Emma Darwin Wedgwood, ritratto della moglie di Darwin

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Emma Darwin Wedgwood, ritratto della moglie di Darwin
Cultura e spettacoli
martedì 12 febbraio 2013
di Ivo Silvestro
Perché proprio Emma?
«Emma prima di tutto perché era
una Wedgwood, una famiglia di grandi
imprenditori, filantropi, storici e politici. Una famiglia protagonista della rivoluzione industriale ma anche attiva in
ambito sociale, politico e culturale. Una
famiglia dove le donne erano educate
come gli uomini e avevano grandi occasioni di viaggiare e incontrare persone
eccezionali. Emma era una Wedgwood
che per trent’anni ha vissuto appieno la
sua vita – viaggiando molto, anche in
Italia – e si è poi innamorata di un cugino che conosceva da sempre. A proposito dei suoi viaggi: Emma da giovane ha
trascorso molto tempo in Svizzera,
ospite della sua zia preferita che viveva
a Ginevra con il marito Jean Charles de
Sismondi. La sua vita, insomma, è stata
interessante prima, durante e dopo
Charles».
Che cosa ci puoi raccontare di
quel ‘durante Charles’?
«Emma creò un ambiente sereno attorno a lui così che potesse lavorare in
pace e tranquillità. È molto interessante guardare alla nascita della teoria dell’evoluzione in questa prospettiva familiare. Darwin lavorò sempre a casa, nel
suo studio o facendo esperimenti in
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Il 12 febbraio si celebra l’Evolution Day, giornata dedicata
a Charles Darwin e alla scienza in generale.
Un’occasione per ricordare anche la moglie del celebre naturalista,
Emma Wedgwood, ingiustamente dipinta come oscurantista
e bigotta, fu in realtà una donna di grande cultura che lesse
e commentò attentamente le bozze dell’Origine delle specie
rasse solo la verità, ma allo stesso tempo cercava di incoraggiarlo a prestare
la sua attenzione a entrambi i versanti
delle questioni. Con le sue osservazioni
critiche voleva spronare il marito a
ponderare bene le sue affermazioni e a
supportare la sua teoria con il maggior
numero di prove possibile.
Non dimentichiamo infine che
Emma ebbe anche un importante ruolo
pratico, aiutando Charles nella revisione delle bozze e rivedendo le edizioni
straniere, visto che conosceva molto
bene le lingue, tra cui anche l’italiano.
Insomma una signora Darwin che si rivela una moglie attenta e premurosa,
ma anche una compagna importante
per Charles».
EMMA DARWIN NEL 1840 RITRATTA DA GEORGE RICHMOND
Il 12 febbraio 1809 nasceva Charles
Darwin, il grande naturalista noto per
la teoria dell’evoluzione tramite selezione naturale. Per promuovere la conoscenza di questa teoria scientificamente solidissima ma spesso attaccata
e in generale per sostenere la scienza e
la razionalità, da tempo il 12 febbraio si
celebra un po’ in tutto il mondo il “Darwin Day” o “Evolution Day”.
Imponente la letteratura su Charles e
sulla teoria dell’evoluzione. Pochissimo
si è scritto, invece, sulla moglie del naturalista, Emma Wedgwood. Di lei, in
genere, si sa che era cugina di primo
grado di Darwin e che, devota e un po’
bigotta, censurò alcuni passaggi religiosamente problematici dell’autobiografia del marito. A riportare un po’ di
giustizia c’è adesso Emma Wedgwood
Darwin. Ritratto di una vita, evoluzione
di un’epoca (Sironi 2013), scritto da
Chiara Ceci, giovane naturalista che si
occupa di comunicazione della scienza.
laRegioneTicino
Emma Darwin
Wedgwood
giardino e nelle serre, era sempre circondato dai suoi figli e affiancato da
Emma».
Il suo contributo non si limitò a
questo.
«Emma fu la prima persona al mondo a venire a conoscenza delle idee di
Charles. Nel 1844 Darwin aveva scritto
un abbozzo della sua teoria con l’intenzione di tenerlo segreto a tutti, tranne
che a una persona: Emma. Charles era
convinto che l’opinione di sua moglie,
donna intelligente e ponderata, sarebbe stata preziosa. È molto interessante
leggere le note scritte da Emma a margine di quelle pagine. Le aveva lette con
grande interesse e attenzione. Ad esempio nella parte in cui Darwin illustra
l’evoluzione per mezzo della selezione
naturale di strutture complesse come
l’occhio, Emma aveva commentato
“supposizione impegnativa” e poi
“un’altra affermazione ardita”. Emma
aveva sempre pensato che Charles lavorasse con coscienza e sincerità e deside-
Come è nata la storia della moglie
bigotta?
«L’immagine della moglie bigotta nasce proprio dal fatto che di Emma si sa
poco. La maggior parte delle cose scritte su di lei riguarda la religione e le lettere a Charles in cui lei esponeva i propri dubbi. Emma era religiosa ma non
era una bigotta: era di fede Unitariana,
come Dickens, Priestley e Newton. Per
lei la fede era di grande conforto perché
le faceva sperare di poter riabbracciare, dopo la morte, i cari mancati, soprattutto la sua cara sorella Fanny,
morta nel 1832.
C’era sicuramente una differenza di
opinioni sulla religione ma la cosa non
era davvero un problema per i due: lei
non ha mai cercato di interferire con il
lavoro di lui, lo ha solo spronato a continuare a lavorare con onestà intellettuale e non fare affermazioni affrettate».
Emma censurò davvero l’autobiografia del marito?
«È vero che Emma, insieme alla figlia
Henrietta, volle cambiare alcune parti.
La questione fu discussa in famiglia. In
una lettera al figlio Frank, Emma scrisse che “c’è una frase che vorrei davvero
venisse omessa, senza dubbio perché in
parte l’opinione di tuo padre che tutta
la moralità emerga dall’evoluzione è
per me dolorosa; ma anche perché nel
punto in cui questa frase appare dà una
specie di shock e lascerebbe intendere –
diciamo, comunque, ingiustamente –
che egli considerava tutte le credenze
spirituali non più che inclinazioni ereditarie, proprio come la paura delle
scimmie verso i serpenti. Credo che
l’elemento irriverente sparirebbe se la
prima parte della frase fosse privata
dell’esempio delle scimmie e dei serpenti”. Emma ammette che quella era
un’opinione per lei problematica – ma
non ha mai detto a Charles di non includerla nei suoi lavori! –, ma spiega
che vorrebbe togliere quella frase per
evitare dolore ad alcuni parenti e amici: “Desidererei se possibile evitare di
causare dolore agli amici di tuo padre
che sono credenti e che sono molto legati a lui”.
Bisogna considerare il contesto: stiamo parlando di una donna vittoriana
oramai anziana che vuole solo non attirare l’attenzione su passaggi che secondo lei possono solo nuocere al nome del
marito. Voleva evitare che tutti si focalizzassero su questi passaggi forti e li
usassero come scusa per attaccare il
pensiero di Darwin nella sua totalità.
Io credo che sia giusto dire che
Emma non ha mai voluto avere l’ultima
parola su quello che Charles scriveva –
e il fatto che ha rivisto le bozze dei suoi
libri è un’altra prova che non ha mai
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ostacolato il suo lavoro».
CHIARA CECI
EMMA WEDGWOOD DARWIN. RITRATTO
DI UNA VITA, EVOLUZIONE DI UN’EPOCA
SIRONI EDITORE, 2013, PP. 256
Sanremo 2013, che lo spettacolo abbia inizio
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‘Babel’ miglior
disco ai Grammy
Con la partecipazione del comico Maurizio Crozza inizia la 63ª edizione del Festival della canzone italiana
È Babel dei britannici Mumford & Sons, ad essersi aggiudicano il premio “Album dell’anno” alla 55ª edizione dei
Grammy. Miglior artista esordiente sono i Fun., gruppo indie rock che ha conquistato anche il premio per la miglior
canzone con We Are Young. La
miglior registrazione è invece
Somebody That I Used to Know
del belga naturalizzato australiano Gotye.
Non ha invece conquistato il
premio nella categoria “Best
Classical Instrumental Solo”
l’album, prodotto dalla Rsi e
registrato all’auditorio di Besso, Das Wohltemperierte Clavier di Bach eseguito da András Schiff.
All’inizio fu Grazie dei fiori, la canzone
con cui Nilla Pizzi vinse il primo Festival
della canzone italiana. Questa sera, 62 anni
e edizioni dopo, di nuovo Sanremo. Quattordici i campioni in gara con 28 canzoni – una
delle quali verrà amabilmente cassata dopo
la prima esibizione dalla giuria della stampa e dal televoto, così come stabilito dal direttore artistico, nonché conduttore, Fabio
Fazio – e otto giovani.
Questa sera potremo ascoltare solo 7 dei
14 campioni: Chiara Galiazzo, Raphael
Gualazzi, Maria Nazionale, Marta sui Tubi,
Marco Mengoni, Simona Molinari con Peter Cincotti e Daniele Silvestri. Domani
sera sarà il turno degli altri 7: Almamegretta, Annalisa, Simone Cristicchi, Elio e le
Storie Tese, Max Gazzè, Malika Ayane e i
Modà.
Giovedì potremo ascoltare le 14 canzoni
superstiti e avremo una prima, provvisoria,
classifica, basata esclusivamente sul televoto. Venerdì, mentre i campioni omaggiano
le grandi canzoni del passato, scopriremo il
vincitore dei giovani, mentre sabato, finalmente, si conoscerà il nome del campione.
Per quanto riguarda gli ospiti, confermata la presenza, tra gli altri, di Andrea Bocelli, Caetano Veloso, Roberto Baggio e Carla
Bruni. Ma è soprattutto la presenza del comico Maurizio Crozza – sul palco questa
sera – a destare le preoccupazioni di chi
teme un festival politicamente schierato a
pochi giorni dalle elezioni. Visto che le rassicurazioni di Fazio e di Luciana Littizzetto
non erano sufficienti, è intervenuto Giancarlo Leone, direttore di Rai Uno: “Non sarà
la festa dell’Unità”. Rincuorato, Berlusconi
si è detto disponibile a cantare una canzone, se solo Fazio si degnasse di invitarlo.
Oltre a Crozza, stasera ci sarà anche una
coppia gay di Torino in procinto di partire
per sposarsi a New York. E sembra che i
due quasi sposi oseranno addirittura baciarsi. «Senza dare alcun giudizio – si è giustificato Fazio durante la conferenza stampa –, penso che portare questa esigenza sul
palco sia doveroso nel momento in cui questo
tema è internazionale. Lo faremo con molta
delicatezza».
IAS
in breve
Un inno per la Street Parade
È aperto il concorso per l’inno
ufficiale della 22ª edizione della Street Parade di Zurigo che
si terrà il prossimo 10 agosto.
Un’apposita giuria farà una
scelta fra i brani caricati entro
il 5 aprile sul sito www.streetparade.ch.
‘Argo’ trionfa ai Bafta
Miglior film, miglior regia e
miglior montaggio: Argo, il
film di Ben Affleck sul rocambolesco salvataggio di ostaggi
americani in Iran nel 1979,
trionfa ai Bafta, i premi assegnati dalla British Academy of
Film and Television Arts. Importanti riconoscimenti anche
a Les Misérables, mentre Lincoln di Spielberg conquista unicamente il premio al miglior attore (Daniel Day-Lewis).
Berlinale dall’inviato Ugo Brusaporco
Ken Loach esorta gli operai ad alzare la testa
La notizia delle dimissioni del Papa ha lasciato attonita
la Berlinale; anche chi non appartiene al mondo cattolico ne è restato turbato, il fatto poi che il Pontefice fosse tedesco ha amplificato le reazioni che sottolineano
la grande dignità e onestà di un intellettuale che ha
compreso di non essere divino. Che il momento nel
mondo sia così difficile da abbisognare di persone forti, di idee e fisicamente, lo sottolinea Ken Loach con il
suo The Spirit of ’45, un documentario-manifesto
composto da immagini di repertorio e interviste che
serve al maestro del cinema inglese per richiamare
all’orgoglio di classe i lavoratori inglesi e di tutto il mondo. Lo spirito del 1945 è quello che dalle macerie della
guerra, da una politica destinata a favorire i ricchi, dalla
disoccupazione, dall’ignoranza e dal degrado sociale e
civile, riuscì a trovare la forza per cambiare insieme alla
politica il destino di una nazione. Proprio nelle elezioni
del 1945 quello spirito portò alla sconfitta di Churchill e
dei conservatori e alla storica vittoria dei laburisti guidati da Clement Attlee che avevano impostato un programma di nazionalizzazioni che ha riguardato servizi
come miniere, ferrovie, gas, elettricità, l’acciaio, i
docks e la Banca d’Inghilterra, avevano creato un sistema fiscale più equo e un nuovo sviluppo del sistema
pensionistico e scolastico. Ritenendo importanti
l’istruzione e la cultura avevano trovato la via della crescita. E Ken Loach invita il mondo dei lavoratori ad alzare la testa e a lottare per i propri diritti, unico passaggio per costruire un futuro. Come sempre il suo sguardo sociale e il suo fare cinema sono da applausi.
Non convince del tutto invece l’atteso Before Midnight
di Richard Linklater, presentato fuori concorso perché
tra le interpreti figura la brava Athina Rachel Tsangari,
membro della giuria. Terzo film della saga Before…,
dopo Before Sunrise, che vinse l’Orso d’argento nel
’95, e dopo Before Sunset, presentato sempre a Ber-
lino nel 2004, incontriamo nuovamente la coppia di innamorati Celine e Jesse, sempre interpretati da Julie
Delpy ed Ethan Hawke. Ricordarli come erano diciotto
anni fa quando si innamorarono in treno e rivederli
oggi è un tuffo al cuore, non perché i loro corpi sono invecchiati, ma perché le loro idee si sono appesantite.
Scopriamo che dopo i fugaci incontri in treno e a Parigi,
si sono messi insieme e hanno avuto due gemelle.
Ora sono in Grecia in vacanza e come al solito chiacchierano, di tutto, dall’inizio alla fine di un film che rinuncia a essere cinema per diventare teatro filmato.
La commedia è bella, ma Linklater dovrebbe pensare
di più al cinema.
Non hanno convinto in concorso Layla Fourie della berlinese di origine sudafricana Pia Marais e Pozitia Copilului (Child's Pose) del rumeno Peter Calin Netzer, due
film sul rapporto di una madre con il figlio. Nel primo la
Layla del titolo è una ragazza madre che vive a Johan-
nesburg, per mantenersi trova lavori occasionali. Un
incidente d’auto cambia la sua vita: investe un anziano
che le muore in auto mentre lo porta in ospedale, porta il corpo in una discarica, suo figlio assiste a tutto e
ruba all’uomo il telefonino. Casualmente entra in contatto con la famiglia del morto e tra lei e il figlio di lui nasce un interesse amoroso. Il racconto, interessante, è
cinematograficamente troppo fragile per essere in
concorso. Lo stesso difetto lo ha il film rumeno dove
un giovane investe un bambino per colpa dell’alta velocità. Accusato di omicidio rischia una pena fino a 15
anni. Per questo sua madre, influente architetto, mette in atto tutte le sue risorse, dagli appoggi politici alla
corruzione per salvare suo figlio. Solo l’incontro drammatico con i genitori del bambino le permette di capire
il senso di una dura legge. Qui il regista cuce il film addosso alla protagonista Lumini a Gheorghiu e si dimentica di colorare il resto, peccato.