Sulla «Skyway» del Bianco L`aguzzo Dente del Gigante

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Sulla «Skyway» del Bianco L`aguzzo Dente del Gigante
[
l'Adige
ALTA QUOTA]
a cura di Fabrizio Torchio
venerdì 25 settembre 2015
IMPIANTI
Valle
d’Aosta
Ecco la nuova funivia
con le cabine girevoli
che da Courmayeur
porta ai 3.375 metri
di Punta Helbronner
nel cuore dei ghiacciai
UGO MERLO
L’
aspetto è moderno, non
sono le vecchie forme di
un tempo, ma
architettonicamente si
combina con le rocce e i
ghiacciai. Un simbolo
dell’evoluzione tecnologica, che
anche in montagna sta assumendo
aspetti che fanno forse discutere, ma
che permettono di realizzare
strutture e impianti funzionali, sicuri
Sulla «Skyway» del Bianco
ed ecologici. Una delle novità, nel
panorama alpino del 2015 è la
Skyway del Monte Bianco, l’impianto
funiviario inaugurato il 30 maggio
scorso dal premier Matteo Renzi,
capace di portare ogni giorno
migliaia di persone (al massimo
3000) dai 1370 metri della località
Pontal d’Entreves, poco sopra
Courmayeur, a due passi dal tunnel
del monte Bianco, ai 3375 metri di
punta Helbronner nel cuore dei
ghiacciai, sopra lo storico rifugio
Torino.
lavori di rifacimento dei due
tronchi della Skyway (via del
cielo) sono durati 4 anni, dal
marzo 2011 al maggio di quest’anno,
con un costo di circa 138 milioni di
euro. L’impianto, realizzato dalla
Doppelmayer è diviso in due tronchi
con 4 cabine. Le due del primo
balzo, da la Palud al Pavillon (2173
m) portano 80 persone, quelle dal
Pavillon a Punta Helbronner hanno
ciascuna una capacità di 75 persone.
Sono mosse da due motori elettrici
di 430 kw, con inverter, e permettono
il recupero dell’energia. In discesa
possono produrre energia elettrica
che viene utilizzata per riscaldare
l’acqua, tramite resistenze, per gli
edifici. Il resto lo producono le
pompe di calore. Tutti gli edifici
hanno certificazione energetica A e
A+. Alle stazioni alcune coperture
sono realizzate con pannelli
fotovoltaici, che di giorno
producono energia elettrica.
Caratteristica delle cabine è quella di
compiere, nel tragitto di salita e
discesa, una rotazione di 360°
permettendo di osservare il
panorama a tutto tondo. Dal 30
maggio al 31 agosto sono salite alla
Helbronner 120 mila persone,
complici le numerose belle giornate
dell’estate. La società funivie del
Monte Bianco ha allestito nelle
stazioni del Pavillon e di Punta
Helbronner alcuni spazi che
permettono di conoscere qualcosa
in più della montagna, non solo
ammirare da un balcone speciale il
suo affascinante paesaggio. Al
Pavillon la cantina in quota, anche
perché al rifugio Torino (3300 metri)
si affina lo spumante metodo
classico Vallé d’Aoste Dop Blanc de
Morgex et de La Salle «Cuvée des
Guides»; il ristorante; un negozio di
souvenir; una sala conferenze, dove
vengono proiettati suggestivi filmati
sulla valle d’Aosta. All’esterno, dove
nella vecchia stazione sono in corso
lavori di ristrutturazione, un bel
giardino botanico.
I
l rifugio Torino sorge poco sotto
la stazione d’arrivo della Skyway
ed è in ristrutturazione, riaprirà
nella primavera del 2016. Oggi lo si
raggiunge assai facilmente dalla
stazione di Punta Helbronner,
scendendo non più per le vecchie
scalette, ma con un comodo
I
Sopra i tremila
Qui sopra, il Rifugio Torino in ristrutturazione;
a sinistra una cabina della nuova funivia
e il Monte Bianco dalla terrazza (foto U. Merlo)
L’aguzzo Dente del Gigante
e le Grandes Jorasses dalla terrazza
panoramica (foto Ugo Merlo)
ascensore, nel cuore della montagna,
e percorrendo un tunnel di un
centinaio di metri. Si esce da una
porta a pochi metri dal rifugio
nuovo, girando a sinistra ci si trova a
camminare sul manto bianco del
ghiacciaio del Gigante. A punta
Helbronner è senza dubbio la
terrazza panoramica, che permette
di ammirare a 360° le vette del
Bianco e la valle d’Aosta, sino al
Cervino, al Monte Rosa e al Gran
Paradiso, il punto più interessante,
ma c’è anche la sala dei cristalli, la
sala Monte Bianco, con vista sulla
vetta ed il bar denominato, e non
poteva essere altrimenti, bistrot de
glacier con uno chef che prepara
piatti d’alta qualità oltre che d’alta
quota. Le funivie del Bianco
funzionano dal 1937 e negli anni
hanno subito dei cambiamenti, legati
sopratutto ad ammodernamenti e
adeguamenti alle normative. Nel
1957 fu realizzato un impianto
funiviario d’avanguardia, il
collegamento con Chamonix,
attraverso un ardito impianto a fune
che da punta Helbronner porta,
sorvolando i ghiacciai del Bianco,
all’Aiguille du Midi (3842 m) dove
giungono gli impianti - in due tronchi
- da Chamonix. Il tratto dei ghiacciai
è lungo circa 5 chilometri, è aperto
nei mesi estivi ed è famoso perchè le
funi sono rette da un pilone sospeso.
La Skyway del Bianco terminerà la
stagione il 1° novembre, per riaprire
dal 4 dicembre al 30 maggio 2016. Le
possibilità sciistiche sono rimaste le
stesse sia sul versante italiano, sia
verso la Francia nell’affascinante
Mer de Glace.
n una splendida giornata di fine
estate siamo saliti a vedere il
nuovo impianto che in due balzi,
di poco più di 4 minuti il primo e di 6
il secondo, porta dove le rocce e i
ghiacciai incontrano il cielo. Gli
slogan parlano dell’ottava meraviglia
e in effetti con cieli sereni il Bianco è
uno spettacolo da incanto. I
commenti sulla terrazza in vetta a
punta Helbronner erano di stupore,
meraviglia e soddisfazione, perché lo
scenario è imponente, con l’affilata
cresta di Peutérey e le vette
circostanti, il ghiacciaio della
Brenva, eroso dai cambiamenti
climatici, l’Aguille du Midi a nord,
dove arriva l’impianto francese, il
solitario Dente del Gigante e più in là
le Grandes Jorasses ad est,
Courmayeur e la vallata. Montagne
dall’aspetto imponente e severo,
capaci di suscitare ammirazione e
far venire la voglia di provare a
girare attorno, ma bisogna ricordarsi
che alpinisti, specie a quelle quote,
non ci si improvvisa, ci vuole la
giusta preparazione fisica e tecnica.
Alla biglietteria danno a tutti un
foglietto in tre lingue con le giuste
raccomandazioni: evitare di
avventurarsi sui ghiacciai, se non si
è esperti.
I
ALPINISMO. Domenica l’appuntamento al rifugio Sat sul Grosté
La Scuola Graffer festeggia 75 anni
omenica prossima 27 settembre al Rifugio Giorgio Graffer si festeggia il 75° anniversario della fondazione della Scuola di
alpinismo e scialpinismo «Giorgio Graffer» di
Trento, una tra le più antiche sorte all’interno
del Cai. Nell’occasione si onorerà la memoria
dell’alpinista e pilota Giorgio Graffer (1912-1940),
a cui la scuola è intitolata.
Nata per volontà di Nino Menestrina e Guido Viberal, la «Scuola di cultura alpinistica Giorgio
Graffer» inaugurò la sua attività con una conferenza a Trento della popolare guida delle Dolomiti Tita Piaz. Nell’estate 1941 fu organizzato un
primo corso al rifugio Tosa, diretto da Bruno Detassis, affiancato dagli istruttori Sandro Disertori, Renzo Graffer, Vittorio Tranquillini, Cesare Scotoni.
Ad oggi, le cifre dei corsi sono emblematiche.
Nel 2015 si è iniziato con il 31° Corso base di
scialpinismo «Giorgio Giovannini», per continua-
D
re con il 10° corso avanzato di scialpinismo «Renzo Zambaldi». In maggio e giugno si è svolto il
50° corso primaverile di alpinismo su roccia «Bepi e Vincenzo Loss»; in agosto il 70° corso estivo di alpinismo su roccia «Franco Gadotti» e il
40° corso di alta montagna e ghiaccio «Carlo Marchiodi». L’obiettivo è sempre quello di trasmettere la passione per la montagna mantenendo
uno standard di sicurezza senza precedenti né
approssimazione. Uno dei principi fondamentale dei corsi è la decisione di privilegiare la qualità.
Domenica la festa inizierà alle ore 14 al rifugio
della Sat sul Grostè intitolato al celebre alpinista e pilota, prevede la commemorazione di Giorgio Graffer a cura di Riccardo Decarli, autore del
libro Vita spericolata di Giorgio Graffer (Edizioni Sat), gli l’interventi di Mauro Degasperi e del
direttore della Scuola Graffer Mauro Loss ed al
termine un buffét.
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