"Attento, spettatore: ti divertirai" - L`ASINO D`ORO

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"Attento, spettatore: ti divertirai" - L`ASINO D`ORO
"Attento, spettatore: ti divertirai" - L'ASINO D'ORO
da Martino Pinali (Note) il Sabato 30 marzo 2013 alle ore 14.23
Torna sulle scene il Gruppo Teatrale del Liceo Montanari: dopo il fortunato esordio di R+G e
l'emozionante Iliade dell'anno scorso, il Gruppo "abbandona" il repertorio tragico, nel cimentarsi
con un'opera più leggera, ma di grande impatto culturale: si passa dalla Grecia iliadica al mondo
latino, e l'opera portata in cartellone quest'anno è Le Metamorfosi o L'asino d'oro di Apuleio,
celebre (nonché unico pervenutoci interamente) romanzo latino del II secolo dopo Cristo.
L'opera di Apuleio, che passa dai toni comici delle fabulae Mileasiae alla parodia dell'epica,
toccando anche temi autobiografici e corde drammatiche, ben si presta a diventare un interessante
miniera di idee e personaggi. Una risorsa sfruttata adeguamente, visto il numero dei giovani attori
impegnati (quasi quaranta, la cui stragrande maggioranza è composta da ragazze, contrastanti con
gli appena sette ragazzi).
Il regista Mirco Cittadini torna ad una tematica già accennata nella precedente Iliade: il mondo
femminile nelle due forme in cui appare in Apuleio, la donna che incarna il male assoluto (la strega,
simboleggiata appieno da Panfile) e la donna benigna e virtuosa (la dea Iside, che getta le basi della
figura della Vergine Maria nella religione cattolica). Il tema è attuale, e lo spettacolo tocca punti
comici per poi accarezzare la tematica della condizione femminile non solo nell'antichità, ma anche
nei tempi moderni: per questo, nella scena dell'incantesimo della maga e nel finale, il regista ha
inserito nel testo i pensieri che le ragazze (con l'aiuto della coordinatrice del progetto, la
professoressa Cecilia Iannaccone) hanno scritto in base al laboratorio.
Lo spettacolo, quindi, non segue fedelmente il testo di base, inserendo però gli episodi più famosi
del romanzo, aggiungendo anche brani non di Apuleio: i già citati pensieri delle ragazze, l'ottava
Satira di Orazio (l'episodio delle streghe Canidia e Sagana, riletto in chiave tragica). Il testo che ne
esce si può definire un "ibrido", con le sue mescolanze di comico (gli episodi legati a Lucio, la
scena dei ladri, la cena), di "tragico" (i sacrifici delle streghe), con alcuni sprazzi di "dramma sacro"
(la scena di Amore e Psiche, e il finale con la purificazione del protagonista e l'apparizione di Iside).
Si avverte una sorta di crescendo, nel susseguirsi delle scene, a volte smorzato dall'improvviso
cambio di registro (specie durante la cena), a volte accellerato o rallentato (si passa dal vivace
episodio dei banditi alla statuarietà della storia di Amore e Psiche). Uno spettacolo, quindi, senza un
genere definito, ma non per questo meno bello e meno interessante.
Fa piacere vedere i "veterani" del Gruppo impegnati in ruoli totalmente diversi (se non addirittura
opposti) rispetto ai personaggi che hanno incarnato precedentemente, e le "nuove leve" (davvero
molte!) cimentarsi con onore in quest'opera. A tutti loro il mio vivo applauso e le mie scuse per
l'incapacità di elencarli tutti quanti.
A vestire gli scomodi panni da protagonista, e reduce del precedente successo di Party Inferno,
Alessandro Zamperini. Il suo Lucio, apprezzatisismo dal pubblico, è un personaggio bonario,
fascinoso e vanesio, eredità del vecchio Capuleti di R+G, ma ingenuo e svampito, come testimonia
la sua metamorfosi in un ciuco (gustosa la caratterizzazione dell'animale) e le sue peripezie
(prefigurandosi come una maschile Alice nel paese delle meraviglie ante litteram). Ma, a differenza
di Alice, egli impara qualcosa dal suo vagabondare, come testimonia la purificazione finale e il suo
"ingresso" nel culto della dea Iside.
Impegnato come superbo Giove, fiero padre degli dèi, e come Milone, tirchio ospite di Lucio,
Mattia Fiocco si distingue con onore, grazie alla caratterizzata gestualità e al suo possente mezzo
vocale (per cui già si fece apprezzare come Menelao nell'Iliade). Il Milone che ne esce fuori è un
gioviale borghese che cela la sua avarizia con risate accomodanti ed improbabili consigli
sull'economia domestica, uno dei personaggi più riusciti dello spettacolo e salutati con più successo
dal pubblico.
Degna moglie di cotanto marito, l'infera, femminea e irresistibile Panfile di Sara Leoni, coadiuvata
non solo dallo stupendo abito, ma dalle movenze del corpo e della testa che richiamavano gli uccelli
(in cui si sarebbe poi trasformata): una delle performance migliori della serata, che ha toccato
nell'invocazione magica l'acme.
Positiva la prova di Irene Ronconi, finalmente alle prese con un ruolo comico/leggero (dopo aver
affrontato il terribile ruolo di Ecuba l'anno scorso), quello di Birrena, vecchia amica di famiglia di
Lucio; ne esce un personaggio snob, reso con efficacia dalla erre moscia e dagli atteggiamenti da
diva. Delicata e amabile la Fotide di Claudia Zenone, ancella in casa di Milone, oggetto dei
desideri di Lucio; precisa e volutamente caricaturale (quasi una parodia della sua precedente
Polissena) la Fanciulla rapita di Anna Tonni. Buona anche la performance di Francesca De Rosa,
adorabile e premurosa Mammina della banda dei ladri, narratrice della storia di Amore e Psiche.
La banda dei ladri schiera tutti i restanti (e validissimi) ragazzi, impegnati anche in altri ruoli:
Michele Maggio disegna uno scanzonato e caparbio bandito per poi calarsi nel breve ruolo, ma
davvero ben caratterizzato, del "piè caprino" e ruminante Pan; valido il ladro di Gabriele Gottardi,
così come il suo Amore, ieratico e distante ma al tempo stesso passionale; canzonatorio, sfrontato e
divertito Youba Amagour, sadico torturatore del povero ciuchino Lucio; buona la prova di Stefano
Grubbisch, bandito e innocente vittima delle streghe; Francesco Sartori si è fatto onore nei ruoli
di viscido ladro, di solenne Sacerdote del culto di Iside, e di sconvolto e inerme testimone della
morte dell'amico ad opera delle streghe (sul suo dolore si apre il sipario, mentre fuori scena
riecheggiano inquietanti risate femminili).
Molto bene schierato il "quartetto" delle streghe, autrici di orribili delitti ed oscuri incantesimi (che
devono molto alla figura di Medea): molto calate nei personaggi con le voci e gli atteggiamenti, la
furente Canidia di Samantha Onofrio, l'inquietante Sagana di Gloria Gemma, la vendicativa
Pantia di Noemi Marchiotto, e la passionale Meroe di Vilma Asamoa.
"Contraltare" positivo, il versante delle divinità: la melliflua Venere di Chiara Berzacola ha toni
più amorosi che materni verso il figlio Amore; materna e tranquillizzante la dea Iside di Elena
Stevanoni, precedentemente ospite civettuola di Birrena; succube e impaurita la dolce Psiche di
Gaia Lorenzoni.
Ben preparata la massa corale, impegnata ora come streghe (dalle inquietanti movenze), ora come
ospiti di Birrena (tra cui si segnalano le buone prove di Giorgia Paganelli, Maddalena Sartori e
Diana Anselmo), ora come fans scatenate dell'esaltato Lucio.
Il supporto musicale ha previsto un massiccio utilizzo di musiche di Mozart, ora secondo le
suggestioni di Uri Caine, ora "cantato" dagli Swingle Singers, ora tratteggiato con pennellate
arabeggianti: il Rondò alla Turca diventa il tema dei banditi che svaligiano la casa, Il flauto
magicoaccompagna la cena di Birrena, un'inquietante versione di "Batti, batti o bel Masetto" del
Don Giovanni è il tema delle streghe.
Il pubblico ha dimostrato di apprezzare con divertimento ed interesse il curioso spettacolo, che ha
salutato con un cortese e caloroso successo.