Freni hanno d’oro e selle inargentate.
Quei che porta ‘l messaggio son montati,
Rame d’olivo portan nelle mani.
Vennero a Carlo ch’ha in balìa la Francia 10
Che non si può guardar che quei l’inganni.
VIII
L’imperator s’è fatto baldo e lieto:
Cordova ha preso, le mura spezzate,
Con catapulte ne abbatté le torri.
Preda assai grande n’hanno i cavalieri
D’oro e d’argento e d’armamenti belli.
Nella città pagano più non resta
Che non sia ucciso o che cristian diventi.
L’imperatore è in un gran verziere,
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Mercé: pietà; grazia. La parola è il troncamento di mercede. Invocandola ci si
dichiarava sconfitti e disposti a pagare un riscatto per la propria vita.
10. Balìa [da balivo, ant. baglivo]: chi detiene il potere assoluto, la signoria. Nel
medioevo, funzionario regio o magistrato cui era affidato il governo di città o
circoscrizioni, con vasti poteri amministrativi e giudiziari.
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