note preziose l`orafo italiano 24 ottobre 2014

Transcript

note preziose l`orafo italiano 24 ottobre 2014
“NOTE PREZIOSE”
DE
L’ ORAFO ITALIANO
24 Ottobre 2014
La pietra “mutante” per eccellenza : la Csarite
Nell’aprile del 2006 – oh, felice primavera ante crisi, in cui ai primi tepori si risvegliava pure la
gaudiosa joie de vivre, in contrapposizione a questo lungo e perdurante “inverno del nostro
scontento” ! - menzionavo anche, in un articolo inviato a questa rivista e sotto il titolo “Pietre
“mutanti”, vecchie e nuove. Le conoscete?” la varietà Zultanite della specie mineralogica
Diasporo, “gemma apparsa per la prima volta sul mercato agli inizi degli anni ’80 dello scorso
secolo e considerata sino al 2005 – nella sua qualità gemmifera – più che altro una pietra da
collezione” Sempre citandomi, aggiungevo che “quest’idrossido d’alluminio si presenta per lo più
trasparente, esente da inclusioni ad occhio nudo, con cangianza che può variare, a seconda delle
condizioni d’illuminazione :
- da un verde kiwi in luce naturale diurna indiretta ad un rosa purpureo del tipo granato
rodolite in una romantica atmosfera a lume di candela;
- da un verde kaki ad un rosa brunastro;
- da un chiaro color champagne rosato a normale luce artificiale, ad un bel fulvo con lampi
giallastri in piena luce solare”
Completavo poi quest’idilliaco quadretto con una tirata finale dal vago sapore di romanzo
d’appendice di fine ottocento, quale : “ aggiungere un po’ di mistero non guasta : la sola ed unica
miniera si trova in una remota località della penisola anatolica, ove ancora aleggia lo spirito di
Solimano il Magnifico” (uno dei più famosi tra i 36 sultani dell’Impero Ottomano, in onore dei
quali devesi la denominazione).
Ebbene, che mi trovo ora, lanciata alla scorsa edizione di settembre della Fiera di Hong Kong come
la novità dell’anno “in esclusive collezioni di top designers della gioielleria mondiale” (riportando
papale papale da adeguate fonti, tra virgolette) ? “L’affascinante Csarite, una gemma cangiante
naturale, sinora riscontrata solamente in Turchia, in un unico deposito locato nelle profondità delle
montagne dell’Anatolia; un diasporo non trattato, di bellezza e rarità uniche (10.000 volte più raro
del diamante); 6,5-7,0 di durezza sulla scala Mohs; 1,70-1,75 l’indice di rifrazione”. E, per quanto
riguarda la cangianza ? Sostituite, nella descrizione dei colori, al rosa purpureo del granato rodolite
in romantica atmosfera a lume di candela, il rosa purpureo del lampone, sempre in romantica
atmosfera a lume di candela; convertite i lampi giallastri in piena luce solare con gialli canarini;
aggiungete ora anche un cognac rosato, un verde salvia e lasciate pure tutto il resto, dal verde kiwi e
kaki al bel fulvo; versate un goccio di differenti tinte catturate a fonti luminose od oggetti diversi
situati nelle vicinanze, tanto da venir denominata la “pietra mimo (mima?)”, la “gemma
camaleonte”; miscelate, “shakerate” e servite. Et voilà un altro caso di pietra “mutante” : la
Zultanite che si trasforma in Csarite ( e non può essere che lei) , neanche fosse il rospo che si
trasmuta in bel principe azzurro! Oppure sono due pietre gemelle siamesi, provenienti dalla stessa
miniera? Che mi si perdoni il malevolo pensiero, se è vera la prima ipotesi : ma perché mai non
andava bene il nome Zultanite, così appropriato per la terra d’origine di quest’amorino di pietra, e lo
si è voluto convertire in Csarite, così reminiscente d’imperiali czar (czar, da Caesar) regnanti sulle
sconfinate pianure sarmatiche poste tra il Caucaso ed il Mar Bianco? È solo per scimmiottare il
crisoberillo alessandrite, di cui imita i colori di cangianza ed il nome di battesimo che si rifà allo zar
Alessandro II di tutte le Russie, oppure è un tentativo di rimediare (in perseguimento di chissà quali
sottili trame geo-politiche a noi –poveri mortali- ignote) alle botte da orbi che turchi e russi si son
con voluttà vicendevolmente somministrati dai tempi di Ivan il Terribile e Selim II (seconda metà
del 1500) a quelli del Piccolo Padre Iosif Vissarionovič Džugašvili detto Stalin e del Grande Padre
dei Turchi Mustafà Kemal, detto appunto Atatűrk ? Mah, misteri orientali. Fatto è che dai decantati
5.000 dollari al carato per pezzi al di sopra dei 10 carati del 2066 si è alquanto ragionevolmente
passati ai più abbordabili 200-3.000 dollari per non meglio volumetricamente definiti “pezzi da
museo”; e per pezzi calibrati , dai 30 ai 100 dollari al carato, aprendo così le porte anche alla
produzione di massa. Produzione di massa che comunque non è poi proprio d’ enorme massa, visto
e considerato che la produzione del grezzo, nel 2013, ha raggiunto i 2.765 milioni di carati e nella
prima metà del 2014, s’è aggirata sui 3.625 milioni di carati, con sfridi pazzeschi, nel taglio, del
97-98% e rese terribilmente basse del 2-3%. Aggiungendo a tutto ciò il fatto che al momento la
sola fonte di provenienza della Csarite è quella miniera situata “nelle profondità delle remote
montagne dell’Anatolia”, e che la vita di tal miniera è stata stimata pari a quella nostra (vostra di
voi aitanti giovani o mia d’ormai canuto bacucco ?), non c’è da dormire tra due guanciali : il
mondo non rigurgiterà, in futuro, di Csarite, questo è facilmente prevedibile. Pensate un po’ cosa
non fanno, da quelle parti, per recuperala tutta, la Csarite : ogniqualvolta ci s’imbatte in una sacca
del materiale, nella roccia, si sospende ogni marchingegno meccanico di scavo e ci si dà sotto di
schiena con attrezzatura manuale, effettuando pure a mano la cernita. Si cura in modo particolare
anche il taglio, facendo risaltare al meglio il cambiamento di colore con forme allungate, e la
brillantezza con tagli radiant e princess, il che, unitamente alla notevole trasparenza della Csarite,
ne fa senz’altro un buon acquisto, per chi non disdegni il nuovo ed il curioso. Insomma, cari amici,
per farla breve : volete titillare, anche in tempi di magra, l’interesse di chi ama il bello e l’insolito ?
Qui avete pane per i vostri denti, alla faccia delle mutazioni identitarie.
Luigi Costantini
Managing Director Settore Formazione Italia
I.G.I. International Gemological Institute Anversa Belgio